Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    23/04/2014    2 recensioni
Storia partecipante ai contest Immagini dal Castello di Marge86 e Sour Comedy di Frandra
C'è un luogo molto speciale a Kyrador.
Trovarlo è difficile, a meno che non lo si cerchi. Immersa nel verde di un parco, e adagiata sulle sponde di un laghetto, c'è una piccola bottega del caffé, dove chiunque abbia tempo e denaro a sufficienza può godere della tranquillità che solo l'angolo più appartato della più grande città del mondo può offrire.
In questo caffé non si viene solo per consumare una bevanda, ma per goderla. Non si mangiano dolci, li si degusta. Non di chiacchiera, si conversa.
Camerieri raffinati e dai modi gentili intrattengono i clienti, perdendosi con loro in piacevoli conversazioni, ed allietando in questo modo le giornate a coloro che amano ricercare il bello della vita, mentre pasticceri di alta cultura e formazione servono il miglior rinfresco che si possa desiderare.
Benvenuti al Cafè Coeur Bleu.
Non senza ragione taluni scrittori hanno chiamato il caffè una bevanda intellettuale, dato l'uso per così dire generale che ne fanno tutte le persone delle quali i lavori esigono un'attività particolare dell'organo pensante (Pierre Jean Cabanis)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV

 

 

Ormai era diventata una scommessa: in tutti i sensi.

Constatato che Claudio sembrava aver fatto dell’allontanamento dell’apprendista una sorta di missione, Pierre, col suo solito fare a metà tra l’eleganza e l’ironica presa in giro, aveva avviato un vero e proprio giro di scommesse in cui l’oggetto delle puntate era ciò che sarebbe successo alla fine di quelle due settimane.

Le ipotesi erano tre: la nuova arrivata non passava il periodo di prova, lo passava ma sceglieva comunque di andarsene, oppure lo passava e sceglieva di restare.

Ad ogni nuova voce, imprevisto o minima evoluzione della situazione le quote venivano immediatamente aggiornate, e al venerdì pomeriggio, quando ormai mancavano solo due giorni all’ora X, a guardare la lavagnetta affissa in un angolino della cucina facilmente occultabile la prima ipotesi era la meno pagata.

Persino Marika aveva iniziato a vedere nero, pur evitando di pronunciarsi pubblicamente, mentre qualcuno, la cui identità era ancora un mistero, già dal giorno dell’apertura del concorso aveva segretamente votato per la terza nell’incredulità generale apponendovi una croce.

La giornata sembrava prossima a scivolare via, ma un evento improvviso cambiò tutto.

Il locale stava per chiudere, e molti si erano già cambiati, quando Claudio si presentò in sala avvertendo il principale che qualcuno lo cercava urgentemente al telefono. Auguste andò nel suo ufficio, uscendone poco dopo con un’espressione strana.

«Era l’ufficio eventi dell’ambasciata di Eyban. Vogliono organizzare un ricevimento qui da noi.»

«Un ricevimento!?» esclamò qualcuno

Tutti spalancarono gli occhi, guardandosi allibiti gli uni con gli altri.

«Come sapete, la prossima settimana si svolgerà il consiglio generale interforze qui a Kyrador. Saranno presenti alti ufficiali della MAB provenienti da tutto il mondo, oltre a varie delegazioni politiche di molti Paesi.

Nello specifico, la delegazione di Eyban arriverà in città domenica mattina, e ha chiesto di poter organizzare un evento speciale per il pomeriggio proprio qui al Coeur Bleu

«Sarà una cosa mica da poco.» osservò Aldo «Sicuramente parliamo di più di venti persone.»

«È ovvio che per quel giorno saremo costretti a tenere chiuso agli altri clienti. Ci faremo perdonare con un’apertura speciale in un’altra occasione.

Si tratta certamente di una prova importante, ma nonostante ciò che vi comportiate né più né meno che con qualsiasi altro ospite.

