Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    29/04/2014    2 recensioni
Storia partecipante ai contest Immagini dal Castello di Marge86 e Sour Comedy di Frandra
C'è un luogo molto speciale a Kyrador.
Trovarlo è difficile, a meno che non lo si cerchi. Immersa nel verde di un parco, e adagiata sulle sponde di un laghetto, c'è una piccola bottega del caffé, dove chiunque abbia tempo e denaro a sufficienza può godere della tranquillità che solo l'angolo più appartato della più grande città del mondo può offrire.
In questo caffé non si viene solo per consumare una bevanda, ma per goderla. Non si mangiano dolci, li si degusta. Non di chiacchiera, si conversa.
Camerieri raffinati e dai modi gentili intrattengono i clienti, perdendosi con loro in piacevoli conversazioni, ed allietando in questo modo le giornate a coloro che amano ricercare il bello della vita, mentre pasticceri di alta cultura e formazione servono il miglior rinfresco che si possa desiderare.
Benvenuti al Cafè Coeur Bleu.
Non senza ragione taluni scrittori hanno chiamato il caffè una bevanda intellettuale, dato l'uso per così dire generale che ne fanno tutte le persone delle quali i lavori esigono un'attività particolare dell'organo pensante (Pierre Jean Cabanis)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

VI

 

 

Quasi ogni settimana, il sabato pomeriggio, si presentava al caffè uno strano tipo, sulla quarantina, portamento asciutto ma rispettabile, capelli a spazzola marrone scuro, cappello di tessuto e un paio di lenti rotonde da professore, che secondo i più effettivamente era.

Ogni volta si sedeva al solito posto, un tavolino affacciato sul parapetto prospiciente il lago, mentre nei giorni di pioggia ne sceglieva uno a ridosso delle vetrate rivolto sempre verso lo specchio d’acqua, ordinava il suo caffè turco molto speziato, la sua torta d’avena e si metteva a leggere un grosso e vecchio libro; non parlava mai con nessuno, né invitava i camerieri o chiunque altro ad intrattenere una conversazione, e visto che pagava sempre in contanti non era stato possibile scoprire il suo nome neanche attraverso i dati della carta di credito.

Per questo, tra il personale del café era stato soprannominato Uomo che Legge.

Alcuni erano attratti dalla sua figura, così misteriosa, altri ne erano persino spaventati, come per esempio Marika, che lo trovava inquietante e quasi minaccioso.

Alicia ne sentì parlare per la prima volta un giorno in cui la sua inaspettata, e per certi versi inspiegabile, assenza dal locale per un’intera settimana aveva provocato un piccolo dibattito interno.

«Quel tipo mi fa paura.» disse Marika «Quando mi avvicino a lui anche solo per prendere la sua ordinazione se va bene vengo ignorata, altre volte invece mi lancia quasi delle occhiatacce. E poi non parla mai con nessuno.»

«Forse dimentichi che questo non è un confessionale.» rispose arcigno Claudio «Questa è una sala da caffè. Qui la gente non viene necessariamente per parlare.»

«E uno spende quasi quaranta kylis tra caffè e dolce, e altrettanti per un tavolino di prima fascia, solo per starsene lì immobile e in silenzio a leggere?» commentò sarcastico Hervé «Potrebbe farlo benissimo seduto ad una panchina.»

«C’è tanta gente strana al mondo.» osservò Vincent

«O forse, sta solo aspettando che siamo noi a fare il primo passo.» ipotizzò Alicia

«Per carità, evita.» rispose Claudio «L’ultima volta che hai aperto bocca con un cliente si è sfiorato l’incidente diplomatico.»

«Se vuoi essere picchiato, devi solo chiederlo.» ribatté la ragazza con lo stesso tono.

 

Uomo che Legge si ripresentò come previsto la settimana successiva, e dandogli il benvenuto Alicia notò un naso leggermente arrossato, immaginando subito il perché di quella lunga ed insolita assenza.

Così le visite periodiche ripresero, ed ogni volta Alicia lo osservava da lontano, cercando con una curiosità che non le faceva difetto di scorgere quel piccoli segni che potessero aiutarla a capire; capire chi era Uomo che Legge, perché venisse lì, o anche solo per conoscere il suo nome.

