Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ayaka91    03/05/2014    2 recensioni
Cosa succede ad Hogwarts 19 anni dopo?
Kotone Isobel McGonagall ha compiuto 11 anni ad aprile e aspetta trepidante la sua lettera della scuola di magia e stregoneria di Mahoutokoro, ma qualcosa non va secondo i piani e si ritrova catapultata in un mondo che non le appartiene, lingua diversa, cultura diversa, cibo diverso.
[Il signor Malcolm seguì con lo sguardo la figlia, diede un colpo di bacchetta e la scodella si lavò da sola per poi levitare sul ripiano a sgocciolare. Pensieroso estrasse da sotto il secondo giornale due lettere: una dalla Mahoutokoro e l'altra da Hogwarts, erano indirizzate a sua figlia. Se le rigirò tra le mani e osservò la lettera da quella che era stessa un tempo anche la sua scuola.
Signorina Kotone Isobel McGonagall
Casetta nel bosco
Taira
Omachi
Nagano
Japan
Nonostante la mancanza di numero civico con i mille incatesimi per tenere la casa nascosta ad occhi indesiderati, sua zia era comunque riuscita a trovarla, anche dall'altra parte del mondo.]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5: Tomodachi*

 

Non riusciva ad aprire gli occhi, una forza oscura e potente glielo impediva. Il comodo futon, su cui il suo piccolo e fragile corpo giaceva, stava sopra i tatami al centro della stanza. Il respiro era debole e accelerato, la coperta calda premeva sul proprio corpo inerme. Qualcuno, una donna inginocchiata accanto a lei recitava una preghiera, erano sempre le stesse parole, ripetute all'infinito, con lo stesso tono basso e uniforme. La litania non cessò nemmeno quando qualcuno fece scorrere lo shoji**. Oltre la stanza percepì rumori quieti e controllati, qualcuno stava preparando il té, riusciva a percepire il leggero sfregare del chasen*** contro le pareti della ciotola. Cercò di sentire il profumo del té, ma chiunque avesse fatto scorrere lo shoji per entrare si era già inginocchiato, con un leggero fruscio di vesti, e delicatamente lo fece scorrere di nuovo per chiudere fuori suoni e odori. La donna accanto a lei continuava a recitare la sua preghiera, mentre i passi fluidi e leggeri del nuovo arrivato si avvicinavano alla parte opposta del futon. Kotone percepì la mano delicata e calda della madre sul viso sudato e freddo. Sua madre stava in silenzio mentre faceva viaggiare le mani sul suo corpo, ogni parte che veniva toccata sembrava assorbisse il calore dai suoi palmi e irradiava le cellule di luce, una sensazione che purtroppo durava solo il tempo del contatto. Sentì sua madre spostare le mani lentamente dal suo corpo, alzarsi in un fruscio di vesti e allontanarsi, lo sfrigolio di qualcosa che brucia e il successivo profumo ammaliante dell'incenso invase la stanza, insieme al suono celestiale di una campana****. La pace cedette il posto alla paura, quando sentì la presa dura e forte di due mani intorno ai polsi sotto la coperta. La preghiera si fece più veloce, la campana risuonò più forte mentre dei capelli neri avvolgevano il suo corpo come spire di serpenti, aprì gli occhi e ne vide altri: occhi rossi, terribili e crudeli spalancati sopra i suoi.

 

