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Autore: Manila    04/05/2014    8 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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OOC e Diabete.
Mi sembrava giusto avvisare.

 

51. After the rain
(Yuffie)




Corro, corro più che posso, corro fino a farmi scoppiare il cuore.
Non fa niente se tra me e Shelke non c’è mai stato un grande feeling, non importa se dovrò entrare di nuovo in quella casa,ma la telefonata che ho ricevuto mi ha fatto  preoccupare e non poco!
Cosa sarà successo? Era così disperata, singhiozzava ! E Vincent dov’è?
Salgo le scale tre alla volta senza preoccuparmi di non fare troppo rumore. Ho ricevuto la sua telefonata un paio d’ore dopo averla incontrata in ospedale e sembrava piuttosto scossa, mi ha chiesto di incontrarci a casa di Valentine e sembrava davvero un’urgenza.
Quando raggiungo il decimo piano sono così trafelata da vedere a malapena la porta. Mi attacco al campanello e, senza neanche aspettare la risposta, prendo a sbattere le nocche sul legno. La serratura scatta e il padrone di casa mi guarda dallo spiraglio che ha aperto come se fossi un fantasma.
Sono stravolta, e allora?
Neanche bado a lui, mi limito a superarlo lasciando cadere a terra la borsa che mi scivola giù da una spalla e ad entrare in casa come una furia, nonostante non abbia più un filo di fiato in corpo.
- Shelke? Shelke, dove sei?-
La cerco in cucina, in bagno, in camera da letto e addirittura in terrazzo, ma di lei non c’è traccia.
- Ma … dov’è Shelke?- chiedo allora a Vincent, grattandomi una tempia e arrendendomi al fatto che è l’unico essere vivente oltre a me in questa casa.
- L’ho riaccompagnata in istituto circa mezz’ora fa - mi informa in tono calmo.
- Deve esserle accaduto qualcosa di grave, mi ha telefonato dicendomi che dovevo venire qui perché non stava bene, che stava succedendo qualcosa di terribile! Ma che fai lì impalato,mi hai sentito? Dobbiamo andare da lei!!!- sparo fuori con tutto il fiato che ho in corpo.
Vincent non si muove dal suo posto, alza gli occhi al cielo e trattiene un sorriso, scuotendo leggermente la testa. Se non fosse che sono preoccupatissima e che ormai mi costringo a vederlo come un ameba, mi fermerei a godermi le sue labbra inclinarsi leggermente verso l’alto.

