Capitolo 17
MEL
Alle undici di sera trovammo, per chissà quale miracolo, un
hotel a tre stelle aperto.
Ricordo ben poco di quella notte. Troppi eventi in una sola giornata mi avevano
spossata e dormii come un sasso. Il mattino dopo uscimmo dall’hotel ben
riposati e con lo stomaco pieno, ma Teri sembrava inquieta. Mancavano cinque
giorni al solstizio d’estate e non sapevamo nemmeno cosa causasse il Tormento
degli Inferi.
«Io ho bisogno di nuove frecce.» disse Eles. «Le ho perse tutte ieri.»
«So dove possiamo procurarcele.» rispose Niall.
Stavamo percorrendo una strada principale di Seattle quando il nostro custode
si fermò all’improvviso davanti ad un negozietto dall’aspetto abbandonato.
«Eccoci!» esclamò.
«Ma è chiuso!» ribatté Ria, togliendomi le parole di bocca.
«Oh, la Foschia vi fa vedere un negozio abbandonato. Concentratevi.» ci suggerì
Niall.
Mi concentrai sulla vetrina impolverata del negozio e ad un tratto la polvere
sparì e in esposizione, nella vetrina, c’erano spade, scudi e archi. Il negozio
non aveva più l’aspetto abbandonato. La vernice bianca era pulita, la porta
d’ingresso era nuova e le armi in esposizione nella vetrina splendevano.
Anche le mie compagne di impresa esclamarono di stupore.
Niall aprì la porta e ci lasciò entrare per prime.
All’interno era molto più grande di quello che sembrava da fuori.
Su ogni parete c’erano spade di ogni dimensione e materiale, frecce, faretre, archi,
scudi. Dal soffitto pendeva un cartello che diceva «Vuoi decorare la tua faretra con una scritta originale? Qui puoi e
ottieni uno sconto del 20% su un arco a tua scelta!»
«Ma è stupendo!» esclamò Eles.
«Oh, lo so cara!» replicò una donna alta e muscolosa dietro ad una scrivania di
mogano. «Ciao Niall, caro! In cosa posso esservi utile?»
Niall la salutò con un sorriso.
«Ciao Roxy. Abbiamo bisogno di un po’ di frecce.»
Roxy afferrò con un gesto fulmineo un catalogo da una scrivania e lo porse ad
Eles.
«Scegli pure di che tipo vuoi le tue frecce, cara. Esplosive, BOOM! Oppure
fulminanti, per rizzare i capelli a qualcuno? ZZZZH! Preferisci semplici, vero?
Sei una semidea giovane, mi sembra anche giusto. Come le vorresti? Appuntite,
ZAP! Un bel rivolo di sangue, o arrotondate solo per fare qualche livido? Di
alluminio, di acciaio, di rame? Eh? Quale preferisci? Vuoi delle frecce
decorate?»
Continuò il suo elenco di materiali e tipi di frecce -che non sto qui a dirvi-
sfogliando il catalogo e indicando varie immagini ad Eles, che la guardava
ammirata.
Quando ebbe finito le sorrise con le sue labbra cariche di rossetto lilla.
«Quale scegli, cara?» domandò ad Eles.
«Oh, delle frecce appuntite di alluminio andranno benissimo, ma vorrei anche
delle frecce-raggi di sole.»
Roxy assunse un’aria dispiaciuta.
«Mia cara, non sei la prima giovane semidea che mi chiede quel tipo di frecce,
ma, vedi le frecce-raggi di sole sono compatibili con un solo arco che è quello
che Apollo ha donato al Campo Mezzosangue in attesa che arrivi il suo
discendente speciale capace di usarlo. Se ti dessi quelle frecce il tuo arco si
consumerebbe, o peggio s’incendierebbe e ti scoppierebbe in faccia.»
«Io ho l’arco di Apollo» disse Eles «Io posso usarlo.»
Roxy spalancò gli occhi contornati di ombretto fucsia.
«Tu sei Eles McTemar?» chiese, incredula.
Eles annuì.
«Perché? Ci conosciamo?» domandò.