Kotone si svegliò di soprassalto, seduta sul letto strinse le coperte verdi e cercò di regolarizzare il respiro. Del sogno era rimasto solo un senso di vuoto, forse non era nemmeno un sogno, ma un ricordo; cercò di rievocarlo con la mente, ma l'unico risultato che ottenne fu rivedere l'immagine di quegli occhi ed essere attraversata da conseguenti brividi di paura. Scosse la testa per liberarsi del panico e scostò le tende, dopo aver liberato il proprio corpo dall'intreccio di coperte, posò i piedi nudi per terra. Il contatto della pietra fredda contro la pelle intiepidita fu rigenerante per il suo spirito agitato, si confortò riflettendo che era solo un sogno frutto della sua mente al di fuori della realtà, quest'ultima era la pietra fredda che i suoi piedi toccavano e le coperte ancora calde sotto i palmi delle mani.
Le sue compagne dormivano ancora, poteva affermarlo dal suono regolare dei loro respiri. Kotone pensò a lungo a cosa potesse fare, di dormire non se ne parlava dato che il sonno l'aveva completamente abbandonata. Infine decise che un po' di allenamento le avrebbe fatto bene e l'avrebbe rilassata un po', perciò si alzò dal letto e si posizionò in un punto della stanza abbastanza libero che le permettesse di compiere movimenti ampi. Chiuse gli occhi per concentrarsi e ricordare i passi. Eseguì le forme insegnateli dal nonno Hirotaro, ad ogni movimento si fermava per ricordare il prossimo. Kotone ammirava il modo in cui suo nonno eseguiva la forma, così fluido, come se il suo corpo si muovesse da solo, mentre sul suo viso non passava nessun tipo di espressione.
Dopo cinque posizioni Kotone dovette fermarsi, non ne ricordava altre. Sbuffò contrariata, ma almeno un risultato era riuscito ad ottenerlo: l'angoscia creata dal sogno era scomparsa.

 

Quando le altre si svegliarono Kotone indossava già la divisa e aveva i capelli legati in una lunga treccia morbida.
“Non posso crederci sei già in piedi” borbottò Euphemia sbadigliando.
“Ci vediamo su in Sala Grande” rispose Kotone mentre toglieva il diario dal baule e lo riponeva nelle ampie tasca della veste, insieme alla piuma d'oca e alla boccetta d'inchiostro.
“Aspetta McGonagall!” intervenne Xylia. Kotone si girò a guardarla e la vide vestirsi in fretta e darsi una spazzolata veloce ai capelli corti. “Sono pronta, vengo con te!” disse e rivolse un ampio sorriso a Kotone.
Le due ragazze uscirono dalla Sala Comune ancora deserta e si avviarono per il corridoio, poi su per le scale. Xylia ad ogni angolo si guardava intorno per accertarsi di non stare sbagliando strada, Kotone, di fianco a lei, notò come la compagna fosse di qualche centimetro più alta di lei, i capelli rosso scuro ricadevano in due morbidi ciuffi sul davanti e si accorciavano dietro, lasciando scoperto il collo candido. Restarono in silenzio per molto tempo finchè Xylia, stufa del silenzio, iniziò a parlare.
“McGonagall non sei una di molte parole”.
“Non parlo se non ho nulla da dire”
“Me ne sono accorta, per questo mi piaci” affermò Xylia candidamente. Kotone rimase interdetta e posò lo sguardo su di lei.
“In che senso?”
“Nel senso che se diventassimo amiche io ne sarei molto felice” sorrise ancora e stavoltà si voltò. Kotone vide due piccole fossette formarsi agli angoli della bocca.

 

