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Autore: Amantide    12/05/2014    1 recensioni
Una rivisitazione del ballo del Ceppo e di quello che è successo da quella sera in poi!
Dal testo:
"C’era una sola cosa di cui Ronald Weasley era assolutamente certo: mai e poi mai avrebbe ballato! Eppure, anche se in futuro avrebbe fatto di tutto per negarlo, la sera della vigilia di Natale del suo quarto anno a Hogwarts era proprio lì, nel bel mezzo della Sala Grande addobbata per l’occasione."
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Ciao lettori! Finalmente pubblico il nuovo capitolo, vi ringrazio per l'attesa e sono felice di annunciarvi che il capitolo è un po' più lungo del solito! Spero che lo apprezzerete e che abbiate voglia di commentarlo! Questa settimana sono abbastanza tranquilla, quindi spero di poter proseguire la storia il prima possibile! Buona lettura e grazie a tutti voi che siete arrivati a leggere questo capitolo.



 
In mezzo alla bufera




A due carrozze di distanza Harry bussava insistentemente alla porta del bagno: “Hermione… Hermione esci dai.” Alla quarta bussata, finalmente, Harry sentì scattare il chiavistello della porta e poco dopo una Hermione con gli occhi gonfi di lacrime gli comparve davanti gettandogli le braccia al collo.
“Harry…” Singhiozzò la ragazza scoppiando nuovamente a piangere. “Harry si può sapere dove sbaglio? Perché Ron mi tratta così?” Domandò la ragazza che sembrava completamente incapace di trattenere le lacrime. “Sembra quasi che si diverta!” Aggiunse tra un singhiozzo e l’altro.
“Ma no Hermione!” Si affrettò a rassicurarla Harry. “Figurati se si diverte a farti soffrire!”
“E allora perché finisco sempre a piangere in un bagno quando lui apre bocca!?” Chiese Hermione mentre si guardava intorno per assicurarsi che nessuno stesse assistendo a quella conversazione.
“Hermione c’è veramente bisogno che ti spieghi com’è fatto Ron?” Domandò Harry cercando di strappare un sorriso all’amica. Lei alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto senza proferire parola.
“Avanti Hermione!” La incitò Harry sospirando. “Ron non sa quello che dice, lo conosci!”
Hermione rimase impassibile, non sembrava condividere minimamente la spiegazione dell’amico, così Harry tentò di nuovo: “Cioè… non è che non sa quello che dice, è solo che usa le parole sbagliate.”
“Certo!” Esclamò lei acida. “Poco importa se questo mi ferisce!”
“Ma non lo sto giustificando!”
“Sai cosa ti dico? Che da questo momento non ci sarà più bisogno di giustificarlo! Perché d’ora in poi non darò più peso a quello che dice!”
“Hermione, non ti sembra di esagerare un po’?”
“Esagerare? No, direi che questa è la soluzione migliore… anzi, ehi aspetta un attimo, perché ci siamo fermati?” In tutta quella discussione nessuno dei due aveva notato che il treno aveva rallentato la sua corsa fino a fermarsi completamente.
“Non ne ho idea!” Esclamò Harry voltandosi per guardare fuori dal finestrino innevato. “Forse ci conviene raggiungere gli altri.” Suggerì a bassa voce sperando che Hermione non avesse qualcosa da ridire.
Lei non rispose ma si avviò di buon passo verso la carrozza in cui avevano lasciato gli altri. Harry la osservò allontanarsi, fece un sospiro di sollievo e si affrettò a raggiungerla.
“Eccovi finalmente!” Esclamò Ginny vedendoli rientrare nello scompartimento.
“Si può sapere cosa sta succedendo?” Domandò Harry preoccupato mentre tutti gli studenti cominciavano a riversarsi nel corridoio facendo un gran baccano.
“Bufera di neve in arrivo!” Spiegò Fred.
“E questo cosa significa?” Chiese Hermione agitata.
“Che per ora siamo bloccati qui… Ti facevo più perspicace Granger!” La prese in giro George.
“Ma non possiamo fermarci qui! Per che ora arriveremo? Io ho bisogno di andare in biblioteca per finire delle ricerche!” La voce preoccupata di Hermione rimbombò nello scompartimento in cui era sceso un silenzio imbarazzante.
