Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    25/04/2014    5 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   Salvami, ti salverò.
69. Come on skinny love, just last the year
Avanti amore malato, resisti fino alla fine dell’anno.
 
Yulian contava mentalmente il ticchettio dell’orologio.
Un due, un due, un due.
Guardava l’ora e sospirava, pensando che era passato solamente un altro minuto in più, un altro minuto e basta. In quella piccola saletta gialla c’erano solo donne, e lui era l’unico uomo. Si sentiva patetico e voleva far finta di non pensare a tutte quelle ragazze incinte, a tutte quelle vite nascoste sotto la pelle.
<< Ahi >> Il verso lieve di Svetlana lo fece voltare velocemente, distogliendo la sua attenzione dal perenne ticchettio, la ragazza aveva il viso contratto e una mano posata sul fianco destro, su quella maglietta nera dal quale spuntava in ventre gonfio.
<< Che c’è? >> Domandò preoccupato, Svetlana si passò una mano sulla fronte spostando le ciocche di capelli chiari dagli occhi e poi gli sorrise, affaticata.
<< Niente, fa un po’ il birichino. Vuoi sentire? Si muove >> Yulian scosse la testa e guardò altrove, senza pensare al fatto che non aveva mai accarezzato la pancia di sua moglie, non aveva mai accarezzato quel bambino birichino.
Sua moglie.
Yulian ricordava orribilmente quel giorno, un mese dopo la visita inattesa di Claudia, ricordava di essere stato presente, di esserci e basta.
Si guardò distrattamente la fede al dito. << Ahi >> E poi si voltò di nuovo verso Svetlana, che si premeva la mano sotto il ventre, con una smorfia sofferente tra le labbra sottili. << Ehi, Svetoc’ka che c’è? Ti fa così male? >>
Svetlana strinse i denti e scosse la testa sorridendo con difficoltà, Yulian le passò una mano sulla fronte con apprensione. << Vado un attimo in bagno >> Disse lei tirandosi su a fatica, Yulian la osservò aggiustarsi la maglietta sulla pancia enorme e rabbrividì.
Quel bambino che portava in grembo sembrava essere molto più in forza di lei, quella pancia sembrava sproporzionata rispetto la dimensione delle sue gambe, delle sue braccia e del suo petto. Yulian la guardava camminare e sembrava quasi che da un momento all’altro si sarebbe spezzata.
Il cellulare cominciò a tremare nella tasca dei suoi jeans stretti, lo tirò fuori con una certa difficoltà e rispose senza nemmeno controllare il numero sul display.
<< Buonasera Ivanov, come stai? >> La voce allegra di Ivan Nikolàevich Kovalev gli perforò i timpani, Yulian provò uno strano desiderio di strozzarlo attraverso il telefono.
<< Stavo bene, poi ho sentito la tua voce >> Commentò acido, passandosi una mano sulla matassa di capelli biondi che gli incorniciavano la testa. << Siamo sempre più simpatici eh? Ti consegneranno il premio per essere l’uomo più allegro del mondo prossimamente >>
Yulian alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, lanciando un’occhiata alla porta del bagno ancora chiusa. << Cosa c’è Ivan? Hai bisogno di qualcosa? >>
<< Non proprio, stasera faccio da ambasciatore. Tua madre mi ha chiesto di ricordarti la cena a casa loro, l’ho incontrata per strada mentre passeggiavo con Nastja, aveva il cellulare scarico e mi ha chiesto di farle questo favore >> Yulian aveva ancora lo sguardo puntato sulla porta del bagno, ma imprecò mentalmente perché aveva già dimenticato quella cena, e sua madre, che lo conosceva bene, aveva provveduto a ricordarglielo.
<< Beh, grazie >> Dall’altro lato della cornetta ci fu un breve silenzio, e a quel punto Yulian pensò bene che fosse il caso di chiudere quella conversazione, ma Ivan la pensava diversamente. << Yulian, ma va tutto bene? >>.
