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Autore: _elanor_    23/07/2008    5 recensioni
Mi sono sempre chiesta, e se nel “Principe Mezzosangue”, nel capitolo 24, ad entrare nel bagno e trovare un affranto Draco Malfoy non fosse stato Harry, come sarebbero andate le cose? Che piega avrebbe potuto prendere se a trovarlo fosse stata per esempio una ragazza dai capelli rossi ed intensi occhi scuri… "< Che ci fai qui, Weasley? > lo sentì singhiozzare tra le mani. < Va’ via! Lasciami in pace! >. Ma Ginny rimase, massaggiando leggermente la schiena del ragazzo, con un tocco talmente lieve che non era certa lui lo potesse percepire."
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Ginny
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Unexpected

 

 

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“Reazioni”

 

La Torre di Astronomia alle due di notte era il posto ideale per chi volesse godersi un cielo stellato senza essere disturbato da rompiscatole indesiderati o sgallettate vogliose.

Erano anni ormai che Draco Malfoy di notte inforcava il suo prezioso manico di scopa e si rifugiava lassù. E nell’ultimo anno scolastico lo aveva fatto ancora più spesso. Ogni qualvolta che voleva stare da solo. Ogni volta che poteva. Per cercare di alleviare quel soffocante peso costantemente presente nel suo petto, che gli impediva di respirare. Lo stesso peso che lo aveva fatto correre a rinchiudersi in quel lurido bagno, per non essere disturbato. Per poter piangere da solo tutta la sua disperazione.

Si sbottonò la manica sinistra della camicia e l’arrotolò fin sotto al gomito. Nell’interno del suo avambraccio, sulla pelle bianca come l’avorio, marchiata indelebilmente la causa della sua sofferenza.

Aveva adempito al suo destino, come suo padre voleva. Era stato fatto Mangiamorte, per la gioia della sua famiglia. Per l’orgoglio di suo padre. Ed ora doveva provare la sua fedeltà al Signore Oscuro. Doveva dimostrare quanto devoto gli fosse, per riscattare la sua famiglia. E per fare questo doveva uccidere.

Ma lui non era devoto.

Non era motivato dai principi che suo padre aveva cercato di trasmettergli. Non li capiva, non riusciva ad accettarli fino in fondo. Non capiva davvero le ragioni di tutto quell’odio, di tutto quel dolore, di tutta quella morte.

E aveva paura. Una paura tale che lo paralizzava. Cazzo, si sentiva indifeso e solo come un bambino che perde la mamma in un luogo affollato, che piange e grida, senza riuscire ad attirare l’attenzione di nessuno. Era come vivere in un costante incubo. Era come soffocare.

Per questo era corso in quel bagno. Per sfogare tutta la sua frustrazione. Tutto il suo dolore. Tutta la rabbia e la paura che aveva dentro di sé. Da solo. Piangere da solo.

Ma non era stato solo a lungo.

La porta era stata aperta. Ed era entrata la piccola Weasley pezzente. La figlia di quei babbanofili. L’adorante ammiratrice di Potter e la sua combriccola. Tra tutte le persone che potevano entrare in quel momento, quella era di certo l’ultima che avrebbe voluto lì dentro. Seconda forse solo al suo amichetto sfregiato.

E dannazione, le aveva detto di andarsene. Di lasciarlo in pace. Voleva stare solo. Solo, per la miseria. Ma quella pezzente non se n’era andata. Anzi, la scema era rimasta a consolarlo. Che ragazza patetica e sciocca! Non voleva essere consolato. Non da lei, soprattutto.

Ma le sue braccia si erano strette intorno alle sue spalle e lui si era lasciato andare ad un pianto disperato. Aveva ceduto alla sua vulnerabilità.

Che umiliazione. Lui, un Malfoy, discendente di una delle più illustri famiglie di maghi che mai avessero attraversato la Gran Bretagna, accucciato su un pavimento sudicio, in lacrime. E una sporca Weasley a consolarlo.

Inaccettabile.

Ma, in effetti era stata… gentile. Non aveva detto niente di quella storia. E non aveva fatto recriminazioni. Si era solo limitata a stargli vicino mentre lui si scioglieva in lacrime amare sulla sua gonnella plissettata.

Che strano. Forse aveva ragione Zabini, quando diceva che non era affatto male quella Weasley. Perché non aveva mai visto due occhi guardarlo con tanta dolcezza come in quel bagno avevano fatto i suoi. Profondi e luminosi occhi scuri.

