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Autore: Michan_Valentine    06/05/2014    6 recensioni
A due anni dalla battaglia per la salvaguardia del Pianeta, Vincent Valentine si ritira nel villaggio di Kalm senza dire niente ai suoi amici. Ma Yuffie Kisaragi e le questioni irrisolte non tarderanno a fargli visita.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sephiroth, Un po' tutti, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Contesto generale/vago
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Scansò un nugolo di ragazzini che correva verso la spiaggia con il naso per aria, all’inseguimento di un aquilone senza padrone. Sollevò la testa e distinse le vele rosse, blu e gialle riverberare appena nel cielo notturno. Un attimo soltanto. Poi la corrente le spinse via e l’oscurità le inghiottì. Le risa e le strilla concitate dei bambini si spensero di rimando, in lontananza, lasciando il posto alla musica e all’indistinto chiacchiericcio di sottofondo. Se voleva sperare di concludere la chiamata doveva allontanarsi maggiormente.

Costa del Sol era sempre gremita di turisti. Ma nei giorni di festa diventava anche peggiore, quasi asfissiante. Una sfortunata coincidenza che aveva rimandato il proseguimento del loro viaggio di un giorno.

Costeggiò il Bar del Sol e raggiunse il ponte a passo svelto, ponendo quanta più distanza possibile fra sé e la piazza. Lì le luci soffuse delle lanterne colorate non potevano arrivare; e le ombre si proiettavano vischiose al di sotto dell’arco in pietra.

Sprofondò nell’oscurità e prese posto rasente il muro, braccia e gambe incrociate. Il telefono non vibrava più, ora; e per allontanarsi aveva perso di vista Yuffie. Poco male. Si sarebbero ritrovati più avanti, in locanda. In più non ci teneva particolarmente a mangiare zucchero filato. E i “no, grazie” con lei non funzionavano. Intanto l’aveva trascinato fuori dalla stanza. Letteralmente. Al grido di: “Ah-ha! È notte! Niente sole. Neanche uno spruzzetto piiiiiiicolo così! Perciò, caro il mio vampiro –sei un vampiro, vero? Sarebbe fico, se tu fossi un vampiro- non hai scuse. Adesso usciamo e ci divertiamo. Di-ver-ti-men-to. Intendi? Semmai più tardi ti faccio un disegnino.”

Sospirò. Era davvero una ragazzina.

C’erano cose più urgenti cui badare. Congetture, nella migliore delle ipotesi. Con cui fare i conti e scendere a patti. E nemmeno voleva considerare la certezza di determinate situazioni.

Assottigliò le palpebre e osservò la piazza, aspettando che Reeve lo richiamasse. La vita brulicava frenetica, fra le bancarelle addobbate a festa. Troppo veloce, per lui. La luce delle lanterne conferiva all’ambiente dei contorni quasi eterei, ovattati, eppure gli feriva gli occhi. Gli aquiloni invece ondeggiavano, cullati dalla brezza della sera, disegnando in cielo sagome di ogni forma e dimensione. Che non riuscivano a toccarlo con la loro variopinta bellezza.

Si era svegliato dal suo lungo sonno con qualcosa di meno. E con qualcosa di più. In ogni caso con qualcosa di diverso. Ma sembrava che le persone attorno a lui non riuscissero a vederlo. E a comprendere perché il più delle volte corrispondere alle aspettative fosse per lui quantomeno complicato.

Finalmente il telefono vibrò, interrompendo il flusso dei pensieri. Lo recuperò rapidamente e se lo portò all’orecchio con un unico, fluido movimento. Dall’altra parte della cornetta la voce di Reeve rispose squillante.

“Oh! Bene. Sembra che ora sia possibile comunicare. E così Yuffie è riuscita a convincerti, Vincent. Me ne compiaccio. È un’ottima notizia!”

Faticava a credere che fosse genuinamente stupito. Dopotutto l’aveva mandata da lui col preciso intento di incastrarlo. E l’aveva fatto perché sapeva che lei ci sarebbe riuscita. Era un tipo furbo, Reeve.

“So che avete avuto un contrattempo. Mi spiace. Avrei dovuto avvisarvi. Purtroppo nei giorni di festa le tratte sono sospese. Specie per il continente Nord. Ma stai tranquillo. Ho contattato Cid e mi ha garantito che al rientro verrà a prendervi.”

“È vero?” lo interruppe, atono.

