«Com’è
andata ieri?» chiese Ron ad Harry che si trovava steso sul suo letto; sfinito.
«Cosa?»
«Com’è
andata con Silente?». A quelle parole Harry balzò sul letto e afferrò il
lumetto dal comodino agitandolo con furia.
«Dov’è?
Dov’è Silente? DOV’È?» disse furioso.
«Calmati,
Harry, non è qui – fece Ron – eppoi dove lo hai preso un lumetto babbano?»
chiese allibito. Harry guardò il lumetto per un istante. Poi lo mise daccapo
sul comodino e prese invece uno scomodo lumino a gas.
«Così
va meglio…» disse Ron uscendo dal dormitorio soddisfatto mentre Harry
ricominciava a far roteare il lumino a gas.
«Dov’è
Harry?» chiese Hermione vedendo Ron che scendeva da solo dal dormitorio
maschile.
«Oh…
Sta facendo ginnastica!» rispose velocemente il rosso col pensiero rivolto alla
colazione.
Dopo
un po’, Harry scese a colazione nella sala grande insieme agli altri. Allo
scranno d’oro del tavolo delle autorità, Harry poteva vedere tutti i professori
che lo avevano istruito fino ad allora, e anche Silente… Preso da una leggera
nausea cominciò a mangiare il suo piatto di aringhe affumicate di prima
mattina: col chiaro intento di farsi fuori il pancreas. Anche Ron guardò verso
Silente e il professore li fece l’occhiolino.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!»
urlò Ron fuggendo dalla sala grande in preda al panico.
«E
ora che aveva?!» chiese Harry allibito mentre molti studenti si giravano a vedere Ron che si dileguava alla
velocità del suono. Hermione scosse la testa. Dopo la colazione Harry si alzò
dal tavolo e fece per andarsene, ma Silente lo raggiunse e lo bloccò.
«AIUTO!
AIUTO! AIUTO! AIUUUUUUTOOOO!» urlò Harry mentre il preside lo strattonava per
il braccio.
«Calmati,
Harry! – disse gioviale – volevo solo dirti l’orario del nostro appuntamento!
Ti va bene alle otto?»
«No…
e va bene!» fece scocciato l’occhialuto.
«Molto
bene! A stasera! Bye, Bye!» fece il preside allontanandosi mentre lo salutava
con la mano da dietro le spalle. Harry vomitò prima di allontanarsi seguito
dalle urla di Gazza che imprecava contro tutto quel vomito.
Quella
sera Harry era in preda alle lacrime.
«Buhuuu!
Non voglio andare da quel barbuto (ovviamente si riferisce a Silente NdA)»
piangeva Harry mentre Ron e Hermione lo tiravano dai piedi e lui restava
attaccato con le mani ai bordi del buco del ritratto.
«Su
dai, Harry, non fare il bambino!» disse Ron.
«Ah,
sì? – disse Harry – Te lo ricordi ancora chi è il preferito di Silente tra noi
due, vero?». Ron fuggì via urlando come al solito.
«Meno
uno! Sono un genio!» Harry si congratulò con se stesso per essersi liberato del
rosso. Ma Hermione tirò più forte e parte del muro si ruppe ed Harry venì via
suo malgrado.
«E
ora vai!» gli disse Hermione puntandoli contro la bacchetta.
«Uffa!»
disse il moro avviandosi.
Arrivò
di fronte al Gargoyle e si fermò
«In
fondo non so la parola d’ordine…» pensò Harry valutando la possibilità di
andarsene con una scusa, ma Silente arrivò da dietro le sue spalle.
«Ehilà,
bel moro! Vuoi entrare con me nel regno dell’amore?» chiese Silente vedendolo.
«In-in
che senso?» chiese Harry tremante.
«Nel
senso metaforico del discorso che affronteremo nel mio ufficio – fece Silente
scontato – perché, che pensavi?» chiese inquisitorio
«N-niente»
disse Harry. Silente disse la parola d’ordine
«Lord
Voldemort e sono stupido!»
«Che
razza di parola d’ordine è?»
«Be’
è molto sicura, tanto per cominciare tutti avrebbero troppa paura di dire il
nome di Voldemort per voler dire la parola d’ordine eppoi se Lord Voldemort in
persona volesse entrare qui non oserebbe mai dire di essere stupido, è troppo
orgoglioso, non ti pare?»
«Ma
Voldemort non entrerebbe mai qui ha troppa paura di me che sono l’unico di cui
lui abbia paura!» disse fiero il preside.
«Al
momento, anch’io ho un po’ paura di voi…» disse Harry
«Come,
scusa?»
«Niente»
disse veloce Harry mentre con aria depressa si apprestava a salire nell’ufficio
del preside dietro al preside.
All’arrivo
nell’ufficio, tutti i quadri iniziarono a cantare la marcia nuziale. Forse
dipendeva dal fatto che erano entrati a braccetto…
«Ma
perchè mi sono lasciato convincere ad entrare in questo modo idiota?» si chiese
Harry mentre Silente lo lasciava e andava a sedersi dietro la scrivania. Di
nuovo chiuse la porta a chiave ed Harry si sentì di nuovo in trappola.
«Allora,
Harry – cominciò a parlare – Ho saputo chi sarà il difensore di Voldemort»
«L’ha
saputo allo stesso modo in cui ha saputo che Voldemort si trovava in Albania
prima di risorgere?» chiese Harry.
«Sì.»
«Allora
non si saprà mai come l’ha saputo»
«Infatti»
«Chi
è comunque?»
«Peter
Minus, altrimenti detto Codaliscia!». Harry cadde dalla sedia in preda alle
risate.
«AHAHAHAHAHAHAHAH.
S-si f-farà d-difendere da q-quell’idiota! AHAHAHAHAHAHAHAH! Allora abbiamo già
vinto!»
«Non
sarei così ottimista, le stesse fonti che mi hanno rivelato che Voldemort era
in Albania, Hanno detto che Codaliscia ha studiato il codice magico a memoria!»
«Conoscendolo
avrà sbagliato codice e si sarà imparato quello stradale!»
«È
possibile tuttavia questa Fanfiction è piuttosto piena di colpi di scena,
quindi dobbiamo stare attenti: potrebbe diventare un ottimo avvocato!»
«Peter
Minus un ottimo avvocato? Ma è illogico!» disse Harry rivelando la sua abissale
conoscenza della lingua italiana.
«Ma
perché, secondo te in questa fic c’è qualcosa di logico??» disse Silente ovvio.
«In
effetti…» fece Harry risedendosi (tutta l’ultima parte del discorso l’aveva
affrontata seduto per terra). Il resto della lezione passò tra Silente che
componeva poesie sulla potenza d’amore e Harry che dormiva perché del discorso
non gliene fregava niente. Prima che Harry andasse a letto, dovette ammettere
di aver capito una grande verità: l’amore è una cosa potente, fa dormire alla
grande, si chiese solo come lo avrebbe difeso in tribunale…
Questo chap mi è venuto di getto alle dieci, ma internet non voleva
funzionare… così l’ho pubblicato stamattina, spero che vi sia piaciuto.
Recensite e al prossimo capitolo!