Ma andiamo, era ridicolo. Quella pezzente non meritava nemmeno uno dei suoi pensieri. Era stata gentile, ma non cambiava le cose.

Non cambiava niente.

 

 

 

 

Per tutto il castello la notizia della nuova coppia Harry Potter e Ginny Weasley si era diffusa di bocca in bocca come un’epidemia. E non c’era tanto da stupirsi, visto il memorabile bacio che si erano scambiati i due nel mezzo del campo di Quidditch alla fine della partita Corvonero contro Grifondoro. Tutti avevano assistito a quella romantica scena da romanzetto di bottega, dai professori agli alunni del primo anno. Probabilmente l’unico che si era perso quella fantastica scena era stato Draco, che in quel momento era troppo occupato per starsene a vedere una partita di Quidditch.

Ma Pansy non aveva perso certo tempo, facendogli una dettagliata, e alquanto disgustosa, descrizione di ogni particolare di quello sdolcinato bacio appena l’aveva incontrato nella sala comune.

< Ti giuro, la scena più schifosa a cui si potesse assistere > aveva raccontato l’amica, sprofondata scompostamente sul divano, mentre si accendeva una sigaretta. < E poi in quella maniera, davanti a tutti! Credevo che si sarebbero spogliati e l’avrebbero fatto lì sul campo. Cavolo, se ci ripenso vi vengono le forze di stomaco. Credimi, Draco, è stata una fortuna per te non esserci >.

E Draco doveva proprio dire di essere d’accordo con lei. ma non era potuto scampare ai bombardamenti di commenti che aleggiavano ovunque. Potter e la Weasley , la coppia del secolo.

Dannazione, erano patetici. Specie quando passavano per il castello, mano nella mano, parlando a bassa voce di chissà quali importanti segreti. Lui l’accompagnava davanti all’aula prima di dirigersi nella sua, e la salutava con un bacino sulla bocca. Da carie ai denti… E durante i pasti lei lo imboccava. E lui le scostava i capelli dagli occhi. Patetico…

Draco, in effetti, non sapeva come mai si fissasse tanto su quella coppietta felice. Non era certo la prima coppietta felice che si aggirava per Hogwarts, bastava dare un’occhiata in giro per vedere migliaia di ragazzi che si scambiavano effusioni per tutto il castello. Ma loro due, lo sfregiato e la pezzente, spiccavano particolarmente in quel pourpourrì di divise grigie. Era come se gridassero “Guardateci, guardateci!”. O almeno, a lui appariva così.

In quel momento era seduto in biblioteca e cercava di concentrarsi sulla sua lettura. Il giorno dopo aveva una verifica di Trasfigurazione. I tavoli tutti intorno a lui erano traboccanti di ragazzi che ripassavano, data la prossima fine della scuola e gli ultimi test in programma. Chi voleva sperare di alzare la sua media ora correva a abbuffate di tutto il programma finora svolto. E inoltre, c’erano i ragazzi del quinto e del settimo che dovevano affrontare i rispettivi G.U.F.O e M.A.G.O.. L’unico posto rimasto vuoto in tutta la biblioteca era quello accanto al suo. E pensare che durante l’anno quel luogo era praticamente vuoto, fatta eccezione per i soliti secchioni che si tappavano lì appena finite le lezioni, tipo quella mezzosangue di Hermione Granger.

Sentì un sospiro provenire dalla sua destra e alzò lo sguardo in quella direzione. In piedi, con due grossi libri tra le braccia, c’era la rossa Weasley, i capelli raccolti in una coda alta sulla nuca. Appena si era voltato lei aveva distolto lo sguardo, e le guance si erano fatte rosse come due ciliegie mature.

Aveva davvero un’espressione buffa, così imbarazzata. Si vedeva proprio che era a disagio. E in effetti, anche per lui era strano. Ma era così bravo a nascondere le proprie emozioni che la sua faccia era illeggibile; lo sapeva fin troppo bene.

La rossa era evidentemente in conflitto sul sedersi o meno accanto a lui. Che stupida ragazzina. Con quella faccia impacciata. Quasi lo faceva ridere. Lo guardò, e lui le fece segno di sedersi nel posto libero accanto a lui. Lei sorrise apertamente. Aveva un bel sorrise. Ma scomparve subito. E si accomodò al tavolo, prendendo a studiare le sue materie. Già, anche lei quell’anno aveva gli esami.