<< No >>  Il biondo aveva la violenta tentazione di appendere Ivan per chiamare Nicola, ma non avrebbe potuto farlo, non dopo quello che era successo con Claudia. Poi avrebbe dovuto pensare a tutto il male, al fatto di non essere andato al suo matrimonio, di non aver visto nascere suo figlio, di non essere stato un bravo amico e di aver rotto tutte le promesse fatte a Claudia. Era diventato un bel codardo, anche Iliana gliel’aveva detto, quella sera di un mese prima, quando si era arrabbiata così tanto da prenderlo a schiaffi in faccia, come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, la stessa Iliana che l’aveva chiamata raggiante il giorno che era nato Gabriele, quando Yulian doveva tornare, quando il mondo girava nel verso giusto.
<< Cosa c’è? Fosso aiutarti? Posso? >>
Yulian sorrise amaramente e si sentì meschino per aver pensato male di Ivan, per aver dubitato della sua amicizia così fedele, tutto sommato era stato lui ad ospitarlo quella sera, quando si era presentato in lacrime dopo aver saputo di aspettare un figlio da una donna che non amava affatto. << No Ivanushka, ma grazie lo stesso. >>
<< Dove sei adesso? Vengo li da te? >> La voce apprensiva e allo stesso tempo calda di Ivan lo fece tranquillizzate un po’, tutto sommato si poteva andare avanti con delle piccola cosa. << Siamo dalla ginecologa per l’ecografia e la visita, quindi non credo sia appropriato che tu venga. >> Yulian ridacchiò, ma stranamente Ivan non lo fece.
<< Beh, allora quand’è che vi renderete conto che Svetlana è malata? >> Il silenzio regnò sovrano tra quelle parole, infondo lo sapeva già, Yulian lo sapeva benissimo che Svetlana non stava bene, ma non poteva ammetterlo così ad alta voce. << Ma no, lei non è malata, è solo … >> << Yulian! Non prenderti per il culo che mi fai incazzare! >>
Il biondo ventiquattrenne ammutolì, non sapeva più nemmeno come doveva rispondergli, tanto mentire sarebbe stato assolutamente inutile.
<< Se mi prendo per il culo sono fatti miei, no? >> Mormorò posandosi una mano sugli occhi, mentre un’altra ragazza si alzava in piedi perché era arrivato il suo turno, Yulian la seguì distrattamente con lo sguardo. << Ascoltami Yulian, tu sei una persona che ha appena perso la donna della sua vita, che si è sposato controvoglia e che aspetta un figlio. Sei una persona che non ha avuto l’appoggio dei genitori, che ha tutti contro, quindi smettila di fare lo scemo con me, perché a me non mi prendi in giro, va bene? >>
<< Va bene >> Yulian non riuscì a dire nient’ altro perché gli tremavano le mani, sentirsi dire tutte quelle cose in una sola volta fu terribile, e allora desiderò di non aver mai detto ad Ivan della visita di Claudia, del modo in cui era stato costretto a mentirle.
Eppure Ivan aveva ragione, aveva maledettamente ragione.
<< Io non posso nemmeno tollerare il fatto che Svetlana non ce la faccia, perché ho rinunciato a tutto per quel bambino. E quello che mi fa più paura, è che io possa odiarlo per tutta la vita, e non voglio, non voglio che lui passi quello che ho passato io. Non posso permetterlo, capisci? >> Le parole di Yulian uscirono lentamente, strascicate, tirate via come se qualcuno le stesse spingendo controvoglia, poi la porta del bagno si aprì e spuntò Svetlana, aveva il viso un po’ più rilassato e il colorito migliore, gli rivolse un sorriso e si chiuse la porta alle spalle. << Ascolta Yulian … >> << Senti Ivan, ci sentiamo va bene. A presto >> Yulian staccò frettolosamente la comunicazione e posò il cellulare nella tasca dei pantaloni, mentre Svetlana prendeva lentamente posto accanto a lui, con fatica.
