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Autore: kae    27/07/2008    6 recensioni
Una raccolta di fanfiction sull'universo di "Stargate".
Il nuovo capitolo
"Ad un passo da loro". Jonas è tornato sul suo pianeta natale dopo il ritorno di Daniel. Ma ne è davvero felice? È stata la scelta giusta?
I vecchi capitoli
"Addio". Jack incontra sam prima del suo matrimonio. Che cosa le dirà?
"Sola nel buio, con te nella luce". Sam viene investita da un'auto e Jack si precipita ad andare a trovarla.
"Perché è così difficile amarti?". Sam crede che Jack non abbia fiducia in lei e questo la fa infuriare. Come si giustificherà il generale O'Neill? E cosa accadrà dopo?
"Pensieri di morte, pensieri di vita". Gli ultimi istanti di vita di Jolinar di Malkshur, la Tok'ra che entrò nel corpo del capitano Samantha Carter per sfuggire al Goa'uld che era stato inviato ad ucciderla.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Commento dell’autrice

Perché è così difficile amarti?

Alzai lo sguardo su di lui. Dopo tutto quel tempo, dopo otto anni di servizio come suo ufficiale in seconda, aveva ancora delle riserve sulle mie capacità? Non ero stata dichiarata idonea al comando?

« L’SG-3, signore? » chiesi.

« Sì. »

« Jack, » disse Daniel. « è solo una ricognizione. »

« Era una base nemica. Che male vi fa avere con voi l’SG-3? »

« Ma, signore… »

« Niente “ma”, Carter. Ti ricordi cosa è successo l’ultima volta? »

Sì, me lo ricordavo. Eravamo scomparsi e avevano pensato che Baal ci avesse catturato.

Si alzò considerando chiusa la questione e si diresse verso il suo ufficio. Guardai Daniel. Lui scosse la testa e se ne andò, seguito da Teal’c.

Mi abbandonai contro lo schienale della poltroncina. O’Neill aveva davvero così poca fiducia in me? Sospirai. Ero felice della promozione e del fatto che ora l’SG-1 mi fosse stata affidata. Ma vista la sua scarsa fede in me, avrei preferito rimanere “maggiore” e che O’Neill fosse ancora “colonnello”. Ora che era stato promosso ed era costretto a rimanere alla base era diventato insofferente. Non poteva più andarsene in giro per lo spazio a esplorare mondi lontani e sconosciuti. Ora la sua missione esplorativa giornaliera erano gli incartamenti e la lotta più grande far sopravvivere l’SGC a tutte le catastrofi provocate dalle squadre. Soprattutto da noi.

« È interessante? »

Sussultai. Quando mi accorsi che era lui il mio interlocutore mi rilassai.

« Come, signore? »

« Il soffitto. È interessante? »

Non risposi. Mi ero ricordata che ero ancora seccata con lui. Mi alzai e raccolsi la cartellina che avevo davanti a me sul tavolo.

« Meglio che vada a prepararmi » mormorai senza guardarlo.

Mi avviai alla porta.

« Carter. »

Respirai a fondo. E ora cosa voleva?

« Sei arrabbiata? »

« Dovrei esserlo? »

Lui rimase interdetto alle mie parole. Mi pentii subito di avergli risposto così sgarbatamente.

« Scusi, signore. È che… »

Mi interruppi. Non potevo parlargli in quel modo.

« Che? »

Mi sorpresi di quanto difficile mi risultasse guardarlo negli occhi.

« Si fida di me? » chiesi in un sussurro.

Mi guardò stupito.

« Fidarmi…? Carter, certo che mi fido di te! »

« E allora perché ci ha affiancato l’SG-3 per una semplice ricognizione? »

« Ah, ecco dove volevi arrivare. »

Sentii nuovamente montare la rabbia.

« Dove volevo arrivare?! » esclamai. « Sì, è qui che volevo arrivare! Se non si fida di me, se non mi ritiene in grado di comandare una squadra, perché diavolo mi ha affidato l’SG-1?! Perché mi ha promossa?! »

Sentivo i battiti del mio cuore contro le tempie. Andavano veloci.

« È di questo che si tratta? » mi chiese. « Pensi che non ti ritenga capace di guidare l’SG-1? Che mi sia pentito di averti promosso? »

Non ci fu bisogno di rispondergli. La risposta era riflessa nei miei occhi.

Mi spinse nel suo ufficio e chiuse la porta.