Draco riprese a leggere sul suo tomo di Trasfigurazione, paragrafo dieci, “Come trasfigurare parzialmente un oggetto”, sottolineando con la matita le parti più importanti. Ma era distratto. Il braccio scoperto fino al gomito della ragazza attraeva la sua attenzione. Porca miseria, ma quante lentiggini aveva! Tutti quei puntini chiari sulla pelle pallida e rosea. Davano quasi il mal di testa. Lei girò la testa verso di lui, e Draco si raddrizzò sulla sedia.

Qualche attimo dopo, un foglietto atterrò sopra il suo libro.

Come va?

c’era scritto. Ma come osava quella pezzente rivolgergli un bigliettino? Era forse impazzita? Già gli aveva permesso di “consolarlo”, dopo che era entrata in quel modo a rompere, e ora voleva anche fare conversazione?! Che idiota. Ma perché non se ne stava insieme al suo San Potter a sbaciucchiarsi da qualche parte?

Che te ne frega? 

 scrisse in risposta sullo stesso foglietto e lo ripassò alla ragazza. Con la coda dell’occhio osservò la sua reazione: sbuffò in un mezzo sorriso irritato, e accartocciò il bigliettino, gettandolo in terra. Poi si portò una mano alla tempia, come a volerlo isolare dalla sua vista, e si immerse nella lettura.

Tutto qui? Non aveva nient’altro da dire? E allora che gusto c’era?

Strappò un pezzo di pergamena e con la sua piuma di corvo, nera e lucida, scrisse

Mi hanno detto che quello tra te e lo sfregiato è stato il bacio del secolo. C’è chi dice che eravate lì per spogliarvi e farlo sul campo… Diamine, c’erano dei bambini che guardavano.

e lo passò sotto il braccio della ragazza, tornando a leggere il suo tomo. Si sforzò per non osservarla, ma non ci fu niente da fare e le sue iridi chiare si spostarono di lato. la Weasley era arrossita di nuovo, con un sorriso imbarazzato sul viso. Prese la sua piuma bianca e scrisse sullo stesso biglietto, passandolo poi con uno strattone deciso a Draco.

Fatti gli affari tuoi! E stai tranquillo, abbiamo aspettato di essere in camera per toglierci i vestiti…

Draco non riuscì a fare a meno di sorridere sotto i baffi. Spiritosa la rossina.

Complimenti, era ora che qualcuno sverginasse quel santarello del tuo Potty…

Lo passò di nuovo alla ragazza, e stavolta si voltò verso di lei, con la testa poggiata sulla mano, in attesa della reazione di lei che non tardò ad arrivare. Appena finì di leggere, la ragazza si voltò a fissarlo con occhi sgranati e bocca socchiusa. Si rigirò senza scrivere niente in risposta.

Per la miseria, era troppo divertente! Draco prese un altro pezzo di pergamena.

Allora l’avete già fatto?

Non sono affari tuoi.

Sarebbe un si, quindi.

No, sarebbe un fatti gli affari tuoi.

È un si.

Credi davvero che direi a te certe cose?

Guarda che io sono un esperto in materia. Posso darti ottimi consigli.

Non mi servono, grazie. E vorrei studiare, se non ti dispiace.

Quindi, qualcosa ne sai anche tu…

Stavolta, la ragazza prese a raccattare le sue cose da sopra il tavolo, e a infilarle nella borsa.

Draco la prese per un braccio. Era proprio permalosa. < Va bene, va bene! > disse. < La smetto. Ti lascio studiare >.

Lei esitò per qualche secondo, ma poi riaprì il libro di Cura delle Creature Magiche e si rimise a leggere. Draco fece lo stesso. Ma non era semplice concentrarsi, quando in testa gli frullavano così tante cose da scrivere, per vedere le reazioni sul viso buffo di quella piccola pezzente. Ma che gli prendeva?

Era più forte di lui. Fece per strappare un altro pezzetto di pergamena, ma si fermò subito.

Fu lei però a scrivere di nuovo.

Posso chiederti perché piangevi l’altro giorno?

Draco si irrigidì nel leggere quelle parole. Non era quello di cui voleva parlare, e lei non aveva alcun diritto di chiedere niente. Non le doveva spiegazioni, era lei che si era intromessa. Se si fosse fatta i cazzi suoi non starebbero nemmeno in quella situazione in quel momento. Cosa in quella stupida testolina rossa le faceva pensare che aveva anche solo una minima possibilità di sapere il perché del suo comportamento? Cosa le faceva credere che poteva osare immischiarsi negli affari suoi così tranquillamente?!