Dall’altro capo del telefono imperò il silenzio, cui in lontananza fece eco la risata sguaiata di qualche turista ubriaco.

“Non lo so. È quello che voglio scoprire.” riprese Reeve “Ma non è così semplice approfondire. Ci stiamo muovendo su un campo minato, Vincent. A finanziare le operazioni e le apparecchiature della WRO è qualcuno con grandi mezzi. Qualcuno che si sente in debito con il Pianeta. Purtroppo temo che il lupo abbia perso il pelo, ma non il vizio. Tuttavia ti renderai conto che puntare il dito potrebbe costarci molto caro. E il lavoro che noi svolgiamo è fondamentale per la ricostituzione del Pianeta. Non possiamo esporci troppo.”

Comprendeva quel discorso. E comprendeva perché aveva mandato loro anziché le truppe regolari della WRO. Rufus Shinra, invece, aveva fatto bene i suoi conti. E i suoi investimenti.

“Fortuna che il doppiogioco ti si addice.” commentò.

L’altro rise. “A dire la verità sto cercando di smettere. Ma… Vincent?”

“Mh.”

“Se le informazioni dovessero rivelarsi esatte… Che si tratti dell’una o dell’altra calamità farà poca differenza. La situazione resta delicata. Potrebbe essere l’inizio di una nuova guerra. E ho bisogno che tu e Yuffie prestiate grande attenzione. Che siate discreti, soprattutto. So che per lei non sarà affatto facile.” rise ancora, come se stessero parlando del più e del meno “In ogni caso chi-sai-tu vi sta aspettando ad Icicle. Vi condurrà dal nostro contatto. Buona fortuna!”

La comunicazione s’interruppe quasi bruscamente, lasciando il posto alla musica e al brusio della festa. Allontanò la conchiglia dall’orecchio e la ripose in tasca con la stessa fluidità con cui l’aveva estratta; la mente già dispersa in pensieri.
Per il Pianeta e per l’umanità di certo non avrebbe fatto differenza. Jenova, Sephiroth… erano entrambe calamità dalle grandi potenzialità distruttive. Persino la Shinra l’aveva imparato a caro prezzo sulla pelle. Ciononostante nel suo caso specifico le cose restavano sensibilmente diverse.

Incrociò le braccia al petto, chinò il capo e serrò le labbra in una linea più dura, trincerandosi dietro il collo del mantello. “Non vuoi proprio dirmelo, Vincent?” Gli bastava chiudere gli occhi per rivederla, nella luce soffusa dei cristalli.

Le aveva mentito. Le aveva detto che Sephiroth era morto ancora prima della battaglia finale. Perché le menzogne erano la via più facile. Meno dolorosa. Finché non si era costretti a conviverci. Per l’eternità, magari. Ma era quella la strada che aveva scelto di percorrere. Farsi carico di un peccato in più lungo il cammino non gli avrebbe fatto differenza. Era la sua punizione.

Eppure, a due anni dalla parola fine, la storia che era stata faticosamente chiusa voltava inaspettatamente pagina e si riapriva. Uno spiraglio che lasciava accesso a vecchi, innominabili dubbi…

“Viiiiiince!”

La voce di Yuffie irruppe, sovrastando i restanti rumori. Sollevò il capo, lo sguardo e la vide sopraggiungere di corsa lungo l’acciottolato di Costa del Sol. La ninja frenò in prossimità del ponte, ma s’arrestò malamente solo tre, quattro passi più avanti, dandogli più che altro la sensazione che sarebbe finita faccia a terra.

“Vince! Presto!” fece poi, sbracciandosi.

Aveva la bocca sporca di zucchero. Un dettaglio che le si addiceva. Tutto di lei comunicava urgenza, dal tono di voce all’espressione affannata. Nel caso specifico la gestualità frenetica poteva considerarsi normale, ma, forse per via di quanto Reeve gli aveva appena raccomandato, ogni cellula del suo corpo si mise in allerta. Possibile che qualcuno della Shinra li avesse già…!?

Si distaccò dalla parete e la raggiunse a grandi falcate; tuttavia Yuffie non gli diede il tempo di approfondire. Né gli fornì ulteriori spiegazioni. Semplicemente l’agguantò per il braccio e lo trascinò via, verso la piazza. Di nuovo fra le persone.