<< Chi era? >> Domandò posando il pacchetto di fazzoletti che stringeva tra le mani nella piccola borsa nera, Yulian le prese distrattamente la mano ossuta e guardò accigliato il pavimento. << Era Ivan, voleva ricordarmi che stasera mia madre ci aveva invitato a cena a casa >> Svetlana si passò una mano sulla fronte e sbiancò completamente, tanto che Yulian ebbe paura si sentisse male nuovamente. << Oh cavolo, meno male, me l’ero dimenticato completamente >> Come reazione di sfogo Yulian scoppiò a ridere, facendo sorridere di riflesso anche lei, che appoggiò distrattamente una mano sulla pancia e guardò altrove.
<< Allora siamo in due >>
<< Senti Yul, io stavo pensando di chiamarlo Alekséj, ti piace? >> Quel brusco cambiamento di argomento gli fece girare la testa, lanciò uno sguardo al ventre della moglie e sospirò.
 << Si, è un bel nome. Magari sarà come Alekséj Fëdorovič Karamàzov.>> Svetlana lo guardò accigliata, perché molto probabilmente non sapeva affatto chi fosse quel personaggio, ed era passato parecchio tempo dal Ginnasio.
Yulian sospirò, pensando che Claudia l’avrebbe letto quel libro, perché interessava a lui, perché era a lui che piaceva, ma era inutile pensare a lei in quel momento, non aveva più senso. << Yulian, vuoi sentire come si muove? Per favore >> Svetlana afferrò dolcemente la mano del marito e la trascinò verso il suo ventre, con lentezza, perché aveva paura che la spostasse bruscamente, ma Yulian la lasciò fare, si lasciò guidare.
Il ventre di Svetlana era caldo e morbido, molto più rispetto al resto del suo corpo, e dentro c’era qualcosa che si muoveva convulsamente, c’era qualcosa di vivo.
Yulian provò una strana sensazione, come un calore che gli partì dalla bocca dello stomaco e si propagò per tutto il corpo facendogli salire le lacrime agli occhi, appoggiò sul ventre anche l’altra mano e sentì tanto amore per quella creatura, si chinò e lo bacio attraverso la stoffa ruvida della maglietta, mentre Svetlana gli accarezzava i capelli commossa.
<< Grazie >> Mormorò il biondo guardandola negli occhi. << Perché? >> La voce esile di Svetlana lo raggiunse lentamente, lui le afferrò una mano con affetto fraterno e gliela baciò come non aveva mai fatto da quando la conosceva. << Grazie per avermi dato in dono una cosa così bella >> Gli occhi limpidi di Svetlana, senza la solita matita nera a contornarli, lo scrutavano con interesse e felicità, ma anche con tristezza. << Era l’unica cosa che potevo darti, l’unica cosa che tu potevi amare di me >> Yulian fece per rispondere, ma la segretaria chiamò il loro nome, era finalmente arrivato il loro turno.
 
La visita fu lunga e stancante, la ginecologa era una persona molto scrupolosa e controllò Svetlana nei minimi particolari. L’ecografia poi fu un momento emozionante, perché il cuore del bambino pulsava incessantemente, vivo, molto più di quello di sua madre.
<< Procede tutto bene, siamo entrati nel quinto mese di gravidanza. Il bambino è sano e forte, ma non posso dire lo stesso di sua madre, signora, sta seguendo la cura che le ho prescritto? >> Domandò la dottoressa annotando qualcosa su un foglio, Svetlana lanciò un’occhiata a Yulian imbarazzata, contorcendo convulsamente le mani sul ventre.
<< Faccio del mio meglio >> Mormorò guardando a terra, Yulian sospirò pesantemente.
<< Ci penso io a ricordarle le cose, non si preoccupi >> La dottoressa puntò i suoi occhi scuri in quelli chiari del ragazzo e lo mise in soggezione, lo fece sentire colpevole di qualcosa.
<< Vada in bagno a sciacquarsi, parleremo con calma >> Svetlana scese dal lettino e si rinchiuse nel bagno senza dire una parola, a quel punto la dottoressa buttò alcuni fazzolettini nella spazzatura e tirò via i guanti con forza. << Signor Ivanov, se continuiamo in questo modo sua moglie non ce la farà, è già un miracolo che sia rimasta incinta. Bisogna fare tutto il possibile per preservare la sua vita e quella del bambino … >>
Le parole della dottoressa stavano mandando Yulian nel pallone, non voleva nemmeno sentire che era stato un miracolo, non voleva sentire che non ce l’avrebbe fatta, lui aveva rinunciato a tutto per quel motivo, non voleva.