Non le riuscì mai di avvicinarlo, né di provare a parlarci, ma riuscì a notare alcune cose, a cominciare dal grosso libro che l’uomo leggeva ad ogni sua visita: un libro di favole. Ed era sempre lo stesso volume, riconoscibile dalla copertina color vino e dall’angolo spiegazzato, dal che si desumeva che dovesse essere piuttosto vecchio.

A forza di osservarlo, e mettendo insieme i vari frammenti, Alicia arrivò a teorizzare una possibile spiegazione; ora, restava solo da verificarla.

L’occasione si presentò la visita successiva.

Ormai l’inverno era alle porte, e oltre al vento freddo proveniente dalle montagne violenti acquazzoni bagnavano la città ad intervalli regolari.

Anche quel giorno pioveva, così Uomo che Legge si sedette al solito tavolino interno; tuttavia arrivò un po’ prima del solito, verso mezzogiorno, quando i ragazzi del turno di mattina se n’erano già andati e quelli del pomeriggio non erano ancora per buona parte arrivati.

C’erano solo Marika ed Alicia, e dal momento che Alicia si stava ancora cambiando Marika fu costretta a fare gli onori di casa, correndo subito a nascondersi dietro al bancone dopo aver ricevuto come risposta al suo benvenuto la solita occhiata obliqua ed il solito silenzio.

«Lo dico e lo ripeto, quel tipo mi fa paura.» disse emergendo appena da sotto il ripiano.

Era la sua occasione. Non andò neanche a prendere l’ordine.

Preso il mortaio, vi pestò dentro il caffè, lo zucchero e le spezie, infilò il tutto nel cezve in ottone, aggiunse acqua e fece bollire, passando il contenuto dalla macchina al contenitore più volte fino ad ottenere una bevanda densa e scura simile al fango che versò in una tazza bassa e larga sormontandola con un leggero strato della crema depositatasi sul fondo del cezve.

«Pronto.» disse soddisfatta, e tagliata anche una fetta di torta d’avena si presentò al tavolo di Uomo che Legge «La sua ordinazione, signore».

Quello la guardò come stupito, poi fece un cenno con il capo riprendendo subito a leggere; Alicia servì, ma invece di tornare al banco stette ad osservare Uomo che Legge in silenzio mentre questi seguitava a far scorrere gli occhi su quel fiume di parole e buffi disegni raffiguranti fate, orchi, elfi e folletti.

«Lei sta aspettando qualcuno, non è vero?».

Questa volta, gli occhi con cui si Alicia si vide guardare da Uomo che Legge erano segnati da una piccola ma assolutamente visibile punta di incredulità, resa ancor più percettibile dal movimento delle sue labbra.

Marika si sentì svenire.

«Che stai facendo, Alicia?» mormorò a denti stretti.

Incassato apparentemente il colpo Uomo che Legge cercò di tornare all’interno del suo piccolo mondo, ma lei continuò.

«Si siede sempre nello stesso posto, ordina sempre le stesse cose, e legge sempre lo stesso libro. Un libro particolare, oltretutto. Come se nutrisse in sé la speranza di poter essere riconosciuto da qualcuno. Qualcuno che magari non conosce il suo nome come non lo conosciamo noi, ma che potrà accorgersi di lei semplicemente guardandola».

Nel locale sembrò essere scesa di colpo una strana atmosfera; nel mentre erano arrivati anche Claudio, Aldo e Vincent, i quali a loro volta si ritrovarono immobili ad osservare la scena assieme ai pochi altri ospiti presenti.

Il silenzio era tale che si poteva udire il rumore delle gocce di pioggia che tintinnavano sui vetri.

«È un libro di favole.» continuò Alicia «Quindi, forse, potrebbe trattarsi di un bambino».

Uomo che Legge portò lo sguardo dal volto della ragazza al lago che si stagliava ancora in lontananza, coperto dall’acqua che incessante cadeva dal cielo. Toltosi le lenti, si strofinò brevemente gli occhi, sospirando come soprapensiero.

