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Autore: _Fedra_    08/05/2014    4 recensioni
Parigi, settembre 2013.
Durante una festa a tema, una ragazza dai lunghi capelli biondi abbigliata in maniera incredibilmente realistica fa la sua comparsa tra gli invitati. Sembra molto confusa e spaventata, come se non avesse la minima idea di dove si trovi.
Solo Rosalie Lamorlière, appena arrivata da Francoforte, riuscirà a capire che la giovane in realtà è molto più vecchia di quanto vuole far credere, forse addirittura di un paio di secoli.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 13
                       






 
Maria Antonietta sorseggiava distrattamente il suo tè, lo sguardo perso nel vuoto.
Le tempie pulsavano dolorosamente dopo quella lunga giornata.
Le sembrava trascorsa un’eternità da quando si era svegliata quella mattina.
Troppe emozioni si erano susseguite nella sua testa nell’arco di poche ore: felicità, speranza, ansia, paura, dolore.
Certo, ai suoi tempi i duelli erano all’ordine del giorno e molte volte si concludevano in maniera ben peggiore rispetto alla perdita di un occhio.
Ma il fatto che ci fosse andato di mezzo André, uno dei pochi veri amici che l’arciduchessa avesse mai avuto, l’aveva scossa profondamente come tutti gli altri.
Erano ore che la ragazza non riusciva a spiccicare parola: in fondo, era lei l’ospite, l’ultima arrivata, e non se la sentiva di interferire con il dolore dei suoi nuovi amici, soprattutto Oscar.
La ragazza sedeva di fronte a lei, senza parlare.
Aveva appena terminato una lunga telefonata con André e i suoi occhi apparivano decisamente arrossati.
I medici non le avevano permesso di vederlo, nonostante le molte suppliche.
La ragazza sospettava che in realtà fosse lo stesso André, orgoglioso quanto lei, a non volerle mostrare il volto deturpato per sempre.
L’intera squadra di scherma era rimasta all’ospedale fino al termine dell’ora delle visite, quando il primario in persona era uscito in corridoio per dire loro di andarsene a casa e tornare il giorno dopo.
Solo i genitori erano rimasti per la notte, facendo a turno al suo capezzale.
Anche Nanny, dopo una lunga litigata, era riuscita a rimanere accanto al nipote, con l’aiuto di Christine.
Louis era arrivato stravolto e trafelato quando era ormai tardo pomeriggio.
Era rimasto per quasi tutto il tempo con Rosalie, anche lei sconvolta e con il volto rigato dalle lacrime.
Si erano fatti forza a vicenda, anche se era difficile accettare una cosa simile.
Nel mentre, Axel aveva litigato di brutto con Nicole.
La ragazza lo aveva seguito all’ospedale solo perché voleva assicurarsi che nel mentre non si vedesse con un’altra e aveva passato tutto il tempo a lamentarsi.
Nicole odiava gli ospedali, l’odore del disinfettante e i camici bianchi.
Era rimasta visibilmente scossa da ciò che aveva visto in palestra e pretendeva che Axel le facesse le coccole per tranquillizzarla, invece che starsi a preoccupare del suo migliore amico.
Alla fine, il ragazzo aveva davvero perso la pazienza.
