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Autore: Betta3x9    01/08/2008    10 recensioni
(M come Mihael)
"Mihael"
Solo questo – Mihael – sussurra Matt, vedendolo.
Mi-ha-el. Punto.
E poi rimane lì, fermo, guardandolo come si guarda un quadro, o una statua.
[E' una cosa strana da pensare, ora che Matt – Matt – è lì davanti a lui, è strano pensare che lui, il suo nome, l'aveva quasi dimenticato]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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G come Gatto

“Eddai, Mel, lo teniamo?”

Mello guardò accigliato il gatto stretto tra le braccia di Matt.
Il micio – uno di quei gatti rossicci, enorme – sembrò miagolargli in tono di sfida.

“Hai sentito, Mel? Gli stai simpatico! Allora lo teniamo, ok?”
“Assolutamente no! No, no e no!”
“Lo posso prendere per un sì?”

Mello sospirò, contando mentalmente fino a cento, per non esplodere.
Arrivò fino a tre.

“Ma sei pazzo?!”
“Ma dai! Non fare tutte queste storie! Per un gatto!”
“Appunto, un gatto! Uno di quei cosi tutti peli e denti appuntiti...”
“Eddai, ti lascio scegliere il nome!”
“E poi credi che non se ne accorgerà nessuno? Vorrei ricordarti che viviamo in un college, e se teniamo un animale qui, saremo puniti”
“Veramente Lisa ha un criceto in camera: Roger le ha dato il permesso di tenerlo”
“Un criceto, non una bestia carnivora! E poi non posso stargli dietro: devo usare tutte le mie energie per diventare il successore di L”.

Mello stava usando la sua ultima carta: quella del senso di colpa; dopotutto Matt aveva a cuore il suo futuro, no?

“Ah, ho capito...”. Il tono di voce di Matt si era fatto di colpo basso e desolato, quasi stesse confessando qualche orrendo peccato.
“Ecco, bravo, sbatti fuori quell'essere”

L'essere, quasi avesse capito di essere stato chiamato in causa, miagolò infastidito e si dibatté tra le mani di Matt, senza però riuscire a scivolare via.

“Vedi? Sta cercando di scappare: l'hai spaventato. Poverino: chissà sotto quale ponte dormirà stasera, al freddo...”
“Tanto non mi commuovi”

Matt tirò sul con il naso, gli occhi stranamente lucidi; Mello, a quella vista, sentì qualcosa pizzicargli fastidiosamente il petto.

“Dai, Matt, non fare così...”
“Non preoccuparti, adesso lo caccio via, è solo che...”
“Non- non starai piangendo vero?”
“No, no -sniff- ecco, vado...”
“Va bene, va bene! Teniamolo! Contento?!”
“Sì”. Rispose Matt, gli occhi improvvisamente asciutti e la voce tranquilla.

Dannazione: si era fatto fregare un'altra volta!

“Idee per il nome, Mel?”
“Che ne dici di... Near?”
Near?!”
“Sì! Non trovi che entrambi siano piuttosto... ehm, asociali?”
Asociali?”
“E rompipalle”
“Mel...”
“Eh?”
“Non lo chiameremo mai Near
“E perché? Hai detto che potevo scegliere il nome!”
“Perché so che se lo chiamerai Near, non resisterai alla prospettiva di prenderlo a calci”
“E Roger?”
“Scordatelo”
“Tsk! E cosa proporresti tu, genio?”
“Che ne pensi di Super Mario? Fico, no?”
“...”
“Ehm, Mel? Che- che ne pensi?”
“Tutto il peggio possibile”
“E' un no?”
“Wow, perspicace, eh?”
“Ehm...Magari ti piacerebbe chiamarlo Elle: che ne dici, Mel?”
“Ma sei impazzito?! Non paragonare Elle a questo...questo...questo coso! Guarda come mi osserva! Ha un che di diabolico, lo sento!”
Diabolico? Mh...”
“Ehm, Terra chiama Matt: Matt, rispondi!”
“Ok, ho trovato il nome!”

