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Autore: Shade Owl    30/04/2014    4 recensioni
Sconfiggere il destino è un'ardua battaglia. Lo sa bene Nathan Clarke, il quale si è preso sulle spalle più di un fardello, il più recente dei quali lo ha trovato in un bosco durante la caccia. Ma lui ha qualcosa che molti sembrano considerare solo una mera illusione, e che secondo il suo giudizio può portare enormi cambiamenti nel futuro: ha una speranza.
E la speranza di un uomo da sola dovrà tenere testa a mille difficoltà, sostenendo la piccola Athena attraverso un mondo ostile a chi, come lei, sembra avere un solo cammino davanti: quello della morte.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Athena Asimov versò nel proprio piatto una generosa porzione di minestra ai legumi in cui immerse qualche fetta di pane e, cucchiaio alla mano, cominciò a mangiare con voracità: l’allenamento di quella sera le aveva messo una gran fame, soprattutto per via del fatto che in quei giorni le sessioni di studio ed esercizio si erano fatte particolarmente intense. Questo era dovuto all’imminente partenza di Nate che ogni anno, dopo la Festa d’Autunno, partiva per qualche giorno verso una località nota solo a lui, e stava via almeno una o due settimane. A lei non era permesso seguirlo, e durante la sua assenza la tensione in casa saliva, dato che rimaneva da sola e doveva badare a se stessa senza il suo aiuto.
A questo pensiero si sentì vagamente abbattuta, come le accadeva sempre i quei momenti. Sospirando tristemente, posò un attimo il cucchiaio e si passò la mano sulla fronte, saggiando per l’ennesima volta con le dita il rilievo irregolare e vagamente ruvido che formava la sua cicatrice.
L’aveva fin da quando era nata, ed era l’altro (nonché principale) motivo della scarsa quantità di tempo che passava con persone della sua età, oltre alle intense lezioni di Nate: non poteva rischiare che qualcuno la vedesse. Nate le aveva spiegato molte volte quanto fosse importante nasconderla, arrivando a cucirle personalmente un particolare cappello di cuoio, dotato persino di una piccola visiera frontale, da indossare quando usciva di casa. Il Marchio di Caino non era ben visto dalla gente, e per quanto grande potesse essere il rispetto di cui godeva Nate in città, nessuno avrebbe tollerato la presenza di una Figlia di Caino tra le cosiddette “persone normali”.
Il motivo di tanta ostilità, come le aveva insegnato Nate, era la paura: paura di morire, di essere assaliti nel sonno o alle spalle, di essere uccisi da chi, come lei, portava quel segno sulla fronte.
È il destino di coloro che nascono con il Marchio di Caino, le aveva detto Nate tanto tempo prima, o almeno è quello che ritengono tutti, anche molti grandi pensatori. Non so dirti perché alcuni nascano con quella cicatrice, né come sia possibile che ciò avvenga: nessuno ha mai studiato da vicino uno di voi, sempre per il timore di essere ucciso. Se un Figlio di Caino dovesse essere scoperto mentre si aggira in un luogo civilizzato, il minimo che deve aspettarsi è l’esilio a vita. In casi più estremi… anche la morte.
Ma Nate non aveva paura. Non ne aveva mai avuta, almeno di lei, e non l’aveva mai trattata in modo diverso da come trattava chiunque altro, e forse persino meglio di tante persone che conosceva. L’aveva salvata quando si era imbattuto in lei nel bosco, l’aveva portata a casa, aveva convinto Greg a mantenere il segreto… si era sempre preso cura di lei, perché sapeva che non c’era nulla di cui aver paura. Lei non era cattiva. Non era un'assassina.
Io non voglio uccidere nessuno, pensò, ricominciando a mangiare.
 
