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Autore: LilyLunaWhite    06/05/2014    1 recensioni
Due ragazzi apparentemente diversi, ma con un lato in comune: entrambi, indossano una maschera.
Due famiglie diverse.
L'odio di entrambi verso l'amore.
Però, cosa accadrebbe se i loro cuori cominciassero a battere?
Riusciranno, i due protagonisti, a imparare ad amare?
-Dalla storia.-
"Come ogni volta, quando incontravo il suo sguardo, notavo che erano privi di luce, spenti e questo mi metteva addosso un’inspiegabile tristezza.
Agii d’impulso, mi chinai e posai le mie labbra sulle sue. Constatai che erano fredde ma, allo stesso tempo, dolci.
Fu a quel contatto che riuscii a rispondere alla maggior parte delle mie domande.
"
Storia in fase di modifiche e sistemazioni.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo tre: Stalker.
 
P.O.V. Raffaele
 
L’avevo riaccompagnata a casa solo un paio di ore fa e già mi mancava terribilmente, ma almeno avevo scoperto dove abitava.
Inizialmente mi ero intestardito con lei perché non era come le altre. Di solite le ragazze appena mi vedevano, cadevano ai miei piedi, mentre lei era diversa. A differenza delle altre restava fredda, impassibile e scontrosa. Ora, invece, non era più solo una semplice sfida contro me stesso, per potermi vantare, desideravo realmente che lei sorridesse. Più le settimane passavano e più notavo che lei non sorrideva mai e, se lo faceva, era solo un sorriso tirato e cortese e mai sincero. Quando la guardavo, mi ricordavo del mio periodo adolescenziale e i momenti in cui avevo solo compiuto un errore dietro l’altro, periodo dove dei sentimenti non sapevo cosa farmene. A ripensarci, mi odiavo e, se si potesse tornare indietro, lo farei volentieri per rimediare a tutti i casini passati. Però, la vita va avanti.
Presi un pezzetto di carta dalla tasca dei pantaloni e lo rigirai tra le dita. Lessi attentamente le dieci cifre scritte su quel foglietto e sorrisi tra me: avere il suo numero era stato abbastanza facile, anche se credo che Jenny lo aggiungerà alla lista dei reati per la mia denuncia. Ridacchiai e, ripensando ai suoi sorrisi sinceri che ella mi aveva mostrato quel pomeriggio, compresi che, alla fine l’aggiungere il reato per aver rubato i suoi dati personali, era un compromesso accettabile. Era sera tarda e decisi di scriverle un messaggio, tanto prima o poi sarei morto per mano sua.
 
Piccola scontrosa, ti auguro una serena notte. Un tuo ammiratore.
 
Rilessi il messaggio e glielo inviai, chiedendomi se sarebbe mai riuscita a comprendere che quell'“ammiratore” altri non era che la persona che più odiava. Quando il mio telefono vibrò, compresi che era una sua risposta e, ridacchiando, la lessi.
 
Chi sei? E come mai hai il mio numero?
 
Mi buttai sul letto e scoppiai a ridere. Non mi aveva riconosciuto, nonostante io la chiamassi sempre “piccola scontrosa”. Da un lato ne ero felice, perché così avrei potuto scriverle e avvicinarmi di più a lei.
 
Ti basti sapere che sono un tuo ammiratore. Comunque è tardi, va a letto piccola scontrosa. <3
 
Chiusi gli occhi, rilassandomi, pensando che quella sfida era forse una delle più impegnative che io avessi mai affrontato. In passato, avevo incontrato ragazze che si comportavano come Jenny, ma era solo perché amavano attirare l’attenzione su di loro; mentre Jenny lei lo faceva per qualche ragione a me oscura e che tuttavia volevo scoprire.
Volevo che anche lei, come le altre ragazze, cadesse ai miei piedi. Se non fossi riuscito in quella mia impresa, avrei perso prima di tutto la scommessa contro me stesso e mai me lo sarei perdonato; e, poi, avrei perso la scommessa con i miei amici che non penserebbero due volte a rovinarmi la reputazione al campus. O almeno, questo era quello che desideravo fino a questo pomeriggio. Il vederla sorridere mi aveva mandato la mente in confusione e non sapevo cosa realmente volevo da lei. Volevo vederla sorridere davvero o volevo solo mantenere la mia reputazione di dongiovanni? Oppure volevo entrambe le cose? Alla fine, non ero poi così realmente cambiato rispetto a quello che ero in passato. Tuttora avevo paura di mostrare i miei sentimenti e recitavo con tutti, ma almeno avevo smesso di fare determinate azioni, il che, per me, era un gran passo avanti.
La vibrazione del mio cellulare, mi riscosse dai miei pensieri e, riaprendo gli occhi, lessi la risposta di Jenny.
 
Non voglio ammiratori… Preferisco stare da sola…
E poi per me, sei uno stalker, non un ammiratore. Quindi vedi di non importunarmi.
Notte.
 
