V
# Desideri
“Che cosa farai una
volta superato l’esame?”
“Taci,
Hermione! Non portarmi male… prima fammelo superare e poi, ti
dirò che cosa ha intenzione di fare il grande Harry Potter!” mi aveva risposto
facendo il gradasso, ma il tono della voce mi suggeriva quando fosse in realtà
nervoso e preoccupato per il test decisivo che avrebbe fatto l’indomani.
“Dovresti
fidarti delle tue capacità una volta tanto.”
Mi guardò,
rivolgendomi un sorrisetto sghembo. “La fai facile tu.
Sei brillante in ogni cosa che fai.”
“Io passo ore e ore sui libri, mentre tu hai un dono particolare e non hai
bisogno di studiare. Dovrei essere io a invidiare te, piuttosto.”
Era vero, diamine!
Avevo passato così tante notti insonni per la preparazione di un qualche esame,
mentre Harry studiava il necessario, talvolta anche poco ad
essere sinceri, e invece riusciva in ogni materia. Difesa contro le Arti Oscure
era la sua passione e gli bastava poco per essere il migliore all’Accademia.
“Sarai un’ottima
insegnante, lo sai, vero?”
“Penso che sarà una
strada lunga, invece.”
La sua mano aveva
sfiorato il mio viso in una lunga carezza. “Ce la faremo, come sempre del
resto. Siamo una squadra, io e te.”
“Siamo due testoni che
non si arrendono mai.”
“Ben detto, signorina
Granger. Ora che ne dici di accompagnarmi a cena? Ho intenzione di provare quel
nuovo ristorantino messicano e tu verrai con me!”
“Harry, devo rileggere
alcune cose…”
“Non ne hai bisogno.
Hai tutto quello che ti serve.”
L’avevo guardato
scettica prima di replicare. “Ossia?”
“Me.”
“Sbruffone.”
Mossi le labbra in una muta preghiera, desideravo solo una cosa,
la persona più importante della mia vita, e forse mi ritrovavo in uno di quei
sogni, terribilmente reali, ma che si concludono
sempre in fretta. Aprii gli occhi, aspettandomi di ritrovarmi nuovamente in Chiesa, ma nulla di tutto ciò che avevo ipotizzato accadde.
Una spiaggia immensa, ecco dove ero stata catapultata. Non c’era
più traccia di fango o di Silente, ma solo una distesa di sabbia e di mare, e io ero sempre seduta sulla panchina.
C’era qualcuno che si stava divertendo alle mie spalle, facendomi
perdere tempo prezioso.
Sfogliai quel maledetto diario alla ricerca di un indizio, ma non
trovai nulla di importante o comunque di rilevante;
erano solo annotazioni di una bambina che sentiva il peso della solitudine e
che desiderava avere amici, sentirsi amata. Nulla di impossibile,
eppure così lontano dalla sua portata.
Lessi quelle parole, provando la stessa angoscia di un tempo.
Mi ricordai di tutte le volte che ero stata disprezzata dalle
compagne di scuola: troppo intelligente, troppo bruttina per la mia età, troppo
noiosa per giocare con loro.
Troppo e
nulla.
Quando avevo ricevuto la lettera di Hogwarts, mi ero sentita
speciale per la prima volta e avevo pregato con tutte le forze di trovare
amici, magari complici, e di non essere più presa in giro.
Neanche i maghi mi avevano dato un caloroso benvenuto. Sangue sporco.
Quelle parole incise sul braccio bruciavano ancora, tutti i
giorni.
Harry era corso in quel bagno per salvarmi dal Troll di montagna,
eppure avevo scambiato con lui solo poche e futili parole. Nonostante tutto,
lui aveva rischiato la vita pur di portarmi in salvo, perché era riuscito a
leggere in me la sua stessa solitudine. Eravamo due esseri che avevano sempre
vissuto ai margini della società, abituati a vivere soli e ad
essere beffeggiati.
Non avevo mai amato nessuno come lui, anche se mi faceva perdere
la pazienza come nessun altro, a volte riusciva a essere persino peggio di Ron. Era lunatico e quando qualcosa non andava, si
chiudeva in se stesso, evitando tutto e tutti. E se perdeva la pazienza… be’, era meglio lasciarlo solo perché tanto avrebbe passato
la serata a borbottare qualche parola sconnessa per cercare di farsi perdonare.