Terminata la discussione con Lucius, Nathan aprì la portafinestra e uscì sulla veranda, inspirando a pieni polmoni l’aria fresca della sera. Ormai il sole era scomparso dal cielo, e l’intera volta celeste si era tinta di nero, punteggiata da stelle simili a migliaia di fuochi infinitamente distanti. A quell’ora nessuno era più in strada, e la città taceva quasi del tutto, mentre dalle finestre filtravano le luci delle lampade di chi ancora stava cenando, proiettando ombre tremolanti che, a intermittenza, oscuravano le finestre. Un cane abbaiò in lontananza per un secondo, e gli alberi del bosco vicino, lo stesso in cui quindici anni prima aveva trovato Athena, frusciavano sotto la carezza del vento.
Il Palazzo della Signoria, al centro della città, era stato decorato a festa con drappi e stendardi gialli, rossi e marroni, e così molti degli edifici più vicini o più importanti, e anche se col buio non si potevano distinguere i colori, durante le ore diurne era facile vedere l’autunno vestirli dalle tegole e i comignoli fin quasi al livello della strada. Tutto era pronto per la Festa d’Autunno, e già gli abitanti non stavano più nella pelle, dimentichi (di certo volutamente) che presto sarebbe arrivato l’inverno, e con esso quelle creature che durante l’estate solitamente si nascondevano o riposavano, rendendo più difficile il compito ai cacciatori come lui.
Lucius gli si avvicinò lentamente, insieme a Margareth, e guardò a sua volta la piccola città in procinto di addormentarsi, senza sorridere.
- Siete a buon punto con i preparativi.- osservò.
Nathan, al contrario, fece un mezzo sorriso.
- Il sindaco voleva che fosse tutto pronto il prima possibile. Non ama perdere tempo, non per questo genere di cose.-
Lucius annuì una volta, in modo quasi forzato, e si voltò verso Margareth.
- Vai a preparare i cavalli.- le ordinò asciutto - Preparali alla partenza, torniamo subito alla rocca per trasmettere gli ordini.-
La giovane annuì senza dire niente e lasciò la veranda, allontanandosi in silenzio nell’ombra.
- Mi sembra a posto.- dichiarò Nathan, seguendola con lo sguardo finché ne fu in grado.
Lucius fece una smorfia.
- Ha bisogno di un po’ di disciplina. D’altra parte, eccelle nell’arte del fioretto ed è una cultrice della letteratura d’autore. Ha anche scritto qualche poesia di proprio pugno, e non negherò di averne apprezzate una o due.-
- Non capita spesso di sentirti elogiare qualcuno, Lucius.- sorrise Nathan, dandogli una pacca sulla spalla - Stai forse invecchiando, amico mio?-
Finalmente l’uomo si sciolse in un breve sorriso, appoggiandosi con lui alla balaustra di legno.
- Può darsi.- concesse - Ma tu sembri invecchiare ben più velocemente di me, Nathan.-
- Ma va’?- chiese questi, in tono vago, mentre scrutava quietamente il cielo.
- Parlo della tua giovane protetta.-
- Lo so.- disse tranquillamente - Ti disturba la sua… “particolarità”.-
- Mi disturba di più il fatto che non disturbi te, a dire il vero.- rettificò l’amico, incupendosi - Lo sai cosa vuol dire essere come lei. Dimmene uno che sia sfuggito alla propria condizione.-
- Solo perché non ne conosco nessuno, non vuol dire che non ne esistano.- osservò pacatamente Nathan, sempre senza guardarlo.
- E cosa avverrà quando… se il tempo mi darà ragione?- sbottò Lucius, correggendosi dopo un istante di esitazione, anche se lo fece solo per rispetto verso di lui - Tu sei tu, ma questo non ti rende immortale. Quello che hanno fatto al tuo corpo in passato, per quanto terribile, ti avrà anche rafforzato ma…-
- Lucius, se dovessi morire potrai dirmi “te l’avevo detto”.- replicò senza sorridere Nathan, guardandolo finalmente nei suoi occhi scuri e furiosi - Ma fino ad allora, ti prego, fidati di me.-
Lucius sostenne il suo sguardo per un po’, ma alla fine si voltò da un’altra parte, rattristandosi.
- Io mi fido ciecamente di te, sempre.- disse - Ma questo non mi impedisce di preoccuparmi.-
- Lo so.- rispose lui - Tuttavia, Athena è una bravissima ragazza, e nutro molte speranze per il suo futuro. Un giorno farà grandi cose, ed è per questo che la sto preparando. Quando verrà il momento, voglio che sappia a cosa va incontro.-
Lucius aggrottò la fronte.
- Intendi presentarla ufficialmente?- chiese.
- Sì, ma non adesso, è ancora presto. Lo farò quando sarà più grande, per ora non è pronta.-
Lucius sospirò, allontanandosi dalla balaustra.
- Spero che tu sappia ciò che fai, amico mio.- disse - Perché nessuno può guardarti le spalle finché rimani qui, né sostituirti.-
Nathan gli rispose con l’ennesimo sorriso, guardandolo mentre scompariva nell’oscurità, il mantello nero che ondeggiava silenzioso alle sue spalle.
 
