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Autore: ayaka91    19/04/2014    3 recensioni
Cosa succede ad Hogwarts 19 anni dopo?
Kotone Isobel McGonagall ha compiuto 11 anni ad aprile e aspetta trepidante la sua lettera della scuola di magia e stregoneria di Mahoutokoro, ma qualcosa non va secondo i piani e si ritrova catapultata in un mondo che non le appartiene, lingua diversa, cultura diversa, cibo diverso.
[Il signor Malcolm seguì con lo sguardo la figlia, diede un colpo di bacchetta e la scodella si lavò da sola per poi levitare sul ripiano a sgocciolare. Pensieroso estrasse da sotto il secondo giornale due lettere: una dalla Mahoutokoro e l'altra da Hogwarts, erano indirizzate a sua figlia. Se le rigirò tra le mani e osservò la lettera da quella che era stessa un tempo anche la sua scuola.
Signorina Kotone Isobel McGonagall
Casetta nel bosco
Taira
Omachi
Nagano
Japan
Nonostante la mancanza di numero civico con i mille incatesimi per tenere la casa nascosta ad occhi indesiderati, sua zia era comunque riuscita a trovarla, anche dall'altra parte del mondo.]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Capitolo 3- Sull'Espresso di Hogwarts

 

Kotone sperava che suo padre avrebbe viaggiato con lei sul treno, invece era andato via quella sera stessa appena rientrati a casa. L'avrebbe rivisto tra due giorni, ma non poteva fare a meno di sentirsi un po' persa, la sua vita era cambiata così in fretta e ora era sola, ovviamente c'erano i suoi nonni, ma non aveva con loro un grandissimo rapporto. Certo voleva bene a suo nonno Robert e a nonna Sofia, ma in undici anni li aveva visti per pochi giorni durante le vacanze e anche se le mandavano sempre doni e si scrivevano, non erano proprio intimi; per esempio la nonna non sapeva che a qualsiasi piatto di carne avrebbe di gran lunga preferito pesce e non era a conoscenza che non avesse bisogno di pettinare i capelli. I due anziani signori, da parte loro, non capivano perchè la loro nipotina si alzasse all'alba e uscisse fuori nel cortile sul retro a fare esercizi e mosse strane.

“Sicuramente gliele avrà insegnate quel burbero di Hirotaro” aveva brontolato Robert la mattina seguente.

Il giorno prima della partenza Kotone aveva già preparato le sue cose, sistemato ogni oggetto secondo un ordine preciso, aveva poi pulito a dovere la gabbia di Kuri, il suo barbagianni. Dato che nel pomeriggio non c'era più nulla da fare suo nonno le propose di fare una passeggiata per il viallaggio di Godric's Hollow. Kotone a quell'opzione avrebbe preferito potare un Platano Picchiatore, ma seguendo la sua buona educazione e la sua indole nel non arreccare danno o offesa a nessuno, se non strettamente necessario, acconsentì ad accompagnarlo.

Passeggiò con suo nonno che le teneva un braccio intorno alle spalle, mentre per la centesima volta le raccontava la storia del villaggio: che prende il nome da uno dei quattro fondatori della scuola di magia più prestigiosa che ci sia, rappresentante della Casa della sua intera famiglia; raccontò poi di nuovo la storia del Bambino-che-è-sopravvissuto, le fece vedere la casa distrutta dall'attacco di Voldemort.

“E quella laggiù è l'attuale villa in cui Harry Potter vive con la sua famiglia, sai credo che il secondo figlio abbia la tua stessa età! Sono sicuro che diverrete ottimi amici” Robert assunse un'espressione sognante, probabilmente stava pensando ad un'unione futura tra il cognome McGonagall e il cognome Potter. Kotone riuscì quasi a vederglielo scritto in faccia e di nuovo la prese quel senso di oppressione, se suo padre sarebbe stato felice di vederla nella sua stessa Casa, era sicura che suo nonno avrebbe dato tutto l'oro della sua camera blindata alla Gringott per saperla in Grifondoro.