E inoltre, anche se avesse voluto spiegarglielo, cosa che non voleva affatto fare, che gli avrebbe potuto dire. Che piangeva disperato perche gli pesava essere un Mangiamorte? Perché quel tatuaggio sul suo avambraccio bruciava più di quanto qualsiasi ferita potesse fare? Perché era intrappolato in una situazione dalla quale non sarebbe uscito vivo? Perché di lì a poco sarebbe stato un assassino? Cosa avrebbe potuto dire, è Weasley pezzente?

No che non puoi, brutta stupida pezzente.

Scrisse in fretta, con mani tremanti, e glielo tirò sotto il naso. Non volle guardare la reazione stavolta, era troppo adirato. Il pezzo di pergamena volò di nuovo sopra le pagine del suo libro. Sotto le sue parole scritte con poca grazia, una soltanto, con la nitida calligrafia della Weasley.

Scusa.

Incredulo. Gli aveva chiesto scusa, per aver urtato la sua sensibilità forse. Si voltò di scatto verso di lei, che teneva il viso basso sui libri, le guance di nuovo rosse e gli occhi tristi. Un’espressione di rammarico. Dolce. Disarmante.

< We- >

< Ginny >

La voce familiare richiamò l’attenzione di tutta la biblioteca, facendo voltare molti sguardi incolleriti verso la porta.

Potter. Chi altro poteva essere tanto stupido da gridare a quel modo in una biblioteca.

La ragazza dalla chioma tizianesca si era voltata verso di lui. Potter aveva una strana espressione di incredulità mista a stizza sul viso nascosto in parte dagli occhiali tondi. Sorpreso, sfregiato, di vedere la tua piccola fidanzatina accanto al tuo peggior nemico? Tranquillo è tutta tua.

Lei si era subito alzata dalla sedia, raccattando borsa e libri, e dirigendosi di gran carriera verso il fidanzato che aveva preso sottobraccio sorridendo, per uscire con lui dalla stanza che finalmente era tornata alla sua solita quiete.

Draco riprese a leggere il suo testo di Trasfigurazione.

Nel posto accanto al suo c’era rimasto solo il bigliettino che si erano scambiati.

Scusa.

Scusa. Le aveva chiesto scusa…

 

 

 

Il muro dinanzi a lui scivolò di lato, rivelando l’entrata che conduceva alla sala comune. C’era molta gente quella sera nella stanza dalle pareti di mattoni grigi. Sembrava che tutti i Serpeverde del castello non avessero alcuna intenzione andarsene a dormire, consumando l’aria umida di quel posto.

Draco si diresse ai divani di velluto verde, dove erano seduti Blasie, Pansy, Millicent e Theodore.

< Ohi, Drake > lo salutò Theodor. < Dov’è che sei stato fino ad adesso? >

< In biblioteca > rispose il biondo, sedendosi tra Pansy e Blasie. La mora le passò il suo pacchetto di sigarette dal quale lui, come d’abitudine, ne estrasse una portandosela alle labbra e l’accese con la bacchetta.

< Ah, già. Trasfigurazione! > proruppe Theodor, battendosi una mano sulla fronte. < Cazzo! Me n’ero del tutto dimenticato! Domani prenderò una T >.

< Sai che novità, Theo > fece acida Millicent.

< Nott, sei il peggio. > aggiunse Blasie, stiracchiandosi sulla poltrona.

Ed eccoli là, i suoi amici. Intenti a chiacchierare del più e del meno. All’oscuro di tutto. Incuranti e tranquilli. Draco li osservava ridere e prendersi per il culo, mentre si gustava lentamente la sigaretta, soffiando via grosse nuvolette di fumo chiaro. Gli davano quasi urto tutti loro, così superficiali.

Ma infondo non poteva biasimarli più di tanto. Non aveva detto niente a nessuno. Gli unici tre a sapere tutto erano quei due gorilla ritardati di Crabbe e Goyle (gli serviva qualcuno che lo aiutasse),  e Dafne Greengrass, dato che vedendolo spesso nudo non poteva fare a meno di notare il marchio…

Spense la sigaretta nel posacenere e scattò in piedi.

< Dove vai Malfoy? > chiese Blasie.

< A dormire >

Senza aggiungere altro si diresse verso la porta dei dormitori maschili e salì le scale a chiocciola fino al secondo piano, dove era situata la sua stanza. Entrò nell’ambiente quadrangolare, in cui erano sistemati i cinque letti a baldacchino dai finimenti verde-argento. Lasciò cadere pesantemente la borsa ai piedi del suo letto e prese a sfilarsi la cravatta.