“Ti prego, dimmi che non l’ha detto sul serio!” Bisbigliò Ron a Harry pregando che Hermione non sentisse.
“Sì, l’ho detto sul serio Ronald!” Gridò lei in risposta. Ron diventò bordeaux mentre Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata sconsolata scuotendo la testa.
Ron avrebbe preferito smaterializzarsi piuttosto che lanciarsi in un’altra conversazione con Hermione, ma non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che subito la ragazza rincarò la dose: “Ma non importa Ron, perché tanto non sono io quella a cui chiederai di copiare i compiti, non è così?”
“Ehi, ehi, adesso basta voi due!” Intervenne George. “Abbiamo cose più serie a cui pensare!”
“Per esempio?” Domandò Ginny curiosa.
“Per esempio?” Ripeté Fred sgranando gli occhi. “Ginny, dimmi, quanta gente conosci che ha frequentato la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts?”
Ginny non rispose e si limitò a guardare il fratello accigliata, qualunque cosa stesse per dire era certa che si trattasse di un’idiozia.
“Ok, ok, te lo dico io, ne conosci a centinaia, e quanti di loro ti hanno mai raccontato di quella volta in cui l’espresso per Hogwarts si è dovuto fermare a metà strada a causa di una bufera di neve?”
“Nessuno Ginny, la risposta è nessuno!” Gridò George saltellando per lo scompartimento come un matto. “Non capisci sorellina? È un’occasione più unica che rara!”
“Ben detto George… più unica che rara!” Ripeté Fred. “E noi non saremo così stupidi da lasciarcela scappare!” Annunciarono i gemelli in coro cercando il consenso di Harry e Ron.
I due amici si scambiarono un’occhiata d’intesa, forse Fred e George non si sbagliavano, forse in futuro avrebbero avuto un piacevole ricordo di quella serata e tutto d’un tratto l’idea di essere bloccati sul treno non sembrò più cosi male.
“Sai qual è l’unica cosa che mi dispiace in tutta questa storia?” Domandò Ron.
“Sentiamo!” Rispose Harry curioso.
“Il banchetto! Avrei mangiato volentieri una dozzina di ali di pollo!” Esclamò Ron con aria sognante e l’acquolina in bocca.
“Una dozzina di ali di pollo? Ron ma senti quello che dici?” Intervenne Ginny che non era riuscita a fare a meno di ascoltare.
“Miseriaccia! Chi ti ha chiesto niente!” Brontolò Ron allargando le braccia sconsolato mentre Harry ridacchiava.
In tutto ciò Hermione era rimasta seduta sulla poltrona accanto al finestrino meditando sul da farsi. Fuori aveva preso a nevicare così fitto da ridurre la visibilità a meno di un metro. La ragazza schiacciò la faccia contro il vetro, il sole stava ormai tramontando e l’idea di concludere le sue ricerche in biblioteca cominciava ad essere sempre più improbabile. Forse era giunto il momento di iniziare a pensare un po’ meno ai libri e cominciare a godersi la serata che, se non altro, si preannunciava decisamente diversa dal solito.
“Ciao Hermione!” La voce di Neville fece trasalire la ragazza che distolse immediatamente lo sguardo dal finestrino e salutò il compagno di classe. “Ti dispiace se mi siedo qui con te? Fuori c’è il caos… con questa storia del treno fermo per la neve stanno dando tutti fuori di matto.”
Hermione guardò di sfuggita il corridoio, effettivamente fuori la situazione sembrava essere completamente fuori controllo.
“Certo Neville, resta pure.” Acconsentì Hermione educatamente mentre Ginny alzava gli occhi al cielo imbarazzata. Dopo il ballo del ceppo, i due non si erano più visti, ciò nonostante Ginny sapeva che Neville continuava a ripensare a quella serata e temeva che, presto o tardi, avrebbe fatto qualche mossa falsa, tipo dichiararsi o darle un appuntamento.
“Beh, io raggiungo le mie compagne!” Esclamò la giovane Weasley alzandosi in piedi come fosse caricata a molla. “Dopo tutto siamo sul treno da 4 ore e non le ho ancora salutate!” Si giustificò in risposta agli sguardi curiosi di Hermione e Neville che non sembravano soddisfatti da quella spiegazione. “A più tardi!” Aggiunse richiudendosi la porta dello scompartimento alle spalle e facendosi largo a spintoni tra la folla che occupava il corridoio.