Vincent che sorride …

Basta con questi pensieri da peccato mortale, mi sono disintossicata!
- No, Yuffie, Shelke sta bene- mormora.
- Come sarebbe a dire che sta bene?-
Bello, svegliati, ti ho appena detto che sta per accadere una tragedia.
- Credo che abbia voluto farti un brutto scherzo- ammette asciutto.
Un brutto scherzo.
Giusto, una come me merita anche questo, visti i nostri non proprio amabili trascorsi.
Non so cosa ci trovi di divertente lui, ma io ho mollato Cid, Shera e Astrea in ospedale per venire fin qui, perché la signorina voleva scherzare.
Taccio. Sono riusciti a farmi restare senza parole, è un qualcosa che ha dell’incredibile.
Giro i tacchi indignata e mi avvio verso l’uscita.
- Voi avete qualcosa che non va!- sbraito stizzita, sbattendomi la porta di casa alle spalle, senza dargli neanche il tempo di rispondere.
Voleva farmi un brutto scherzo, voleva farmi un brutto scherzo …
Voleva farmi un brutto scherzo!!!
Ma dico, è deficiente? Mi odia fino a questo punto? Con lo stesso impeto con cui ho salito le scale, adesso le scendo, inveendo contro tutti quelli che hanno un’intossicazione da mako.
Sono furiosa e sono anche una cretina, invece di fare l’orgogliosa avrei dovuto chiamare Vincent per chiedergli spiegazioni. Ma adesso le telefono e gliene canto di cotte e di crude a quella... quella …
Esco dal portone accolta dai primi schizzi di pioggia. Allungo la mano sul fianco destro, poi a quello sinistro e mi accorgo che sono ancora più cretina di quanto credessi: sta per piovere, sono senza ombrello e ho lasciato la borsa sopra!!!
Com’è che dice sempre Cid?
Ah, sì … Puttana Jenova, sgualdrina e anche maiala!
***
Quando la porta si apre Vincent regge la mia borsa per la tracolla, come se stesse aspettando il momento in cui avrei bussato. Deve essersi accorto subito della mia dimenticanza … Chiamarmi prima di farmi scendere tutti e dieci piani è troppo per voi mostriciattoli prodotti dalla premiata ditta Hojo/Crescent, nevvero? Allungo una mano per riprendere ciò che mi appartiene, però lui ritrae la sua facendomi  afferrare l’aria e andare a vuoto. Ci riprovo ma il risultato non è diverso.
- Senti Vincent, credo che tu e Shelke vi siate divertiti abbastanza per stasera. Sono stanca, sono in ospedale da ieri per assistere una donna in travaglio e devo tornarci per portare da mangiare a Cid, quindi vorrei la mia borsa-
Ci sono anche le mie materia dentro …
- Vedo che  il mutismo selettivo è stato superato e che hai ripreso l’uso della parola- mi fa notare.
Mutismo selettivo? Oh, si è accorto che è da mesi che non ho più niente da dirgli e che mi limito all’indispensabile con lui, ma bene … E poi senti chi parla!
- … Anche quello delle parolacce, se è per questo. Restituiscimi la borsa! -
A poco servono le mie proteste e i miei tentativi, continua con il suo stupido gioco. Da quando è diventato così infantile?
- Oh, al diavolo!- mi arrendo ancora più arrabbiata, spalanco la porta con forza e quando esco non mi preoccupo neanche di richiuderla.
Stupido, stupido, stupido, stupidissimo Vincent Valentine!
Tre sono le rampe che riesco a superare prima che qualcosa di freddo e metallico mi afferri per un braccio. Bene, almeno questa volta non mi ha fatto scendere tutti e dieci i piani.
- Ti sei deciso?Posso riavere la mia borsa?- chiedo seccata.
- No - risponde schietto.
- Ho detto che sono stanca, adesso basta!- sbraito ormai priva di pazienza, pronta a sferrargli un pugno sul naso.
Schiva abilmente qualche colpo lanciato con poca convinzione.
- Hai ragione, adesso basta … - sussurra, mentre mi afferra per le spalle e mi spinge contro il muro, schiacciandomi contro di esso con tutto il suo peso.
Una volta, davanti a una scena come questa, avrei sentito il mio cuore galoppare come un chocobo da corsa e le gambe farsi a gelatina, ma ora mi rendo conto che quella che ho davanti è una persona senza le attributi, quindi è impossibile che faccia ciò che tempo fa desideravo ardentemente facesse. Eh,no, vampiro dei miei stivali, non mi fregate più tu e i tuoi bellissimi occhioni rossi, ormai sono guarita!
