Nota legale:
Sono
felice di aver aggiornato ^_^
Ringrazio
tutti coloro che mi hanno letto! Un grazie speciale a chi ha lasciato
gentilmente la propria firma, cioè: LittleBeaver91, Isuzu,
rasiel, Xemnas 89,
kns_87, Lonely Angel, Winry Rockbell, cristall, silvermoon, Sashy,
Nahema,
Miyavi4eVer.
Nota
importante prima di iniziale la lettura del 2° capitolo:
Ho corretto ed apportato delle modifiche rilevanti al primo
capitolo. Vi chiedo, per cortesia, di andarlo a rileggere, ci sono dei
passaggi
nuovi che vi aiuteranno a capire meglio, d’ora in poi, lo
svolgimento della
storia. So che vi scoccia, ma fatelo, vi prego *flip*
Nel
2° capitolo:
I
ricordi di Axel riguardo la graduatoria e la festa dello sport sono
evidentemente giapponesi, ma immaginatevi una festa dello sport ed una
graduatoria alla americana.
Nel
capitolo ci sono delle ripetizioni volute.
2.
Piove Sempre sul Bagnato
[...]
Esamina l’operato dell’allievo.
...
Un’unica
frase, scritto in modo fitto, ricopre fronte e retro del foglio.
‘Kiss my beautiful ass, darling
teacher ♥.’.
Ok.
Come non detto.
~
“Hai
fatto in fretta. Come hai convinto il madrelingua a lasciarti
andare?”
Avevo
raggiunto Zexion al campo d’atletica.
Scrollo piano le spalle “Ho semplicemente eseguito il compito
che
mi è stato affibbiato.”
“Doveva
essere piuttosto facile se l’hai concluso così in
fretta.”
“Diciamo
che l’ho fatto a modo mio.”
Mi
metto a ridere appena vedo l’occhiata che mi infilza ed
aggiunge “Andiamo, o perderemo il treno delle sei.”
Ci
incamminiamo per la stazione. Un denso silenzio farci parlare.
In
quei momenti era meglio tacere, Zexion lo sapeva. In quei precisi
momenti una sola parola di troppo avrebbe potuto scaraventare via tutto.
In
modo tragico.
Irreversibilmente
tragico.
Nello
stesso modo abbiamo fatto il tragitto in treno.
C’è
un’accozzaglia tremenda, insopportabile quanto le ragazzine
durante le
cerimonie inaugurali del nuovo quadrimestre a cui Riku presenziava.
“Sai
che mi hanno aumentato lo stipendio?”
A
chi cazzo frega?
“Oggi
Toushi mi ha chiesto mi metterci insieme!”
Neppure
una settimana e ti mollerà per un’altra.
“Per
la festa è meglio il vestito grigio o quello blu?”
Quello
grigio. Ho sempre avuto simpatia per gli elefanti.
Bla
bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.
Bla
bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.
La
gente parla, parla sempre, non sta mai zitta. Parla specialmente quando
non ha
niente da dire.
In
loro a divulgarsi è solo l’eco di un vuoto
silenzio.
Dovrei
essere io ad aprir bocca, ad esplodere delle mie parole. Io ho
qualcosa
da raccontare.
“Demyx.”
Strappo
gli occhi dal tettuccio e li indirizzo a Zexion.
Ha
un piccolo sorriso e si sta costringendo a non guardarmi.
Quando
fa così è per non farmi sentire in imbarazzo.
E’
da tempo che non mi vergogno per qualcosa, presumibilmente da quella
volta.
“Dimmi.”
Fissa
con ostinazione le scarpe da tennis, come se volesse slacciarle col
pensiero.
Con un timbro di voce che non tradisce nessuna emozione, proferisce
“Hai
paura?”
Arrivo
a smarrire un po’ della mia inespressività
nell’esiguo, etereo, sobbalzo che
faccio. Il muto stupore che avevo dipinto in volto, però, si
dissipa così come
era apparso. Sospiro, mi stravacco ulteriormente sulla poltroncina per
stare
più comodo e sporgo le gambe nello stretto corridoio,
stimolando gli astanti a
proiettarmi occhiate accigliate.
Rispondo
piatto “No. Non ho paura.”
Io
non ho paura.
Gli
altoparlanti annunciano la fermata. La mia.
Mi
alzo per scendere e prima che le porte si chiudano, Zexion mi urla
dietro.
“Se
non vorrai restare lì, io ti aspetto a casa...!”
Annuisco,
sollevando una mano. Poi mi dirigo all’uscita della stazione
traboccante di gente
che migra in ogni direzione.
La
strada da fare è breve, ed eccomi lì di fronte
all’abitazione.
La
osservo.
Niente
è cambiato.
Sarebbe
stato bello che a non cambiare non fosse stata solo la
casa.
Percorro
adagio l’acciottolato e suono il campanello.
Non
so come mi sento. O meglio, non so come sentirmi.
E’ possibile provare nulla?
Attendo,
chiedendomi se stia preparando la cena, sono quasi le sette...
Sussulto
quando la porta si dischiude.
Vedendola,
l’assopimento del mio cuore si smorza appena.
I
capelli, lunghi fasci di seta ambrati come miele, le percorrono
morbidamente la
schiena. Ravviso i suoi occhi, grandi come finestre affacciate ad una
verdeggiante campagna animata dal calore di un sole di primavera. I
lineamenti
sono fini, immacolati, un leggero rosato tingerle le gote, come ad una
gracile
bambola di porcellana. L’abito lungo e leggero, di un pallido
rosa, l’avvolge
delicatamente, difensore di quel corpo affusolato, come petali
custodiscono un
prezioso pistillo.
Una
volta, Zexion mi ha costretto ad accompagnarlo ad una dei quelle mostre
d’arte.
C’era stato un quadro, uno in particolare, che aveva
catturato la mia
attenzione. Mi aveva profondamente colpito.
Ho
sempre pensato che lei assomigliasse a quel quadro, alla ninfa nel
bosco che
riempie l’anfora. Era uguale. Così bella nella sua
amena e delicata tenacia,
bella proprio come una dea, una dea piena di celeste clemenza, che non
faceva
altro che scagionare e perdonare i peccati di noi altri, i mortali.
Una
divina visione, che nel buio dell’atrio sfolgora di luce,
come riverbero
avvolgente di un’alba appassionata, così
impalpabile, ma più che mai
concreta.
Io,
sapevo far franare anche tutto questo, io la mortificavo
con la mia
vicinanza, con la mia sola presenza, perciò volevo starle
lontano, proteggerla
dalla mia inesorabile ed asfissiante ombra.
Questo
devo fare, lo so bene. Ma alla fine, insulso mortale
che sono, tornavo
sempre da lei. Ne avevo bisogno.
Ora,
posso unicamente sorridere e, a mezza voce, dirle “Ciao,
Aerith.”
...Sì,
Zexion. Ho paura.
*
Mancano
sette minuti a mezzanotte. Sto facendo jogging.
...
...E
allora?
Sì,
sì, lo so che è strano, di solito la gente va a
fare jogging al mattino o il
pomeriggio, non è comune andarci a notte
fonda...Però ho i miei buoni
motivi!
Dunque,
per me correre è una valvola di sfogo alla mia costante
ansia(o paranoia, è lo
stesso). Ed oggi ero più nervoso del solito(il motivo
è noto). Ma dopo un’ora e
mezza ininterrotta di corsa, sto meglio.
Mi
è sempre piaciuto correre, uno svago che coltivo dai tempi
del liceo.
Ad
ogni festa dello sport, io, ero come una divinità.
Come per magia
la coltre d’ignoramento totale si
disperdeva, ed io ero Axel Blaze, non
‘il buffo capellone rosso’.
Le
ragazze che mi chiedevano di pranzare al loro tavolo, i ragazzi che mi
invitavano
a giocare a pallone, gl’insegnanti che chiudevano gli occhi e
sulle mie
verifiche annotavano il punteggio pieno(non che ce ne fosse bisogno,
arrivavo
sempre primo alla graduatoria)...La mia classe ha vinto per cinque anni
consecutivi e il merito era dato a me...Sì, proprio un bel
periodo.
Nei
due mesi consumati qui a Tokyo, di solito andavo a correre dalle parti
del
parco dove c’era minore confusione.
I
lampioni erano quasi tutti rotti, alcuni tentennavano i loro ultimi
istanti di
vita, e nel buio ero meno visibile. Ovvero,
riuscivo a sfuggire meglio
allo sguardo delle altre persone e da quelle parti, a
quell’ora, c’erano
praticamente solo coppiette, quindi erano troppo indaffarate a farsi i
fatti
propri. E se comunque venivo osservato, grazie a tutta
quell’oscurità potevo
non vederli e non accorgermi che mi stavano guardando, di conseguenza
non
sentirmi in imbarazzo.
Queste
sono in assoluto motivazioni valide.
Sfortunatamente,
riuscire ad evitare le adocchiate non poteva impedirmi di andare a
sbattere contro
cestini della spazzatura o a qualche cartello(ma anche per questo il
buio mi
spalleggiava).
A
qualche metro dinnanzi a me avvisto un distributore di bibite, quello
del mini
market aperto ventiquattr’ore su ventiquattro.
Sono
contento di constatare che non c’è anima viva
lì intorno(senza contare il
cassiere). Scovo una manciata di monetine dalla tasca della tuta e con
l’aiuto
del bagliore del lampione(questa volta è più
utile da funzionante) ne infilo
alcuna nella macchinetta. Mi chino a recuperare l’aranciata
ed asciugandomi un
po’ la fronte col piccolo asciugamano che ho attorno al
collo, mi siedo sulla
panchina attaccata a lato del distributore. Sorseggio piano la bibita
fresca,
pensando se già da domani iniziare il secondo argomento
nuovo...
...E
per vari motivi mi rendo conto che il commesso non è
l’unico essere vivente ad
essere lì.
Caccio
un urlo da far gelare il sangue ad un bue. Scatto in piedi, per poco
cadendo
all’indietro, e lo addito farfugliando “M...M-Me...Melo-dious!”
Non
so spiegare effettivamente cosa mi sia preso, una reazione sontuosa, ma
so che
non sto facendo una bella impressione...
Sento
il volto andarmi in fiamme, dannazione, stupido lampione
funzionante! Ho
ancora il braccio teso nell’atto di indicarlo e in posa da
lottatore di sumo,
il ché deve darmi un’aria particolarmente
ridicola. Non intravedo reazione da
parte di Melodious, non mi ha degnato di uno sguardo...
Cerco
di darmi un contegno e riacquisto un po’ della mia
dignità mettendomi
compostamente a sedere. Non ho il coraggio di girarmi a guardarlo,
ne’ di
proferir parola...Ma perchè devo fare sempre queste
figuracce?
Quindi
riprendo a centellinare l’aranciata, tentando di tornare con
la mente al ‘Periodo
Ipotetico’...Ma i miei occhi si muovono alla mia
sinistra da soli e finisco
per squadrarlo di nascosto.
I
capelli gli cadono davanti al viso senza mimica. Se ne sta mollemente
seduto a
gambe aperte, le braccia abbandonate ai lati, gli occhi fissi sul
marciapiede.
Ha tutta l’aria di essere molto stanco e di cadere
addormentato da un momento
all’altro.
Mi
chiedo il perchè di questo strano comportamento...
Distolgo
lo sguardo, calando le palpebre. Mi sento un tremendo disagio crescere,
non
riesco a fare a meno di rimuginare su tutte le volte che ho
‘avuto a che fare’
con lui...Meglio se me ne vado adesso. Non vedo l’ora di
andare sotto la
doccia...
...SPUUUTTZ
Credo
che me ne sia finito un po’ anche su per il naso.
Comincio
a tossire, tutto il mio corpo è in un immaginario spasimo di
morte. Il sorso
d’aranciata che stavo bevendo era tornato fuori con uno
sputo, fac-simile del
getto di un idrante. Pian piano mi riprendo e terrorizzato volgo a
rilento lo
sguardo a Melodious.
Si
era intrufolato con la spalla costringendomi ad alzare il braccio
sinistro per
riceverlo. La testa è sul mio torace e le gambe si sono
messe a sostare sulle
mie cosce. La sua mano sinistra è aggrappata al lembo della
mia felpa.
Arrotondando
la questione: mi è in braccio.
Dio,
esiste davvero una tonalità di rosso così?
L’aranciata
sbrodolata si sta asciugando, formando una leggera patina appiccicosa
sul mio
mento e un po’ lungo il collo. Vorrei pulirmi, ma resto
fermo, non oso fare il
minimo spostamento.
Cosa
devo fare? Cosa devo fare?
Deglutisco
dolorosamente o lo guardo dall’alto. Ha gli occhi chiusi e
un’espressione
tranquilla. I capelli, tra i quali sembra appena scoppiato un petardo,
mi
sfiorano piano la clavicola, muovendosi al ritmo del suo respiro.
Tu
tum tu tum tu tum
Il
cuore mi martella fracassante nel petto, lui che ha
l’orecchio premuto lì può
sentirlo. Può sentire anche il caldo in aumento che mi rende
la pelle bollente,
ma non ne sembra infastidito, ne’ sembra essersene accorto.
Oppure, forse non
se ne accorge perchè sta dormendo. Pare,
che stia dormendo. Ha anche
mollato la presa alla felpa, la mano lasciata sulle proprie gambe.
Non
lo capisco, non ci riesco, non capisco il suo comportamento...! Ma
cosa
vuole? Io vorrei solo togliermelo di dosso e scappare a gambe
levate, stile
Naruto. Ma sono mezzo pietrificato e non so a quale reazione
può portare un mio
qualsiasi gesto...
Come
quella volta.
Era
una sera di Dicembre, frequentavo l’ultimo anno di liceo...
...“No,
no. E’ sbagliato. E’ y, non x...Mi stai ascoltando,
Lucy?”
Lucy
era una ragazza del terzo anno. Era molto popolare nella scuola e
questo era
dovuto, oltre alla sua bellezza e alla spiccata simpatia, al suo ruolo
di
cheerleader.
Mi
trovavo davanti al mio armadietto, quando, a quella fatidica quarta
ora, lei
era venuta a chiedermi di darle ripetizioni di matematica. Ricordo di
essermi
guardato intorno, per poi essermi indicato incredulo. Lei aveva annuito
sorridendo, ed io mi sono sentito al settimo cielo. La più
popolare, la più
bella, una cheerleader, aveva chiesto a me -proprio a me!-
di darle
ripetizioni...! A cos’era dovuta quella indulgenza da parte
degli dei?
Malauguratamente, solo dopo aver acconsentito, ho rammentato la
cosa. Mi
ero appena messo ‘in affari’ con la più
popolare, la più bella, una
cheerleader...Nonché la donna ufficiale
della persona più influente
dell’istituto.
Lui
era il giocatore di football più
acclamato, il più amato, il più desiderato, aveva
un fascino che suggestionava
e stordiva perfino i professori.
Non
potevo andare lì da lei e rinnegare
l’accordo...Allora mi sono detto che le
avrei pregato di raccontare a nessuno di queste lezioni, sperando
fortemente
che la cosa non venisse a galla...
“Lucy?
Mi stai ascoltando o no...?”
Il
viso fra le mani, Lucy mi sbatte pomposamente addosso gli
occhi dalle lunga ciglia perfettamente truccati, arcuando maggiormente
le
labbra lucide di gloss in un sorriso zuccherino.
Arrossisco
mostruosamente e le rispiego l’esercizio,
avvicinandole il libro per farle vedere gli esempi.
O
quella ragazza era una vera e propria ciabatta, altrimenti
faceva apposta a non capire. Con oggi è la sesta lezione
insieme ed eravamo
ancora fermi allo stesso, identico, punto.
Sono io qui quello erroneo?
“Te
lo richiedo: c’è qualcosa che non hai
capito?”
“Sì.”
La
guardo, speranzoso. E’ la prima volta che lo dice, forse
questa è la svolta...
“Non
capisco come mai un ragazzo come te si tratti così
male.”
...Ho
sperato in un miracolo.
“Cioè,
non sei il solito tipo che piace alle ragazze. Fai parte
del club di scienze, non vesti alla moda, sei un secchione, non hai
carisma,
hai la fama di un mezzo-lebbroso.”
Questa...Questa
ragazza mi sta uccidendo...
“Eppure
attiri l’attenzione degli altri. Forse è per i
tuoi
capelli. Non sono tinti, vero? Questo è ancora
più strambo, un rosso naturale
così non è normale. Poi a scuola sei considerato
uno sfigato, lo pensano
tutti.”
...Se
aggiunge qualcos’altro muoio davvero...
“Ma
da vicino non sei male. Certo, c’è di
meglio...”
...Sono
già morto...? Questo è l’inferno, vero?
Mi
si fa più vicina, alzando un sopracciglio con
sensualità “E
scommetto che sei ancora vergine.”
Un’affermazione
che mi spiazzò e che portò il livello del mio
rossore oltre il limite. E senza
che io avessi il tempo di reagire...
...Mi
sale sopra, sedendosi sulle mie gambe. Preme la fronte
contro la mia e mi attornia il collo con le braccia, sussurrando
“Ti piacerebbe
perderla con me?”
E mi bacia, letteralmente mi
divora.
In
uno stato di disperazione ed eccitazione, la lascio fare.
Era
una questione di tempo, perchè la sua mano finisce lì.
Attacco
a dibattermi, volendo allontanarla. La mia opposizione
pare divertirla e lei aumenta il ritmo del bacio, riuscendo ad infilare
la mano
nei boxer per toccarmi...