Confido che ognuno di voi darà il meglio di sé, come sempre del resto.

Potete andare».

A quel punto molti se ne andarono, ed Alicia, ancora un po’ frastornata, venne confortata dal direttore.

«Mi dispiace che una cosa simile sia successa durante il tuo periodo di prova. Spero non sia un impegno troppo gravoso.»

«Non si preoccupi. Ce la metterò tutta».

Mentre se ne andava, non senza una cert’ansia in corpo, la ragazza ebbe l’impressione di scorgere un’ombra nera, come una punta di sdegno, nell’espressione di Claudio, che come lei anche dopo il rompete le righe era rimasto immobile come una statua, pugni stretti e denti serrati.

 

La domenica mattina il locale venne predisposto per l’occasione.

La sala venne rimessa a nuovo e addobbata con ceste di fiori e ghirlande, e vennero tirate diverse corde lungo la balconata superiore cui furono appese diverse bandiere, soprattutto di Eyban.

Venne adottata anche la divisa estiva, da sempre ritenuta più elegante rispetto a quella di autunno-inverno, con calzoni e gonne blu scuro sostituiti da altri color azzurro cielo e camice bianche a righette orizzontali, il tutto impreziosito da un cravattino per gli uomini e da un nastro a fiocco per le donne.

Non erano state fatte prenotazioni né era stato organizzato un qualche menù, quindi le cose rischiavano di farsi difficili, e infatti quando verso le quattordici arrivò la delegazione di Eyban i camerieri dovettero subito iniziare a correre.

In tutto c’erano quasi una trentina di persone tra politici, ufficiali militari e anche alcuni membri dell’agenzia, tutti o quasi con mogli e figli al seguito; un gran colpo d’occhio di certo, tra tutte quelle divise scintillanti, con quelle blu oltremare della MAB a svettare in particolar modo, ma riuscire a stare dietro a tutti era una vera impresa.

Erano stati preparati vari dolci e torte per ogni evenienza, ma ciò nonostante in cucina Paulo e Pierre facevano gli straordinari, e così tutti i camerieri, che non smettevano un attimo di servire ai tavoli o ai divanetti disposti qua e là e di sfornare tutti i tipi di caffè.

Alicia non aveva mai sopportato un simile carico di lavoro, neanche al ristorante dei suoi genitori, ma seppur con la forza della disperazione riuscì a mantenere il controllo seguitando a fare il suo lavoro, che era perlopiù quello di servire assieme a Louis ed Hervé facendo avanti e indietro dal bancone o dalla cucina, mentre Aldo, Meredith e Marika lavoravano senza sosta alle caffettiere.

Eppure, c’era qualcosa di molto strano; Alicia non riusciva a sentire la stessa atmosfera che aveva sempre percepito dal giorno in cui aveva messo piede per la prima volta al Coeur Bleu. E non era solo per via della confusione, di sicuro anomala, quanto piuttosto per il modo stesso con cui quegli ospiti così particolari interagivano tanto con il locale quanto con chi vi lavorava.

A loro non importava niente della ricerca del bello, della semplice quiete che solo un angolo di parco perso nel nulla nella più grande città del mondo sapeva dare, della piccola grande gioia di avere qualcuno con cui intrattenere una piacevole e raffinata conversazione in un silenzio pieno di pace.

Volevano solo fare bella figura con le fidanzate o le mogli, osservare un po’ il panorama, scattare qualche foto ricordo, bere il famoso caffè del Coeur Bleu, e poi tutto sarebbe finito.

Anche tutti gli altri sembravano pensarla così, ma mentre il signor Auguste e gli altri senatori si sforzavano di nascondere i propri reali pensieri dietro ad un sorriso di circostanza i più giovani non riuscivano a non storcere il naso di fronte alla superficialità e frivolezza di quelle persone che con il loro modo di fare stavano completamente stravolgendo il senso e lo scopo su cui si fondava il Coeur Bleu.

