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Autore: LunaMoony92    13/05/2014    6 recensioni
La guerra è finita da tre anni, Harry e Ron sono lontani per l'addestramento Auror, Hermione lavora al Ministero della Magia. Fred e George continuano con il loro negozio e la vita sembra essere tornata alla norma. Ma c'è qualcosa che lega Hermione e Fred, che nessun altro sa. Lei crede di esserselo lasciato alle spalle, ma si sbaglia. Una strana pergamena li farà riavvicinare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Erano passati due mesi da quella notte. Hermione era sempre più presa dal lavoro al Ministero ed era più nervosa che mai.
Era appena rientrata a casa, decisa ad andare a letto senza cenare per cercare di recuperare un po’ di sonno, quando un gufo picchiettò alla sua finestra.
Stancamente, lasciò cadere la borsa sul divano e andò ad aprire. Per poco non venne sbalzata a terra da Leotordo, il piccolo gufo di Ron, che era entrato a tutta velocità e adesso scalpitava tutto eccitato per essere riuscito nella sua impresa.
Hermione lo accarezzò gentilmente, abituata ormai ai suoi modi poco delicati e  gli diede un paio di biscotti. Sfilò la lettera che c’era legata alla sua zampetta e lesse:
 
“Amore, domani torno a casa e ci rimango per un mese, non sei felice? Firmato: tuo Ron.”
 
Il cuore di Hermione perse un battito. Dopo mesi passati lontani, Ron tornava a casa.
Erano passati tre anni dalla fine della guerra e loro stavano ancora insieme da quel giorno. Ron aveva lavorato per un po’ insieme ai gemelli al negozio di scherzi, ma poi aveva deciso di voler seguire Harry e aveva intrapreso l’accademia per diventare Auror. Passava lunghi periodi lontano da casa, però quello sarebbe stato l’ultimo anno.
Hermione viveva da sola nella vecchia casa dei suoi genitori. Dopo la guerra, era andata in Australia per dissolvere il suo incantesimo di memoria e riportarli a Londra.
Aveva passato quasi un mese insieme a loro, ma alla fine avevano deciso di voler rimanere lì e avevano chiesto anche a lei di farlo, ma lei non aveva accettato.
Ormai il suo posto era tra i maghi e le streghe e, inoltre, aveva ricevuto una proposta dal nuovo Ministro della Magia per un lavoro al Ministero. La prospettiva di vedere finalmente realizzato  il suo sogno di rendere il C.R.E.P.A. un’istituzione riconosciuta le aveva dato la forza di lasciarli senza rimpianti.
Con le continue assenze di Ron e quindi anche di Harry, passava molto tempo da sola. Ogni tanto Ginny passava a trovarla o la trascinava di peso ad una cena alla Tana alla quale Molly aveva deciso che non poteva mancare per nulla al mondo.
I Weasley. Doveva tanto a quella famiglia che l’aveva accolta da subito come una figlia.
Adesso mancava davvero poco perché fosse anche lei una Weasley a tutti gli effetti.
Ron, infatti,  le aveva promesso che appena sarebbe finito l’addestramento e quindi sarebbe potuto tornare a Londra, si sarebbero sposati.
Girò il foglio di pergamena e scrisse la sua risposta velocemente:
 
“Non vedo l’ora, ti aspetto qui. Tua Hermione”
 
Infilò la lettera alla zampetta di Leotordo, che, scuotendo le ali come un forsennato in segno di saluto, prese il volo e sparì nel cielo.
Hermione sospirò. Aveva aspettato con ansia quel momento e adesso?
Era spaventata, il matrimonio la spaventava.
Lei amava Ron, certo… L’aveva sempre…
No.
Non poteva continuare a recitare la solita solfa per autoconvincersi.
Non era vero che aveva sempre amato Ron.
C’era stato un altro prima di lui, ma ormai era una storia vecchia.
Erano amici, solo buoni amici da tanti anni e andava bene così. 
 
 
Hermione decise  di fare una doccia calda per lavare via tutti i suoi pensieri ma non servì a molto. Continuò a girarsi nel letto, incapace di prendere sonno. Aveva il respiro affannato, immagini del passato si sovrapponevano a quelle di un ipotetico futuro  confondendola ancora di più.
Decise che alzarsi era la scelta più saggia. Come aveva fatto due mesi prima, scese in cucina per una camomilla. Mentre attendeva che l’acqua bollisse, le passò un’idea per la testa che cercò di accantonare.
“No, sarebbe peggio.” disse tra sé e sé.
Lottò per un po’ contro se stessa, combattuta  tra la voglia di sentirlo e la paura che vecchie discussioni potessero tornare a galla e trascinarla ancora di più nella confusione, ma alla fine cedette.
Hermione era una ragazza forte, ma certe cose, o meglio, certe persone,  avevano il potere di farla diventare più fragile di una farfalla. Certe persone come Fred.
 
Aprì il cassetto in cui aveva nascosto la pergamena ProntaRisposta l’ultima volta e la aprì. Al suo interno aveva conservato anche la piuma rosso scarlatto e la boccetta di inchiostro. Non l’aveva più aperta da quella notte.
Incerta, intinse la piuma nell’inchiostro e poggiò la punta sul foglio. Poi scrisse soltanto:
“Dormi?”
Non appena la piuma lasciò il foglio, si rese conto che era altamente improbabile che Fred stesse li, in attesa di un suo messaggio pronto a risponderle. Dopotutto, erano passati ben due mesi dall’ultima volta che si erano sentiti e non c’era motivo per cui lui dovesse star lì ad aspettare un suo cenno.
Stava chiudendo la pergamena, quando lettere sbilenche e strascicate iniziarono a formarsi sul foglio.
“No, tu?”
Hermione sorrise. Fred riusciva sempre a sorprenderla, nel bene e nel male. Era come se davvero fosse stato lì in attesa per tutti quei mesi.
“Se ti ho scritto…” La risposta immediata di lui l’aveva messa di buon umore e aveva deciso di punzecchiarlo un po’ come facevano una volta.
“Giusto, Granger, errore mio. Come mai sveglia?”
“Stavo leggendo” mentì Hermione.
“Strano… Io ero al campo di Quiddich..”
“Strano…” Quel botte e risposta le ricordava le loro discussioni ad Hogwarts… Poi aggiunse:
“Vinto o perso?”
Fred, con la sua inconfondibile scrittura strascicata, scrisse:
“Perdevamo 50 a 20, poi sono entrato io e abbiamo vinto 250 a 60.”
Le sue parole  trasudavano orgoglio e narcisismo da ogni goccia di inchiostro con il quale erano state scritte.
“E’ sempre il solito” pensò Hermione, e rispose:
“Menomale che ci sei tu, allora” Certa che niente comunque l’avrebbe fatto scendere dal piedistallo che si stava auto costruendo.
Fred, infatti, continuò:
“E solo con un braccio!”
“Perché?”
“Ginny non ti ha detto del bolide dell’altro giorno?”
Ah già, uno dei tanti infortuni di Fred.  Le era passato di mente. Ginny glielo aveva accennato nel pomeriggio che erano riuscite a ritagliarsi dopo un mese che non si vedevano.
“Pensavo ti fosse passato.”
“Beh, non del tutto.”
Hermione sbuffò. Fred era sempre il solito. Ad ogni partita che giocava finiva col farsi male, suscitando le ire  di Molly.
“Sei continuamente infortunato!”
“Già” rispose semplicemente Fred. Soprassedere ai suoi infortuni, liquidandoli sempre come cose da niente, era una delle sue specialità.
Incapace di trattenersi oltre, Hermione sbottò scrivendo:
“Non lo sopporto. Se io fossi la tua… Beh, non lo sopporto. Finirai per farti male davvero.”
Si pentì subito di quello che aveva scritto, si era quasi fatta scappare qualcosa che Fred le avrebbe sicuramente ritorto contro. Perché era stata così stupida?
Non parlavano così da mesi, senza nessuno che potesse interromperli, era un’occasione fin troppo ghiotta per lui questa. Hermione desiderò di non aver mai preso quella pergamena, ma ormai era fatta.
 
“Spero di riprendermi presto, così posso dare di più nella prossima partita.” scrisse lui, facendo finta di non aver presto attenzione alla frase di Hermione.
“Se non ti rompi anche l’osso del collo! Se non ti riposi e cerchi di riprenderti, non ti passerà mai! Hai la testa dura!”
“Lo so. Ammetti che è per questo che mi vuoi bene.” scrisse Fred, con un sorriso sornione stampato in viso, curioso della risposta che avrebbe ottenuto.
Ecco. Fred aveva sganciato la bomba. Per qualche mese, c’era stata una tregua tra loro. Non ne avevano più parlato, o, perlomeno, ogni tentativo di discussione era stato abilmente sabotato da Hermione con una scusa. Adesso però non erano faccia a faccia, lui non l’avrebbe vista arrossire e non l’avrebbe potuta trattenere, quindi, forse, poteva rischiare di rispondergli.
Hermione intinse la piuma di nuovo e scrisse:
“Ti voglio bene per tante cose, a questo mi sono solo rassegnata.”
Poi, ancora un po’ incerta su ciò che stava per scrivere rimase un attimo con la piuma a mezz’aria. Prese un respiro e continuò, decisa a liberarsi di quel peso:
“Però, stavo pensando, non sono più sicura che sappiamo ormai chi siamo davvero. Nel senso, tu non sai più chi sono io e io non so più chi sei tu. Forse vogliamo bene a qualcuno che in realtà non siamo più.”
Aveva sganciato anche lei la sua bomba e adesso si trovavano in “guerra”.
Era sempre così tra loro, una guerra continua tra quello che era giusto dire e quello che avrebbero voluto dirsi.
La verità, anche se nemmeno lei sapeva davvero quale fosse, era stata taciuta per troppo tempo. Era arrivato il momento delle risposte.
“Certo, niente è più come prima. Ognuno ha la sua strada adesso, ma in fondo il cuore è sempre lo stesso. E’ quello che conta, no?” rispose Fred.
Hermione rimase bloccata per un attimo, poi optò per una risposta evasiva. Non voleva sbilanciarsi.
“Suppongo di si.”
Fred continuò a scrivere, ignorando la sua risposta:
“Io quando ti vedo… Non te lo so spiegare… Mi rendi felice.”
Hermione si rese conto di essere entrata in un campo minato, intricato e pieno di insidie. Non sarebbe stato facile uscirne indenni, non con un “avversario” come Fred, ma ormai era fatta, tanto valeva continuare.
“Quindi non dici di volermi bene solo per abitudine, senza chiederti se sia davvero così?”
In fondo, cosa aveva da perdere? Era solo una chiacchierata tra vecchi amici, ormai la loro storia era solo passato.
“Ma quale abitudine! Io ti penso sempre…”
L’aveva rifatto. Mai, non sarebbe cambiato mai. Dopo anni, nonostante non si vedessero quasi mai, nonostante spesso si limitavano solo ad un accenno di saluto, lui riusciva sempre a colpirla dritta al cuore.
“Anche io ti  penso spesso.” decise di rispondere lei.
In fondo era la verità, più o meno, ma finché non ne avessero parlato faccia a faccia, quella risposta sarebbe stata perfetta.
Dopo un attimo di stallo, Fred scrisse:
“Se davvero dovrò andare via, voglio passare una giornata con te.”
Già, il viaggio di Fred. Anche di questo gliene aveva parlato Ginny, portavoce ufficiale delle notizie che gli riguardavano.  Da un po’, Fred pensava di andare via, lasciare il paese per entrare anche lui all’Accademia Auror.
Lì per lì, Hermione aveva preso la cosa con leggerezza, come un’altra delle sue burle. Sentirlo dire da lui però, beh, era un’altra cosa.
C’era qualcosa che sapeva di decisione già presa nella sua frase, un senso di definitivo che la fece sentire triste.
Hermione allora decise di accontentarlo. Dopotutto, se fosse partito, quello sarebbe stato un addio.
“Certo.” rispose, poi continuò:
“Spero comunque cambierai idea. Le persone che vanno via cambiano e non vorrei cambiassi anche tu. Sparirebbe anche quel poco che  so di te.”
Solo dopo aver finito, Hermione si rese conto del significato di ciò che aveva scritto. La risposta non tardò ad arrivare.
“Come Ron?”
Ecco, in trappola. Nessuna via d’uscita. Si era gettata da sola in quel casino, senza riflettere e lui aveva colto l’occasione al volo.
Poi, come un’ancora di salvezza, apparvero delle parole:
“Vado un attimo a fare la doccia. Mi aspetti?”
Hermione fece un sospiro di sollievo. Qualcosa doveva  avere fatto arretrare Fred dal suo attacco.
“Certo.” rispose, tirando un sospiro di sollievo.
Era passata quella che ormai sembrava essere un eternità. Erano ormai le due e di Fred nessuna traccia. Prossima a perdere la pazienza, Hermione decise di scrivere.
“Ma che fine hai fatto?”
“Scusa, stavo rivedendo un ordine per il negozio…”
“Si, certo e io aspetto te quando potrei essere a letto…” decise di rispondere, indispettita.
“E dai, non fare così. Ti mando un bacio.”
Leggendo queste parole, il broncio di Hermione non poté che trasformarsi in un sorriso, un sorriso che da tempo non si faceva vedere sul suo viso.
“Ecco, lo sapevo. Sei il solito ruffiano.” scrisse.
“Sei forse l’unica persona che dopo avermi fatta arrabbiare, riesce a farmi ridere subito.”
La mente di Hermione viaggiò indietro nel tempo, ai loro anni ad Hogwarts, quando lui e George cercavano di vendere le loro invenzioni ai poveri studenti del primo anno e lei, in qualità di Prefetto, continuava a minacciarli e rimproverarli.
Fu così che si innamorarono.
Perché si, Hermione e Fred, un tempo erano stati insieme.
Tra un rimprovero, un broncio e una risata, Fred e Hermione si erano accorti di essersi innamorati.
Era durata poco, forse un mese o due, poi Hermione l’aveva lasciato. Erano troppo diversi, lei un Prefetto, lui uno scanzonato combina guai, lei pensava allo studio, lui a come lasciare la scuola. Fu questo che gli disse quando lo lasciò e vide per la prima volta Fred Weasley piangere.
Fu questa che accampò come scusa ogni volta che Fred le chiedeva perché,  ogni volta che lui tornava sull’argomento, deciso ad avere una vera risposta.
La verità, però, era che Hermione aveva avuto paura. Paura di innamorarsi, di stare male, di essere solo un giocattolo nelle sue abili mani da seduttore, di essere solo “una delle tante”.
 
Dopo un anno passato a ignorarsi, Fred ferito nell’orgoglio e lei a sentirsi colpevole, avevano ripreso a parlarsi, quelle rare volte che si vedevano alla Tana. Poi c’era stata la guerra e tante volte lei si era sorpresa a pensare a lui, nelle lunghe notti passate di guardia fuori dalla tenda durante la ricerca degli Horcrux.
Erano amici, soltanto amici e nient’altro ormai.
Lui era uscito un paio di volte con Angelina dopo la loro breve storia e lei credeva di provare qualcosa per Ron.
Poi, durante la battaglia finale, lei e Ron si erano baciati e con quel gesto, Hermione aveva considerato chiusa per sempre la questione Fred.
Ma poi era successo.
Fred disteso nella Sala Grande, senza vita.
Lei che correva.
La ferita al collo di lui.
Le lacrime di Fenice.
I minuti che scorrevano.
Lui che lentamente apriva gli occhi e sorrideva.
Lei che scappava, tra le lacrime.
 
 
Spesso Ron le aveva chiesto cosa fosse successo davvero in quei minuti e soprattutto perché lei era scappata via. Lei si era sempre giustificata dicendo che l’aveva fatto per lui, per la sua famiglia, per lasciargli il loro spazio per riabbracciare Fred. Ron non se l’era mai bevuta quella storia, ma aveva finto di crederci, per andare avanti.
Fred però sapeva. Lui sapeva perché l’aveva fatto, perché era corsa via.
Appena aveva aperto gli occhi aveva visto in quelli di lei, il terrore e poi, all’improvviso un lampo di gioia. Ma era durata un secondo, giusto il tempo di realizzare che lo amava ancora ed era fuggita.
Lei aveva avuto paura. Lui si era sentito morire di nuovo.
Riemergendo da questi pensieri, Hermione lesse cosa aveva scritto Fred.
“Sposami”.
  
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