«Oh, no...Non ci conosciamo, cara.» Roxy sembrò diventare, se possibile, ancora
più pimpante di prima. Anche la figlia di Apollo la guardò sospettosa. Nemmeno
lei credeva che quella donna non la conoscesse.
Roxy tossì.
«Ehm, dicevamo? Ah sì. Vado a prenderti i raggi di sole, cara.» Si allontanò di
fretta.
«Niall, chi è quella donna?» chiesi.
«Roxy è stata la prima semidea che ho accompagnato al Campo.»
«Cosa? Avrà ventidue, anche ventitré anni, se non di più! Tu ne hai quindici,
anche se sembri grande per via della barba» disse Ria.
«Noi satiri dimostriamo la metà degli anni che abbiamo. Io in realtà ho trentotto
anni. E comunque Roxy ne ha venti, ma sembra più grande perché è muscolosa. È
figlia di Ares.»
«Non assomiglia per niente a Clarisse.» affermò Teri.
«No, per niente.» concordò Niall. «So perché è così felice di aver incontrato
Eles».
«Quindi mi conosce?»
«Sì e no»
«Spiegati meglio»
Ma Niall non fece in tempo a spiegarsi meglio perché in quel momento Roxy
ritornò nella stanza con un mazzo di frecce in alluminio in una mano e un mazzo
di frecce lucide color marroncino chiaro nell’altra.
Le porse ad Eles.
«Oh, grazie, grazie tante, cara. Tieniti le tue dracme e buona fortuna per il
vostro viaggio!» esclamò.
Eles appariva pensierosa, ma quando le chiesi se stesse ancora pensando alla
reazione di Roxy, sorrise e mi assicurò che non c’era niente a cui pensare se
non all’impresa. Sicuramente la mia espressione dovette sembrarle sospettosa,
quindi cambiò argomento.
«Teri, tu senti ancora la puzza di quelle creature?» chiese.
Teri annuì.
«Bene, seguiamo te.» disse Ria.
«Perfetto.» replicò Teri.
Fece qualche passo davanti a noi, poi si guardò intorno.
«Ah, dannazione!» esclamò, frustrata.
«Che succede?» chiese Eles. Io sapevo cosa stava succedendo. Teri era confusa.
Le creature avevano diffuso la scia ovunque e Teri non sapeva più quale
seguire. Non so dirvi perché lo sapessi.
«Sono potenti, Teri. Sarai anche una semidea potente, ma hai pur sempre
quindici anni e sei solo tu che puoi sentirli»
Teri mi rivolse uno sguardo che era un misto tra stupore e gratitudine. Gli
altri mi guardarono confusi.
«Si sono sparsi ovunque nella città» rispose Teri «Mi dispiace, ma non riesco a
capire dove siano» Niall sorrise, appoggiandole una mano sulla spalla.
«Tranquilla, perché io so benissimo dove andare.»
Forks era sorprendentemente (non davvero) piovosa.
“Già, la città più umida degli Stati Uniti.” Pensai aprendo l’ombrello.
Chiesi ai miei amici di restare in stazione per poter leggere quei tomi che
avevo preso dall’hotel.
«Sì, io ho fame. Fermiamoci» disse Teri. Gli altri concordarono. La stazione
era deserta, non c’era nemmeno un capostazione o un inserviente. Niall era un
satiro, quindi più esperto nel sentire l’odore dei mostri ed era riuscito a
distinguere qualcosa seguendo le indicazioni di Teri sull’odore di quelle
creature.
Mentre Niall, Ria e Teri mangiavano dei pacchetti di patatine io e Eles
leggevamo quei tomi enormi in cerca di qualche dio greco senza figli. I
risultati furono piuttosto scadenti. Il tomo che avevo sfogliato fino a quel
momento comprendeva solo le dodici divinità dell’Olimpo più Ade.
«Trovato niente?» Avevo deciso di fidarmi di Eles e scoprii che era molto più
facile di lanciarle occhiatacce e darle risposte cattive. Non era affatto male.
«I semidei che hanno poteri sui serpenti e sulle creature infernali sono solo i
figli di Ade. Siamo al punto di partenza.» rispose Eles, scuotendo la testa.