«Sono troppo rumorosi.» commentò ad un certo punto Vincent, il giovane cameriere alto e scuro, che Alicia aveva sentito parlare si e no una decina di volte in tutte le ore trascorse lì dentro

«Preferirei vedere il locale vuoto, piuttosto che calpestato da questi pagliacci.» si era sfogato di riflesso Hervé

«Non possiamo farci niente.» sentenziò Marika «Sopportiamo e andiamo avanti. Presto sarà comunque finita».

Fra tutti, però, il più irritato sembrava proprio Claudio, che Alicia vide più volte fulminare con gli occhi ora questo ora quell’avventore, e allora capì come mai alla notizia di quell’evento apparentemente così di buon auspicio per la fama e il buon nome del locale avesse suscitato, in lui come forse anche in altri, una vampata di disgusto.

«Non è per questo che esiste il Coeur Bleu.» lo sentì dire in un’occasione.

Nei suoi occhi c’era rabbia, ma anche un po’ di tristezza.

Forse, dopotutto, non era poi una così cattiva persona, ma solo un giovane raffinato e un po’ troppo serio che teneva sinceramente al locale e all’atmosfera che lo pervadeva; poteva capirlo, perché anche lei aveva iniziato a provare la stessa cosa, e anche se non cambiava idea sul suo carattere impossibile un po’ le dispiaceva averlo giudicato così duramente, almeno in un primo tempo.

Ma ormai quello che era fatto era fatto; finita quella giornata, tutto sarebbe tornato come prima. Almeno per lui, perché nel suo caso l’assunzione era ancora tutto fuorché data per certa.

Ad un certo punto, mentre ancora finiva di pulire un tavolino, Alicia venne chiamata, seppur in modo abbastanza cortese, ad un divanetto su cui erano accomodati due uomini; uno, abbastanza anziano, indossava l’uniforme della MAB, l’altro invece, per quanto giovane, aveva le fattezze e gli atteggiamenti di un politico navigato.

«Due caffè in ghiaccio, per favore.» disse l’anziano

«Due caffè in ghiaccio, subito signore».

Perché potesse essere gustato appieno il caffè in ghiaccio andava servito e bevuto velocemente, prima che il ghiaccio potesse sciogliersi troppo annacquando la bevanda, e anche se al Coeur Bleu si usava un particolare ghiaccio secco che durava più a lungo bisognava comunque fare presto.

Alicia li preparò alla velocità della luce, pur nella maniera il più perfetta possibile, ma mentre era sul punto di servirli uno scambio di battute tra i due ospiti catturò la sua attenzione.

«Come sarebbe a dire?» esclamò l’anziano ufficiale «Vuoi dare una parte di Erithium in concessione alla Monlith Industry

«Perché no? La Monlith paga bene, e abbiamo già un accordo di base. Restano solo da definire i dettagli. In base al diritto internazionale ad ogni Nazione Fondatrice spetta il 3% della superficie sfruttabile di Erithium. La Monlith ci ha offerto di rilevare un terzo del territorio di proprietà di Eyban, e noi abbiamo accettato.»

«E non hai calcolato che forse qualcun altro, magari il governo, avrebbe gradito esserne informato?»

«Per quanto riguarda lo sfruttamento e la commercializzazione del krylium, l’ultima parola spetta sempre al Ministero per gli Affari Magici. Ti garantisco che è tutto regolare.

Anche il presidente ha dato un tacito accordo. Un’ultima speranza per accaparrarsi qualche elettore.»

«E così tu hai piegato la testa e ti sei intascato i soldi.»

«Guardiamo in faccia alla realtà, Boginski. Le industrie del krylium sono una delle realtà economiche più potenti del pianeta. Hanno abbastanza soldi per comprarsi una nazione o due, e soprattutto sono molto potenti. Non conviene averli contro. Io ho fatto una scelta di coscienza, tutto qui.»

