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Autore: Yoan Seiyryu    06/05/2014    2 recensioni
[ Loki/Sigyn + accenni alla Thor/Sif]
Il Regno di Álfheimr è afflitto dai soprusi dei Giganti di Ghiaccio che per anni si sono abbattuti con violenza sul Popolo dell'Alta Foresta. Odino stringerà un'alleanza con Álfheimr sancita attraverso le nozze combinate tra suo figlio Thor, legittimo erede al trono di Asgard e Sigyn, figlia del Lord di Alta Foresta. Lady Sigyn si troverà ad affrontare una nuova vita alla corte di Asgard, fin quando non comprenderà che il suo futuro sposo è in realtà innamorato di un'altra donna, la guerriera Sif. Nel contempo stringerà amicizia con Loki, il quale la userà a proprio piacimento per far decadere il fratello ed appropriarsi del trono. Su Sigyn cadrà una maledizione che scatenerà una nuova battaglia tra i Giganti ed Asgard.
Le vicende partono dal precedente esilio di Thor al ritorno di Loki dopo aver tentato di asservire la Terra.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sif, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII

Breakout  



 


 
 
SigyN
 
Immaturo, arrogante, presuntuoso. Ai miei occhi era questo il ritratto che Thor proponeva di se stesso. Lo ascoltavo, ora, nella sala del trono intento a volgere al termine un discorso che non smuoveva minimamente la posizione già ferrea di Odino. Il Padre degli Dèi si ergeva sullo scranno dorato rilasciando l’autorità che tutta l’espressione del suo viso annoverava tra le rughe di stanchezza  che si popolavano sulla fronte. Ascoltava senza alcun compiacimento le parole pronunciate dal figlio maggiore, il quale invece era sostenuto dalla presenza dei Tre Guerrieri e di Lady Sif che rimaneva immobile, proprio come me, dall’altra parte della sala. Di tanto in tanto avvertivo i suoi sguardi posarsi sulla mia figura ma mai soffermarsi abbastanza affinché i nostri pensieri si scontrassero. L’irruenza con la quale Thor si destreggiava, l’alto  tono di voce con cui marcava determinate parole simboleggiavano il suo estremo e sentito desiderio di regnare su Asgard. Non aveva intenzione di dimostrare nulla poiché lui aveva la presunzione di essere già. Sorrisi di fronte a quella mia constatazione e in quel momento mi accorsi che Loki fu l’unico a muoversi durante tutto quel discorso. Sbadigliò silenziosamente senza nemmeno fingere di nascondersi, come a voler far comprendere la sua posizione riguardo le parole di Thor. O semplicemente era un modo per entrare in competizione con lui? Non avevo ancora compreso che tipo di legame scorresse tra Loki e suo fratello, ma una determinata intuizione ero riuscita a coglierla quando mi accorgevo della marcata ironia con cui il primo si riferiva al secondo. Non volevo però ancora dare retta a quella che era solo la mia immaginazione.
Tornai a prestare attenzione.
- L’ultima battaglia, Padre, si è rivelata una disfatta. Per quanto siamo stati noi a riportare la vittoria, tutti i Nove Regni hanno assistito all’indebolimento dell’esercito asgardiano. Non possiamo rimanere a guardare mentre i Giganti di Ghiaccio varcano i confini degli alleati, dobbiamo muoverci e distruggerli una volta per tutte – terminò con estrema convinzione il suo discorso, seguito dall’incitazione dei propri compagni.
Odino, con il suo sguardo serafico e impossibile da interpretare, lo fissò a lungo prima di ammettere risposta.
- Distruzione, guerra, capitolazioni. Sono parole che più volte ho udito pronunciare nel tuo carismatico discorso. Ma ciò che ne emerge è solo avventatezza e superbia, insieme ad una sicurezza che credi di possedere. La tua arroganza, Thor, non ti aiuterà ad essere un buon Re – la voce imperiosa di Odino si fece forte e centrale, mentre Frigga dalle lunghe chiome bionde, gli si accostò per posare con delicatezza una mano sulla sua spalla come a voler frenare l’irruenza delle sue parole – finché i Giganti di Ghiaccio non attaccheranno i nostri alleati non posso dare l’ordine di marciare su Jötunheimr. La tua incoronazione avverrà in tempi estremamente brevi, dunque concentrati su come apparirai agli occhi dei Nove Regni. Non vi è bisogno di un tiranno, ma di una guida – così fissò il termine del discorso lasciando valere la propria autorità di Re ancora in carica.
