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Autore: AxXx    25/04/2014    3 recensioni
Dopo la battaglia di Manatthan Alex Dahl torna, con la sua orda, in Norvegia, dove, dopo tante fatiche, può riposare.
Ma un mezzosangue non può mai riposare. Infatti, quando Odino perde i suoi corvi messaggeri, non fidandosi di nessuno per ritrovare i suoi messaggeri personali, chiede aiuto al figlio che, per l'ennesima volta, è costretto ad abbandonare il suo campo per una missione che, ancora lui non lo sa, lo porterà ad incontrare qualcuno di molto speciale.
[Sangue del Nord Crossover Kane Chronicles]
(Ringrazio Lilium, mia compagna in questa piccola avventura laterale :3 )
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Spin-off Sangue del Nord'
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                               Guai, Corvi e Fighi allucinanti

 

 

 

 

 

Ero a andata a Londra per vedere come stavano i miei nonni – e controllare che non avessero avuto un qualche trauma post trasformazione in divinità – e per spigare a Liz ed Emma quello che era successo un anno prima. Niente di più, anche se avrei volentieri fatto una capatina al cimitero in cui Anubi mi aveva baciata, e niente di meno.

Una settimana di riposo, mi ero detta.

Niente serpentoni che cercano di distruggere la terra, niente divinità schizofreniche o pinguini in giro per casa.
In fondo me lo meritavo, no?

Mi ero dimenticata solo un microscopico dettaglio: Sadie Kane non può essere normale.

È matematico.

Ecco perché in quel momento correvo come una folle fra le strade piene di vita notturna del centro di Londra con la borsa in pelle che, stupidamente, avevo deciso di portare e che ospitava solo una bacchetta e qualche Shabti da combattimento seppelliti sotto cianfrusaglie da ragazza di ogni genere, inseguendo due corvi che, guarda caso, con tutti gli abitanti di Londra, avevano deciso di rapire le mie due migliori amiche.
Cercavo di non perdere quei due stupidi rapaci, ma al contrario di loro non volavo e le strade erano affollate di turisti che si lamentavano delle gomitate che gli rifilavo per farli spostare.
Poco educato, molto efficace.

Afferrai la mia bacchetta maledicendomi mentalmente per non aver messo i vestiti di lino che aiutavano la magia e cercai di ripescare dalla Duat il mio Bastone.

Entrai nella struttura con meno difficoltà di quante me ne sarei aspettata, ma non me ne curai e proseguii.

Avevo già visto La Torre di Londra - insomma, io in quella città ci avevo vissuto fino a un paio di anni prima! – ma di notte era decisamente tutta un’altra storia, e supponevo che non fosse solo colpa del buio.
Il giardino intorno all’edificio medievale era inquietante, con l’erba falciata di fresco illuminata dalla luna e con gli espositori di souvenir chiusi che occupavano gli angoli.
Mi sembrò quasi di vedere il fantasma di Anna Bolena andarsene in giro con la sua testa sotto baraccio, come nell’antica leggenda. Mi fece “ciao ciao” con la mano che non teneva la testa mozzata e io risposi distrattamente senza fermarmi.

Intanto i corvi avanzavano velocemente con Liz che si dimenava come una pazza ed Emma che sembrava essere svenuta, e uggiolavano come se stessero provando un insostenibile dolore.
Non avevo dubbi che avessero qualcosa di magico: potevo sentirne il potere a chilometri di distanza e sicuramente due corvi normali non sarebbero riusciti a viaggiare per tutto quel tempo tenendo il peso delle mie amiche fra le zampe.

Ero certa che se ci fosse stato Carter avrebbe saputo dirmi chi fossero, ma non ero io quella specializzata in miti. Io preferivo fare a pezzettini e poi eventualmente indagare su quale fosse l’essere divino che aveva cercato di uccidermi.
I pennuti scomparvero battendo le ali nella Torre Bianca e io mi ci diressi cercando di rimanere in piedi e non rallentare il passo.
Dovevo continuare, non potevo certo mettermi a riposare sulle scale, le mie amiche avevano bisogno d’aiuto e chissà cosa stava succedendo sulla cima della struttura.

Ero talmente concentrata ad andare più veloce, due gradini alla volta, che quasi non mi accorsi del trambusto che veniva da sotto di me.
Poteva essere un nemico, non ne dubitavo considerando la sfiga che sembrava essersi affezionata ai Kane, ma in quel momento la priorità andava a quei corvi cleptomani.