Lei era scoppiata in lacrime, dicendo che era solo un egoista senza cuore, e si era fatta venire a prendere dai genitori.
Maria Antonietta aveva assistito a tutta la scena in disparte, accoccolata alla bell’e meglio su una delle scomode poltroncine di plastica della sala d’aspetto insieme a Oscar, che stava letteralmente mordendo il fazzoletto in cui stava riversando tutte le sue emozioni.
Alla fine, Axel si era avvicinato a loro, rivolgendo un’espressione carica di desolazione, e si era seduto in un angolo lontano, le mani immerse nei capelli castani.
Una volta tornate a casa, Maria Antonietta aveva cercato di fare il possibile per tirare su Oscar, anche se il suo senso pratico era pari a zero, essendo abituata ad essere accudita da schiere di servitori.
Aveva provato a prepararle un tè, ma per poco non aveva dato fuoco alla cucina.
Suo malgrado, alla fine aveva fatto tutto l’amica.
“Certo che la vita è proprio ingiusta”, sussurrò a un certo punto Oscar con lo sguardo perso nel vuoto.
“È stato orribile”, rispose Maria Antonietta tristemente.
“Sono confusa, Antoine. Io…non mi aspettavo che potesse accadere proprio a noi”.
“Quel Soisson è una persona orribile e violenta”.
“Non mi riferivo solo ad Alain. Intendevo dire il bacio. Il nostro bacio”.
“Oh”.
Maria Antonietta posò la tazza sul tavolo, fissando Oscar dritta negli occhi.
“L’avevamo capito tutti che c’era qualcosa tra voi due”, disse cercando di imitare il vocabolario dei suoi amici.
“Ma io no! Sono confusa…voglio dire, André è sempre stato un mio carissimo amico, ma non avrei mai creduto che potesse esserci qualcosa di più tra di noi. Certo, io gli voglio bene e se si fa male mi preoccupo, però…non credevo così tanto, ecco”.
Suo malgrado, l’arciduchessa non poté fare a meno di sorridere.
“Ci sono cose che non hanno bisogno di ragionarci sopra. Succedono e basta”, osservò saggiamente.
“Sono confusa. Non voglio stare male di nuovo”.
“Non ne avrai bisogno. Mi sembra che André ricambi perfettamente i tuoi sentimenti”.
“Ma ora che è ridotto così ho paura che non mi voglia più”.
“Perché mai? È lui quello che dovrebbe aver paura di perderti, dopo l’incidente. Che cosa vuoi, tu, Oscar? Lo vorrai ancora al tuo fianco, nonostante non sarà più lo stesso?”.
L’altra non rispose.
Nuove lacrime presero a scorrerle silenziosamente lungo le guance, senza che il volto fosse contratto da alcun singhiozzo.
“Ho bisogno di vederlo”, sussurrò.
“Domani troveremo il modo di andarlo a trovare. Non potrà rimanere chiuso in ospedale per sempre”.
Oscar annuì.
Maria Antonietta si levò in piedi, cingendole le spalle con le braccia e affondando il volto nei suoi folti capelli biondi.
“Ricordati che sei una donna, Oscar”, le disse dolcemente. “Non aver paura di dimostrarlo”.
L’amica le fece un distratto cenno di assenso.
Le sue dita si strinsero attorno alla mano sottile di Maria Antonietta.
Non avrebbe mai creduto che un giorno una persona che rappresentava tutto ciò contro cui aveva così selvaggiamente lottato potesse spalancarle gli occhi in quel modo su ciò che voleva davvero.
 