Matt sollevò per aria l'enorme gatto che fece un miagolio di disappunto ed agitò la coda nervosamente.

“Benvenuto, Devil!”

Mello si strozzò con la sua stessa saliva.

“Cosa?!”
“Sì, Devil: bello, eh?”
“Bello?!”
“Ah, Mel, scusa, ma ora devo proprio andare: ho il corso pomeridiano di fisica quantistica. Tieni d'occhio Devil, mi raccomando. Ciao!”
“Cosa? No, Matt, aspetta...!”

La porta si chiuse impietosa dietro la figura di Matt.

“'Fanculo, Matt!”

La porta non diede segno di aver sentito.

Mello osservò accigliato il gattone, che si era accomodato senza tante cerimonie sul letto del biondo.

“Miaooo”
“E adesso cosa vuoi, mostriciattolo?”

Il gatto artigliò con noncuranza il cuscino di Mello, lasciandoci il segno degli artigli.
Mello respirò profondamente per trattenersi e si avvicinò al letto.

“Bene, adesso io e te mettiamo in chiaro un paio di cosette, eh, Coso?”

Il gatto rimase in silenzio con gli occhi fissi sul ragazzo.

“Ok, primo: io non rompo le palle a te, e tu non rompi le palle a me. Secondo: prova solo a marcare il territorio e mi farò un manicotto con la tua pelliccia. Terzo: tieni quelle zanne e quegli artigli lontani da me e forse, forse, potremo avere un rapporto vagamente civile. E' chiaro?”

Il gattone agitò la coda e socchiuse gli occhi pigramente.

“E stammi a sentire quando ti parlo!”

Mello sbuffò scocciato e decise che avrebbe ignorato l'animale ripassando algebra per il compito in classe del giorno successivo.
Recuperò velocemente i libri dallo scaffale e li gettò sulla scrivania, mentre afferrava la sua sedia preferita.
Il gatto, ancora acciambellato sul letto, seguì attentamente ogni gesto del biondo.

“E non mi fissare!”

Devil non ebbe neppure la creanza di distogliere lo sguardo.

Quel giorno le nozioni di algebra non avevano la minima intenzione di rimanergli in testa, ma scivolavano via alla prima occasione: evidentemente non era il pomeriggio adatto per studiare.
Bhè, per fortuna avrebbe potuto cercare consolazione in quelle deliziose tavolette di cioccolata di cui aveva fatto scorta proprio il giorno precedente.

Avrebbe potuto... Se qualcun altro non avesse avuto la sua stessa idea!

Devil stava guardando piuttosto perplesso i resti di quella che era stata una tavoletta di cioccolata, prima che finisse tra i suoi artigli.

Mello era rimasto immobile – gli occhi sgranati, la bocca spalancata in un'espressione di puro terrore – a fissare i miseri resti della sua cioccolata.

“Argh! Questa me la paghi, palla di pelo!”

Mello si avvicinò al gatto, allungandosi per dargli un calcio; ma quello, quasi intuendo le sue intenzioni, artigliò la gamba del biondino, che gridò per il dolore e la sorpresa.

“Maledetta bestiaccia! Matt, dove cazzo sei?!”

Ma Matt non comparì magicamente dal libro di algebra; in compenso Devil pareva deciso a non allontanarsi assolutamente dal biondo, o meglio dalla sua gamba.
Mello, però, era di tutt'altro avviso: piegò all'improvviso l'arto, per poi stenderlo, e il gatto, preso alla sprovvista, si ritrovò catapultato dall'altra parte della stanza.
Ovviamente atterrò su tutte e quattro le zampe.

“Argh! Sai che ti dico, palla di pelo? Che io li odio i gatti! Non mi piacciono nemmeno in foto!”

