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Autore: _HalWill_    20/07/2008    2 recensioni
Lo scenario di un' imminente guerra interplanetaria. Due mondi opposti ma incredibilmente simili. Un ragazzo piombato dal nulla in una base militare, senza alcuna certezza, senza alcuna sicurezza, ma con la consapevolezza di fare la differenza nelle sorti della specie umana. Un giovane irriverente e spregiudicato, che lotta per una guerra in cui si è ritrovato, ancora inconsapevole del futuro e del proprio ruolo nella battaglia. L'incontro fra due anime sole e complementari, destinate ad un comune destino. Il sogno di una terra lontana dove poter vivere assieme, senza la guerra, senza a morte. L'amore, l'arma perfetta.
Genere: Romantico, Science-fiction, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 12

Vedeva un mare d’acqua di fronte a se. Non riusciva a sentire il proprio corpo. Forse non ne aveva uno.
Acqua intorno, davanti, ovunque, solo acqua. Sembrava di stare in una piscina, ma era una sensazione strana. Ma come poteva vedere se non aveva corpo?
Una mano. Bianca, pallida, illuminata dai riflessi della superficie attraversò la sua visuale. Fluttuava in quel nulla, senza peso, senza tempo. Lentamente andava verso il basso, cadeva, scivolava. Il braccio, il petto e poi inesorabilmente tutta la figura era lì, davanti a se. Il corpo pallido scendeva verso il fondo, senza vita, senza calore.
Il viso candido ed i capelli biondi che fluttuavano inconsistenti anche sul volto, sulle ciglia scure, aperte su occhi vitrei, immobili.
Verde. Acqua marina, che contrastava con la trasparenza neutra dell’acqua dolce che lo avvolgeva. Il piccolo neo inconfondibile era l’unica macchia scura su quella seta pura. Le labbra socchiuse; non usciva aria, non vi era respiro. Quella creatura impassibile scivolava lontano da lui, inesorabilmente, irreversibilmente senza vita.
Voleva afferrarlo, voleva prenderlo, voleva toccare la sua pelle, stringere il polso di quella piccola figura inerme. Ma non aveva mani, non aveva braccia, non aveva nulla. Non poteva fare nulla.
Non poteva aiutarlo. Non poteva salvarlo.
Lui non c’era. Non aveva consistenza.
Poteva solo vedere. Non c’era.
Lui non era lì.
L’aveva perduto.
Spalancò gli occhi. Il respiro accelerato, il viso umido. Si mise a sedere, mettendo a fuoco la stanza buia. La fioca luce della luna che penetrava dalla finestra. Si passò la mano tra i capelli, rasserenato di essere tornato alla realtà.
Si voltò alla sua destra. Il corpo della donna addormentata al suo fianco. Si muoveva lentamente sotto le lenzuola. Gli sfiorò i capelli setosi e spettinati. Erano ferschi e asciutti.
Era la realtà. Solo un sogno.

