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Autore: ambra_chiara    29/05/2014    3 recensioni
Buonsalve a tutti! Mi chiamo Ambra, sono una mezzosangue figlia di Era e di Zeus, sembrerebbe epico detto così, ma non lo è molto... prima di tutto non li ho mai visti e non mi hanno certo ereditato i loro poteri, sono una comune mezzosangue.
L'unico mio contatto con i miei genitori è quella collana che porto al collo, un piccolo cordoncino nero con appeso un pezzo di ossidiana lavorato con estrema cura, lunga e sottile.
Quello non è solo un semplice gioiello, è allo stesso tempo un cappio al collo...
Grazie all'aiuto dei miei amici riuscirò a sconfiggere un nemico invisibile?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le tre pietre '
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“Cazzo…” dissi diventando tutt’uno con il tronco tanto ero appiccicata ad esso
“Stai bene?” chiese Alex
“Ho tutti gli arti tu?” annuì e prese dalla cintura un pugnale pronto a combattere.
Dall’acqua del lago si formò una figura umanoide con lineamenti femminili che rise così forte che il suono scatenò un onda d’urto in mezzo allo specchio d’acqua.
La strana figura ci parlò dicendo: “Ebbene sono venuta qui per avvertirvi. C’è qualcuno che vorrà assolutamente sapere chi sono vero Ambra?” mi venne la pelle d’oca a sentire pronunciare il mio nome da quella voce così acuta e estremamente dolce, di quella dolcezza che da la carie ai denti.
“Dove sei?” stavo per andare ma Alex mi tenne la mano
“Non puoi uscire”
“Ambra…” mi chiamò “se non vieni…” alzò un braccio e un onda fortissima si schiantò sulla parte opposta del lago, frantumò tutto “…accadrà questo a te e ai tuoi amichetti”
Mi divincolai dalla presa di Alex ed uscì allo scoperto insieme a Chirone che mi urlò di tornare indietro
“Eccola! La piccola dea rinnegata…” si avvicinò a me camminando piano, era una donna fatta d’acqua, vestita soltanto di una semplice tunica e i capelli lunghi fluttuavano al vento senza gravità.
Quando toccò la riva diventò un essere di carne e ossa, la carnagione lattea e i capelli rossi.
Chirone si parò davanti a me ma la donna con un gesto della mano lo immobilizzò, come se fosse ghiacciato.
“Chirone!” gridai
“Tranquilla sta benissimo! Allora parliamo no?” mi prese la mano “Sei così cresciuta, così carina e dolce…”
“Chi sei? Cosa vuoi? Figlia di…”
“I tuoi genitori non ti hanno mai insegnato che le parolacce sono brutte? Ah, già… tu non hai genitori” disse mollando la mia mano e concentrandosi sulla mia collana.
“Ce li ho, mi hanno dovuto cacciare per colpa tua” dissi
“Che lingua lunga”
“Am!” Jim uscii allo scoperto sotto a un tavolo seguito da Clarisse, Michelle e Alex.
La donna sbuffò e con gesto della mano congelò tutti loro, compresi gli altri del campo.
“Bene, ora possiamo parlare in pace” schioccò le dita e fece comparire la pietra che avevo rotto con il pugnale, ma che in quel momento era intatta .
Tirai fuori lo stiletto pronta a difendermi in qualsiasi situazione
“Stai tranquilla… non voglio farti del male” sorrise facendo cadere l’ossidiana sulla sabbia
“Chi sei?”
“Una bellissima fanciulla?”
“Una strana donna direi” dissi senza pensarci tanto, lei ridacchiò come divertita dalla mia sincerità
“La mia piccola Ambra, non ti accorgi di nulla… così piccola, ingenua” alzai un sopracciglio stringendo più forte ancora il pugnale e guardandomi le spalle, dove c’erano tutti i miei amici congelati.