Sorrisi leggermente e decisi di non risponderle, per non turbarla ulteriormente. In una seconda occasione, le avrei detto che quello stalker ero io. Per ora, era meglio mettersi a riposare dato che, tra una settimana, avevo un esame da preparare e, di certo, non volevo rovinare la mia media scolastica.
Spensi la luce e lasciai che Morfeo mi cullasse nel mondo dei sogni.
 
***
 
Quella mattina, mi svegliai alle sette dopo aver dormito pochissimo a causa dei continui pensieri rivolti a Jenny. Ancora assonnato, mi alzai e mi diressi in cucina per prepararmi una tazza di caffè o non sarei mai riuscito a svegliarmi completamente e concentrarmi sullo studio.
Passai l’intera giornata chino sui libri e solo verso sera una chiamata di mio padre interruppe il mio studio.
«Papà, cosa è successo?», domandai preoccupato.
Attesi una sua risposta e, quando me la diede dopo diversi secondi di attesa, imprecai e chiusi la chiamata, cominciando a vestirmi immediatamente per poterlo raggiungere.
 
 
P.O.V. Jenny
 
Era trascorsa una settimana esatta da quando avevo trascorso il sabato pomeriggio al mare con Raffaele e, nel contempo, si avvicinavano le tanto attese vacanze natalizie, anche se non mi sarei potuta riposare nemmeno un giorno. A scuola, i professori, ogni giorno ed ogni ora, trovavano il momento adatto per poterci ricordare che, anche se mancavano diversi mesi, gli esami di maturità erano ormai alle porte e che non potevamo riposarci nemmeno un secondo. A compensare le loro parole, erano il carico di studio che ogni professore assegnava per casa. Quella settimana avevo avuto tre compiti scritti e nemmeno un attimo di tregua e la stanchezza si faceva sentire. Però, nonostante fossi stanca, mi recai ugualmente in biblioteca per potermi dedicare allo studio per continuare a scrivere il libro. Avevo diverse passioni, tra cui la scrittura. Essa, assieme alla lettura, erano gli hobby che più preferivo. Preferivo restare chiusa in casa a leggere o a scrivere piuttosto che uscire con altre persone. Quando ci provavo, mi ritrovavo a stare sempre in disparte e in silenzio, senza mai parlare, a meno che non mi veniva posta direttamente una domanda. Praticamente ero asociale. Reputavo la gente falsa e ogni azione che, apparentemente, era motivata da gentilezza, in realtà, essa era solo un’azione a loro favore. Per questo motivo, evitavo di relazionarmi e mantenevo il rapporto su un livello abbastanza formale e non permettevo a nessuno di legarsi con me. Anche perché, chi mai vorrebbe legarsi ad una ragazza che praticamente, se non interpellata, non parla mai?
Passai il pomeriggio in biblioteca a leggere e prendere appunti e soltanto quando, verso il tramonto, uscii dall’edificio, mi accorsi che quel sabato era stato diverso dagli altri, più tranquillo. Mi guardai in giro, sentendo la mancanza di qualcosa e, solo diversi minuti dopo, compresi che quello che mancava quel sabato era la presenza odiosa di Raffaele. Non era mai mancato e quella sua assenza mi stupii non poco, ma mi rese felice perché pensai che finalmente si fosse arreso. Eppure, nonostante la felicità, sentivo un vuoto dovuta alla sua assenza. Mi diedi della sciocca e cominciai a sopprimere quella sensazione di vuoto. Alla fine, era meglio così.
Mentre mi incamminavo verso casa, sentii il mio cellulare suonare. Curiosa lo presi, chiedendomi chi mai potesse avermi mandato un messaggio a quell’ora. Quando lessi il mittente, sospirai. Era ancora quel ragazzo anonimo che io avevo salvato sul cellulare come “Stalker”, un nome più che appropriato.
 
Tra dieci minuti al parco. Tranquilla, non ti farò del male anche perché mi conosci abbastanza bene.
Il tuo ammiratore.
 
Fissai incredula il cellulare. Davvero egli credeva che io lo avrei raggiunto al parco, nonostante per me fosse un completo sconosciuto? Deve essere completamente idiota, pensai. Eppure ero curiosa. Chiunque fosse quella persona, diceva che io lo conoscevo abbastanza bene e, di sicuro, sapeva come far incuriosire la gente. Come mio solito, a dispetto della ragione, mi lasciai trascinare dalla curiosità e mi diressi al parco. Come immaginavo, visto che era sabato sera, il parco era gremito di gente che, pur di uscire, aveva deciso di combattere il freddo di quella sera. Decisi di rispondere al messaggio dello “Stalker”.
 
Dove devo aspettarti?
 
Mentre attendevo la risposta, decisi di passeggiare per il parco e di fermarmi nell’area dedicata ai bambini e di sedermi sull’altalena. Sin da quando ero bambina, avevo amato quella giostra: mi dava un senso di libertà che nessun altra cosa, a parte la lettura, riusciva a darmi. Quando il cellulare mi annunciò un nuovo messaggio, lo lessi e scrissi immediatamente la mia posizione visto che, lo “Stalker”, aveva detto che mi avrebbe raggiunto lui. Spostai lo sguardo sull’area circostante notando, con mio sollievo, che non era isolata.
 