Tuttora
non so dire se fu indispensabile l’arrivo
provvidenziale del suo
ragazzo...Un attimo. Sto divagando. E non voglio
ricordare.
...
Se
urlassi AL FUOCO! AL FUOCO!, qualcuno potrebbe
venirmi a soccorrere...
...
E...E
se quello fosse un trucco?
Conosco Melodious abbastanza da
confermare che dietro ad ogni suo atteggiamento si cela una
perversione. Che
fosse come Lucy? Che si divertisse nel vedere le persone nel panico?
Ha!
Non cadrò nel suo tranello!
Non
muoverò un solo muscolo –anche se cominciano a
farmi male a forza di stare così
a lungo tesi e rigidi- e non batterò ciglio. Questa volta
non gliela darò
vinta.
*
<<
Bip bip! Bip bip! >>
Trasalisco,
un improvviso e brutale suono liberarmi dal sonno.
Uhm...Mi
sono addormentato...
Il
mio orologio da polso segna l’una di notte. Da quando
l’ho comprato ha la
brutta abitudine di risuonare ad ogni ora, ed io non ho ancora trovato
il modo
di togliere questa opzione. Stupide tecnologie.
Sbadiglio
e quando alzo le braccia per sgranchirmi qualcosa me lo impedisce.
Melodious
è ancora attraccato a me e dorme profondamente.
In
quell’attimo passa un uomo anziano in bici, scampanellando
furiosamente “Scostumati!
Fare queste porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare,
disgraziati! Tsk!
Questo Giappone sta andando in malora!” Continua a brontolare
inasprito, e
viene poi inghiottito dalle tenebre.
Sono
diventato paonazzo, ovvio, ma adesso mi preoccupa dell’altro.
E’
tardi, dovrei svegliarlo...
Balbetto
indistintamente “Me...Melod-ious?”
...
Non
potevamo stare lì tutta la notte e si stava avviando un
vento gelido...
Sto
per scuotergli un po’ le spalle, ma immediatamente mi giunge
la lampata.
Perchè
svegliarlo proprio adesso?
Voglio
dire, per una volta che è innocuo, che non può
farmi nulla, se lo svegliassi
dimostrerei solo di essere masochista. Però...Non posso
neppure lasciarlo
qui...
Mi
decido.
Con
tutta la delicatezza che posseggo, faccio passare un braccio sotto le
sue gambe
e con l’altro gli cingo la schiena, mettendogli una mano
sotto l’ascella. Lo
stringo forte e mi alzo. E’ piuttosto leggero.
Comminando
con cautela, ripercorro il tratto di strada fatto in precedenza e, in
quello
che mi sembra un battito di ciglia, sono sotto il mio comprensorio.
Infilo le
chiavi nella toppa del portone e mi avvio all’ascensore.
Quinto piano. Le porte
si aprono e sono veramente contento di varcare l’uscio di
casa. Mi tolgo le
scarpe all’ingresso ed accendendo la luce, mi spingo nella
mia stanza. Scosto
la coperta e lo depongo dolcemente sul letto. Gli sfilo le All Star in
pessime
condizioni e lo ricopro, guardandolo in volto.
Il
respiro è leggero, le labbra lievemente schiuse...Come ad
aspettare un bacio...
Stacco
gli occhi, sentendo il sangue salirmi in faccia. Prendo le sue scarpe
per
portarle all’entrata e vado alla ricerca di una coperta e un
cuscino per me.
Avrei dormito sul divano, no di certo con lui. Butto la roba sul
sofà e torno
indietro per recuperare il pigiama e la sveglia.
...
...Ah...!
Cosa
avrei detto domani a Melodious? “Scusa, ma per
evitare che mi maltrattassi
ancora, non ti ho svegliato. Ti ho portato a casa mia visto che non so
dove
abiti.”. Questa era la verità, stava a
lui crederci o denunciarmi per
tentato sequestro e pedofilia.
Confido
nella prima alternativa.
Apro
in silenzio la porta della mia camera, inondandola della luce del
corridoio.
BLUUUUUUSH
Ok,
se prima ho raggiunto una tonalità di rosso che va oltre
l’umano, ora sto andando
a fuoco.
Deglutisco,
trattenendo il respiro.
Melodious
è seduto ai piedi del letto...
...Nudo.
Tutto
nudo.
Ha
le gambe contro il petto e le abbraccia.
Mi
mostra un ubbidiente sorriso, non da lui, e mormora...
“...Fammi
tuo...”
...
<<
Bip bip! Bip
bip! >>
Mi
sveglio di soprassalto, senza fiato, spalancando gli occhi.
In
un bagno di sudore respiro a fondo, capendo che era stato solo un
sogno,
soltanto un sogno.
Deve
essere stato il ricordo di Lucy ad avermelo fatto sognare...!
Controllo
veloce l’orario. L’una. Poi –pensiero che
mi fa venire i brividi lungo la
schiena- rammento che Melodious è sempre avvinghiato a me...
Scatto
atterrito ad un familiare scampanellare di bici “Scostumati!
Fare queste
porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare, disgraziati! Tsk!
Questo
Giappone sta andando in malora!” Ma...Quell’uomo..!
Quelle parole...!
Oh
mio Dio. Oh mio Dio. Un déjà vù! UN
DE’JA’ VU’! Ora me lo porterò
a casa e...Accadrà?
No!
No! Non sono consenziente! NON SONO CONSENZIENTE!
Lo
chiamo con forza “Me...Melo-dious...!”
E
lui apre piano gli occhi. Se li stropiccia a rilento. Poi si scosta da
me, si
siede bene e si stira sbadigliando.
Sta
a fissare avanti a se’ per qualche secondo, sonnolento.
Successivamente, come
se non ci fossi mai stato, si rizza in piedi, instradandosi verso la
stazione,
il passo un po’ malfermo.
Sono
stato pienamente ignorato.
Davvero.
Io non lo capisco quel ragazzo.
Mi
pulisco dall’aranciata ormai asciutta.
...
Affondo
il viso nel panno, tanti concetti contraddittori vorticare disorganici
nella
testa.
Percepisco
un lieve dolore là, all’altezza del cuore.
Cos’è?
E,
vergognandomene da morire, stringo le gambe, accorgendomi che non
è solo lì che
provo dolore.
Dò
il cambio di lettura e continuo ad osservarlo di nascosto.
Melodious
dorme pacificamente sul banco. Come se niente fosse successo.
Nel
senso, non che fosse successo qualcosa di rilevante
–solo nella mia
mente offuscata dalla presenza immateriale di Lucy-, ma non
può comunque
rimanere impassibile dopo essersi comportato in
modo...In modo così...Strano,
non c’erano altri aggettivi per definirlo. Tuttavia, spero
che questa bonaccia
duri a lungo. Per me averlo addormentato è un gran
sollievo...
“ETCCHU’...!”
Tiro
su col naso, seduto sulla mia parte di tavolo in sala insegnanti. Sto
ordinando
i programmi di ogni classe nelle confacenti cartelline. Un lavoro
abbastanza
complesso che richiedeva un po’ di
concentrazione...Concentrazione che non
riesco a raccimolare a sufficienza nel caos che bivacca attorno a me.
Sono
qui da quasi più di due settimane, sto imparando ad
abituarmi a tutto questo,
anche se credo di non riuscire a conviverci interamente.
La
sala professori può essere paragonata benissimo ad uno zoo o
ad un circo,
dipendeva dai giorni. Oggi non saprei cosa optare.
I
professori sono molti, ma una parte di essi ha poche ore a settimana e
passa
saltuariamente qua.
Contrariamente,
tra quelli che ci sono ordinariamente,
c’è...Allora...Lulu, la docente d’arte.
Una dark, una metallara, un’hippy, una Gothic Lolita, una
sfattona, una bestia
di Satana...Non so cosa sia; una cosa è certa: lei
è una delle più strambe lì
dentro. Somigliava un po’ a Dorothea, la strega/fata di Ludwig[Kaori
Yuki nd. Sorina]. Di solito la si vedeva consultare i tarocchi,
guardare nella
sfera di cristallo, procurare sevizie con fiammiferi e spilli a
bambolotti di
cera o paglia(e quest’ultima cosa mi spaventa non poco).
Addietro aveva sempre
un grosso sacco nero, grande quanto basta per contenere una
persona(forse
questo mi spaventa di più). Regolarmente leggeva le foglie
di the ad un
esagitato Steiner, l’insegnante di educazione civica. Lui
aveva l’aria molto
stressata ed un tic all’occhio destro, ogni frazione di
secondo lo strizzava.
Per questa sua peculiarità parecchi genitori lo avevano
accusato di molestare
sessualmente i loro figli. Pareva non fosse molto rispettato dagli
studenti,
perchè ne aveva paura. Ma c’era un tempo che non
era così...Quest’era si
vocifera fosse stata estinta da uno scherzo di
Melodious...Ora sta
punzecchiando una bambola di cera che somiglia impressionantemente alla
professoressa di economia domestica, Quina. Una donna corpulenta di
origini
italiane ed una buona forchetta. Di lei so solo che dovunque andasse,
si
portava un cesto da pic-nic e mangiava in classe. Pure adesso sta
mangiando dei
manju che poco fa giuro di aver visto nel bento di Steiner...Tornando a
lui, ha
smesso di tormentare il fantoccio e fissa inebetito la docente di
matematica
che sta entrando. Beatrix è una donna veramente bella,
professionale ed attenta
nel suo lavoro. Emanava una certa aura fredda, da puzza sotto il naso,
ma
l’apparenza inganna, lei era riconosciuta fra gli studenti
per la sua
comprensione. Attualmente è rincorsa –o meglio, molestata-
da Cid, colui
che insegna informatica. Alquanto avanti con gli anni, soleva avere uno
stuzzicadenti in bocca. Da tutti era stato denominato
‘l’allupato’, al momento
ne sta dando prova. Già dal primo giorno, ogni mattina mi si
avvicinava,
narrandomi delle sue epiche conquiste amorose ed uscendosene con cose
tipo “E’
arrapante la cortezza delle uniformi femminili, vero?”
“Ti dico, ai miei tempi
non c’erano tette così!” “Hai
scopato con qualcuno recentemente?” “Il seno di
Garnet sembra così morbido...Quanto vorrei
toccarlo!”. Proprio ora sta
inseguendo lei, Garnet, la professoressa di lingua giapponese. Era
più anziana
di me di qualche anno ed era una ragazza deliziosa. Preparava del
caffé in un
termos, che la mattina portava a scuola e ne offriva a tutti una tazza.
Pacata
ed educata, mi faceva sentire molto a mio agio.
Dò
un sorso alla tazza che mi aveva offerto prima. Ad essere sinceri, non
mi piace
tanto il caffé. Ha un buon aroma, ma è
così amaro per quanto zucchero ci
metti...Qui però lo bevono tutti, perchè non
dovrei farlo anch’io? Poi se non
bevo Garnet potrebbe arrabbiarsi. Anche se non l’ho mai vista
arrabbiata...
...
...No,
aspetta. La sto vedendo pestare a sangue Cid –che le aveva
toccato il sedere-
dannandolo con voce cavernosa. Okaaay, lei mi fa ancora più
paura di Lulu...No,
ho cambiato idea. Ho più paura di colui che mi sta
ostruendo la visuale
sullo scenario di violenza. Kuya, il maestro di teatro. Nel vestire
assomigliava vagamente ad un
travestito...Be’, non solo
nell’abbigliamento. Mi sento a disagio quando mi parla
ammiccando “Buongiorno,
caro. Come stai?”
“Bene,
grazie...”
“Mi
fa piacere...Ma mi farebbe ancora più piacere se tu passassi
in teatro. Mentre
i ragazzi provano noi potremmo parlare un po’, conoscerci meglio...”
Orrore
“Va bene, g-grazie...”
“Ti
aspetto sempre, ciao tesoro.”
Mi
manda un bacio con la mano, che io accetto con un sorriso agghiacciato.
Devo
riprendermi.
...
...
...
Dove
sono rimasto? Manca il trio. Iniziamo con Braska, il precettore di
religione
cattolica. Sì, lui era proprio un brav’uomo. Amava
incondizionatamente Dio, la
vita, insegnare, gli studenti, la sua famiglia, tutti. Sul tavolo aveva
tantissime foto incorniciate della figlia adolescente –che
non mancava
occasione di mostrare ad ogni transitante-, Yuna, che frequentava un
istituto
cattolico femminile ad un’ora di treno da qua. Lui faceva da
pacere tra gli
altri componenti del terzetto. Da subito è entrato in azione
appena ha scorto
il frangente creatosi: sta cercando di placare i due che si inseguono
per la
stanza. Jecht, il professore di educazione fisica, ride come un pazzo,
al
contrario di Auron, il docente di storia, che sbraita esibendo una
sgargiante
macchia di caffé sulla parte anteriore della camicia
candida, e brandisce un
tozzo tomo della propria materia “INFAME! MISERABILE!
SCELLERATO! TORNA
QUIII...!”
Sicuramente
gente così che insegna c’è
d’aspettarsela, se si tiene conto del genere di
persona che è il preside.
“Professor
Blaze, scusi.”
Mi
giro in direzione della voce alle mie spalle. E’ Imamura.
Zexion
Imamura, classe terza, sezione I. Con lui, come con Garnet –prima
di
scoprire la vera indole di lei-, mi sento sereno, i miei
strazi mentali
evaporavano in sua presenza.
Era
un ottimo studente, in classe era sempre attento e teneva un buon
comportamento. Non l’ho mai visto
confabulare con un compagno, passare
bigliettini, o guardare per aria. Un po’, mi ricordava me
quando anch’io ero al
liceo(be’, io ero più impacciato...). Come
qualsivoglia professore –anche se
c’è una negazione perentoria generale-, ho i miei
pupilli, e Zexion è uno di
questi.
Gli
sorrido “Buongiorno, Imamura. Dimmi pure.”
“Buongiorno.
L’ultima volta che ha avuto lezione nella mia classe, ha
chiesto il programma
del precedente insegnante. Mi sono permesso di stamparglielo, ecco
qui.”
Mi
tende dei fogli “Oh, ti ringrazio davvero, sei stato molto
gentile...”
Incurva
le labbra “Non c’è problema.”
Allungo
la mano, ma, non so come, le pagine cadono sparpagliate a terra.
“Mi
perdoni...! Quanto sono maldestro...” Si inginocchia a
raccogliere gli
stampati.
Mi
abbasso anch’io per aiutarlo. Attesto, notando la sterminata
quantità dei pezzi
di carta “E’ stato un programma piuttosto
lungo...”
“Sì...Avrei
dovuto metterli in una busta...”
Ci
rialziamo, appoggio il programma sul tavolo “Ancora grazie,
Imamura.”
Lui
annuisce “Di niente. Vado a prepararmi per la seconda ora,
arrivederci.”
Mi
risiedo, chiudo tutte le cartelline ed infilo nella valigetta quella
della
terza.
*
La
seconda ora. Entro in aula.
“Buongiorno,
professore.”
“Buongiorno.”
L’unico
a non essersi mosso di un millimetro è Melodious, che
è accasciato sul banco,
dormiente per mia felicità(ma quanto dorme quel ragazzo?
E’ da giorni che è
così...).
Poso
la mia ventiquattrore sulla cattedra “Per
quest’oggi ho preparato una
verific--...”
S’inalbera
uno stuolo cupo di Noooo!, spaventandomi.
Riattacco,
per placare la repentina rivolta “C-calma, calmatevi...!
E’ una prova senza
voto, non c’è da preoccuparsi...!” Un
sospiro di sollievo all’acquietarsi della
massa.
Mi
muovo per la classe per distribuire i test “Scrivete nome,
cognome e classe in
alto, per favore.” Giungo alla quarta fila di banchi e
titubante mi fermo al suo,
stando alla dovuta distanza.
Gliela
dò?
Ci rifletto un po’,
poi delibero per no. Dorme, ed io non ho intenzione di svegliarlo. Ed
anche
fosse sveglio, sono certo che compilerebbe gli esercizi con frasi alquanto
ambigue. Passo altre, consegnando il foglio al banco a fianco...
...“Che
cattivo. Non mi piace essere ignorato in questo modo.”
Guizzo
a guardarlo, uno sciocco rossore mostrarsi con sfacciataggine sul mio
volto. Ma
perchè il mio corpo deve agire sempre di testa propria!?
Ha
il gomito sul tavolo, il mento appoggiato sul palmo aperto della mano
sinistra.
Mi osserva, placido.
Allora
gli faccio scivolare la verifica davanti.
Ho
come l’impressione che i ruoli si siano scambiati. Io, lo
studente insicuro che
consegna il compito fatto male al professore severo che mette
soggezione, cioè
lui. Con Melodious perdo tutto il mio decoro(a patto che ne abbia mai
avuto
uno), ed acquisto solo ridicolezza(più
dell’usuale)...
“La
penna.” Fa lui, la mano destra tesa.
Mi
contraggo un po’, ma in silenzio prendo la biro dalla tasca
del giacchino, ed
esitante gliel’allungo.
Senza
togliermi gli occhi di dosso, molto piano, le sue
dita avvolgono
l’oggetto, accarezzando volontariamente la mia pelle.
Mi
ritraggo fulmineamente. Tento di assumere un atteggiamento di
superiorità, il
mio è uno sguardo di sfida.
Ma
chi vorrebbe sfidare qualcuno dall’arrabbiatura di un micino
spelacchiato?