L'interno della Sala Grande era pressochè deserto, fatta eccezione per alcuni studenti degli altri anni che facevano un veloce ripasso, sfogliando appunti degli anni precedenti. Kotone e Xylia si sedettero sulla panca del tavolo Serpeverde.
“Chissà come sarà il nostro orario” pensò Xylia a voce alta.
“Spero ci diano subito Trasfigurazione” commentò Kotone, voleva scrivere a Yoshie, ma non voleva farlo con Xylia vicino. Kotone era quasi sicura che si sarebbe impicciata, avrebbe fatto domande e lei voleva evitare di dover parlare dei fatti suoi.
“Per stare con tuo padre?”
Kotone si irrigidì e si concentrò sulla colazione.
“Scusa” si affrettò ad aggiungere Xylia. “Ieri sera ho sentito Phemie che lo diceva mentre andavamo in Sala Comune”
“Per questo vuoi essere mia amica?” chiese Kotone, non si sarebbe sorpresa più di tanto se la risposta fosse stata affermativa. Xylia arrossì e prese un po' di tempo prima di rispondere, il che per Kotone fu la conferma ai suoi dubbi.
“Più o meno...insomma...che male c'è a sfruttare la situazione” si giustificò Xylia, passando dall'imbarazzo alla spavalderia in tre secondi. Kotone scoppiò a ridere e Xylia, confortata dalla sua reazione, la seguì nella risata.
“Grazie per la sincerità” disse Kotone dopo aver smesso di ridere.
In quel momento arrivarono anche Euphemia e Daffodil insieme al resto del primo anno di Serpeverde.
“Vi abbiamo visto ridere” proruppe Euphemia. “Voglio sapere cosa è successo di così divertente” e prese posto accanto a Kotone, ciò causò un'ombra di tristezza nel viso di Geoffrey che si stava dirigendo allo stesso punto.
“Rosica Davis, non lo saprai mai” rispose divertita Xylia.
Kotone incrociò lo sguardo di Geoffrey, ancora imbambolato alle spalle di Euphemia, poi venne strattonato per il braccio da Scorpius e si sedette vicino a lui. Ai lati di Kotone, Euphemia e Xylia continuava a battibeccare e lanciarsi frecciatine.
“Tanto Kotone me lo racconterà” asserì alla fine Euphemia, “Vero Kotoneee?!”. Kotone vide Euphemia sbattere le palpebre e far fremere le lunghe ciglia, assumendo l'espressione più dolce di cui fosse capace.
“Tanto non saprei cosa dirti, abbiamo riso e basta” rispose Kotone.
Euphemia sospirò. “Va be', accettò la tua spiegazione” sorrise prima di servirsi una fetta di torta ai mirtilli. In quel momento passò per il tavolo Serpeverde uno dei professori che diede loro gli orari delle lezioni. Kotone prese il foglio e lesse con attenzione.
“McGonagall mi sa che dovrai aspettare per Trasfigurazione” commentò Xylia, non avrebbe avuto quella lezione sino a mercoledì.
Kotone si lasciò sfuggire un sospiro sconcertato e sollevò lo sguardo in tempo per vedere suo padre finire di consegnare gli orari e avviarsi verso l'uscita.
“Io non ho più fame, vado a prendere i libri. Ci vediamo dopo!” giustificò velocemente alzandosi e percorrendo a passo svelto lo spazio per arrivare all'entrata. Superato l'ingresso alla Sala Grande voltò la testa a destra e sinistra, scorse la figura di suo padre che si allontanava su per le scale. Kotone iniziò a correre verso di lui, arrivò alle base delle scale, sgomenta notò che queste si muovevano e suo padre era giù due rampe più su; salì gli scalini veloce sperando che la scala non si muovesse prima di aver raggiunto suo padre. Sollevò lo sguardo e vide le sue vesti sparire in corridoio al piano superiore.
“PROFESSOR MCGONAGALL” lo chiamò, ma proprio in quel momento si sentì spostare dal lato opposto e dovette tenersi saldamente al corrimano. Suo padre non l'aveva sentita, come se non bastasse, quando la scala si addossò ad una delle pareti, uno dei maghi raffigurati nei quadri la riprese per aver urlato in quel modo ad un professore. Kotone scocciata, ridiscese le scale, non aveva senso cercare suo padre nei corridoi del castello, si sarebbe persa e avrebbe fatto tardi a lezione, senza contare le poche probabilità di trovarlo.
Camminò in direzione dei sotterranei pensando a suo padre e non si accorse di una figura che correva a perdifiato nella sua direzione.
“Spostati!”
Kotone non fece in tempo a sollevare lo sguardo che venne investita e finì sul duro pavimento di pietra.
“Itai!*****” esclamò Kotone massaggiandosi un gomito.
“Mi dispiace! Stai bene? Ti avevo detto di spostarti” disse il ragazzo alzandosi e aiutandola a rimettersi in piedi.
“Quello in torto sei tu” ribatté Kotone, non fece in tempo a sollevare il viso e vederlo in faccia che qualcun'altro con i capelli biondo platino si mise tra di loro.
“Gira al largo o farò in modo che ai Grifondoro vengano sotratti punti dal primo giorno” minacciò Scorpius spintonando via il ragazzo.
“Abbassa la cresta Malfoy. Non vorrai che si venga a sapere che hai minacciato uno dei figli di Harry Potter” ghignò, conscio di aver già la vittoria in mano.
Scorpius gli rivolse l'espressione più cattiva e disgustata che poté, poi prese Kotone per un braccio e la spinse via verso le scale dei sotterranei.
“Ti sei fatta male?” le chiese a metà strada.
“Non è nulla” lo rassicurò. “Comunque non c'era bisogno che t'intromettessi, so benissimo difendermi da sola. Non ho bisogno che qualcuno lo faccia per me” aggiunse Kotone mettendo distanza tra lei e lui.
“Non l'ho fatto per te Cotton” sibilò Scorpius e la precedette entrando nella Sala Comune.
Kotone sospirò esasperata, salì al dormitorio prese l'occorrente per la giornata e con le compagne si recò alla prima lezione di incantesimi insieme ai corvonero.