“Ho sentito dei Tassorosso dire che probabilmente non si ripartirà prima di un paio di giorni!” Spiegò Neville con un velo di paura nella voce.
“Un paio di giorni?” Disse Hermione soffocando a stento una risata. “Neville non essere sciocco… la bufera sta già passando, e poi figurati se Silente ci lascerebbe qui da soli per due giorni! Non voglio neanche pensare a quello che potrebbe succedere!” Proprio in quel momento un rumore sordo fece trasalire i due ragazzi, una grossa palla di neve si era stampata sul vetro della porta dello scompartimento e fuori sembrava essere scoppiata una vera e propria guerra.
“Ma cosa diavolo stanno combinando?” Domandò Hermione infastidita avviandosi alla porta per osservare meglio la situazione.
“Così ad occhio mi sembra che sia scoppiata una battaglia di palle di neve!” Disse Neville divertito.
“Era una domanda retorica Neville! Comunque, fossi in te, non aprirei quella porta!” Ma Hermione aveva parlato troppo tardi. Preso dalla foga, Neville aveva spalancato la porta dello scompartimento senza pensare e, nel giro di un secondo, una grossa palla di neve lo aveva colpito in pieno volto facendolo barcollare a terra. Hermione scoppiò in una sonora risata e aiutò l’amico a ripulirsi facendo attenzione a non diventare a sua volta un bersaglio.
“Perché sempre a me?!” Domandò Neville più a se stesso che alla compagna con aria sconsolata.
“Vedi che ti fa bene ridere ogni tanto!” La voce di Ron echeggiò nel lungo corridoio e Hermione si sentì avvampare improvvisamente. Non si era accorta che era stato proprio lui a centrare in pieno la faccia di Neville. La frecciatina di Ron era arrivata con la precisione di un cecchino, esattamente come la sua palla di neve.
La ragazza rimase in piedi al fianco di Neville, la sua mente si arrovellava alla disperata ricerca di una frase che lasciasse Ron senza parole, ma questa volta il suo cervello sembrava completamente incapace di formulare anche il più semplice dei pensieri. Ron e la sua faccia tosta sembravano averla inibita del tutto.
“Avanti ragazzi! È ora di colpire quegli spilorci dei Serpeverde!” Gridò Fred come un condottiero che incita i suoi soldati alla battaglia. Un boato si sollevò dalla folla di studenti e rimbombò per il corridoio, un attimo dopo Fred, George, Lee Jordan, Harry e qualche altro giovane Grifondoro sparirono nella carrozza successiva. Ron esitò un momento, la mano ferma sulla porta del vagone indeciso sul da farsi. Il suo sguardo incrociò per un attimo quello di Hermione, lui sorrise e lei sembrò stupirsi di quel semplice gesto. Confusa, la ragazza si ritrasse all’interno dello scompartimento mentre le immagini di quanto era avvenuto al ballo del Ceppo le affollavano fastidiosamente la mente. Hermione scosse la testa bruscamente nel tentativo di rimuoverle, dopo tutto se fino ad un’ora prima era stata chiusa in un bagno a piangere era solo colpa di Ron e poco importava se adesso lui si sforzava di farla sorridere, probabilmente era tutto un suo piano per assicurarsi i compiti del prossimo semestre.
“Ti senti bene Hermione?” La voce di Neville la riportò bruscamente alla realtà. “Sei tutta rossa!”
“Si si… tutto a posto Neville, grazie per l’interessamento.” Rispose la ragazza mentre il riflesso nel finestrino del treno le mostrava una Hermione dal volto decisamente scarlatto e dai capelli più arruffati del solito.
 
Accucciati fuori dallo scompartimento dei Serpeverde, i Grifondoro ascoltavano attentamente le istruzioni di Fred su come cogliere di sorpresa i compagni di scuola.
“Harry e Ron entreranno nello scompartimento sotto il mantello dell’invisibilità, una volta raggiunto l’altro lato del vagone inizieranno a lanciare incantesimi per spaventarli e quando in preda al panico cercheranno di scappare da questa porta, verranno investiti da una raffica di palle di neve, giusto George?”
“Mi sembra un piano perfetto, Fred!”
 “Tutto chiaro ragazzi?”