***
 
Louis non riusciva a prendere sonno.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, l’immagine del volto bendato e tumefatto di André ritornava più vivida e spaventosa che mai.
Non avrebbe mai creduto di vederlo in quelle condizioni, così solo e fragile.
Quel ragazzo martoriato non era suo cugino.
Che fine aveva fatto il giovane forte e pieno di energia che conosceva?
Che ne sarebbe stato di lui da quel giorno in poi?
Cosa sarebbe accaduto ora che gli sarebbe stata preclusa per sempre la sua più grande passione?
Sin da quando era bambino, Louis ricordava André che tirava di scherma ancorato alla pedana.
Nanny teneva una foto di una delle sue prime gare sul caminetto del salotto.
Allora André era un ragazzino dai corti capelli neri e scarmigliati, con le gambe lunghe e ossute che si intravedevano sotto i calzettoni bianchi.
Già allora, tutta la grinta e la passione che lo prendevano ogni qual volta si doveva misurare con qualcuno gli brillavano negli occhi verdi, accendendoli di un fuoco color smeraldo.
Quante volte avevano parlato insieme dei sogni del futuro, tra Olimpiadi e Coppe del Mondo?
A quei tempi c’era una lontana possibilità che ciò potesse avverarsi.
Ora non era rimasto altro che cenere.
Christine era se possibile ancora più sconvolta di Louis.
Lei e André erano letteralmente cresciuti insieme.
Erano persino stati nella stessa classe dalle elementari al liceo.
Saperlo in quelle condizioni, specialmente in un momento del genere, era quanto più la ragazza potesse sopportare.
Quel giorno, i fratelli Grandier erano stati più vicini che mai.
Una volta lasciato l’ospedale, Christine aveva portato Louis a cena fuori.
Si erano seduti al tavolo di una scalcinata pizzeria del centro di Parigi ed erano rimasti in silenzio per tutta la durata del pasto.
Di tanto in tanto, Christine occhieggiava il cellulare, nella remota speranza che accadesse qualcosa.
A un certo punto, si era materializzato un messaggio di Victor, chiedendo se ci fossero novità.
Lei aveva riposto il telefono nella borsa senza rispondere.
Anche Louis aveva ricevuto diverse chiamate e messaggi, ma aveva fatto finta di non vederli.
Era Lucile.
Non aveva voglia di sentirla, non quella sera.
Ne aveva già abbastanza per dover sopportare anche lei.
Era ritornato a casa tardissimo, distrutto e con lo stomaco in subbuglio.
Aveva provato ad andare a dormire, ma il sonno non arrivava, nonostante non desiderasse altro.
Si era messo sotto le coperte, tenendo il portatile in equilibrio sulle ginocchia.
Stava ascoltando un po’ di musica in streaming, scorrendo distrattamente la homepage di Facebook.
A un certo punto, il suono di un messaggio in arrivo lo fece letteralmente sobbalzare.
Era Rosalie, grazie a Dio.
Ciao, come stai?
Louis tentennò per qualche istante, poi si decise a rispondere.
Un po’ stanco. Te?
Idem. Che dici?
Niente. Anche se sono un po’ preoccupata.
Che succede?
Hai presente Bernard Chatelet, quello che ha fatto le scarpe ad André l’anno scorso?
Sì.
Mi ha aggiunta agli amici.
Mi stai prendendo in giro? E che cosa vuole da te?
Non lo so.
Hai rifiutato, spero.
Sì, sì, tranquillo. Però la cosa mi ha scosso, ecco.
Ci mancava solo lui!
Che essere spregevole!
Hai ragione. Spero solo che non si rifaccia vivo.
Già, infatti. Non ha proprio nessun ritegno.
Giuro che se mi compare davanti gli rimetto a posto la faccia.
Ahahahahaha, bravo!
Ora scusami, vorrei provare a dormire un po’. Ci vediamo domani a scuola, okay?
Va bene, Lu. ‘notte.
Buonanotte.
Louis restò per qualche istante a fissare lo schermo del computer, gli occhi che assomigliavano sempre di più a due fari.
Alla fine, si decise a spegnere tutto e tirarsi le coperte fin sopra la testa.
Strinse le palpebre fino a farsi male, ma il sonno si ostinava a non arrivare.
Che cosa voleva quel delinquente da Rosalie?
La cosa non gli piaceva neanche un po’.
Temo che domani sarà un’altra lunga giornata, pensò con una stretta allo stomaco.
Quando finalmente si addormentò, sognò Lucile.
Erano entrambi in riva al mare, in un posto che assomigliava tantissimo a Nizza.
Era di nuovo l’estate di qualche anno prima, quando avevano trascorso le vacanze insieme nella casa al mare di lui, insieme a Nanny, Christine e André.
Come erano felici, allora.
Sembrava che la loro amicizia dovesse durare per sempre.
Lui e Lucile erano seduti sulla sabbia, nascosti dietro un cumulo di canoe rovesciate al sole.
Davanti a loro si estendeva a perdita d’occhio l’immensità del mare.
“Lo vuoi sapere un segreto? Però devi promettermi di non dirlo a nessuno”, disse a un certo punto Lucile.
“Va bene, tutto quello che vuoi”, rispose Louis ingenuamente.
Lei sorrise e poi, rapida come il vento, gli allungò un rapido bacio sulla guancia.
Louis trasalì, a un tempo stupefatto e meravigliato.
La pelle scottava nel punto accarezzato dalle labbra di Lucile.
“Sei la persona più importante che ho al mondo, Lu”, disse la ragazza accoccolandosi al suo fianco. “Non lo dirai a nessuno, vero?”.
Louis le sorrise timidamente.
Non aveva mai avvertito il suo cuore correre così tanto in vita sua.
“Te lo prometto, Lucile”, rispose al settimo cielo. “Non lo saprà nessuno”.
Sei la persona più importante che ho al mondo.
 


Buonasera :)
Come state?
Oggi ho voluto postarvi un capitolo un po' di passaggio, per capire meglio le relazioni che ci sono tra i personaggi e scavare a fondo nei loro sentimenti.
Prometto che dalla settimana prossima parleremo di cose più allegre! :P

Come sempre, vi lascio il link della mia pagina facebook, per restare sempre aggiornati: 
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 Grazie mille per tutte le recensioni che state continuando a inviare: siete fantastici!
Vi abbraccio tutti :)

F.



 
   
 
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