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Autore: myskinnylove    25/04/2014    6 recensioni
If you remember me, then i don't care if everyone else forgets.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken Arrow
Capitolo 3

 
 
Oliver si risvegliò bruscamente, era stato buttato a terra. Aveva mani e piedi legati, una fettuccia di stoffa tappava la sua bocca.
Cercò subito con lo sguardo Felicity, era a qualche metro da lui, immobile a terra, anche lei con le mani e i piedi legati.
Voleva solo urlare il suo nome e assicurarsi che stesse bene.
Gli uomini alle sue spalle se ne andarono, erano vestiti di nero e indossavano il passamontagna.
L’uomo che li aveva sorpresi con la pistola li aveva condotti fuori città, poi  lo raggiunsero altri uomini per  aiutarlo, prima colpirono Oliver poi Felicity.
Cercò con tutte le sue forze di liberarsi per correre a salvare Felicity.
Più muoveva le mani cercando di scivolare via dalla stretta più dolore provocava ai suoi polsi. Felicity lentamente si riprese, si voltò guardandolo spaventata.
Non c’erano le parole a parlare, i loro sguardi si rincontrarono come per proteggersi a vicenda. Felicity nel rivedere gli occhi azzurri di Oliver le sembrò di essere a casa.
Oliver si avvicinò strisciando, erano sicuramente in qualche magazzino abbandonato fuori città, l’ambiente era aperto e il soffitto molto alto.
Si trovarono viso a viso, Oliver vide una lacrima scendere lungo la guancia ferita di Felicity. Strinse i denti, trattenendo la rabbia verso i loro rapitori.
Se solo avesse potuto liberarsi avrebbe ucciso tutti coloro che aveva toccato Felicity.
Un uomo con una maschera spaventosa entrò. Aveva in mano un pugnale, si avvicinò a loro due, un altro uomo lo affiancò tirando via Felicity.
Con il pugnale accarezzò il viso della bionda, mentre l’altro la sorreggeva. La lama ben affilata sfiorava la sua pelle, scivolò lungo il collo e si fermò sul petto che faceva su e giù velocemente.
Oliver cercava con tutte le sue forze di liberarsi ma non ci riusciva.
Una voce al di sotto di quella maschera parlò  «E’ davvero strana la natura umana, non credi caro giustiziere?».
Sapeva il suo segreto, quell’uomo sapeva chi era lui. Questo significava che aveva a che fare con Arrow.
«Il modo in cui la guardi è commovente.» si avvicinò al viso immobile e spaventato di Felicity, l’altra mano accarezzò il suo fianco.
Oliver non riusciva più a resistere nel vedere quella scena.  
«Ti darò la possibilità di stare con lei ancora per un po’ .» continuò facendo strisciare la punta del pugnale lungo i bottoni della camicetta  «Poi i giochi avranno inizio.» rifilò un pugno nello stomaco di Felicity facendola piegare dal dolore, l’uomo alle sue spalle la lasciò, si accasciò a terra, mentre il dolore si faceva sempre più forte.
«Felicity!» urlò Oliver, si avvicinò di nuovo a lei, la camicetta era sporca di sangue, l’avevano colpita all'altezza della ferita da sparo.
Rimasero vicini per ore, mentre Oliver cercava qualcosa di appuntito per liberarsi, studiò l’ambiente senza tralasciare nulla, in fondo alla grande struttura c’erano delle lastre di ferro.
L’avrebbe raggiunte con facilità se solo quegli uomini non sarebbero entrati all'improvviso.
La porta si aprì, l’uomo mascherato avanzò, seguito da tanti altri uomini.
«Bene bene, eccoci qui, pronti per i giochi?» chiese ridendo beffardo.
Due uomini alzarono bruscamente Felicity. Altri due fecero lo stesso con Oliver, che con riluttanza si spostò alzandosi autonomamente.
Con dei movimenti  veloci sciolsero i nodi che impedivano ai due prigionieri di parlare.
«Che cosa volete?» urlò subito Oliver, quasi ruggendo come un leone arrabbiato.
«Calma, ora ci divertiremo.» fece un passo verso di lui, liberando mani e piedi. Oliver fu circondato da tutti gli uomini vestiti di nero,  l’uomo mascherato liberò anche Felicity, sarebbe caduta a terra per la stanchezza e per il dolore che aveva all'addome, ma gli uomini alle sue spalle la sorressero, portandola via.
«Dove la portate?» chiese cercando di superare la barriera di uomini intorno a lui.