Il gruppetto annuì con decisione e Harry si affrettò a srotolare il mantello dell’invisibilità che custodiva nella tasca interna della giacca.
Come facevano ormai da anni, i due scomparirono sotto il mantello, nonostante iniziassero ad essere un po’ troppo alti per starci sotto insieme.
“Ron! Ti si vedono le caviglie!” Osservò Lee Jordan indicando divertito i calzini arancioni di Ron. Dopo un paio di tentativi i due amici riuscirono a coprirsi interamente col mantello, e quando furono assolutamente certi della loro invisibilità aprirono la porta dello scompartimento e si infilarono all’interno di soppiatto.
Come da piano, i due raggiunsero il fondo del vagone e una volta individuate le loro vittime, cominciarono a scagliare una serie di incantesimi per far cadere e levitare tutti gli oggetti che gli capitassero a tiro.
Nel giro di trenta secondi nello scompartimento era scoppiato il caos, una valigia caduta dalla cappelliera aveva colpito Tiger in pieno volto facendogli sanguinare copiosamente il naso. Per sua sfortuna al suo fianco sedeva Malfoy, e nel trambusto generale una goccia di sangue gli aveva macchiato la candida camicia dal colletto inamidato. Non appena Malfoy notò quanto era accaduto tirò un pugno a Tiger che barcollò a terra intontito. A quella vista Harry e Ron dovettero trattenere le risate, e nonostante tutti i loro sforzi per poco non si fecero scoprire.
Il piano di Fred stava funzionando alla perfezione. Nel delirio generale i Serpeverde si stavano avvicinando all’uscita dietro la quale erano appostati i Grifondoro e a quella vista Ron e Harry si prepararono ad assistere alla scena.
Goyle aprì la porta in preda al panico e in un attimo si ritrovò steso a terra con la faccia piena di neve, Fred non aveva esitato nemmeno un attimo e aveva fatto centro a spese del malcapitato.
“Hei Tiger!” Gridò Lee Jordan entrando nello scompartimento. “Non ti ha mai detto nessuno che quando ti sanguina il naso devi metterci il ghiaccio?” E con quelle parole il ragazzo scagliò una palla di neve con tutta la sua forza e colpì Tiger in pieno facendogli perdere l’equilibrio.
“Razza idioti!” Ruggì Malfoy ai compagni mentre li sollevava di peso per il colletto della divisa. “Non siete nemmeno in grado di stare in piedi! Ma tu guarda con che razza di babbei sono costretto ad avere a che fare!” Aggiunse scuotendo vigorosamente la testa in segno di sconforto.
A quelle parole Ron non riuscì a resistere, era giunto il momento di mettere in ridicolo anche quello spocchioso di Draco.
“Prendi questo Malfoy!” Harry e Ron rivelarono improvvisamente la loro presenza colpendo Draco con una raffica di palle di neve. Malfoy fece un balzo per lo spavento e ruzzolò a terra scivolando pericolosamente sui frammenti di neve che ricoprivano il pavimento.
“Mio padre lo verrà a sapere Potter!” Urlò con cattiveria tendando di rialzarsi mentre il resto dei Grifondoro lo derideva.
Quando finalmente Malfoy riuscì a rimettersi in piedi, uno sferragliare fastidioso sorprese i ragazzi e un istante dopo il treno ripartì bruscamente facendo ruzzolare a terra tutti gli studenti.
“Togliti di dosso Weasley!” Ringhiò Draco a Ron che nel trambusto gli era caduto malamente addosso.
“Mi sa che la festa è finita ragazzi!” Disse George, osservando il movimento del treno dal finestrino.
“Pare che a breve saremo a Hogwarts.” Aggiunse Fred con un velo di tristezza nella voce.
“Molto bene! Sono certo che il professor Piton non vede l’ora di sapere cosa avete combinato sul treno!” Annunciò Draco trionfante mentre tutti i Serpeverde ridevano pregustando la loro vendetta.
“Si da bravo Draco, vai a fare la spia dal tuo amato professor Piton!” Lo canzonò Fred spalleggiato dal gemello.
Dopo un considerevole scambio d’insulti tra le due case, i Grifondoro abbandonarono il vagone e raggiunsero i loro compagni.
“Si può sapere che fine avevate fatto?” Li riprese Hermione non appena rientrarono nello scompartimento. “Siamo quasi giunti alla stazione di Hogsmenade e ancora non avete indossato le vostre divise!”
