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Autore: effe_95    15/05/2014    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

72.Sono la bugia
 
Don’t try to fix me
I’m not broken
Hello, I’m the lie living for you
So you can hide
Don’ t cry
 
Non provare a ripararmi
Non sono rotta
Ciao, sono la bugia, vivo
Affinché tu possa nasconderti
Non piangere

 
Hallo – Evanescence
 
Yulian salì le scale due a due con fretta.
Era a lavoro quando Iliana l’aveva chiamato.
La voce della sorella era agitata, ma non aveva voluto dirgli cosa fosse successo ad Aleksej, Yulian non poteva crederci. Era l’ultima settimana di esami e poi sarebbe rimasto a casa, non era possibile che il bambino si fosse fatto male.
Entrò in casa con foga, lasciando cadere la borsa per terra, e sbattendo la porta si slanciò con impeto nella cameretta del bambino dove provenivano i lamenti.
<< Alješa! >> Esclamò il biondo entrando nella stanza trafelato, sudato e spaventato.
Trovò Iliana seduta sul letto con il bambino in braccio che frignava, la ragazza gli stava medicando una piccola ferita sul braccio paffutello, un taglietto non troppo profondo.
<< Papà! >> Esclamò il bimbo scoppiando in un pianto a dirotto, Yulian avanzò verso il figlio e si mise accovacciato accanto a lui tastandogli la testa.
<< Cos’ è successo Iliana?! Ti lascio da sola con il bambino e lui si fa male?! >> Esclamò Yulian accogliendo il piccolo tra le braccia, mentre la sorella rimetteva da parte il necessario per la medicazione. << È stato un incedente Yulian! Stavamo disegnando, Alješa è sceso per prendere un altro foglio e ha urtato con il braccio sul pizzo del tavolo, mi sono spaventata, ma poi non era niente di grave >>
Yulian si passò una mano sugli occhi e con l’altra accarezzò le guance del figlio asciugandogli le lacrime, il biondo guardò negli occhi afflitti della sorella e sospirò, tutto sommato lui aveva avuto una reazione un po’ troppo esasperata.
<< Va tutto bene, è passata. Basta che Alješa stia bene, vero? >> Commentò Yulian sorridendo affettuosamente al bambino, che ricambiò mostrando i suoi dentini piccoli e bianchi e le fossette su quel viso paffutello e pieno di lentiggini.
Aleksej aveva preso la vitalità di sua madre in tutto e per tutto.
<< Papà non sgridare la zia Iliana, lei mi vuole bene, e anche lo zio Francesco >>
Iliana sorrise affettuosamente, e diede un bacio a quel bellissimo bambino dai capelli biondi come l’oro e gli occhi dello stesso taglio del fratello.
<< Adesso devo andare, ho appuntamento dal fioraio >> Yulian annuì e si alzò in piedi tenendo il figlio in braccio, che giocherellava con il bordo della sua camicia.
<< Va bene, domani me lo tieni sempre tu Alješa? >> Iliana annuì e si avviò alla porta seguita a ruota dai due uomini di casa, Aleksej non faceva che sorridere in direzione della zia, dimentico del dolore provato al piccolo braccio.
<< Sai che facciamo zia Iliana, adesso papà porta questo piccolo cosacco al parco. >> Gli occhietti di Alješa si illuminarono, il bimbo batté le mani e annuì con la testolina.
<< E me lo compri il gelato? >>
<< Si che te lo compro, ora fila a prendere la tua giacchetta >>
Yulian e Iliana osservarono il bambino correre su quelle fragili gambe verso la sua camera, allegro e felice, estraneo ancora a quel dolore così grande. Yulian aveva provato una paura tremenda nel saperlo in pericolo, aveva provato una sensazione molto simile a quella di suo padre probabilmente, e adesso poteva capire quanto fosse difficile.
<< Mi dispiace se ti ho aggredita, ma Aleksej è la mia vita, io non posso pensare che … >>
Iliana scosse freneticamente il capo e lo fece tacere con un sorriso, non c’era bisogno che il fratello aggiungesse nulla, un dolore così grande non aveva affatto bisogno di spiegazioni.
<< Ci vediamo domani >>
 
Claudia camminava senza indugi.
Con lentezza, perché non aveva fretta di tornare a casa quel giorno.
Nathan sarebbe rimasto a lavoro fino a tardi, sua madre avrebbe fatto il turno di notte, Nicola era a casa con la sua famiglia e lo stesso valeva per suo padre.
Anche Iliana e Francesco avevano degli impegni, così Claudia si era ritrovata dopo tanto tempo senza nessuno con cui condividere il suo tempo.
Le venne una strana voglia di raggiungere quel vecchio parco dove andava da ragazza, quel parco che aveva così tanti ricordi che uscivano fuori dai cassetti della memoria.
Si sentiva appagata, ma allo stesso tempo percepiva un’oscura e immotivata nostalgia, forse per la sua se sedicenne, forse per tutti quei momenti così belli e vivi.
Improvvisamente desiderò essere stretta tra le braccia, accarezzata e amata, e non era certo Nathan che poteva darle quella sensazione, non certo quella.
Lanciò un’occhiata curiosa oltre le sbarre del parco e come un lampo le sembrò di intravedere una felpa fosforescente e la figura di un ragazzo perso nella lettura di un libro enorme sistemato sulla panchina, ma fu solo un attimo.
La panchina era vuota.
Claudia indugiò proprio sul posto, e con mani tremanti appoggiò le mani a quelle sbarre, fredde, ricordando che molto tempo fa qualcun altro aveva toccato quelle mani, poi fu spinta dal desiderio, ed entrò all’interno del parco quasi correndo, con la borsa a tracolla.
Alla memoria le ritornò la corsa di quella ragazzina dai rossi capelli verso la figura di quel ragazzo, li, fino alla panchina. E nell’inseguire quell’immagine, Claudia si ritrovò al centro del parco, lì dove i viali si intrecciavano formando una piccola piazza.
C’erano le giostre e dei bambini facevano rumore, la gente camminava allegra, i ragazzi passavano il tempo a divertirsi e altri si amavano. La rossa sorrise lievemente e scosse la testa, probabilmente era sembrata un po’ strana nel correre li da sola per poi fermarsi.
Si fece da parte sedendosi su una panchina già occupata per metà.
Dall’altro lato c’era qualcuno, un uomo con il volto coperto da un cappello per proteggersi dal sole di inizio luglio, sembrava sonnecchiare e dunque Claudia non si sentì di troppo, poi si perse ad osservarsi intorno, perché c’era una strana pace a quietarle il cuore affranto. I suoi occhi verdi si persero sulla figura di un bambino accovacciato per terra sulle sue piccole gambe che disegnava qualcosa con un bastoncino nel terreno.
Il piccolo aveva una chioma bionda che a contatto con i raggi del sole produceva dei giochi divertenti, il nasino visto di profilo era ricoperto di lentiggini.
Sembrava essere molto concentrato in quello che faceva, Claudia aveva una voglia matta di alzarsi per vedere cos’avesse disegnato quel bimbo così piccino, ma ovviamente l’avrebbe spaventato, così si limitò ad osservarlo di sottecchi.
Ad un certo punto il piccolo si girò di scatto verso di lei, come se avesse percepito il suo sguardo sulla pelle, Claudia rabbrividì quanto incrociò gli occhi azzurri e taglienti del bambino, le girò la testa e penso di avere un dejà vu.
Lei quegli occhi li aveva già visti mille volte nel passato e nei suoi ricordi sfocati.
Il bambino dalla chioma d’orata la guardò per un po’ e poi si avvicinò a lei con cautela, Claudia si riprese dallo shock e sorrise dolcemente, non aveva mai visto un bimbo così tenero. << Ciao, io sono Claudia >> Disse porgendogli una mano, il piccolo non rispose nulla, sembrava non capirla, però la sua mano l’afferrò, e non perché volesse ricambiare il saluto, ma perché voleva che lei andasse a vedere quel disegno.
Claudia si alzò con curiosità, trascinata dalla forza misera di quel bambino biondissimo, si chinò a terra accanto a lui e osservò quel disegno elementare.
Era una persona, una ragazza per la precisione, una ragazza un po’ strana, ma se ne stava dietro delle sbarre e guardava, Claudia ci mise un po’ di tempo a decifrare quel disegno e a capire che quella persona era proprio lei, e che quel piccolo l’aveva osservata per tutto il tempo. << вы красивы >> Vy krasivj… Sei bella
Claudia trattenne il respiro, quel bambino aveva parlato una lingua che a lei non era del tutto estranea, perché quelle due parole le aveva già sentite mille altre volte, sussurrate in segreto, ed erano state dette nello stesso identico modo.
<< Come ti chiami? >> Domandò tornando a guardare il bambino, ma lui non rispose, si limitò a fissarla con i suoi grandi e immensi occhi azzurri.
<< Non la capisce. Non parla ancora l’italiano, le chiedo scusa se l’ha importunata >>
Claudia si tirò su e si girò di scatto, i capelli sferzarono al vento e le scoprirono il volto facendo volare quel cappellino che portava in testa come protezione dal sole, gli occhi verdi intercettarono la figura di un uomo sui ventisette anni.
Alto, slanciato e magro, con capelli biondi scombinati più che mai e intensi occhi azzurri, il cuore le balzò nel petto, le pupille si dilatarono e le ginocchia presero a tremare.
Claudia vide riflesso negli occhi di quell’uomo le stesse sensazioni.
<< Claudia … >> E poi il suo nome sussurrato al vento, pronunciato proprio da quelle labbra, come tanto tempo fa.
<< Yulian >> Rispose lei di rimando, e le braccia fremettero, scattarono, pronte per avvolgere quel corpo tanto familiare e desiderato.
“Mi sono accorto di non amarti più”
Tutto si fermò.
Claudia respirò profondamente e si diede un contegno, legando quelle mani frementi alla tracolla della borsa, girandosi verso di lui e fermandosi sul posto, con i capelli che volavano accompagnati dolcemente dal vanto caldo. Yulian non riusciva a smettere di guardarla però, la guardava con gli occhi spalancati e sorpreso, anche lui con le mani frementi, anche lui con desiderio.
“Odiami pure, hai ragione. Ma non ti amo più”
Yulian si sentì sprofondare mentre ricordava l’orrore di quelle parole, la difficoltà che aveva provato nel pronunciarle quando l’unico desiderio provato era stato solo quello di baciarla per tutta la notte. Quanto aveva sofferto per quella bugia, quanto ci era stato male.
Avrebbe voluto spiegarle tutto, avrebbe voluto dirle tutto, e l’avrebbe fatto.
Era il tempo che le cose tornassero a posto e che le promesse venissero rinsaldate.
<< Come stai? >> Chiese lui con gentilezza, restando a dieci metri di distanza da lei, Claudia lo fissò a sua volta, in silenzio.
<< Bene, e tu? >> A Yulian era mancato il suono della sua voce, così calma e consolatoria.
<< Sono stato molto meglio >> Entrambi sorrisero tristemente, cercando di non farsi travolgere dai ricordi, che probabilmente non sarebbero nemmeno stati fedeli.
<< Sei tornato per il matrimonio di Iliana, vero? Me ne aveva parlato, pensavo di incontrarti li >> Disse lei un po’ imbarazzata, prendendo a giocare con il laccio della borsa a tracolla, Yulian spostò lo sguardo altrove.
<< Veramente mi sono trasferito qui, mi hanno dato un lavoro come insegnante universitario di lingua e letteratura russa. >>
Claudia sorrise, pensando a quanto fosse strana la vita, erano passati otto anni da quando aveva detto addio a quell’amore, cinque di quei anni li aveva passati continuando ad amare quel ragazzo che adesso era un uomo, e poi, quando la speranza era finita, anche  in quei tre anni successivi, Claudia aveva sempre continuato ad amarlo.
E Yulian ritornava dopo tutto quel tempo con un’altra donna.
<< E tu invece? Stai facendo l’avvocato? >>
<< No Yulian, io in realtà sono un architetto, vedi, anche io non ho mantenuto le mie promesse >> Il biondo contrasse le sopracciglia e guardò altrove, voleva dire qualcosa, ma si vide arrivare all’improvvisa di corsa Aleksej, e fu costretto ad afferrarlo al volo e a prenderlo in braccio. Claudia si era completamente dimenticata del piccolo bambino.
<<  Lui è Aleksej >> Commentò Yulian guardando il figlio.
Claudia osservò quella scena con gli occhi spalancati e il cuore in subbuglio, non voleva porgere quella domanda, ma lo fece ugualmente.
<< Chi è ? >> Yulian ritornò a guardarla, e Claudia lesse nei suoi occhi una sorta di vergogna, un rimpianto e tante altre cose che non riuscì a capire, e non avrebbe potuto in ogni caso.
<< È mio figlio >> Le mani attorno alla tracolla strinsero più forte, mentre la voglia di piangere tornava a farle visita, Claudia aveva creduto che dopo tutto quel tempo non ci sarebbe più rimasta male, che ci era passata.
Ma in realtà aveva sempre mentito.
<< Sei sposato? >> Lo chiese cercando di apparire naturale e interessata, cercando di non far percepire la sua voce tremante, sperando che gli occhi non fossero troppo lucidi.
<< Si, lo ero. La mamma di Aleksej è morta mettendolo al mondo >>
E a quel punto le lacrime uscirono completamente fuori senza che Claudia lo volesse davvero, si portò una mano sulla bocca e cercò di contenersi, mentre Yulian continuava a guardarla afflitta, anche lui triste, allungò una mano verso di lei come per toccarla, ma poi ci ripensò e la poggiò sulla schiena del figlio abbandonato con la testa sulla sua spalla.
<< Hai sofferto molto? >> Yulian sentiva come se le braccia volessero cadere da sole, non poteva essere che Claudia si stesse preoccupando per lui, lei stava piangendo per lui.
<< Sto bene Claudia, non piangere. Tu, tu invece? >> Chiese lui con insistenza, voleva cambiare discorso, voleva rivelarle tutta la verità, voleva che lei lo perdonasse e che quella stessa sera facesse l’amore con lui, voleva tutti quegli otto anni tra le dita.
<< Sto bene. Lo amo, si, amo Nathan, stiamo bene. >>
Lo amo.
E non ti amo.
Yulian si portò una mano libera dietro la nuca e sorrise un po’ imbarazzato, se c’era una cosa buona in tutto quel mentire, era proprio l’aver imparato come nascondere i reali sentimenti e le reali emozioni, Yulian era diventato un attore esperto.
Non avrebbe turbato la sua quiete, non le avrebbe detto più nulla.
<< Sono contento per te, sai, anche se facevo il geloso, ho sempre pensato che Nathan fosse un bravo ragazzo, sicuramente migliore di me >>
Claudia stava provando una malinconia senza tempo, e non sapeva esprimerla.
Chi dei due stava mentendo? Chi diceva la verità?
<< Beh, ma all’epoca per me non aveva importanza >>
Yulian sorrise dolcemente e accarezzò ancora una volta la testa del bambino, poi si avvicinò a Claudia e le prese delicatamente una mano, a quel contatto la rossa fremette.
<< Ci vediamo al matrimonio di Iliana allora >> Disse Claudia senza muovere un dito, Yulian annuì con lentezza e poi se ne andò.
Claudia lo seguì per tutto il tempo mentre si allontanava, aveva il cuore a pezzi e in subbuglio totale, e non poté fare a meno di pensare che un tempo, era corsa incontro a quel ragazzo perché cominciasse tutto.


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Effe_95

Buonasera.
Per prima cosa, devo dire che il titolo del capitolo è tratto dalla canzone degli Evanescence che si intitola Hello, come potrete notare anche nella citazione subito sotto, io l'ho riportata direttamente in italiano senza mettere l'inglese.
Seconda cosa che devo dirvi, è che questo capitolo lo dedico a voi.
So che non è proprio quello che vi aspettavate nel primo incontro di Yul e Clo dopo tutto quel tempo, ma ovviamente le cose vanno fatte progressivamente e non possono accadere all'improvviso. Si, si vedranno anche al matrimonio, ma manca ancora un mese a quell'evento, e poi quel capitolo sarà fondamentale per i fini della storia.
Quindi adesso Yulia e Claudia si sono rincontrati.
Riusciranno a stare l'una lontana dall'altro?
Alla prossima.
  
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