Odio
quando il mio corpo fa quello che gli pare. Odio essere una figura
autoritaria
e non avere nessun potere. Odio prefiggermi un traguardo e fallire
miseramente.
Odio crollare emotivamente per qualunque inezia. Odio essere un
burattino nelle
mani di chiunque. Odio essere un burattino nelle sue
mani. Odio tutto
questo.
[
Odio me
stesso ]
Non
sorride, ma i suoi occhi sono socchiusi di piacere.
Lo
so, sta ridendo di me, ride della mia tentata prova di forza. Ride
perchè io non
sono forte.
Ride
come tutti gli altri, del resto.
Finisco
di distribuire.
Dalla
cattedra noto un gettarsi di sguardi smarriti, gli occhi spalancati,
volti
scarlatti.
“Non
agitatevi, non è difficile come sembra. Se
c’è qualcosa che non capite,
cercherò di aiutarvi io...”
“Le
mie lusinghe, prof.. Hai trovato un modo per scoparti gratuitamente
giovani
liceali. Ma non dovresti abusare così del tuo ruolo, no,
no.” Melodious si
dondola sulla seggiola, il foglio sollevato all’altezza della
faccia. Recita
“Domanda sette: ‘Che posizione preferisce
il professor Blaze? A, la
cavallina; B, il Missionario;’?”
Non
capisco perchè dice questo. E mi chiedo come faccia ad
uscirsene con certe cose
sciorinando una tale innocenza
“Cosa...?”
“Ma
è una domanda a tranello! Prima di tutto dovremmo sapere se
sei ancora
vergine...Non sta bene rispondere alla cieca, ci vorrebbe una dimostrazione
pratica...” Trattengo il fiato.
E’...E’
pazzo! Completamente! Che va
farneticando...!?
“C’è
scritto anche qui in fondo: ‘Qualsiasi dubbio
potrà essere colmato con
eventuali dimostrazioni pratiche.’.”
...Io...Io
non ho scritto nulla di simile nel test! Melodious dovrebbe
fare
l’attore...
“Avanti,
classe. Serve un volontario! Chi si offre?”
Ho
gli occhi di tutta la classe puntati su di me, ora. Che si aspettano
che
faccia...?
“Nessuno?
Nessuno si offre? Ma che asociali!” Ferma il cullare della
sedia “Vorrà dire
che mi offrirò io.”
GASP!
Devo fare qualcosa!
La
prima cosa che mi salta in mente, è quella di avvicinarmi al
banco più vicino e
di esaminare il foglio.
...
Ho
un motivo in più per sparire dalla faccia della terra. Adesso.
Cos...Cosa...Cosa
è...COSA E’ QUESTA COSA...!? I...Io...IO NON
C’ENTRO NULLA...!
1.
‘Qual’è la marca di vaselina di
cui il
professor Blaze fa uso?’
2.
‘Qual’è il luogo più recente
in cui il professor Blaze ha
fatto sesso? A, nel bagno di un fastfood; B, in un ascensore; C, in una
vasca
alle terme’
3.
‘E’ vero che il professor Blaze preferisce i/le
ragazzi/e dai
16 ai 19 anni?’
4.
‘Che preliminari privilegia il professor Blaze? A, un
massaggio everywhere
con abbondante olio
profumato; B, il cospargersi addosso frutta e/o dolci vari, seguita da
una
grande abbuffata; C, un appassionato ed erotico
striptease’
5.
‘Al professor Blaze piace molto il Cosplay. Quale costume
predilige? A, erotic-maid/shitsuji; B, sexy-nurse; C,
sadistic-police’
6.
‘Quanti giorni al mese il professor Blaze passa al Sexy Shop?
A, 5 volte; B, 10 volte; C, ogni giorno’...
Tremo,
la stretta al foglio accrescere. Non oso continuare, non voglio.
Come
un riflesso incondizionato, volo fra i banchi ritirando quelle
cose.
Afferro un paio di forbici dall’astuccio e trituro i test,
poi ne butto i resti
nel cestino della carta.
Perchè?
Perchè mi hanno fatto uno scherzo del genere?
*
Mi
appoggio allo schienale della seggiola.
Ne’
nella valigetta, ne’ in sala insegnanti ho trovato la mia
verifica. Ma
la faccenda non si impunta qui, io mi chiedo come abbiano fatto quei
questionari
manipolati a finirmi nella borsa, l’ho sempre avuta
sott’occhio, e soprattutto
vorrei sapere chi è stato. Anche se un’idea ce
l’avrei...Non è mia intenzione
usare Melodious come capro espiatorio, però...Le domande
erano così elaborate,
così diabolicamente elaborate, che mi
viene da pensare che solo il genio
di Melodious possa crearle. Eppure, rimaneva che non sarebbe riuscito a
fare lo
scambio. La prima ora sono sempre stato in sala professori e non ho
visto
nessun studente entrare, ad eccezione di Imamura.
La
seconda ora ero nella sua classe, e lui era dapprima quietamente
appisolato.
Aveva chiesto a qualcuno di fargli da ambasciatore segreto? ...
Be’, sono
contento che lo sconosciuto davanti a me stia interpellando la mia
attenzione,
interrompendo le mie riflessioni. Ripensare al fatto antecedente mi
portava
brutte sensazioni ed una vergogna rovente. Chissà se la
vicenda aveva già fatto
tutto il giro dell’istituto...
L’uomo
a cui avevo accennato prima non ha un’aria familiare, non
credo di averlo mai
visto. Indossa quello che sembra un camice da dottore turchese e largo,
con
appuntato al petto ha un cartellino con su scritto ‘George
Stevens’ e da sotto
spuntano le scarpe, delle rilucenti Creeper, che gli regalano qualche
centimetro di cui non ha effettivamente bisogno. In testa porta una
cuffia di
lana con decori floreali e infilati ha un paio di grossi, spessi
occhiali
tondeggianti. Veste dei guanti da giardinaggio gialli e la sua voce
risulta
modificata e fosca attraverso la mascherina bianca che gli copre la
bocca “Lei
è il professor Axel Blaze?”
Che
tipo eccentrico “Sì...Ha bisogno di
qualcosa...?”
“Io
sono un bidello. Ho da darle in consegna questi documenti.”
Me li mostra “Deve
portarli al professor Braska, nell’aula
Nella busta trasparente vedo di sfuggita il titolo ‘Peshitta,
Vetus latina, Vulgata e Targum’[sono
delle diverse versioni della Bibbia nd. Sorina]
“D’accordo...Ma
perchè proprio
io?”
“Perchè
oltre ad essere il bidello più applaudito dalle
studentesse, io sono anche un formidabile chiaroveggente. Nel sangue
della mia
famiglia scorre il sangue della nostra più lontana antenata,
Deifobe, una
famosa Sibilla. Pensi, ha avuto una relazione con un lupo mannaro,
infatti io
sono mezzo mannaro. Dovevo essere anche mezzo vampiro, la mia prozia
defunta ne
ha sposato uno, solo che alla terza notte della luna di miele, le
è stata
fatale voler giocare a Cappuccetto Rosso e al lupo...Ma mio padre, che
è il
sottosegretario di Bush ha messo tutto a tacere, ma sappia che i
vampiri
esistono! Anche gli zombi! Mio fratello è uno zombie,
dobbiamo sempre tenerlo
segregato nella sua stanza, questo dopo che i miei genitori
l’hanno visto
azzannare il cane. Ora vive di animali di piccola taglia, se li mangia
vivi.
Poi sa la bambina assatanata dell’Esorcista?
L’esorcista è mia mamma!
Sì, lo so che nel film si presenta con un nome maschile ed
oltretutto sembra un
uomo in tutto per tutto, ma mia mamma è una donna dalle
mille risorse! Lei si
riesce a far crescere la barba a comando! Invero con quei ormoni che
emana può
permettersi di venderne in bustarelle al mercato nero. Comunque,
tornando al
punto, io ho letto nei tarocch--...” Si blocca
improvvisamente, come ad essersi
congelato.
Resto
a fissarlo, il suo racconto a tratti mi stava
affascinando. Mi sembra troppo strano che quel megane chara
così vistoso, non
mi fosse saltato all’occhio. Ma era anche vero che non
conosco ancora tutti i
bidelli...
Ricomincia,
simulando dei colpi di tosse “...Cough,
cough...Ehm, dicevo che io e gli altri bidelli siamo inabilitati a
consegnarlo,
perchè abbiamo degli incarichi che richiedono la precedenza.
E questa per lei è
una delle sue prime ore libere di oggi, le chiedo questo
favore.”
“Va
bene...Vado subito...”
“Bravo,
ha capito tutto!” Batte il zeppa della scarpa sul
pavimento, facendo il saluto militare “Aula 14! 14, non
sbagli!” Poi corre
svelto fuori dalla stanza.
...
Mah.
Mi
metto in viaggio, volendo rintracciare questa aula 14.
Sono
al piano terra.
Aula 11...12...13...Aula 14. Eccola. Busso ed aspetto
qualche secondo prima di aprire la porta, ed introdurmi dentro
“Buong--...”
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”
Mi
si sono rizzati i capelli in testa e devo essere di un
bel porpora, ne sono sicuro. Per oggi è già la
seconda volta che voglio sparire
“SC...! SCU-SATE...! N...N-NON LO S...SAPEVO...!
PER...P-ERDONATEMI...!”
Improbabile che mi abbiano sentito avendo il volume degli
strilli al massimo.
Mi catapulto fuori, sbattendo la porta. Corro a più non
posso al mio rifugio, il bagno degl’insegnati.
Raggiunto
la meta, mi abbandono contro il muro. Ora oltre ad
essere un pervertito, sono anche un guardone! Che ne sapevo che
nell’aula 14 ci
fossero delle studentesse denudate che si stavano cambiando per
l’ora di ed.
fisica...? Perchè a me? Perchè solo
a me...? Sarò iellato a vita...? Dannazione...!
Non...Non è colpa mia! Era l’aula 14, ne sono
certo! La 14, il bidello l’ha
detto chiaramente e...! ... Già...Me l’ha anche
ripetuto più volte...Ma è priva
di probabilità l’idea che il professor Braska si
trovasse all'interno con le
studentesse che si svestivano...
*
Sono
tornato in aula docenti.
La
sorpresa che mi aspetta è niente affatto gradevole.
Fra
le risate fragorose di Cid e Jecht, il risentimento
lacrimoso di Kuya, il tic di Steiner che incede con più
assiduità, la
solidarietà di Auron che mi da pacche rispettose sulla
spalla, l’agitazione
Garnet che insiste ad offrirmi una tazza di caffé pregandomi
di stare calmo, costernato
stacco l’immagine dalla bacheca.
La
terza volta che voglio sparire.
*
“Zio!
C’è qualcuno che attenta alla quiete della mia
vita
scolastica!”
Xemnas
con la mano dispiega l’undicesimo tankobon di Death
Note sul tavolo, il mignolo dell’altra mano invece ce
l’ha deliziosamente
infilato in una narice.
“Ehi,
Xemnas...! Zio! Zio Xemnas...! ... Per l’amor del
cielo, brutto mangia pane a sbafo, ASCOLTAMI!”
“Sì,
sì, va bene...! Ti ascolto...!” A malincuore
chiude il
volumetto e lo lascia da parte.
Gli
sbandiero davanti il foglio che ho trovato in bacheca.
Lo
prende e lo osserva con attenzione. Corruga la fronte,
oltraggiato “Che empietà...! Questa cosa
è inconcepibile!”
“Già...”
“Io
non sto mai sotto!”
“Zio...”
Mi massaggio le tempie con le dita,
sforzandomi di raggranellare qualsiasi pensiero positivo se quegli di
fronte a
me non fosse all'istante morto dissanguato o in altro modo
dolorosissimo.
...
Non
ne trovo.
Devo
stare calmo, non devo pestarlo a sangue ne’ ucciderlo,
non devo, no, devo essere superiore...
“...Non credo che tu abbia afferrato la questione. Pare che
quell’immagine sia
stata appesa nella bacheca di ogni classe. E questo aggrava
pesantemente la mia
reputazione, tramutandola dall’essere un semplice pervertito
guardone, ad
essere un pervertito guardone peccaminoso.”
“Ah,
sì. Ho saputo del compito a luci rosse e della gradita
vista panoramica.” Ridacchia, dimostrando il suo tatto
sovrumano.
“Esatto.
Un’immagine di noi due avvinghiati in chissà
quale posizione del Kamasutra non aiuta per niente!”
“Ma,
Aku, è solo un fotomontaggio...”
“E
menomale che è solo un fotomontaggio...! Ma tutti
penseranno che li ho affissi io questi cosi.”
“Tu
non lo faresti mai...”
“...Ma
un pervertito guardone, sì.”
“Capisco...Allora
non ci resta scoprire chi è stato. Hai
indizi a proposito?”
Ci
penso su “Be’...E’ iniziato tutto
stamattina, i giorni
addietro sono trascorsi normalmente.”
“Hai
fatto arrabbiare qualcuno, Aku?”
“Arrabbiare,
no.”
“Hai
infastidito Melodious?”
“No.
Anzi, in questo periodo è piuttosto calmo...Anche se
questo è un motivo in più per
sospettarlo...”
“No.
Il crimine deve essere spettacolarmente annesso
a lui, è legge. Gli piace essere al centro della scena. Aku,
proverò a prendere
provvedimenti. Torna fra un paio di giorni e--...”
Quello
che si era innalzato è un urlo terribile, giunto
dalle scale.
Balziamo
entrambi su ed allontanandoci da lì, arriviamo al
punto in cui derivano i pianti sommessi.
Professori
e studenti curiosi circondano l’uggioso e
sofferente Steiner riverso sul pavimento. Il prof. Auron gli tiene su
la testa,
imprecando contro gli allievi spettatori “Andate via, zotici!
Sciò!”
Lo
zio, un fulmine, sopraggiunge a fianco del dolente “Fate
largo! Allargatevi! Fatelo respirare! Ehi, Adalberto! Adalberto, mi
senti!?
Auron, hai visto cos’è successo?”
L’uomo
scuote il capo “No, ma è chiaro che è
ruzzolato giù
per le scale. Si è rotto la gamba...”
Analizzo
l’angolatura impossibile che ha la sua gamba
destra, la pelle d'oca che mi sale. E per dirla tutta, non avevo mai
visto lo
zio così agitato...Non è il preside qualunquista
che credevo...
“Merda...Auron,
per piacere, va a chiamare un’ambulanza. Lo
tengo io.”
“Zio...”
Mi avvicino “Posso fare...?”
“No,
Axel. Scusate, voi.” Parla ai professori “Riportate
gli
studenti in aula.”
Quando
l’ultimo “Non c’è niente da
vedere qui!” riecheggiò,
il professor Steiner apre gli occhi lacrimanti e mugugna a voce
spezzata
“Preside S-Sakamoto...Credo di essermi rotto...Questa
g-gamba...” Scorgo un
rivolo si sangue discendergli dalla tempia...
“Auron
ha chiamato l’ambulanza, arriverà presto.
Adalberto,
come hai fatto a cadere?”
“Stavo...Stavo
per scendere questa rampa di scale...Quando
da dietro...Mi hanno s-spinto...”
“Ti
hanno spinto...?” Lo zio pare infuocarsi
“Adalberto, hai
visto chi è stato?”
“Ho...Ho
visto qualcosa dopo...Essere caduto...Credevo fosse
un’allucinazione...Un angelo...Un angelo che portava un
camice turchese da dottore...”
*
“Io
so chi è stato! Il bidello!”
I
sanitari avevano messo il professor Steiner su una barella
e di gran carriera lo avevano caricato sull’auto
dell’ambulanza.
Io e lo zio siamo rientrati nell’ufficio. Gli sto esponendo
i mie sospetti.
“Bidello?
Li ho commissionati io, uno ad uno...E’ tutta
gente fidata, non farebbero mai una cosa del genere...”
“Il
suo nome...Era George...! George Stevens!”
“George...Stevens?
Conosco a memoria tutti i nomi di coloro
che lavorano in questa scuola. Nessuno di loro si chiama
così.”
Permango
meravigliato. Un bidello...Falso?
“Axel,
ho un favore da chiederti...”
Lo
guardo.
Alla notizia della presenza di qualcuno che si diverte a
spingere la gente giù per le scale, il suo volto giovane
aveva trovato profonde
rughe di dispiacere.
“...So
che tu dovresti uscire adesso, ma la classe del
professor Steiner è rimasta senza supplente. E’
mancato a molte lezione e se è
possibile vorrei evitare che fosse così anche oggi. Gli
altri docenti
effettivamente disponibili non se ne possono occupare, puoi farlo
tu?”
“Sì...Certo.
Che classe è?”
“Terza
H.”
Umm...Ho
un brutto presentimento...
*
E’
rilassante stare disteso sulle panchine qui fuori, con
nessuno in cortile. Non mi era ancora capitato di farlo...
Incrocio le braccia dietro la testa, aspirando col naso
un’abbondante boccata d’aria fresca.
Che
pace, che silenzio...
“Tesoruccio,
sai che sei sexy anche quando dormi?”
Sbarro
gli occhi, Kuya chino a qualche centimetro dalla mia
faccia. Mi metto a sedere, un’invisibile ventata glaciale
colpirmi pesantemente
“K-Kuya...Mi hai fatto spaventare...”
“E
perchè mai? Io non ho niente di spaventoso.”
Avrei
da ridire “...Scusa...Non intendevo...”
