Guai, Corvi e Fighi allucinanti
Ero
a andata a Londra per vedere come
stavano i miei nonni – e controllare che non avessero avuto
un qualche trauma
post trasformazione in divinità – e per spigare a
Liz ed Emma quello che era
successo un anno prima. Niente di più, anche se avrei
volentieri fatto una
capatina al cimitero in cui Anubi mi aveva baciata, e niente di meno.
Una
settimana di riposo, mi ero detta.
Niente
serpentoni che cercano di
distruggere la terra, niente divinità schizofreniche o
pinguini in giro per
casa.
In fondo me lo meritavo, no?
Mi
ero dimenticata solo un microscopico
dettaglio: Sadie Kane non può essere normale.
È
matematico.
Ecco
perché in quel momento correvo come
una folle fra le strade piene di vita notturna del centro di Londra con
la
borsa in pelle che, stupidamente, avevo deciso di portare e che
ospitava solo
una bacchetta e qualche Shabti da combattimento seppelliti sotto
cianfrusaglie
da ragazza di ogni genere, inseguendo due corvi che, guarda caso, con
tutti gli
abitanti di Londra, avevano deciso di rapire le mie due migliori amiche.
Cercavo di non perdere quei due stupidi rapaci, ma al contrario di loro
non
volavo e le strade erano affollate di turisti che si lamentavano delle
gomitate
che gli rifilavo per farli spostare.
Poco educato, molto efficace.
Afferrai
la mia bacchetta maledicendomi
mentalmente per non aver messo i vestiti di lino che aiutavano la magia
e
cercai di ripescare dalla Duat il mio Bastone.
Entrai
nella struttura con meno difficoltà
di quante me ne sarei aspettata, ma non me ne curai e proseguii.
Avevo
già visto La Torre di Londra -
insomma, io in quella città ci avevo vissuto fino a un paio
di anni prima! – ma
di notte era decisamente tutta un’altra storia, e supponevo
che non fosse solo
colpa del buio.
Il giardino intorno all’edificio medievale era inquietante,
con l’erba falciata
di fresco illuminata dalla luna e con gli espositori di souvenir chiusi
che
occupavano gli angoli.
Mi sembrò quasi di vedere il fantasma di Anna Bolena
andarsene in giro con la
sua testa sotto baraccio, come nell’antica leggenda. Mi fece
“ciao ciao” con la
mano che non teneva la testa mozzata e io risposi distrattamente senza
fermarmi.
Intanto
i corvi avanzavano velocemente con Liz
che si dimenava come una pazza ed Emma che sembrava essere svenuta, e
uggiolavano come se stessero provando un insostenibile dolore.
Non avevo dubbi che avessero qualcosa di magico: potevo sentirne il
potere a
chilometri di distanza e sicuramente due corvi normali non sarebbero
riusciti a
viaggiare per tutto quel tempo tenendo il peso delle mie amiche fra le
zampe.
Ero
certa che se ci fosse stato Carter
avrebbe saputo dirmi chi fossero, ma non ero io quella specializzata in
miti.
Io preferivo fare a pezzettini e poi eventualmente indagare su quale
fosse
l’essere divino che aveva cercato di uccidermi.
I pennuti scomparvero battendo le ali nella Torre Bianca e io mi ci
diressi
cercando di rimanere in piedi e non rallentare il passo.
Dovevo continuare, non potevo certo mettermi a riposare sulle scale, le
mie
amiche avevano bisogno d’aiuto e chissà cosa stava
succedendo sulla cima della
struttura.
Ero
talmente concentrata ad andare più
veloce, due gradini alla volta, che quasi non mi accorsi del trambusto
che
veniva da sotto di me.
Poteva essere un nemico, non ne dubitavo considerando la sfiga che
sembrava
essersi affezionata ai Kane, ma in quel momento la priorità
andava a quei corvi
cleptomani.
Arrivai
alla cima della torre sfinita e con
il bastone che finalmente ero riuscita ad evocare dalla Duat in mano,
attraversando la scala chiocciola che di tanto in tanto si diramava in
corridoi
stretti e bui.
Dava i brividi, soprattutto sapendo che lì dentro
c’erano state prigioni e che
quelle mura avevano assistito a crudeli torture.
Mi accorsi nell’istante stesso in cui posai il piede
sull’ultimo gradino che
era una trappola, nemmeno troppo nascosta, e che io mi ero fatta
mettere nel
sacco con una semplicità spaventosa.
