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Autore: Demon Heart    22/04/2014    0 recensioni
In giappone si susseguono diversi omicidi, dietro la quale si nasconde un unico assassino.
Con la speranza di creare un mondo migliore Light Yagami decide di utilizzare il Death Note; il famoso Detective L entra in gioco, con l'intento di smascherare il pluriomicida.
Shinigami che girano liberi per il Mondo. Mai sentita una storia del genere?
Shinigami in grado di mutare il loro aspetto. E' una novita?
Shinigami mezzosangue che vagano sulla Terra col fine di diminuire le morti. E' così strano?
Allora entrate in questa pagina, e chissà se arriverete alla fine della storia...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Congratulazioni, signorina» esclamò entusiasta il medico, mentre sistemava alcuni cerotti sui graffietti della paziente, seduta sul suo lettino ospedaliero.

«E' guarita in una sola notte, deve essere orgogliosa della sua fisionomia. Può anche lasciare l'ospedale, ma deve ritornare qui per un controllo fra tre giorni. Arrivederla.»

«La ringrazio» rispose educatamente la ragazza, alzandosi e rivolgendo un lieve inchino al suo "controllore" prima di vederlo sparire dietro la porta.

L'infermiera che la sera prima aveva visitato la stessa paziente le appoggiò una mano sulla spalla «Vedrai. Andrà tutto bene.» la liceale si voltò verso la bionda, sventolando i lunghi capelli neri «Non ti coinvolgeranno, tranquilla.»

Un sorriso assicurante si fece largo sul volto abbronzato di Sakura, mentre l'altra indossò lentamente gli abiti che le avevano procurato.

Erano l'opposto: l'infermiera aveva la carnagione abbronzata ed i capelli biondo-cenere, la compagna era così pallida da sembrare morta ed i capelli nero-pece.

L'unica cosa che le accomunava erano gli occhi, chiari ad entrambe.

Quelli della laureata erano di un azzurro brillante, che catturavano chiunque, quelli della studentessa erano gialli, quasi ambra; occhi che scintillano al buio.

«Io vado. Stammi bene, Sakura»

Con queste parole la giovane abbracciò l'amica e lasciò la stanza, sparendo dietro l'angolo.



«Quindi hanno aperto una causa?» chiese Ryuzaki, portandosi un pollice sul labbro superiore.

La squadra Anti-Kira si era riunita nella camera d'albergo del Detective.

«Esattamente. Il padre di uno dei teppisti è avvocato e vuole "scaricare" la colpa sui liceali, dicendo che gli aggressori sono stati aggrediti in massa» chiarì Ukita, leggendo le informazioni segnate sul suo taccuino.

Ryuga mugugnò rumorosamente, dopo qualche secondo chiese «Capisco... e il ragazzo aggredito?»

Soichiro prese parola «I compagni lo hanno accompagnato all'ospedale e non volevano farci controllare le sue condizioni. Comunque...»

L si incuriosì molto, visto che il sovrintendente aveva interrotto il discorso «Cosa? Continui signor Yagami»

Yagami scosse lentamente la testa «Niente di che Ryuzaki»

In quel momento squillò il cellulare di Ryuzaki che lo estrasse dalla propria tasca e rispose «Si? D'accordo... Fallo entrare pure »e con questo chiuse la chiamata.

«Tra un pò arriverà il vostro agente misterioso» si rivolse ai poliziotti.

Dopo pochi minuti bussarono alla porta della stanza e Watari si apprestò ad aprirla.

Un giovane di statura media oltrepassò l'ingresso e raggiunse il sovrintendente.

Agli occhi di Ryuzaki apparì curioso: aveva lunghi capelli neri e indossava una larga felpa rossa abbinata ad un paio di pantaloni larghi, anch'essi rossi che gli ricadevano "arricciati" sulle converse nere.

Il volto era coperto da una maschera nera, leggermente macchiata in alcuni punti, mentre sul capo era calato il cappuccio della felpa.

Matsuda cominciò a sudare freddo non appena il mascherato si voltò verso di lui e si incamminò lentamente verso l'unica poltrona libera, di fronte a Ryuga, sulla quale si sedette pesantemente, accavallando le gambe.

Ukita sorrise alla vista del tremante Matsuda, fissato insistentemente e, forse, in modo truce «Ehi, Harato! Ancora arrabbiato con il piccoletto?»

A queste parole l'agitato rispose nervosamente «Non sono piccolo, mettiamolo in chiaro!»

L stufo dei battibecchi chiese cinicamente «vogliamo passare a cose più serie oppure vogliamo continuare a perdere tempo prezioso?»

Il silenzio avvolse i presenti, e il Detective riprese parola, rivolgendosi al mascherato «Ti dispiacerebbe toglierti la maschera? Preferisco guardare le persone in volto.»

Una voce profonda quasi spaventosa parlò «Non vedo perchè dovrei. Di certo non aiuterebbe le indagini.»

Ryuzaki inarcò sorpreso un sopracciglio «Sai che volendo posso anche escluderti dal caso Kira?»