“Lo
so che non intendevi offendermi, ma sono comunque
offeso. Ti perdono tutto se mi dai un bacio. Mmmmmmm...”
Si sporge, gli
occhi chiusi, protendendo le labbra.
TWITCH
“Ku...Kuya...!
Che ci sono in quelle buste...??” Uso il pretesto delle
buste, che di fatto
aveva deposte ai piedi.
“Su,
che aspetti, dammi questo bacio. Ti devi far ancora
perdonare per essere andato a letto col preside...”
“Ma,
Kuya, lui è mio zio!”
“Non
mi interessa il vostro grado di parentela, per quanto
lui ti voglia bene, io te ne vorrò sempre di
più!” Mi butta le braccia al
collo.
“KUYA...!”
Gli metto una mano in faccia per tenerlo lontano.
Solo allora noto la manica turchese di camice fuoriuscire da una delle
due
buste...
Scivolo
via, lasciando cadere Kuya sulla panchina.
“EHI!
Il mio bacio!”
“Un’altra
volta, Kuya...” Dico senza riflettere, reperendo
il camice. La targhette presenta ‘George Stevens’.
Frugando ancora nelle buste,
trovo sia dei guanti gialli da giardinaggio, un berretto di lana
fiorato, un
paio di spesse lenti ed una mascherina.
“Kuya,
dove hai preso tutta questa roba?”
“E’
del teatro, la stavo riportando indietro.”
“Ti
ricordi chi è stata l’ultima persona ad aver
chiesto in
prestito questi...?”
“Certo
che no! L’unica persona nella mia testa sei tu!”
Non
è costruttivo parlare con lui “Mh...Se ti viene in
mente, dimmelo...”
I
cancelli della scuola vengono attraversati da un
furgoncino rosso, che frena esattamente di fronte a noi. Un omino basso
e
tarchiato scende dal mezzo e scarica uno a uno, cinque grossi sacchi,
esibendo
una forza ed una agilità straordinarie per la sua stazza.
Svolto il lavoro,
monta sul furgoncino e parte.
...
“Ahò!
Me date una mano a portà ‘sti sacchi di farina
nella scuola??” La prof. Quina corre verso di noi
sventagliando il braccio.
Un
motivo per allontanarmi da Kuya. E se avesse provato ad
aggredirmi avrei sempre potuto lanciargliene uno addosso “Sì!”
“Tsk.
Questo è un lavoro per uomini, no di certo per una
giovane donzella.”
Donzella?
Di chi sta parlando?
“E
uno sforzo di quel genere rovinerebbe le mie bellissime
unghie. Aspetto quel bacio, Axel kun, non te lo scordare.” Mi
carezza una
spalla e se ne va ancheggiando.
“Ohu,
me dai una mano o no??”
“Sì,
ci sono...” Mi rimbocco le maniche della camicia e
della giacca, poi mi pongo un sacco in spalla
“Issa...!” ‘Ccidenti quanto
pesa...
Mi
sento una vera mammoletta vedendo Quina fiancheggiarmi
serenamente con due sacchi sotto le braccia. Io sono già
sudato quando torno
indietro per recuperare un altro sacco, il penultimo. Trasferisco anche
questo
in segreteria, vicino agl’altri.
E,
se non lo avessi visto non ne avrei notato la presenza,
un ragazzone dall’espressione durissima sguscia alle spalle
della bidella al
bancone, indaffaratissima a firmare le sue scartoffie, e piglia una
delle tante
chiavi appese al muro. Da bravo ninja, silenziosissimo e da percepire
eccezionalmente incorporeo per la sua figura imponente, va fuori.
...
Quina
mi aveva raggiunto e prorompe “L’hai preso te
l’ultimo
sacco?”
“No,
ho portato dentro il penultimo.”
“Ma
c’erano cinque sacchi, qui ce ne sono quattro...”
*
Ho
accasciato la giacca sulla mia sedia in sala professori.
Fa davvero caldo...
Sono
in soprappensiero qualora mi viene toccata la spalla.
“Oh...Tsukada...”
Riku
Tsukada, studente modello alla pari di Imamura, se non
oltre. Non ho mai conosciuto in liceale con una vita scolastica
così attiva; fa
parte di quasi tutti i club, è sempre disponibile a
supportare i professori
affastellandosi parte del loro lavoro, ed è stato
rappresentante d’istituto per
cinque anni. Una gran fetta di medaglie, coppe e riconoscimenti esposti
nella
teca del piano terra sono attribuiti a suo nome. Ha tutta la mia stima.
“Salve.
Mi è stato detto di riferirle che il professor
Braska l’attende all’entrata della palestra prima
che inizi l’ultima ora.
Dovrebbe consegnargli dei documenti -Peshitta,
Vetus latina, Vulgata e Targum-,
di
cui ora è lei in possesso.”
“Oh,
sì. Ti ringrazio, Tsukada.”
“Si
figuri. Le auguro una buona giornata, professor Blaze.”
Mi rivolge un sorriso formale ed in mano uno stereo, ripercorre i
propri passi.
Allora
dovevo portarglielo davvero quel documento...Il falso
bidello non mentiva del tutto...
Manca
un quarto d’ora o meno alla fine della penultima ora,
sarà meglio che vada immediatamente.
Mi
domando perchè il professor Braska si trovi in
palestra...
Mi guardo in giro, cercandolo. Mi starà aspettando
dentro...?
<<
SPLAAAAASH >>
Cos--...!?
Sono
accadute due cose a rotazione. La prima, una grande
quantità d’acqua mi è stata rovesciata
addosso. La seconda, una cascata di,
quella che pare farina, mi riveste, impanandomi.
Brutta
storia.
Mi
pulisco gli occhi dalla fanghiglia bianca e piego rapido
il capo a destra e a sinistra, poi rimembro che tutta quella roba era
arrivata
dall’alto. Guardo in su. Nelle vicinanze della ringhiera non
c’è anima viva.
Chiunque sia stato, è scappato...
“Prof....”
Imamura mi era sbucato da dietro, trascinando una
grossa rete contenente dei palloni e in spalla la borsa di ginnastica.
Mi
studia da capo a piedi con serietà.
“Imamura...Che
ci fai qui?” In modo inspiegabile, non provo
imbarazzo per questa situazione poco simpatica.
“Sono
andato a prendere i palloni nuovi, oggi ho un torneo
di pallavolo...Se mi permette, posso domandarle per quale motivo
è coperto di
farina?”
Ad
interrompere la mia risposta è l’udire del
chiacchierio
di studenti avvicinarsi.
“Stanno
arrivando i miei compagni...Venga.” Mi pigia forte
con la mano libera in direzione dell’entrata, e
all’interno mi guida in uno
spogliatoio, quello femminile.
Si
chiude la porta alle spalle “Penso che non voglia farsi
vedere in queste condizioni da qualcuno. Ci sono le docce
dall’altra parte del
muro. E prenda...” Apre la sua borsa, porgendomi un
asciugamano “...Per
asciugarsi.”
“E
tu...?”
“Lo
chiederò in prestito. Non l’ho portata negli
spogliatoi
maschili perchè ci sono già i miei compagni.
Invece le mie compagne se la
prendono sempre comoda, ce la metteranno un po’ ad arrivare.
Ci saranno altre
classi ad assistere all’evento, è meglio che esca
dalla finestra, non è
prudente farlo dall’uscita principale. Vado un attimo dal
custode della
palestra, di certo avrà dei vestiti usabili nello
sgabuzzino.”
Sono...Quasi
commosso dalla sua gentilezza... “Ti
ringrazio...Imamura. Grazie davvero...”
“Non
mi ringrazi, professor Blaze...” Si tira sulle labbra
un sorriso un po’ sghembo “...Non me lo
merito.” Apre la porta per uscire “Si
pulisca più in fretta che può, le
porterò subito i vestiti.”
Rimasto
solo, mi svesto rimanendo in mutande[oggi si è
dimenticato di mettere la maglia della salute... nd. Sorina]. Ripiego
con cura
la camicia e i pantaloni su un lavandino.
In una delle docce –le ho scorse tutte, ce
n’è solo una che
funziona-, mi piego, in modo che il getto della cipolla mi toccasse
solo la
testa. Chiudo gli occhi. Ripenso alla strana risposta di Imamura, ‘...Non
me
lo merito.’. E la sua espressione...Mi è
parsa quasi...Mesta...
Odo
per due volte lo sbattere della porta. Blocco lo
scorrere dell’acqua. Mi friziono la testa con
l’asciugamano ed ancora bagnati,
mi allaccio i capelli.
“Imamura...? Sei...” Torno dall’altra
parte “...Tu...”
Nessuno, solo una busta di carta sotto la finestra. L’afferro
e mi reco dal
lavandino.
“Ma
dove...” I miei vestiti sono scomparsi...!
Mi ispeziono attorno, ma non ci sono. Che motivo aveva
Imamura per prendermeli? Non me ne sono nemmeno accorto...
Dalla busta di carta faccio riemergere i vestiti che mi ha
portato Imamura.
...
Questa
è la quarta volta che voglio sparire.
*
“Professor
Blaze, le ho portato i vestiti. E’ una tuta in
buone condizioni, le starà un po’ larga. Ho
convinto le mie compagne a
cambiarsi nell’altro spogliatoio.” Mi porto alla
sezione docce.
“Professore...”
Visito ogni doccia, perplesso “Professor
Blaze? Prof.?”
Avrà pensato di rimettersi quei vestiti ed andarsene,
essendo troppo rischioso sostare un minuto di troppo qui dentro...
Mi
scosto un po’ il ciuffo dall’occhio destro, notando
solo
in quel momento la busta di carta abbandonata vicino ai lavandini.
Ci
guardo dentro.
C’è solo un nastro bianco e celeste quadrettato...
~
Busso
rudemente alla soglia per l’ennesima volta.
Non
c’è! Non c’è!
Possibile che proprio adesso che ho
bisogno, non ci sia!? La porta è chiusa da dentro,
accidenti... “Maledetto
zio...” Allora decido di spostarmi al bagno insegnanti. Sono
sollevato, potrò
stare lì finchè non se ne vanno tutti...
...
E’...E’
CHIUSA A CHIAVE! MALEDIZIONE! Lascio stare la
maniglia, ragionando velocemente.
Dove
posso nascondermi...Dove...AH!
La sala insegnanti! Anche se mi vedranno vestito in questo modo non
commenteranno(be’, al massimo Jecht e Cid mi rideranno
dietro...).Faccio un po’
di scale, guadagnando il piano terra.
Nelle vicinanze dell’angolo a cui devo svoltare, mi
immobilizzo. Proprio da quella parte si sta approssimando una gran
ressa di
voci. Si avvicina sempre più.
Cavolo...Cavolo...Cavolo...Gli
studenti che vanno alla partita...Mi vedranno...Mi
vedranno!
Mi
muovo sul posto, in sbattimento.
Non
riuscirei a scappare in tempo, il corridoio è troppo
lungo...
Il
mio attuale pensiero è immediato. Dunque...Anche se in
entrambi i casi lo verranno tutti a sapere, è meglio farmi
vedere da una
quindicina o più di alunni, che da una quarantina o
più.
Serro
gli occhi, facendo un grosso respirone e mi butto
sulla prima porta alla mia destra...
Questa
è decisamente la quinta e definitiva volta che voglio
sparire.
~
Il
capellone è in ritardo...Strano, arriva sempre in
anticipo.
La
porta scorrevole viene veementemente aperta e sbattuta.
Sposto gli occhi dalla vista sul cortile al nuovo arrivato.
...
Mpf.
Ma come si è
conciato? Pfff, è ridicolo! Non riesco
a non ridere, anche gli altri
fanno lo stesso.
Di certo sono stati loro a fare questo.
“Professore...”
Dico sorridendo, gustandomelo dalla testa ai
piedi “...Come sei graziosa.”
L’uniforme
femminile, anche se larga, gli stringe le spalle
e la vita. Essendo alto, la gonna gli sta corta, ed esibisce le sue nivee
gambe.
E
la sua espressione umiliata ed addolorata è incomparabile.
I
miei complimenti, ragazzi.
*
“Siete
degli scemi! Non capite niente!”
Scaglio la busta con la tuta che avevo portato al professore contro
Zell e
Xigbar.
“Chiediamo...C-chiediamo
perdono...!
Ma...Non serve a nulla piangere sull’arrosto fumato,
no, senpai
Zexion...??” Ribadisce Zell, che assieme a Xigbar era
arretrato sulla panchina.
“Sul
latte versato, non sull’arrosto
fumato, deficiente!”
Capisco
che fosse per una buona causa, ma a
tutto c’è un limite!
Non è mia intenzione fare la vittima o il
santarellino, ho anch’io le mie colpe...
#
Inizio
flashback #
“Vorrei
proprio sapere cos’ha Dem...Ha
sempre la testa chissà dove...E ultimamente non viene
più qui al campo!”
Brontola Xigbar, ripetendo la stessa cosa da quasi mezz’ora.
La
schiena stesa sulla panchina, Zell
ciondola la testa oltre l’orlo “Il senpai
è così da quando ha avuto quella
punizione col madrelingua...Secondo me è tutta colpa di
quello lì! Deve avergli
fatto qualcosa!”
Sospiro,
accartocciando nella mano l’involucro
spoglio del yakisobapan.
Affatto, non c’entra la punizione col
madrelingua. Un semplice castigo, qualunque fosse, non poteva avere
effetti
simili su Demyx.
Solo
una cosa poteva.
“Non
dire sciocchezze, il madrelingua non
gli ha fatto niente.”
“Allora
cos’ha?” Guaisce, triste.
“Non
lo so.” Mento.
Quello
protende le gambe, sollevandole. Le
Creeper nere e bianche scintillano alla luce del sole “Vorrei
tanto aiutare il
senpai...”
“Mh...”
Xigbar si è preso il mento. Sta
provando a pensare “Ci vorrebbe...Ci vorrebbe
qualcosa...Qualcosa tipo...Tipo
un random di scherzi! Al madrelingua!”
Zell
scatta seduto, emozionato “Voto a
favore!”
“Xigbar,
cos’hai in mente?” Lo scruto
bieco. Quando ha idee lui è sempre qualcosa di pericoloso o
improponibile.
“Oh,
degli scherzetti innocenti, sta tranquillo,
Zexion...!”
Sta
mentendo, è ovvio.
Zell
incalza “Dai, Zexion! Sarà divertente!
Chiederemo anche agl’altri di partecipare! Tu ci devi essere
ad ogni costo!”
“Non
mi diverto ai discapiti di
qualcun’altro.”
“Ma
questo è per far tornare il sorriso a
Demyx...! Senpai Zexion...Non vuoi rivedere il sorriso di
Demyx...?”
Sì
che voglio, idiota. E’ da più di due
anni che voglio rivederlo.
“E ditemi, perchè credete che qualche
scherzo sadico possa rallegrarlo?”
“Perchè,
diciamocelo...” Fa Xigbar posato
“Demyx è sempre stato un po’
sadico, gli piace vedere la gente star
male. La gente che non rientra nelle sue grazie, chiaro.”
Inserisce dopo.
Su
questo non ci piove, non posso che
dargli ragione, Demyx ha i suoi svaghi...Be’, loro vogliono
solo aiutare un amico,
non hanno cattive intenzioni. Se dò una mano
anch’io non morirà nessuno.
[Xigbar
POV]
Ah,
sapevo che si sarebbe abbassato per
aiutare Zexion. Che checca sempliciotta!
E’
un gioco da ragazzi intrufolarmi in sala
insegnanti e slittargli alle spalle.
Che fortuna, la cartellina della terza è
già aperta! Allora, allora...I test...Sezione H...Sezione
H...Sezione H,
trovata!
Me la infilo sotto braccio e la sostituisco
con la nostra.
Esco di lì in tempo, si stanno rialzando.
Tsk,
alla faccia tua, madrelingua inetto!
*
“Spero
che la verifica manipolata abbia
divertito abbastanza il senpai...” Filosofa Zell, indossando
la mascherina.
“Ma
che cazzo ti sei messo?”
“Così
non potrà sapere chi sono! Ho l’aria
da misterioso, no, senpai Xigbar??”
“Hai
l’aria da citrullo, pirla! Ora
muoviti e va dentro.”
“Sì,
sì...” Borbotta quella testa di cazzo,
entrando.
Abbiamo
tralasciato parte del piano a
Zexion(è a conoscenza solo di due passaggi)...Ho paura di
morire per mano sua,
ma dobbiamo fare tutto il possibile per Demyx(ed
intanto che ci siamo,
spassarcela anche noi)!
...
Ehi...Zell
si sta dilungando...
Allungo
l’orecchio.
Ma...Che
sta dicendo!? IO L’AMMAZZO! Così
si farà scoprire!
Sventolo
il braccio per catturare la sua
attenzione, tanto l’androgino mi da le spalle.
So che mi sta vedendo. Faccio un gesto con
le mani eloquentemente letale.
*
Qui
appostati dietro l’angolo, non può
vedere me e Zell.
Ha
aperto l’aula 14...
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”
Ahahaha!
Ahahaha! Che faccia! Pfff, guarda
lì come corre...! Ahahaha! Che sfigato...!
*
[Zell
POV]
Zexion,
con estrema riluttanza, ha stampato
in tempo tutti i fotomontaggi in aula informatica e sono riuscito ad
appenderli
in tutta la scuola. Per lui, il piano si è concluso qua...BRR,
SPERO NON CI
SCOPRA MAI!