Felicity era svenuta, si risvegliò in una stanza, aveva un dolore insopportabile all'addome, guardò il punto dove avevano estratto il proiettile qualche giorno prima, una chiazza rossa sporcava la sua camicetta bianca.
Aveva una strana sensazione di nausea, si accasciò in un angolo, mentre udiva le urla di Oliver che attraversavano le pareti e distruggevano il suo cuore.
Non voleva più ascoltare. Doveva agire per il bene di Oliver. Si guardò intorno, la stanza era completamente vuota, ne una finestra, ne un condotto dell’aria, ne qualcosa di appuntito, niente di niente.
Quel giorno non aveva nemmeno delle forcine, osservò attentamente il petto. Un’idea geniale la mise sull'attenti.
Si sbottonò la camicetta, estrasse dopo vari tentativi i ferretti del reggiseno.  Doveva solamente trovare la forza di alzarsi e provare a lottare contro tutti. Oliver aveva bisogno di aiuto, e lei era l’unica che poteva aiutarlo.
Si alzò, nascondendo i due ferretti,  avvicinandosi alla porta bussò per constatare se c’era qualcuno dall'altra parte. Nessuno rispose.
Si inginocchiò all'altezza della serratura e con le mani tremanti cercò di aprire la porta. Nei film sembrava molto più facile «Andiamo, su…» bisbigliava mentre con forza smuoveva la serratura.
Si sentì un piccolo rumore, ci era riuscita, trattenne un sorriso e aprì la porta senza far rumore, lentamente scivolò fuori chiudendosi la porta alle spalle.  Lungo il corridoio non c’era nessuno. Cercò velocemente qualcosa di pesante o di appuntito come arma, non c’era nulla. Avanzò cautamente,  si accorse che le urla erano cessate, poi dei passi riempirono quel silenzio pieno di tensione e paura. Si nascose dietro una colonna, gli uomini che prima avevano circondato Oliver stavano uscendo uno ad uno, alcuni erano feriti, altri ridevano soddisfatti.
Portò una mano davanti alla bocca, soffocando un piccolo verso.
Uscirono tutti da una porta alla fine del corridoio. Si accertò che non ci fosse nessuno, si tolse i tacchi e corse verso la porta che portava da Oliver.
Era in mezzo al grande magazzino, steso a terra. Le mancò il respiro per un secondo, si riprese e corse verso di lui, inginocchiandosi prese il viso di Oliver tra le mani «Oliver, svegliati.» bisbigliò mentre una lacrima le rigava la guancia,  aveva ferite ovunque. «Oliver, per favore, apri gli occhi.» supplicò accarezzando la sua guancia.
Oliver aprì lentamente gli occhi «Felicity…» si riprese velocemente alzandosi «Stai bene?» stavolta era lui che accarezzava la guancia della bionda.
Annuì asciugandosi le lacrime. «Dobbiamo sbrigarci.» Oliver prese la mano di Felicity, si alzarono.
«Hai qualche piano in mente?» chiese la bionda, seguendo Oliver fuori dal magazzino.
«No.» rispose lui, cercando con lo sguardo qualcosa con cui armarsi.
«Sono tutti entrati in quella stanza.» indicò la porta chiusa in fondo al corridoio.
«Bene.» seguirono lungo il corridoio, finché due uomini non uscirono da quella stanza.
Con un movimento veloce Oliver trascinò Felicity dietro a una colonna. La bionda era spalmata tra il muro e il petto di Oliver. Il cuore le batteva forte in preda al panico.
Il respiro silenzioso di Oliver la fece rabbrividire, averlo così vicino la mandava in tilt.
«Stai ferma qui.» le bisbigliò nell'orecchio. Oliver attaccò alle spalle i due uomini, li mise a KO prendendo le munizioni e le armi.
Oliver tornò da Felicity, tra le mani aveva due pistole.  Ne porse una alla ragazza che era rimasta incollata al muro da quando lui l’aveva lasciata lì «Oliver, non penso sia il c-caso. » .
Dalla radiolina dell’uomo steso a terra si sentì una voce “Tornate alla base”
“Ripeto. Tornate alla base.”
Dopo qualche minuto di silenzio, un uomo uscì dalla stanza, seguito da altri due uomini.
Oliver fu immediatamente pronto a fronteggiarli, tra calci e pugni però non si accorse che anche Felicity si trovò a fronteggiare uno di loro. Velocemente scagliò via l’uomo da Felicity.
«Grazie!» sospirò.
Un uomo in fondo al corridoio, alle spalle della ragazza, stava per aprire il fuoco, Oliver scattò velocemente verso di lei, catapultandola a terra, Felicity si trovò Oliver sopra, le sue labbra a qualche centimetro dalle sue, i respiri irregolari si scontravano come due forze opposte. Oliver si alzò velocemente strappando via all'uomo l’arma per poi colpirlo con essa.   
Il ragazzo tese la mano a Felcity per aiutarla a rialzarsi, la bionda afferrò per poi affiancarsi di nuovo a Oliver. «No che mi dispiaccia, però hai la camicetta sbottonata.» Oliver commentò indicando il petto della ragazza.
Felicity arrossì iniziando a balbettare «Devi ringraziare il mio reggiseno push-up, è lui che ci ha liberati.» mentre si riabbottonava la camicetta.
Oliver la guardò piegando il capo. «Comunque penso che questa serva anche a me, ora.» Felicity prese la pistola che prima Oliver gli aveva offerto.
Sempre sotto lo sguardo freddo e serio di Oliver, Felciity stringeva tra le mani un arma più pesante di lei, poteva uccidere un uomo con quella, lei avrebbe potuto mettere fine ad una vita umana grazie a quel maledetto oggetto.
«Dobbiamo andarcene.» ruppe il silenzio Oliver, posizionandosi di fronte alla bionda.
 «I suv sono parcheggiati fuori, dobbiamo salire le scale.» indicò le scalette che portavano ad una porta con sopra la scritta “exit”.
«Andiamo.» Oliver prese la mano di Felicity ma lei non lo assecondò.
«Se riusciamo a trovare un computer potrei inserire un programma di rintraccio, così possiamo controllare.»
Oliver sospirò «Li ritroverò io, ora voglio solo riportarti a casa.» Strinse la sua mano e la trascinò fuori.



