Ebbene, questa
ridicola cosa è tutta per Steviacookies, Erodiade, MaryBlack, Ladyriddle e
Severa, dato che ormai sono ben tre giorni che portiamo avanti la degenerazione
sul tema.
Ovviamente è una
cosa trash che più trash non si può. Cioè non provateci nemmeno a prenderla sul
serio. Dico davvero.
Detto questo,
buona lettura, buon infarto, e buone risatine isteriche a seguire.
Cosa non si fa
per soldi
La
donna prese un altro sorso di Gin e sorrise: il rossore sulle guance era dovuto
all’alcol o, forse, allo spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi
occhi.
“Bravo
così, Tom…” disse, facendo schioccare la lingua.
Tom
Riddle, sedici anni, ragazzo studioso e impeccabile con una vena di sadismo
nascosta, non vedeva l’ora di diventare maggiorenne per Obliare e uccidere
quella megera. Ma, fintantoché nessuno era testimone… Insomma, essere il capo
dei Cavalieri di Valpurga era impegnativo e soprattutto dispendioso, e un orfano, ovviamente, non poteva permettersi certe cose.
Fortuna
che la signora era amante del genere, pensava ogni tanto, con una nota pungente
di sarcasmo e di odio omicida.
“Ti
piacciono le scarpe nuove che ti ho preso?” chiese lei, lasciando perdere il
bicchiere e sporgendosi in avanti, come per ammirarlo meglio.
Tom
mosse due passi incerti e tremolanti nella sua direzione – non si era mai
abituato del tutto nemmeno alle zeppe, figurarsi come stava comodo con quei tacchi a spillo sottilissimi.
“Sono…
Molto carine.” disse, sforzandosi di inghiottire il disprezzo. Gli assurdi
cuoricini pelosi rosa shocking adagiati sulla punta delle sue nuove e
pericolosissime scarpe sembravano prendersi gioco di lui.
“Bravo
ragazzo.” disse ancora la megera, alzando lo sguardo come per ammirarlo tutto “Fai
come al solito, su.”
Tom
alzò le mani – su cui le unghie svettavano grazie al fantasmagorico smalto nero
e rosa, e non era possibile, ma lo
smalto sembrava rilucere. Se quella vecchia non fosse stata Babbana al cento
per cento avrebbe detto che non fosse possibile che i Babbani producessero un
effetto simile senza la magia… - e le portò sulle spalle, prima di farle
scendere lungo il petto con lascivia. Nel frattempo, si era morso il labbro
inferiore, fortunatamente intonso – non come gli occhi, pieni di ombretto rosa
e di mascara per volumizzare al massimo le sue già lunghe, lunghe ciglia.
“Signora…”
disse, soffiando le parole.
“Ah,
Tom, come ti ho detto di chiamarmi quando siamo soli?”
“Padrona…”
ritentò lui, mascherando l’irritazione crescente con un tono lascivo.
Oh,
quando sarebbe diventato Oscuro e famoso, le avrebbe fatto pagare tutta quell’umiliazione
con gli interessi, questo era certo. Era dannatamente
certo.
“Bravo
ragazzo.”
La
megera si sedette meglio sulla piccola poltroncina marrone. Alzò le gambe e le
divaricò, poggiandole sui braccioli, prima di alzarsi la gonna e di iniziare a
darsi piacere, esponendo in bella vista tutte le sue ‘grazie’.
Tom
riusciva a non vomitare solo perché, oramai, si era abituato.
“Continua…”
Se
non l’avesse sentito con le proprie orecchie, Tom non avrebbe mai e poi mai
scommesso che un tono così pigolante
potesse uscire da una bocca come quella.
Dannata
baldracca.
Tom
si spostò, sempre ondeggiando per via dei tacchi, e prese un peloso e luccicante
boa rosa shocking, che faceva pendant con scarpe e smalto e ombretto, e se lo
portò sulle spalle. Scese lentamente, tenendolo a braccia aperte, mostrando
alla megera la schiena e le natiche sode, visibili del tutto perché indossava
un aderente perizoma con lustrini.
Dannata, dannata
megera.
“Uh…
Ah…”
La
vecchia, dietro di lui, aveva iniziato a fare sul serio e ad approfondire le
carezze.
Tom
si rigirò e fece roteare il boa a mo’ di frusta, evidenziando il tutto con
colpi di bacino ben assestati, che mettevano in mostra il perizoma – anch’esso
rosa, con solo un piccolo serpentello verde disegnato sopra, cosa che la
signora aveva concesso sapendo della sua passione per quegli animali – e facendo
ben intuire il suo contenuto.
“Sì…
Continua…”
Ma
era lei, a questo punto, a dover continuare. Tom capì che avevano raggiunto il
punto in cui la megera reclinava la testa e continuava il suo sporco lavoro,
senza badare troppo a lui, così si limitò a stare in piedi senza far nulla e a
fissarla con odio crescente.
Oh, se l’avrebbe
uccisa… Ma lei avrebbe dovuto implorare pietà; l’avrebbe torturata così a lungo…
“Sì,
Tom, sì!” urlò lei, raggiungendo l’apice.
Dannata vecchia
megera bastarda.
Tom
aspettò ancora che lei si riprendesse, poi, ad un suo cenno, andò nel piccolo
bagno attiguo per lavarsi via il trucco, togliere lo smalto e tornare nella ben
più dignitosa divisa dell’orfanotrofio.
Quando
rientrò nell’ufficio – che era stato opportunamente chiuso a chiave prima dell’incontro
– la vecchia era di nuovo alla sua scrivania, con l’espressione arcigna e un
bicchiere dell’onnipresente gin davanti a sé.
“I
tuoi soldi.” disse, bruscamente “E buonanotte.”
Tom
si avvicinò al tavolo e si intascò le sue sterline.
Solo
quando aveva ormai aperto la porta, recuperato un po’ di dignità persa e aveva
raggiunto un nuovo equilibrio con se stesso – avendo finito di immaginare
almeno dieci modi di torturarla e ucciderla –, si decise a parlare.
“Buonanotte,
signora Cole.”