E
Xigbar si è volatilizzato...Già, tocca
sempre a me fare il lavoro sporco!
...
Ah,
sta arrivando Steiner finalmente...!
Si avvicina alle scale.
Mi
allontano dal ripostiglio dove ero
nascosto e facendo piano, lo raggiungo alle spalle.
Sob,
speriamo che non ci rimanga secco...
“Sorry, prof.!”
Gli dò una spintarella, che basta per
fargli perdere del tutto l’equilibrio.
Un
po’ mi dispiace vederlo rotolare giù per
le scale, ma è per Demyx!
*
Non
mi stupirei di vederlo rompersi a
metà...E’ proprio una femminuccia!
Oh!
E’ rimasto solo un sacco di farina!
“Xal! E’ il tuo momento! Va e combatti!”
Xaldin
fa un sospirone, uscendo dal
cespuglio in cui siamo acquattati. Fa presto a caricarsi il sacco e
portarlo da
me.
E
a quest’ora Lex dovrebbe essersi già
impossessato della chiave...
“Sei stato bravo Xaldy, tieni, ti dò la
caramella...”
SOCK!
“AHU!
La mia testa...Ma che ti prende...!?
Ehi, dove vai??”
“Io
ho fatto il mio dovere, ti ho preso il
sacco. Per il resto arrangiati.”
“Xal!
XAL! SEI CATTIIIVOOOO...!”
*
Yuk
yuk! Arriva! Yuk yuk!
Addosso
sulla ringhiera la vasca piene
d’acqua, Xigbar fa lo stesso col sacco aperto di farina.
“Uno...Due...TRE!”
<<
SPLAAAAASH >>
WHAHAHAHAHA!
YUK YUK! EHEHEHEHE! YUK YUK! YUK
YUK YUK! SFIGAAAATOOOOOO!
*
Cosa
ci fa Zexion col madrelingua?? IIIIIH!
CI HA VISTO!
“Xigbar,
scappiamo...!” Non è stata una
buona idea nascondersi dietro il cestone dei palloni...
“FERMI
LI’.”
BOHOOOOO!
SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE! NON
HO NEMMENO ANCORA AVUTO
Xigbar
vuole mantenere un contegno, ma come
me trema come una foglia...Forse anche lui sarebbe morto vergine...
“Voi.”
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGHH...!
Zexion
ci ha raggiunto dal cestone. Riesco
a vedere le gigantesche Flames of Ruin divampare
dietro di lui...
“Come sospettavo, il piano non si fermava
al fotomontaggio. Sono stato ingenuo a credervi.”
Mando
giù, frusciando sgomento “E...E
adesso...C-che farai...?”
“Cosa
intendi?”
“...A...A
n-noi...”
Lui
assottiglia lievemente gli occhi
“Nulla.”
EH...?
“...Ma
ora lasciatelo in pace, ne ha avute
abbastanza.”
Da
dove mi viene il coraggio di replicare,
non lo so “Però...”
“Però,
niente, Zell!” Sobbalzo
terrificato “Gli avete distrutto tutto l’anno
scolastico, non ti basta!?”
Spartisce un po’ del suo sguardo mortale anche con Xigbar
“Adesso, io vado a
cercare dei vestiti puliti al madrelingua. Voi, provate, provateci
soltanto,
a varcare la porta di quello spogliatoio e...”
Io
e Xigbar rimaniamo col fiato sospeso.
E?
Non sapere cosa conseguisse a quel ‘e’
ha l’effetto terrorismo che piace tanto a Zexion.
Lo
conosco da quando sono arrivato in
questa scuola.
Lui è un amico esemplare, c’è sempre,
gli
vogliamo tutti molto bene. Chiunque nel nostro gruppo, e al di fuori,
si
confida con lui, chiede consiglio. Ed ascoltava soprattutto a me,
nessuno lo fa
in nessuna occasione(chissà perchè). Io non ho
mai conosciuto una persona come
lui, con così tanto carattere, così assennato.
Sì, è proprio eccezionale.
Mi sono ritrovato più volte ad essere
geloso di Demyx, del loro legame. Pensa che bello, avere un posto
speciale nel
suo cuore!
Per colmo di sventura, è anche un seguace
convinto di cose come la ‘giustizia’
e della ‘umanità’,
virtù che
spesso finivano per essere solo d’impiccio. In casi del
genere, non era saggio
contraddirlo. Meglio contestare mille volte Xigbar, che una sola volta
Zexion.
Emanava la medesima aura di Demyx, non sembrava, ma quei due si
assomigliano.
Erano capaci, con uno sguardo, esanime e
pesante, di penetrare una persona, plagiarla...Uno
sguardo così nullo,
che non li faceva sembrare più loro...
Ho
detto di voler bene a Zexion, ma ne
voglio moltissimo anche a Demyx.
Non
ci fermeremo qui. Dobbiamo farlo! E se
poi proverà ad ucciderci, ci faremo difendere da Demyx!
Già, solo lui può
tenergli testa...
Allontanatosi,
io e Xig ci lanciamo uno di
quegli sguardi che fanno tutto da soli.
Rischieremo
la vita!
*
Il
piano originale prevedeva che il
madrelingua venisse accompagnato da uno di noi due nello spogliatoio,
poi, dopo
avergli promesso di portargli qualcosa di pulito, gli avremmo detto di
aspettare lì(di nascosto gli avrei rubato i vestiti).
Sarebbero arrivate le
studentesse per cambiarsi, e vedendolo mezzo nudo avrebbero urlato come
pazze.
Spaventatosi, il madrelingua sarebbe fuggito da là, uscendo
al centro della
palestra, dove centinai e centinai di studenti erano venuti ad
assistere
all’evento...Aah, peccato che Riku abbia sbagliato a fare i
propri conti(sì,
dal primo fino all’ultimo, è stato Riku a
realizzare gli scherzi)! Si è
dimenticato che c’era anche Zexion a giocare...Ma
conoscendolo, probabile che
lo sapesse. Ha detto “E va bene, vi
aiuterò. Ma sarete voi due ad accalcarvi
il peso delle conseguenze. Io ho una reputazione da difendere, a
differenza di
voi due.” –aizzando le ire di Xigbar-,
non gliene frega una mazza se noi
veniamo ammazzati da Zexion...
Ogni
piano che si rispetti, ne ha uno di
riserva. Riku ha fatto anche il piano B!
Abbiamo
in precedenza manomesso ciascuna
doccia, tranne quella più lontana dai lavandini. Riku sapeva
che proprio lì
sopra il madrelingua avrebbe posato i suoi vestiti infarinati. Mentre
quello si
lava, io mi intrufolerò dalla finestra –Zexion ha
detto di non varcare la
porta, no?- e ruberò i suoi abiti, lasciando
l’uniforme femminile da quelle
parti. Appena avrò fatto, uscirò da dove sono
entrato e farò uno squillo al
cellulare di Xigbar, che come da piano, farà sbattere due
volte la porta, dando
l’impressione che qualcuno sia entrato e poi andato fuori, il
fittizio Zexion.
Yuk
Yuk, geniale.
*
[Riku
POV]
Il
madrelingua ha paura delle persone,
delle grandi folle. Ho sovrapposto più registrazioni in cui
gli studenti hanno
la ricreazione su un cd. Così facendo, ho realizzato
l’effetto ‘Il centro di
Shibuya il weekend’.
Pigio
il tasto play dello stereo, io
nascosto dietro l’angolo a cui è diretto.
Ho
previsto tutto: che avrebbe dapprima
cercato rifugio dal preside, ma lo zio, troppo angustiato, era
già corso al
capezzale di Steiner. Lexeaus mi ha procurato la chiave del bagno
docenti, e ho
bloccato così la sua seconda meta. Infine, il suo traguardo
sarebbe stata la
sala insegnanti.
Una
persona tristemente prevedibile, ma
dopotutto se è nipote del preside, non può avere
quella gran mente.
Alzo
il volume.
<<
SBAM! >>
Buon
divertimento, Demyx.
#
Fine
flashback #
“Ma...M-ma
basta che sia piaciuto a Demyx,
giusto...? Tranquillo, ho umiliato il madrelingua più che
volentieri...!”
Non
resisto.
Faccio incontrare con violenza le mie
nocche col muso di Zell.
Cascato
dalla panchina, mi fissa
terrorizzato, non azzardandosi a fiatare e a muoversi.
Guardo
l'uno e l'altro, Xigbar aveva mosso
qualche passo all’indietro, in posizione di fuga
“Ascoltatemi. E’ per Demyx e
questo mi va bene...Ma anche il madrelingua è un essere
umano, trattatelo come
tale.”
“Aku,
prendi un biscotto, sei pallido...”
Gli avvicino di più il cestino dei
biscotti. Non li avevi ancora toccati, come la tazza di the verde che
gli ho
versato prima.
Da
quando è entrato qui in presidenza, è
stato in quella ubicazione ingobbita a studiare assorbito le
intagliature
artistiche del poggia bracci della sua sedia. Non pensavo che gli ci
volesse
così poco per sollazzarsi. O forse dovrei
impensierirmi...Non saprei, Axel è
così strano, non capisco mai cosa gli passa per la testa.
Ha
delle occhiaie sofferte, una leggera
peluria sul mento. Ciocche di capelli gli spuntano scomposte
dall’elastico, di
solito impeccabilmente raccolte nella loro coda bassa. La lente
sinistra degli
occhiali ha una crepa, chissà se ci vede bene. Diverse
macchie di ignote
sostanze gli campeggiano dovunque sulla giacca. La cravatta abituaria
è
assente, come lui in questo momento.
...
...
...
E’
stanco...
Decido di insistere coi biscotti “Dai, Aku,
prendi un biscotto.”
Rigidamente,
si allunga per prenderne uno.
Lo fissa.
Mi
fa un po’ paura.
Il
suo sguardo ha la stessa espressività di
L/Ryuzaki di Death Note... “Aku,
su...Mettitelo in bocca, è
buono...Mandalo giù, non muori...”
S’infila
per intero il biscotto in bocca
e...UAAAH! SE LO STO INGOIANDO SENZA AVER MASTICATO!
Faccio
il giro della scrivania e gli salto
addosso.
Era
caduto in ginocchio sul pavimento,
tenendosi la gola. Ha il volto ormai violaceo, gli occhi fuori dalle
orbite.
Oddio.
“AKU!
TIRATI SU!” Gli allaccio da dietro il
busto con le mie braccia “AL TRE TI FACCIO
Attimi di panico, poi traggo un sospiro di
sollievo vedendolo sputare il biscotto sul tappeto.
Lo
lascio cadere a terra, a raspare col
respiro.
Mi
siedo a gambe incrociate al suo fianco.
Mmm. Axel non sta bene.
Da
quando Adalberto ha avuto
quell’incidente, una settimana fa, ho visto Aku sciuparsi
sempre più ogni
giorno che passava. Probabilmente sarà a causa di quegli
scherzi, anche ieri è
venuto a parlarne...Già, sarà questo.
“Aku...” Il mio caro nipotino fissa un
punto nel vuoto avanti a se’ “Aku...Tu
sei un po’ stressato. Non
è il caso, ma da partire da oggi ti dò dei giorni
di vacanza...”
I
suoi occhioni verdi scattano su di me.
“...Torna
appena ti sarai ristabilito.”
Le
sue pupille luccicano di lacrime, le
labbra che vanno a modellare un sorriso tremolante.
Fa
un po’ pena, devo dire “Io mi impegnerò
a scovare il colpevole.”
Quella
che pare una fatica colossale, si
rimette in piedi. Mi sorride ancora, ora la versione non traviata
dell’espressione di Light Yagami sull’elicottero
dopo aver preso in mano il Death
Note nel settimo tankobon.
No.
Axel non sta per niente bene.
Traballante,
perviene alla porta e
spaesato, esce.
Heee,
povero Aku...
...
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”
Urli femminili al
di là della porta.
...
Forse
avrei dovuto dirgli che era senza
pantaloni...
“Sono...1.824
Yen, signore.”
“Prego.”
Le porgo le banconote.
La
cassiera mi dà il resto “Grazie e torni
a trovarci.”
“Arrivederci.”
Esco
dal minimarket, sul marciapiede, la
busta della spesa in mano.
E’
da una settimana e mezzo che sono in
ferie, non vorrei più tornare a scuola.
Ho fatto a meno di ripensarci, ma quando mi
tornava in mente la settimana di scuola passata, non
c’è aggettivo come atroce
che la descrivesse meglio.
Sale
nel caffé, cuscinetti di gomma che
fanno pernacchie sulle seggiole, gavettoni pieni di strane sostanze,
sgambetti
per i corridoi...Ed
altro che ho spedito nel mio inconscio, al sicuro e lontano dalla mia
stabilità
psichica.
La
cosa aveva animato le studentesse, che
avevano organizzato dei cambi per seguirmi ovunque, l’intento
di proteggermi.
Ottenevano l’effetto contrario, perchè
è avvistabile una persona recinta
da un drappello di studentesse chiassose, riconoscibili dalle fasce che
avevano
legate un po’ dappertutto ‘Federazione
incaricata della pace e del benessere
del professor Axel Blaze’; pareva non ci fosse
nulla che riuscisse ad
arrestare quegl’attacchi, non aveva
nemmeno senso che mi nascondessi,
che era impossibile tra l’altro.
Il
mio principale indiziato è sempre stato,
fino all’ultimo, Melodious; anche se lo zio ha detto che ‘il
crimine deve
essere spettacolarmente annesso a lui’...Quando
Melodious aveva occasione
di assistere ai miei mirabolanti patimenti, aveva
sempre
quell’espressione soddisfatta...
In
questo lasso di assenze, credo di aver
recuperato tutte le mie facoltà mentali, pertanto domani
torno a scuola. Ho
chiamato lo zio per dirglielo, non voglio causargli ulteriori
grattacapi, già
alle prese con le ore di Steiner da colmare.
Domani
ricomincio da capo.
Controllo
l’orario al mio orologio. Sono le
nove passate e dovrei ancora cenare...Devo sbrigarmi a prendere il
treno...
“KYAAAH!
PROFESSOR BLAZE! E PROPRIO
LEI...!”
Credo che
oggi
perderò il treno.
Larxene
Kazumi, la studentessa più
insistente ed appiccicosa dell’istituto. La sua devozione era
lusinghiera, ma
per lunghe era solo opprimente. Ho imparato a riconoscerla dai suoi
‘Kyah’
rintronanti...
“KYAH!
PROFIIIIII...!”
D’aspettarselo,
quella ventosa umana mi si
aggrappa al braccio, seguita da tre sue amiche, pretendenti a qualsiasi
parte
del mio corpo libera a cui attaccarsi.
Sospiro.
Come non sorridere a tanto
affetto? “Buonasera ragazze, andate a divertirvi?”
“Sì,
al karaoke...Si può sapere perchè è
mancato per più di una settimana??”
“Un
motivo banale, ero solo un po’
stanco...”
“E’
per via degli scherzi, vero? Qui
presenti ci sono solo quattro dei membri del suo fecondo fan
club.”
Fecondo
fan club?
“...Noi
sappiamo tutto, sappiamo di quella
verifica manipolata e dei fotomontaggi! Sappiamo che
c’è qualcuno che trama
alle sue spalle! Lei è troppo raffinato e delicato per
comportarsi in questo
modo!”
E’
rincuorante, apprendere che c’è qualcuno
che la pensa così... “Mi rende felice
saperlo...”
Kazumi
si copre la bocca con la mano,
gl’occhi adoranti “Ragazze, avete sentito!? Ho reso
felice il professor Blaze!”
“KYAAAAAAH...!”
In coro.
Che
mal di testa.
“Vi
lascio ai vostri impegni...Torno a
scuola domani, dovrò svegliarmi presto, quindi...Anche voi,
mi raccomando, non
tardate stasera...”
“Se
ho capito bene, lei stasera non ha
impegni, giusto??”
“Giusto,
ma...”
“Allora
venga con noi al karaoke!”
“Kazumi,
ti ho appena detto che...”
“Non
si faccia problemi, non disturba!”
Invece
io me ne faccio!
“...Vero,
ragazze??”
“KYAAAAAAH...!”
“Non
posso far tardi però...”
“Basta
che resti un po’, poi potrà
andarsene quando vuole!”
Io
veramente vorrei andarmene adesso.
Schiamazzando,
mi trainano sulle strisce
pedonali in strada, la gente che ci guarda incuriosita.
Il
karaoke non è lontano, è a cinque passi
dal parco(mmh...). All’intermo, giriamo un po’ per
i corridoi, finchè non
troviamo “La stanza che ha prenotato un amico del
mio ragazzo.”.
La saletta è grande quanto basta per contenere una decina di
persone.
Glom
Le disgrazie non vengono mai da sole.
~
Annunciata
dalla sua vocetta sgradevolmente
stridula, Larxene fa il suo ingresso.
“Eccoci qua! Ci avete aspettato, vero? Ho
incontrato qualcuno per strada!”
Seduto
sul divanetto a U, guardo il
capellone da sopra il mio bicchiere.
“Lui?” Faccio, spostando lo
sguardo
su di lei.
“Sì,
Demyx! E anche se non vuoi, lui
resta!”
“Ho
detto qualcosa?”
Quella
smorfiosa sbuffa stizzita e fa
accomodare il professore tra Zell e Zexion, andandosi poi a sedere a
fianco di
Xaldin.
Le sue amiche erano corse a fare le moine a
Riku, e naturalmente Xigbar rosica.
