La
sera dopo, Harry, aveva il suo incontro con Silente.
«Se
ti fa qualche avance, colpiscilo con un destro!» stava dicendo Ron ad Harry.
«Ma
no – desse Hermione – vai semplicemente in pace e pronto a trattare» e cacciò
fuori dal nulla una bandierina bianca. Harry gliela prese e gliela ficcò su per
il naso.
«Dai
retta a me rispondi al fuoco col fuoco!» continuò Ron
«Non
vedo perché dobbiate preoccuparvi così tanto – disse Harry – tralaltro proprio
tu, Ron, non ti devi preoccupare per me. Stando alla Rowling sei tu che piaci a
Silente…». Ron si alzò di scatto dalla poltrona e corse via urlando con le
braccia in aria verso il dormitorio dei maschi fino a sbattere contro la porta
chiusa.
«Che
cosa gli è preso?» chiese Harry guardando l’amico che si rialzava da terra,
apriva la porta del dormitorio e ricominciava a correre urlando.
«Boh,
lo sai come è fatto» disse Hermione togliendosi la bandiera dal naso. Harry
prese la bandiera bianca di Hermione con l’intento di ficcarla nell’occhio a
Silente se mai si fosse comportato in modo strano. Fatto questo si avviò per
uscire dal buco del ritratto, dopo che uscì sentì la voce della Signora Grassa.
«Parola
d’ordine?» disse
«Ma
come? Anche all’uscita, ora?» chiese Harry
«È
che volevo sentire la tua voce per un ultima volta, prima del tuo incontro col
professor Silente…» disse lei commossa.
«Ma
la volete piantare, tutti quanti?!» disse Harry spaventato e scappò via. Salì
nello studio del preside e poco ci mancò che non fuggì di nuovo alla vista di
molte candele che galleggiavano a mezz’aria intorno alla scrivania di Silente.
«Professor
Silente… quella candele…?» chiese Harry mentre iniziava a sentirsi leggermente
agitato
«Servono
solo per fare luce – disse Silente sulla difensiva – non ti starai facendo prendere
la mano dal fatto che… be’…»
«Cosa?
– fece Harry imbarazzato – Oh, no, non ci pensa quasi più nessuno…».
«Molto
bene – disse Silente rilassato indicando una sedia – se vuoi sederti»
Harry
preferiva di gran lunga restare in piedi, ma per cortesia si sedette. Silente
alzò la bacchetta e la serratura scattò.
«Così
non ci disturbano». Harry deglutì.
«Allora,
Harry è arrivato il momento che ti spieghi qualcosa sull’amore (Harry si
aggrappò ai lati della sedia). L’amore verso il prossimo. (Harry si rilassò)»
Silente continuò.
«L’amore
verso il prossimo è la più importante delle forma d’amore; quella che ci spinge
a mettere gli altri prima di noi stessi, quella che spinse tua madre a donare
la vita per te.». Silente guardò Harry con gli occhi penetranti. Harry dal
canto suo iniziò a sbadigliare.
«Quando
Voldemort arrivò qui ad Hogwarts – continuò il preside – io capii subito che
era un tipo di cui non ci si poteva fidare…»
«E
come la capì?» chiese Harry
«Be’,
impiccare coniglietti, spaventare gli latri bambini e guardare le opere di
Shakespeare senza addormentarsi sono il segno sicuro di un bambino fuori dal
comune e malvagio!» disse Silente con fare teatrale.
«E
quando all’inizio della saga, dicevate di sapere che Voldemort si trovava in
Albania, mentre tutti dicevano che era morto e (tralaltro neanche i Mangiamorte
sapevano dove si trovasse)? Come lo sapeva?»
«Questo
è uno dei tanti misteri irrisolvibili della storia!»
«Si,
ma almeno voi che sapevate, dovevate sapere come potevate sapere!» disse Harry
veemente.
«Ma
certo, caro» disse Silente che non ci aveva capito un acca. Harry trasalì a
sentirsi chiamare “caro” da Silente, ma non lo diede a vedere. Silente
ricominciò a parlare dell’amore con un tale trasporto che Harry non potè non
sentirsi commosso. Alla fine del discorso il preside restò a guardarlo per un
po’ e Harry si chiese teso a cosa mai pensasse… poi, senza preavviso.
«Spero
di averti detto abbastanza per farti vincere la causa» disse
«Non
direi – commentò Harry – ha cianciato tanto sull’amore, ma non mi ha detto
molto su come fare bella figura davanti al Wizengamot!»
«Tranquillo,
alla tua difesa penserò io!» disse il preside assumendo una posa da superman
che spicca il volo. Harry lo guardò sconcertato.
«Be’
credo che la nostra lezione sia finita qua. Mi pare che l’autore di questa
Fanfiction non sappia più cosa scrivere»
«Io
vincerò – disse Harry – sono il protagonista»
«Vincerai
TU?» fece Silente
«Si,
vincerà tu… cioè, no… vincerò io cha detto da voi è tu, ma che in realtà sono
io e… cosa stavo dicendo?» chiese confuso
«Se
non lo sai tu…».
«Sei
uguale a tuo padre lo sai?» disse Silente guardandolo
«E
ho gli occhi uguali a quelli di mia madre, lo so!»
«Ah,
si… dovevo mettere anche lei nella frase, dopo…». Harry si trattenne con tutte
le sue forze dal ficcare la bandiera nell’occhio di Silente come voleva fare
prima e si alzò per andarsene, voleva uscire di lì al più presto.
«Oh,
te ne vai?» chiese deluso
«Eh,
sì, io vado a letto presto… sa, devo crescere!» disse harry inventando una
scusa sul momento.
«Ah,
ok…». Harry era già con la mano sulla maniglia quando il preside lo richiamò.
«Harry…»
«Sì?»
«Me
lo dai il bacino della buonanotte?» chiese speranzoso
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRGH!»
Rieccomi col secondo capitolo. Stamattina mi era venuto meglio, ma
non ho potuto scriverlo, così… Spero che vi abbia fatto sorridere lo stesso! Ci
vediamo al prossimo chap!