< Era ora che arrivassi > una voce soffice e calda giunse dalle sue spalle, facendolo sobbalzare. Draco si voltò, già consapevole di chi fosse il proprietario di quella voce. Nel suo letto, Dafne Greengrass era avvolta tra le coperte. I vaporosi capelli castani le ricadevano ondulati sulle spalle nude, incorniciando il suo viso aggraziato da eterna bambina: i grandi occhi chiari, le guance rosate, la bocca modellata come un piccolo bocciolo. Lo fissava con una dolce espressione voluttuosa e maliziosa.

< Speravo proprio di vederti stasera, Daf > disse Draco, osservando la ragazza.

< Be’ che fai, Malfoy? Non ti va di raggiungermi? > disse Dafne con fare malizioso, distendendosi sul letto, con la testa appoggiata ad una mano.

Draco non se lo fece ripetere due volte. Lasciò cadere la cravatta sul pavimento e andò a raggiungerla. Prese a baciarla appassionatamente, carezzando il suo corpo dalle forme generose e soffici. Le esperte mani di lei presero a spogliarlo con rapidità. E in breve tempo, Draco fu nudo e avvinghiato a quel corpo appassionato e sensuale.

Dafne Greengrass, compagna di classe e amante occasionale da tre anni. L’unica sempre disponibile a raffreddare i suoi bollori ogni qualvolta che ne aveva bisogno, senza domande, senza pretese. Concedendosi generosamente e appassionatamente. Non c’era niente che li unisse, lui e Dafne. Tranne il sesso che condividevano di tanto in tanto. Lei era l’amante perfetta: appassionata e prorompente tra le coperte e discreta e riservata fuori dal letto.

< Me ne devo andare? > chiese Dafne, una volta che entrambi ebbero ottenuto ciò che cercavano.

< Si, torna in camera tua > rispose Draco, rigirandosi tra le lenzuola sfatte.

La ragazza si alzò dal letto e lentamente si infilò l’uniforme.

< Grazie della compagnia, Daf > disse Draco, voltandosi verso di lei con gli occhi socchiusi.

Dafne si chinò verso di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio. < Grazie a te > rispose infilandosi il mantello. E poi uscì dalla stanza, lasciandolo solo a rigirarsi nell’elegante letto a baldacchino, stiracchiando i lunghi arti dai muscoli asciutti.

Non c’era che dire, niente placa lo spirito come un po’ di ginnastica nel letto. Ora si sentiva perfettamente rilassato, in pace con il mondo. decisamente appagato e tranquillo.

Lo sapeva che era solo una pace passeggera. Dannazione, lo sapeva fin troppo bene. Ma era sempre meglio che quell’estenuante oppressione che notte e giorno lo schiacciava, lo consumava. Almeno Dafne, con le sue gentili concessioni, riusciva a tranquillizzarlo…

Be’, non proprio a tranquillizzarlo. Diciamo, a distrarlo. Non c’era modo di trovare tranquillità in quel periodo. L’ultima volta che si era sentito tranquillo era stato-

Draco si tirò a sedere sul letto.

L’ultima volta che si era di nuovo sentito tranquillo era stato in compagnia della Weasley. Tra le braccia di quella rossa pezzente.

 

 

 

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Ecco il secondo capitolo. Scusate per il ritardo…

Fra poco partirò per le vacanze e non so se riuscirò ad aggiornare prima di partire.  E cercherò di aggiungere anche il capitolo dell’altra fic il prima possibile.

Ringraziamenti:

 

Dragonball93: grazie mille per la recensione, mi affatto un immenso piacere. Sono felice che ti piaccia il personaggio di Ginny, e non ti preoccupare non resterà con Harry per molto. Spero mi dirai che ne pensi anche di questo capitolo. A presto, baci.

 

mAd wOrLd: spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere che ne pensi.

 

Diomache: grazie per il commento. Mi fa piacere che Ginny ti piaccia. E in effetti Draco appare forse troppo fragile, ma infondo io lo vedo proprio così: un ragazzo fragile che nasconde le sue paure e le insicurezze dietro una maschera di indifferenza e cattiveria. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e spero che mi dirai che ne pensi.

 

Grazie alle 9 persone che hanno aggiunto questa storia tra le loro preferite. Vi giuro che non me lo aspettavo e mi fa un immenso piacere. E grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto.

Spero che mi farete sapere che ne pensate, accetto volentieri sia critiche che complimenti.

Profusione di abbracci per tutti.

M.

 

 

 

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