 
P.O.V. Raffaele
 
Il suo messaggio diceva che era nell’area dedicata ai bambini, seduta su un’altalena, così mi diressi da lei.
In quella settimana avevo riflettuto molto e più di una volta avevo cercato di dare una spiegazione alle domande a cui, però, non riuscivo a dare una spiegazione. Avevo però capito, che se davvero volevo trovare delle risposte, avrei dovuto lasciarmi andare e smetterla di ragionare come uno stratega che deve far cadere in trappola la sua preda. In quella settimana, i miei sogni erano stati popolati dal suo sorriso e, il sol pensare a lei, riusciva a darmi la forza di affrontare i miei problemi di famiglia che in quella settimana si erano ripresentati nuovamente.
Quando la vidi seduta sull'altalena, mi avvicinai cautamente alle sue spalle e, senza fare alcun rumore, posai le mie mani sui suoi occhi per oscurarle la vista. La sentii irrigidirsi e, con voce tremante, domandarmi: «Chi sei?»
«Il tuo stalker.», sussurrai al suo orecchio, trattenendo le risate.
«Togli le mani dai miei occhi.», urlò Jenny furibonda, scatenando le mie risate.
Sentendo che si era rilassata, le ridiedi la vista e mi preparai ad una sua sfuriata che, ne ero certo, sarebbe arrivata subito.
«Sequestro di persona, guida pericolosa e ora anche stalking? Davvero i miei complimenti. La tua pena aumenta ogni giorno di più.», cominciò a parlare lei furibonda, alzandosi e venendomi incontro, «Reprimere la voglia omicida nei tuoi confronti diventa sempre più difficile, sappilo.»
La guardai scoppiando a ridere. Aveva il viso arrossato dalla rabbia e gli occhi furenti, eppure a suo modo, sembrava tenera. Almeno non era fredda e apatica.
«Non potevo mancare al nostro appuntamento settimanale. Visto che non sono potuto presentarmi in biblioteca a causa di un esame, dovevo pur recuperare in qualche modo. Così, eccomi qui.»
«In realtà sono stata benissimo oggi, senza di te. Fino a qualche minuto fa la mia giornata la si poteva definire più che perfetta. Grazie per avermela rovinata.»
«Veramente non sono stato io ad accettare un invito da un apparente sconosciuto.», la rimbeccai io.
La vidi stringere i pugni, ma non smisi di sorridere e, poi, mi sorprese. Caricò il braccio e tentò di darmi un pugno che io, però, parai tranquillamente con la mano.
«Jenny, così non andiamo bene. Sai che ora potrei denunciarti anche io, per aggressione?», ridacchiai lievemente, serrando dolcemente la mano sul suo pugno e tirandola a me. Avevo deciso di seguire il mio istinto e in quel momento non desideravo altro che stringerla tra le mie braccia.
«No, la mia aggressione era legittima difesa.», disse, cercando di sfuggire al mio abbraccio.
«Forse hai ragione tu e, comunque, non puoi scappare. Me l’hai promesso.»
Erano bastate quelle mie semplici parole per calmarla.
«Odio gli abbracci e odio la vicinanza dei ragazzi…», sussurrò lievemente.
«Perché?», chiesi curioso.
«Che cosa vuoi da me?»
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.», sussurrai con un sorriso.
«Rispondi.», ribatté testarda.
«Vuoi realmente saperlo?»
«Si.»
«Allora guardami.»
Attesi che lei alzasse il viso e incatenai il mio sguardo al suo. Aveva gli occhi neri, profondi e, impenetrabili. Come ogni volta, quando incontravo il suo sguardo, notavo che erano privi di luce, spenti e questo mi metteva addosso un’inspiegabile tristezza.
Agii d’impulso, mi chinai e posai le mie labbra sulle sue. Constatai che erano fredde ma, allo stesso tempo, dolci.
Fu a quel contatto che riuscii a rispondere alla maggior parte delle mie domande.
 
~Angolo Autrice.~
Salve gente. Sono tornata nuovamente e puntuale come un orologio, anche se l’orario non è dei migliori. Però, sono dettagli.
Senza dilungarmi troppo, passo con il ringraziare come sempre Lucia per aver letto e corretto la mia storia. Credetemi, senza di lei sarei persa visto che scrivo per lo più la sera tardi o di notte e quindi, vi lascio immaginare gli orrori che scrivo.
Inoltre vorrei ringraziare chi ha recensito il mio capitolo precedente e ringraziare tutti i lettori silenziosi e infine, tutti coloro che leggono e mi seguono da Facebook. Siete fantastici. ♥
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e soprattutto vi abbia un po’ sorpreso il finale. So che forse, molti, penseranno che il primo bacio tra loro due sia arrivato in fretta ma, chi mi conosce sa che sono nota per non rendere facile la vita ai miei personaggi. e.e Si, sono cattiva con i miei personaggi. Vi avverto. e.e
Spero mi lasciate un piccolo commento anche questa volta e spero continuiate a seguirmi e che questa storia possa interessarvi.
Detto questo, vi saluto con la promessa di esserci anche la prossima settimana.
Vostra,
Lily.
   
 
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