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Autore: Felem    15/05/2014    0 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                               Capitolo XVI "Amore e Odio"






Elizabeth non aveva perso tempo e la sera stessa, dopo aver ricevuto la lettera, la fece leggere a Catherine, cercando di confermarle il fatto che Jon stesse bene.
La ragazza lentamente si stava riprendendo, anche se si rifiutava ancora di parlare con l'ufficiale.

- Vi sentite meglio?- Domandò Elizabeth volgendo la propria attenzione su Catherine.

- Meglio...- Biascicò questa spostandosi una ciocca di capelli rossi dalla fronte ampia.

- Anche stasera dormirete nella mia stanza.

- Siete troppo buona con me.

Liza si sedette sul letto assieme alla sorella dell'ufficiale e, colta da una curiosità più grande di lei, si lasciò sfuggire una domanda che sapeva avrebbe potuto far dispiacere Cat.

- Catherine, mi domandavo e vi chiedo perdono per la mia indiscrezione, come stesse mio fratello. Devo ammettere che il fatto che non abbia tenuto conto del resto della famiglia nello scrivere una lettera mi dispiace, ma per voi deve essere senza dubbio un'ulteriore dimostrazione del suo affetto.

- Vostro fratello sta bene e la vostra indiscrezione è perdonata, mia cara. Anzi, Liza, devo dirvi che mi mortifica dovervi mostrare questo mio lato debole. Mi lascio trasportare dalle emozioni, mia madre mi ha sempre definita una persona spesso vittima della depressione. Non so come combatterla, Elizabeth. Sento di non avere alcuno scopo, alcuna ambizione o ragione di vita. Mio fratello si è sempre rifiutato di aprire gli occhi. E' sempre stato così: ignora ciò che non può affrontare.
Mi sento persa, inutile ed è come se rappresentassi un peso anche per me stessa.- Catherine si alzò a fatica dalla propria posizione, per sedersi anche lei sul bordo del letto.

- Penso che voi abbiate un ruolo importante nella vita di molti, Catherine. Non siete costretta a perdonare vostro fratello per avervi trascurata, ma potete pur sempre capirlo ed accettare questa sua debolezza. Magari, col tempo, anche lui sarà in grado di accettare la vostra.

Elizabeth non credeva alle proprie parole. Stava davvero mettendo una buona parola per l'ufficiale?

- Non credo, Elizabeth. Mio fratello è sempre stato un uomo difficile. Si finge forte, ma alle volte è così debole... e la cosa scioccante è che sono proprio io a farvi questo discorso!- Catherine trattenne una debole risata.

Elizabeth avrebbe voluto ribattere in qualche modo, ma non sapeva con quali argomentazioni potesse difendere l'onore dell'ufficiale. Come difendere quella figura imponente, che si stava sgretolando sotto i suoi occhi ad ogni parola pronunciata da Cat? Più pensava a cosa dire e più ogni piccolo pregio che aveva potuto notare in Adam svaniva, offuscato dalla miriade di difetti che egli stesso mostrava orgoglioso come tanti piccoli trofei. Ognuno di noi possiede quel pregio, quel carattere predominante che denota la nostra indole e che rende ciascuno in qualche modo degno di lode. Ma Liza pensava a quel pregio e questo non si faceva avanti. Che l'ufficiale non ne avesse?
Che ogni buon comportamento fosse in realtà una meschina finzione per rendersi amabile agli occhi altrui? Elizabeth considerò questa ipotesi e la reputò valida.

- Dormiamo.- Questa l'unica cosa che riuscì a dire.

Così si infilarono entrambe sotto le coperte, dopo aver deciso di dormire insieme ed in quell'istante, tra le lenzuola, ad Elizabeth parve di essere con sua sorella Mary.

- Vi ha sedotta?- Domandò forse un po' troppo indiscretamente Catherine appoggiando la folta chioma rossa sul cuscino.

- Chi?- Si affrettò a chiedere Liza, divenuta rossa.

- Oh, sciocchina, quel mascalzone di mio fratello! Il vostro ha sedotto me, ma vi auguro di non esser stata sedotta dal mio.

- Per quanto mi sforzi di capirlo, vostro fratello continua a rimanermi indifferente.- Sussurrò con noncuranza Elizabeth, nascondendo il viso tra le coperte.

- Percepisco la vostra disapprovazione nei suoi confronti eppure, alle volte, è come se voi cercaste di difenderlo.- gli occhi cristallini incontrarono quelli di Liza.

- Il disprezzo che provo per lui è attenuato dalla pena che il poverino suscita in me ogni volta.