Sulla gamba – ebbe modo di osservare Mello – spiccavano i quattro segni delle unghiate, anche se, fortunatamente, erano uscite solo poche gocce di sangue.

“Ecco! Mi toccherà fare l'antitetanica, cazzo!”

Il gatto non diede segno di essersi dispiaciuto, ma osservava interessato la sedia preferita del biondino – quella che aveva accostato alla scrivania .
Decise che sarebbe stata perfetta per il suo riposino pomeridiano.
Detto fatto, con un balzo agile, nonostante la stazza, si accoccolò sulla sedia, emettendo qualche soffice ron ron di apprezzamento per la comodità dell'imbottitura.

Mello si sentì piuttosto irritato, quasi la sua sedia preferita lo stesse, in qualche modo, tradendo.

Il biondino, deciso a far sgombrare il gatto da lì e memore di come quell'essere non avesse remore a sfoderare gli artigli, decise di non avvicinarsi.

“Ehi, tu! Cosa credi di fare, eh? Quella sedia è proprietà privata, sciò!”. Urlò, sottolineando il tutto con ampi gesti delle mani.

Devil aprì appena le palpebre, per richiuderle subito.

“Mi hai capito, palla di pelo? Via da qui!”. Afferrato un librò lo agitò con fare intimidatorio verso l'animale ancora accoccolato sulla sedia.

L'unico risultato che ottenne fu che il gatto si girò dall'altra parte.

“Argh! Guarda che mi ci faccio un manicotto con la tua pelliccia!”
“E cosa dovresti farci tu, con un manicotto?”

Mello si voltò verso la porta, il libro ancora tra le mani, e vide Matt appoggiato alla parete, che lo osservava divertito.
Sulla soglia della stanza, c'era una ragazzina che avrà avuto sì e no dieci anni, che sbirciava verso di lui, intimidita.

“Tu!” Mello puntò il libro verso di Matt, dimenticandosi del gatto.
“Io?” Matt non sembrava molto intimidito dal volume di esercizi di algebra.
“Tu- Questa belv..gatto! Come hai potuto- Non ce la faccio più!”

La ragazzina, superato il primo momento di shock alla vista del biondo dallo sguardo pazzo, oltrepassò la soglia, urlando: “Minù!”.

Il gatto, anzi la gatta, sollevò la testa e agitò la coda alla vista della bambina.

“A quanto pare il gatto è davvero suo”. Commento Matt.
“Cosa?”
“Sì, stava chiedendo un po' a tutti quelli che si trovavano nella sala comune se avessero visto una gatta rossa, e le ho detto che forse l'avevo trovata io. Sai, non pensavo che fosse femmina”
“Non è una gatta, è un demonio”. Commentò sottovoce Mello, certo di non essere udito dall'altro, visti gli schiamazzi della bambina, felice per aver ritrovato il suo gatto.

Dopo aver coccolato la sua gatta per pochi minuti, la bambina, prese l'animale tra le braccia e, ringraziando il rosso, se ne andò.

“Ah, che sollievo”. Sospirò Mello chiudendo la porta
“Pensavo ti piacessero i gatti”
“Cos- Non proprio”. Rispose il biondo con voce piuttosto irritata; ma Matt non notò lo strano tic sotto l'occhio.
“Ah, davvero? E perché?”
“Bhè, diciamo che preferisco i cani”. Mello sorrise appena, mentre Matt aggrottava le sopracciglia, confuso.

FINE


Prima di tutto, scusatemi se aggiorno soltanto ora, ma a luglio e ad agosto non sono praticamente mai a Roma.
Ripartirò per il mare oggi pomeriggio e tornerò solo il 25 Agosto. (Ovviamente sarò senza internet ._.)
Buone vacanze a tutti! ^^

Ringrazio chi ha commentato il capitolo precedente, ovvero: Hyatt, Soleya, strana90, Frejia, Elly_Mello, Reichan86, Luna11, beat, Someone, perlice.
Grazie a tutte! <3



   
 
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