<< No, Svetlana sta bene non è vero che … >>
<< Signor Ivanov guardi in faccia la realtà! Sua moglie rischia l’anoressia, è malata! E se neanche lei lo accetterà, sarà molto più difficile. >> La donna gli poggiò affettuosamente una mano sul braccio, avendo scambiato la sua disperazione con la paura di perdere sua moglie, ma non era quello, era che Yulian aveva detto addio a Claudia per sempre.
E il motivo doveva essere valido.
 
<< Yulian? Yul?! Ehi Yul, ma tu non mi ascolti affatto! >>
<< Ahi! >> Yulian spostò uno sguardo allibito sul fratello più piccolo, che gli aveva appena dato un pizzico degno della forza bruta di un vichingo, aveva solo sei anni, un fisico esile e magro, ma una tenacia davvero invidiabile. Assomigliava moltissimo a Danil.
<< Vuoi aiutarmi o no? Questa che lettera è? >> Sbottò Il’ja irritato, cercando di attirare l’attenzione del fratello sul suo libro di antologia dove stava imparando a leggere. << ж, zh. È così che si legge, qui c’è scritto “как жаль”, capito? >> Kak zhal … Che peccato …
Il’ja annuì tutto concentrato e ripeté ad alta voce quelle due parole pronunciate poco prima dal fratello maggiore, Yulian sorrise dolcemente e accarezzò affettuosamente i capelli chiari e ribelli di  Iljuša, proprio come i suoi. Yulian guardava quel bambino e sperava ardentemente che non diventasse come lui, che fosse sempre amato, sempre protetto da tutto il male possibile, che incontrasse una donna degna di lui, Yulian sperava che Il’ja potesse essere felice, molto, molto più di lui. << Sono stanco di leggere Yulij, possiamo smettere? >> Bofonchiò il bambino lanciando uno sguardo sveglio alle persone che trafficavano in cucina con il cibo, Yulian seguì il suo sguardo e sorrise divertito, quel bambino era insofferente allo studio proprio come lo era stato lui alla sua età. << Possiamo, ma devi promettermi che domani mattina lo rileggi con la mamma, va bene? >>
Il’ja mise il broncio e nascose la faccia tra le braccia esili, Yulian cercò di trattenersi dal ridere e si diede un contegno un po’ comico. << Cosa c’è Iljuša, la mamma non va bene? >>
Il bambino grugnì, sepolto tra le braccia magre, e chiuse il libro con un colpo secco della mano. << Mi sa che lo chiederò a papà, lui è distratto e così dice sempre che va bene, mi fa leggere una volta sola. La mamma invece è impossibile! Ma io mi scoccio di ripetere dieci volte! >> Yulian scoppiò in un’allegra risata e attirò l’attenzione di Katerina e Svetlana, che passavano di lì in quel momento con i piatti e i bicchieri tra le mani.
<< Cosa c’è di tanto divertente da ridere? >> Domandò Katerina sistemando gli oggetti sulla tavola con aria svelta e pratica, Il’ja lanciò uno sguardo afflitto a Yulian, che gli fece l’occhiolino complice. << Niente, niente. Compiti per scuola >>
<< Ah già, Yulian hai sentito il brano letto da tuo fratello? Che dici, deve ripeterlo o no altre dieci volte? >> Domandò Katerina lanciando un’occhiata tra il severo e lo scherzoso al figlio più piccolo, che rosso in viso si rimpiccioliva sotto la potenza di quegli occhi. << No, dieci volte no, solo altre due, tre … è un bravo bambino dopotutto >> Commentò Yulian scombinando ancora una volta i capelli del povero Il’ja, che lo stava ringraziando con gli occhi. << Insomma Katja, poi Yulij è il migliore insegnante che Il’ja possa avere, no? >>
La voce roca di Svetlana si accompagnò bene al commento di Yulian, Il’ja guardò la nuora con occhi curiosi e con una soggezione tipica dei bambini della sua età, Yulian aveva sempre pensato che infondo a Iljuša non piacesse affatto Svetlana. << Di che si parla, qui? >>
La voce possente di Aleksandr vibrò nella stanza, non appena Il’ja lo vide si alzò e come un fulmine gli saltò tra le braccia, sotto lo sguardo assente di Yulian.