Catherine non rispose, si limitò a sorridere e poi chiuse gli occhi. Sembrò calare improvvisamente in un sonno profondo, mentre la luce delle candele illuminava il suo profilo delicato. Liza spense le poche candele accese per la stanza e si abbandonò sulla morbidezza del materasso.
Il respiro di Catherine era calmo e regolare e la rassicurava. Pensò alle parole della ragazza. Quale era il motivo degli svariati tentativi da parte sua di difendere l'ufficiale?


"Credo che Adam Evans non nutra profonda stima nei miei confronti, come biasimarlo, è palesemente chiaro che egli è follemente pazzo di voi."

Non riusciva a darsi una spiegazione, mentre si rigirava prima su un fianco, poi sul dorso, poi ancora sulla pancia. Erano stati pochi gli istanti in cui aveva davvero tollerato l'indole di Adam, nonostante ciò si era sentita offesa quando Catherine ne aveva parlato in termini non propriamente gentili. Cosa le stava accadendo, cosa le aveva fatto quell'uomo?


"... come biasimarlo, è palesemente chiaro che egli è follemente pazzo di voi."

Tra pensieri inquieti e domande in sospeso, decise di rileggere la lettera del suo amico Matthew. E così, mentre il suo sguardo inseguiva le parole che correvano veloci sotto i suoi occhi, trovò la risposta che cercava da tutta la serata.


"... è palesemente chiaro che egli è follemente pazzo di voi."

Trovò sì una risposta, che però non le piacque affatto. Che la sua opinione sull'ufficiale stesse mutando, poiché influenzata dalla stupida considerazione di Matthew?
Così temeva. Elizabeth considerò che reputava affascinante l'ufficiale, ma sapeva che egli trovava in lei solo una fanciulla inaspettatamente troppo difficile da comperare con delle sciocche lusinghe. Lui non era pazzo di lei, ma solo dell'idea di farla sua. Non era forse così?

Elizabeth era combattuta. In un mese era riuscita a provare per una singola persona più emozioni di tutte quelle che sarebbe mai stata in grado di provare in vita sua. Tra queste l'odio, la rabbia, la mortificazione, l'allegria e l'am... no! Quello era un sentimento che si era promessa non avrebbe mai provato per l'ufficiale, mai!

Eppure era quel tipo di affetto incontrollabile che si stava insinuando nel suo cuore.

Amore.

Quel tipo di sentimento così profondo che agli occhi poteva sembrar odio, ma talmente forte da essere qualcosa di diverso.

Amore.

Non aveva scelta, doveva arrendersi a questo destino infelice. L'amare un uomo meschino, deplorevole e privo del senso del pudore.

Amore.

Era a quel destino infelice ad ogni direzione che doveva o abbandonarsi o abbandonare, essendo infelice e pentita in entrambi i casi.

Elizabeth si alzò da letto senza preoccuparsi di svegliare Catherine. I capelli sciolti ed arruffati le cadevano sulla schiena in una moltitudine di boccoli castani e nell'uscire dalla propria stanza urtò un paio di oggetti. Dovette sollevarsi la camicia da notte poco sopra le caviglie per non rischiare di inciamparvi ed il percorso lungo il corridoio le sembrò una corsa infinita, priva di traguardo. Ma un traguardo c'era ed era proprio di fronte a lei. La porta della camera dell'ufficiale, dalla quale filtrava una luce fioca, segno che egli era sveglio. Fu questione di pochi passi ed Elizabeth si trovò di fronte alla porta di legno.

Respirò a fondo. Non aveva scelta.


"Vi prometto che un giorno assaggerò le vostre labbra."

L'aveva maledetta con quelle sue parole. Sapeva di non essere la prima alla quale aveva fatto tale promessa. Posò la mano sul pomello d'ottone ed una fitta le attanagliò lo stomaco. Sentì di dover vomitare. Chiuse gli occhi ed ancora cercò di farsi forza e di affrontare questo suo destino.

Amore.

Girò il pomello ed aprì la porta quel poco che bastava per scorgere la figura di Adam mentre fumava un sigaro, affacciato alla finestra.

- Entra.- Disse lui con estrema calma, continuando a fissare il cielo notturno.

Quella richiesta la colse di sorpresa ed allora si rese conto di ciò che realmente era. Lui conosceva i suoi sentimenti repressi e ne era compiaciuto. Ma due innamorati si accolgono con baci ed abbracci, si richiedono amore a vicenda e non ordinano all'altro di farsi avanti, consapevoli di avere il pieno controllo della situazione. Lui non le stava lasciando scelta, la voleva sua e dopo ciò che lui si augurava sarebbe accaduto, l'avrebbe abbandonata. Lui non le lasciava scelta.

Amore.

Ma lei ce l'aveva una scelta e mai si sarebbe abbandonata ad un destino che non avesse scelto. 

Odio.


Ruotò su se stessa e non oltrepassò mai la soglia della sua camera.



                                                                                                   

                                                                                     **********




Elizabeth quella mattina si sentiva stranamente riposata. La cosa era alquanto strana, dal momento che dopo l'episodio della sera precedente non aveva quasi chiuso occhio. Dopo una notte insonne, infine, era giunta alla conclusione che il miglior modo per non provare alcun sentimento nei confronti dell'ufficiale era la più totale indifferenza, resa più eccitante da un pizzico di odio ed antipatia. Aveva aperto gli occhi che il sole splendeva attraverso il vetro delle finestre e Catherine ancora dormiva, aveva mantenuto la stessa identica posizione per tutta la notte.

Liza si alzò in piedi e dopo le dovute abluzioni decise di indossare un semplice vestito bordeaux, che sua zia le aveva regalato per il precedente compleanno. le belle giornate stavano tornando e tutto, o almeno quasi tutto, sembrava esser tornato alla normalità.

Giù in sala da pranzo la aspettava l'intera famiglia, che si aveva già cominciato a mangiare anche senza la sua presenza. I coinquilini si informarono sulle condizioni di salute di Catherine ed Elizabeth rispose educatamente, dicendo che si stava riprendendo. Anne, che quella mattina sembrava essere ancora più raggiante del solito, lodò Liza con mille complimenti per le cure che stava avendo nei confronti della povera Cat. Indossava un vestito verde chiaro, che si intonava con i suoi occhi ed i capelli sciolti erano ornati di nastri e nastrini delle medesime tonalità dell'abito. L'ufficiale era rigorosamente seduto al suo fianco e per un istante Elizabeth si sentì osservata. Adam la guardava compiaciuto e  mostrando un sorriso sghembo sotto i baffi dorati le fece cenno di sedersi accanto a lui.
Liza avrebbe volentieri accettato, ma doveva rispettare le promesse che aveva fatto a se stessa ed avvicinandosi all'ufficiale prese una fetta di pane che egli si era appena messo nel piatto e se la portò alla bocca, addentandola.

- Se non vi dispiace, farò colazione fuori. Mi sembra sprecata una giornata così bella passata dentro casa!- Esclamò Liza sistemandosi in maniera goffa l'acconciatura che era riuscita a stento a farsi.

Il signor Lodge le lanciò un'occhiata perplessa, lasciando da parte il giornale, poi reputò più interessanti le notizie del giorno e riprese la lettura. La signora Lodge era appena salita in camera di Liza, per fare un po' di compagnia a Catherine, il piccolo Robert giocava sul pavimento, Mary le sorrideva toccandosi il ventre e David aveva un'aria esausta ed avvilita. Ciò era alquanto insolito per David Evans, ma Liza non gli diede più di tanto peso.

Mentre ancora masticava la fetta di pane dell'ufficiale, il viso di Adam era mutato in un'espressione divertita, che Elizabeth trovò irritante. Si voltò ed uscì a grandi falcate dalla sala da pranzo, recandosi in giardino per la sua solita passeggiata. Si inoltrò tra le vaste campagne e raggiunto un nuovo sentiero all'ombra degli alberi scossi da un leggero vento estivo, si levò le scarpe e continuò per la sua strada.

Passando sotto gli alberi, l'erba era sempre più fresca ed il clima estremamente gradevole. Era una così bella giornata che nemmeno l'odio che si era promessa di provare in eterno per l'uomo che non poteva permettersi di amare avrebbe potuto rovinarla.

Camminò a lungo, fino a quando le gote non divennero rosse e la fronte madida di sudore. Camminò senza riuscire, nonostante i suoi sforzi, a smetterla di pensare all'ufficiale.
L'amava e pensava a lui, l'odiava e quel pensiero era ancora più forte!

- Siate dannato!- Esclamò rossa in viso, scalciando un ramo.

Improvvisamente una mano le si posò sulla spalla ed il cuore le smise di battere per un istante.

- Ce l'avevate con me?- domandò scherzosamente Adam, che a giudicare dal viso rosso, doveva averla rincorsa per tutta la sua passeggiata.

- Mi state seguendo?!- Si ritrovò quasi ad urlare Liza, domandandosi per quale motivo fosse così petulante.

- Non siete la sola a passeggiare per le campagne.- Rispose, scostandosi una ciocca bionda dal viso sudato.

- Ma non mi dite, che amabile coincidenza! Mi stavate cercando, è evidente, avete il viso paonazzo.- Ribatté con una punta di acidità nella voce.

- Il caldo è decisamente eccessivo, quasi rimpiango le poche giornate di pioggia. E poi, mi chiedo, ma vi siete vista? Siete dello stesso colore del vostro vestito!

Questo era certamente troppo rude ed Elizabeth si sentì offesa.

Lo odiava.

Accelerò il passo e continuò a camminare, cercando di ignorarlo il più possibile.

- Avanti, non sentitevi offesa!- Sdrammatizzò lui inseguendola per un breve tratto, per poi ritrovarsi di nuovo al suo fianco.

Elizabeth si sentiva osservata. Non aveva mai provato disagio al solo pensiero che qualcuno potesse vederla stanca, affaticata, brutta. Nonostante ciò, non riusciva ad incontrare il suo sguardo, poiché temeva che avrebbe potuto fare altre considerazioni sul proprio aspetto.

- Ad ogni modo, cosa volevate da me l'altra sera?- Continuò lui.

Sapeva cosa voleva.

- Devo aver sbagliato stanza.- Ci tenne a precisare Elizabeth mantenendo lo sguardo basso sui propri piedi scalzi.

Adam aveva smesso di parlare e Liza ne fu sollevata. Solo quando avvertì una stretta al braccio e si trovò con la schiena appoggiata contro un albero ed il torace dell'ufficiale contro il suo, si rese conto che quella conversazione non era ancora terminata.

- Volevate un po' di compagnia?- Le disse lui mostrando i denti bianchissimi.

Elizabeth si sentiva oppressa da quella presenza che incombeva su di lei e cercò più volte di divincolarsi, fallendo. Anche con un braccio ingessato, riusciva comunque a dominarla.

- Di certo non la vostra.

Stava mentendo.

L'ufficiale le portò una mano sul viso e la costrinse ad incontrare le sue iridi azzurro cielo.

- Eppure quella sera, davanti al fuoco, avete gradito la mia compagnia.- Rispose premendo il suo bacino sempre più contro quello di Elizabeth.

- Non osate tanto! E non toccatemi!- Si ritrovò ad urlare Liza, non appena si accorse che quella strana vicinanza non le dispiaceva affatto.

Diede una spinta all'ufficiale, facendo pressione proprio sul braccio ingessato, ciò gli procurò un gemito di dolore e fu costretto a fare qualche passo indietro. Elizabeth avrebbe voluto scusarsi per quella sua reazione, ma non lo reputò opportuno data la situazione.

Il volto di Adam era tornato bianco ed i capelli biondi gli ricadevano sulla fronte ancora leggermente sudata, come i fili di grano della campagna riscaldati dal sole. Ma i suoi occhi ghiacciati attenuavano quel calore, che altrimenti avrebbe rischiato di contagiare anche Elizabeth.
Indossava una camicia di seta decisamente troppo elegante per una passeggiata, ulteriore dimostrazione che non era intenzione dell'ufficiale passeggiare per le campagne, e le sue solite brache beige. La camicia, notava Liza, era troppo larga per il suo fisico slanciato, ma gli consentiva meglio il movimento del braccio ferito.

Il volto di Adam Evans rimaneva immutato, mantenendo quell'espressione ironica che lo caratterizzava e che faceva venir voglia ad Elizabeth di strozzarlo.

- Mi ordinate di non toccarvi, Elizabeth, ma sappiamo entrambi che lo desiderate.

Non aveva tutti i torti.

- Abbiamo precedentemente affrontato l'argomento e vi ho già spiegato che l'unica cosa che provo nei vostri confronti è ribrezzo.- Sussurrò Elizabeth, come per paura che qualcuno potesse udirla.

- Dite davvero?- Adam si avvicinò nuovamente a lei - allora erro quando dico che vorreste essere voi al posto di vostra sorella? Erro quando provo ad indovinare cosa passa nella

vostra mente, mentre vi immaginate Anne gemere tra le mie braccia? Fremete ogni volta che vi tocco e prendo la libertà di potervi anche solo sfiorare, perché so che se davvero la

 cosa vi disturbasse, avreste già chiesto aiuto a vostro padre, o magari a vostro fratello per liberarvi di questo "mascalzone" che sono io. E so per certo che son io ad aver ragione,

dal momento che se avessi detto cose non vere, voi mi avreste smentito alla mia prima affermazione.- Concluse infine sorridendo.

Troppa verità in un' unica frase. Questo era il motivo del suo silenzio. Adam lo sapeva.

- Non prendetevi gioco di me.- Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

- Lasciate che vi dimostri che mai mi prenderei gioco di voi.- Continuò, divenendo improvvisamente serio.

Elizabeth decise che l'ufficiale doveva una volta per tutte smetterla di pensare che anche lei lo desiderasse, per quanto questo desiderio potesse essere vero, così disse le uniche parole che sperava avrebbero potuto allontanarlo.

- Io vi odio, Adam, pensavo che arrivati a tal punto ve ne foste accorto, ma evidentemente siete troppo sciocco per arrivarci da solo.

Liza non credeva all'audacia delle proprie parole e per un attimo ne fu anche compiaciuta, finché non vide l'espressione sul volto dell'ufficiale scurirsi e divenire improvvisamente iraconda.

- Sapete, Elizabeth, o come vi fate scioccamente chiamare "Liza", non siete una donna abbastanza coraggiosa per un uomo come me. Siete inferiore in tutto e per tutto ad ogni donna che io abbia mai degnato di attenzione, quindi non sentitevi autorizzata ad esprimere tutto il vostro odio nei miei confronti solo perché siete troppo spaventata dall'idea che io sia troppo per voi!

Di che cosa stava parlando! Era forse impazzito? Le parole di Liza dovevano averlo realmente ferito, poiché non sarebbe stato da lui insultarla a quel modo.

- Non permettetevi...- Tentò di ribattere lei ancora più arrabbiata.

Adam la interruppe.

- E per chiarirvi ulteriormente la situazione. Non vi ho seguita per chissà quale motivo, non sprecherei mai il mio prezioso tempo dietro ad una donna come voi, se il motivo non fosse realmente importante. se stamani non ve ne foste corsa via, come impazzita, forse avreste fatto in tempo ad udire l'annuncio di vostro padre che necessita di tornare a Londra prima del termine della villeggiatura per delle pratiche!- Continuava ad urlare Adam.

Liza non lo aveva mai visto così irritato.

- Avete sentito bene, mia cara Elizabeth. Per mia e, fidatevi, non per vostra fortuna a breve lascerete casa di mio cugino e di vostra sorella e tornerete alla vita di città e se Dio vuole noi due non ci rincontreremo mai più!

Elizabeth lo osservava incredula sia per la sua reazione, sia per la notizia che le era appena stata data. Sarebbe tornata a Londra dopo poco più che un mese. Da una parte sarebbe dovuta essere felice, ma dall'altra...

- Ne sono felice.- Biascicò Elizabeth.

Aveva imparato a mentire da quando conosceva l'ufficiale.

- Ora che vi ho raggiunta e vi ho portato la notizia, come mi è stato chiesto da vostro padre, posso anche tornare indietro, senza che voi pensiate che sia venuto qua per porvi chi sa quali lusinghe. E, dato che mi odiate così tanto, vi prometto che non vi importunerò più, anzi, vi domando un po' di tempo da solo con vostra sorella.- Disse con un'espressione amareggiata sul viso.- So che non le dispiacerà affatto!- Concluse, dandole le spalle ed andandosene.

"Mi odiate, oh che gioia, mi odiate!" Canticchiava allontanandosi sempre di più dalla sua vista e lasciandola, perplessa, alla sua solita passeggiata.

Davvero gli importava così tanto che lei lo odiasse? Ma ora un quesito più importante prendeva posto nella mente di Elizabeth.

Sarebbe dovuta tornare a casa.









Dalla scrittrice ai lettori:

Carissimi lettori, sono risorta! Non come Gesù Cristo, io ci ho messo sei mesi. 
Come state, tutto bene? Molti di voi mi hanno chiesto di aggiornare e per questo vi ringrazio. Purtroppo ho avuto un piccolo incidente, per il quale ho perso appunti su appunti riguardanti i capitoli che avevo intenzione di scrivere. Per questo ho dovuto ricreare una storia tutta nuova. Questo capitolo mi serviva un po' come 'spunto' per questo nuovo destino che ho scritto per i miei personaggi. Se mi capita, ho deciso che alla fine di ogni capitolo (se non durante) potrei anche inserire delle gif o delle immagini tanto per rendere più interattiva la lettura. Vorrei che recensiste in molti e che mi deste un parere anche su questa proposta dell'inserire musiche ed ogni tanto immagini. 
Bacini, baciò.
Grazie mille di tutto!
Felem ♥

Ho creato una pagina Ask nella quale potrete farmi delle domande riguardanti le mie storie. 
http://ask.fm/FelemEFP

 
  
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