 

La lezione di Incantesimi con la professoressa Light fu piacevole, dopo essersi presentata ai nuovi studenti, spiegò loro alcune regole base utili per eseguire gli incantesimi nel modo corretto e prima della fine della lezione li fece esercitare sui corretti movimenti del polso. Non ci furono intoppi durante la lezione, fortunatamente i corvonero seguivano la lezione in silenzio senza fare stupide domande o fare battutine. Gli unici che forse crearono un minimo di scompiglio furono due suoi compagni che battibeccarono a lungo, lanciandosi anche minacce perchè Harvey, sbagliando il movimento del polso e rendendolo più ampio, aveva dato un colpo di bacchetta sul naso di Cartwright.
Dopo Incantesimi ci fu Difesa contro le Arti Oscure con il professor Macmillan, che Kotone riconobbe come l'insegnante vestito in arancione che conversava con un collega durante lo smistamento. Kotone si sedette insieme a Daffodil, dato che Xylia ed Euphemia erano impegnate in un'accesa conversazione sulla band del momento. Daffodil era la più alta tra di loro, con un fisico slanciato e i lineamenti delicati, a Kotone dava l'impressione che si potesse spezzare se ci fosse stato troppo vento. Ancora non l'aveva sentita parlare, ciò comportò in Kotone un'innata simpatia verso la ragazza al suo fianco con i capelli dello stesso colore dell'ambra, lunghi e lucenti.
Il professor Macmillan passò le due ore a sua disposizione a parlare di anni passati, quando la materia sembrava possedere una specie di maledizione, di come lui stesso avesse imparato la maggior parte delle cose da Harry Potter in persona, si vantò di essere un suo amico e aver combattuto con lui contro il mago oscuro più potente della storia.
Kotone si stava annoiando e non solo lei, ma tutta la classe, intrecciò le dita sul banco e ci poggiò il mento sopra. In attesa che il professore la smettesse di decantare le proprie lodi, spostò lo sguardo ad esamire ogni particolare dell'aula, anche una crepa da cui si poteva intravedere una ragnatela fitta risultava essere più interessante della lezione.
“Che noia” mormorò scocciata Daffodil al suo fianco.
Kotone sollevò gli angoli della bocca. “Sono d'accordo” bisbigliò in risposta.
“Bisogna intervenire” sussurrò ancora Daffodil e sollevò la mano.
“Sì? Signorina...ehm....” s'interruppe il professore cercando di ricordare il nome dell'alunna.
“White, signore. Mi chiedevo quando ci spiegherà in cosa consiste difendersi -sottolineò la parola- dalle arti oscure e come facciamo a riconoscerle” disse Daffodil mantenendo pressochè la stessa espressione.Qualcuno sghignazzò sommessamente, Harper ammiccò verso Daffodil come a complimentarsi con lei. Il professore passò dal bianco al rosso e balbettò qualcosa di incomprensibile prima di iniziare una vera spiegazione della materia.
“Grazie, non l'avrei retto ancora per molto” bisbigliò Kotone raddrizzandosi.
“É stato un piacere” rispose la compagna e le due ragazze si scambiarono un sorrisetto complice. Riportò la concentrazione al professore che stavolta spiegava qualcosa di interessante e incontrò lo sguardo di Geoffrey che le fece un occhiolino per poi voltarsi per fingersi interessato alla lezione.