Percorse a grandi passi il corridoio. Non era la prima volta che camminava verso quell’ufficio. Molto probabilmente non sarebbe stata neanche l’ultima.
Era stato convocato pochi minuti prima da un tenente. Il comandante avrebbe dovuto comunicargli gli orari degli allenamenti ed il programma che sarebbe stato svolto quel giorno.
Ma in realtà aveva ben altro in mente. Non lo vedeva da due giorni e quella mattina aveva fatto quello strano sogno. Doveva spiegare, doveva chiarire con quel ragazzo prima che fosse tardi. Ma tardi per cosa? Non riusciva a spiegarselo, ma se lo sentiva. Qualcosa sarebbe successo.  
Persino quella notte era stata strana. Non era riuscito a resistere. Aveva bisogno di averlo. E sapeva di non potere. Aveva vagato per i locali ed era tornato alla base con una donna qualsiasi.
Ma non era stata lei nel letto quella notte, o meglio, non per William.
Bussò ala porta. Niente. Bussò nuovamente non ottenendo risposta.
Squadrò l’interruttore d’apertura. Era verde; non era chiuso dall’interno. Lo premette.
La porta si spalancò lasciandolo entrare, per poi richiudersi silenziosamente.
Il giovane era seduto alla scrivania. Il capo lievemente clinato sulla spalla sinistra, i capelli scomposti sulla fronte levigata.
Dormiva. Con gli occhi chiusi e le ciglia scure che lasciavano intravedere una leggera ombra sulle gote rosee. Le labbra meravigliosamente socchiuse.
Tutta l’ansia svanì improvvisamente.
Non riusciva a capire cosa gli succedesse ogni volta che si soffermava a guadarlo, ma sapeva che doveva in qualche modo reagire. Era venuto per chiarire, non per spiarlo.
Eppure era lì, immobile a pochi passi da lui. Ed ecco che il proprio corpo ricominciava a muoversi senza comando, inconsciamente.
Gli sfiorò una guancia, la pelle morbida, calda. Le ciglia si mossero appena. Le labbra si schiusero sensualmente.
Un improvviso calore lo avvolse. Tirò indietro la mano.
Le palpebre si aprirono lentamente scoprendo le iridi marine. Il biondo parve inizialmente confuso.
- William..? Ah… vi avevo mandato a chiamare…
Il soldato, che  aveva fatto qualche passo indietro e si era seduto sulla sedia di fronte al piano, si schiarì la voce.
- Si, ma prima… avevo bisogno di parlare.
 Alex si mise composto sulla sedia, sistemandosi. I capelli ricaddero compostamente sulla fronte. Gli occhi verdi che presero a fissarlo inespressivamente.
- Non c’è nulla da dire.
Se ti riferisci a ciò che è successo l’altra sera in spiaggia non preoccuparti, posso capire.
L’altro non parve troppo stupito a quella reazione. Del resto si era aspettato un comportamento simile da parte del superiore.
- Tutta questa storia degli Ev e della coppia deve averti confuso.
E’ del tutto comprensibile che tu provi qualcosa di particolare nei miei confronti, del resto siamo dei complementari. Ma proprio per questo è facile cadere in errore; non ho nulla contro di te. Considero la storia chiusa qui.  
William strinse i pugni. Le parole dell’altro stavolta lo avevano colpito, ma di certo non positivamente.
Perché il suo viso era così freddo? Perché era improvvisamente così insensibile?
Le sue certezze, le sue convinzioni di quegli ultimi giorni erano crollate in meno di un secondo.  Credeva di essersi avvicinato a quella creatura delicata ed incomprensibile. Era convinto di essere riuscito a penetrare almeno un poco in quella corazza che lo circondava, di aver raggiunto un po’ della sua essenza.
Ed ecco che veniva respinto, scrollato violentemente dal suo bel sogno felice. Ma perché gli faceva così male? Perché si sentiva così umiliato e arrabbiato? Avrebbe voluto afferrarlo, avrebbe voluto sbatterlo contro la parete, avrebbe voluto… avrebbe voluto tante cose. Ma in quel momento non fece nulla.
- Bene.
Si limitò a rispondere aspramente, stringendo i pugni con forza per l‘ennesima volta.
Tuttavia mantenne la sua espressione indifferente e fredda, come al solito. Era sempre stato bravo a mascherare la delusione, la rabbia, persino la gioia.
- Ti avevo fatto chiamare perché volevo comunicarti che oggi pomeriggio proveremo ad amplificare l’unisono; ormai riusciamo a connetterci abbastanza facilmente. Immagino che per te non ci siano problemi se mantengo l‘addestramento per le due e mezzo.
Cerca di riposarti fino ad allora.
Aveva riassunto la sua espressione dolce e comprensiva, cosa che lo irritava ancora di più. Si alzò con indolenza.
In pochi minuti era fuori, all’aria aperta. Si poggiò alla ringhera.
Cercò di frenare le proprie pulsioni. Provò a calarsi nel pensiero di lui.
Forse era così. Tutta quella storia così all’improvviso, scoprire di essere una specie di strana evoluzione mentale dell’uomo, quel biondo piombato dal nulla, l‘impulso, la guerra.
Osservò l’orizzonte.
Si, molto probabilmente era così. Quello che era accaduto negli ultimi mesi lo aveva scombussolato non poco. Sensazioni nuove, pensieri nuovi, volti nuovi. Fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato che gli sarebbe potuta accadere una cosa del genere. Il biondino era caduto nella sua vita con gli stessi effetti devastanti di una bomba sulla quotidianità di un  tranquillo villaggio abitato.
Non poteva ancora valutarne le perdite.
Doveva sforzarsi di capire a fondo se stesso, come mai aveva fatto prima. Anche se in realtà gli pareva tutto così chiaro.
Quelle parole così fredde e calcolate non erano bastate, infondo, a far vacillare la propria sicurezza.

