Undercover
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- Felicity! – Non faccio in tempo ad aprire la porta che lei lo fa
per me. Ci osserviamo a vicenda. Che eleganza. – Come ti sei vestita?
Felicity assottiglia gli occhi e mi rivolge uno sguardo di sfida.
- La facevo più intuivo, signor Queen.
Iniziamo bene. Già sento il nervosismo scorrermi nelle vene a causa
della sua insolenza.
- Secondo te? Abito da sera, tacchi alti, trucco e cappotto in mano,
dovrebbero darti un bel suggerimento sui miei programmi per la serata.
- Esci?
- Perspicace, Oliver. Sì, con uomo. Sì, con Andrew, te lo ricordi? E sì,
mi ha fatto la proposta.
- Non avrai accettato.
- Prego?
- Non puoi andare a lavorare per la Richmord
Enterprise!
- Ah no?
- E non puoi uscire con Andrew.
- Perché mai? Illuminami. – Osa anche sbeffeggiarmi.
- Non è una persona affidabile.
- Davvero? Se ti riferisci a quel caso di genetica per cui è stato
indagato, lui non c’entra niente. È stato dichiarato innocente ai fatti.
– Ma? – Te l’ho già detto. So tutto quello
che è online.
- Felicity.
Il suo sguardo severo mi colpisce. – Scusami, ma come mi ha ordinato, signor Queen, cambio aria… e vita!
Si chiude la porta alle spalle e si avvia, ma si blocca subito.
- Ah, dimenticavo. – Mi afferra la mano e mi appoggia sul palmo
gli auricolari. – Basta controlli. Stasera mi godo la mia - E accentua il
tono della voce – serata.
Fermo l’impulso di trattenerla. Stringo forte le mani a pugno, e sfodero
un sorriso di circostanza.
- Dobbiamo creare un diversivo. – Decretò infine Felicity.
Diggle e Oliver si voltarono a guardarla.
- No. – Affermò serio Oliver mettendo fine sul nascere a quella
discussione.
- Oliver, - Felicity si alzò dalla sedia e gli andò incontro. –
Aspetta almeno di sentire la mia proposta.
- Non se ne parla.
- Sei un despota! – Urlò esasperata vicino al suo viso.
Oliver strinse le labbra . – No, è troppo pericoloso.
- Si tratta solo di tenere occupato l’arciere nero il
tempo necessario per intrufolarmi nel laboratorio della Richmord
Enterprise e impossessarmi del siero.
- È troppo rischioso. Non avresti nessuna copertura.
Felicity si avvicinò di un altro passo a lui. – Tu sei… sei…
- Ora basta, datevi una calmata. – Diggle li
richiamò all’ordine prima che la situazione tra i due peggiorasse.
- Diggle, fallo ragionare tu se ci riesci, io ho
bisogno d’aria. Qui c’è qualcuno che mi toglie il respiro con la sua vicinanza.
- Felicity si bloccò all’occhiata di Oliver. – Hai capito che cosa
intendo!
Senza aggiungere altro, Felicity uscì dall’Arrow Cave indispettita.
Diggle inspirò rassegnato.
- Non dire niente. – L’ammonì Oliver prima che lui iniziasse con
la sua paternale.
- Dobbiamo creare una trappola. L’arciere nero ha capito che Felicity è
il collegamento con Arrow. Studia ogni sua mossa e riesce a prevedere le sue
azioni. Sa benissimo che dove c’è lei, ci sei anche
tu. Se creassimo un diversivo, daremo tempo a Felicity di entrare nel
laboratorio, sabotare il progetto, mentre noi potremmo mettere in trappola
l’arciere nero.
Oliver osservò Diggle per un lungo istante. Sapeva benissimo che lui
aveva ragione.
Ci deve essere un’altra soluzione, maledizione! Pensò nervoso e scagliò
l’ennesima freccia al manichino dell’arciere nero.
Gliela aveva portato Felicity. “Così ti sfoghi su di lui e lasci in pace
me” gli aveva detto dopo il loro ennesimo scontro.
- Va bene. – Disse infine. – Se le succede qualcosa, io… -
Si bloccò.
- Andrà bene, in caso contrario, non vorrei essere nei panni del suo
aggressore. – Scherzò lasciandolo solo.
Oliver appoggiò l’arco e le frecce sul tavolo. Le osservò a lungo
immerso nei suoi pensieri. Dopo la morte di Malcon
Merlin, aveva creduto che non avrebbe più sentito il nome dell’arciere nero, e
invece, ora, si trovava di nuovo di fronte all’ennesimo pazzo che voleva
mettere in pericolo la vita delle persone, solo per rincorrere il suo
utopistico obiettivo.
Durante il loro ultimo scontro, l’arciere nero gli aveva confidato il
suo obiettivo: debellare la depressione, permettere alle persone di vivere a
pieno la loro esistenza. L’unico modo per farlo era brevettare quel siero e
inserirlo sul mercato. E se la sua realizzazione sarebbe costata la vita a
molte persone, poca importava. Lui doveva avere quel siero a tutti i costi,
perché solo così la sua ragione di vita sarebbe tornata a sorridere.
La sua ragione di vita, pensò tra sé. Lo sguardo cadde sulla sedia vuota
vicino ai computer. Il suo rapporto con Felicity, da quando era iniziata quella
missione, aveva avuto più bassi che alti. Rapportarsi con lei ogni giorno era
stato sempre più difficile, soprattutto dopo che lo aveva salvato. In qualche
modo sentiva che doveva pareggiare i conti.
Il telefono squillò. Osservò a lungo il display. Era Veronica che lo
chiamava dalla Queen Consolidated. Sospirò esasperato.
- Che fai, non rispondi?
La sua voce pungente arrivò da dietro le spalle.
- È Veronica che mi reclama, sicuramente devo fare qualcosa di urgente
alla Queen Consolidated.
- Beh, almeno, signor Queen, - Felicity si avvicinò alle sue spalle.
– Ora ha una vera segretaria aziendale.
Il telefono finì di squillare. Oliver si voltò e si sorprese della sua
vicinanza. Si concesse qualche secondo per osservare gli occhi di Felicity.
- Sì, ma non sei tu. – Rivelò dopo quel lungo silenzio. Le
appoggiò una mano sulla spalla e strinse leggermente. Lei in cambio, sorrise
intenerita.
- Se pensa di rimediare al suo atteggiamento scontroso di questi giorni…
- Lo fissò dritto negli occhi per un attimo, prima di
sedersi al suo posto, - è sulla buona strada, Signor Queen.
Il telefonò squillò un’altra volta.
- Ti conviene rispondere, altrimenti non ti darà pace.
- Signorina Carter, - rimase in ascolto.
– Certo, va bene. Arrivo tra un po’, intrattienili. Sì, non si preoccupi, lei è bravissima. – Concluse
con il suo tono da seduttore.
Felicity a quel pungente apprezzamento si voltò a guardarlo con astio.
- Che c’è? – Oliver la guardò stranito.
- Io? Niente. – Felicity si voltò nuovamente verso i monitor.
- Dovresti dare una possibilità a Veronica.
- Come hai già fatto tu? – Lo punzecchiò
irritata continuando a lavorare.
Oliver serrò la mascella, pronto con l’indice
in aria puntato verso di lei, ma represse l’istinto di risponderle a tono.
Indossò la giacca e se ne andò.
Sono entrata. Qui è tutto tranquillo, lì, come
va? La voce di Felicity si diffuse nella trasmittente. Diggle era appostato
fuori dai magazzini in attesa del primo camion, mentre Oliver in sella alla
moto, si trovava in un angolo buio di fronte al cancello.
Le luci del camion illuminarono il vialetto. Il lampeggiante del
cancello diffuse nell’aria l’avviso di apertura. Diggle accese il motore pronto
a sbarrargli la strada.
Pensavate di fregarmi. Quella voce dura gelò il sangue a entrambi. Lasciate perdere ogni vostra intenzione se volete rivedere
la vostra amica.
Felicity era seduta a terra con mani e piedi legati. Il freddo del
pavimento le stava congelando le ossa. Doveva inventarsi qualcosa, tra poco la
temperatura della cella frigorifera si sarebbe abbassata ulteriormente.
- Ehi, c’è nessuno? – Chiamò nella speranza che qualcuno venisse
da lei.
Non dovette attendere molto. L’omaccione che l’aveva chiusa là dentro
aprì la porta, infastidito. Sfoderò uno dei suoi più teneri sorrisi con la
speranza di intenerirlo un po’.
- Devo fare pipì.
- Falla, non m’interessa. – Replicò il cattivo senza lasciarsi
impietosire.
- Sono sempre una signora, non ce la faccio, mi scappa troppo. Cosa vuoi che faccia, piccola e fragile come sono, mica
avrai paura di me? Non potrei mai farti del male. Sei troppo forte e grosso per
me.
Il tipo sbuffò infastidito. Dopo qualche istante si avvicinò a lei, la
tirò su liberandola e la condusse in bagno.
Felicity osservò con attenzione l’ambiente. Erano solo loro due. Un
punto a suo vantaggio. Poco distante si accorse della console computer.
Perfetto, pensò mentre riacquistava un po’ di fiducia in se stessa.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle. Ora doveva solo trovare il
modo di abbattere quel bestione. Le ci voleva qualcosa di duro e stare a una
certa altezza per utilizzare la forza di gravità. In bagno trovò un manico di
scopa. Era tutto quello che aveva. Abbassò la tavoletta e salì sopra al
gabinetto. Inspirò a fondo e poi emise un urlo disperato.
Come previsto, il tipo entrò di corsa in bagno e la
guardò sbigottito.
- C’è un topo? Io ho il terrore dei topi.
- Dove?
- È lì, oddio quant’è grosso. Ammazzalo!
Ora, pensò quando il bestione voltò le spalle. “Quando
sei in pericolo e il tuo avversario è più grosso di te, sfrutta l’altezza.
Un bel salto e poi spingi con tutta la forza che puoi”.
Non l’avrebbe mai detto, ma gli insegnamenti di Diggle erano stati utili.
Con uno slancio, si gettò con tutta la sua forza sull’uomo e gli spaccò
il manico della scopa in testa, tramortendolo.
- Ce l’ho fatta! – Esultò Felicity,
incredula per esserci riuscita.
Si avvicinò alla console dei computer. Digitò le informazioni necessarie
e inviò il messaggio al cellulare di Oliver un attimo prima di essere
aggredita.
- Non dovevi farlo. Sei stata una cattiva ragazza. – Felicity si
sentì afferrare per la vita e spingere con violenza dentro la cella
frigorifera. – Per me, ora, puoi anche morire là
dentro, stupida puttana! – Le rovesciò addosso un
secchio ricolmo d’acqua. – Crepa!
Oliver e Diggle avanzarono con prudenza nei laboratori della Richmord Enterprise. Avvertirono il parlare delle guardie.
Uno sguardo d’intesa ed entrarono pronti a combattere.
- Vai, Oliver, ci penso io qua. – Disse Diggle sferrando
l’ennesimo pugno.
Oliver acconsentì e corse giù per le scale in cerca di Felicity.
Stava per scendere un ultimo scalino che prontamente evitò una freccia.
- Non ti sei fatto attendere poi molto. Se non fosse per quella stupida
della tua ragazza a quest’ora staresti ancora
brancolando nel buio. – La voce tagliente dell’arciere nero lo ferì peggio di una freccia. – Almeno lei si godrà
il fresco per l’eternità.
- Che cosa le hai fatto? – Impugnò l’arco e glielo puntò contro.
L’arciere nero rise sadicamente. – Lo vedi questo? – Gli mostrò una scatola. – Basta girare la rotellina, e
la temperatura della cella frigorifera scende ancora di più sotto lo zero.
– Velocemente roteò il pulsante. – Siamo già arrivati a meno
quindici gradi.
- No! – Urlò Oliver.
- Butta via l’arco o vuoi che la tua donna muoia?
Oliver abbassò le braccia, e sussurrò l’ordine: Ora, Diggle.
Bastarono pochi secondi e l’intero edificio tremò sotto i colpi delle
mine esplosive, posizionate precedentemente da Diggle.
Oliver, approfittando di quel diversivo, scagliò addosso all’arciere
nero una serie di frecce che lo inchiodarono al muro.
Gettò a terra il suo armamento e corse nell’altra stanza. Guardò
dall’oblò e vide riverso a terra il corpo esanime di Felicity. Scosse più volte
la maniglia ma la porta non voleva saperne di aprirsi.
- Felicity! – Urlò prendendo a spallate la porta. Si allontanò di
qualche passo e poi si lanciò contro di essa con tutta la sua rabbia. L’urto fu
durissimo ma riuscì nel suo scopo scivolando a terra fino a lei.
- O-li-ver, - pronunciò Felicity tutta
tremante. – St-ai b-en-e?
Lui sorrise e la strinse forte a sé per donarle un po’ di calore. – Ho ta-nto
fr-ed-do.
- Ti porto via. – Si alzò in piedi con lei in braccio stringendo i
denti per il dolore forte che avvertiva alla spalla. Sicuramente si era
lussata.
- Stai meglio? – Chiese Oliver quando Felicity entrò in salotto.
- Sì, grazie. E tu? – Lo sguardo scivolò sulla spalla fasciata.
Lui sorrise per rassicurarla.
Felicity si sedette sul divano accanto a lui. Raccolse le gambe al petto
e si coprì con la coperta.
- Avevi ragione tu. – Disse dopo un interminabile momento di
silenzio. – In un modo o nell’altro mi metto nei guai e tu finisci sempre
per farti male. – Gli lanciò un’occhiata e poi
abbassò lo sguardo dispiaciuta. – Scusami. – sussurrò piano.
Oliver la osservò serio. Dopo un attimo di
esitazione si sporse verso di lei. – Ehi, - Le carezzò la guancia.
– Senza di te non è la stessa cosa. – A quell’apprezzamento
Felicity sollevò il volto. – Tu ci hai condotti
dall’arciere nero così abbiamo potuto mettere la parola fine a questa cosa.
Felicity appoggiò la guancia sul palmo della mano di Oliver e si deliziò
del suo calore.
- Felicity, - Al richiamo serio di Oliver lei alzò il
capo e lo guardò incerta. – Diggle ed io pensavamo che magari...
tu, dopo quello che è successo, avresti… - Si fermò un
attimo. – Dovresti prenderti una pausa… - Felicity spalancò gli occhi.
– anche dalla Queen Consolidated, in fondo non c’è fretta, c’è sempre
Veronica.
- Mi stai mettendo in panchina, Oliver? – Si alzò in piedi di
scatto. La coperta le scivolò dalle spalle.
Oliver inspirò pazientemente. Diggle gliela aveva detto che non sarebbe
stato facile. Raccolse la coperta e gliela avvolse attorno.
Lei si scostò dura.
- Fammi capire bene, Oliver, che cosa vuoi esattamente che faccia?
- Dico solo che dovresti staccare da questa vita e…
- E da te. – Terminò lei per lui.
- Non intendevo questo.
- Davvero? – Felicity si avvicinò, e lo
guardò severa. – Buonanotte.
Senza aggiungere altro si rinchiuse in camera sua.
Oliver sbuffò. Attese qualche minuto e poi decise di andarsene.
Quando Christine della reception mi avverte che all’ingresso mi sta
aspettando lei, penso che sia uno scherzo. Invece no. Osservo Veronica Carter
in tutto il suo splendore che passeggia avanti e indietro in attesa del mio
arrivo.
- Signorina Smoak! – Esclama appena mi vede. Che voce stridula,
come fa Oliver a sopportarla. – Le ho portato la
lettere di referenze che ha chiesto al signor Queen.
- Oh, - Allora l’ha scritta. Oliver, penso triste. Sono quasi tre
settimane che non ci parliamo, che non ci vediamo, che non sappiamo niente di
niente l'uno dell'altra.
- È un onore incontrarla, signorina Smoak. -
Veronica con il suo chiacchiericcio mi riporta alla realtà. - Ho sentito molto
bene parlare di lei. Pensi che i primi tempi, il signor Queen mi chiamava continuamente con il suo nome. L’ho fa pure ora,
ma solo quando è distratto, ovvero sempre. –
Ride divertita.
- Davvero? - Sorrido in automatico a quella rivelazione.
- Penso che gli deve mancare molto. E ora,
capisco perché.
- Oh no, è fuori strada, signorina Carter. Tra
me e il signor Queen c’è solo un rapporto di lavoro.
- Prego? - Mi guarda stranita. - Io intendevo per le sue qualifiche
lavorative, ho letto la lettera delle referenze. – Mi svela quasi fosse
un segreto. – Sono rimasta impressionata. Non credo che la riuscirò a
sostituire adeguatamente alla Queen Consolidated. Sono felice per lei che abbia
trovato un lavoro più consono alle sue qualifiche alla Richmord
Enterprise.
- Già. - Non sai come vorrei essere al tuo posto. Scuoto la testa. No,
non devo.
- Ora, mi scusi, ma è meglio che ritorni in ufficio. Oggi pomeriggio il
signor Queen ha una teleconferenza con i soci Russi e devo ancora preparare
tutto.
Veronica mi consegna la lettera e se ne va.
Mi siedo in poltrona e mi rigiro la busta tra le mani. L’occhio mi cade
sull’orologio. È quasi ora di andare a casa. Mi infilo
la lettera in tasca e ritorno a completare il mio lavoro.