Da bambino avrebbe desiderato mille volte poter fare una cosa del genere con quell’uomo, ma poteva anche ritenersi fortunato, a quell’età ancora non lo picchiava.
<< Tuo figlio Il’ja è uno studente modello, secondo il parere di Yulian >> Commentò Katerina con aria seria, ma allo stesso tempo con un leggero sorriso stampato sul viso spigoloso. Aleksandr baciò affettuosamente il piccolo Iljuša e gli sorrise complice. << Ah, non preoccuparti, poi domani ci penso io a farlo leggere come si deve >> Replicò con voce severa, ma contemporaneamente regalò un caldo sorriso al figlio più piccolo e un occhiolino d’effetto. << Ah, Yulij ho trovato una cosa tua! >> Strillò all’improvviso il piccolo Ivanov, e schizzò dalle spalle del padre per andare nella sua cameretta, quella che una volta era stata di Danil e Yulian, poi solo di Yulian e adesso di Il’ja. Gli adulti lo guardarono con un espressione interrogativa sui volti, ma mentre Il’ja cercava quella cosa tanto misteriosa, finirono di apparecchiare e si misero a tavola a cenare, ognuno rispettivamente con il proprio piatto davanti agli occhi. << Eccomi! >> La voce acuta di Il’ja perforò i timpani di tutti i presenti, arrivò correndo in quelle sue ciabattine blu notte che facevano un rumore tremendo sul pavimento e stringendo tra le mani un pezzo di carta un po’ sgualcito che porse a Yulian.
<< L’ho trovata sotto il materasso del mio letto! Era incastrata tra le molle e così si è rovinata, è tua vero? >> Il biondo contrasse le sopracciglia e afferrò quel pezzo di carta sotto lo sguardo attento di tutti, ma quando lo voltò per guardare di cosa si trattasse, fece un sussulto e quella fotografia rovinata gli cadde dalle mani finendo sulla tavola, sotto gli occhi di tutti. Claudia lo guardava con quei suoi occhi verdi e limpidi immortalati in una forma da cerbiatto, aveva un cappello sulla testa, ma i capelli rossi lunghi e infiammati sfuggivano alle sue strette, la bocca era coperta da una sciarpa grigia, ma Yulian ricordava che stava ridendo.
Lui si trovava esattamente dietro di lei, la guardava come se non avesse un domani, come se l’obbiettivo non gli interessasse per nulla, sulle labbra quel sorriso provocatore, un braccio stretto intorno alle sue spalle, protettivo come se volesse dire “ lei è mia”.
Quella foto l’avevano scattata a San Pietroburgo, era stato Francesco, e Yulian l’aveva portata con se quando era partito, l’aveva tenuta sotto il letto e poi se ne era dimenticato.
Come aveva potuto?
<< Yulij, chi è questa ragazza con i capelli rossi? È molto bella sai, è proprio bella >>
Yulian avrebbe voluto rispondere a quelle parole con impeto, avrebbe voluto dire di si, ma quello che fece fu completamente estraneo al suo cuore. Sbatté con violenza la mano sulla fotografia e la stracciò in due parti così perfette che la sua faccia rimase intatta da un lato e quella di Claudia dall’altro. Il’ja ammutolì e i presenti si zittirono. << Non è nessuno, questa ragazza non esiste più, è morta. Non c’è più >>
Le mani di Katerina presero a tremare intensamente, come mosse da fili invisibili legati ai sentimenti del cuore. Sentire proprio quelle parole uscire dalla bocca di Yulian fu peggio di un pugno nello stomaco, ma gli occhi ardenti del figlio dicevano tutt’altro.