« Sam, » disse. « io mi fido ciecamente di te. Come mi fido ciecamente di Daniel e Teal’c. Ma se per dimostrartelo devo mettere in pericolo la squadra…beh, scordatelo! »

« È una ricognizione. Dove sta il pericolo?! »

Non mi rispose.

« Non c’è » dissi.

Mi diressi alla porta.

« È che mi preoccupo per voi. »

« E per le altre squadre, non si preoccupa? »

« Certo che sì! Ma con voi è diverso. Ho paura che vi accada qualcosa. »

Non gli badai. Abbassai la maniglia.

« Che ti accada qualcosa. »

Mi voltai stupita per quello che avevo sentito.

« Non guardarmi a quel modo, Sam. Sai benissimo cosa provo per te. »

Eccome se lo sapevo. O meglio ne avevo una vaga idea. Ma volevo una conferma.

« Mi illumini. »

Capii dal suo sguardo che sapeva benissimo che lo stavo mettendo alla prova.

« Sam » mormorò come supplicandomi.

Non risposi e uscii. Era questo il problema fra noi. Nessuno dei due voleva ammettere cosa sentiva per l’altro. Avevo creduto di poter fuggire a questa situazione con Pete. Avevo accettato di sposarlo. Lo amavo. Ma non quanto amavo Jack. Era come se qualcosa più grande di me, ogni volta che mi lasciavo andare con qualcun altro, mi mettesse davanti all’evidenza: non avrei mai amato qualcuno più di Jack.

Mi si strinse il cuore sapendo che erano stati gli ultimi otto anni, che era stato il lavoro che tanto amavo a portarmi a questa situazione. Perché era così difficile amarlo?


« Sto bene. »

Ero in infermeria. Mentre tornavamo allo Stargate del pianeta dopo la ricognizione dei Jaffa ci avevano teso un’imboscata e nel conflitto a fuoco ero rimasta ferita ad un braccio, a prova del fatto che O’Neill aveva ragione. E questo mi bruciava più della ferita.

« Ne ho viste di peggio » dissi a Daniel.

Ma lui continuava a guardarmi preoccupato.

« Sto bene » scandii.

Lui sospirò.

« Ok. Per qualsiasi cosa… »

« …so dove trovarti. »

Sorrisi. Lui se ne andò risentito dal fatto che l’avessi cacciato.

« Bene, colonnello. Le analisi sono buone » disse il dottore uscendo dal suo ufficio; quello stesso ufficio che fino a qualche tempo prima apparteneva a Janet.

« Posso andare, allora? »

« Sì, certo. Non vedo perché debba rimanere qui. Però anche se la ferita non è grave non si affatichi. »

Annuii. Mi aiutò ad infilarmi la giacca e tornò alle sue faccende. Stavo uscendo quando O’Neill comparve in fondo al corridoio. Vedendomi sulla porta lo percorse velocemente.

« Generale » mormorai mentre per la terza volta nella giornata il senso di irritazione si faceva sentire.

Quando eravamo tornati non ci aspettava nella sala d’imbarco, come faceva sempre anche nelle situazioni di pericolo. L’avevo visto attraverso il vetro guardarci inespressivo, dire qualcosa a Walter e andarsene. Cosa voleva ora da me?

« Stai bene? » chiese.

Certo che stavo bene! Cosa si aspettava, di trovarmi moribonda per un graffietto al braccio?! In fin dei conti, mi avevano preso di striscio.

« Sì » mormorai distogliendo lo sguardo.

Lo sentii sospirare.

« Bene. »

Rimanemmo in silenzio. Mi sentivo un’idiota a stare zitta e ferma davanti alla porta dell’infermeria.

« A quando il rapporto, signore? »

« Oh…fra un paio d’ore. »

Mi stupii.

« Come mai? »

« Beh…eri ferita e… »

La rabbia mi fece quasi esplodere.

« È solo un graffio » dissi a denti stretti.

« Lo so, ma…le analisi…non sapevo quanto tempo… »

Lo superai e mi diressi verso l’ascensore.

« Carter » chiamò.

Feci scorrere il tesserino nel lettore e le porte si aprirono. Lo passai nuovamente all’interno e schiacciai a caso un bottone. Non mi interessava dove sarei finita. Volevo stare sola, lontana da tutti. Lontana da lui.

Mentre le porte si chiudevano sentii qualcuno avvicinarsi velocemente. Poi la sua mano le bloccò. Si aprirono di nuovo e lui entrò. Rimase a fissarmi mentre l’ascensore muoveva i primi metri. Poi si sporse e schiacciò il pulsante d’arresto. Le luci si spensero e la cabina venne illuminata dal fioco bagliore di quelle d’emergenza.

« Mi vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? » sbottò arrabbiato.

Distolsi lo sguardo.

« Carter, a parte il fatto che è buona educazione rispondere ad una domanda, sono un tuo superiore. »

« Appunto » dissi in silenzio.

Lui mi guardò stupito.

« Non capisco. »

Non risposi. Mi stavo comportando come una bambina. Perchè?!

« Sam? »

Mi vennero i brividi. Dio, lo amavo quando mi chiamava così. Avevo un nodo alla gola.

Scivolai contro la parete e mi sedetti a terra nascondendo il volto contro le braccia appoggiate alle ginocchia. Mi venne vicino e prese posto accanto a me.

« È per Pete? » chiese.

Scossi la testa.

« Allora cosa? »

La sua voce si era fatta dolce.

« È per noi » mormorai.

Lo sentii irrigidirsi al mio fianco.

« Senti, Sam… » cominciò. « Entrambi amiamo il nostro lavoro ed entrambi non vogliamo rinunciarvi… »

« Credi che non lo sappia? »

Lui sospirò.

« Non ti amerei se non fossi così. »

La mia voce, così bassa, era appena udibile. Erano passati quasi quattro anni da quando mi ero resa conto di amarlo. E anche se altre storie erano cominciate e finite, lui era sempre stato al primo posto. Era lui a possedere la maggior parte del mio cuore. Mi ritrovai a chiedermi se sarebbe sempre stato così. Avevo paura a desiderare entrambe le risposte.

« Sam. »

Sentii la sua mano sulla schiena. Non mi mossi.

« Sam » mi chiamò di nuovo.

Con l’altra mano strinse la mia. Intrecciai le dita alle sue. Alzai lentamente la testa mentre le lacrime cominciavano a rigarmi il viso. I nostri sguardi si incontrarono.

« Ti amo » sussurrai.

La sua mano sinistra si spostò dalla schiena al collo. Si avvicinò piano. Quando le sue labbra furono a un centimetro dalle mie si fermò.

« Ti amo anch’io, Sam. »

Annullai la distanza che ci separava. Lo baciai ripensando a tutti quegli anni che avevo passato accanto a lui, eppure lontana. Lo baciai ripensando ai momenti più belli passati insieme. Alle missioni più pericolose. A tutte le volte che mi aveva consolato. A tutte le volte che avevo percepito quanto mi amasse.

Improvvisamente l’ascensore si rimise in funzione. Ci separammo all’istante. Lui si alzò e mi aiutò a fare altrettanto. Finii tra le sue braccia. Mi baciò dolcemente.

Quando le porte si aprirono eravamo in piedi l’uno accanto all’altra, come se niente fosse successo.

« Generale, colonnello, tutto bene? » chiese Siler preoccupato.

« Sì. Ma dà un’occhiata agli ascensori, ok? Non vorrei che la gente ci rimanesse bloccata di nuovo. »

« Sì, signore. Lo…lo faccio subito. »

Jack si allontanò per il corridoio. Lo seguii. Quando raggiunsi l’angolo oltre il quale era sparito mi attirò a sé.

« Sei perfido. »

« Come, scusa? »

« Hai capito benissimo. »

Posai le labbra sulle sue. Sentii le sue dita scivolarmi sotto la giacca e la maglietta e accarezzarmi la schiena. La pelle divenne bollente. Mi resi conto che non mi importava più di soffrire. Ora avevo Jack anche nella mia vita sentimentale. Beh, ormai era diventata la “nostra”.

Lo guardai negli occhi quando il bacio finì.

« Ti amo. »

« Lo so, Sam. Lo so da sempre » disse. « Sapevo che saresti stata solo tu. »

Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere prima. Mi resi conto che ci credeva davvero. E mi stupii nel constatare che anche io ero della sua stessa opinione.

Solo allora compresi che tutto l’amore che provavo in quel momento era nato quando avevo varcato per la prima volta la soglia della sala riunioni. Quando per la prima volta avevo incontrato i suoi occhi.

Appoggiai la testa contro la sua spalla.

« Andiamo? » mi chiese.

Annuii e mi separai da lui per avviarmi.

« Sam? »

Mi voltai. La sua mano scivolò sul mio viso. Mi baciò. Poi intrecciò le dita alle mie e percorremmo il corridoio. Giunti alla fine ci fermammo. Un altro passo e saremmo tornati nel mondo dove non c’era permesso amarci. La sua stretta si fece più salda. Da quel momento in poi l’avremmo affrontato insieme.