“Che sta succedendo?” chiese; mentre la musica e il chiacchiericcio tornavano a coprire la sua voce, assordanti “Yuffie… posso camminare da solo…”

Per tutta risposta la ninja smise di tirare, lo aggirò, gli piantò ambo le mani sulla schiena e cominciò direttamente a spingerlo. Sospirò, mentre la folla si apriva al passaggio. Era fiato sprecato. Tuttavia contraddirla avrebbe provocato lo sgradevole effetto collaterale di richiamare maggiormente l’attenzione. E addio discrezione. Senza contare gli sguardi che avevano già attirato…

Poco dopo si ritrovò innanzi a una delle tante bancarelle. Di rimando la ninja smise di pressarlo, effettuò una piroetta e l’affiancò. Sembrava entusiasta e si passava l’indice sotto il naso. Dal canto suo si limitò a sollevare lo sguardo e ad analizzare quanto gli stava davanti con scarsa convinzione: bersagli, fucili ad aria compressa, peluche.

“Il tirassegno.” constatò.

“Esatto. Mica il patibolo! Perciò –giusto in caso non te ne fossi accorto da palloncini, aquiloni e musica- t’informo che il tuo eterno tormento è attualmente fuori luogo. In più, hai visto il premio in palio? È una All Materia!”

Gli rivolse un sorriso a trentadue denti. Ora capiva tutto. Furbastra.

“È imbrogliare.” obbiettò.

“Dettagli! E poi la lealtà è fuori moda da un pezzo. Roba da sfigati all’ennesima potenza. Anzi, per vecchi sfigati all’ennesima potenza più ennesima! Dai! Fallo per la tua insostituibile –nonché prediletta e simpaticissima- compagna d’avventure! Senza contare che prima sei sparito. Per colpa tua sono stata costretta –a malincuore, guarda, piango- a mangiare due –e dico duuue- porzioni di zucchero filato! Mi verrà il mal di pancia e mi avrai sulla coscienza!” fece, agitandogli praticamente l’indice in faccia.

La guardò ancora per un po’. Poi semplicemente girò i tacchi e se ne andò. Meta: locanda.

“Ah! Fermo! Dove stai andando? Non costringermi a mandare quella foto a tutti!” gli urlò dietro la ninja.

E l’inseguì, anche, almeno a giudicare dai passi. Poco dopo, infatti, l’altra gli tagliò la strada e si frappose tra lui e la locanda a braccia aperte. Di conseguenza fu costretto ad arrestare il passo. Sospirò.

“Yuffie…” fece una pausa e scrollò il capo “Si salpa all’alba, domattina. Dovresti riposare.”

“E tu dovresti rilassarti un po’.” ribatté lei, inarcando il sopracciglio.

“Non è un viaggio di piacere. Dobbiamo mantenere un profilo basso. E invece ci stanno guardando tutti.” continuò.

“Sì. Si chiama “effetto Valentine. È quel misto di “Brrr”, “Oooh” e “Waah” che provochi naturalmente nella gente.” mimò, curando in particolar modo le onomatopee “Vedi quelle due accanto al banco delle mele caramellate? Ecco, potendo ti strapperebbero di dosso la tenda rossa solo per vedere che cosa c’è sotto. A morsi. Ma tu non te ne sei nemmeno accorto. Mentre io ti conosco bene e compenso subito con un grande –colossale, mastodontico- “Uff”. Perché sei vecchio. E barboso. BAR-BO-SO!” concluse, incrociando le braccia al petto “In più stasera ci sono i fuochi d’artificio sulla spiaggia. E nessuno merita di guardarli da solo –nemmeno tu.”

Batté le palpebre e tacque. Tenerle testa gli risultava impossibile, specie quando le circostante lo sfavorivano. Cioè sempre. Al solito, perfino le obiezioni più ragionevoli s’infrangevano contro la personale logica di Yuffie. Poi non aveva ben capito come avesse fatto a rigirare la frittata e a incolpare lui di tutto. Troppe parole. Troppo veloci. Istintivamente diresse lo sguardo al banco delle mele caramellate. Due giovani donne stavano effettivamente guardando lui, ridendo e parlottando fra loro. Una sollevò addirittura la mano e lo salutò.

“Visto? Ti mimetizzi benissimo alla fauna locale. Sei praticamente invisibile. Io dico che è colpa del rosso e del rassicurante artiglio di metallo –gli hai già dato un nome? Io voto per Signor Pungolo. Ma magari mi sbaglio, eh!” rincarò la ninja, col tono palesemente ironico “Ora puoi scegliere. Cammini… o ti spingo fino in spiaggia –e sei pesante, perciò vedi di scegliere bene.”