Erano infuocati, le lunghe ciglia chiare nascondevano le lacrime sotto le palpebre, le labbra fremevano urlanti, ma quel ragazzo così ostinato non si sarebbe lamentato e avrebbe continuato a mentire, proprio come un bravo attore.
<< Morta? Ma allora è con Danil? È nel cielo con lui? È così bella, ma quello dietro sei tu? Sei più piccolo, e perché la guardi così? Perché le volevi bene? >>
Le parole di Il’ja erano parole innocenti, così vere che tutti tacquero, e quelle lacrime che Yulian aveva nascosto sotto le palpebre sgorgarono come un fiume in piena dai suoi occhi, si riversarono sul volto spigoloso e seguirono il profilo del suo viso. La bocca zitta tremò e fu scossa da un singhiozzo strozzato, Yulian si lasciò cadere con un braccio sul tavolo, nascose la faccia e pianse tutte le lacrime del mondo. << Mamma, perché Yulian piange? >>
Il’ja toccava insistentemente il braccio della mamma, ma Katerina non poteva non guardare come si era ridotto quell’altro suo figlio, quello fragile che voleva fare il duro, e tutto sommato, pensò che facesse bene a dare libero sfogo a quella frustrazione.
<< Scusate, non mi sento molto bene >> Svetlana si alzò in piedi con una mano poggiata sulla bocca, con le sue gambe fragili corse verso il bagno, e nel silenzio della stanza, scosso solo dai singhiozzi di Yulian, i conati di vomito risuonarono perfettamente.
<< Il’ja, porta il piatto in cucina, la mamma ti porta da mangiare di la >> Il bambino prese il piatto e il bicchiere e se ne andò senza dire una parola, muto, spaventato.
<< Yulian, adesso smettila. Svetlana sta vomitando per colpa tua! Smettila! >>
Aleksandr scosse freneticamente il figlio senza troppi complimenti, frenetico, freddo e serio come un pezzo di ferro, improvvisamente però, Yulian cominciò a ridere.
Rise piano piano, poi sempre più forte e trasformò la sua risata in qualcosa di macabro e inquietante, Aleksandr e Katerina ebbero i brividi, guardarono il figlio ridere con il viso bagnato dalle lacrime e provarono disgusto.
<< Davvero? Mia moglie sta vomitando? Chi se ne frega, tanto morirà >> Mormorò con ancora il riso sulle labbra, a quel punto Katerina scattò in piedi e gli tirò un ceffone.
<< Ma sei impazzito?! È uno schifo! Prenditi le tue responsabilità! Hai messo incinta una donna che nemmeno amavi, te la sei sposata controvoglia e senza il nostro permesso! Raccogli quello che hai seminato, non fare la vittima. Hai per moglie una che a malapena riesce a stare in piedi, che vomita dalla mattina alla sera, una povera malata, sei completamente … >> Yulian saltò in piedi a sua volta, sbatté violentemente la mani sul tavolo, afferrò la tovaglia e scaraventò tutto a terra, poi diede un calcio ad una sedia e la fece volare dall’altra parte della stanza, contro un lume che si fracasso in mille pezzi.
<< Non voglio sentirmelo dire da te! >> Gridò con violenza, contro la madre che lo guardava ammutolita e spaventata << È vero, ho le mie colpe, ma prenditi anche tu le tue! Prenditi le tue colpe una volta per tutte! Perché se io sono ridotto in questo stato, è colpa tua, è colpa vostra >>
Yulian respirava affannosamente per aver urlato troppo, mentre si rendeva conto di aver detto proprio quello che non avrebbe mai voluto dire, mentre si rendeva conto di aver difeso se stesso e non “ quella povera malata”. Katerina lo guardava con gli occhi umidi di pianto, umiliata per aver detto quelle cose terribili, sconsolata e ferita dalle parole del figlio.
<< Vattene >> Yulian sussultò e lanciò uno sguardo al padre.
Aleksandr era rimasto seduto al suo posto, immobile, aveva lo sguardo fisso davanti a se e le mani contratte sotto il tavolo, frementi. Il biondo diede le spalle ai suoi genitori e si allontanò verso il bagno come un automa.
