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Autore: Howl13    06/05/2014    1 recensioni
"Quello che aveva visto quel giorno era un altro lui: un angelo vendicatore la cui ira si scagliava implacabile dall'alto di un dolmen su una schiera di mortali, ritto ed infallibile, il corpo nero mosso dai muscoli come una tempesta sconvolge un cielo notturno."
*spoiler CoLS, CP2*
Dopo la Stazione, dopo l'ultimo bacio, dopo il dolore.
Ma forse un amore così fragile da esser soffiato via, come un fiammifero, può emanare la luce di un Sole?
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per scusarmi del ritardo ho deciso di postare unitamente i capitoli 3 e 4, considerando anche il fatto che il 3 è più corto del solito.
Buona lettura!


Disclaimer: oltre questa piccola fetta di trama, a appartiene tutto a Cassie, il resto consideratelo omaggio della casa.
Un affettuoso abbraccio a Foxshadow.


 
Cap. 3
Imprecazioni, caffè e Stazione Destino

Con il bordo degli occhi cerchiato di rosso, percorreva i corridoi tetri dell'Istituto diretto alla cucina, sperando vivamente di poter sgraffignare qualcosa di commestibile prima che tutti fossero in piedi a colmare le alte pareti di vita, una cosa che rifuggiva, avendo l'impressione che fosse crudele il suo scorrere inesorabile, come se non fosse sua competenza curarsi dei problemi di coloro che la vivevano rendendola amore, sofferenza, morte: tutte cose che non aspettavano, non si guardavano indietro.
Sentì dei rumori provenire da sotto i fornelli, poi un'imprecazione poco galante in una voce chiara e femminile, ed infine una testa di capelli neri come l'inchiostro, lunghi ed inspiegabilmente arruffati dal sonno (di solito comunque sempre perfetti), che si alzava rivolgendosi a lui con un debole sorriso da dietro il piano cottura.
"Ciao Alec!" fece Isabelle con fare pratico.
"Oi, non pensavo fossi già alzata." ribatté lui con la voce roca per il disuso.
"Ti trovo scostante ultimamente...." 
"Non è successo nulla."
 "Ok, allora sbrigati a fare colazione prima che arrivino gli altri, visto che ultimamente sembri così bendisposto verso il mondo."
"Non voglio parlarne." Alec pose fine alla convesazione in modo laconico.
"Bene, qui ci sono delle uova e del caffè freddo di ieri, se ti pesa farci compagnia, vedi di fartele bastare." Gli fece eco lei, così Alec afferrò il piatto, il bicchiere ghiacciato e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Una volta arrivato nella camera, con il letto sfatto che sapeva di lacrime ed agitazione, irruppe in bagno, infilò la testa nella doccia ed aprì il getto ghiacciato, rischiando la morte istantanea per shock termico.