Visto quanto era accaduto un’ora prima, Ron evitò di fare commenti che avrebbero adirato Hermione, i Serpeverde che bramavano vendetta erano un guaio più che sufficiente, e lui non era assolutamente intenzionato a procurarsi altri problemi.
 
Il treno raggiunse la stazione di Hogsmenade venti minuti più tardi. La banchina era completamente innevata ma se non altro la bufera sembrava essere ormai un ricordo lontano.
I ragazzi scesero in massa dal treno e scoprirono che ad accoglierli, oltre alle solite carrozze, c’erano anche tutti gli studenti di Durmstrang, guidati dal loro preside.
“Miseriaccia! Cosa diavolo ci fanno qui questi zucconi?” Brontolò Ron a disagio. Il suo ultimo incontro con uno studente bulgaro non era stato certo dei più amichevoli. Senza farsi notare da Hermione cercò Krum con lo sguardo e lo identificò al fianco del preside. Notò con piacere che aveva un grosso cerotto sul setto nasale circondato da un livido violaceo. Un sorriso compiaciuto comparse sul volto di Ron, se non altro, a distanza di quattro giorni, il pugno di Ron era ancora ben visibile sul volto del campione, mentre quello che gli aveva inferto lui stava per abbandonare del tutto il suo volto lentigginoso.
“Silente mandato qui noi per accogliervi.” Spiegò Krum avvicinandosi ad Hermione facendo un profondo inchino.
“È ufficiale… lo odio!” Mormorò Ron all’orecchio dell’amico.
Harry sorrise divertito mentre arrancavano nella neve.
“Dico sul serio, non lo sopporto… ma senti come parla?” Continuò Ron disgustato da quella scena.
Un istante dopo Krum prese sotto braccio Hermione e Ron sentì qualcosa ribaltarsi nello stomaco. Infastidito da quella visione il ragazzo aumentò notevolmente il passo, Harry quasi faticava a stargli dietro. I due amici continuarono a camminare e quando raggiunsero il punto in cui Krum e Hermione camminavano a braccetto li sorpassarono e Ron ne approfittò per assestare una spallata al bulgaro.
A Hermione non sfuggì il gesto dell’amico e si domandò se Ron non avesse battuto la testa. Dopo quanto era accaduto al ballo del Ceppo Ron non sembrava aver minimamente imparato la lezione. Evidentemente il pugno di Krum non gli era bastato. Ma in tutta questa riflessione qualcosa non le tornava, fino a quel momento aveva giustificato il gesto di Ron in quanto completamente offuscato dall’alcol, ma oggi Ron non si era neanche avvicinato a qualcosa che contenesse anche una minima percentuale di alcol, era assolutamente sobrio, di questo era certa, e i suoi modi di fare sgarbati lo confermavano. Ma allora per quale ragione aveva dato quella spallata a Viktor? Questo era un comportamento che Hermione non sapeva spiegarsi, e Hermione odiava non avere una spiegazione per ogni cosa.
“Hermione? Tu ha capito?” Domandava Viktor col suo pessimo inglese.
Hermione trasalì infastidita da quella frase così sgrammaticata. “Come?” Domandò timidamente, accorgendosi solo in quel momento di non aver ascoltato una sola parola di quello che il ragazzo stava cercando di dirle.
“Io e te, uscire insieme ti va?” Ripeté il bulgaro quasi scocciato.
“Io… io… non lo so Viktor… ho molto da studiare in questi giorni...” Buttò lì Hermione incapace di trovare una scusa migliore. “Ne riparliamo meglio domani ok?” Tutto quello che poteva fare in questo momento era prendere tempo, non aveva un’idea migliore.
Il bulgaro annuì poco convinto e Hermione continuò a camminare a testa bassa osservando le orme degli altri studenti nella neve. Da quanto erano partiti dalla stazione faticava a guardare Krum in faccia, i lividi del pugno di Ron erano ancora molto evidenti e  vedendoli lei non faceva altro che pensare a quanto era accaduto al ballo del Ceppo.
Finalmente giunsero alle carrozze e Krum l’aiutò a salire con un gesto galante. Hermione si accomodò e in quell’esatto momento la carrozza partì mentre incominciava a nevicare nuovamente.
  
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