La reazione di Thor non mi fu inaspettata poiché mostrò immediatamente la sua testardaggine nel contraddire la decisione del Padre degli Dèi, insistendo nel far valere le proprie ragioni. Quest’ultimo non volle udire una parola di più e lo intimò a non proseguire. Thor, inalberatosi, uscì con furore dalla sala del trono ma nessuno osò seguirlo. Tranne io.
Scivolai via sotto gli sguardi ardenti di ognuno di loro per seguirlo in quel lungo corridoio che lo avrebbe condotto all’esterno del Palazzo, attraversato da miriadi di colonne che lasciavano percepire una lunghezza eccessiva del percorso da fare rispetto alla realtà. Sarei diventata la sua futura sposa, era mio compito stargli accanto.
- Thor! – esclamai in un filo di voce. Pronunciare il suo nome mi lasciava un gusto amaro sul palato – Vi prego, arrestate il passo – non era una supplica, ma una richiesta d’ascolto.
Quest’ultimo percorreva di gran lena il corridoio e doveva avere la testa affollata di pensieri perché non rispose alla mia chiamata ed anzi, proseguì indenne senza decelerare minimamente.
- Thor! – questa volta riuscii ad affiancarlo e in tal modo gli impedii di andare avanti.
Mi ritrovai di fronte a lui, con i lunghi capelli biondi che scivolavano morbidi sulle spalle e anelai i suoi occhi azzurri con tutta me stessa.
- Il vostro discorso era traboccante di passione, ma sono certa che la saggezza di vostro padre…
- Lady Sigyn – un sorriso tirato si formò ad increspare le labbra – non crucciatevi tanto per questo. Sono abituato a questi screzi e non ho bisogno di alcun tipo di consolazione, né di rassicurazione. Potete star certa che una volta Re saprò rendervi fiero di me – parole di circostanza. Parole che annientavano ogni possibilità di approfondire una conversazione. Parole che susseguirono al suo ritiro immediato e alla ripresa di un percorso che non ammetteva la mia vicinanza.
Rimasi immobile mentre mi superava per continuare la sua discesa al di fuori del Palazzo, non riuscii nemmeno a guardarlo negli occhi mentre mi lasciava sola e incapace di reagire.
L’avevo intuito dal suo sguardo che non aveva intenzione di mettermi a parte delle sue emozioni e come un’estranea mi aveva scansato perché potesse proseguire da solo il proprio percorso. E quando credevo che il peggio non potesse accadere, mi avvidi della figura di Sif muoversi verso la mia direzione incantandomi con i suoi movimenti sicuri e stabili. Chinò la testa in segno di saluto che ricambiai senza nemmeno pensarci e poi la vidi inseguire Thor, ponendosi al suo fianco.
Nessuno dei due accennò a pronunciare una sola parola, semplicemente uscirono insieme dalla mia visuale, l’uno accanto all’altra. Fu allora che presi la decisione di fuggire, di andare via da quel luogo. Che senso aveva divenire la moglie di qualcuno che non desiderava la mia presenza? Non di rado i matrimoni sussistevano per convenienza, ma non per questo potevo accettare di trascorrere l’eternità accanto ad una persona che non mostrava il minimo interesse a volermi inglobare nella propria vita. Non desideravo amore o fedeltà, solo comprensione.
Quella sera stessa mi decisi ad abbandonare il Palazzo, mi sarei recata da Heimedall supplicandolo di lasciarmi tornare a casa, anche senza il permesso di Odino. Avrei trovato un altro modo per impedire ai Giganti di attaccare il mio popolo e probabilmente mi sarei semplicemente sacrificata prima del tempo. Pensieri che volavano in fretta nella mia testa e che percorrevano una strada pericolosa da fare. Per mia fortuna non dovevo trasportare nulla poiché nulla avevo condotto con me al momento del mio arrivo. Mi ero sempre riservata dal collezionare oggetti che mi appartenessero davvero, sapendo che un giorno troppo vicino li avrei dovuti lasciare. Avevo imparato a non provare attaccamento verso nulla, nemmeno verso le persone.
Scrissi rapidamente un biglietto ad Ygritte in cui le chiedevo di perdonarmi per quella fuga così improvvisa ma che non le avrei chiesto di seguirmi, sapendo quale rapporto corresse ormai tra lei e Fandral, almeno secondo le mie supposizioni [1]. Per un attimo mi ritrovai a pensare di dover fare lo stesso con Loki. Era stato l’unico ad accettare la mia presenza, l’unico che avesse dimostrato un certo interesse nei miei riguardi. Ma non potevo permettermi il lusso di formare alcun legame, soprattutto ora che mi ero decisa ad abbandonare tutto.








