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Autore: Crystal eye    20/04/2014    2 recensioni
"Ma non successe nulla per molti, lunghi minuti, tanto che Harry abbassò leggermente la guardia. In quel preciso momento, la sensazione triplicò e si alzò un forte vento nel parco.
“Sarai mio!”.
Quelle due parole portate dal vento erano state pronunciate da una voce così calda e suadente che al giovane sembrò terribilmente familiare."
Una guerra che rischia di sconvolgere tutto il Mondo Magico, una tregua forzata, nuovi amori e nuovi amici.
Abbiate pietà è la prima storia che pubblico e spero vi piaccia. è dedicata alla mia migliore amica Averyn, che mi ha incoraggiato a pubblicare. Crystal
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE:  eccomi qui di nuovo!!! Dopo due anni di assenza, sono riuscita a ricominciare a scrivere questa storia... spero che il capitolo vi piaccia!!!

BUONA LETTURA

Crystal eye

 
 
 
Capitolo 21
 
Quando si svegliò, la camera era completamente avvolta dall’oscurità, cosa che gli fece pensare di avere dormito per delle ore e di aver probabilmente saltato la cena.
Si rese conto, tornando alla realtà, che non c’era quella persona, l’uomo che aveva incontrato quella famosa notte a Little Winghin.
Rimase un po’ deluso del fatto di non trovarselo accanto come gli aveva promesso. O meglio, non glielo aveva proprio promesso, ma aveva sperato non se ne andasse prima del suo risveglio.
Iniziò a fare mente locale su ciò che era successo quel pomeriggio.
 
Flashback
 
Era appena tornato dal pranzo e stava tranquillo a chiacchierare con i suoi amici, che, come lui, erano rimasti un pochino sconvolti dalle rivelazioni del giorno prima. Al gruppo si erano aggiunti ufficialmente i Serpeverde del gruppo di Draco Malfoy e Theodore Nott, che aveva visto con Adrian.
Non capiva come mai avesse deciso di frequentarli, comunque non aveva intenzione di fare polemiche, o di sopportarne una. E, a quanto sembrava, tutti lo aveva capito.
Meglio così!
Dopo circa un paio d’ore, passate a parlare, ricordando i vecchi screzi e scherzi che si erano fatti, gli un verso gli altri, Harry si portò una mano di fronte alla bocca cercando di soffocare uno sbadiglio.
Nonostante si fosse riposato magnificamente quella notte, una sola dormita tranquilla e serena non gli ridava le energie sufficienti per sopportare una giornata piena di emozioni come si stava rivelando quella.
Hermione, la sua cara amica Hermione, si accorse che non sembrava molto attivo e gli consigliò.
“Harry, mi sembri stanco. Perché non vai a riposare?”.
Anche Ron, guardandolo più attentamente, si accorse dell’espressione stanca dell’amico e annuì nella sua direzione, concorde.
Il giovane sorrise in direzione degli amici e, salutando tutti, si diresse nel corridoio per andare nella sua stanza.
Una volta arrivato, decise di cambiarsi e dormire un po’ in attesa che arrivasse Adrian.
Sperava di riposare tranquillo come la sera prima, ma la fortuna non era dalla sua quel giorno. Infatti, appena chiuse gli occhi, una figura ammantata di nero, che gli ricordò per un secondo quella che aveva già visto, gli apparve e cominciò ad indicare qualcosa.
Un altarino in pietra dove era posato un contenitore, sempre in pietra, pieno di acqua limpida, che si increspò in cerchi concentrici nel momento in cui Harry ci guardò dentro.
Iniziarono ad apparire immagini terribili e il giovane provò a tirarsi indietro, non voleva più vedere quello che quella figura desiderava mostrargli, ma non riusciva né a staccare lo sguardo, né a spostarsi dall’altare.
Poco dopo le immagini che vedeva diventarono reali, si materializzarono di fronte a lui, con tanto di sonoro. Il giovane cercò di tenere lontane le grida stridenti dei suoi amici mettendo le mani sulle orecchie, con scarso successo.
Calde lacrime iniziarono a rigare le sue gote, senza che potesse fermarle, sentire i suoi migliori amici urlare di dolore in quel modo lo stava distruggendo, poi, a peggiorare le cose, si aggiunse alla scena anche Adrian.
Il vampiro non sembrava soffrire più di tanto e se stava fingendo, lo faceva molto bene, finché quell’uomo non si tolse il mantello che lo aveva coperto fino a quel momento e gli si avvicinò con in mano un coltello e una pozione, che versò sulla lama prima di calarla sul giovane, che non poté più evitare di esternare il suo dolore.
“No... ti prego... basta... fermo...” iniziò a dire sconnessamente, pregando perché li lasciasse stare.
“Lasciali... prendi me... lasciali andare...”
L’uomo si girò verso di lui, dopo aver infierito un’ultima volta sul vampiro, mostrando i suoi occhi rosso sangue e, con un sorriso troppo aperto e crudele per poter anche solo sembrare amichevole, i denti aguzzi, che fecero tremare Harry di paura.
Intanto, una voce bassa e profonda si espanse nelle tenebre attorno ai due.
“Harry... Harry, mi senti?” era molto familiare, preoccupata, ma l’interpellato riusciva solo a pensare a quei denti affilati che si avvicinavano sempre di più e la sua mente pareva essersi bloccata su quel particolare e il ricordo di un altro paio di denti che affondava con forza e violenza nel suo collo, al solo scopo di succhiare il sangue.
Il vampiro, perché questo era, fece apparire Adrian tra le sue braccia, piegandogli il collo in maniera quasi innaturale. Poggiò le labbra sulla carne tenera, baciandola, dopo di che la graffiò con la punta dei canini, senza però mordere.
Continuò la tortura per alcuni istanti, fino a che Harry esplose e gli disse.
“No... lascialo... prendi me al suo posto... lascialo...”
il sorriso ferino e soddisfatto che si aprì sulle labbra del vampiro, terrorizzò il giovane, che si rese conto di avere fatto esattamente quello che voleva quell’essere, che, infatti, si avvicinò velocemente per potersi beare del sapore caldo e succulento del ragazzo. Il quale lo guardò negli occhi, cercando di sfidarlo con lo sguardo, venendone tuttavia ipnotizzato.
Il suo sguardo si fece vacuo e tutto attorno a lui svanì, i suoi amici, Adrian, rimase solo lo sconosciuto.
Poi, di nuovo una voce lo chiamò, era un po’ diversa da quella di prima, ma era sempre familiare.
“Harry, svegliati, mio piccolo angelo, ho bisogno di te!” disse.
E il Grifondoro uscì dalla trance in cui l’aveva fatto cadere il vampiro, che, arrabbiato, sbraitò.
“Me la pagherai, nipote, ti assicuro che me la pagherai!” infine, scomparve, permettendo a Harry di uscire dal sonno.
 
Fine Flashback
 
Quando si era svegliato e aveva trovato vicino a sé quell’uomo che aveva incontrato nel parco era rimasto sorpreso, ma felice, perché in fondo aveva sempre desiderato rivederlo.
Poi si era riaddormentato sul suo petto, arrossì al pensiero di come lo avesse trattato come un peluche.
Forse era per quello che se ne era andato senza dire niente, mentre ancora dormiva.
Un lieve bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri, prima che potesse invitare chiunque ci fosse fuori ad entrare, vide Adrian aprire con una spalla la porta, tenendo in mano un vassoio con la cena.
Lo guardò sorpreso e felice, ringraziandolo del gesto con un sorriso.
“Beh, so che non hai dormito proprio bene oggi pomeriggio, quindi quando ti sei riaddormentato su di me, ho pensato fosse meglio lasciarti riposare, anche se probabilmente adesso, hai fame.” Gli disse quello, spiegandogli un po’ di cose e sbalordendolo.
“Cosa?” chiese con un filo di voce.
Il vampiro sorrise dolcemente.
“Vedi, mio caro piccolo angelo, io so da un po’ che tu sei la mia anima gemella. Per essere precisi, dal nostro primo incontro. Ricordi?” gli disse, utilizzando quella voce calda e profonda, che fece fremere da capo a piedi.
Annuì, ancora un po’ meravigliato della rivelazione, ma non troppo, aveva pensato spesso, da quando aveva incontrato il vampiro sul treno, che sembravano esserci delle somiglianze con quella figura misteriosa.
“Perchè me lo dici solo adesso?” gli domandò, avvertendo lui stesso un forte tono di accusa nella voce.
L’altro abbassò lo sguardo e prese un respiro profondo, cercando le parole giuste.
“Ecco, vedi. Fino ad oggi ho sempre avuto paura.” Iniziò, guardandolo guardingo, come in attesa di un suo scoppio. “Paura che se ti avessi detto qualcosa, ti avrei messo più in pericolo di quanto tu non sia già.” Aggiunse, vedendo che non dava segni di voler interrompere, anche se stringeva le mani a pugno e le labbra serrate in una linea sottile. “Però, una persona mi aiutato a capire che non posso rinunciare a tutto per timore che mi possa essere portato via e...” si fermò, non sapendo bene come continuare.
“E hai deciso di venire a dirmi che non hai più intenzione di decidere anche per me? Che provi qualcosa per me?” suggerì Harry, leggermente arrabbiato, curioso e spaventato dalla risposta.
L’altro alzò lo sguardo a incontrare il suo e, tenendo gli occhi incatenati ai suoi, per trasmettergli tutta la sua sincerità, annuì.
“Dimmelo.” Gli disse.
“So che non avrei dovuto tenerti all’oscuro di tutto, come so che odi i segreti, ma non avevo la possibilità di proteggerti a scuola se fosse successo qualcosa. E si, credo di stare innamorandomi di te, ma non so dirti esattamente ciò che provo, perché non lo so, non ho mai provato niente del genere prima.” Rispose, sincero.
Harry sospirò impercettibilmente di felicità, distendendo le mani e perdendo ogni traccia di arrabbiatura.
“Io ti amo, ne sono sicuro. Ma che vuol dire che non sai cosa provi?” si dichiarò, chiedendo al contempo spiegazioni, insomma era un vampiro con qualche centinaio di anni alle spalle, avrebbe dovuto essere più sicuro di lui nella conoscenza dei propri sentimenti.
“Non ho mai amato. I vampiri non possono veramente amare nessuno, a parte la propria anima gemella. Si può provare affetto, ma non Amore.” Gli disse un po’ rammaricato.
Il giovane sgranò gli occhi, pensando distrattamente che Theodore Nott non avrebbe mai potuto portarglielo via e prendendo improvvisamente la decisione di far svanire quello sguardo offuscato dai suoi occhi.
Lo afferrò per il colletto della camicia leggera che indossava e lo baciò.
Un semplice sfiorarsi di labbra inizialmente, puro e innocente, ricambiato dopo pochi attimi dal bel moro, che, afferrando il ragazzo per i fianchi, si tirò Harry in braccio, cercando di stringerselo contro il più possibile.
L’altro in risposta gli afferrò alcune ciocche di capelli morbidi e neri come la notte, tirandoli leggermente, continuando a baciarlo e aprendo appena le labbra piene, lasciò che la sua lingua assaporasse quelle del vampiro.
Sapeva di menta, sole, pioggia e foresta.
Si sorprese a desiderarne sempre di più e Adrian approfondì il bacio, aprendo la bocca e permettendo alla sua lingua di giocare con quella di Harry. Iniziarono una piccola battaglia che non avrebbe avuto ne vincitori ne vinti.
Le loro lingue si scontravano e incontravano, esplorando l’interno della calda bocca dell’altro, cercando di carpire tutti i sapori che gli appartenevano.
Harry, ancora in braccio al bel vampiro moro, avvertì uno spostamento, ma, con la mente troppo impegnata a galleggiare in una specie di vuoto dove esistevano solo la bocca di Adrian e le sue mani, che possessive, si muovevano sul suo corpo, se ne accorse veramente quando si ritrovò sdraiato supino sul letto, con il giovane sopra di sé, che lo baciava come se ne andasse della sua vita.
Qualcuno bussò alla porta, ma nessuno dei due se ne curò più di tanto. Se ne sarebbe andato, non sentendo rumori. Visto che tutti i lievi suoni che Harry emetteva quando Adrian faceva scivolare una delle sue mani sulla coscia, o sulla schiena o quando aderiva completamente al corpo dell’altro, facendo incontrare la loro eccitazione, venivano silenziati dalle labbra del vampiro, incollate alle sue.
Purtroppo, chiunque fosse, lo scocciatore non aveva intenzione di lasciar perdere e continuò a bussare, sempre più forte, tanto che la mente del vampiro, persa in un limbo fatto di carezze e sospiri e tocchi, fu attraversato dal pensiero di occuparsi personalmente di lui.
Si staccò appena dalle labbra rosse e gonfie del moretto dagli occhi verde giada, per guardare la porta, prima di decidere che era meglio aprirla prima che, alla persona dietro di essa, venisse in mente di farlo senza permesso.
Non si curò minimamente di darsi una sistemata, però coprì Harry con un lenzuolo, facendogli segno di stare fermo.
Aprì la porta di scatto, trovandosi di fronte quella faccia da schiaffi che era Tom Riddle per lui.
Questi lo guardò attentamente per un secondo, poi si aprì in un sorriso malizioso.
“Non vi avrò interrotti spero.” Disse, beandosi della visione erotica che era quel giovane davanti a lui.
Con i capelli spettinati, la camicia azzurra stropicciata e con qualche bottone aperto che copriva appena i pantaloni di pelle che indossava. Gli occhi scuri, sembravano ancora più neri grazie alla pupilla che si era dilatata dall’eccitazione.
Lord Voldemort apprezzava quella vista. Si sarebbe volentieri approfittato di quel bel corpo, ma sapeva che con il giovane Potter era meglio non scherzare, d’altronde l’aveva sconfitto quando aveva solo un anno e per i precedenti cinque era sempre riuscito a sfuggirgli.
Non perse comunque l’occasione di fare dei commenti molto allusivi che avrebbero irritato sia il piccolo Harry, che il vampiro davanti a lui.
“Oh, tesoro, se mi accogli così, potrei anche pensare che mi stai facendo una proposta.” Disse allusivo con voce che trasudava malizia e lussuria.
Gli occhi di Adrian si strinsero pericolosamente.
“Attento a quello che dici, Tom!” lo avvertì minaccioso. “Cosa sei venuto a fare?” gli chiese, mantenendo un tono basso e pericoloso, che spinse il giovane avvolto nelle lenzuola a richiamarlo.
“Adrian cosa succede?” chiese fintamente innocente, nella speranza che il Lord Oscuro se ne andasse.

“Volevo solo avvertirti che qualcuno ha forzato la sua mente, questo pomeriggio. Purtroppo non sono riuscito ad identificarlo, mi teneva fuori dalla testa del ragazzo. L’unica cosa che ho capito era che era molto potente, davvero. Forse, se se lo ricorda, lo potreste identificare.” Sussurrò, per non farsi sentire da Harry, lanciandogli un’occhiata di pura preoccupazione che non era da lui e che sorprese il Grifondoro, che non riusciva a credere ai suoi occhi.
Gli occhi di ossidiana del Signore Oscuro erano stati percorsi da un lampo che ad una prima occhiata era sembrata preoccupazione.
Il vampiro lo guardò poi spostò lo sguardo sul ragazzo nel letto e annuì.
“Gli chiederò qualcosa. Mi toccherà ringraziarti.” Disse a bassa voce, così che l’altro non poté sentire ciò che stavano dicendo.
Per Harry essere escluso così era doloroso, ma sperava che l’altro gli dicesse il motivo di tanta segretezza una volta che Riddle se ne fosse andato.
“Ora è il caso che tu te ne vada. E evita di tornare senza un motivo valido.” Si raccomandò il vampiro moro.

Tom Riddle rise, poi se ne andò con un cenno del capo in direzione del suo eterno rivale.
Adrian ritornò a stendersi sul letto, accoccolandosi sotto le coperte vicino al ragazzo e stringendoselo al petto.
“Che voleva?” domandò, guardandolo negli occhi e chiedendo con essi la verità.
“Mi ha avvertito che qualcuno si è avventurato nella tua mente quest’oggi. Avevo già qualche dubbio a riguardo e lui me li ha solo confermati.” Rispose sinceramente il vampiro, mostrando la sua preoccupazione per il giovane vicino a lui.
Il piccolo Grifone lo guardò un secondo spaventato, poi cominciò a dire. “Io... non so chi fosse... all’inizio si è presentato come te... avvolto in un manto nero... poi mi ha fatto vedere delle cose...” balbettò Harry, raccontandogli del sogno. “I miei amici che venivano torturati e io... io... non potevo fare niente... pe-per aiutarli... poi sei apparso tu e... e... lui ha... ha... ti ha fatto del male...” Senza rendersene conto aveva iniziato a piangere e tremare al ricordo di ciò che aveva visto e si era stretto più forte al giovane uomo che aveva accanto, in una muta richiesta di conforto. “Io l’ho fermato e... quando stava per mordermi... tu mi hai svegliato e lui ha detto qualcosa... credo che te l’avrebbe fatta pagare...” Completò, rassicurato dalla dolce e possessiva stretta in cui era avvolto.
“Ti ricordi qualcosa del suo aspetto?” gli chiese, timoroso si sentire la descrizione del mostro che gli aveva fatto del male.
“Ricordo solo che aveva due grandi occhi rossi, sembravano rubini.” Disse spaventato, mentre gli ritornava alla mente il modo in cui si erano illuminati sinistramente prima che si svegliasse.
Intanto, Adrian stava già pensando a come dire a suo padre che, a quanto pareva, qualcuno aveva tradito e riportato il re dei pazzi alla vita.
 
 
 
 
  
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