«Mio figlio.» mormorò «Si chiama Christofer. Ma a lui piaceva essere chiamato Chris.»

«È un bel nome.» sorrise Alicia «Glielo ha dato lei?»

«Era il nome del mio trisavolo. Il primo membro della mia famiglia a mettere piede su questo pianeta».

Chiuse il libro, ma qualcosa sembrava ancora trattenerlo; solo in quel momento Alicia si accorse che tutto il Coeur Bleu li stava guardando, ma rivolgendo un cenno del capo agli altri clienti e un’occhiataccia ai suoi colleghi convinse tutti a tornare a farsi i fatti propri.

«Ho sposato mia moglie quando avevo diciannove anni. Christofer è nato meno di un anno dopo.

Eravamo entrambi benestanti, e anche se avevamo fatto una fesseria i nostri genitori erano stati molto comprensivi. Così, tutti e due siamo riusciti a completare i nostri studi e a crearci una solida carriera.

Sono docente di geologia all’università, e ancor prima di laurearmi avevo pubblicato dei trattati sullo studio e lo sfruttamento di giacimenti minerari su satelliti e meteoriti. La mia carriera mi piaceva, ma come la maggior parte degli esseri umani volevo sempre qualcosa di più.

Un giorno, mi proposero di entrare a far parte del progetto per lo sfruttamento dei giacimenti di Erithium. Sapevo bene che questo mi avrebbe tenuto lontano dalla mia famiglia, ma ciò nonostante non ci pensai due volte ed accettai.

All’inizio erano assenze di poche settimane, ma con il tempo divennero mesi, e poi ancora anni. Io e mia prendemmo a litigare, sempre più veementemente. E un giorno, tornando dall’ennesimo viaggio, scoprii che se n’era andata, portando Chris con sé».

Le mani di Uomo che Legge presero a tremare, e come tutti gli altri Claudio cercava quando possibile di buttare un occhio per provare a capire come la situazione stesse evolvendo.

«Da allora, non ho più visto né mia moglie né mio figlio. Sono andati a vivere ad Alepto

«Quanti anni ha suo figlio?»

«Venticinque. Non lo vedo da quando ne aveva sei. Subito dopo che il mio matrimonio è finito mi sono buttato anima e corpo nel lavoro; mia moglie e i suoi genitori hanno fatto il diavolo a quattro per non farmelo incontrare raccontando un sacco di storie al giudice, ma ho saputo che da qualche anno è tornato a vivere qui».

La pioggia nel frattempo era cessata; Uomo che Legge guardò di nuovo verso il lago, sistemandosi gli occhiali.

«Quando Chris era piccolo, e io non ero in giro per il mondo o tra le stelle, il sabato venivamo qui. Lui mangiava la torta d’avena, io bevevo il mio caffè, e poi gli leggevo una di queste storie.»

«Così» sorrise Alicia «Ha pensato che se fosse tornato qui tutti i sabati, facendo le stesse cose che facevate allora, un giorno sarebbe riuscito ad incontrarlo, e l’avrebbe riconosciuta anche a distanza di molti anni.»

«Mi illudo.» sorrise rassegnato «Chissà cosa gli avrà raccontato mia moglie sul mio conto dopo averlo portato via. Magari a quest’ora mi odia a tal punto che non vorrà neanche più vedermi.»

«Non si abbatta. Dopotutto non lo sa ancora. Anche se la sua paura che ciò sia vero è indubbiamente tanta».

Uomo che Legge la guardò stupito.

«Come fai a dirlo?»

«Se avesse davvero voglia di rivedere suo figlio ora che è tornato in città, ci sarebbero molti altri modi per poterlo fare.

Le basterebbe fare una ricerca in rete per scoprire dove vive.

Ma poiché teme che lui la odi, deve aver pensato che solo se lui fosse venuto a cercarla proprio qui, dove passavate dei pomeriggi felici leggendo e divertendovi, sarebbe stata la prova che suo figlio le vuole ancora bene».

Negli occhi dell’uomo comparve una lacrima.

«Forse è proprio così.»