 
LokI
 
Il discorso di Thor era stato toccante. No, affatto. Per quanto mi trovassi pienamente d’accordo nel voler distruggere i Giganti una volta per tutte, non riuscivo proprio a tollerare l’atteggiamento colmo di arroganza di mio fratello. Io sarei stato più adatto ad ereditare il  trono, non lui. Ma non avevo idea del motivo per cui nostro padre, alla fine, avesse preso la decisione di rendere Thor il futuro Re. Da sempre avevo tentato di dimostrare quanto valessi ma solo mia madre si era accorta degli enormi progressi che avevo compiuto. Ero un ottimo stratega e spesso le mie idee erano riuscite a mettere in fuga i nemici, senza l’esclusivo uso della forza di Thor. Eppure tutto ciò che fino ad allora avevo fatto non era servito a nulla, se non a dover chinare la testa di fronte a decisioni che non mi spettavano. Mentre Thor si innalzava verso il trionfo, io rimanevo indietro. Percorrevamo la medesima strada ma mio fratello in qualche modo riusciva ad attraversare la luce, mentre io ero annientato dalle ombre e dall’oscurità. Difficilmente qualcuno riponeva fiducia in me, nelle mie parole. Per questo imparai a non dire sempre la verità. La verità spesso è quella che ci costruiamo noi addosso, la verità può essere solo un mero punto di vista. Ed io l’avrei trasformata a mio piacimento, giocando con essa senza tregua, fino a lasciare che gli altri la confondessero con le illusioni, gli inganni. Un inganno non è forse l’insieme di più verità volte ad ottenere uno scopo? Me ne ero prefissato uno, il più importante di tutti.
Avrei continuato la mia riflessione se solo, quella sera facendo ritorno nelle mie stanze, non mi accorsi della coda di un mantello che si muoveva rapido tra i corridoi interni del Palazzo. Notai una scintilla dorata sorvolare tra le ombre e compresi immediatamente a chi appartenesse. L’oro non brillava quanto la sua chioma.
Mi apprestai a seguire quella figura sfuggente che finì per scivolare verso i giardini e proseguire la sua strada senza che alcuno se ne accorgesse. Una parte di me avrebbe desiderato far ritorno nelle proprie stanze e non preoccuparsi, un’altra invece mostrava un forte interesse verso quell’immagine sfocata di una Sigyn in fuga. Come un animale in cerca della preda la seguii e prima ancora che potesse uscire dal mio campo visivo, lasciai apparire la mia copia di fronte a lei. Così potei guardarla in quegli occhi liquidi e ottenebrati da un senso di confusione.
- Si direbbe che stiate fuggendo da qualcosa – interloquii con un mezzo sorriso per averla colta in flagrante.
Sigyn sollevò il capo adombrato dal cappuccio e si morse il labbro inferiore. Forse non si aspettava di essere scovata così presto o così facilmente.
- Vi prego di lasciarmi andare, Principe Loki – si limitò a dire, ma non accennò a superarmi.
Incredibile. Non aveva  tentato di dissuadermi, né di mentirmi. Chi si sarebbe comportato al medesimo modo? Chi non avrebbe negato la verità? Lei, invece, non poteva fare a meno di essere sincera.
- Non senza una spiegazione e se non mi convincerà, dovrò costringervi a rimanere – risposi con tono solenne.
Quando mi accorsi che alcune guardie di passaggio stavano attraversando quella parte del giardino, lasciai svanire la mia copia per ritrovarmi io stesso dietro di lei. Le posai una mano sulla spalla perché si accorgesse del cambio della mia presenza e le indicai di nasconderci all’ombra di un albero da cui nessuno ci avrebbe potuto vedere.
 - Insistere non servirà a nulla. Sono pronta a lasciare Asgard per far ritorno alla mia casa – ancora una volta mi dimostrò una totale fiducia.
Aggrottai le sopracciglia ed incrociai le braccia al petto. Ero piuttosto confuso o forse semplicemente non mi aspettavo quella decisione così improvvisa.
- Complichereste di gran lunga la faccenda del matrimonio, non credete? – domandai retoricamente e poi mi oscurai lievemente in viso – Quale motivo avete per andare via? – mi apprestai poi a fare la vera domanda.
Sigyn chinò lievemente la testa e sono certo che in quel momento strinse anche i pugni delle mani. Un cruccio appena accennato si formò sulla sua espressione.
 - Non ho intenzione di diventare la moglie scomoda di vostro fratello – non riusciva a guardarmi negli occhi.
Era così orgogliosa, Lady Sigyn. Non testarda, poiché nel suo animo non scorreva il fuoco ma un flusso d’acqua così forte che era in grado di schiacciare qualunque parete.
- Arrendervi non fa parte della vostra natura. Vi ho vista sul campo di battaglia mentre cercavate di dimostrare a voi stessa di essere forte e la vostra determinazione è positiva. Mio fratello ha un cuore facile da raggiungere, ma per qualche motivo non ha intenzione di aprirlo a voi – confessai apertamente questi pensieri.