Anche se continua a essere bello come ricordavo se non di più.
L’ex Turk inspira profondamente, alza per un attimo le iridi al cielo e si fa coraggio, abbassa la testa, avvicina lentamente il viso al mio e avverto il suo respiro mescolarsi al mio.
Lo sta facendo davvero?
Prima che le sue labbra raggiungano le mie, il mio pugno gli colpisce il naso con convinzione, facendogli mollare subito la presa.
Sono sconcertata, cosa credeva di fare!!!
- Ma perché fai così? Che ti è preso?- biascica, tenendosi una mano sulla parte dolente. Sinceramente non credo di avergli fatto seriamente male, piuttosto è plausibile che sia stata la mia inaspettata reazione a sorprenderlo.
- Cosa è preso a te! Quando dico che sono stanca non è tanto per dire, non sono un giocattolo con cui tu e quell’altra pazza potete trastullarvi a vostro piacimento, sono un essere umano. Sono...sono …  - 
- … Una donna - conclude per me in tono asciutto.
Dio, quanto lo odio!
Mi volto rapidamente e riprendo a scendere le scale, non ne posso più di questi giochetti. A quanto pare, però, lui non lo è perché la scena si ripete e mi ritrovo schiacciata contro il muro.
- Vincent, ti preg … - non riesco a finire la frase perché questa volta la sua bocca precipita letteralmente sulla mia.
Sgrano gli occhi, trattengo il respiro.
Oh. Mio. Dio.
Oh. Mio. Dio.
OH, MIO DIIIIIIO!!!
Un bacio. Vincent mi sta strappato un bacio!
Lui.
A me.
Vincent Valentine mi ha spinto contro il muro e si è preso un bacio. Un mio bacio.
Lo sto sognando, lo sto sognando di nuovo. Mi sono appoggiata con la testa ai piedi del letto di Shera e puff! mi sono addormentata.
Allora perché riesco a sentire il suo sapore, il suo respiro, il suo odore, le sue mani forti sui miei avambracci e il muro ruvido dietro le spalle?
Un bacio …
 Non si tratta di un bacio passionale, di quelli che ho visto un mucchio di volte nei film, non sembra neanche che sia particolarmente esperto, però sono troppo sorpresa dall’iniziativa che non riesco neanche a racimolare le idee e avere una qualche reazione, quindi il dubbio che mi assale in questo momento e di cui riesco a formulare con lucidità la domanda nella mia testa  è uno soltanto.
E’ la prima volta che bacia una ragazza?
- E’ la seconda volta da quando sono uscito dalla bara … - specifica staccandosi un attimo da me, come se mi avesse letto nel pensiero.
La sua voce è leggermente roca e a me tremano le gambe.
Poi una dura verità fa largo in me dopo aver ripetuto mentalmente le sue parole.
La seconda?! E la prima quand’è stata? Insomma, da quando non ci siamo più frequentati ha trovato qualcuno che gli ha fatto compagnia! Il pensiero mi infastidisce tantissimo, anche se non ho il diritto di arrabbiarmi.
Diamine, mi ha sbattuta contro un muro, mi ha baciata e tutto quel che ha da dire è che non è la sua prima pomiciata dopo che lo abbiamo trovato dormiente in quella cripta del cavolo?
Ma io ce lo rispedisco prima di subito!
 Alzo di nuovo una mano nella speranza di stampargli in faccia almeno un ceffone ma me l’afferra, stringendola con facilità, mentre i suoi occhi trapassano il mio viso e la sua bocca cala nuovamente sulla mia. Provo di nuovo a liberarmi, mi dimeno, cerco di spingerlo via, ma è inutile negare l’evidenza della sua superiorità fisica: conquista spazio ad ogni secondo che passa e mi ritrovo a non rifiutarlo più, ma a cercarlo, inseguirlo, assecondarlo. Stringo la mano libera al suo mantello, il mio corpo si avvicina più al suo, la mia temperatura sale e il fiato si fa corto.
Questo bacio è decisamente migliore del precedente, meno impacciato, più esigente. E pensare che in passato avevo sognato mille volte questo momento, ho trascorso le notti a chiedermi che sapore avesse la sua bocca, che consistenza avessero le sue labbra.