«Alle volte, dare tempo al tempo è la soluzione migliore. Ma in questo caso, non crede sarebbe meglio prendere la cosa di petto? Se riuscirà ad incontrare suo figlio e lui non vorrà parlarle come lei teme, almeno avrà ottenuto la sua risposta e non dovrà più avere paura. Altrimenti, vi sarete finalmente ritrovati».

Di nuovo, Uomo che Legge sorrise, ma stavolta era un sorriso di speranza.

«Sei una bella impicciona, lo sai? Prima di te nessuno aveva avuto il coraggio di pararmi qui dentro.»

«Beh, effettivamente ho avuto anch’io un po’ di paura.» rise Alicia rompendo la tensione come un cristallo «Sa com’è, la trovavamo tutti un po’ inquietante».

Marika e gli altri quasi svennero per lo sconcerto.

«Marika, ti sembrano cose da dire?» disse Claudio passandosi la mano sulla faccia.

Invece, Uomo che Legge rispose all’affermazione con un sorriso divertito.

«Forse un po’ me lo sono meritato.» quindi guardò Alicia «Comunque grazie. Mi ha fatto piacere parlare con te.» quindi sembrò quasi volerla provocare «Ma se farò come dici, il tuo locale perderà un cliente. Non sei preoccupata?»

«Al Coeur Bleu si viene per ritrovare la serenità ed sentirsi in pace con sé stessi. Se Lei riuscirà ad ottenere tutto questo, allora non avrà motivo per voler venire ancora, e a noi questo basterà.

Dico bene?».

Marika e gli altri annuirono, scaldando il cuore di Uomo che Legge come non gli capitava da anni.

«Però, a questo punto mi sembrerebbe ingiusto non ripagare la tua generosità. C’è qualcosa che posso fare per te?».

Lì per lì, ad Alicia venne in mente una sola cosa.

«Potrebbe dirmi il suo nome? Sa, ormai non potremo più chiamarla semplicemente Uomo che Legge».

Lui rimase basito, come Marika e gli altri del resto, poi parve quasi ridacchiare.

«Tutto qui? D’accordo.» quindi le sussurrò all’orecchio «Il mio nome è…».

Poco dopo se ne andò, e prima ancora di poter realizzare appieno ciò che era successo Alicia si vide arrivare uno scappellotto da antologia.

«Sei impazzito, razza di damerino?!»

«Ma che ti è saltato in mente di dirgli quelle cose!?» sbraitò Claudio «Adesso ti metti a raccontare che diamo soprannomi ai nostri clienti?»

«Tra l’altro, quello in particolare l’ho sempre trovato di pessimo gusto.» disse Hervé

«Decisamente.» disse Louis

«Ma ora dicci.» disse Marika «Qual è il suo nome? Come si chiama realmente?».

Lei guardò tutti, ammiccando.

«È un segreto».

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Con stamattina, si chiudono i due contest a cui partecipa Café Coeur Bleu.

E non posso negare che mi faccia piuttosto male il pensiero che, salvo clamorosi sviluppi dell’ultim’ora, saranno entrambi annullati per mancanza di partecipanti (uno di sicuro, per l’altro sono in attesa di notizie).

Pazienza, se mi dice bene la porterò in altre occasioni.

Intanto, godetevi questo nuovo “raccontino” (non credo si possa parlare di capitoli), in cui appare uno dei frequentatori del Coeur Bleu.

Ora, però, mi appello ai lettori.

Dal momento che, come detto, questa storia partecipava a dei contest, ho dovuto obbligatoriamente scriverne l’epilogo, ma và da sé che questo tipo di narrazione si presta ad ospitare un numero incalcolabile di storielle, e persino delle drabble o delle flashfic.

Quindi, la mia domanda è: volete che rimandi la pubblicazione dell’epilogo, oppure preferite che lo pubblichi, lasciando tuttavia la storia come Non Completa, inserendo di quando in quando nuove storie che potrete posizionare idealmente a prima dell’epilogo in questione?

Fatemi sapere!^_^

Grazie a Capricornus e XKikka per le loro recensioni, ma anche a Dolok, Numb3rs e Tears per averla inserita tra le seguite.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera