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Autore: lavaviva    29/04/2014    5 recensioni
[Shailene Woodley / Theo James]
[Shailene Woodley / Theo James]"Theo sono stanca, non è serata", gli dico fulminandolo.
Lui mi sorride, di nuovo quel sorriso affilato.
Mi mordo le labbra, chiedendomi se sono davvero così stanca.
"Se non ce la fai posso fare tutto io", ammicca e quasi mi convince.
Solo sesso. Siamo amici e facciamo sesso, perché non avremmo potuto continuare a lavorare insieme se non l’avessimo fatto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RESA DEI CONTI



I giorni successivi Theo non mi parla dell’appuntamento ed io non gli chiedo nulla.
Lui si comporta in modo normale, io faccio altrettanto anche se ogni volta che mi manda un messaggio la voglia di prenderlo a pugni cresce.
Vado ad ogni festa a cui mi invitano, bevo ogni tipo di alcolico che mi offrono, ogni notte una persona diversa mi riporta a casa ma non dormo con nessuno, non bacio nessuno, non parlo con nessuno.
Evito i giornali ed evito internet.
Il giorno della prima indosso il vestito che hanno scelto per me e mi stampo sul viso un bel sorriso mentre mi truccano e decidono come debba portare i capelli.
Non provo nemmeno più ad oppormi, era lui che mi spingeva a farlo.
E’ arrivato ieri, in aereo e non sono andata a trovarlo, né l’ho chiamato.
Cosa assolutamente normale visto che tra noi non ci sono obblighi.
Non dovrei sentirmi offesa se lui non mi chiama eppure è così.
Non voglio essere io la mammoletta che ci rimane male, quindi tengo duro. E fingo.
Salgo sull’auto che mi porterà dove mi deve portare e scendo dove mi dicono di scendere.
Un bagno di folla mi assale tra urla e flash, pochi metri mi separano dalla lunga scalinata dell’entrata ma so che ci metterò una vita ad attraversarli.
Theo sta già posando per i fotografi, gli corro in contro come faccio sempre, facendo smorfie e abbracciandolo.
Restiamo stretti per un poco, sorridendo estasiati e contenti come ci hanno detto di fare.
Lui mi cinge la vita e sorridiamo ancora, lanciandoci occhiate innocenti.
Theo avvicina le labbra al mio orecchio ed io guardo i fotografi, il sorriso sempre stampato sul mio viso.
Ma la sua non è solo scena, mi dice davvero qualcosa: << Ti sento un po’ rigida  Esse>> e per un attimo penso che abbia capito la situazione << Se vuoi possiamo andare a fare un giro in bagno e vedere se riesco a tirarti fuori da questo vestito >>, il suo respiro mi colpisce la guancia ed è una tortura.
Mi allontano con calcolata lentezza, continuando a recitare la parte che mi è stata assegnata, gli do una pacca sulla spalla.
<< E’ ora di fare qualche foto da sola >>, sibilo in modo che solo lui possa sentirmi.
Mi allontano e cammino da sola su quel tappeto che una volta mi faceva sentire a disagio se non sapevo che Theo era a un passo da me, se non potevo aggrapparmi a qualcuno.
Ora è la sua vicinanza a turbarmi.
Compio l’ultimo passo prima delle scale con il cuore che mi martella nella testa, appena non sono più alla portata delle riprese cammino svelta per rintanarmi nella sicura oscurità del cinema.
Theo mi segue a ruota e mi afferra il braccio.
<< Tutto ok? >>
Lo guardo scioccata.
<< Non credo sia il momento di parlarne >>, gli faccio notare lanciando occhiate svelte alle persone intorno a noi che ci osservano incuriosite.
Si avvicina di nuovo per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
Gli poso una mano sul petto e sorrido al pubblico che ci osserva.
<< Discutiamone alla festa >>, dico a denti stretti evitando di guardarlo negli occhi.
Lui annuisce ma so che non ha capito affatto cosa c’è che non va.
Entriamo in sala, ci sediamo vicini ma per tutta la proiezione non gli rivolgo la parola.
Lui ogni tanto mi accarezza il braccio e mi lancia occhiate preoccupate, lo ignoro.
Guardo la mia immagine sullo schermo e mi concentro su quella.
Sui mesi di duro lavoro e sul risultato raggiunto.
Riguardandomi vedo mille difetti, mille cose che avrei potuto fare meglio.
Poi vedo Theo, mentre mi guarda e mi bacia come se fosse innamorato di me.
Nella realtà non mi ha mai guardata così.
Perché questo mi ferisce?
Incrocio le braccia al petto.
Ripenso a tutte le risate e le battute che facevamo appena le telecamere si spegnevano, a come mi prendesse in giro perché sembravo un cagnolino mentre lo baciavo.
Ripenso a me, che lo chiamavo “montagna” perché ogni volta che si muoveva faceva tremare il mio letto…
Il film è finito, si sono alzati tutti, ma io continuo a guardare i nomi di coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione, la pelle delle braccia congelata nonostante le tenga strette insieme.
Ansel, che è stato seduto alla mia destra per tutto il film mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi.
Gli sorrido ma mi alzo da sola e cammino verso l’uscita.
Theo mi affianca salutando con la mano e cingendomi le spalle, io guardo i miei piedi spuntare di tanto in tanto da sotto la gonna lunga e non alzo lo sguardo finché non devo salire in macchina.
Lui si siede accanto a me e non provo nemmeno a scacciarlo.
Non servirebbe a niente.
<< Allora, che è successo? >>, mi chiede lui non appena lo sportello si chiude.
Mi sorride, incoraggiante.
Mi mordo le labbra per trattenere gli insulti.
<< Perché non me l’hai detto? >>, gli chiedo delusa.
<< Detto cosa? >> la sua perplessità mi irrita.
<< Che avevi intenzioni serie con qualcuna! >> sibilo << La notte prima dormi con me e quella dopo esci con la tua ragazza? >>.
<< Sei tu la mia ragazza >>, dice sarcastico.
Mi volto verso il finestrino, ignorandolo.
<< Che problema c’è? >>, insiste lui, << Non credo ti riguardi su che basi creo un rapporto, no? >>, dice calmo.
<< Pensavo di essere tua amica >>, mi mordo di nuovo le labbra, stavolta per concentrarmi su qualcosa per non piangere.
Da quando piango?
Theo mi accarezza il mento e mi volta verso di lui, passandomi il pollice sulle labbra.
<< Tu sei mie amica >>, dice guardandomi fisso negli occhi.
Sembra che lo dica solo per farmi contenta.
Mi volto di nuovo, scuotendo la testa.
<< Siamo quasi arrivati >>, mi limito a dire mentre l’auto svolta nell’ennesima traversa.
Entriamo dall’ingresso posteriore, afferro il primo bicchiere che mi porgono e bevo tutto d’un fiato.
Cammino svelta per seminare Theo, ma lui mi prende per mano e mi tira dietro una tenda, come se nessuno potesse vederci lì.
<< Mi dici che pensi, per favore? >>, mi chiede, così vicino… Troppo vicino.
<< Io non lo so >>, lo guardo negli occhi come se la risposta potesse trovarsi lì dentro.
Faccio un passo indietro, ma allungo un braccio verso di lui, che lo afferra e mi tiene per mano.
<< Che ti prende ragazzina? >>, mi abbraccia e mi sento più tranquilla.
Sento il suo cuore battere forte attraverso il vestito elegante che indossa.
Non so come riuscirò a pronunciarlo ad alta voce se non riesco nemmeno ad ammetterlo a me stessa.
<< Io … >>, mormoro << Io pensavo che ti piacesse quello che abbiamo >>, mi scosto appena per guardarlo.
<< Non pensavo cercassi qualcos’ altro >>, concludo.
Lui alza le sopracciglia, stupito.
<< Esse… >>, non sa nemmeno lui cosa dire.
<< Io ho trent’anni >>, continua.
<< E allora? >>, gli chiedo, per me non ha senso.
Mi guarda accigliato.
<< Shai tu sei una ragazzina, ma io non lo sono più >> chiarisce << Non posso continuare a comportarmi come tale >>
<< E devi liberarti di me per poterci riuscire? >>, gli chiedo turbata.
<< No >> sussulta, << No, è che abbiamo sempre avuto le nostre vite separate, senza nessuna implicazione per ciò che eravamo, non pensavo fosse importante metterti al corrente di questo >>.