E’ profumo di sottobosco questo?
E’ il suo sapore? Fresco come il suo profumo, solo a tratti leggermente più aspro …


E’ un pensiero assurdo, però queste labbra le conosco, è come se … se … le avessi già assaggiate.

Quanto può esserci di vero in un sogno?

Ci separiamo e i nostri sguardi si incrociano, mentre cerchiamo di riprendere fiato.
Mi sento smarrita, accaldata, confusa, imbarazzata.
- Quella sera, quando sono venuto a raccoglierti per strada tu … -
Oh miei Kami, non voglio ascoltare, è da lì che è iniziato il declino.
- Sta’ zitto!-
Oppure è iniziato prima?
- … Non ti reggevi in piedi … - continua ignorandomi.
Magari dopo una corsa estiva in moto, oppure sotto un pioggia di stelle cadenti.
- Non mi interessa!- sibilo. Solo adesso capisco il senso di soddisfazione di Cloud quando continua a ripeterlo come un disco rotto.
Intorno a un fuoco, anca contro anca, imparando i passi di una danza antica.
- Non volevo approfittarne, però mi hai preso alla sprovvista … -
Che vigliacco!
O forse prima, prima ancora, quando sono riuscita a farmi spazio in lui quel poco che è bastato per creare una crepa nei suoi tentativi di proteggere ciò che restava del suo animo ferito.
- Smettila!-
- Hai ripetuto mille volte di essere una donna- spiega.
E’  perché non se n’è mai accorto!
E questo ricordo continua a farmi male.
- Ci sono sempre volute le tenaglie per strapparti di bocca le parole, adesso cosa devo fare per farti tacere?-
Perché fa così? Questo non è il Vincent Valentine che conosco, quello ombroso e taciturno, quello che non lascia entrare nessuno se non per puro sbaglio.
- “ Nessuno mi considera, non sono carina, non ho sex-appeal, non faccio venire voglia di fare sesso …” indovina di chi sono queste parole?  - un po’ mi sfida.
Che cosa avrei detto?!?!?
- Ero ubriaca!-
- Perché?- insiste.
Per colpa tua.
- Perché ho bevuto una quantità industriale di alcolici,ovvio, e ho straparlato perché ero fuori di me! Non pensavo a nessuna delle cose che ho detto, tanto che neanche me le ricordo- non voglio ammettere neppure con me stessa di essere stata così disperata quella sera, figuriamoci se gli confesso che è stata colpa sua.
- Invece credo che sia stata la prima volta in vita tua che hai dimostrato cosa sei: insicura, paurosa e infantile – Mi rinfaccia.
Gran bel curriculum e che lusinghiera visione della mia persona che ha...
- Pensala come vuoi- sbuffo sonoramente.
- “La persona che mi piace mi vede come una ragazzina immatura”. A chi ti riferivi, a Reno? - sibila sinistro.
Reno? Cosa c’entra adesso Reno? E perché non mi sono morsa la lingua???
- Non sono affari che ti riguardano - e adesso taci.
- No, infatti, non lo sono, però mi toccano direttamente quando crolli e scoppi a piangere nel mio letto, con i miei vestiti addosso e sul mio petto-
Kami, quanto mi sono resa ridicola. Non toccherò mai più un goccio di alcol, mai più, lo giuro!
- Quindi sono i miei ringraziamenti che vuoi? E va bene: Vincent Valentine, ti ringrazio per esserti preso cura di me quella sera; grazie per avermi portato a casa tua, avermi prestato letto, vestiti e petto. Non mi ricordo niente, però ti prendo in parola. Grazie, grazie, grazie! E adesso lasciami in pace!- il mio tono diventa stridulo.
- L’ultima volta che una donna me lo ha chiesto, ho dovuto pagare le conseguenze di quel peccato per tutta la vita … -
Questo è troppo!
- Non paragonarmi a quella donna. Tutti commettiamo degli errori, ma non sarei capace di farti così del male nonostante tutto. Sarò bassa, non avrò le forme procaci che lei avrà certamente avuto, non ho uno stacco di coscia che fa venire voglia di strapparmi il camice di dosso e non ho neanche una chioma chiara, fluente e seducente, ma non mi sognerei mai di distruggere la vita di un uomo a cui dico di voler bene. Io non sono Lucrecia Crescent e sono contenta di non esserlo!- stringo i pugni e lo guardo dritto negli occhi.
No, non potrei mai trattarti come ha fatto lei, anche se non proverai mai niente per me.
Tu e la tua vera donna, maledetto Valantine!

 Questo pensiero mi ferisce ancora anche se non dovrebbe.
La vista mi si appanna leggermente.
Perché una lacrima mi solca la guancia?
- Stai piangendo- mi fa notare.
Asciugo quella maledetta goccia dalla mia faccia con fin troppa energia.
- Non sto piangendo-
- Piangevi anche quella notte mentre … mentre … -  non riesce a terminare la frase e questo mi fa supporre il peggio. Kami, fate che non sia vero.
Non era un sogno …
- Non voglio ascoltare!- e cerco di spingerlo via per l’ennesima volta.
Torna a schiacciarmi più forte contro il muro, calando di nuovo sulla mia bocca.
Profumo di sottobosco, sapore fresco quanto il suo profumo , solo a tratti leggermente più aspro. Avrei dovuto immaginarlo che non poteva essere solo un sogno, ricordo addirittura la consistenza delle sue labbra mentre le muove sulle mie.
E non riesco neanche ad oppormi …
Chiudo gli occhi e rispondo al bacio, ormai consapevole di aver perso, osservando distrattamente crollare ogni mia barriera.
Si separa da me giusto il tempo di staccarmi dal muro, prendermi per mano e guidarmi lentamente verso casa sua.
***

Il vantaggio di vivere all’ultimo piano consiste nel fatto che è possibile percepire chiaramente ogni agente atmosferico che si abbatte sulla casa. Magari per i più la cosa è fastidiosa, ma a me piace molto. Questa notte, ad esempio, il rumore della pioggia contro le tegole è stato dolce come una ninnananna. E’ come se mi fosse arrivata direttamente addosso, ne ho potuto percepire ogni  singola goccia sulla pelle, come se i miei sensi si fossero amplificati.
Già, questa notte …
Sono distesa sul lato destro del letto, coperta da un lenzuolo e rannicchiata in posizione fetale. La testa è placidamente abbandonata sul cuscino profumato.
Lavanda e uomo, non l’ho dimenticato.
Il mio braccio sinistro è leggermente piegato in avanti, sul corpo nascosto dal lenzuolo, mentre l’altro è per metà sotto il cuscino. La mano destra sbuca fuori dal guanciale messo di traverso e si muove meccanicamente, mentre arrotolo un dito intorno ai capelli disordinati.
La luce dalla lampada è tenue e non infastidisce gli occhi un po’ assonnati. Dormire mi sembra una cosa prosaica in un momento come questo, tuttavia non riesco ancora ad avere una reazione di alcun tipo.
Non sento più le gocce contro le tegole.
Non piove più …
Il materasso ondeggia  leggermente e una mano decisamente più grande della mia si posa sul braccio nudo, accarezzandolo.
Non è la prima volta che vedo le sue mani senza guanti, né artigli, al mare è capitato praticamente tutti i giorni, ma non mi avevano mai toccata in questo modo. In compenso ho potuto godere del momento in cui se ne liberava. Come si può essere così maledettamente seducenti anche solo sfilandosi degli stupidi guanti?
- Yuffie?-
Non rispondo, continuo a mantenere lo sguardo fisso sulla parete vuota.
Avverto le sue labbra accarezzarmi la spalla, scendere sul collo e indugiare un po’ sulla nuca. Chiudo gli occhi e tiro leggermente la testa indietro, andandogli incontro. C’è poco da fare, da ieri sera in poi ho avuto la conferma che non riuscirò mai ad oppormi a quest’uomo neanche se lo volessi.
Mi sento così strana, non so spiegarmelo. Non c’è nulla che non mi sia piaciuto, neanche quel dolore così intenso, non c’è cosa che io non abbia voluto fare, non c’è stato un solo momento in cui lui non l’abbia fatto insieme a me. Non ha parlato molto, è vero, però ha dimostrato in altri modi la sua partecipazione emotiva.  Allora cos’è questo magone, questo tumulto che non riesco a mantenere nel petto?E’ come se non avessi fatto qualcosa di importante, come se un grosso peso comprimesse il mio diaframma e volesse uscire con prepotenza.
La sua mano adesso si ferma a stringere la mia, mentre continua ad accarezzarmi la pelle con le labbra.
Sono mie queste spalle che stanno sussultando?
Vincent smette di coccolarmi, mi prende per una spalla e mi volta.
-Piangi?- chiede con stupore.
Mi mordo le labbra nel tentativo di arginare le lacrime. Cosa mi è preso?
- Cosa ti succede?- c’è apprensione nella sua voce.
Vorrei saperlo anche io, non riesco a trattenermi.
Mi sollevo e mi inginocchio facendo bene attenzione ad avvolgermi nel lenzuolo. Che assurdità, cos’altro c’è che ormai non ha visto?Probabilmente sono gli ultimi strascichi di pudore che avevo prima di.. di …
Qualcuno fermi questo fiume in piena!!!
- Ho fatto qualcosa che non andava? -
 Scuoto la testa.
- Ti ho fatto male ?- scuoto la testa con più convinzione.
Mi ha fatto male quando mi ha trattata con tutta quella sufficienza, senza considerare quanto mi avrebbe ferita e umiliata, ma adesso è diverso. Quanti mesi sono passati dal giorno in cui ho lasciato la sua casa in lacrime, sotto la pioggia scrosciante? E’ da quel giorno che non ho pianto più. Forse sto solo scaricando la tensione , ho lasciato che si accumulasse in me per così tanto tempo. Ma perché viene fuori proprio adesso?
Dei, quel cielo plumbeo che piangeva insieme a me …
E se può piangere il cielo, allora posso farlo anche io. Solo per oggi …
Ricordo ancora quella disperazione, quella delusione e quelle gocce pesanti che mi bagnavano il viso mescolandosi con le lacrime.
-Non piove più … - riesco solo a dire tra un singhiozzo e l’altro.
- Cosa ?-
- Non piove più … -
E’ soltanto per questo che piango?
Al momento lui non capisce subito cosa intendo dire, però poi sul suo volto compare un’espressione di comprensione.
- E’ vero- abbozza un sorriso - non piove più … -
Vincent si inginocchia ma senza premurarsi di coprirsi con il lenzuolo. Ha importanza? Non credo, è solo che non ci sono abituata. Mi avvolge tra le sue braccia e poggia la guancia sulla mia testa. Rispetto a lui sono piccola come una sardina sottosviluppata …
- Ho capito- bisbiglia piano al mio orecchio - Capita. In fin dei conti è stata la tua prima volta-
La mia prima volta. Con Vincent! E’ emozione quella che non riesco a trattenere?Quindi sono lacrime di gioia?Che cosa contorta!
E’ stata la prima anche per lui? Lo guardo tirando su col naso.
- Eh no, non te lo dico- risponde lapidario come se avessi formulato il mio pensiero ad alta voce. Ma che ha fatto Lucrecia, nel pacchetto Chaos/Protomateria/guai dietro ogni angolo ha incluso anche la telepatia? Continuo a collezionare figuracce. Abbasso un po’ lo sguardo consapevole che sotto certi punti di vista sarà sempre qualche metro avanti rispetto a me.
Mi prende le mani e se le porta al petto, poi sfila il lenzuolo che separa i nostri corpi. Mi prende il mento con un indice di modo che i nostri occhi possano nuovamente incrociarsi. Adoro tutto quel rosso, è caldo e rassicurante, almeno per me.
E’ indecente il modo in cui sono imbarazzata!

- Lo sai, hai un buon profumo … -

Questa frase non mi è nuova.


- … Profumi di donna- specifica calando di nuovo sulla mia bocca.
 
 
 
 



Ok, parliamone.
Yuffie e Vincent sono un altro esempio di coppia su cui avrei voluto scrivere molto, molto di più in maniera più dettagliata. Per me la loro storia è complessa e il cammino per il tanto agognato lieto fine molto, molto più tortuoso e tormentato, ammesso che un lieto fine possa esserci davvero. Per me c’è, perché sono un’inguaribile diabetica, ma mi rendo conto di aver forzato molto la mano con questo capitolo e mi scuso con tutti i lettori per questo. Il più bistrattato è sicuramente Vincent, ma fingiamo che sia arrivato alla fine di un percorso di maturazione che gli ha fatto capire che, senza darsi una svegliata, avrebbe ripetuto lo stesso errore commesso con Lucrecia un trentennio prima. Nei prossimi capitoli tornerà la solita mummia rossa sempre pronta a rimproverarsi qualcosa, ma adesso può contare su un lumicino acceso.
Sono rimasta indecisa fino all’ultimo se inserire o meno l’ultima parte e ho chiesto consiglio a due preziose amiche sul da farsi,quindi se il pezzo non dovesse piacere ogni lamentela può essere rivolta alle signorine Mila83 e FortiX (non si direbbe, ma vi voglio estremamente bene).
Ringrazio tutti coloro che sono riusciti a leggere questo delirio fino a qui e ringrazio di cuore tutte le persone che vi si sono approcciate di recente e che l’hanno apprezzato nonostante le numerose pecche e le ingenuità. La fine si avvicina e sentirò tanto la vostra mancanza, ma per ora ci sono ancora delle questioncine da risolvere, tipo aiutare Cloud a non suicidarsi …
Un bacio e a presto.
Manila.

 

P.S. Il titolo del capitolo s’ispira alla canzone “After the rain” di Yamashita Tomohisa. BACIONI!


 
 
 
 
 
 
 
  
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