Forse fu l’uomo piccoletto e scheletrico con delle rune
fluttuanti attorno che
guardava la scala come se mi stesse aspettando a farmelo capire, o
magari il
fatto che io quell’uomo lo conoscevo e che i trascorsi con
lui non erano stati
esattamente piacevoli.
Setne.
O,
come preferivo io, il caro Zio Winnie.
“Salve
Sadie Kane, è un piacere
rincontrarti” un ghigno serafico da venditore di automobili
gli si dipinse sulle
labbra sottili da serpente.
Rabbrividii.
Parlare con un fantasma e che
ne ha anche tutto l’aspetto non è piacevole, ve
l’assicuro.
“Mi
dispiace di non poter dire lo stesso.
Vedo che ancora non hai scoperto il magico mondo dello
shampoo” dissi alludendo
a quei capelli decisamente oleosi, ma il suo sorriso pacato rimaneva
imperturbabile,
quasi canzonatorio.
“Faresti
meglio a tacere, maghetta arrogante.”
Esalò piano, senza intonazione. Gli angoli della sua bocca
si alzarono ancora
un po’, mentre gli occhi dalle palpebre pesanti saettarono
per un attimo alla
sua destra.
In
un angolo, entrambe svenute, c’erano le
mie migliori amiche. Emma aveva quei suoi ridicoli occhiali glitterati
storti
sul naso e aveva perso una delle due scarpe dalla zeppa vertiginosa,
mentre la
chioma rossa di Liz era più in disordine di quanto non lo
fosse di solito.
I corvi – quei due demoni! – erano appollaiati
rispettivamente su due delle
piccole finestrelle dell’osservatorio.
“Lasciale
in pace, loro non centrano” mi
sorpresi a non ringhiare o a urlargli contro. O a saltargli addosso, ne
sarei
stata perfettamente capace. Invece gli parlai con il suo stesso tono
tranquillo.
Ero arrabbiata, molto.
“Oh, sì le libererò, non preoccuparti.
Quando avremo finito di pronunciare
l’incantesimo saranno libere di andarsene. Purtroppo questa
spiacevole
condizione non mi permette di essere abbastanza in forma da farlo da
solo, ma
tu sei potente, Sadie Kane, e mi aiuterai.” Per un attimo
quegli strani poteri
di persuasione di Setne quasi funzionarono. Fu meno di un secondo, in
cui
pensai che forse non era un’idea così cattiva, poi
l’istinto di prenderlo a
manganellate in testa tornò più forte di prima.
“Preferisco
di no.”strinsi le dita attorno
al bastone.
“Non
capisci quanto vantaggio potresti
trarre se due delle civiltà più grandi della
storia si unissero? La scelta è
tua, Sadie. Ti do la possibilità di decidere, e, dimmi, chi
te l’ha mai data
prima? Sarebbe un così grande peccato se morissi.
Sei potente, potresti fare grandi cose.”
Quella
volta non c’erano Annabeth o Carter con
me, non avrei avuto scampo.
Forse
avrei dovuto accettare.
Forse.
No.
Assolutamente no.
Faticavo
perfino a riconoscere quali
fossero i pensieri influenzati da Setne e quali fossero i miei.
“Sembra
una frase da filmetto di serie B,
dovresti guardare qualcosa di più educativo. E, per la
cronaca, queste si
chiamano minacce”
“Lo
prendo per un no?”
Sorrisi.
Mi lanciai contro di lui con il bastone pronto a lanciare incantesimi
o,
all’occorrenza, essere sbattuto in testa al caro zio Winnie.
Setne sospirò rassegnato e schioccò le dita.
E io capii che cosa ci facessero quei due corvi lì.
Si lanciarono contro di me e iniziarono a beccarmi e a graffiarmi.
Mentre
agitavo il bastone ne colpii uno, ma sembrava non gli importasse del
dolore.
Nemmeno
tre secondi dopo la stanza fu
invasa da rapaci famelici che ce l’avevano con me. Non vedevo
niente al di là
delle piume nere e dei bacchi affilati.
Creavo scudi in continuazione, ma i corvi li distruggevano ogni volta
con una
facilità disarmante. Lanciavo qualsiasi comando mi venisse
in mente, ma i
rapaci sembravano moltiplicarsi di secondo in secondo.