Suo nonno Robert era un Grifondoro su tutti i fronti, la villetta in cui viveva era un tripudio di rosso e oro che dava l'idea di essere dentro una fornace; nonostante sua moglie gli ripetesse di vestirsi decentemente comprandogli abiti dai colori tenui e per lo più viola e verdi, lui si ostinava ad applicarci sopra incantesimi perchè cambiasserò colore, anche in quel momento indossava una tunica rossa fiammeggiante e ostentava senza vergogna un leone ruggente ricamato sul petto. Poco importava che nonna Sofia continuasse a ripetergli che la scuola era finita e non aveva più senso in che Casa fosse stato smistato, per Robert il senso ce l'aveva eccome. Kotone un po' lo ammirava per questa sua ferma convinzione e dovette ammettere che ci volesse davvero coraggio ad andare in giro conciati in quel modo, eppure la infastidiva quel suo fanatismo, perchè solo fanatismo si poteva chiamare.

“Nonno, che succede se non sarò una Gurifondoro?” si arrischiò a porgli quella domanda che da prima di partire le vorticava tra i pensieri.

“Non si dice Gurifondoro....e poi che significa se non sarai una Grifondoro? E' impossibile, come se in un'intera famiglia di Serpeverde sia mai potuto nascere un Grifondoro” .

Kotone aggrottò la fronte.

“Ma non avevi detto che Shirius Brack...” iniziò a dire Kotone ma non riuscì a continuare perchè suo nonno ne approfittò per cambiare discorso e parlare del coraggioso padrino di Harry Potter, morto in battaglia. Kotone decise di lasciar perdere quel discorso che non portava da nessuna parte e si soffermò a riflettere che, in realtà, non le importasse granché in che Casa sarebbe finita la sera successiva.

 

Kotone passò una notte di sogni agitati, fatti di ragazzini sghignazzanti al suo passaggio, corridoi bui, volti carichi di rimprovero nei suoi confronti. Si svegliò di colpo nel cuore della notte, provò per la seconda volta quella sensazione di disagio non riconoscendo la stanza, dopo aver dato più e più occhiate intorno a sé e dopo che gli occhi si abituarono al buio, riuscì a rilassarsi. Ormai aveva perso il sonno, quindi si alzò dal letto e si ripetè mentalmente l'elenco di tutto ciò che le sarebbe servito nella nuova scuola. Una volta assicuratasi di avere tutto prese le ciabatte in mano e scalza si avviò in bagno, sulla soglia mise le ciabatte per terra, le infilò ai piedi ed entrò chiudendosi la porta alle spalle. Non aveva dubbi che sua nonna tenesse ben pulita la casa, ma non si poteva pretendere che lei utilizzasse le stesse ciabatte per stare in bagno e per girare in casa, represse un brivido al pensiero che ad Hogwarts avrebbe dovuto indossare le stesse scarpe per stare nel dormitorio, in Sala Comune, nei corridoi e addirittura fuori dal castello.

Dato che aveva abbastanza tempo e l'alba era ancora lontana si preparò un bel bagno caldo; si lavò nella doccia poi, mentre aspettava che si riempisse la vasca di acqua calda, legò i capelli umidi in una crocchia e si immerse nella vasca con un sorriso. Kotone percepì distantamente ogni muscolo del proprio corpo distendersi sotto le carezze dell'acqua calda, chiuse gli occhi e si concesse il dolce pensiero di trovarsi a casa. Si lasciò andare in quella fantasia, tanto da percepire quasi il profumo dell'incenso, quello che sua madre accendeva in salotto vicino alla foto della signora con il volto duro e lo sguardo gentile, da cui Kotone aveva ereditato i capelli neri come la pece.

Una voce oltre la porta riportò la fanciulla alla realtà. “Kotone sei lì dentro?”

Velocemente Kotone uscì dalla vasca, sgomenta si accorse dei raggi del sole che entravano dalla finestra.

“Sì nonna, sono quasi pronta” rispose avvolgendosi nell'ampio asciugamano di cotone.

“Ti aspetto di sotto”

Kotone all'interno del bagno potè percepire i passi di sua nonna allontanarsi dalla porta e scendere i primi gradini. Finì di prepararsi in fretta e scese al piano di sotto.

“Ah, eccola qui la nostra nipotina” nonno Robert era su di giri. “ Emozionata? Scommetto che non vedi l'ora, eh?”

