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Autore: OfeliaMontgomery    11/05/2014    4 recensioni
Agnes Lowery nel 1635 venne trasformata in un vampiro. Per quasi un anno devastò la piccola cittadina in cui viveva, uccidendo uomini e donne per poi bruciarne il corpo. In quel anno incontrò Henry Whitebroke - un vampiro - che la portò sulla retta via, insegnandole a non uccidere le persone.
Dopo otto anni di viaggi insieme ad Henry incontrò per puro caso Johanna, una neo vampira, spaventata da ogni cosa, persino di se stessa.
Agnes iniziò ad instaurare un'amicizia con Johanna fino a diventare come due sorelle. Ma ben presto la loro tranquillità venne spezzata dall'arrivo dei cacciatori di vampiri.
Cosa succederà a Agnes, Johanna e Henry? Riusciranno a scappare?
Genere: Dark, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1635

Agnes non ricordava nulla della sua vita prima della trasformazione in un vampiro. I suoi primi ricordi furono oscuri e raccapriccianti. Ricordava il dolore che aveva provato nel trasformarsi in un vampiro. Il battito del suo cuore che cessava, la mancanza dell’aria nei polmoni e le fitte che le trapassavano tutto il corpo, dalla testa ai piedi, facendola urlare dal dolore e poi il suo sentire le forze abbandonarla fino a farla svenire.
Agnes si risvegliò solamente quando muovendo una mano, toccò l’acqua gelata del mare. Galleggiava nel mare con il corpo immerso nell’acqua, la pesantezza del suo vestito stava cercando di trascinarla nelle profondità. I suoi lunghi capelli biondo platino erano sparsi disordinatamente sul viso e nell’acqua. La sua pelle bianca come la neve faceva un bellissimo contrasto con il mare scuro.
Era notte ed il cielo era nero senza alcuna traccia di stelle, l’unica fonte di luce erano due lampioni ai lati della strada che distavano qualche metro dal punto in cui si trovava la ragazza. La sua gola iniziò a seccarsi e la sua voglia di sangue umano aumentava sempre di più. Aveva bisogno di nutrirsi al più presto, sennò sarebbe impazzita. Cercando di nuotare si avvicinò a riva, fece molta fatica per via del vestito pesante, ma alla fine ci riuscì. Se fosse stata umana a quell’ora avrebbe avuto il fiatone, invece ora non sentiva niente; sentiva solamente la sete di sangue aumentare.
Appena fu fuori dall’acqua, si trascinò sulla spiaggia ed appoggiò il viso sul terreno sabbioso, sporcandosi la guancia ed iniziò a respirare anche non ne necessitava. Stette lì pochi minuti, il tempo di decidere cosa fare. Doveva nutrirsi al più presto ma come? Cosa avrebbe dovuto fare?
Agnes alzò lo sguardo nell’esatto momento in cui passarono un uomo accompagnato da una prostituta. E allora capì, avrebbe dovuto fingere di essere una sgualdrina per poter uccidere uomini e perché no anche donne.
Si alzò da terra e strizzando il vestito e anche i capelli, si diresse verso la strada per ritornare a casa sua - era l’unico ricordo che aveva della sua vecchia vita -.
Camminò per circa un quarto d’ora, il suo corpo si stava indebolendo, doveva mangiare immediatamente.
Agnes alzò il suo sguardo di ghiaccio ed incontrò quello di un uomo poco distante da lei. Quell’uomo vedendo lo stato in cui era la povera ragazza, si avvicinò a lei. Ah, pessima, pessima idea. Perché? Perché Agnes fece spuntare i suoi canini bianchi e affilati e li conficcò nel collo di quel uomo, succhiandone il sangue con avidità. Quando ebbe finito di bere, il corpo del ormai cadavere era completamente prosciugato del suo sangue. Era rimasta solamente la carcassa di quel uomo.
Agnes si pulì la bocca con la manica dal vestito poi sorrise macabramente; girò il viso verso i lampioni e la luce di essi fece luccicare gli occhi color sangue della ragazza.
La ragazza camminando velocemente, si spostò da quel punto, lasciando lì il cadavere. Camminava così velocemente che persino lei stessa stentava a crederci. L’essere vampiri aveva dei vantaggi: si correva molto velocemente, si aveva un forza sovrumana, non serviva respirare e non si provava dolore. Gli svantaggi per così dire era solamente il fatto di cibarsi di persone umane o animali. La luce del sole non era un problema. Non bruciavano come si diceva nelle leggende. Potevano vivere tranquillamente anche di giorno come se fossero persone normali. Ecco perché per i cacciatori di vampiri era più difficile scovarli.
Agnes continuò a correre fin quando si fermò davanti alla villa in cui abitava. Le luci erano spente. Solamente un lampione disposto davanti al cancello della villa la illuminava, facendo così notare i muri fatti in pietra bianche e la lunga stradina che portava fino ai gradini della casa.
Agnes non riusciva a ricordare niente della sua precedente vita e se in quella casa ci fosse qualcuno che la conosceva? Cosa dovrebbe fare che non si ricordava nulla? Poco le importava perché scavalcò il cancello, rimanendo anche impigliata con la gonna del vestito, che dovette strappare per riuscire a liberarsi.
Quando saltò giù, la ghiaia sotto ai suoi piedi iniziò a scricchiolare; per non fare rumore iniziò a correre velocemente verso la villa. Arrivò davanti alla porta della casa in pochissimi secondi. Appena provò a girare il pomello della porta, constatò che era chiusa a chiave. Maledì ogni cosa. Scese i gradini e si avvicinò alla finestra della sua casa; c’era una grata fissa incastrata nella pietra, Agnes pensò in caso di atti di vandalismo. Scuotendo la testa, strinse fra le mani le sbarre di ferro e con forza le tirò verso di sé, staccandole dal muro. Buttò la grata per terra poi si pulì le mani.  Si fasciò un pezzo di stoffa - strappato dal vestito - intorno alla mano poi stringendo il pungo, colpì la finestra, frantumandola in mille pezzi. Delle schegge di vetro le colpirono il viso ferendola, ma subito dopo la ferità si rimarginò, senza lasciar alcuna cicatrice. Pulì per bene i bordi poi tirandosi su la lunga gonna, entrò nella finestra, facendo un piccolo ma forte saltello.
Appena mise piedi nella villa, con la sua vista da vampiro ci mise poco ad arrivare alle candele e ad accenderle. La stanza si illuminò mostrando un bel salotto ordinato: c’erano due credenze in legno con cassettiere e vetrinette in cristallo, decorate con incisioni artistiche e il piano in onice era verde chiaro ed erano appoggiate alla parete di fronte a dove stava lei. Sulla lato destro della stanza c’era un tavolo massiccio con quattro sedie, lavorate e intarsiate, probabilmente riportate dalla Spagna.
Al centro c’erano un divano e due poltrone con decorazioni a fiori e stoffe pregiate, di cui le finiture e tessuti erano fatti a mano. E c’erano anche un paio di quadri appesi ai muri della stanza.
Si guardò in giro spaesata, non ricordava nulla. Quel posto non le suscitava nessun ricordo, nessuno momento felice o triste. Nulla di nulla.
Drizzò la schiena e sorridendo macabramente incominciò a fare il tour della casa, felice che non ci abitasse nessuno.
 