 
        ***

Quando riaprì la porta di casa sua, Thea gli saltò addosso abbracciandolo. «Fratellone, finalmente ci degni della tua presenza.»
«Scusa Speedy, ho avuto da fare.»
«Hai sempre da fare…» si incamminarono verso il salotto «…Per tua fortuna c’è una bella ragazza che ti aspetta.»
«Hey.» Sarah si voltò avvicinandosi per abbracciarlo.
«Hey.» ricambiò lui, in un secondo nella sua testa passò l’immagine di Felicity.
Senza dire niente, Sarah prese la sua mano e lo condusse fino in camera sua, chiudendo la porta a chiave.

Quando riaprì la porta di casa sua, Layla lo accolse con una bella bottiglia di vino. «Ti stavo aspettando.» sorrise prendendo due bicchieri.
Diggle si avvicinò, baciandola appassionatamente. «Mi sei mancata.» bisbigliò.
Quando era uscito di casa, un uomo lo aveva minacciato di uccidere Layla se non avesse fatto quello che lui gli ordinava. Ecco perché Oliver e Felicity non trovarono lui in auto ma il rapitore.
Il profumino di un dolce riempì la casa. «Ho preparato la torta di mele che ti piace tanto.» sorrise la donna.
«Speriamo che non sia bruciata come quella dell’altra volta.» risero entrambi.

Quando riaprì la porta di casa, un silenzio spaventoso riempiva quelle pareti.
Accese la luce della cucina, prese un bicchiere che riempì con il Whisky.
Felicity buttò giù tutto d’un colpo.
Si diresse in camera da letto, cambiò l’abito e poi tornò in cucina, riempì di nuovo quel bicchiere.
Scivolò seduta per terra, portando con se la bottiglia e il bicchiere.
Sola in una casa vuota.


 


Eccomi!
Finalmente ho aggiornato ragazze!!!
sinceramente ho avuto difficoltà nel scrivere scene d'azione, lo ammetto.
Spero die ssermela cavata.
Stiamo vedendo un lato di Felicity nuovo. E' davvero una ragazza sola.
Vediamo anche Oliver, ormai completamente preso da lei, FINALMENTE!
spero vi piaccia, ditemi cosa ne pensate, ci tengo.
vi ringrazio di cuore.
Al prossimo emozionante capitolo. 


 
  
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