Sorrise in modo beffardo, era sicuro di averlo messo nel sacco.

«Come vuoi, problema tuo. Poi mi escluderai tu, ma chi ti dice che me ne stia con le mani in mano senza indagare per conto mio? Perderesti solo un aiuto.» una risatina beffarda fece sorridere L.

Era tosto, non c'erano dubbi, ma sarebbe stato davvero utile?

«Beh, ragiona molto e potrebbe risultare alquanto utile nelle indagini; è l'asso nella manica della questura. Ha risolto molti casi anche senza aiuto...» sospirò Yagami.

«Per me fa lo stesso, anzi. Escludendomi mi libererete solo di un impegno superfluo.» rispose appoggiandosi allo schienale della poltrona.

Colpito e affondato.

Ryuga rimase qualche secondo in silenzio, per poi riprendere a parlare con l'agente «Maschera esclusa, descriviti un pò.»

Di nuovo una risatina«Dove siamo? Alle elementari? Come vuoi. Mi chiamo Harato Joaquine, ho diciassette anni e frequento la Quinta liceo alla Tekai Accademy. Lavoro alla questura del Signor Yagami per pagarmi gli studi e sono di nazionalità Argentina.»

«E?» Ryuzaki continuava ad insistere, quelle poche parole non bastavano a placare la sua brama di sapere e curiosità.

Il respiro del mascherato si fece più rumoroso, ed il silenzio calato in quella stanza rendeva il tutto più macabro; come un Killer mascherato in un film Horror.

«Basta. Non dico altro.» rispose alla fine Harato ed L rinunciò a ragionare col ragazzo, riprendendo il caso Kira come se nulla fosse.



Erano le sette del mattino, il sole alto nel cielo appariva pallido nel periodo invernale e fiocchetti candidi volteggiavano nell'aria, per poi posarsi sul suolo per formare una soffice coltre di neve.

Alla Tekai Accademy poche persone giravano per l'istituto ed i pochi svegli vivacizzavano l'edificio grigio scuro.

Man mano che la struttura cominciava a brulicare di studenti, anche la mensa si affollava.

Tutti i tavoli erano occupato da vari gruppi di studenti affamati che consumavano la propria colazione.

Al centro della sala c'era un tavolo molto più grande degli altri.

A capotavola una ragazza dai ricci capelli rossi, giocherellava con la forchetta, poggiando la testa sul dorso della mano.

«Tranquilla America, vedrai che andrà tutto per il meglio» cercò di tranquillizzarla la bionda alla sua sinistra.

Di tutta risposta la fulva sospirò, posando lo sguardo nocciola sulla sedia alla sua destra.

Il chiacchiericcio degli studenti cessò di colpo, catturando l'attenzione della depressa.

I suoi occhi nocciola si spostarono dalla tazza di cioccolata calda all'entrata della mensa dove, appoggiato allo stipide della porta, si ergeva una figura mascherata.

Sgranò gli occhi e, come d'istinto si alzò di scatto correndo verso l'amico, lanciandocisi addosso di slancio, e rischiando di farlo collassare all'indietro.

Di tutta risposta, il mascherato ricambiò l'abbraccio, portando una mano lattea ad accarezzare la chioma rossa, ormai scoppiata a piangere sulla sua felpa.



Il mascherato passò all'amica un bicchiere che, in pochi secondi, si svuotò dell'acqua che conteneva, mentre la fulva soffiò rumorosamente il naso.

«Idiota, mi hai spaventata a morte.» singhiozzò.

«Tranquilla, lo sai che ho la pellaccia dura.» rispose l'altro con tono tranquillo, appoggiandosi ai fornelli della cucina della mensa.

«Si ma sei quasi morta Kira!» di colpo la rossa si alzò, dirigendosi ferocemente verso il compagno.

«America, sai che non voglio far sapere in giro che sono una ragazza» rispose cinica la mora, chiaramente donna.

«Non mi interessa! Sei quasi morta!» America continuò la sfuriata.

Mentre calde lacrime cristalline le rigavano le guance cominciò ripetutamente a colpire Kira che non reagì.

«Ho temuto di non rivederti...» i pugni cessarono ma i singhiozzi continuarono.

«Tranquilla, ho promesso ai tuoi genitori che mi sarei occupata di te, ed è quello che farò. Che ne dici di andare a fare un giro?»

La fulva siasciugò le lacrime con la manica della camicetta azzurra e tirò su col naso «D'accordo, ma mi offri una cioccolata calda.»

A questa affermazione Harato sorrise «certamente principessa, ed io prenderò un gelato.»

«In inverno?! Ma sei matta?! » quasi gridò America, sconvolta.

«Si, è più buono♥» rispose ridacchiando.

Le due uscirono sorridendo dalla cucina e raggiunsero la loro camera nel dormitorio.





Angolo Autrice

Salve gente! Qui ritorna l'autrice più pazza di tutti!!!

Si lo so, non avete avuto per molto mie notizie ma sono sommersa da impegni. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!!!!

Ci si sente!

  
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