~
 
Agnes nei giorni seguenti, iniziò a fingere di essere una prostituta; avvicinava i clienti a lei usando il controllo della mente e se li portava a casa. Li uccideva, ma prima si faceva pagare per cose che mai avrebbe fatto. I corpi li gettava nel mare, ma ben presto i scaricatori di porto iniziarono ad accorgersi del accumularsi delle carcasse delle persone.
Gli scaricatori di porto avvisarono il sindaco e la polizia dell’accaduto; misero più guardie intorno al mare e per Agnes fu molto difficile riuscire a gettare i corpi lì, così iniziò a buttarli nel pozzo dietro alla sua villa e a darli fuoco quando si accumulavano.
Tutto il paese cominciò a spaventarsi perché le persone sparivano e non si riusciva più a ritrovarle. Donne avevano perso i loro mariti, figli che avevano perso i loro padri e sorelle che avevano perso i loro fratelli.
Nessuno sospettava di Agnes anche perché usciva sempre, ma comunque cercava di non dare nell’occhio. Di quei tempi la pelle bianca era la bellezza di una donna e quindi nessuna doveva avere la pelle abbronzata.
Di giorno era una dolcissima e timida ragazza; la gente parlava di quanto fossero dispiaciuti perché ‘aveva perso i genitori in un brutto incidente’ di cui lei nemmeno non ricordava. E di notte era un’assassina, una divoratrice di uomini e donne a cui succhiava via la vita. Nessuno sospettava di lei o forse qualcuno c’era?

 
  
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