Commento dell’autrice

Ecco il nuovo capitolo. Allora, che ve ne pare?

Ho così tante cose da dire che non so da dove cominciare! Vediamo un po’…

Diciamo che nasce da tutta una serie di riflessioni fatte e di sensazioni provate il pomeriggio e la sera del 26 maggio 2008. Avevo visto alcuni episodi della settima serie (“Diritto di nascita” e le due parti di “Evoluzione”) che mi hanno fatto ricordare quanto complesso e fantastico sia il rapporto tra Sam e Jack. È incredibile quanta fiducia ci sia tra loro, quanto rispetto. E quanto amore.

Mala, una delle Jaffa guerriere introdotte in “Birthright”, dice a Sam che anche lei vorrebbe avere un rapporto come quello del maggiore con O’Neill. E la nostra cara Carter cosa va a pensare? Che l’altra stia parlando d’amore. Ma l’esperienza non le ha insegnato niente? Non ha ancora capito che i Jaffa nella scala dei valori non hanno assegnato all’amore il primo scalino? Allora, ditemi, a cosa cavolo serve Teal’c nelle questioni come questa?

A parte gli scherzi, due puntate dopo Sam si ritrova a veder partire Jack per una missione pericolosa – recuperare Daniel che si è fatto rapire insieme al dottor Lee (allora è rimasto ancora un po’ l’imbranato, ingenuo e sprovveduto Daniel delle prime serie!). E Jack si ritrova nella stessa situazione: dover andarsene a recuperare Daniel lasciando Sam sola al comando di ciò che resta dell’SG-1 – alias Teal’c – più Bra’tac e Jacob, pronta a partire per una missione strapericolosa. Perché introdursi in una base di Anubis con lui lì non è come fare un picnic la domenica…

Comunque, la preoccupazione per il ritrovarsi divisi, e – forse – anche il dolore, rendono come sempre i momenti tra i due davvero unici. Quando Sam torna, Jack le fa i complimenti per il comando. Lei dice che se la sono cavata, che sono sopravvissuti, e lui le risponde che è appunto questo quello di cui stava parlando. In effetti, oltre a portare a termine le missioni, un comandante deve anche riportare a casa i suoi uomini.

Lasciando perdere queste mie assurde constatazioni, passiamo alla mia scelta temporale: l’ottava serie. Perché? Perché Jack si ritrova a capo dell’SGC e a passare il testimone del comando dell’SG-1 a Sam. Ossia O’Neill non ha più sottocontrollo ciò che succede sul campo. Quindi si preoccupa molto di più.

Vi ricordate “Zero hour”? Sam, Daniel e Teal’c che rimangono intrappolati in una base abbandonata di Anubis, Baal che finge di averli catturati, l’SG-3 che conferma la sparizione. E Jack alle prese con la pianta aliena del dottor Lee, le trattative tra due rappresentanti di un altro mondo, i preparativi per la cerimonia e l’arrivo del Presidente e tutti gli incontri con Baal ologramma e Camulus. Insomma, ci credo che per un episodio intero non ha fatto altro che scrivere la lettera di dimissioni!

Insomma, volevo che la tensione li facesse impazzire, volevo che fossero amareggiati, volevo che litigassero. In fin dei conti non lo fanno mai.

Passando nuovamente ad altro. Rileggendo le recensioni mi sono accorta che quando ho postato il primo capitolo mi si richiedeva di “aggiornare presto una storia dove loro finiscono insieme”. Credo che sarai soddisfatta, Claudia.

Ah, già! Altro piccolo appunto. La domanda cui si riferisce Sam nelle ultime battute della fanfiction è quella sul per quanto tempo il suo cuore sarà ancora di Jack. In realtà ho lasciato quel passaggio volutamente poco chiaro, perché così può anche riferirsi a “perché è così difficile amarti?”.

Spero di non avervi annoiato con questo commento.

Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi hanno letto finora. Vi sono debitrice per il vostro sostegno. Nutre l’anima dello scrittore.

Grazie a tutti,

Chiara.

26 maggio – 27 luglio 2008


PS: stavo nuovamente revisionando la storia. Mi vengono le lacrime agli occhi al solo pensare a quanto si amino. Deve essere meraviglioso amare ed essere amati a quel modo.

Mi sono resa conto che li invidio da morire. Chissà dove diavolo sarà il mio Jack…anche se in realtà lo preferirei anche con abbondante Daniel, un po’ di Jonas e un pizzico di Martouf. Chiedo troppo?

   
 
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