Arrivai alla cima della torre sfinita e con il bastone che finalmente ero riuscita ad evocare dalla Duat in mano, attraversando la scala chiocciola che di tanto in tanto si diramava in corridoi stretti e bui.
Dava i brividi, soprattutto sapendo che lì dentro c’erano state prigioni e che quelle mura avevano assistito a crudeli torture.
Mi accorsi nell’istante stesso in cui posai il piede sull’ultimo gradino che era una trappola, nemmeno troppo nascosta, e che io mi ero fatta mettere nel sacco con una semplicità spaventosa.
Forse fu l’uomo piccoletto e scheletrico con delle rune fluttuanti attorno che guardava la scala come se mi stesse aspettando a farmelo capire, o magari il fatto che io quell’uomo lo conoscevo e che i trascorsi con lui non erano stati esattamente piacevoli.

Setne.

O, come preferivo io, il caro Zio Winnie.

“Salve Sadie Kane, è un piacere rincontrarti” un ghigno serafico da venditore di automobili gli si dipinse sulle labbra sottili da serpente.

Rabbrividii. Parlare con un fantasma e che ne ha anche tutto l’aspetto non è piacevole, ve l’assicuro.

“Mi dispiace di non poter dire lo stesso. Vedo che ancora non hai scoperto il magico mondo dello shampoo” dissi alludendo a quei capelli decisamente oleosi, ma il suo sorriso pacato rimaneva imperturbabile, quasi canzonatorio.

“Faresti meglio a tacere, maghetta arrogante.” Esalò piano, senza intonazione. Gli angoli della sua bocca si alzarono ancora un po’, mentre gli occhi dalle palpebre pesanti saettarono per un attimo alla sua destra.

In un angolo, entrambe svenute, c’erano le mie migliori amiche. Emma aveva quei suoi ridicoli occhiali glitterati storti sul naso e aveva perso una delle due scarpe dalla zeppa vertiginosa, mentre la chioma rossa di Liz era più in disordine di quanto non lo fosse di solito.
I corvi – quei due demoni! – erano appollaiati rispettivamente su due delle piccole finestrelle dell’osservatorio.

“Lasciale in pace, loro non centrano” mi sorpresi a non ringhiare o a urlargli contro. O a saltargli addosso, ne sarei stata perfettamente capace. Invece gli parlai con il suo stesso tono tranquillo.
Ero arrabbiata, molto.
“Oh, sì le libererò, non preoccuparti. Quando avremo finito di pronunciare l’incantesimo saranno libere di andarsene. Purtroppo questa spiacevole condizione non mi permette di essere abbastanza in forma da farlo da solo, ma tu sei potente, Sadie Kane, e mi aiuterai.” Per un attimo quegli strani poteri di persuasione di Setne quasi funzionarono. Fu meno di un secondo, in cui pensai che forse non era un’idea così cattiva, poi l’istinto di prenderlo a manganellate in testa tornò più forte di prima.

“Preferisco di no.”strinsi le dita attorno al bastone.

“Non capisci quanto vantaggio potresti trarre se due delle civiltà più grandi della storia si unissero? La scelta è tua, Sadie. Ti do la possibilità di decidere, e, dimmi, chi te l’ha mai data prima? Sarebbe un così grande peccato se morissi.
Sei potente, potresti fare grandi cose.”

Quella volta non c’erano Annabeth o Carter con me, non avrei avuto scampo.

Forse avrei dovuto accettare.

Forse.
No.
Assolutamente no.

Faticavo perfino a riconoscere quali fossero i pensieri influenzati da Setne e quali fossero i miei.

“Sembra una frase da filmetto di serie B, dovresti guardare qualcosa di più educativo. E, per la cronaca, queste si chiamano minacce”

“Lo prendo per un no?”

Sorrisi.
Mi lanciai contro di lui con il bastone pronto a lanciare incantesimi o, all’occorrenza, essere sbattuto in testa al caro zio Winnie.
Setne sospirò rassegnato e schioccò le dita.
E io capii che cosa ci facessero quei due corvi lì.
Si lanciarono contro di me e iniziarono a beccarmi e a graffiarmi. Mentre agitavo il bastone ne colpii uno, ma sembrava non gli importasse del dolore.