“Non ti accorgi che l’intero campo ti odia? Soprattutto le ragazze. Tranne va bè, il tuo piccolo gruppetto di amici” non volevo ascoltarla “Ti considerano un’idiota, una buona a nulla stordita, raccomandata, per non parlare del fatto che ti ritengono una vanitosa e odiano la tua più bella dote”
“E quale sarebbe?”
“La tua sincerità, la tua spontaneità… tu non indosseresti mai una maschera per essere una che non sei”
“Cosa sono?” chiesi guardando la sabbia e accorgendomi che tutto quello che diceva era vero: le risatine delle altre mezzosangue quando passavo, gli scherzi che cercavano di fare sventati puntualmente dalla sottoscritta, l’isolamento… tutti quel giorno si erano comportati gentilmente con me perché ero la festeggiata, e non volevano non mancare a quella che sarebbe stata una bella festa.
“Tu sei speciale, unica… insomma, sai scrivere molto bene, ho letto i tuoi racconti che scrivi ogni qual volta che hai tempo, ti ho visto cavalcare, sei semplicemente straordinaria, e anche a cantare, credi che non ti senta quando canti da sola nella tua casa con quella tua bellissima voce? Ma hai paura di mostrare queste tue capacità” disse girandomi in tondo per guardarmi meglio mentre la pietra la seguiva
“Dove vuoi arrivare con queste lusinghe idiote?”
“Non sono lusinghe idiote, è la realtà… che ne pensi di far vedere quello che vali? Perché non mostri le tue capacità” fischiò e Buckie corse verso di me già sellato, cercava le coccole impaurito.
“Come?”
“Vieni con me, potrai portarti pure il tuo cavallo, se lo desideri, faremo vedere a tutti quello di cui sei capace. Si inchineranno tutti a te, a solo quattordici anni governerai il mondo intero con me. E             questa pietra diventerà il simbolo della tua potenza” ridacchiò e cercò anche lei di accarezzare il cavallo, ma Buckie tentò di morderla.
“No” sussurrai
“Come?”
“Ho detto no… non si po’ battere il disprezzo con la forza”
“E come se no?”
“Diventerò più generosa, più altruista, darò tutta me stessa per gli altri” la donna scoppiò a ridere
“Non basterà…”
“Per ora tento questo, grazie per l’offerta ma no…”
“Se è così sono costretta ad ucciderti, non lo ha fatto la pietra, lo farò io” tirò fuori una spada dal nulla, presa dall’adrenalina  conficcai il mio stiletto nel suo fianco e montai in sella a Buckie con un balzo e tentai di scappare, ma la donna semplicemente con la forza del pensiero congelò il mio cavallo.
“Buckie!” urlai cadendo sulla sabbia mentre lui si ribaltava
“lasciati uccidere ora e velocemente, o la maledizione farà il suo effetto” disse togliendosi lo stiletto dal fianco e lasciandolo cadere sulla sabbia, la ferita sanguinava copiosamente, ma sembrava che non se ne accorgesse.
Ero presa da una scarica di adrenalina, così carica che fu come una scossa, ed effettivamente fu così: dalle mie mani partirono dei fulmini che colpirono sullo stomaco la donna, che cadde in preda a degli spasmi.
Non sapevo che fare, guardavo le mie mani che rilasciavano ancora delle scintille dorate.
La minaccia si rialzò e rise come se fosse stata solo una leggera scossa da nulla: “Va bene, i tuoi amici moriranno se non trovi una soluzione entro un’ora, e per te aspetterò la maledizione, tanto tra poco ti trasformerà e nessuno potrà fare niente, ne tu, ne quello stupido ciondolo ne i tuoi genitori per quanto potenti siano” e scomparve prima che io potessi fare qualcosa insieme alla pietra, che ormai non serviva più al suo scopo: ovvero uccidermi.
Poteva farlo adesso, quella donna poteva ammazzarmi di persona con le sue mani, ma cosa aspetta? E cosa consiste la maledizione?
Non importa ci avrei pensato più tardi… ora avevo un problema più grosso.
  
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