“Lex,
me ne versi ancora? Ce l’hai lì...”
Chiedo al mio vicino.
~
Tsukada...Imamura...Chi
avrebbe mai detto
che erano amici di quel tale...
Tre
di loro non credo di conoscerli, ma il
ragazzo che sta riempiendo il bicchiere a Melodious –di
quello che, sono certo,
sia alcolico-, è colui che ha preso la chiave in segreteria
quel giorno...
“Sono
quello che ho prenotato la stanza.
Professore, come sta? E’ da un po’ che non si fa
vedere.” Mi fa il tizio biondo
situatomi vicino.
“Sto
bene...Scusa, ma non mi ricordo di
averti mai visto a lezione o a scuola....”
“Perchè
scarto regolarmente le lezioni che
non mi interessano.”
“...”
“Perchè
è mancato?”
...
Lo
sto squadrando con sorpresa, squadro
tutti sorpreso.
Come?
Mi chiede il perchè?
Anche
se in quella settimana questo ragazzo
avesse vissuto in una dimensione parallela, sarebbe comunque venuto a
saperlo.
Figurarsi se Melodious non è il solito bulletto ti turno che
va a vantarsi
delle proprie malefatte con gli amici...
Ritorno
al biondo sconosciuto, che ha una
strana espression--... “AHAHAHA...!”
Sta
ridendo...
“Dovrebbe
vedersi la faccia!”
“La
faccia...?”
“Si
è per caso domandato chi sia stato ad
ideare tutti quegli scherzi?”
...
“Chi...?”
Lui
mi fa un sorriso complice “...Noi!”
Noi?
“I
qui...Presenti? Tutti loro...?”
“Siamo
io, Xigbar e...Ehm...Basta.”
“Perciò...Ed
io che...Pensavo fosse
Melodious...” Penso ad alta voce.
“Io?”
Trasalisco, le sue gemme acquamarina
incastonarsi su di me “Pensavi fossi io? Di grazia, potrei
sapere il perchè?”
“E-ehm...”
“Demyx,
se fossi stato al suo posto anch’io
avrei sospettato di te. Chiunque l’avrebbe fatto.”
Era intervenuto Imamura,
come al solito calmo.
“Se
lo dici tu.” Accorda Melodious,
ridacchiando.
...Che
risposta...Gentile. Mi sarei
aspettato un battibecco...
“E
non sono stati solo Zell e Xigbar.”
Riprende Imamura “Parte del suo rammarico, è
dovuto a me. Sono stato anch’io
complice.”
“Eh...?”
L’immagine che avevo di Zexion
Imamura mi si sgretola davanti agli occhi...
“Per
quanto le motivazioni fossero
buone...” Motivazioni buone per permettervi di torturarmi in
pace? “...Non
avrei dovuto...Non avremo dovuto. Quindi è libero di punirci
come crede.”
Lancia un rapido sguardo a quelli che dovrebbero essere Xigbar e Zell.
Quelli
annuiscono vigorosamente, e il primo aggiunge
“Però è stato divertente...”
“Se
Zexion dice la verità, lo farò
anch’io.”
“T...Tsukada...?”
“Non
se lo aspettava, immagino.” Il fior
fiore degli studenti mi sorride leggero “Sono stato proprio
io a realizzare
quegli scherzi.”
Tremble
“Anc...Anche
il professor
S-Steiner...Voi...?”
“Oh,
sì! Sono il bidello-dottore! L’ho
spinto io! Da vedere, sembrava un pupazzo mentre ruzzolava
giù!”
Sono
impallidito.
Pa...Pazzi!
Sono tutti pazzi! Tutti...!
Come
fanno a guardarmi e sorridere...E a
ridere...Così tranquillamente...!?
Il professor Steiner...Poteva...Morire,
in quella caduta..! Non lo capiscono...? Se ne stanno qui, a
divertirsi...
Zell
mi cinge il collo con un braccio,
sogghignando “Non deve preoccuparsi per la nostra coscienza,
l’importante è che
ci siamo divertiti. Ora le racconto tutto per filo e per segno. Mi stia
bene a
sentire...”
E
così, sto ad ascoltarlo, impietrito e...Scioccato.
La verifica, il pretesto dei documenti di
Braska, i fotomontaggi, le studentesse che si cambiavano, la farina,
l’uniforme, lo stereo...
Gira
tutto,
e quelli ridono,
si divertono, per loro è trascurabile il fatto che potevano
uccidere una
persona...
Sono
io, qui, quello sbagliato, quello nel
torto...Se non fossi venuto in questa scuola, non sarebbe
successo...Non
sarebbe mai successo...E’ colpa mia...
[
E’ colpa mia
]
“Cos’è
quell’espressione stupefatta?? Sorrida un po’!
Prenda.” Versa del liquido color
caramello in un bicchiere e me lo mette in mano. Abbassa la voce per
non farsi
sentire “Facciamo un patto: noi la smetteremo di renderle la
vita un inferno,
ma lei dovrà tenere la bocca cucita su quello che ha appena
appreso, quindi
niente punizione. Ok?”
Gira
tutto...Gira tutto...
Osservo
il liquido semitrasparente nel bicchiere.
Gira
tutto...Gira tutto...
*
Sapevo
che non avrebbe retto.
Un’ora
fa ha iniziato con due bicchieri ed è subito sbroccato. Poi
con Xigbar che
continuava a farlo bere, chissà quanto si sarà
scolato.
Non
nego che sia divertente osservarlo danzare ridicolamente sul basso
tavolo, al
ritmo di ‘Zakurogata no yuuutsu’ dei The
GazettE, cantata dal devastante
Zell; ma provo una certa pietà per
l’ubriaco madrelingua che sta
mandando a farsi fottere le ultime briciole della sua rispettabilità.
Lexeaus
se n’è tornato a casa da un pezzo; Riku, con due
amiche di Larxene, è
scomparso, probabilmente al vicino Love Hotel.
Larxene,
è salita sul tavolo ed anche lei balla, strusciandosi sul
professore...Bella
mossa, davvero, fare la troia davanti al proprio ragazzo è
un modo per farsi
adorare di più. Scommetto che Xaldin ti adora da
morire.
Xigbar
ride sguaiatamente allo spettacolino ed era riuscito ad accaparrarsi
una delle
ragazze di Riku. Non gratis.
Poi,
Zexion...Zexion scruta il tutto, contrariato. Non è contento
di quello che
vede, e pensare che è così divertente...Ma lui
è fatto così, qualunque cosa che
prevede la distruzione dell’immagine e psicologica di una
persona non gli
piace.
...
“ORA...!”
Urla il capellone, finita la canzone, la bottiglia d’alcolico
in mano. Alza le
braccia in modo solenne, le pupille ridotte a fessure velate
“Shentitemi
beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più
uooooomo...TIRATE TUTTI
FUORI I PISELLIIIIIIIIIII...!”
Oh,
è così divertente, che non vorrei fare quello che
sto per fare.
Mi
alzo in piedi, facendo un cenno a Zell “Abbassa il
volume.”, poi tendo una mano
al madrelingua che armeggia con la propria cintura “Fermati,
non mostrerai
niente a nessuno.”
Lui
mi sgrana gli occhi torbidi addosso “Shei il sholito guasta
feste,
Merlooooooooooock...! Ma lasciami un po’ in
paaaace...!” Si abbassa la cerniera
dei pantaloni.
“Professore...”
Riprovo, con più risolutezza “Io, per prima cosa,
non mi chiamo Merlock.
Secondo, nessuno dei presenti vuole vedere il tuo pisello.”
Avverto un
movimento brusco si Larxene, che però ha la decenza di non
ribattere.
“COOOOOOSHA...!?
TU HAI SHOLO PAUUUURA...! SHAI CHE CE L’HO PIU’
LUNGO IOOOOO...!”
“E’
ora di tornare a casa, sei solo pericoloso in queste
condizioni.”
“CEEERTO,
PARLA L’AGNELLIIIIIIINO...!”
“Ahaha!
Dai, Dem, fallo restare un altro po’!” Si sganascia
Xigbar “E’ uno spasso!
Lasciagli cantare l’ultima canzone!”
“No.”
Taglio corto.
“EEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH...!?
DUBITI FORSE DELLE MIE DOTI CANORE...!? ITOOOOSHIIIII
HIIIITOOOOO ANAAAATA NOOOOO
AMENA LOOOOVE SHINELU CHANA KUTTEEEE ANAAATA NOOO TAME--...!”
[So che avrei
dovuto tradurla, ma ho preferito lasciarla così.
E’ ‘Itoshii Hito’ di Miyavi
♥
nd. Sorina]
“Xal,”
Dico, strappando a quell’altro la bottiglia dalla mano, prima
che potesse
scaraventarla contro di me “aiutami a tirarlo
giù.”
Non
ho mai udito qualcosa di così logorante come sentirlo
cantare. E’ una cosa che
ti uccide da dentro.
Si
dibatte nella stretta presa delle braccia di Xaldin
“NOOOOOO...! NON VOGLIO...!
NON VOGLIOOO...! E’ UN RAPIMENTOOO...! E’ UN
RAPIMENTOOOOO...! POLIZIAAAA...! POLIZIAAAAAAAAAA...!”
“Zell,
dammi i soldi per il taxi.”
“Eh...?
Ah, certo...”
Prendo
la banconota da cinquemila Yen e ringrazio.[Zell è un ricco
figlio di papà nd.
Sorina]
Il
prof. smette di dibattersi, ora strepita cose senza senso contro di me
e
riguardo al suo pene.
“Non
riuscirebbe a tornare a casa da solo, lo accompagno io.”
Dichiaro fra gli
sguardi sbalorditi dei vigenti.
Un
atto di magnanimità per questo qui, il mio? La risposta
indubbiamente è no. Lo
sto facendo per Zexion, non gli piacciono queste cose, e non poteva
renderlo
meno felice la vista dei genitali del suo prof..
“Xal,
per favore, portalo fuori di qui.”
Sorrido
a Zexion e mi chino per parlargli “Dopo averlo
riaccompagnato, pensavo di
tornare subito a casa. Tu che intenzione hai di fare? Se vuoi posso
ritornare e
poi andare insieme...”
“No,
io ti precedo a casa. Me ne vado fra qualche minuto.” Accosta
le labbra al mio
orecchio “Grazie, Demyx.”
Ottimo
intuito, Zeku. Ma credo sia palese che lo faccio per te e non per il
prof..
Gli
scocco un bacio sulla fronte “Farò
presto.”
Fuori
dal karaoke.
“ELLASCIAMI,
BASETTONE PELOSO CHE NON SEI ALTRO...! FIGLIO DI QWELLA DONNHA DI TUO
PADRE...!
SHOLO PERCHE’ SHEI GRANDE E GROSSO NON PUOI PRENDERTELA COI
PIU’ PICCOLI...! TI
DENUUUUNCIO...!”
“Fa
un po’ di silenzio, siamo in pubblico. Xaldin, mollalo, ci
penso io adesso.”
“ME
NE FREEEGO...! IO URLO QUAAANTO E DOOOVE MI PAAARE...! E NON
PARLARE DI ME
COME SE NON CI FOSSI...! GUARDO CHE DENUNCIO ANCHE
TEEE...!”
Lo
spintono sul marciapiede “Come sei rumoroso. Andiamo a
prendere il taxi,
avanti.”
“E
NON MI TOCCARE...! SO BENISSHIMO CAMMINARE DA SOLO...!”
“La
mia non è una richiesta, è un ordine. Smettila
di urlare.”
“TSK...!
PERCHE’ SHENNO’ CHE MI FAI...!?”
“Vuoi
proprio saperlo?”
Sotto
le luci colorate dei negozi, lo vedo dedicarmi una guardatina di
sbieco, ma
continua a zizzagare vacillante, facendo finta di niente.
Più
avanti, un taxi sta accostando il marciapiede.
Ce
lo faccio salire.
“Ti
ho detto di non toccarmi...!”
Adesso
non urli più, eh.
“Sei
una noia. Dove abiti?”
“Non
shono...Affari tuoi...! Non ti dirò mai e poi mai
dowe abito...! Tu mi wuoi
stuprare...! Per poi trucidarmi nel sonno...! Sei
un perwertito sesshuale...!”
Reclino
il capo per osservarlo. Sto seriamente perdendo la pazienza, non
c’è nulla che
mi impedisce di sferrargli un pugno in piena faccia, di fargli male. So
che è
sbronzo, ma non ho mai conosciuto uno sbronzo molesto quanto lui.
Formulo solo,
con voluta lentezza “Ti assicuro che vorrei essere in
tutt’altro posto, no di
certo con te. Ti sto accompagnando perchè Zexion crede sia
giusto e perchè
sapeva che sarebbe stato rischioso lasciarti andare solo. Non mi
interessa
affatto se finisci sotto un’auto, o se qualcuno ti prende a
sprangate per
scipparti, non è affar mio. Tu non sei nessuno, specialmente
per me. Mettitelo
in testa, e non permetterti di dirmi certe cazzate.”
...
“...Rooonnf...”
*
...
...
...
“Ehi,
sveglia. Sei arrivato. Devo accompagnarti anche alla soglia di
casa?”
...Ugh...Che
mal di...Stomaco...Adesso...Scendo da...Un taxi...?
Mboh...C’è...C’è il
mio letto...Caldo e soffice che mi aspetta...Voglio dormiiire
e baaasta...Ma
c’è...Un terremoto...Che mi fa camminare
stooorto...
“Devo
accompagnarti anche alla soglia di casa.” ...Parla
qualcuno...Chi è che mi
sta...Prendendo il braccio e se lo porta attorno...Al collo...?
“Mi...Mi
stai aiutando a...Camminare...Vero...?”
“Sì.”
Risponde lui...E’...Biondo...
“Ma
io...So chi seiiiiiii...!”
“Dovrei
esserne onorato?”
“Sei
la mia rovina...!”
“Ok,
ne sono onorato.”
“Mi
hai...Drogato...Verho? Gwuarda...Non riesco nemmeno a reggermi...In
piedi...!”
“Ti
sei tracannato quasi un’intera bottiglia di alcolico, non ti
ho drogato.”
“Ma
non lo saiiii che iooo son’ astemioooo...?”
“Hai
fatto tutto da solo, non dare la colpa a me.”
“Invece
te la dòòò...!
Dovevi...Fermaaarmi...!”
Siamo
sotto il mio...Appartamento...
“Dammi
una motivazione valida perchè avrei dovuto farlo.”
“Perchèèè...Perchè
tuuu...Mi vuoi bene...!”
Il
portone è già...Aperto...Che male...Allo
stomaco...
“No,
che non te ne voglio.”
L’ascensore
va...Su...Sto iniziando...Ad avere caldo...Tanto...Uhm...Che buon
profumo hanno
i capelli...Di questo ragazzo...Sanno quasi...Quasi di...Giglio...
Tlin
“E’
quella...La mia porta...” Casa, dolce, casa...
“Ma...Ma sei un
prestigiatore...! Come l’hai fatta comparire...La
chiave...?”
“Te
l’ho presa prima in taxi, assieme all’abbonamento
del treno per sapere dove
abiti.”
Dentro...
Sembra...Buttare...la chiave sul divano...Mi faccio lasciare dal
ragazzo...E mi
sorreggo...Al mio bel muro...Bianco...E fresco...Del mio
corridoio...E’ buio
ma...Io so dove andare...Io sono come un...Un gatto...Un gatto
notturno...
~
Aveva
dato una spallata alla porta semiaperta della camera e aveva buttato a
terra la
giacca e la maglia. A torso nudo si è steso a pancia in
giù sul letto ad una
piazza e mezza.
Apro
la finestra, a fianco dello schienale. Mi siedo sul piccolo davanzale e
mi
accendo una sigaretta, lasciando il pacchetto di Strike
sul tavolo della
scrivania.
Aspiro,
il fumo che mi sale al cervello, così benevolo.
Zexion
una volta riprendeva sempre il mio vizio, ma anche se volessi, non
smetterei. I
miei polmoni saranno ridotti a due carboni e continuerò ad
intossicare chi mi
starà intorno, ma io, per ora, sto bene. Anche se
temporaneamente, non posso
impedirmi di stare bene. E sarebbero gli altri ad essere degli
individualisti a
volermelo vietare. Poi se sto sempre a pensare agl’altri
è certo che sarò io il
primo a schiattare.
Guardo
il cielo.
...C’è
la luna piena stanotte.
~
Sposto
piano alla mia destra il viso che avevo sprofondato nel cuscino.
Il
fumo della sua sigaretta vola...In alto...Formando figure grottesche...Oh...Quella
assomiglia allo zio...
“Ti...Chiami...Denny,
vero...?”
“Demyx.”
Aghi
grossi come matite mi perforano il cranio...
“Tu...Demyx...Non volevi andartene...?”
“Fumo
questa e vado.”
Sgrunt
Vorrei
sapere...Cosa sta guardando fuori dalla finestra...Ha lo sguardo
lontano...Però...Tanto non mi interessa...Sono
così stanco...Ma non riesco a
dormire...E colpa di Demyx...Non può stare in camera
mia...Non voglio vedere il
suo profilo...Indifferente...Impallidito dalla luna...E la sigaretta
abbracciata dalle sue labbra...Così bello...Bello...Bello...?
Mh...No...No...No, non è bello...E’ una cosa
troppo...Troppo...Gay da
pensare...Non sono mica gay...Ma Demyx...Demyx...Forse...Lo
è...Gay...
