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Autore: roxy_xyz    16/05/2014    7 recensioni
Quando ero piccola, mi bastava alzare gli occhi, fissare intensamente il soffitto e sperare che Lui mi sentisse, in modo da poter finalmente dormire senza pensare al mostro che, probabilmente, stava dentro l’armadio e che non aspettava altro per uscire e divorarmi.
Non c’era nessuno che potesse aiutarmi ora.
C'ero solo io e il mio Purgatorio.
Ero sola dentro l’armadio

|Harry/Hermione|(20 gr. di) Angst|(30 gr. di fluff)|(50 gr. di) Introspettivo| (una spolverata di) Dark|
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'We'll be together in the dark'
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III

 

 

III

 

 

 

#Incubi

 

 

“Allora, cosa hai deciso di fare per il tuo compleanno?”

L’avevo guardato per alcuni istanti, prima di alzare le spalle. Non ne avevo idea, e a dirla tutta non avevo voglia di festeggiare. Era così importante, dopotutto?

“Mi piacerebbe passare una serata tranquilla.”

Dalla sua espressione, capii di averlo sorpreso, eppure mi conosceva sin troppo bene; non ero una persona che amava le feste, e neanche lui. Eravamo una coppia perfetta nel nostro essere assolutamente asociali.

“Non credo che i Weasley te lo lasceranno fare.”

“Potrebbero anche regalarmi un momento di pace!”

Mi aveva accarezzato la testa, prima di chinarsi e di baciarmi sulla guancia. “Te lo meriteresti. Posso far parte di quel momento?”

Chiusi gli occhi, respirando a pieni polmoni la sua vicinanza: era qualcosa capace di scacciare via ogni pensiero e di rilassarmi, come nessun altro sapeva fare. Forse solo mio padre era capace di avere quel potere su di me: quando non riuscivo a prendere sonno e continuavo a rigirarmi sul letto, allora arrivava lui che mi rimboccava le coperte e mi accarezzava il viso. Un semplice gesto che però mi rassicurava e mi permetteva di addormentarmi e di sognare, a volte.

“Vieni qua” dissi, prima di tuffarmi tra le sue braccia. Era così caldo. Così vivo.

 

 

 

Quando ero piccola c'era un solo luogo in cui mi sentivo protetta e dove passavo la maggior parte del tempo. Mia madre non capiva il perché di quella strana scelta, lamentandosi del fatto che una ragazzina della mia età avrebbe preferito la compagnia di un'amichetta e non la solitudine in una chiesa. Neanche io sapevo bene perché tutti i pomeriggi al ritorno da scuola mi rifugiassi in quel luogo, piuttosto che in un parco giochi, forse perché in quel luogo e al cospetto di quell'Uomo riuscivo a smettere di piangere, fino ad accettare me stessa.

A quell'epoca non avevo al fianco Harry e Ron, e nonostante i mille sforzi dei miei genitori per farmi sentire amata, non avevo confidenti o amici.

Hermione Granger era l'unica che non veniva mai invitata alle feste e ai pigiama party, perché era una secchiona che non aiutava mai nessuno.

Solo in chiesa riuscivo a calmare la mia tristezza e a fare pace con me stessa, perché Lui mi ricordava che dovevo solo aspettare e che il mio tempo sarebbe arrivato.

E così mi sedevo su una delle panche in fondo alla sala e leggevo; c'era così tanto silenzio che mi sembrava da stupidi non approfittarne per la cosa che amavo di più.

A casa c'era sempre mamma che cercava di riempire i miei silenzi con le sue mille domande.

“Com'è andata a scuola?” Come ieri, mamma.

“Ho incontrato la mamma di Liz, domani è il suo compleanno. Vuoi andarci?” Liz mi odia e se anche mi presentassi alla sua porta, me la chiuderebbe in faccia.

Che ne dici di fare una passeggiata in centro domani?” Voglio finire questo libro, scusa.

Mio padre era più comprensivo, forse perché avevamo lo stesso carattere introverso e capiva il mio desiderio di rimanere sola. Quando le attenzioni di mia madre diventavano troppo pressanti e fastidiose, mi rifugiavo da lui che mi mostrava gli arnesi del suo mestiere e mi spiegava come passare il filo interdentale. Eravamo una coppia strana, però in quei suoi piccoli gesti mi sentivo davvero felice, non avevo bisogno di parlare o di fare conversazione perché mi bastava ascoltarlo e imitare i suoi gesti.

Perché una bambina preferiva il silenzio di un'enorme Chiesa? Non saprei, però fui grata di quei momenti perché potei prepararmi a quello che successe dopo.

Durante i miei anni a fianco di Harry ero convinta che quel Dio, quell'uomo così buono che aveva passato i pomeriggi con me, lo proteggesse sempre perché meritava di vivere.

Forse era per queste mie sbagliate convinzioni che mi stavo dirigendo verso quel luogo: avevo bisogno di sapere che cosa era cambiato perché Harry si meritasse di rimanere imprigionato in quello stato. Non si era già sacrificato abbastanza?

Non avevo già perso troppe persone importanti nella vita? Non lui, non Harry: l’unica persona che mi capiva anche senza parlare, che riusciva a entrare dentro la mia mente e a lenire ogni mia sofferenza con un suo semplice sorriso.

Mi inginocchiai su quel marmo freddo e pregai Dio di restituirmelo, di smettere di giocare con lui. Non era giusto, no, niente in quegli anni lo era stato e ora volevamo solo godere quegli attimi di pace.

Volevo vivere con lui. Svegliarmi al suo fianco e addormentarmi tra le sue braccia, come in un sogno in cui non avrei mai messo la parola fine.

Perché Dio era così ingiusto da portare via l’unica persona che io avessi mai amato?

Perché?

Per la prima volta dopo parecchi giorni riuscii finalmente a piangere, mentre urlavo al cielo la mia rabbia e la mia disperazione.

Perché doveva sentirmi e ascoltarmi, avevo preparato il mio discorso ed era impossibile negare quanto avessi ragione e Lui torto. Perché doveva riconoscere i suoi sbagli e riportarmelo, altrimenti l’avrei ripreso io. Con la forza e la mia fede. Non in Lui, ma nell’unica persona che mi aveva salvato la vita senza neanche conoscermi.

Come in passato, raggiunsi una delle ultime panche e mi sdraiai alla ricerca di un po’ di pace o forse, semplicemente perché mi ero stancata di scappare dal dolore e avevo solo voglia di affogare in esso.

Chiusi gli occhi, smettendo di scalciare e di graffiare e arrendendomi agli incubi che, ogni sera, mi torturavano e mi svuotavano di ogni ricordo felice.

Chiusi gli occhi e chiesi a Dio di portarmi da Harry.

 

 

 

 

 

 

NdA: ed eccoci al terzo capitolo! Come sempre scena fluff +scena secamentum venarum, perché altrimenti non sarei la scrittrice sadica e strunz che voi conoscete e amate (mi amate, vero??? ahaha). Dal prossimo capitolo, scoprirete il motivo di quel “sorpresa” tra i personaggi della storia. Siete pronti al grande viaggio che ci porterà da Harry?
A giovedì!

 

   
 
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