«Una scelta di opportunismo, vorrai dire.»

«Chiamala come ti pare. Rimane il fatto che Eyban al momento ha bisogno di soldi. Stiamo cercando di realizzare nuovi insediamenti in aree rimaste fino ad oggi deserte, e gli operai non lavorano a titolo gratuito».

Una voce li interruppe.

«Mi perdoni. Ma credo non sia una buona idea».

I due si zittirono, volgendo gli occhi nella stessa direzione. Alicia, dal canto suo, si sentì tremare le gambe nel vedersi piantare addosso quegli sguardi indagatori, domandosi per quale motivo avesse aperto bocca.

«Come hai detto, scusa?» sibilò il politico.

L’istinto le diceva di fermarsi, e invece continuò.

«Credo… Credo che questo accordo non porterebbe alcun vantaggio ad Eyban. Al contrario, forse.»

«Che vuoi dire?» sibilò ancora il giovane come se avesse voluto incenerirla

«Per quanto ne sappiamo, ad oggi la luna Erithium rappresenta la più vasta fonte di krylium di questo sistema solare. Ma non possiamo servircene. Alcune prove di trivellazione condotte in anni recenti hanno dimostrato che il krylium di Erithium è molto delicato, e tende a deperire rapidamente sia durante la fase di scavo che quella di trasporto perdendo gran parte della sua purezza.

Attualmente, secondo le previsioni più ottimistiche, occorreranno almeno altri vent’anni per mettere a punto una tecnologia che permetta di sfruttare pienamente i giacimenti di Erithium, ed è implicito che quando ciò sarà possibile il valore dei terreni eventualmente posseduti sul satellite salirà vertiginosamente, così come il prezzo che si sarà legittimati a chiedere per elargire le concessioni minerarie.

Viceversa, vendendo adesso, il valore è particolarmente basso, visto che come ho già detto quei terreni per ora sono ancora irraggiungibili. È un investimento per il futuro, e in quanto tale possono essere pagati meno del loro reale valore».

I due uomini sgranarono gli occhi, e anche molti altri occupanti della sala, a cominciare dai colleghi di Alicia, rimasero attoniti e in silenzio. L’unico a non sembrare colpito, come al solito, era il proprietario.

Alicia si sentiva tremare le gambe, ma quella forza che l’aveva spinta a parlare non voleva saperne di abbandonarla.

«Naturalmente, ci sono altri fattori da tenere in conto. Per esempio il valore di mercato del krylium. L’apertura dei giacimenti su Erithium potrebbe portare ad una bolla speculativa con alti rischi e probabilità di ricadute economiche catastrofiche, che comporterebbero il crollo dei prezzi e una conseguente crisi del settore.

Ma in ogni caso, a mio modesto parere, la Monlith ci guadagnerebbe in ogni caso, perché compenserebbe eventuali perdite per il futuro rivalendosi sui costi sostenuti per ottenere la concessione, assai inferiori al valore finale che quei terreni potrebbero arrivare ad avere».

Tra la gente tutto intorno era piombato il silenzio, rotto solo da un mormorio indistinto. L’anziano ufficiale guardò il giovane politico con un sorriso quasi di scherno.

«Questa ragazza ha una mente molto più affinata della tua. Forse dovresti proporla per il tuo staff».

Il giovane a quel punto non poté far altro che capitolare, sbuffando imbarazzato per la brutta figura che aveva fatto.

«E va bene, avete vinto. Ridiscuterò l’accordo di concessione. Con un po’ di fortuna, potrò convincere la Monlith a spostare la sua attenzione sui giacimenti nella Provincia di Ustinof».

Alicia, tesa come una corda di violino fino ad un attimo prima, sentì un irrefrenabile desiderio di sorridere.

«E ora, col vostro permesso, gradirei affogare la mia frustrazione in qualcosa di forte. Dov’è quel caffè che ho ordinato una vita fa?»