<< E quindi che avresti fatto? >>, mi sto infuriando.
<< Avresti cominciato una relazione seria con questa ragazza continuando a venire a letto con me? >>.
<< No, io… >> si passa una mano sulla nuca.
<< Dio Shai, perché devi fare così? >>.
<< Io sono razionale, sei tu che non sai nemmeno che fai >>, gli faccio notare.
Si allontana e mi guarda fisso negli occhi.
<< Ho fatto questo >>, si interrompe per un attimo, poi continua << Sono stato irrazionale, perché la ragazza che ho accarezzato, toccato, baciato in quest’ultimo anno vede l’ipotesi di una relazione così lontana da non riuscire nemmeno a considerarla! E la nostra ultima sera ne ho avuto la prova, per te non ha significato niente… >> .
Mi lascia a bocca aperta.
<< Ho dovuto arrendermi e dedicarmi a un’altra persona per scatenare qualcosa in te! E’ per questo che non credo tu sia pronta per qualcosa di più >>.
<< Quindi sono una ragazzina immatura >>, una lacrima mi scorre sulla guancia mentre lo guardo con freddezza.
<< Hai ragione >>, continuo << Non è perché pensavo che ciò che avevamo fosse tutto ciò che potevo ottenere da te, tutto ciò che potevo sopportare >>.
Stavolta è lui a rimanere a bocca aperta.
<< Tu volevi di più? >>, mi chiede sbalordito come se non riuscisse a credere a ciò che ha appena sentito.
Abbasso lo sguardo, mortificata da questa conversazione.
<< Non me ne ero resa conto >>, ammetto.
Ero davvero convinta di essere felice, prima.
Pensando che innamorarci avrebbe solo complicato le cose avevo represso i sentimenti dietro scherzi, dietro stupide restrizioni come il divieto di farci complimenti o di dormire insieme.
Theo mi afferra e mi fa sobbalzare, le nostre labbra sono separate solo da qualche insignificante millimetro.
Mi sporgo verso di lui per baciarlo, come se fosse la prima volta.
Ma lui mi trascina fuori, al centro del locale dove tutti possano vederci.
Si crea un vuoto intorno a noi, così avvinghiati.
<< Fallo adesso >>, mormora.
Per la prima volta vedo un velo di insicurezza nel suo sguardo.
Forse lo stesso che c’è nei miei.
Non so cosa comporterà questa cosa, il giudizio delle persone, se penseranno che è tutta una trovata pubblicitaria come ogni altro gesto che abbiamo compiuto in pubblico.
Ci rifletto un interminabile istante, durante il quale Theo continua a fissarmi.
Concludo che non mi importa di niente, se non di avere le sue labbra sulle mie.
Annuisco impercettibilmente ma lui non esita un momento di più.
Mi bacia con foga, facendomi piegare all’indietro.
I fotografi impazziscono e ci riprendono da ogni angolazione, immortalando per sempre questo momento.
Sorrido mentre lo bacio e gli accarezzo la nuca, lui mi rimette in piedi ma non mi lascia andare.
Mi bacia sulla guancia, poi si volta verso il nostro pubblico, rimasto basito e fa un inchino.
Rido e quando si volta verso di me sta ridendo anche lui.
Mi prende per mano e mi trascina via.
<< Abbiamo fatto abbastanza pubblicità per stasera, non ce ne vorrà nessuno se ce ne andiamo >>.
Non ho nessun motivo di obbiettare.
Mi lascio guidare ed il chiasso, la gente, le luci non mi infastidiscono più.
Avevo solo bisogno di scoprire in che direzione guardare per far si che la mia vita non mi piombasse addosso ogni giorno, ma che fosse esattamente l’opposto.
“Sei la mia direzione”, penso.
E continuo a correre aggrappata alla sua mano.
Fine.



Oggi tecnicamente compio 21 anni. Poco male che me ne senta ancora 15. Meh.
Mi sono regalata questa fine epicamente lieta e spero vivamente che sia di vostro gradimento!
Grazie a tutti coloro che leggono, che apprezzano, ma soprattutto un immenso grazie a voi che avete sfidato i vostri pregiudizi e avete dato comunque un'opportunità alla mia storia, anche se non è affatto il vostro genere.
Sempre più commossa dal vostro affetto...
Weep

 
  
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