Nate la raggiunse quando ormai aveva già finito di cenare, mentre pompava l’acqua per lavare le stoviglie. Aveva ancora indosso gli abiti di prima, il che significava che non si era ancora potuto lavare, e sembrava vagamente affaticato.
- Come mai quella faccia?- gli chiese mentre si sedeva - Brutte notizie?-
Nate fece un cenno non compromettente con la spalla, avvicinando il tegame di minestra a sé.
- Sai che non posso raccontarti niente dei miei incontri con quelle persone, Athena.- le ricordò mentre si serviva.
- Non ti ho mica chiesto i dettagli, no?- osservò lei, accigliandosi - Dai, sono grande adesso… perché non mi puoi dire niente?-
- Perché è un segreto.- sorrise lui, strizzandole l’occhio - Ma forse un giorno potrò mettertene a parte.-
- Davvero?-
- Certo. Purché tu lavi anche il mio piatto mentre io vado a farmi un bagno, quando avrò finito di cenare.-
Mentre Nate mangiava, Athena si sedette di fronte a lui, continuando a passarsi un dito sulla cicatrice con fare pensieroso. Per un po’ non si parlarono, e l’unico suono fu quello di minestra trangugiata e pane masticato.
- Mi racconti di nuovo la storia?- chiese - Quella dei Figli di Caino.-
Nate aggrottò la fronte, deglutendo un grosso boccone di pane, e la guardò con vago stupore.
- La sai già a memoria.- osservò.
- Sì, ma mi piace sentirla da te.- rispose con semplicità lei.
Con un sospiro e un mezzo sorriso, Nate inghiottì un cucchiaio di minestra e cominciò a parlare:
- Bene… dunque, in un tempo così antico che nessuno ormai ricorda, quando ancora le città non esistevano e gli uomini compivano i primi passi su questo mondo regalato loro da Dio, c’erano due fratelli. Il maggiore si chiamava Caino, ed era un coltivatore. L’altro era invece Abele, più giovane di lui, ed era un pastore. I due fratelli erano visti dalle genti che abitavano lì vicino come l’esempio di amore familiare, di aiuto reciproco e di equilibrio: mentre uno cresceva il bestiame da cui venivano ricavate lane e carni, l’altro coltivava i campi con cui allevarli, e ai quali tornavano gli animali una volta morti. Tuttavia, un giorno i due fratelli ebbero un alterco. Nessuno può dire davvero cosa avvenne: qualcuno disse che era per ottenere il favore del genitore, qualcun altro per gelosia verso una donna, e altri per una semplice questione di ira del momento… tuttavia, quando la polvere si posò e le voci dei due si furono zittite, Abele giaceva a terra con una mortale ferita alla testa, e Caino incombeva su di lui stringendo tra le mani una pietra.-
Fece una pausa per bere un po’ d’acqua e proseguì, come se non si fosse mai interrotto.
- Fino a quel momento, la gente era sempre morta per la vecchiaia, o per incidente nella caccia o nel lavoro. Disgustato da questo atroce crimine, Dio punì quindi Caino per ciò che aveva fatto, marchiandolo in fronte e condannandolo a non trovare più un luogo da chiamare “casa”. Ma la maledizione, così si dice, fu molto più potente di quanto avesse previsto Dio stesso, e si ripercosse anche sulla sua discendenza, e in seguito su chiunque un giorno avesse macchiato le proprie mani di sangue. E fu così che nacquero i Figli di Caino.-
Terminata la storia, e anche di mangiare, Nate si alzò in piedi e si stiracchiò.
- Bene, ora vado a farmi un bagno.- annunciò - E smettila di pensare alla cicatrice, ti fa solo preoccupare. Un giorno le cose potrebbero anche cambiare.-
Athena annuì, alzandosi in piedi a sua volta.
- Lo so.- disse - Me lo dici sempre.-
Lui le regalò un altro sorriso e uscì dalla cucina, massaggiandosi il collo con una mano. Mentre lavava anche le sue stoviglie, Athena si chiese in silenzio quando, di preciso, le cose sarebbero cambiate.

Ed ecco che, finalmente, qualche interrogativo, almeno su Athena, viene risolto, per adesso. Questo probabilmente spiegherà anche ai più "anziani" tra voi lettori perché ho deciso di adottare il colore blu, che finora avevo riservato a "Il Viaggio della Salvezza" e a "La vera storia del Corvo e della Vampira Rossa" (non dico di più perché voglio che i lettori in questione ci arrivino da soli, gli altri sono liberi di chiedermelo se non vogliono pupparsi altre due long. Sì, sono cattivo, lo so).
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, FabTaurus, Lune91, Iryael e KuRaMa FaN, che mi stanno seguendo già. Un salutone a tutti, al prossimo capitolo!

   
 
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