Day
2: Differenza d’età
-Tua
madre arriverà mai? –
-Perché?
Hai paura che ci becchi mentre scopiamo?-
-Modera
i termini, ragazzino-
Thad
sbuffò.
–Pensavo di piacerti quando parlo così-
-Mi
piaci di più quando stai zitto e arrossisci, possibilmente sotto di me-
Thad
abbassò lo sguardo, arrossendo mentre Sebastian ghignava spudoratamente.
Faceva tanto il
gradasso ma alla fine si imbarazzava con niente.
-Perché
vuoi mia madre?- chiese servendogli un bicchiere d’acqua.
-Gli
ho portato le carte del divorzio che mi ha portato ieri l’avvocato di tuo
padre-
Thad
sembrò intristirsi, come sempre quando si parlava dei suoi genitori. –Quindi
sta per finire?-
Sebastian
annuì. –Mancano soltanto poche firme e saranno ufficialmente divorziati-
Thad
si afflosciò sulla sedia. –Mi fa ancora strano non avere papà per casa-
-Ti
ci abituerai. L’amore non dura per sempre-
-Questo
non puoi dirlo. Io voglio stare con te, per
sempre-
Sebastian
sorrise sfilandosi gli occhiali.
–Vedremo-
Sebastian
era cinico ma Thad era un ragazzino a cui era meglio non tarpare le ali se non
si voleva incappare in un litigio capriccioso di dimensioni abnormi. Thad si
mosse per sedersi sulle sue ginocchia, le braccia di Sebastian gli circondarono
immediatamente la vita.
A
volte Thad sentiva la differenza d’età in maniera eccessiva. Come quando
Sebastian gli rispondeva in modo pragmatico e non sapeva se lo diceva davvero o
solo per dargli un contentino. Quando lo
sentiva così lontano aveva persino preso
l’abitudine di toccarlo in modo da rassicurare se stesso che lui fosse lì.
Si
erano conosciuti due anni fa, quando tra i suoi genitori avevano iniziato ad
esserci screzi. Durante il primo anno, non si erano visti molto. Thad spesso
rimaneva in camera sua a studiare o era a lezione di danza. Dal secondo anno,
una volta che i genitori avevano informato il figlio della loro decisione di
divorziare, Thad aveva iniziato a passare più tempo solo con l’avvocato-
soprattutto perché i suoi genitori avevano il brutto vizio di arrivare in
ritardo a qualunque cosa. All’inizio Sebastian lo infastidiva. Un po’ come
succede sempre tra adulti e ragazzi. Poi era subentrato l’interesse. A Thad
piaceva come Sebastian gli teneva testa con l’ironia sottile e gli sfottò. Gli
piaceva il modo in cui lo faceva arrossire mettendolo in imbarazzo, ma, la cosa
che di certo gli piaceva di più era l’aura di sicurezza che emanava. Tra le sue
braccia sembrava che nulla avesse potuto nuocerlo. Non c’era stato un vero e
proprio inizio di relazione. Non ne avevano mai davvero parlato. Thad aveva
capito che c’erano delle cose di cui gli adulti non parlavano, che non osavano
chiarire. L’aveva semplicemente baciato. Si era alzato sulle punte, aveva
chiuso gli occhi, trattenuto il fiato e poggiato le labbra sulle sue. Ancora
adesso non sapeva cosa fosse passato nella mente di Sebastian. Fatto sta che
prima l’aveva allontanato con uno spintone e l’aveva guardato come se stesse
calcolando i pro ed i contro e poi l’aveva afferrato per il colletto della camicia
a quadri che indossava e l’aveva baciato di nuovo.
A Sebastian piaceva Thad perché non faceva mai domande. Non gli aveva mai
chiesto – come si sarebbe aspettato da un ragazzino di sedici anni – se stavano
insieme o meno. Si era semplicemente lasciato andare ai baci e alle carezze e
se li era presi. Li aveva vissuti. Perché Sebastian si fosse preso Thad era
facile da capire. La sua schiettezza, la sua timidezza, la sua innocenza e la
suo forza d’animo lo rendevano un bocconcino troppo dolce e unico da lasciarsi
scappare. Certo, Thad era capriccioso e petulante come tutti i teenager ma
nulla che un appuntamento e qualche regalo non potessero risolvere.
-Domani
mi porti a cena fuori?- pigolò Thad, baciandogli la guancia.
-Potrei
portarti nel mio letto, stasera stessa –
-No. Voglio andare a cena fuori, domani.-
Sebastian
tornò serio, facendo sparire il ghigno dalle sue labbra. Odiava quando pretendeva le cose. Non tutto gli era dovuto. –Non
hai tenuto conto che domani potrei essere impegnato. Con qualcun altro-
Thad
boccheggiò, alzandosi di scatto dalle sue ginocchia. –Stai mentendo- sillabò con
gli occhi lucidi.
Sebastian
alzò gli occhi al cielo. Era stato giovane anche lui, -non che adesso fosse vecchio, ma di certo non era più così giovane
– ma non si ricordava di aver mai avuto queste reazioni da checca isterica.
-Ti
prego! Disperati pure rotolandoti sul pavimento, ragazzino – rise Sebastian, assottigliando gli occhi.
-Smettila
di fare così o…-
-O
cosa Harwood? Cosa fai? Mi picchi, mi
lasci? Cosa ti fa pensare che quello che fai influenzi in qualche modo la
mia vita?-
Thad
tornò a boccheggiare ma tacque. Si sedette sulla sedia incrociando le braccia
al petto e tirando su col naso. Iniziò a giocherellare con le sue dita
distraendosi. Sebastian faceva così ogni tanto. A volte diceva delle cose per
ferirlo. A volte qualcosa lo infastidiva e lui attaccava.
Ma gli adulti
non parlavano mai?
Se lo facessero,
i miei non starebbero divorziando, pensò Thad.
-Non
piangere, adesso. – sbottò Sebastian passandogli un fazzolettino di carta che
aveva estratto dalla tasca dei pantaloni. –Asciugati la faccia e torna sulle
mie gambe-
Thad
fece come gli era stato detto. Si asciugò gli occhi, riponendo il fazzolettino
ormai stropicciato nella tasca dei suoi jeans e tornò a sedersi, riluttante,
sulle sue ginocchia, portando le mani in grembo.
-Domani
fatti trovare pronto alle otto. Non mi piacciono i ritardatari, ragazzino-
Thad
annuì sospirando di sollievo. Il brutto momento era passato. Lo baciò piano
sulle labbra. Un semplice bacio a stampo a cui Sebastian rispose ma che non
approfondì. Poggiò il capo sulla sua spalla e si rilassò mentre le mani esperte
di Sebastian gli accarezzavano i capelli.
L’orologio
scoccò le sette.
-Io odio tua madre, ragazzino-