Le due settimane che seguirono furono dure. Dopo l’allenamento con l’amplificatore gli diedero due giorni di tregua. Era stata un’esperienza abbastanza dolorosa.
L’amplificatore era una specie di anello che andava messo sulla testa, come un diadema, che a veva la funzione di moltiplicare la potenza dell’impulso mentale di chi lo indossava. Solamente che, essendo in fase sperimentale, ancora l’amplificazione non era molto forte. L’equipe che ci stava lavorando faceva molta fatica a seguire il ritmo degli addestramenti, e di solito utilizzavano Alex come sperimentatore ed elemento di studio.
Ma chissà quante altre volte quel giovane era stato sottoposto a studi. Già solamente per trovarlo. Da quanti anni sapeva di essere un Ev? e suo padre?
Il generale Duncan Rose. Aveva sentito parlare spesso di lui, ma non lo aveva mai visto di persona. I generali di solito non venivano in basi sperdute come quella. Lui sapeva delle capacità del figlio, per quello lo aveva mandato là. Eppure Alex gli pareva così solo, così malinconico a volte. Come se fosse di un altro mondo, come se fosse un angelo caduto perché sportosi troppo dalla sua bella nuvola.
Gli pareva così fuori posto in quell’ambiente sudato, sporco e insanguinato.
I suoi compagni spesso parlavano di lui a pranzo o nella sala di tiro. Li sentiva discutere delle sue missioni, delle operazioni che aveva diretto in quei giorni e di quanta maestria il giovane mostrasse nel pilotare aerei. Lodavano la sua meravigliosa postura, l’attitudine a dare ordini e a dirigere, l’astuzia dei propri progetti.
Erano tutti meravigliati, stupiti di come un ragazzino poco più che adolescente riuscisse a giostrarsi in modo tanto eccellente in un ambiente simile. Era dotato di un’intelligenza superiore alla media, questo lo aveva compreso. I suoi piani erano infallibili, calcolava ogni dettaglio, ogni possibile sfaccettatura di quei progetti, ogni errore e cambiamento. Prevedeva ogni cosa, conosceva  ogni dato, ogni programma, ogni dettaglio tecnico di ogni cosa.
Lui non aveva mai visto questo Alex. Non conosceva questo suo aspetto, questa sua abilità. Non sapeva queste cose.
Gli altri si però. Questo lo rendeva nervoso,  indispettito, geloso.
Quei suoi compagni conoscevano anche loro il biondo, ma a modo loro.
Sentiva dentro di se come la mancanza di qualcosa. Era come se dividesse Alex con gli altri, come se ognuno ne avesse un pezzetto per se. Ma lui che pezzo aveva?
Un pomeriggio, in stanza, gli ritornarono alla mente le parole di uno dei primi discorsi con lui. Sarebbero scesi in battaglia prima o poi; anche lui lo avrebbe visto combattere, uccidere, sporcarsi e macchiarsi del sangue dei nemici. Le immagini dei sogni che lo avevano fatto svegliare tante volte gli balenarono nei pensieri. Scrollò la testa.
Non doveva farsi assorbire troppo. Forse aveva ragione Alexander.
O forse era semplicemente troppo tardi.

P.S. Salve! Dunque, alcuni chiarimenti. Alex è ovviamente un ragazzo particolare. Questa sua abilità celebrale lo rende anche più intelligente della media e perciò molto più adatto a dirigere a scrivania progetti e operazioni che, sotto la sua supervisione risultano decisamente infallibili. Inoltre lui già prende parte alle operazioni, anche se William non è a conoscenza di ciò. Comunque nei prossimi capitoli si vedrà di più questo suo lato militare e credo sia inevitabile che sia un po più debole degli altri; è un adolescente; prima d'ora non ha mai partecipato alla direzione diretta; è sotto la supervisione di suo padre e quindi non può fallire; e viene sottoposto continuamente ad esperimenti che mettono alla prova non solo il suo corpo, ma soprattutto la sua mente.
Ma questa sua fragilità appare solamente con William. Diciamo che lo considera come un punto di sfogo.
In questo capitolo credo comunque ci sia qualche chiarificazione.^^
Per quanto riguarda i gradi: William è un Sergente Maggiore; Alex viene chiamato Comandante, che non è un vero e proprio grado. Sarebbe colui che in una base dirige l'esercito. Il suo grado ufficiale comunque è di Colonnello; Il padre di Alex è un Generale, il grado massimo; gli amici di William, Eric e Mickail, sono rispettivamente Caporale maggiore e Sergente.
Qui c'è uno schemino generale in ordine decrescente. ^^ Comunque grazie per i commenti.
Generale di còrpo d'armata
Generale di divisióne
Generale di brigata
Colonnèllo
Tenènte colonnèllo
Maggióre
Capitàno
Tenènte
Sottotenènte
Maresciallo
Sergènte maggióre
Sergènte
Caporale maggiore
Caporale
Soldato
Per altri chiarimenti chiedete pure.^^


  
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