«E gli unici dei che non abbiano avuto figli sono Artemide ed Estia, almeno
secondo questo libro»
«Quel libro è vecchio di almeno quindici anni. Estia ha una figlia» intervenne Niall,
masticando una lattina.
«Davvero? Non aveva scelto di restare vergine?» chiesi.
«Sì, in teoria». Spalancai gli occhi e sorrisi. Probabilmente era Teri la prima
figlia di Estia. Le lanciai un’occhiata per vedere se avesse sentito, e la
trovai a giocherellare nervosamente con una lattina spaccandola a metà con le
mani.
I capelli neri erano umidicci e le ricadevano sul volto, dandole un’aria cupa.
Non potei fare a meno di soffermarmi sul tatuaggio a forma di teschio che aveva
sul polso.
«No» disse Niall, intercettando il mio sguardo. «Estia ha solo una figlia ed è
arrivata al Campo il giorno dopo che noi ce ne siamo andati. Me l’ha raccontato
Grover. Si chiama Savannah»
«Sì, avevo immaginato che Teri non potesse essere figlia della dea del focolare
domestico. Dobbiamo cercare ancora se c’è qualche tipo di incantesimo o veleno
che fa avere la sensazione ad una persona di aver vissuto solo pochi anni
invece che secoli.» mormorai.
Eles prese un altro tomo e lo aprì, tossendo per la polvere delle pagine.
Feci per prendere un quarto libro ma nella stazione entrò uno strano ma
affascinante ragazzo. Non appena lo vide Teri scattò in piedi e trasformò la
sua collana in una sciabola.
«TU!» gridò.
Il ragazzo aggrottò la fronte e si ritrasse dalla spada. Aveva gli occhi dorati
puntati su Teri.
«Hey, stai calma.» disse.
Teri sembrò rilassarsi. Ma come? Bastava che lui glielo dicesse e lei si
calmava? C’era qualcosa di strano. Tirai il cappio al mio elastico e Oxypetes
mi comparve tra le braccia. Mi tenni pronta.
«Calma anche tu.» disse il ragazzo. Sentii i muscoli del corpo rilassarsi. Ma
che mi succedeva?
«Che diavolo mi stai facendo?» gridammo io e Teri in coro.
«Che cosa siete?» chiese il ragazzo.
«Che cosa sei tu!» gridò Teri. Fece per partire all’attacco ma il ragazzo si
spostò in pochi secondi e Teri cadde per terra.
Teri era chiara di carnagione ma quel tizio sembrava non avere sangue.
Probabilmente non lo aveva.
«Io sono Jasper» disse il ragazzo, sorridendo a Teri e porgendole una mano per
aiutarla ad alzarsi.
Teri sibilò una parolaccia e rifiutò la mano, mettendosi in piedi con un balzo.
Jasper sfoderò una spada argentata dalla cintura e guardò la figlia di Ade.
«Ti sfido, chiunque tu sia. Sei un’umana un po’ speciale per aver capito che
non sono un umano come te.»
«No, non lo sei.» disse Teri, guardandolo con disprezzo. «Sei la causa di ciò
che sta succedendo nel regno di mio padre, gli Inferi. Sei un essere immondo,
né vivo e né morto, un’anima mozzata.»
Jasper la guardò confuso e Teri ruotò la sciabola con fare teatrale, poi menò
un fendente che il ragazzo parò senza problemi. Teri lo studiò con i suoi occhi
che sembravano rossi, come quando mi aveva difesa da Ludkar. Forse i suoi occhi
prendevano quella strana sfumatura quando si sentiva minacciata.
Il ragazzo attaccò ma questa volta Teri fu più veloce. Parò il colpo e
ricominciarono.
Erano entrambi velocissimi. Pensai di colpire Jasper ad una gamba con una
freccia così che Teri potesse disarmarlo.
«Non farlo» disse Jasper «Non ti conviene.»
Stava parlando con me e sobbalzai. Mi leggeva nel pensiero?
«Posso percepire e modificare le emozioni»
mi spiegò.
«Oh, davvero?» disse Teri. In un lampo gli colpì il polso e afferrò la spada
argentata di Jasper.