Dio, quanto le mancava!
“Ha intenzione di rimanere per sempre seduta su quella panchina,
signorina Granger?”
Non sentiva quella voce da tanto tempo e, se aveva trovato
giustificabile la presenza del Preside, ora si domandava che cosa ci facesse il
professor Piton di fronte a lei.
Era come lo ricordava, forse più sereno. Non c’era più traccia di
astio o di fastidio nei suoi occhi, come se avesse dimenticato ogni
impertinenza che era stato costretto a sopportare.
“Lei… qui?”
“Guardi, me lo sto chiedendo anche io.
Vorrei trascorrere il mio tempo in modo migliore, piuttosto che passeggiare per
ore in questa spiaggia e raccogliere conchiglie.”
“Questa spiaggia… cos’è?”
Non mi aveva risposto subito, come se stesse cercando le parole
adatte. “ Credo sia una specie di limbo, ci troviamo a metà strada perché
qualcuno è così ostinato da non arrendersi.”
“Arrendersi a cosa?” domandai, pur sapendo la risposta.
“Alla morte, no? La reputavo più sveglia.”
“Io sono viva!”
“Non sia così egocentrica, oltre che ottusa. Chi mai potrebbe desiderare
di rovinarmi la giornata e rintanarmi in questo posto?”
“Harry?”
Si era avvicinato di qualche passo e seduto al mio fianco. “Perché
sono qui?”
Ero l’ultima persona che avrebbe potuto rispondere al quesito.
“Non lo so.” Cercavo di collegare ogni cosa, di trovare una risposta alle mie
mille domande e la testa sembrava sul punto di scoppiarmi da un momento all’altro.
“Cosa devo fare?”
“Lui è qui, nascosto da qualche parte. Deve trovarlo e riportarlo
indietro.”
“Come?”
“Credo di conoscere abbastanza il soggetto in questione e sappiamo
entrambi quanto sia irritante e ostinato, quindi non
le rimane altro che capire cosa lo blocca qui. Lo troverà e lo riporterà
indietro, così potrò finalmente passare la mia eternità in santa pace senza che
Potter mi rovini ulteriormente l’esistenza. Non l’ha già
fatto abbastanza?”
Il suo tono acido sembrava nascondere molto di più. “È strano che abbia scelto lei per dirmi queste cose. Cioè
ho capito il professore Silente, ma lei… ecco, non
siete mai stati uniti.”
“Strafottente e maleducato, oltre che beatamente ignorante e fiero
di esserlo.”
Per la prima volta in quelle ore riuscii a ridere, perché aveva
dannatamente ragione, ma io non avrei cambiato nulla di Harry.
“Sì, ecco… grazie, Signor Piton. Quindi come faccio a muovervi da qui?”
“Non deve spostarsi, non ne ha bisogno. Pensi ad
un gioco di mimetismo e lo cerchi, sono sicuro che lo troverà facilmente. Addio, signorina Granger.”
E così come si era presentato, se ne andò, lasciandomi nuovamente
sola. Aveva detto che Harry era lì, nello stesso luogo in cui mi trovavo eppure
i miei occhi non scorgevano altro che sabbia e mare. Mi avvicinai alla riva, le
mie mani sfiorarono l’acqua: era calda e piacevole come uno dei suoi abbracci.
Lentamente vi entrai e mi tuffai; se lui era qui da qualche parte
l’avrei trovato nell’unico luogo in cui si sentiva in pace.
Presi un respiro profondo e m’immersi, lasciandomi abbracciare da
quel mare così limpido e tranquillo, come l’uomo che avrei salvato.
NdA: Piton,
guarda quante conchiglie ho raccolto! E non cominciare a lamentarti che ti ho
portato in una spiaggia di Ibiza e non in un paesino sperduto. Tsk, quell’uomo si lamenta sempre!
Bene, se siete arrivati alle note e
state leggendo le mie demenziali uscite, sappiate che
come sempre vi ringrazio e vi do appuntamento alla prossima settimana.
Un bacio e buon fine settimana!