“...Grazie...”
Quello,
butta giù dalla finestra la paglia e mi guarda.
I
suoi...Occhi...I suoi occhi...Sono freddi...Vacui...Sono privi
di...Dolcezza...Di vita...Morti...Non mi
piacciono...I suoi occhi...
China
il capo e si muove in direzione della porta.
Se
ne sta andando.
Tight
L’ho
afferrato per un polso.
Io...Non
voglio che se ne vada...Non so il perchè, non voglio e
basta...
Mi
sento improvvisamente lucido...Il mio istinto...Il mio istinto mi
guida, me lo
fa buttare sul letto ed io salirgli sopra.
La
mia vista è un po’ appannata, ma lo vedo...Restare
a fissarmi, quasi
disinteressato, come se quello che potrebbe
accadere...Non lo
riguardasse...Non sorride...Non si ribella...Aspetta la mia prossima
mossa...
~
E
adesso? Che vorresti farmi?
Penso
che voglia scoparmi. Non male, il madrelingua.
Mi
ha incuriosito, voglio vedere fin dove si spinge.
Le
gocce di sudore che gli tempestano la fronte, le gote e la punta del
naso già
rosse per la sbornia, si sono ravvivate ulteriormente e traspare tutta
la sua
insicurezza dall’espressione decisa. E’ cosciente,
quanto lo è la sua
eccitazione contro la mia coscia.
La
sua bocca incontra la mia.
Mi
accarezza con la lingua, la sento cercarmi, inesperta, ed io
l’accontento.
Reagisco al suo tocco con forza, mordendogli le labbra e le catturo
succhiandole, le lecco per umettarle. Mi addentro, poi, nel suo umido
antro e
gioco con la sua lingua, rendo il contatto più massacrante
e...Asfissiante.
Voglio
strappargli fino all’ultima stilla d’ossigeno.
~
A
differenza di lui, sono rimasto con gli occhi aperti.
Le
sua mano destra è sul mio collo, che mi spinge verso di lui,
impedendo di
staccarmi e prendere aria. La sinistra, invece, era sgusciata sulla mia
natica,
calca forte le dita nella carne.
Emetto
il primo gemito nella sua bocca, che sradica via il drappo del
silenzio. Gemo
ancora, più forte, al tocco della sua mano sinistra
all’interno della mia
coscia, rasente alla mia virilità.
Mi
maledico, me e il mio carente autocontrollo...Non è il caso
di far sapere a
tutto l’attico che me la stavo facendo con un mio studente...
Il
mio respiro reclama ossigeno, è arrivato al limite.
Nebbia...Fitta
nebbia...Nella testa...Oblio piacevole e doloroso...
~
Gli
tolgo la mano dal collo.
Si
scolla, riprende faticosamente a respirare a grandi boccate,
regolarmente,
rauco.
Sorrido
compiaciuto di aver ottenuto l’esito che volevo. Anche se
anch’io mi ritrovo
con mezza bustina di ossigeno...Ma questo è irrilevante.
Mi
guarda negl’occhi.
...E
nello stesso istante si copre la bocca con le mani, smonta goffamente
da me,
inciampando, e corre nella direzione, che penso sia, quella del bagno.
Mi
metto a sedere.
Per
essere fastidioso, è piuttosto interessante il madrelingua.
*
“...Sbleargh...Urgh...Ugh...”
No...Non
ho fatto molto bene a bere stasera...
Tiro
lo sciacquone, rialzandomi cauto dal fianco del water, dove mi ero
messo in
ginocchio.
Mi
pulisco il viso nel lavandino, il persistente mal di pancia che mi
attanaglia
le viscere.
Arranco
fino in camera, quello che desidero ora è dormire, ho
bisogno di una bella
dormita...
Concepisco
la presenza di Demyx...Ora seduto ancora sul davanzale a fumarsi la
seconda
sigaretta...Ma non voglio pensarci...Mi butto in silenzio sul letto...
Uhm...Come
si sta bene...
“Prof.,
ha spezzato il romanticume scappando in bagno.”
La
sua voce è un po’ attutita dai cuscinetti del mio
sonno. Mugugno qualcosa che
penso sia sensato “Non ero...In...Me...”
“Già.”
Sbaglio,
o...C’è del sarcasmo nel suo
‘già’?
Il
torpore si fa’ più pesante...
“Comunque...Non sarei riuscito...Ad
andare...Avanti...”
“Ah,
no?”
“...No...”
Passo
in uno stato di strano dormiveglia...In cui mi sembra di
dormire...Eppure
continuo a parlare...A parlare...A parlare...Incessantemente...A
parlare di
tante cose...Con...Demyx...
-Dì-dì-dì
dì-dì-dì
dì-dì-dì-
...Taci...Dannata...
Dò
un pugno alla sveglia, che vola lontano.
...Ahi...Mi...Scoppia...La
testa...La sveglia...Non sono stato io a...Caricarla ieri...Deve esser
stato...Demyx...Ricordo
vagamente che mi abbia
anche...Avvertito...E...OH NO, PORC...!
Una
contrazione allo stomaco e il riaffiorare della nausea mi fa filare al
bagno a
vomitare l’anima.
*
“Ahi,
ahi, Aku. Hai una bruttissima cera stamattina. Ieri pomeriggio non
avevi detto
di esserti rimesso?”
“L’ho
detto.” Due parole, due fitte.
Accetto
volentieri la tazza di caffé che mi offre lo zio, che poi si
riaccomoda sulla
sua poltroncina.
“Sarà,
ma hai la stessa faccia di quando ci siamo visti due settimane e mezzo
fa.”
Prova
te a scolarti quasi un’intera bottiglia d’alcolico
di chissà quanti gradi anche
se sei astemio, ballare in modo scatenato per un’ora sul
tavolo del karaoke,
poi parlare sbronzo fino all’osso con uno studente, in questo
caso il più
problematico dell’istituto, per tutta la notte, e vediamo che
faccia hai.
Ma
annego la risposta cattiva ed imbarazzante con una sorsata di
caffé.
“In
tua assenza ho provato a fare delle indagini, ma nessuno sembra sapere
niente.
Oltre a Melodious, sospetti di qualcun’altro?”
“...No.”
“Io,
però, ho diffidenza nei confronti dei suoi scagnozzi.
E’ molto probabile che
siano loro...”
Bevo
di nuovo.
“Ascolta,
la seconda e la terza ora, tutte le classi prime, seconde, terze,
verranno
riunite in palestra. Anche tu dovrai recarti là.”
“Per
cosa?”
“Dei
rappresentati di una nota associazione verranno ad intervenire a favore
dell’importanza del volontariato.”
*
“Zeku,
mi hai tenuto il posto?”
Gli
cenno la seggiola a fianco, che dà allo stretto corridoio
centrale.
Gli
altri studenti continuano a muoversi avanti e indietro, in cerca di una
sedia
libera.
“Grazieee...”
Si
accoccola contro di me, sistemando la testa nell’incavo della
mia spalla.
“Sei
stanco?”
“Un
po’.”
“Ieri
notte sei tornato tardi. E’ capitato qualcosa al
professore?”
“No,
ha solo iniziato a parlare e non si fermava più. Ho pensato
che sarebbe stato
educato starlo a sentire.”
“SENPAI
DEMYYYYX!”
Zell
si fa strada fra la calca e ci raggiunge “E’ tutto
pronto!”
“Bene.”
Sento
puzza di bruciato...
“Cos’è che è
pronto?”
Il
sorriso di Demyx s’ingrandisce.
~
Quanto
rumore...
Porto
le mie povere membra indolenzite a sedersi su una delle seggiole
riservate agli
insegnanti, fiancheggianti il palchetto improvvisato.
Kuya
vola sulla sedia accanto, e mi si aggrappa
“Axeeel...! Sei
tornato, che bello! Mi sei mancaaato!”
“Buongiorno,
Kuya.”
Per
due ore, potrò sonnecchiare un po’...Ho visto che
hanno portato un
proiettore...Spero non mettano il volume troppo alto...Ah,
il fischio
del microfono mi trapana il cervello...
“...Onore
essere qui. Il mio nome è Matsuda Ishida, opero in questo
campo da undici anni.
Quest’oggi, io e i miei collaboratori, siamo venuti a
parlarvi di un nuovo
progetto che...”
A
quale ora mi sarò addormentato ieri notte? Mi pare di aver
riposato poco più di
qualche ora...Ricordo anche di aver sognato...Un sogno...Molto
vivido...Ma ad
essere sincero, tutta la serata del karaoke mi appare come un ricordo
lontano,
mi sembra di aver sognato tutto. Sono sicuro, però, di aver
davvero sognato
quel bacio...Il bacio con De--...Melodious...Per
quanto potessi essere
brillo, non avrei mai potuto fare una cosa del genere. E’
sempre stato a causa
del fantasma di Lucy che l’ho sognato...
“...Portato
un video. Mostra alcuni dei nostri ragazzi in missione in Africa. Sono
partiti
l’anno scorso, ce l’hanno inviato questo mese.”
Il
muro latteo della palestra si accende di immagini.
...Ma
mostra tutt’altro che persone che fanno del bene.
“ORA...!”
Oh,
no.
Oh,
no.
OH,
NO.
“Tesorino...Ma
sei tu? Wha, hai fatto persino volontariato in Africa!”
Le
altre facce sono contraffatte, resto io, sul tavolo del karaoke, ad
urlare
quella stupida frase.
“Shentitemi
beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più
uooooomo...TIRATE TUTTI FUORI
I PISELLIIIIIIIIIII...!”
E
la perplessità generale, muta in un’unitaria e
risonante risata.
Ridono,
ridono tutti, gli insegnati, gli studenti, quei rappresentanti...
Non
riesco a fare niente, se non chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie
con le
mani.
Non
voglio sapere cosa sta succedendo.
Non
voglio vederli ridere.
Non
voglio sentirli ridere.
Non
voglio vedermi in quel video.
Non
voglio vedere quanto sono ripugnante.
Non
voglio essere qui.
...Non
volevo essere Axel Blaze.
*
“Aku...Ti
prego, ripensaci...”
“No,
zio. Ormai ho deciso. Non torno indietro.” Gli sbatto sul
tavolo il foglio e me
ne vado, non gli dò il tempo di dire qualcosa.
~
“Oh...!
Mi scusi...”
Di
fronte alla porta della presidenza, cozzo contro il madrelingua.
Lui
annuisce e corre giù per le scale.
...
Si
sarà offeso per il video?
“Buongiorno,
preside.”
Xemnas
mi accoglie con una faccia da funerale “Tsukada. Cosa
c’è?”
“Le
ho portato il percorso della recita scolastica invernale.”
“Prepari
sempre tutto con largo anticipo, eh?”
“Odio
fare tutto all’ultimo momento.”
Mentre
analizza il documento che gli ho portato, dò una breve
occhiata involontaria
alla scrivania. C’è un foglio che è
rovesciato nella mia direzione, per cui
posso leggere chiaramente. Letto a chi è attestato,
controllo la scritta in
grassetto.
Dimissioni.
*
Ho
preso tutto.
Sollevo
lo scatolone in cui ho riposto le cartelline e il portamatite.
E’
un po’ triste che abbia così poche cose da
metterci, ma non ho avuto neanche il
tempo di ambientarmi, figurarsi esporre foto incorniciate come il
professor
Braska.
Esco
dalla sala insegnati, spegnendo la luce.
Sono
quasi le sei, ed alcuni club sono ancora attivi. Camminando nei
corridoi sento
parlare gli studenti nelle classi. Più lontane, nel campo
d’atletica, sento le
grida infervorate del capitano del club di kendo, rivolte ai compagni
in corsa.
Gli
addii sono tristi, ma il mio cuore non può che gioirne.
Questo
posto non mi mancherà.
Giungo
al piano del mio bagno. So che non mi
mancherà neppure questo posto, il
rifugio di tante fughe, ma decido comunque di darci un ultimo sguardo.
Accendo
la luce.
Non
vengo qui dal giorno della genesi della mia sventura.
Lascio
il mio scatolone a terra, vicino alla porta. Mi porto
all’unica finestra e la
apro. Mi appoggio al davanzaletto e sto a godermi l’arietta
fresca che tira.
Anche
questa volta...Ho fallito. Sono venuto in questa scuola con tutti i
buoni
propositi di questo mondo, ed invece non duro nemmeno un mese.
Fuggo
con la coda fra le gambe.
Fuggo
come sempre.
Sono
un vigliacco.
Una
verità che ho continuamente voluto rinnegare. La
verità che mi farà sempre da
ombra...
<<
Clack >>
“Oh,
un regalo per me?”
Il
cuore mi balza in gola per la paura e la sorpresa.
Demyx
Melodious si è appropriato della mia consapevolezza in modo
fazioso, per cui
ogni volta che sento la sua voce so di dover stare all’erta.
Lui
se ne sta lì, dalla porta che aveva chiuso, ad esaminare il
contenuto della scatola,
aprendo una cartellina.
Sorride,
rimettendola dentro.
Adesso
mi guarda. Mi punge, con le sue grezze pietre cerulee.
Non
ti smentisci mai, eh, Melodious? Vuoi disintegrarmi anche questi ultimi
attimi
di stasi?
“Piaciuto
il video?”
Rivolgo
lo sguardo al suolo.
Questa
volta è stato lui...
Lo
capisco dalla sua aria saccente, la stessa aria che aveva il mio
secondo giorno
quando ci siamo scontrati fuori dalla sala insegnanti...
“Cosa
vuoi...?”
“Parlarti.”
“Di
cosa...? Sono di fretta...”
~
“Oh,
è una questione di pochi secondi...”
Mi guarda, un po’ di paura negl’occhi.
“...Chissà,
forse di più...”
Lo vedo irrigidirsi.
“...Dipende
da te.”
M’infilo le mani in tasca ed inclino appena
la testa “Allora...Non hai qualcosa da dirmi?”
“Dire...Cosa?”
Il suo tono è imbarazzato, inquieto.
Mi
batto un paio di volte il mento con un
dito, fingendo di essere meditabondo “Uhm...Non saprei...Che
forse hai
intenzione di andartene da questa scuola?”
~
Non
capisco dove voglia andare a parare...
“E perchè dovrei dirtelo!?” Risposta
troppo
diretta. Appena mi rendo conto di quello che ho detto, mi copro veloce
la bocca
con le mani.
Lui
accenna ad una risatina. Tranquillamente
si avvicina a me, sorridendo “Sei carino, sai? Mi piaci, mio
caro madrelingua.”
“Co...Eh...?”
Non riesco a parlare.
Indietreggio.
Ho una paura terribile.
“I
giochi sono solo appena iniziati, un pezzo
di carta non potrà salvarti.”
Avanza
ed io, tremando, procedo sempre più
all’uscita.
“Melodious...”
Sento la superficie lignea della porta
dietro la mia schiena.
Mi ci appiattisco contro.
So
di essere arrossito e devo avere uno
sguardo veramente spaventato, antitetico al suo, sempre più
divertito.
Che
cosa vuole fare?
La
mia mano aveva iniziato a trafficare con
la porta, cercando di aprirla, di fuggire.
...! Non si apre! Provo e riprovo ad abbassare
la maniglia, ma niente.
E' chiusa.
“Forse
hai bisogna di questa per uscire.”
Mi
volto di scatto, il terrore dipinto sul
mio volto.
Fra il pollice e l'indice, Melodious fa
dondolare una chiave, un sorrisetto inequivocabilmente compiaciuto.
“E’
destino che Lexeaus si sia dimenticato
di riportarla indietro. Dove avevi intenzione di andare? Non ti piace
la mia
compagnia?”
“C-che...Cosa
v-vuoi fa--...?”
E’
vicino “Dipende. Tu cosa hai voglia
di fare?”
Si sporge ulteriormente.
Sono
nel panico più totale.
Ritiro quanto posso la testa all'indietro e
la giro di lato, senza però staccare gli occhi dal lui.
Il
suo fiato soffuso mi lambisce l'orecchio
quando sussurra “Vuoi giocare un po' con me...Professor
Blaze?”
Sbarro
gli occhi sgomento “Co--... “
Le parole mi muoiono col bacio che mi sta
dando.
Morbido.
Sensuale.
Lo
allontano bruscamente, ora puro terrore
e subbuglio dimorare in me.
Parlo, la mia voce è stridula “C-c...C-che
cosa...S...Stai f-facendo...!?”
“Che
domande. Ti stavo baciando. Come hai
fatto tu ieri.”
Sussulto,
colpito, paventando che quello
che credevo fosse solo un sogno, in realtà fosse stato
concreto... “Io...Cosa
ho f-fatto...?”
“Ma
come, te lo sei dimenticato? La sera
del karaoke ti ho accompagnato a casa e...Be’, mi hai
coinvolto in qualcosa di
abbastanza piacevole. Avresti potuto anche andare oltre se non fossi
corso a
vomitare.”
“Non...Non
è v-vero...! E'...E' una
bugia...!”
La
sua mano scivola fredda dietro la mia
nuca, incrementando i brividi sulla mia schiena.
Un bisbiglio malizioso il suo “Io non dico
bugie.”
Calca
ancora le sue labbra sulle mie, ma lo
respingo.
~
Si
dibatte e mi spinge, facendomi cadere.
Ma io lo trascino con me sul piano freddo del pavimento.
Sotto
di me,
precisiamo.
Fermo
il suo scalciare bloccandogli le
gambe con le mie.
“Ehi, ehi. Non si alzano le mani sui propri
alunni, sai? Nientedimeno su un minore...”
