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Autore: Deb    28/05/2014    5 recensioni
Non posso dimenticare, non quando tutta Panem aspetta soltanto noi, di vederci insieme, felici, innamorati. Ed io lo sono. Sono innamorato della sua immagine, della sua voce, del suo sguardo. [...]
E provo a dimenticare le sensazioni che mi ha suscitato, recitando, nell'arena. Ci provo con tutto me stesso, e credo di farcela, ma tutte le mie convinzioni si annullano quando le mie braccia incontrano i suoi fianchi, quando la stringo, stretta, sopra di me. Quando sorrido, osservandola.

{A Sunflowerbud che oggi compie gli anni! Auguri tesorina! ♥}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Sunflowerbud
Non ho modo di poter correre da lei come fa Peeta con Katniss per abbracciarla,
e augurarle buon compleanno, quindi lo faccio a modo mio.
Regalando ad una persona speciale,
una delle più dolci e buone e splendide che io conosca,
una piccola OS senza pretese.
Non è nulla in confronto a te,
ma spero che ti piaccia
Buon compleanno, angioletta. ♥



Soltanto perché l'amo



Avrei voluto dimenticarla, chiudere i miei sentimenti in profondità, cercando di andare avanti. Cercando di dimenticare, come Katniss stessa aveva suggerito.
Ma non posso dimenticare, non quando tutta Panem aspetta soltanto noi, di vederci insieme, felici, innamorati. Ed io lo sono. Sono innamorato della sua immagine, della sua voce, del suo sguardo. E l'unica cosa che ora posso fare, è cercare di ignorare la voglia di stringerla, come nella caverna, la voglia di baciarla, di farle capire quanto il mio amore sia grande. Perché non posso. Perché vuole dimenticare. E se questa è la sua volontà, non posso fare altro tranne ignorarla quando non ci sono le telecamere e cercare di non esagerare quando la stringo a me, sotto lo sguardo spia degli obiettivi.
E provo a dimenticare le sensazioni che mi ha suscitato, recitando, nell'arena. Ci provo con tutto me stesso, e credo di farcela, ma tutte le mie convinzioni si annullano quando le mie braccia incontrano i suoi fianchi, quando la stringo, stretta, sopra di me. Quando sorrido, osservandola. Non è una recita. Non per me e mi fa male pensare che dovrò continuare ad andare avanti così, cercando di dimenticarla perché lei non mi ama, e di ricadere nella sua rete ogni volta che c'è una telecamera vicino a noi.
L'amo e non posso dirglielo. L'amo e non posso averla per davvero. L'amo e lei non mi amerà mai. L'amo, anche se una parte di me vorrebbe odiarla per quello che mi ha fatto. Per come sono stato utilizzato da lei anche se ciò mi ha salvato la vita. Perché l'amo anche per questo. Perché ha preferito salvarmi, riportarmi a casa, anziché vedermi morire. Ed ho creduto con tutto me stesso che fosse amore, che fosse quantomeno qualcosa. Invece non era niente. Era il nulla. Ed il nulla è rimasto, a me. Cerco di esorcizzare il mio amore dipingendola in ogni modo. Lei sull'albero, lei nella grotta, lei che caccia. Ma non basta, è troppo poco. Devo ucciderla. E così faccio. Lei squartata dagli ibridi. Lei in una pozza del suo stesso sangue. Ma non è abbastanza e non è giusto. Non voglio che muoia. Non voglio che soffra.
Lancio la tavolozza dei colori, agitandomi, sedendomi sul letto, alla ricerca della calma. Non so quanto a lungo potrò durare, perché c'è lei. C'è sempre lei nella mia testa. In ogni forma. E continua ad essere presente nei miei sogni, quando mi sveglio, impaurito dal fatto che potrei perderla, che lei non ci sia più.
Mi alzo di scatto, uscendo da quella stanza, cominciando a girovagare per il treno, senza una meta, cercando il modo di scacciarla. Ma poi la sento, ascolto le sue urla, i suoi incubi, il suo voler dimenticare senza riuscirsi. Perché lei vorrebbe soltanto difendersi, dimenticando tutto quello che è successo nell'arena ed io ne faccio parte. Non può scegliere cosa voler cancellare, o tutto o niente. Ed io sono lì. A ricordarle come ha tentato di recuperare la medicina per me, finendo quasi ammazzata. Vedendo Clove morire sotto le mani di Tresh. Ed il mio cuore a guizzo di speranza, cerca di convincersi che forse lei non abbia finto – anche se me l'ha detto –, ma è più semplice ignorare che ricordare. È più semplice voler cancellare tutto, tutto quanto, anche i baci, le carezze, i sorrisi, che pensare che l'arena abbia potuto portare qualcosa di buono. Perché gli Hunger Games sono il male e ne consegue che anche io lo sono. Anche i miei sentimenti o i suoi. Lei ha paura. Di tutto. Di me, degli incubi, di ciò che è stato. E forse la mia è solo una stupida e piccola speranza, ma è più semplice lasciarsi trasportare da essa che non voler dimenticare, per me. Perché io non voglio dimenticare, non voglio dimenticarla. Non voglio tornare ad osservarla da lontano, senza avere il coraggio di parlarle.
Così entro nella sua stanza, provo a svegliarla, e l'abbraccio. Cerco di calmarla. «Non è reale, Katniss». Le dico, stringendola a me, accarezzandole i capelli e, dopo un momento di panico, dopo un pianto ed il respiro affannato, si calma, stretta al mio petto. Si accoccola, quasi automaticamente ed io mi infilo sotto le coperte. «Rimarrò finché non ti addormenti, okay?»
«Okay». Risponde soltanto, stringendosi maggiormente a me. E la speranza continua a fomentare dentro di me. Katniss ha bisogno di me ed allora io ci sarò, soltanto perché l'amo.



Questa storia è una di quelle OS arretrate che dovevo pubblicare :'D Scritta alla fine dell'anno scorso, credo. Volevo soffermarmi sul nostro Peetuccio cuoreh, su quanto si sentisse frustrato dalla situazione.
Spero vi sia piaciuta!
E ancora tantissimi auguri di compleanno ad una persona splendida che, grazie ad Hunger Games, ho avuto modo di poter conoscere e volere bene, che è diventata tanto importante ♥ Grazie di tutto angioletta e tantissimi auguri! ♥
Bacioni
Deb

   
 
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