 
Yulian entrò nel momento esatto in cui Svetlana si allontanava dal water.
Aveva il volto pallido e sudaticcio, seduta lì per terra, tra un oggetto e l’altro, sembrava ancora più piccola e indifesa. Yulian si sentì in colpa per aver reagito in quel modo brusco, per aver detto quelle cose cattive, si chinò a terra accanto alla moglie e le accarezzò la fronte sudata con il dorso della mano. << Ehi, Svetoc’ka, va tutto bene, ci sono io >> Le sussurrò all’orecchio stringendosela al petto, accarezzandole un braccio e baciandole a intervalli il capo. << Scusami, ho rovinato la serata >> La voce roca della ragazza gli fece provare ancora più pena. << Sta zitta, non è colpa tua, è solo colpa mia. Mi dispiace, mi dispiace davvero, prometto che non lo farò mai più >>
Svetlana si protese per guardarlo meglio negli occhi, gli accarezzò affettuosamente il volto e sorrise. << Non fa niente, dopotutto è quello che senti Yulij, io lo so bene che tu la ami, che hai sofferto tanto decidendo di rimanere con me, ma mi va bene lo stesso. È un prezzo minimo che devo pagare per averti qui. L’ho accettato da tempo >>
Yulian sospirò afflitto e la strinse più forte a se, sentendo suo figlio muoversi nel ventre di quella donna a contatto con il suo corpo. << Ma io non voglio che tu muoia, ti prego Svetlana, devi curarti, devi fare qualcosa, non puoi morire >> Mormorò il biondo afflitto, Svetlana gli regalò un sorriso caldo e non rispose nulla.
Yulian aveva detto la verità.
 
Aleksandr gli manteneva la porta aperta.
Yulian stava aiutando Svetlana ad infilarsi il giubbotto pesante, la sciarpa e il cappello e si sentiva lo sguardo del padre addosso.
Katerina se ne stava un po’ in disparte, con un braccio poggiato sotto il seno e l’altro sulla guancia, afflitta e con gli occhi lucidi. Non sapeva come comportarsi, Yulian non lo sapeva proprio. << Ho lasciato il bagno sporco, mi dispiace ma non ho potuto pulirlo. >> Commentò mentre stringeva Svetlana sotto il suo braccio per non farle prendere freddo e per tenerla salda sulle sue gambe. << Mi dispiace immensamente, perdonatemi >>
Mormorò la ragazza inchinandosi lievemente, Aleksandr fece un segno con la mano per lasciar perdere e le rivolse un caldo sorriso, rassicurante anche se un po’ teso.
<< Non ha importanza, tutto quello che è successo stasera non ha importanza >>
<< Arrivederci Katerina >> La donna sussultò, sollevò lo sguardo sperso e spaurito e sorride automaticamente alla ragazza, sentendosi in colpa per quelle cose brutte che aveva detto su di lei. << Ciao cara, rimettiti >>Yulian e Svetlana si allungarono sulla porta per andarsene.
<< Yulian! >> Il biondo si girò lentamente, con i sensi di colpa negli occhi, verso la madre. << Mi dispiace >>
<< Anche a me mamma, anche a me >>
Le regalò un sorriso stanco e poi andò via.
 

_________________________________________________
Effe_95

Buonasera.
Comincio subito col dire che il titolo di qeusto capitolo è tratto dalla canzone " Skinny love" della versione di Birdy.
Questo è anche il penultimo capitolo prima della fine della seconda parte, quindi il prossimo sarà l'ultimo.
Ho fatto un po' fatica a scriverlo, forse per il contenuto, forse per come si è comportato Yulian, ma volevo assolutamente che uscisse fuori tutta la dua disperazione, la follia nella sua risata dopo il pianto, ecco, spero che questo sia venuto fuori, e che tutto non sembri solo un grande delirio.
Vi confesserò che ultimamente sono un po' stanca, e anche molto insicura riguardo quello che scrivo, mi sembra tutto una grande schifezza.
Grazie comunque a tutti coloro che leggeranno e rencesiranno questo capitolo.
Alla prossima.


 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95