Mentre
un Ha-di faceva esplodere un pennuto
sfortunato, feci una delle cose più stupide di sempre.
E, credetemi, di cose stupide ne ho fatte in abbondanza.
Mi
trasformai in un nibbio.
Se
ci fu un lato positivo fu che i corvi
parvero piuttosto confusi e non pensarono che quel grazioso uccellino
potessi
essere io.
La parte negativa che il mio istinto da animale non molto ben allenato
si
diresse direttamente verso Setne, forse nel tentativo di rimandarlo
nell’aldilà
a forza di beccate.
Il mago mi prese prontamente al volo stringendo fra le mani le mie ali.
Ecco,
probabilmente in quel momento sarebbe
stato meglio ritrasformarmi, ma non è così
semplice.
Mentre
mi dimenavo fra le mani di un Setne
che sorrideva deliziato esultando con un “Ah, ah, Sadie Kane,
te l’avevo detto
che alla fine avresti dovuto aiutarmi un modo o
nell’altro” piuttosto irritante,
un ragazzo salì le scale.
E,
scusate ma devo ammetterlo, era senz’altro
un bel pezzo di ragazzo.
Ok,
ok. Non è che di solito appena vedo un
individuo di sesso maschile oggettivamente attraente dimentico che ho
una
relazione stupenda seppur complicata con due fantastici e dolcissimi
ragazzi
che hanno giurato di amarmi per l’eternità.
No,
di certo. Ma sono pur sempre una
ragazza.
E
quello, anche con la benda sull’occhio
che gli dava un’aria vagamente minacciosa se corredata dai
muscoli contro cui
non mi sarei mai voluta trovare, non si poteva non notare.
E poi, in mia difesa, è tutta colpa degli ormoni.
Il
ragazzo, passandosi una mano fra i ricci
scuri (quanto avrei voluto farlo anch’io!) guardò
spaesato Setne che mi teneva
in mano, io che lo guardavo sognante per quanto potessi farlo con gli
occhi di
un uccello e i corvi, cominciavo ad avere dubbi
sull’intelletto di quegli
animali, che si accapigliavano nel tentativo di beccare il pavimento
nel punto
in cui prima mi ero trasformata.
Setne
mi rivolse un ghigno malefico degno
di un cattivo dei fumetti e poi si girò con la stessa
espressione verso
l’affascinante sventurato.
Quello stringeva fra le mani una spada lunga a doppia filo
dall’aria decisamente
letale su cui erano incisi strani simboli.
“Finalmente
è arrivato anche il nostro
semidio Nordico. Figlio di Odino, se volessi cortesemente versare il
tuo sangue
da qualche parte, ti restituirò i reali corvi. Oppure potrei
ucciderti e
prelevare il tuo sangue dal tuo cadavere. Come più ti fa
piacere”
Il
ragazzo rabbrividì impercettibilmente,
ma non si lasciò intimorire.
Qualcosa non tornava.
Semidio.
Nordico. Odino.
… Accidenti!
Io
di mitologia Norrena proprio non me ne
intendevo, ma avevo visto il film Thor e sapevo per esperienza
personale quanto
ci tenesse ogni divinità esistente a complicarci la vita,
quindi il risultato
era piuttosto ovvio.
Setne
aveva bisogno di farsi una vita, o un
forse di trovarsi un hobby da fantasma, che non fosse cercare di
riunire
civiltà, perché io mi stavo proprio stancando di
conoscere Dei, per quanto i
loro figli potessero essere ben disposti.
Beh,
a quanto pare non sarei dovuta essere
sola a combattere quel mago psicopatico.
E non potevo certo lamentarmi della compagnia.
Ora
dovevo solo trovare un modo per
liberarmi dalla presa di Setne, ritrasformarmi in umana e rispedirlo
nell’aldilà.
Un
programma all’ordine del giorno,
praticamente.
“Non
ho idea di chi tu sia, ma il mio
sangue rimarrà dov’è”
affermò il ragazzo. Aveva una bella voce.
Beccai
il pollice di Setne mentre era
distratto e mi godetti la sua espressione mentre si succhiava il dito
malmesso.
Passo
uno: fatto.
Ottimo.
“Sadie
Kane, non obbligarmi a uccidere le
tue amiche” il tono del mago era dei più adirati
da quando l’avevo conosciuto.