Restarono a fissarsi ancora per un po’, entrambi a braccia incrociate. Fermi sulle rispettive posizioni. Yuffie sembrava molto determinata, constatò; eppure proprio non capiva perché se la prendesse così a cuore. O probabilmente si era solo intestardita. Dopotutto a lui non importava. Dei fuochi d’artificio, della solitudine. Di se stesso in generale. O forse, realizzò d’improvviso, era semplicemente lei che non voleva rimanere da sola sotto il cielo stellato. Sospirò. Infine scrollò le spalle, il capo e sciolse per primo la morsa delle braccia.

Di rimando la ninja s’aprì in un sorriso così grande e genuino che per poco non gli fece schiudere le labbra dalla sorpresa. Era una reazione talmente spontanea da risultare disarmante. Soprattutto se perpetrata da lei. Per qualcosa concessa controvoglia da lui. Decisamente: non capiva.

Non attese oltre e s’incamminò. Al solito: prima andavano, prima tornavano.

Raggiunsero la spiaggia che un discreto numero di turisti aveva già preso posto lungo il muretto che costeggiava il lido. In sottofondo il mare copriva ogni altro rumore proveniente dalla piazza. In qualche modo ciò lo confortò.
La ninja invece lo distanziò di alcuni passi, forse alla ricerca di un buon punto d’osservazione. Capì che l’aveva trovato quando la vide saltellare in lontananza, agitando entrambe le braccia.

“Viiiince! Da questa parte!” fece, richiamando su di sé l’attenzione di molti.

Reeve non avrebbe approvato.

La raggiunse, mentre l’altra si sedeva a cavallo del muretto come un maschiaccio. Dal canto suo restò in piedi. La brezza risaliva dal litorale e baciava loro la pelle, facendo sventolare dolcemente capelli e vestiti. Sullo sfondo, il mare sembrava un’immensa, vischiosa distesa di buio. Soltanto i raggi della luna riverberavano appena sulle piccole increspature, donando all’ambiente delle sfumature argentate.

“Lo so che sei preoccupato.” esordì improvvisamente Yuffie; e si accorse in quell’istante che era già da un po’ che non parlava “Lo sono anch’io. Beh, naturalmente si nota poco perché io lo faccio con stile –perché io spacco e sono figa. E perché ho passato tutta la tratta da Junon a Costa del Sol piegata in due dalla nausea –ma questo è un dettaglio microscopico, IN-FI-NI-TE-SI-MA-LE!”

Chinò lo sguardo su di lei e si accorse che puntava il mare. O il cielo. Le estremità della fascia le solleticavano la nuca e le spalle, smosse dal vento.

“Sai che credo?” chiese, ma non aspettò risposta “Tu pensi troppo e agisci poco, ecco cosa credo! A fare così ti si frigge il cervello –ed ecco spiegato perché sei così… strano.”

“Tu agisci. E non pensi affatto.” le fece notare, senza mutare espressione.

“Ah-ha! Sapevo che l’avresti detto! Perché sei un pignolo! PI-GNO-LO!” strillò e continuò a puntare verso la distesa scura “E comunque non faccio solo un mucchio di cazzate, come dice Highwind –come se lui fosse un genio, poi. Anche se –lo ammetto- qualche idea è leggermente meno brillante di altre.”

Scosse il capo e trattenne un piccolo sbuffo divertito. Poi diresse a sua volta lo sguardo all’orizzonte. Proprio allora il primo fascio di luce s’innalzò dalla distesa d’acqua e tagliò il cielo. Poi esplose con fragore e si frammentò in mille scintille, che tornarono al mare come pioggia colorata.

Seguirono fischi, altri fasci e nuove esplosioni, che in breve coprirono il cielo per intero. Ora le increspature dell’acqua riverberavano di tutti i colori dell’arcobaleno…

“A Wutai i fuochi d’artificio illuminano tutto il Da-Chao. È uno spettacolo meraviglioso, forse unico.” commentò inaspettatamente la ninja “Beh, naturalmente a Godo non l’ho detto. Il vecchio si monterebbe la testa e l’anno dopo pretenderebbe di scalare la montagna per posizionarli di persona –e lui non si rende conto che non ha più l’età per certe cose!” rise “Quand’ero piccola approfittavo sempre della confusione per sgattaiolare via e nascondermi in qualche buco. Trovavo che fosse divertente –trovo ancora che sia divertente, perché gli scherzi SONO divertenti. Facevo impazzire mia madre!” fece una pausa, frammentata dagli scoppi dei fuochi d’artificio “Poi lei se n’è andata.”