«Temo che la nostra amica qui presente dovrà riprepararlo.» sorrise l’anziano «Quelli che ci stava portando mi sa che sono perduti».

Solo allora la ragazza si accorse che i due bicchieri poggiati sul suo vassoio contenevano ormai solo una brodaglia liquida e chiara; il ghiaccio si era sciolto, annacquando a tal punto il caffè da renderlo imbevibile.

«Mi dispiace immensamente!» esclamò imbarazzata, suscitando l’ilarità di qualcuno.

Alicia non l’avrebbe mai saputo, ma le due persone con cui aveva parlato erano rispettivamente il Generale Ivan Boginski, comandante della Seconda Flotta della MAB e membro del Consiglio Generale di Sicurezza dell’Agenzia, e il suo connazionale Alexei Kodrof, Ministro degli Affari Magici di Eyban e futuro candidato alla presidenza.

 

Dopo poco la riunione ebbe fine, e quegli ospiti così rumorosi lasciarono un po’ per volta il locale.

Uno degli ultimi ad andarsene fu l’anziano, che prima di uscire fece l’occhiolino ad Alicia rivolgendole anche un cenno di saluto.

La ragazza ricambiò, e quando guardò alla propria destra si avvide di avere accanto il principale.

«Davvero uno spettacolo interessante. In tanti anni che dirigo questo posto, non avevo mai visto qualcuno prendere così di petto una conversazione, men che meno con gente così importante.»

«Io… mi dispiace! Mi sono lasciata trasportare…»

«Ma dopotutto» proseguì Auguste come se non l’avesse sentita «È per questo che esiste il Coeur Bleu. Per favorire la conversazione».

Ancora una volta, Alicia sentì un torrente di gioia sgorgarle direttamente dal cuore, che di fronte al sorriso gentile del direttore divenne ancora più incontenibile.

«Spero ti troverai bene qui da noi.»

«Sì!» rispose d’istinto «Farò del mio meglio!».

Ma la soddisfazione più grande Alicia se la tolse quando, mentre riportava al bancone l’ennesimo vassoio di tazze e bicchieri vuoti, Claudio la guardò cercando di sfoggiare i suoi soliti occhi di ghiaccio, ma finendo invece per arrossire vistosamente.

«Beh…» disse grattandosi il naso e guardando altrove «Ben fatto…».

Nulla avrebbe potuto renderla più felice.

E non era l’aver finalmente costretto quel bellimbusto a riconoscere il suo talento e la sua perseveranza a farle tanto piacere, quanto piuttosto il puro e semplice fatto di aver ricevuto un complimento proprio da lui; il perché non riusciva a capirlo, ma per il momento era sufficiente.

«Grazie!» disse al culmine della gioia.

Marika assistette alla scena, ed entrata nello spogliatoio dove i suoi colleghi sembravano stare aspettando l’esito di una finale di coppa indicò quasi sghignazzando il lato destro della famosa lavagnetta, suscitando ora un moto di stupore ora risate divertite.

Da parte sua, Alicia si sentì ad un passo dal paradiso, dimenticando per un momento che quello era, dopotutto, solo un lavoro part-time, destinato comunque a durare solo per poco tempo, ma quando infine se ne ricordò decise che non le importava; il Cafè Coeur Bleu l’aveva conquistata, e fino a quando fosse stato possibile avrebbe continuato a bearsi della sua splendida atmosfera.

Visto che era ancora relativamente presto, fu deciso di tenere il locale aperto ancora per un po’, e non dovettero passare che pochi minuti perché i primi, veri clienti della giornata si facessero vivi; ancora una volta, fu Alicia ad accoglierli, dando loro il benvenuto con un sorriso che avrebbe scaldato anche il più freddo dei cuori.

«Buon pomeriggio. Benvenuti al Cafè Coeur Bleu».

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera