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Autore: LunaMoony92    22/05/2014    1 recensioni
E' passato più di un anno dalla morte di Fred. George è distrutto e, per l'ennesima volta, decide di affogare il suo dolore nell'alcool. Ma qualcosa succede quella sera. Per uno strano scherzo del destino o per chissà cosa, George si ritrova a casa di Hermione. Questo è l'inizio della nostra storia...
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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George era tornato sulla spiaggia. Perché aveva trattato Hermione in quel modo? Dopotutto, lei aveva sempre cercato di aiutarlo, no?
No, quella storia era sbagliata per almeno dieci motivi diversi. Uno tra questi, era suo fratello Ron.
Era stato innamorato per anni di Hermione senza mai avere il coraggio di dichiararsi, George lo sapeva bene; lui e Fred non perdevano occasione per prenderlo in giro.
Ma da quando era partito per il corso di Auror non si erano più visti e George non sapeva se suo fratello la volesse ancora. E lui ci era anche andato a letto!
“Sarà stata la disperazione di quel momento” pensò.
Scosse la testa. “No, tu lo volevi già da prima! Tu la volevi!”
Si prese la testa mani e iniziò a singhiozzare. Non sapeva più che fare.
Si alzò di scatto e imprecò contro il cielo. Urlò con tutta l’aria che aveva in corpo, cercando di buttare fuori tutto quel dolore che provava e che lo lacerava dentro.
Respirando a fatica, riprese il filo dei suoi pensieri.
“No, è stata solo una volta. Non posso fare questo a mio fratello. Ne ho già perso uno, non voglio perderne un altro. Devo dirlo ad Hermione.”
Girò su se stesso e si smaterializzò nello stesso vialetto in cui era finito molti mesi prima. Vide la luce del soggiorno accesa, così prese coraggio e bussò.
Hermione non si aspettava che George sarebbe tornato da lei quella sera. Era in cucina, con quello che rimaneva di una barretta di cioccolata tra le mani. Stava contemplando l’ultimo quadratino rimasto, quando sentì bussare.
Entusiasta, si precipitò ad aprire si gettò al petto di George.
“Sei qui!”
Lui la guardava serio, le braccia lungo i fianchi.
“No, Herm, vado subito via. Volevo solo dirti una cosa.”
George era freddo e distaccato, ma Hermione colse una nota tremante nelle sue parole. Cercò il suo sguardo, ma lui gli sfuggiva, ostinandosi a guardarsi le mani che teneva giunte, come a trattenersi.
“Dimmi, ti ascolto.” disse rassegnata la ragazza.
“Beh. Volevo dirti… Ron…”
“Ha parlato anche con te?”’ disse lei, non riuscendosi a trattenere.
George finalmente la guardò, sul suo volto si era aperto un sorriso radioso. Forse Ron le aveva dato la sua benedizione e, se così fosse stato, George non aveva più scuse. Cosa avrebbe detto ad Hermione per allontanarla?
Certo era che non sarebbe mai riuscito a dirle la verità. “Ho paura di aprirti il mio cuore, non voglio più soffrire, un'altra delusione mi ucciderebbe.” No, decisamente non gliel’avrebbe detto.
Decise di ricorrere ad una scusa standard che tante volte aveva usato ai tempi di Hogwarts con le ragazzine appiccicose che doveva mollare.
“No, non ci ho parlato, volevo solo dirti che parte domani. Comunque, non è questo il punto.”
Hermione si rabbuiò.
“Beh, la cosa tra noi due non può funzionare. Siamo troppo diversi, io ho troppi casini e non voglio che tu debba sempre pensare di tirarmici fuori. Tu meriti di meglio, Hermione e io adesso non posso offrirti niente. Ciao Herm.”
Hermione aprì la bocca pronta a ribattere ma George era già svanito. Chiuse la porta e si buttò a piangere sul divano. Perché George le diceva quella cose? Perché adesso la trattava così?
In quei mesi in cui avevano stretto amicizia e soprattutto nella notte passata insieme, lei lo aveva sentito vicino come nessun altro mai. Aveva pensato che per loro potesse esserci un futuro, che avrebbero potuto superare il dolore insieme. Evidentemente si sbagliava. Forse per George era stata solo il passatempo di una notte, un tentativo di sanare il suo dolore che però non aveva funzionato. Forse non era cambiato per niente dai tempi della scuola, quando cambiava ragazza ogni settimana.
Continuò a piangere tutta la notte, fino a quando non si addormentò stremata.


Se un bel giorno passi di qua, lasciati amare e poi scordati svelta di me. Che quel giorno è già buono per amare qualchedun altro, qualche altro.
 
 
  
George si era materializzato nell’appartamento sopra al negozio. Il disordine regnava sovrano, ogni superficie orizzontale e anche verticale era coperta da vestiti, sacchetti e piatti sporchi. George guardò quello spettacolo impassibile e, dopo aver spostato un cumulo di vestiti sporchi che giacevano sul letto, ci si buttò su.
Cosa aveva fatto? Aveva allontanato l’unica persona che era riuscita a farlo stare meglio in quei mesi di merda. Aveva trattato Hermione come una delle tante ragazze che aveva avuto, ma Hermione non era una delle tante, non lo sarebbe mai stata.
Però era meglio così, era la cosa giusta da fare. Non poteva permettere che lei stesse male per colpa sua. Anche lei aveva sofferto tanto a causa della guerra e adesso meritava qualcuno che si prendesse cura di lei e che la facesse ridere. “Decisamente” - pensò George -  “quel qualcuno non posso essere io.”
Prese la bottiglia che nascondeva sotto al letto e iniziò a bere quel nettare che aveva il potere di far sparire tutti i suoi problemi, almeno per un po’, almeno finché non si fosse svegliato.
 
 
 
 
Si risvegliò con un mal di testa da record. Nessuna pozione di Hermione lo aspettava stavolta.
“Il solito caffè andrà bene.” Penso cercando di convincersi che fosse davvero così, che la ragazza non gli mancasse. Lentamente scese dal letto e, barcollando, raggiunse la cucina.
Mentre stava riempendo la caffettiera, suonò il campanello.
“No! Basta Lee! Basta!! Adesso scendo, apri tu!” urlò.
“George aprì subito questa porta!” si sentì rispondere da qualcuno che decisamente non era Lee.
La voce di Hermione. Cosa ci faceva lei li??
Suo malgrado, dovette andare ad aprirle, prima che si risvegliasse tutto il palazzo.
“Cosa urli di prima mattina?” le disse con la voce ancora impastata dall’alcool.
“Ma lo vedi? Hai bevuto, vero? Perché? Perché di nuovo?”
George la guardava, non riusciva a dire niente. Non si sarebbe mai aspettato di rivederla dopo quello che le aveva detto.
“Perché mi hai detto quelle cose ieri sera?” disse allora lei.
Hermione non avrebbe mai pensato di cercare George dopo quello che lui le aveva detto la sera prima, ma sentiva che c’ era qualcosa sotto, che George le aveva mentito e lei doveva sapere perché.
Ormai George era l’unico che le era rimasto. Con Harry e Ron lontani, Ginny che giocava nella squadra Holyhead Harpies e non c’era quasi mai a causa degli allenamenti, aveva solo lui. E non voleva perderlo.
“Allora? Mi rispondi? continuò.
“Hermione, vai via. Quello che dovevo dirti, te l’ho detto ieri sera. E’ stata solo una notte, una sola notte. Scordati di me, trovati il ragazzo che meriti.”
Ogni parola a George era costata cara, ma si sforzò di rimanere il più possibile impassibile.
“Tutte balle, dimmi la verità! Non sono stupida, so che c’è qualcosa sotto!” gli rispose lei, tra le lacrime.
“Non è tempo per noi Hermione” le sussurrò lui prima di chiuderle la porta in faccia.




Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai.
  
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