Sono esausta. Mi lascio andare sul divano di peso. La busta mi scivola
dalla tasca. La osservo, lì sul pavimento, indecisa su
cosa fare.
- Oh, dannazione! – L’afferro di scatto e
la leggo velocemente, soffermandomi sulle note finali.
La signorina Felicity Smoak, oltre a
essere molto competente e intelligente nel suo campo, ha anche altre ottime
doti personali. È paziente, sincera e soprattutto leale. Si fa guidare spesso
dal suo istinto, anche se questo la porta a ritrovarsi in situazioni difficili dalle
quali riesce a tirarsi fuori con soluzioni alternative non sempre consone, ma
spesso efficaci. La signorina Felicity Smoak è un valido elemento, raro e così
prezioso da trovare, che bisogna essere solo degli
schiocchi a lasciarsi sfuggire l’occasione di lavorare con lei.
- Oliver, - sorrido in automatico stringendo al petto i fogli di carta.
Oliver sta guardando fuori dalla vetrata del suo ufficio. È una sera
calma, i cattivi dormono e lui può permettersi di perdersi nei suoi pensieri.
Non ha neanche avvertito la mia presenza. Che faccio? Inspiro profondamente,
giusto per darmi un po’ di coraggio.
- Non dirmi che ora lavori in ufficio fino a tardi? - Si gira di scatto.
– Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma.
- Felicity, - sussurra, e in pochi passi Oliver è di fronte a me.
Silenzio. Così imbarazzante, e così carico di cose non dette.
- Lo pensi davvero? – Non ho più voce e mi esce un bisbiglio.
- Mi dispiace. – Come? - Io non volevo arrivare a questo punto. Ho
avuto veramente paura di perderti.
Gli appoggio la mano sulla sua.
- È stata una mia scelta, Oliver. Sapevo fin dall’inizio quali erano i
pericoli quando ho accettato di stare al tuo fianco e lottare con te. –
Lui capovolge le nostre mani e me la stringe nella sua. – Io non ho paura di affrontare i
pericoli fino a quando sarai con me, perché so che ogni volta che mi caccerò nei guai, tu verrai sempre a tirarmene fuori.
- Torna con me, Felicity.
Non è una pretesa, neanche un ordine, ma è solo una richiesta sincera.
- Veronica?
- Ha dato le dimissioni oggi dopo che è tornata dalla Richmord Enterprise. Ha farfugliato che non poteva reggere
il confronto.
- Questo vuol dire che avrò un aumento di stipendio?
- No, solo che passerai tutte le notti con me.
- Con una richiesta del genere, come posso dirle di no, signor Queen,
non aspettavo altro.
Oliver mi guarda sorpreso. Voglio sprofondare.
- Oliver, - Diggle interrompe questo momento d’imbarazzo. –
Felicity! – Si avvicina a me e mi abbraccia. -
Sei dei nostri?
- C’è da chiederlo?
- Ottimo, entriamo in azione. – Decreta infine Oliver.
Li osservo uscire dall’ufficio. Il sorriso che ho stampato sulla faccia
non accenna ad andarsene. Sono di nuovo a casa.
- Felicity! – Il richiamo duro di Oliver mi riporta alla realtà.
Guardo in cielo e sbuffo. – Non cambia mai.
Angoletto di Lights
Caso chiuso. Abbiamo terminato l’episodio. Ho impostato la storia
proprio come se fosse un episodio del telefilm, lasciando i personaggi in IC ma
soprattutto tenendoli volutamente su quella sottile linea di confine che li unisce ma allo stesso tempo li separa. Lo so che molti di
voi si sarebbero aspettati un’evoluzione del rapporto Oliver e Felicity, ne ho
anche parlato con loro, ho cercato di spingerli in quella direzione ma niente,
hanno voluto lasciare le cose come stavano, in fondo sarebbe stata solamente
una forzatura. Andrà meglio la prossima volta
Grazie a tutti voi che mi avete seguito fin qua, e grazie chi ha
recensito ogni capitolo e lasciato un segno del suo passaggio. Un grazie speciale va a Vannagio e
Jaybree per il loro supporto costante.
Questa storia era un esperimento, dei piccoli passi in punta di piedi in
questo nuovo fandom.
La prossima storia ci addentrerà meglio nel rapporto tra Oliver e
Felicity.
Dal 12 maggio prenderà il via la nuova storia, ovviamente sempre Olicity,
dal titolo: “Metodo Scientifico,
Quindi, arrivederci :D