In un modo o nell’altro Sigyn era l’unico passatempo che avevo trovato a corte. L’unica con cui ero in grado di provare interesse, di stuzzicarne l’intelligenza e per cui provavo una certa comprensione.
- Dunque perché rimanere ed essergli d’ostacolo? – insistette, come se potessi fornirle io la risposta.
Mi guardava con occhi grandi e speranzosi. Pendeva quasi dalle mie labbra perché io ero uno tra i più vicini a Thor. Ma non sapeva che in realtà io ero quello che più gli stava lontano, o almeno lo sentivo tale.
- Per dimostrare a voi stessa che mio padre non vi ha scelta per puro caso e che siete in grado di diventare un’ottima Regina – dentro di me iniziai a sorridere.
Sarebbe stata una pedina eccezionale se gestita tra le mie mani. Se avesse imparato ad affidarsi a me probabilmente sarei riuscito a governare molte più cose, a fare strada più facilmente. La sua presenza mi sarebbe diventata indispensabile. Oppure… no, certamente questi erano i miei reali interessi. Anche se iniziavo a considerare l’idea di appropriarmi di qualcosa che era stato destinato a mio fratello. Provai l’irragionevole, o comprensibile, impulso di desiderare ciò che non avrei dovuto avere.
- Vi sono anche altre questioni che non posso rivelare, mio padre non avrebbe dovuto acconsentire a questo matrimonio. Possiamo nasconderci dal destino quanto vogliamo ma prima o poi lui verrà a bussare alla nostra porta – confidò tutto d’un fiato.
Ecco, dunque. Avevo intuito già precedentemente che Sigyn portasse con sé una qualche sorta di segreto e ora l’interesse cresceva maggiormente. La osservavo alla ricerca di una risposta più chiara ma avevo timore di farmi sfuggire l’occasione per entrarne a conoscenza. Avevo bisogno di tempo e lei doveva fidarsi di più.
- Credete tanto nel Destino ma non nelle azioni che sareste in grado di esercitare. Forse fa parte del vostro destino vivere qui, non fuggite senza nemmeno aver tentato. Il giorno del matrimonio non è eccessivamente lontano, tanto meno vicino da non prendere in considerazione la possibilità di una scelta risolutiva – proseguii con una calma serafica, poiché nel mentre ero assorto nell’idea di voler scoprire quale segreto oscuro Sigyn portasse con sé.
Lei a quel punto sollevò un sopracciglio ed inclinò lievemente la testa.
- Non credevo di instillare in voi tanta simpatia da chiedermi di rimanere, inizialmente eravate così ostile nei miei confronti – si pronunciò dando sfogo ai propri pensieri.
Finsi un sospiro di poco conto e mi lasciai andare ad una postura più morbida, meno rigida.
- Provo interesse solo per le cose preziose, rare da scovare o da comprendere completamente. Continuate a credere che io agisca per il vostro bene, ma non è così – lasciai quella frase a mezz’aria per osservare la sua reazione.
Avevo detto la verità, per una volta. Non provavo il minimo riguardo verso i suoi sentimenti feriti o la sua condizione di esiliata in quello che sarebbe stato il suo futuro. Ero semplicemente curioso. Sigyn probabilmente avvertì quella mia affermazione non come una sincera confessione ma dovette leggervi una mia presa di posizione tendente al distanziarmi da lei per un qualche motivo che non potevo interpretare.
- Avete a cuore il futuro di Asgard, certo – si inumidì le labbra e chinò lievemente la testa – il mio è stato un gesto avventato e sciocco. Fuggire in questo modo mi avrebbe condannata ad un’immagine oscura e carica di infedeltà. Rimarrò qui, come dite voi e cercherò di trovare una soluzione. Ma se entro la data del matrimonio non sarò completamente convinta, spiegherò la mia situazione al Padre degli Dèi, sperando in una sua possibile comprensione – disse prima di inspirare abbastanza da riuscire a calmare il suo desiderio di fuga.
Avventata. Lady Sigyn era terribilmente avventata ma al tempo stesso riusciva ad equilibrare quel suo animo passionale con una buona dose di razionalità. Tenace, ma anche dai gesti sconsiderati. Come poteva mio fratello non accorgersi di cosa avesse al proprio fianco?









Note: 

[1] Ho già accennato ad una possibile relazione tra Fandral ed Ygritte, ma non ho specificato ancora quanto profonda o superficiale sia, non so se riuscirò ad inserire anche i loro episodi ma spero di riuscire a farlo, non si sa mai vi incuriosiscano loro due! E un personaggio in più che al momento non è ancora stato citato. 







NdA: 

Ed ecco qui l'ottava shot. Ci addentriamo sempre di più in trama (lo so, dovevamo esserci già da un pò) e spero che la curiosità inizi a salire. 
Come sempre ringrazio chi continua a seguire questa storia e chi lascia le recensioni ad ogni pubblicazione. 
Spero di riuscire ad aggiornare altrettanto presto. 
Grazie e alla prossima! 
   
 
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