Il ragazzo non aveva nemmeno il fiatone, ma indietreggiò quando Teri gli puntò
la sciabola nera al collo. La ragazza, al contrario era sudata e aveva il fiato
corto.
«Di che cosa è fatta la tua arma?» chiese Jasper.
La ragazza rise, poi smise all’improvviso e gli rivolse uno sguardo fulminante,
pungolandogli il collo con la sciabola.
«Non hai risposto alla mia domanda, feccia. Che cosa sei?»
Jasper la guardò dritta negli occhi.
«Ah, no!» esclamò Teri, stizzita. «Non provare di nuovo a calmarmi. Rispondimi
o ti faccio bruciare nelle fiamme degli Inferi per sempre.»
Jasper sospirò rassegnato.
«Sono un vampiro.»
«Non dovrebbero diventare cenere alla luce del giorno?» chiese Niall.
«Stupide leggende. Meglio che vi faccia un piccolo sommario. Alla luce del sole
la nostra pelle brilla. Io mi nutro di sangue animale, ecco perché ho gli occhi
dorati. I vampiri che si nutrono di sangue umano hanno gli occhi rossi. Ho un
dono speciale, come vi ho già detto. Sono immortale, mantengo il mio aspetto di
quando sono stato morso. Ora, che sapete tutto su di me, mia cara signorina,
direi sia il caso di rispondere alla mia di domanda.» Manteneva una calma
snervante.
«Sono una semidea. Qui tutte lo siamo, tranne il mio amico, Niall, che è un
satiro. Mezzo uomo e mezzo capra, tieni presente? Io sono Teri, figlia di Ade»
pronunciò il nome del suo genitore divino con poca convinzione «Loro sono Mel,
figlia di Atena, Ria, figlia di Nemesi ed Eles, figlia di Apollo. Per quanto
riguarda il materiale della mia arma, questo è ferro dello Stige. Roba fatale
per un morto ambulante come te.» rispose Teri.
Jasper spalancò gli occhi. «Siete voi!» esclamò.
«Perché? Ci conosci?» chiese Eles. Immaginai come si sentisse. Tutti la
conoscevano ma lei non conosceva nessuno.
«La mia ragazza vi ha visti, tutti e cinque. È una vampira con un dono
speciale, come me, ma lei vede nel futuro. Non sono visioni esatte, possono
cambiare. Ma vi ha viste arrivare. Ha visto la stazione, un ragazzo e quattro
ragazze di cui una diceva che la sua arma era fatta di qualcosa che era roba
fatale per un morto vivente. Mi ha detto di ricordare questa frase e ora che me
l’avete detta, signorina, ho capito che siete voi. Voi dovete aiutarci.»
«Allora se noi eravamo quelle che la tua ragazza ha visto come aiutanti perché
ti sei portato quella spada?» domandai.
«Perché la mia ragazza ha visto Teri dire quella frase con due spade in mano,
una nera e quella del mio patrigno.»
Teri abbassò la sciabola e porse a Jasper la spada del patrigno.
«Grazie, signorina» disse Jasper, sorridendole. «E complimenti per aver vinto
la sfida che le ho porto.»
Capii perché parlasse come se provenisse da un’altra epoca. Era immortale,
quindi chissà quanto fosse vissuto. Dimostrava vent’anni, ma probabilmente ne
aveva duecento. Preferii non chiedere perché mi metteva alquanto a disagio.
«Dacci un taglio, tanto non mi incanti» sbottò Teri. Mi guardò e capii subito cosa
volesse chiedermi.
Tirai un cappio a Oxypetes che tornò ad essere un elastico per capelli attorno
al mio polso e mi rivolsi a Jasper.
«Portaci dalla tua famiglia.»
Spazio autrice
Ed ecco che il crossover si completa con la saga di Twilight, yaaaay! Non lanciatemi i pomodori, so che è una saga
piuttosto detestata, ma cercherò di renderli più interessanti possibili e,
comunque, verranno spesso e volentieri presi in giro. Mi auguro che mi lasciate una recensione,
anche se piccolina.
Farò un sacrificio agli dei affinché
Bacioni e alla prossima! x