“Buongiorno nonno” fu l'unica cosa che riuscì a dirgli Kotone, l'ansia aveva di nuovo preso il controllo del suo stomaco e la serenità acquisita con il bagno caldo sembrava un ricordo lontano. Nonna Sofia parve percepire il turbamento della nipote, perchè la tirò via dalle mille domande del nonno e con parole dolci la invitò a fare colazione.

 

Kotone pensò che ci fosse un qualche complotto per far sì che il tempo accelerasse il suo corso. Senza rendersene conto erano già le 10:40 e per la prima volta si trovava alla stazione di King's Cross davanti alla barriera tra i binari nove e dieci. Con il cuore a mille e trattenendo il fiato, attraversò il passaggio insieme ai nonni, non riuscì a trattenere un'espressione di meraviglia alla vista della maestosa locomativa rossa con la scritta ben visibile: Hogwarts Express.

“Sempre meglio arrivare in anticipo, Kotone ti accompagno a cercare un posto dove sistemarti” parlò una sorridente nonna Sofia. Insieme percorsero il binario 9 e ¾, si fermarono vicino ad uno dei vagoni centrali e provarono a caricare il pesante baule.

“Tuo nonno non c'è mai quando bisogna faticare” brontolò nonna Sofia.

“Serve una mano?” chiese un ragazzo che si era avvicinato vedendole in difficoltà. Kotone sollevò lo sguardo e notò che aveva i capelli di un giallo fosforescente.

“Oh! Ma tu sei Teddy Lupin, vero?! Sarebbe molto gentile da parte tua” gli sorrise nonna Sofia.

“Si figuri, mi fa piacere aiutare se posso” sorrise anche lui e aiutò Kotone e mettere il baule sopra il sedile. “Ecco fatto! Primo anno ad Hogwarts?”

Kotone annuì e poi lo ringraziò un po' incerta. Il giovane le rivolse un altro sorriso e le augurò di passare un buon anno scolastico, poi si congedò educatamente dalla nonna di Kotone e risalì il binario verso una ragazza con i capelli argentei appena arrivata, che Kotone riconobbe essere quella incontrata da Madama McClan.

Il treno stava per partire e nonno Robert era tornato da loro giusto in tempo per riempire di abbracci, saluti e raccomandazioni la nipote. Kotone salutò i suoi nonni agitando la mano mentre il treno iniziava la corsa e prendeva velocità. Quando il binario non si vide più Kotone si sedette meglio sul sedile morbido, lasciando che tutta la schiena vi aderisse osservò il paesaggio oltre il finestrino. Per i primi minuti credette che almeno il viaggio l'avrebbe passato tranquilla a pensare al modo migliore di comportarsi con i compagni, ma si sbagliava perchè proprio in quel momento si aprì bruscamente la porta dello scompartimento. Kotone si voltò e vide un ragazzino alto, magro, con i capelli castani e appositamente spettinati con qualche prodotto, dietro di lui una ragazzina pallida con fini lineamenti e al suo fianco un altro ragazzino, non lo vedeva bene, ma poteva essere sicura che avesse i capelli biondi.

“È tutta colpa tua Scorpius, dovevi per forza farti sbaciucchiare da mammina....anche questo è occupato” sbuffò la ragazzina, i capelli costretti in una complicata pettinatura.

“Sta zitta Euphemia!” fu la risposta scocciata del biondino.

“Finitela! Ci sistemiamo qui non voglio portarmi dietro questo baule ancora a lungo” disse brusco il più alto dei tre.

Kotone per tutto il tempo che ci impiegarono a sistemarsi restò in silenzio, non prestò loro nessun tipo d'interesse e i tre fecero come se lei non ci fosse.

“Avete visto come tutti si sono voltati ad osservare Harry Potter?” disse la ragazzina di nome Euphemia. “Non lo sopporto più, ultimamente nelle cioccorane trovo solo le sue figurine”

“Non farti sentire parlar male di Harry Potter” la riprese Scorpius e lanciò un'occhiata a Kotone.

“La nostra ospite potrebbe andare a raccontarlo a qualcuno e noi finiremo nei guai prima di aver messo piede ad Hogwarts” commentò il moro che aveva preso posto proprio davanti a lei.

