IV
#Tempesta
A
svegliarmi non fu un mite prete che mi invitava a
lasciare la chiesa, né tanto meno il freddo di quell’ambiente così vasto e poco
riscaldato.
Fu
la sensazione di essere fissata, come se qualcuno non smettesse di guardarmi.
Era qualcosa di fastidioso che mi aveva impedito di continuare a dormire,
spingendomi ad aprire gli occhi e a scoprire chi fosse la persona misteriosa.
Ero
sempre stata una persona razionale che preferiva riflettere a mente lucida e
risolvere i problemi o le difficoltà, però non riuscii a trovare le parole
adatte o la spiegazione più logica per quello che si presentò di fronte ai miei
increduli occhi.
La
chiesa era scomparsa, solo la panca era rimasta e si trovava in mezzo ad un
ambiente ostile e ricoperto da quello che sembrava fango. Allungai i piedi e lo
toccai con la punta delle dita per assicurarmi che non stessi
ancora sognando.
Dove
mi trovavo?
Nonostante
non ci fosse nessuno attorno a me, la sensazione fastidiosa rimaneva sempre lì
e pur non sapendo dove mi trovassi e chi mi avesse fatto quello strano scherzo,
decisi di incamminarmi alla ricerca di qualcuno che
potesse aiutarmi o, almeno, spiegarmi ogni cosa. I miei piedi affondarono nel
fango: era caldo e mi arrivava fin sopra le caviglie.
Come
la cosa più normale al mondo, guardai il sole e decisi di incamminarmi in
quella direzione, dopotutto cosa poteva mai succedermi?
“Devi smetterla, Harry!”
“Di fare cosa?” mi
aveva rivolto uno sguardo innocente, come se non capisse dove volessi andare a
parare.
“Di buttarti a
capofitto in ogni cosa che fai. È
rischioso, ecco.” Mi ero morsa la lingua, frenando le parole che avrei voluto
realmente dire. Sapevo benissimo come Harry ragionasse e si comportasse di
conseguenza, solo che una parte di me aveva paura che, prima
o poi, questo suo comportamento stupido l’avrebbe in qualche modo
danneggiato.
“Sono un Auror,
Hermione e il mio lavoro si svolge sul campo, lo sai benissimo anche tu.” Mi
aveva guardato e stretto le mani prima di continuare. “Non voglio morire, non
quando ho finalmente trovato una ragione.”
“Una ragione?” avevo
domandato senza capire.
“Per tornare a casa e
vivere insieme a te. Non credere che a me piaccia
essere sempre in procinto di cadere e di magari ferirmi. Sì, mi piace mettermi
alla prova e conoscere nuovi avversari, ma nei miei sogni ci sono sempre io che
torno da casa e tu sei lì. A rimproverarmi, magari con un mestolo in mano!”
“Sei uno stupido.” Le
sue parole mi avevano colpito, ma non gli avrei mai dato soddisfazione.
“Vorresti prendermi a
forchettate, forse?”
“Stupido.” Questa
volta il mio era stato quasi un sussurro.
“Questo l’avevo già
capito da prima,” aveva detto Harry dolcemente.
“Scusami, sono una
ragazzina immatura e troppo ansiosa. So benissimo che è il tuo lavoro e che non
puoi sottrarti al dovere, però non posso non fare queste scenate ogni tanto.”
“Hermione?”
Avevo alzato lo
sguardo e incontrato i suoi occhi verdi, pensando che avrebbe messo fine alle
nostre discussioni con uno dei suoi soliti baci.
“Tu non sei una
ragazzina, hai quasi trent’anni.”
“Accio mestolo!”
Se
c’era una cosa che avevo sempre odiato era quello di
non sapere: dove stavo andando? Dove mi trovavo? Avevo camminato per quelle che
mi sembravano parecchie ore, ma il paesaggio attorno a me sembrava sempre il
medesimo e durante il cammino non avevo incontrato nessuno. Solo quando notai
la panchina, capii che non mi ero mossa di un millimetro; per tutto il giorno
non avevo fatto altro che camminare in circolo.
Era
stanca, affamata e il sole era quasi in procinto di tramontare. Temevo quello
che sarebbe successo una volta calata la notte;
nonostante tutti i miei anni a fianco di Harry e Ron rimanevo una ragazzina con
una maledetta paura del buio, soprattutto visto che per la prima volta mi
ritrovavo sola.
Harry! Non sarei potuta
andare a leggere per lui quella sera e non avrei potuto vedere i suoi
miglioramenti, sperare in un miracolo.
Mi
sedetti, completamente esausta, cercando di riposare almeno per
poco le mie gambe stanche. Fu allora che sentii nuovamente quella
sensazione fastidiosa e subito dopo vidi una di quelle persone che mai e poi
mai mi sarei aspettata di incontrare in quel luogo.
Osservai
Albus Silente sedersi con una lentezza disarmante al
mio fianco e sorridermi, prima di offrirmi delle arachidi che aveva nel palmo
di una mano e che stava sgranocchiando, come se fosse la cosa più normale del
mondo.
“Professore!”
“Signorina
Granger, mi sembra che si sia diplomata e che la scuola sia finita. Ne mangi un
po’, sono buonissime! Ho sempre avuto una passione insana per queste cose, ne
divoravo e ne chiedevo a mio fratello sempre tantissime ogni volta che andavo a
trovarlo al pub. Però manca qualcosa …”
“Cosa?”
“Ho
sete e non c’è nulla da bere. Ha qualche bevanda nella sua meravigliosa
borsetta?”
Lo
guardai stralunata, perché non avevo nulla con me, eppure continuava a fissarmi
e ad aspettare una mia mossa.
Guardai
alla mia sinistra e la vidi: la borsetta di perline che mi aveva accompagnato
durante la ricerca degli Horcrux e nella quale avevo
messo veramente di tutto. L’aprii e infilai una mano,
trovando inaspettatamente una bottiglietta d’acqua.
“Ecco,
tenga.”
“Gentile come sempre. Piuttosto
cosa ci fa qui?” chiese, con una punta di curiosità.
“A
dire il vero non so nemmeno dove mi trovo. Che posto è questo?”
“Lo
capirà presto, però non deve temere nulla qua. Quando capirà ogni cosa, potrà
tornare a casa, ma si ricordi che la strada è lunga e che non deve smettere di
credere.”
Quando
Harry ci raccontava dei suoi incontri con il Preside, la parte saccente di me
sbuffava innervosita perché forse Harry non prestava abbastanza attenzione agli
indizi che gli venivano lasciati. Ora invece, mi
ritrovavo nella stessa identica situazione: lui sapeva, ma preferiva non
rivelare la verità, e fare giri e giri di parole per
non dire nulla alla fine. Una cosa davvero irritante! Mi ritrovavo in un posto
sconosciuto e lui mangiava e chiacchierava come se ci trovassimo a Hogsmeade.
“Cosa devo capire, Professore?”
“Carissima
ragazza, ha fatto la domanda giusta, e quando troverà
la risposta potrà trovare ciò che cerca.”
Altro
mistero, altre parole non dette.
“E
cosa sto cercando?”
“Guardi
un altro po’ in quella borsetta, scommetto che troverà qualcosa che non si
aspetta e che l’aiuterà a capire.”
Guardavo
quegli occhi celesti e anche se continuavo a non capire, una parte di me non
poteva smettere di seguire i suoi consigli e di ascoltarlo con assoluta
fiducia.
Controllai
nuovamente l’interno della borsa e ne toccai il fondo: le mie dita sfiorarono
qualcosa di duro, ma nello stesso tempo leggero. Un libro, ne ero assolutamente
certa, solo che quando mi ritrovai a fissare la copertina, capii che non era un
tomo qualsiasi.
Cosa
ci faceva il mio vecchio diario, quello che usavo quando ero ancora una
bambina, dentro la borsa? Non sapevo neanche di averlo ancora, pensando di
averlo messo in uno dei tanti scatoloni quando avevo impacchettato tutti i miei
giocattoli e ricordi di infanzia.
“Ma come…” Alzai lo sguardo per sentire quali parole
enigmatiche mi avrebbe propinato Silente, ma con mia grande sorpresa trovai il
lato della panchina completamente sgombro, come se avessi sognato o immaginato
tutto.
Stavo
forse impazzendo?
Mi
trovavo in un luogo sconosciuto con in mano un vecchio
quaderno dove annotavo tutte le mie paure, i miei sogni e il mio ex Preside mi
aveva confuso ancora di più le idee. Accarezzai le pagine ingiallite, alla
ricerca di un senso, di un perché; non potevo arrendermi, non quando qualcuno
aveva cercato di suggerirmi le risposte che forse avrei trovato alla fine della
mia ricerca.
Ma io, Hermione Granger, cosa stavo veramente
cercando?
Chiusi
gli occhi e desiderai con tutta me stessa di rivedere Harry.
NdA:
Ovviamente se ci fossi stata io al posto di Hermione, dalla borsetta avrei
preso una bottiglietta con spritz! Dai Silly, facciamoci un happy hour come si deve!
Primo personaggio a sorpresa svelato, ma nell’ovetto
roxy c’è ancora tanto da scoprire quindi non temete e
ci ritroviamo sempre qua, con lo spritz in mano, la
prossima settimana.