Nemmeno tre secondi dopo la stanza fu invasa da rapaci famelici che ce l’avevano con me. Non vedevo niente al di là delle piume nere e dei bacchi affilati.
Creavo scudi in continuazione, ma i corvi li distruggevano ogni volta con una facilità disarmante. Lanciavo qualsiasi comando mi venisse in mente, ma i rapaci sembravano moltiplicarsi di secondo in secondo.

Mentre un Ha-di faceva esplodere un pennuto sfortunato, feci una delle cose più stupide di sempre.
E, credetemi, di cose stupide ne ho fatte in abbondanza.

Mi trasformai in un nibbio.

Se ci fu un lato positivo fu che i corvi parvero piuttosto confusi e non pensarono che quel grazioso uccellino potessi essere io.
La parte negativa che il mio istinto da animale non molto ben allenato si diresse direttamente verso Setne, forse nel tentativo di rimandarlo nell’aldilà a forza di beccate.
Il mago mi prese prontamente al volo stringendo fra le mani le mie ali.

Ecco, probabilmente in quel momento sarebbe stato meglio ritrasformarmi, ma non è così semplice.

Mentre mi dimenavo fra le mani di un Setne che sorrideva deliziato esultando con un “Ah, ah, Sadie Kane, te l’avevo detto che alla fine avresti dovuto aiutarmi un modo o nell’altro” piuttosto irritante, un ragazzo salì le scale.

E, scusate ma devo ammetterlo, era senz’altro un bel pezzo di ragazzo.

Ok, ok. Non è che di solito appena vedo un individuo di sesso maschile oggettivamente attraente dimentico che ho una relazione stupenda seppur complicata con due fantastici e dolcissimi ragazzi che hanno giurato di amarmi per l’eternità.

No, di certo. Ma sono pur sempre una ragazza.

E quello, anche con la benda sull’occhio che gli dava un’aria vagamente minacciosa se corredata dai muscoli contro cui non mi sarei mai voluta trovare, non si poteva non notare.
E poi, in mia difesa, è tutta colpa degli ormoni.

Il ragazzo, passandosi una mano fra i ricci scuri (quanto avrei voluto farlo anch’io!) guardò spaesato Setne che mi teneva in mano, io che lo guardavo sognante per quanto potessi farlo con gli occhi di un uccello e i corvi, cominciavo ad avere dubbi sull’intelletto di quegli animali, che si accapigliavano nel tentativo di beccare il pavimento nel punto in cui prima mi ero trasformata.

Setne mi rivolse un ghigno malefico degno di un cattivo dei fumetti e poi si girò con la stessa espressione verso l’affascinante sventurato.
Quello stringeva fra le mani una spada lunga a doppia filo dall’aria decisamente letale su cui erano incisi strani simboli.

“Finalmente è arrivato anche il nostro semidio Nordico. Figlio di Odino, se volessi cortesemente versare il tuo sangue da qualche parte, ti restituirò i reali corvi. Oppure potrei ucciderti e prelevare il tuo sangue dal tuo cadavere. Come più ti fa piacere”

Il ragazzo rabbrividì impercettibilmente, ma non si lasciò intimorire.
Qualcosa non tornava.

Semidio. Nordico. Odino.
… Accidenti!

Io di mitologia Norrena proprio non me ne intendevo, ma avevo visto il film Thor e sapevo per esperienza personale quanto ci tenesse ogni divinità esistente a complicarci la vita, quindi il risultato era piuttosto ovvio.

Setne aveva bisogno di farsi una vita, o un forse di trovarsi un hobby da fantasma, che non fosse cercare di riunire civiltà, perché io mi stavo proprio stancando di conoscere Dei, per quanto i loro figli potessero essere ben disposti.

Beh, a quanto pare non sarei dovuta essere sola a combattere quel mago psicopatico.
E non potevo certo lamentarmi della compagnia.

Ora dovevo solo trovare un modo per liberarmi dalla presa di Setne, ritrasformarmi in umana e rispedirlo nell’aldilà.

Un programma all’ordine del giorno, praticamente.

“Non ho idea di chi tu sia, ma il mio sangue rimarrà dov’è” affermò il ragazzo. Aveva una bella voce.

Beccai il pollice di Setne mentre era distratto e mi godetti la sua espressione mentre si succhiava il dito malmesso.

Passo uno: fatto.