“Che ci provi” aggiunse Euphemia.

Kotone li ignorò, la stavano irritando: non avevano chiesto il permesso di prendere posto lì insieme a lei e ora le mancavano di rispetto minacciandola. Assunse un atteggiamento vigile pronta a difendersi e ad attaccare in caso fosse servito. Il moro dovette accorgersene perché, l'espressione ostile si trasformò in un ghigno divertito.

“Meglio portarla dalla nostra parte allora” disse rivolgendosi ad Euphemia, poi spostò l'attenzione di nuovo su Kotone. “Mi chiamo Geoffrey Nott, lui è Scorpius Malfoy e questa simpatica è sua cugina Euphemia Davis”

Kotone scrutò il trio prima di rispondere.

“Kotone McGonagall”

“McGonagall?” si sorprese Geoffrey. “Come la preside?”

Kotone annuì, ma la sua attenzione era tutta per il ragazzo biondo che, con una mano sulla bocca, stava diventando viola.

“Scorpius, che hai?” chiese una preoccupata Euphemia. Tre paia di occhi ora erano puntati su Scorpius che pareva stesse soffocando, questo invece, non resistendo più, spostò la mano ridendo fragorosamente.

“Cotone? Ti chiami davvero cotone?” chiese tra le lacrime per il troppo ridere.

Kotone avvampò di rabbia e imbarazzo. Non era ancora arrivata ad Hogwarts che già la prendevano in giro.

“Scusalo, ma effettivamente è un nome strano” le disse Geoffrey. Restò in silenzio a guardarla, aspettando qualche parola da parte sua , ma dovette rinunciare dato che riprese a parlare. “Non sei inglese, vero?”

Kotone gli rivolse uno sguardo astioso.

“Cioè, volevo dire...per il tuo cognome sì...ma ecco non hai...l'aspetto di” balbettò lui, cercando un modo per migliorare la situazione.

“Mia madre è giapponese” spiegò Kotone per farlo stare zitto.

“Oh certo, si spiega tutto”

“Anche la strana pronuncia che hai” aggiunse Scorpius. “Mai madaa is japaniis” la imitò e ridacchiò. Euphemia emise uno sbuffo, stava ridacchiando anche lei. Kotone strinse le mani sul tessuto della gonna, il pensiero di alzarsi e cambiare scompartimento le attraversò la mente.

“Lasciali perdere sono dei bambini stupidi” Geoffrey non aveva smesso di guardarla. “In che Casa pensi di essere smistata?”

Kotone scosse la testa, non voleva dare nuovi spunti di prese in giro da parte dei suoi indesiderati compagni di viaggio.

“Ovvio, nessuno lo sa” si affrettò ad aggiungere lui per non farla sentire a disagio.

“Io e Scorpius finiremo in Serpeverde e anche tu Jeff” disse Euphemia lanciando uno sguardo d'intesa al cugino.

“Non potete esserne sicuri” osservò Kotone, la voglia di contraddire Euphemia fu più forte della paura di essere presa in giro.

“Ben detto” le sorrise Geoffrey.

“Nelle nostre famiglie sono stati tutti Serpeverde” s'intromise Scorpius.

“Non vuol dire nulla. Secondo questo ragionamento allora io dovrei finire in Grifondoro per forza?!”

“Non vorrei essere nei tuoi panni Cotton” ghignò Scorpius, una strana luce attraversò i suoi occhi grigi.

“Non hai il permesso di chiamarmi per nome o darmi nomignoli” sottolineò Kotone e desiderò far sparire quel ghigno dalla sua faccia.

“Uh uh, Scorpius non credo sia una buona idea farla arrabbiare” disse divertito Geoffrey.

 

Per il resto del viaggio non parlarono più, Geoffrey provò qualche volta a far partire un qualche tipo di conversazione con lei, ma senza alcun risultato. Kotone restò chiusa in se stessa per tutto il tempo, solo quando fuori si fece buio e un prefetto li avvertì dell'imminente arrivo alla stazione di Hogsmeade decise di sciogliere la posizione rigida che aveva assunto. Con movimenti fluidi si mise in piedi, infilò la divisa nera e si risedette. Geoffrey e Scorpius sollevarono le sopracciglia, erano sorpresi nel constatare come la posizione rigida che la ragazza aveva mantenuto per tutto il viaggio non avesse in alcun modo influito sui muscoli e i movimenti successivi del suo corpo.