“T-ti
prego, las--...!”
“Prima
dimmi questo: hai davvero intenzione
di lasciare questa scuola?”
“...”
Non dà risposta.
Allora
palpo il suo collo con lievi baci.
Lui spasima piano.
Lo
carezzo quindi con la lingua.
Voglio sentire il sapore della sua pelle.
“B-basta...Smet...S-mettila...!”
“Allora?
Rispondi.”
“I-io...S...Sì...S-sì,
me ne v-vado...!”
Le
mie dita iniziano a sbottonargli la
camicia, fino all'ultimo bottone.
Lo sento tremare sotto il mio corpo.
Ha paura.
“E perchè mai? Non ti piace qui?”
“La...Lasciami
a-andare...Per
f-favore...Per...”
“Te
lo chiedo di nuovo: non ti piace qui?
Su, rispondi.”
“N-no...No...O-ora
lasciami...”
“Ed
io? Non ti piaccio?”
Aveva
chiuso gl’occhi, i lineamenti
contorti in una smorfia supplichevole. Fa un lungo respiro e dice a
mezza voce “...No...”
“Ora
sei tu che dici bugie.”
~
La
sua mano si muove sul mio ventre teso e fremente.
“No...”
Ripercorre
la via fatta, tornando su con la
mano e io non riesco a non sospirare.
“Lascia--...Ahh...!”
Mi aveva pizzicato un capezzolo, facendomi
male.
Provo a sfuggirgli, ma mi ghermisce
solidamente un polso e il mento.
“...No...! M-mollami...!”
Passa
la lingua sulle mie labbra, volendo
invogliarmi a dischiuderle, ma io le tengo sigillate.
Repentinamente, mi divide le gambe premendo
con un ginocchio sul mio inguine, rubandomi un piccolo urlo di dolore,
sufficiente da farmi aprire la bocca quanto basta da introdurvi la
lingua.
Cerca il contatto con la mia, ma la tiro il
più indietro possibile. Non voglio che mi tocchi, non
voglio...
...O
sì?
[
F-fermati!
Questo è sbagliato...! ]
La
sensazione che provo è così diversa,
simile ad un qualcosa di ghiacciato che cola nell'esofago,
giù, fino allo
stomaco, dove miriadi di farfalle sbattono burrascose le ali.
Forse questo è piacere, ma non
dovrebbe fare male, no...
[
No, non è
sbagliato, Axel ]
Mi
prende anche l'altro polso e li afferra
entrambi con una mano, tenendomeli sollevati sopra la testa.
La forza della sua stretta mi stupisce, è anormale,
non riesco a liberarmene.
Prende a sfiorarmi gli addominali.
“Unh...”
“Da
bravo...Lasciati andare al piacere...”
“M-Melodious...Nh...B-basta…”
Emetto un gemito strozzato quando la sua lingua
scende dal mio torace fino al mio ventre.
“...Mpf...M-Mel...Aaah...”
“Vuoi
che continui? Eh, prof....?”
Serro
gli occhi, agitandomi “No, no...!
No...”
Il calore che mi brucia dentro quando la
sua lingua, umida, è sul mio petto, è implacabile.
Non riesco più a respirare, annaspo alla
ricerca di aria.
“Anf...Mel...Melod...!
...Nh...Anf...”
No...Non voglio...Non voglio...
“La...L-lasciami...An-dare…Lascia...Mi...”
I polsi cominciano a bruciarmi, ho perso
sensibilità alle gambe.
“Melodious...! A-ah...No...Ahh...”
“Stai
fermo, ti stai facendo solo male.”
Soffia nel mio orecchio.
Racimolo
quanto fiato posso nei polmoni e
tento di gridare “...A...A-iuto...! A-AIUTO...!
AIU...to...”
Lui,
impassibile, seguita col la lingua a
sfiorarmi...
“...Nh...Ngh...No...Q-qualcuno...Mi...Aiuti...”
...Non
ce la faccio più...
“...Aiuta...Te...Mi...”
...Sento
che scende ancora giù...
“...A-ah...Ah...”
...Non
ce la faccio davvero più...
“...Uh...Nh...N-o...”
...E arriva a quel limite,
mollandomi le braccia.
Allora provo ad usarle, anche se ormai non
le sento più, per allontanarlo, ma non ci riesco,
perchè mi tiene giù per i
fianchi.
“No...No! Ba-sta....Fe...Ferma-ti...Ti
p-prego...Ti...”
“Dimmi:
vuoi ancora andartene dopo tutto l'affetto
che ti sto mostrando? Mi vuoi proprio spezzare il cuore.”
“...Ti
pre...go...! L-lasciami...!”
“Ti
lascio solo se mi dici che non te ne
andrai. Su, dillo.”
Continua con la sua lenta ed inesorabile
sevizia.
“...Nnh...Aah...”
“Dai,
non andartene. Ci sono tante cose che
potremmo fare insieme...Su, cos'altro devo fare per convincerti? Ed io
che
pensavo di essere una persona così persuasiva...”
E succhia la pelle del mio ventre, la lecca,
iniziando con le dita a discendere i miei boxer.
Mi
sento così debole...Non ho più forza...Non
riesco più a fare niente...Neanche a ribellarmi...Ne' a
rispondere...
E'
così, allora...A senso unico...Deve
finire così...
[
Non c'è
alternativa... ]
~
“Non
è difficile. Non-me-ne-va-do.”
Torno su, per guardarlo in faccia.
...Tu tum
Sta
piangendo.
Lacrime
copiose che gli inturgidiscono gli
occhi...
...I
suoi...I suoi bellissimi...Occhi...
No. [ Perchè?
Perchè mi rifiuti!? ]
No... [
...Sto provando a non avere
paura, ma non ci riesco... ]
No... [ ...Perdonami...
]
NO...!
Ricordi
dolorosi che riafforono con
ferocia.
~
Senza
che me ne fossi accorto avevo
cominciato a piangere.
I miei occhi, un po’ offuscati, lo vedono
guardarmi.
Non so se sorprendermi nel vedere i suoi
occhi lievemente spalancati, quasi intimoriti.
Ma credo di essermelo immaginato, perchè,
in un mio battito di ciglia, ha il suo sorriso.
“Ah,
non so resistere alle lacrime.”
Assente sospirando.
Ed
arretro scompostamente, strisciando
sulle gambe, quando mi molla alzandosi da me.
Mi
volta le spalle e si appoggia con una
spalla al muro, abbassando il capo. Poi, con forza, ci tira un pugno
contro.
Lo guardo col cuore a mille.
Rialza
la testa e dalla tasca dei jeans
prende la chiave.
Sblocca la porta del bagno.
Le
lacrime hanno smesso di zampillarmi. Sto
rannicchiato contro il muro, sperando solo che se ne vada, solo
questo...
Mi
parla e trasalisco “Ti consiglio di
tenere conto del mio consiglio. Sennò, dovrò
trovare altri modi per farti
restare...Come far saper semplicemente a tutto l’istituto
della tua...Ehm,
impotenza sessuale.”
Sono
sbiancato a quelle due parole.
Lui...Sa? Come...?
“Ti
starai chiedendo come faccio a saperlo.
E’ stato sempre alla sera del karaoke, a casa tua. Dopo
esserci baciati, mi hai
raccontato del ballo, della fuga dalla finestra, Lucy...”
Elenca noncurante
sulle dita “...Ed altro che non ricordo, ma che posso
benissimo farmi venire in
mente.” Mi guarda, dedicandomi un sorriso mielato
“Tu non vuoi che si sappia in
giro, dico bene? Non vuoi essere deriso ancora, vero? E la cosa non
resterebbe
fra le mura di questa scuola, perchè le voci girano,
in qualsiasi altra
scuola che andrai verrai beffeggiato...Perciò...Mi
dispiacerebbe proprio
tanto farmi sfuggire per caso
qualcosa di...Inopportuno.” Apre
la porta. Si blocca a metà, volgendo la testa. Un sorriso
dissoluto “Ti
consiglio anche di masturbarti, altrimenti ti farà molto
male. Credo che tu non
l'abbia mai fatto, eh, madrelingua?” E senza aggiungere altro
se ne va.
Mi
accascio a terra, privo di energie.
[
...Non c’è...Alternativa...?
]
*
...Potrei...
...Affogarmi...
...Qui...
...Dentro...
...Forse...
...Così...
...Dopo...
...Potrò...
...Stare...
...Finalmente...
...Bene...
I
miei occhi vedono sprazzi bianchi e neri,
come tanti piccoli fuochi d’artificio...I miei polmoni
scapitano per il mancato
ossigeno, la testa mi si fa leggera...
Riemergo.
Prendo
una grande sorsata d’aria,
passandomi le mani sulla faccia.
“...Anf...Anf...Anf...”
Resto
seduto nella vasca da bagno, il mento
appoggiato sulle ginocchia, il silenzio rotto dallo sgocciolare dei
miei capelli.
Pure
adesso, ho dimostrato la mia
vigliaccheria.
Ho provato a fuggire...E non ci sono
riuscito. Non ho il coraggio di farla finita...Di morire...
...Le
persone possono suicidarsi per così
poco?
Sono...Davvero...Patetico.
Solo
io posso disperarmi a tal punto...Uno
studente minaccia di rivelare la mia più grande falla, ed io
tento il suicidio.
Troppo
sensibile...
Un conformista scrupoloso...
Cronicamente fragile...
Infantile...
Isterico ed insicuro...
...Un
effeminato, quello che sono.
Ma
perchè mi sono messo in testa di fare
l’insegnate...?
So a malapena gestire la mia giornata, ed
mi sono messo sulle spalle il futuro di altri individui.
Che
ci faccio qui?
Io...Sono
un perditempo e basta. Non faccio
altro che causare problemi.
Io
non sono nessuno.
Mi
alzo, mettendo piano i piedi fuori dalla
vasca. Indosso l’accappatoio e cammino per raggiungere la mia
stanza.
Nel corridoio incontro la scatola che ho
portato da scuola.
La fisso, chiedendomi cosa fare.
Mi siedo a terra e la apro. Scorro il
contenuto, l’acqua che dalla testa continua a sgocciolare.
[
No, zio. Ormai
ho deciso. Non torno indietro
]
E
così, anche questa volta, mi rimangerò la
mia decisione.
Scappo.
Sono fortunato a non avere un
orgoglio, così non posso stare troppo male.
[
I giochi sono solo appena iniziati, un
pezzo di carta non potrà salvarti
]
Un
gioco...Per lui è un gioco molto
divertente, ed io la sua buffa marionetta che fa da protagonista al suo
personale teatrino di tormento.
[
Vuoi giocare un
po’ con me...Professor Blaze? ]
Incrocio
le braccia sullo stomaco,
raggomitolandomi un poco.
Perchè...Ce l’ha con me? Perchè mi odia
così tanto? Cosa gli ho fatto...?
[
Da bravo...
...Lasciati andare al piacere... ]
Stringo
velocemente le gambe.
Non ho mai sentito sul serio il bisogno di
permettermi l’autoerotismo, però ora...Mi fa
davvero male, lo vorrei fare, ne
sono molto tentato...Ma al solo pensiero ne sono nauseato.
Potrei anche accettare il fatto di essere
omosessuale, ma un’altra cosa sarebbe toccarmi,
perchè penserei
inevitabilmente a lui, e sarebbe dichiarare che mi è
piaciuto...E non mi è
piaciuto. Mi ha fatto solo...Schifo.
Mi ha fatto schifo che mi baciasse, che il
mio corpo reagisse alle sue attenzioni, che mi toccasse, che la sua
lingua
sfiorasse sulla mia pelle, che mi fissasse in quel modo...
Mi
fa schifo Demyx Melodious.
Metto
giù la scatola vuota, i registri e il
portamatite al loro posto sul tavolo.
Questa
mattina, alla mia comparsa in sala,
con mia sorpresa, sono stato accolto dagl’altri insegnati con
una smisurata
solidarietà...O commiserazione, dipende dai punti di vista.
Braska
seguitava a ripetermi di non
preoccuparmi, che le vie del Signore erano infinite; Garnet mi ha
offerto ben
tre tazze di caffé; Jecht lottava con se stesso, proibendosi
di ridere davanti
a me, e questo era già tanto; Kuya, in qualche modo, mi era
ancora più
incollato di prima, infatuatosi del mio lato
‘selvaggio’; Lulu mi aveva letto
nella sfera di cristallo, prevedendomi un futuro florido, pieno di
felicità e
fortuna; Quina, gelosissima del suo cibo, mi ha proposto una coscia di
pollo,
che io ho gentilmente rifiutato; Beatrix mi ha dato il proprio numero
di
cellulare, dicendomi di telefonarle in qualsiasi momento, per parlare o
per
qualunque cosa io avessi bisogno; Cid mi aveva narrato di una sua
vicissitudine, quando lui e dei compagni di liceo si erano sbronzati e
lui
aveva corso nudo per tutta la città, con scritto sul sedere
‘Manzo di prima
qualità’. Morale celata, ‘C’è
chi sta peggio di te’; Auron aveva
parole più sagge, “Sei giovane, hai una vita
intera davanti, è impossibile non
imbattersi in degli ostacoli. Non fermarti alla prima
difficoltà, lotta,
cammina a testa alta. Fallo per te stesso, ignora chi non ti supporta.
Sei tu a
scrivere la tua storia e nessun’altro.”.
Guardo
l’orologio. Manca poco agli inizi
delle lezioni.
Corro a perdifiato fino alla presidenza, di
fronte a cui permango.
Non
ho un orgoglio, però un certo imbarazzo
lo sento. Se non ci fosse lo zio, e qualcun’altro al suo
posto, verrei
sicuramente sbattuto fuori a calci. Dopotutto, io non sono altro che un
raccomandato...
Knock knock
Infilo
la testa dentro e mi blocco sulla
soglia, vedendo lo zio in compagnia di, sì, sono
il solito fortunello, Melodious.
“Buongiorno,
professore.” Flauta atono
quest’ultimo.
“Aku...?
Entra, Aku...! Hai...Hai davvero
cambiato idea...?”
Ecco...Addirittura
lo zio aveva previsto il mio
ritorno...
Mi azzardo a fare qualche passo nella
stanza. Lo zio deve aver notato che il mio attuale nervosismo deriva da
Melodious, perchè esclama tutto d’un tratto
“A proposito, Melodious si è recato
stamani nel mio ufficio per riferirmi che tu avevi cambiato idea e non
te ne
saresti andato. Gli stavo appunto chiedendo come facesse a
saperlo...”
“Sì,
vede signor direttore, è la prima
volta che affermo una cosa del genere, una cosa che ha stupefatto
persino me.
Io credo che il professor Blaze sia un ottimo professore, se non il
migliore.
Non ho mai trovato mai nessuna materia scolastica così
interessante, mi ha
fatto desiderare d’impegnarmi seriamente nello studio. Ho
cercato di
persuaderlo dalla sua decisione, perchè le sue dimissioni mi
avrebbero causato
un gran dispiacere.”
“Quindi,
Aku...Resterai?”
No,
Axel. Diglielo, digli di no. No, N e O,
NO. Diglielo, avanti. Dì no! Dì no! Dì
no! Dì no! DI NO!
...NO!
“...Sì...”
“Oh,
ne sono estremamente sollevato. Col
cuore in pace, tolgo il disturbo. Buona giornata, preside. Professor
Blaze...Ci
vediamo a lezione.”
Quello che vede lo zio è un sorriso
cordiale, ma con gli occhi di qualcuno che lo conosce,
di qualcuno come
me, che ha dovuto divenire smaliziato per prevederne le mosse,
è un sorriso che
non definirei lindo, ma lascivo.
Chino
il capo e porto istintivamente le
bracce al petto.
Passandomi
di fianco, percepisco il suo
sussurro, inudibile al preside.
“Presto, molto presto, giocheremo ancora
insieme.”
<<
Sbam >>
Stringo
più forte le braccia al corpo, un
inopinato dolore, quasi fisico, intorpidirmi i punti che lui aveva
lambito...
“Incredibile!
Demyx Melodious che prega
un professore di non dimettersi...! E ha detto che non ha mai
trovato
nessuna materia scolastica così interessante...! Questo
miracolo è stato
possibile, perchè sei amato, Aku! Andartene sarebbe stato un
errore! ... Aku?
Cos’hai? Stai male...? Hai il volto molto
arrossato...”
[
Non c’è
alternativa...
...Axel ]
Commenti
dell’autrice:
Volevo
che il linguaggio di Zell fosse meno comprensibile, di una lingua tutta
sua, ma
alla fina l’ho fatto parlare alla corretta! Dopotutto,
è sempre un figlio di
papà di un nobile casato![moooolto super very rich] E
Larxene...Diciamo che ha
preso un po’ il posto di kairi di ITtF! Ma questo solo
perchè ho in serbo
dell’altro per lei, quindi quella povera donna di Larxene
dovrà interpretare
questo ruolo...
Cosa
ne pensate della storia narrata in prima persona? Era meglio in terza?
Ditemi
qualcosa a proposito, per favore, così so come regolarmi! La
prima persona può
essere molto comoda, ma non è tanto bello far sapere per
filo e per segno che
pensa il personaggio...Mi sono scucita troppo, ci vuole un alone di
mistero! AI
VOTI!
Grazie
di aver letto tutto il capitolo! (__
__)
Mi
farebbe troppo contenta sapere che vi è piaciuto!
Sempre
vostra,
Sorina~