Batté le palpebre, abbassò lo sguardo e incappò ancora nella sagoma della ninja, ostinatamente rivolta verso il mare. Gli sembrò che fosse più piccola, stretta nelle fragili spalle.

“Perciò è importante essere qui adesso. Insieme. È probabile che non ricapiterà più. E ogni istante è prezioso, va afferrato. E la prossima volta che passerai da Costa del Sol –tutto triste e solo- non potrai dire “Accidenti, perché non sono andato sulla spiaggia con quella gran figa di Yuffie? Sono proprio un vampiro pignolo e barboso col cervello fritto!”. Puoi ringraziarmi quando vuoi, eh!” fece, balzando in piedi sul muro “Ah, mi è finita della sabbia negli occhi! Stupida brezza!” esclamò poi, stropicciandosi la faccia.

Ora capiva. Capiva il perché di quel sorriso, capiva il desiderio di non restare sola. Dopotutto le sue emozioni non erano così sbiadite, se riusciva ancora a dimostrare empatia nei confronti di qualcun altro. E in quel momento la figura di Yuffie che tratteneva le lacrime, stagliata sullo sfondo della notte e illuminata soltanto dai fuochi d’artificio, riuscì a toccarlo più degli aquiloni, più del mare e di tutta la musica di Costa del Sol.

Un’ultima, intensa raffica di esplosioni preannunciò il termine dello spettacolo pirotecnico. Poi calò il silenzio e tutt’attorno si levò uno scroscio d’applausi che coprì nuovamente ogni cosa con il proprio, incessante brusio.

“Yuffie…”

La diretta interessata abbandonò il muretto e atterrò sulla spiaggia con un’agile capriola; dopodiché spiccò la corsa verso le onde. La seguì con lo sguardo fin dove possibile, poi il mare la ingoiò.

“…grazie.” sussurrò alla brezza e al rumore delle onde.

Poco dopo la vide riemergere con la testa incassata nelle spalle e con le braccia allacciate al corpo. Scosse il capo.

“Questa è stata una pessima idea!” commentò la ninja quando lo raggiunse, fradicia dalla testa ai piedi “Cioè, volevo dire, meno brillante! Ho detto pessima? No, no. Solo MENO BRILLANTE! Chiaro?!”

Le battevano i denti, complice il clima non propriamente estivo. I capelli e i vestiti le si attaccavano di nuovo al corpo, come la sera in cui era piombata in casa sua a Kalm. Seguì appena la traiettoria di alcune gocce scivolarle lungo le braccia e le gambe…

“Avresti dovuto pensarci. Ma poi ti si sarebbe fritto il cervello.” commentò.

Di conseguenza Yuffie balzò e lo puntò con l’indice.

“Pignolo! Mi hai sentito? PI-GNO-LO! Pignooolo!” strillò “E poi da quando fai le battute? Sono scioccata. E zuppa. Di nuovo.” poi si scrollò l’acqua di dosso come un animaletto selvatico e sfoderò un altro sorriso a trentadue denti “Beh, visto che sei di buon umore –Sei di buon umore, vero?- rientrando possiamo passare dal tirassegno e tu puoi vincere la All Materia per me!”

“No.”

“Tirchio! Tirchio e pignolo! Pignolo e tiiiiirchio! Almeno prestami la tenda! Fa un freddo boia!”

Ciò detto la ninja protese le braccia. Stavolta non obbiettò; né si scansò. Semplicemente lasciò che agguantasse il mantello e ci si avvolgesse per intero con un’unica piroetta. Meglio che stesse coperta. Specie quando Costa del Sol era gremita di giovani e aitanti turisti dall’occhio lungo. E poi quello che non si accorgeva delle cose era lui. Sospirò; poi si avviò lungo il tragitto di ritorno.
 
Salve a tutti. Innanzi tutto mi scuso per il ritardo con cui giunge questo aggiornamento.
Secondariamente devo fare alcune precisazioni. Stendere questo capitolo sarebbe spettato alla Lilien. Purtroppo lei attualmente non può seguire lo sviluppo della storia. Per questo ci ho pensato io. Il punto è che non sono certa del risultato, specie senza il supporto della Lilla (sempre pronta a smentire le mie insicurezze). Perciò boh. Spero di non aver fatto un gran casino! E grazie per essere arrivati fin qui!
CompaH
   
 
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