Il silenzio nello scompartimento fu rotto dalla voce di Euphemia. “Come fai?” domandò a Kotone. “Hai passato le ultime ore senza muoverti, seduta composta -la voce diventata acuta- è impossibile!”

“Cosa c'è di strano?” Kotone non riusciva a capire il motivo della sua sorpresa.

“Io non ci riesco, mia madre continua a rimproverarmi: tieni la schiena dritta! Non chiudere le spalle!” Euphemia si lanciò in un'imitazione del genitore. “Guardando te sembra una cosa naturale” protestò.

“È naturale infatti” disse Kotone.

Un lungo fischio annunciò l'arrivo al binario. Geoffrey aprì la porta dello scompartimento, qualcuno era già vicino alle porte troppo entusiasta per essere tornato a scuola, altri del primo anno sporgevano i volti eccitati e intimiditi per ciò che gli aspettava. Una ragazza con i capelli d'argento si fece largo per il corridoio dando istruzioni: “Lasciate i vostri bagagli sul treno, più tardi li ritroverete nei vostri dormitori. Non accalcatevi alle porte, per favore quelli dal secondo anno in su fate passare quelli del primo anno.”

“Andiamo!” disse Geoffrey voltandosi verso i suoi compagni di viaggio, visibilmente euforico. “McGonagall unisciti a noi!” aggiunse precedendoli verso l'uscita.

“Si Cotton unisciti a noi” ghignò Scorpius precedendo le ragazze.

Kotone represse il desiderio di dargli un calcio, ma seguì lui e i suoi compagni. Sul binario un omone massiccio teneva in mano una lanterna e richiamava gli studenti del primo anno. Kotone si unì alla folla di ragazzini spauriti che si avviavano nella direzione opposta a quella del resto degli studenti. Quando più nessuno si unì a loro, l'uomo ordinò di seguirlo rivolgendo sorrisi confortanti ai ragazzini. Troppo timorosi di restare indietro e perdere il gruppo, si mossero tutti insieme verso il lago. Kotone vide che c'erano delle piccole imbarcazioni ad aspettarli.

“Salite! Quattro per ogni barca” ordinò quell'uomo mastodontico e Kotone vide il suo viso illuminato dalla lanterna, aveva una folta barba che a primo sguardo gli conferiva un aspetto minaccioso, ma subito smentito dagli occhi gentili e dal sorriso.

Kotone salì su una barca insieme a Geoffrey, Euphemia e Scorpius; il fastidio di averlo di nuovo vicino lasciò lo spazio al divertimento quando le barche si mossero sul pelo dell'acqua.

“Wow” esclamò Scorpius, seguito da altre esclamazioni di stupore. Kotone stava osservando l'acqua, ma incuriosita dalla voci degli altri alzò lo sguardo.

“Sugoi!” fu l'unica parola che le venne in mente per esprimere la bellezza e la maestosità del castello illuminato dalle luci e i cui riflessi danzavano sull'acqua davanti a loro. Era uno spettacolo mozzafiato, aveva ragione suo padre a dire che la bellezza di Hogwarts non è descrivibile e che solo chi l'ha visto può capire. Kotone si sentì più leggera, vivere per i prossimi sette anni in un posto così bello non sarebbe stata una tragedia come pensava.



Note dell'autrice: spero che la storia stia piacendo e ringrazio chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi ha recensito. Vi lascio alcune informazioni in più:
il termine sugoi vuol dire "grandioso";
per il nome di Euphemia ho voluto mantenere la tradizione della famiglia Greengrass (sua madre è Daphne) utilizzando un nome di origine greca;
infine il fatto che Kotone faccia prima la doccia e poi il bagno non è una cosa strana, in Giappone ci si lava prima di entrare nella vasca piena di acqua calda, non è una regola fissa ma è un comportamento compreso nell'educazione di Kotone (in certi casi è volutamente esagerata per mettere in risalto le differenze culturali)
Vi auguro buona pasqua e al prossimo capitolo! 
Besos

  
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