Quasi
ne provai compassione, poi però
ricordai che era una canaglia schifosa decisa a rovinarmi la vita.
Probabilmente se fossi stata umana avrei fatto qualcosa di intelligente
come
fargli la linguaccia, ma nella mia irritante condizione di uccellino
era
piuttosto difficile.
Dovevo
trasformarmi in fretta.
Visualizzai
bene nella mia mente me stessa.
Sentivo le piume del collo arruffarsi e probabilmente dovevo sembrare
un
piccolo volatile in procinto di esplodere.
Quando stavo per decidere di sbarazzarmi di Setne a suon di beccate,
finalmente
tornai me stessa, con gli anfibi ai piedi e le ciocche bordeaux fra i
capelli.
Intanto
il ragazzo si era lanciato in un
combattimento con Setne.
Non ero un’esperta in scontri con la spada, ma in quel
momento mi parvero
evidenti tre cose: quando quel tizio combatteva c’era serio
rischio di mettersi
a sbavare, con la spada ci sapeva proprio fare e stava velocemente
cadendo in
svantaggio.
Setne deviava i suoi colpi con facilità ed era bravo a
metterlo in difficoltà,
soprattutto perché, essendo un fantasma, aveva molte
difficoltà a farsi ferire,
dato che la spada continuava a passargli attraverso.
Impugnava due Kopesh, la tipica
spada
egizia, e nelle sue mani sembravano davvero letali.
Nel
frattempo, io ero rimasta ferma in un
angolo a guardare la scena.
Mi mossi solo quando un A’max ben assestato
rischiò di dare fuoco a quei suoi
stupendi riccioli neri. Sarebbe stato un vero peccato bruciare dei
capelli così
belli. E poi dovevo assolutamente toccarli.
Presi la mia bacchetta e feci la prima cosa che mi passò per
la testa: la
lanciai.
L’intenzione
era che beccasse Setne in
testa, che gli facesse molto ma molto male e che poi mi tornasse in
mano come
nei film. A quel punto avrei detto una frase ad effetto, mi sarei
lanciata
nella lotta e avrei vinto.
Peccato che la bacchetta prese in pieno quel gran pezzo di fusto.
“Ahi!”
Sbuffò il ragazzo, rischiando di
farsi decapitare, se non fosse stato per i suoi riflessi che mi
deviarono il
fendente del mago egizio.
Ops.
Mi lanciai comunque contro di lui affiancando il ragazzo e creai uno
schermo
protettivo.
Credo
che quel delizioso moretto fosse
piuttosto confuso. Insomma, mi trasformavo da nibbio a umana, o circa,
gli
lanciavo un boomerang in testa e poi lo aiutavo.
Ad
ogni modo, non fece domande e continuò
ad agitare la spada– dovevo assolutamente averne una!
– con colpi precisi e
micidiali, se non fosse stato che Setne li schivava tutti, mentre io
pronunciavo ogni incantesimo che mi passasse per la testa.
Ci
impegnavamo, ma mentre noi ci stancavamo
sempre più rapidamente e la mia energia stava per finire,
Setne era fresco come
un fiore. O meglio, come il fantasma di un mago morto molto riposato.
Capii
quando, dopo aver fatto cadere a
terra il ragazzo con un colpo decisamente scorretto (lo so, neanche io
sono
correttissima negli scontri contro i nemici, ma io lo faccio per una
buona
causa!) evocò due corde cosa avesse intenzione di fare.
Il geroglifico Tas, lega, brillò nell’aria davanti
a noi e le corde ci avvolsero
stretti.
Il sorriso trionfante di Setne era piuttosto chiaro: ora sì
che eravamo nei
guai.
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[Angolo
dell’autore]
Io
adoro Lilium per essere riuscita a scrivere questo bellissimo
capitolo :3
Ma non la adorerò mai quanto la mia Water. Per sicurezza, vi
assicuro che non
ho messo Lilium al posto di Water, ma lei mi da una mano
perché la mia
compagna… non è molto esperta di Kane Chornicles,
quindi, diciamo che Lilium è
stata gentilissima a darmi una mano.
Cavolo, questo capitolo, non ce l’avrei mai fatta a
scriverlo. Quindi, grazie
tantissime, Lilium.
E grazie a Poseidonson97 e Ema_Joey che hanno recensito. Vi chiedo,
quindi, di
lasciare una recensione per me e Lilium.
AxXx