****

"Basta Presidente, scendi.... coff.... dalla faccia...."
Magnus balzò a sedere rendendosi conto che la pesantezza alla testa da cervicale che lo aveva svegliato era in realtà il soffice gatto acciambellato sui capelli che una volta tanto non erano ispidi, ma nuovamente lisci e morbidi, capelli indonesiani.
Lo sguardo gli cadde sul parquet, il sangue, il dente che cadendo si era conficcato nel legno.... barcollò rendendosi improvvisamente conto, o meglio, ricordando, quello che era successo la notte prima. 
Guardò i suoi vestiti apostrofandoli con un verso schifato, li fece scivolare via con un gesto fluido, e li cestinò, optando per una più comoda vestaglia.
Non lo soddisfaceva. Dopo una doccia al sandalo si rivestì velocemente: blusa rossa, skinny bordeaux, tronchetti neri, gel, glitter, cintura, marrone zebrata ed era pronto per uscire. 
Dove? Non che avesse molta importanza dal momento che si accorgeva a malapena di ciò che gli accadeva intorno. Si ritrovò a camminare, le falcate lunghe, silenziose, instancabili, scansando come uno spirito fuggiasco chiunque rischiasse di incontrare per le vie meno affollate di New York.
Un'ora.... due ore.... perse la cognizione del tempo, la pelle ormai scorticata delle caviglie che si rimarginava ad ogni passo.
Improvvisamente si arresstò: la facciata di una stazione in disuso incombeva su di lui. Quella stazione.
Si chiese se non fosse stata una maligna beffa del fato, a ricordargli che non sarebbe potuto fuggire dal sentimento in alcun luogo, che tutte le strade l'avrebbero di nuovo portato lì.
Come quel poeta.... "Solo et pensoso i più deserti campi / vo' mesurando a passi tardi e lenti...." l'abitudine di citare versi famosi che Tessa gli aveva instillato si faceva tanto più forte quanto era acuto il senso di solitudine che lo spigeva a rifugiarsi nella lettura.
Sebbene gli facesse un male terribile, il piede destro oltrepassò la soglia della stazione, e quando fu investito dalla stessa aria notturna ed umida, sembrò che tutti gli orologi avessero nuovamente le lancette puntate alla stessa ora nella quale la medesima brezza lo aveva nutrito mentre stringeva Alec. Come al solito, il buio che nascondeva i recessi della stazione era impenetrabile persino per i suoi occhi felini, tuttavia non gli sfuggì il movimento candido e fulmineo di una figura esile; un attimo dopo era lì, davanti a lui, attorniata dall'odore del sangue rappreso: il nuovo capo dei Vampiri di New York.
"Salute a te, Sommo Stregone di Brooklyn", esordì la gelida voce infantile. "Se sei venuto a cercare Camille Belcourt, mi dispiace deluderti. Lei è momentaneamente.... indisposta." Sembrò soffocare una risatina senza allegria. "Se invece seii venuto per il bel Nephilim.... credo ti cruccerai sapendo che non mi ha ucciso, ma aveva addosso la furia di mille belve.... ho dovuto indebolirlo un bel po' prima che l'amico lo trovasse e lo portasse via, mi domando cosa sia successo fra voi due per...."
"Come fai a sapere che riguarda me e lui?" Incalzò perentorio lo stregone, cercando di fare in modo che la sua voce non tremasse.
"È entrato come un tornado" continuò Maureen imperturbabile "urlando. Come diceva? - Ridammi Magnus, Camille! Digli che non volevo! Digli che lo amo!- Naturalmente ho provveduto ad informare il poverino che ero io la responsabile in questo posto, ma.... sembrava non voler ascoltarmi, non sapevo se sarebbe morto disidratato prima di aver finito il mio lavoro, con tutte quelle lacrime...." concluse con un risolino finto e deliziato, che fece ribollire il sangue nelle vene di Magnus, ma non era solo quello: forse Alec non gli mentiva.... si sarebbe veramente fidato di lui, ma non era ancora pronto ad accettare la sua fiducia, non dopo quello che gli aveva fatto. Nonostante ciò, non aveva voglia di rischiare la vita dilungandosi in riflessioni sentimentali: eresse una momentanea barriera per non essere disturbato e, pur essendo la sua parte demoniaca recalcitrante, iniziò a pregare: "Libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et de profundo lacu, libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas Tartarus...." Il sorriso malvagio di Maureen fu presto sostituito da un ringhio che scopriva le gengive rosse e i canini avorio appuntiti, sottili come spilli. "Magnus Bane, vedo che ultimamente ti sei allontanato...." la frase fu soffocata da quello che sembrava un conato di vomito e, voltandosi bruscamente, sparì dalla sua visuale senza un altro suono.
Magnus abbassò le mani, stanco, e si abbandonò su un fianco alla parete, come per sorreggerla.





°°°°
Spero proprio abbiate apprezzato, ho messo tutto il mio cuore (e le mie conoscienze) in questa storia, e ci tengo veramente molto.
Spero che questo capitolo vedrà almeno una recensione dato che pare gli altri abbiano suscitato lo stesso interesse di una barbabietola non siano stati apprezzati particolarmente.
Anche se vi fa schifo, se trovate imprecisioni, fatemelo sapere in una recensione, non mandatemi maledizioni senza perdono senza che io lo sappia.
Or also if you want to build a snow man, non so, scrivetelo.
Anche "Amo Sebastian e gli Unicorni Blu"
*glitterglitter*
Howl


 
  
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