Ottimo.

“Sadie Kane, non obbligarmi a uccidere le tue amiche” il tono del mago era dei più adirati da quando l’avevo conosciuto.

Quasi ne provai compassione, poi però ricordai che era una canaglia schifosa decisa a rovinarmi la vita. Probabilmente se fossi stata umana avrei fatto qualcosa di intelligente come fargli la linguaccia, ma nella mia irritante condizione di uccellino era piuttosto difficile.

Dovevo trasformarmi in fretta.

Visualizzai bene nella mia mente me stessa.
Sentivo le piume del collo arruffarsi e probabilmente dovevo sembrare un piccolo volatile in procinto di esplodere.
Quando stavo per decidere di sbarazzarmi di Setne a suon di beccate, finalmente tornai me stessa, con gli anfibi ai piedi e le ciocche bordeaux fra i capelli.

Intanto il ragazzo si era lanciato in un combattimento con Setne.
Non ero un’esperta in scontri con la spada, ma in quel momento mi parvero evidenti tre cose: quando quel tizio combatteva c’era serio rischio di mettersi a sbavare, con la spada ci sapeva proprio fare e stava velocemente cadendo in svantaggio.
Setne deviava i suoi colpi con facilità ed era bravo a metterlo in difficoltà, soprattutto perché, essendo un fantasma, aveva molte difficoltà a farsi ferire, dato che la spada continuava a passargli attraverso.
Impugnava due Kopesh, la tipica spada egizia, e nelle sue mani sembravano davvero letali.

Nel frattempo, io ero rimasta ferma in un angolo a guardare la scena.
Mi mossi solo quando un A’max ben assestato rischiò di dare fuoco a quei suoi stupendi riccioli neri. Sarebbe stato un vero peccato bruciare dei capelli così belli. E poi dovevo assolutamente toccarli.
Presi la mia bacchetta e feci la prima cosa che mi passò per la testa: la lanciai.

L’intenzione era che beccasse Setne in testa, che gli facesse molto ma molto male e che poi mi tornasse in mano come nei film. A quel punto avrei detto una frase ad effetto, mi sarei lanciata nella lotta e avrei vinto.
Peccato che la bacchetta prese in pieno quel gran pezzo di fusto.

“Ahi!” Sbuffò il ragazzo, rischiando di farsi decapitare, se non fosse stato per i suoi riflessi che mi deviarono il fendente del mago egizio.
Ops.
Mi lanciai comunque contro di lui affiancando il ragazzo e creai uno schermo protettivo.

Credo che quel delizioso moretto fosse piuttosto confuso. Insomma, mi trasformavo da nibbio a umana, o circa, gli lanciavo un boomerang in testa e poi lo aiutavo.

Ad ogni modo, non fece domande e continuò ad agitare la spada– dovevo assolutamente averne una! – con colpi precisi e micidiali, se non fosse stato che Setne li schivava tutti, mentre io pronunciavo ogni incantesimo che mi passasse per la testa.

Ci impegnavamo, ma mentre noi ci stancavamo sempre più rapidamente e la mia energia stava per finire, Setne era fresco come un fiore. O meglio, come il fantasma di un mago morto molto riposato.

Capii quando, dopo aver fatto cadere a terra il ragazzo con un colpo decisamente scorretto (lo so, neanche io sono correttissima negli scontri contro i nemici, ma io lo faccio per una buona causa!) evocò due corde cosa avesse intenzione di fare.
Il geroglifico Tas, lega, brillò nell’aria davanti a noi e le corde ci avvolsero stretti.
Il sorriso trionfante di Setne era piuttosto chiaro: ora sì che eravamo nei guai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore]

Io adoro Lilium per essere riuscita a scrivere questo bellissimo capitolo :3
Ma non la adorerò mai quanto la mia Water. Per sicurezza, vi assicuro che non ho messo Lilium al posto di Water, ma lei mi da una mano perché la mia compagna… non è molto esperta di Kane Chornicles, quindi, diciamo che Lilium è stata gentilissima a darmi una mano.
Cavolo, questo capitolo, non ce l’avrei mai fatta a scriverlo. Quindi, grazie tantissime, Lilium.
E grazie a Poseidonson97 e Ema_Joey che hanno recensito. Vi chiedo, quindi, di lasciare una recensione per me e Lilium.

AxXx

 

 

  
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