Finalmente Macmillan smise di blaterare e li lasciò andare a pranzo.
“Avete visto la faccia del prof?!” disse tra le risate Harper, “Bel colpo Daff!” aggiunse rivolto alla compagna che gli sorrise compiaciuta.
“La lezione più inutile avuta sinora” aggiunse Euphemia.
“Come puoi dirlo Davis, tu stavi dormendo” la canzonò Cartwright che aveva ancora il naso rosso, dove la bacchette di Harvey l'aveva colpito.
“Chiudi il becco Caleb!” ribatté Euphemia.
“Almeno abbiamo scoperto che anche Kotone è umana” intervenne Xylia rivolgendole un sorriso sincero.
“Giusto! McGonagall non sapevo potessi assumere anche tu posizioni poco consone come accasciarsi sul banco” fu Harvey a parlare.
“Cosa intendi?” gli chiese Kotone.
“Alec vuole dire che sinora sembravi la preside, che non si china nemmeno sul piatto per mangiare” spiegò Harper.
“Che sciocchezze!” disse Geoffrey al fianco di Kotone, lei in risposta scoppiò a ridere.
“Tranquilli sono umana” li rassicurò.
“Visto? E tu che avevi paura di parlarci” disse Harper prendendo in giro Alec.
“Falla finita Rod” intimò quest'ultimo all'amico.
“Muoveti! Io ho fame!” li interruppe Scorpius qualche passo avanti a loro.
“O principe vi chiediamo scusa per la nostra agiatezza” disse Caleb dandosi arie pompose, “Su membri della corte, sveltite il vostro passo che sua eccellenza deve placare la sua fame” aggiunse rivolto agli altri facendoli ridere tutti, Scorpius compreso.
Quando presero posto nella Sala Grande Kotone capì di essere finita nella casa giusta, a parte Scorpius che continuava a chiarmala Cotton, nessun'altro aveva poi dato molto peso al suo accento o le aveva fatto notare la sua diversità. A modo loro le avevano dato il benvenuto nel gruppo. Felice, si gustò con piacere i sapori del cibo della cucina inglese, trovandolo più buono del solito, e per un po' dimenticò anche il dispiacere che le dava non aver ancora potuto parlare con suo padre.

 

Note dell'autrice: 
Wow sono arrivata al quinto capitolo non ci credo. Allora in principio questo capitolo doveva essere più lungo, ma poi ho pensato che volevo dedicare un intero capitolo solo per i serpeverde. Anche leggendo Harry Potter ho sempre avuto l'impressione che gli studenti più uniti fossero quelli di Serpeverde, anche se non sempre per motivi nobili e onesti, però fanno gruppo unico e funzionano come una vera squadra. Però questa è una mia opinione. 
Spero che la storia continui ad intrigare e incuriosire, un bacio a chiunque la legge! Al prossimo capitolo

* significa amico/compagno; in questo caso sta per amici/compagni (in giapponese non esiste genere e numero)
** la porta scorrevole che divide le stanze nelle case giapponesi tradizionali
*** il frustino di bambù che si usa per preparare il té matcha
**** si riferisce ad una campana tibetana
***** un aggettivo per indicare il dolore fisico, traducibile come il nostro “Ahia!”

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ayaka91