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Autore: Sorina_SA    04/08/2008    20 recensioni
Prima di abbandonare quel supplizio creato dalla vanità, ci si scruta truce.
Sigh! Quanto odia il suo aspetto! E’ così...Così...Così, appariscente!
~
Sorride al suo riflesso e scorre il proprio corpo nudo con gli occhi azzurro elettrico, cercando un qualche difetto.
Mpf.
No.
'Assolutamente divino.’
Gli opposti si attraggono? Due persone che sembrano così diverse possono avere in comune più di quanto si possa immaginare...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Demyx, Organizzazione XIII
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lessons of Love 2

Nota legale:

Kingdom Hearts © Square Enix & Disney. Questa Fan Fiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun scopo di lucro. Nessuna violazione di © è dunque intesa.

 

 

 

 

Sono felice di aver aggiornato ^_^

Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto! Un grazie speciale a chi ha lasciato gentilmente la propria firma, cioè: LittleBeaver91, Isuzu, rasiel, Xemnas 89, kns_87, Lonely Angel, Winry Rockbell, cristall, silvermoon, Sashy, Nahema, Miyavi4eVer.

 

Nota importante prima di iniziale la lettura del 2° capitolo: Ho corretto ed apportato delle modifiche rilevanti al primo capitolo. Vi chiedo, per cortesia, di andarlo a rileggere, ci sono dei passaggi nuovi che vi aiuteranno a capire meglio, d’ora in poi, lo svolgimento della storia. So che vi scoccia, ma fatelo, vi prego *flip*

 

Nel 2° capitolo: I ricordi di Axel riguardo la graduatoria e la festa dello sport sono evidentemente giapponesi, ma immaginatevi una festa dello sport ed una graduatoria alla americana.

Nel capitolo ci sono delle ripetizioni volute.

 

 

 Allora, buona lettura ^_^

 

 

 

2. Piove Sempre sul Bagnato

 

[...] Esamina l’operato dell’allievo.

...

Un’unica frase, scritto in modo fitto, ricopre fronte e retro del foglio.

‘Kiss my beautiful ass, darling teacher .’.

Ok. Come non detto.

 

~

 

“Hai fatto in fretta. Come hai convinto il madrelingua a lasciarti andare?”

Avevo raggiunto Zexion al campo d’atletica.
Scrollo piano le spalle “Ho semplicemente eseguito il compito che mi è stato affibbiato.”

“Doveva essere piuttosto facile se l’hai concluso così in fretta.”

“Diciamo che l’ho fatto a modo mio.”

Mi metto a ridere appena vedo l’occhiata che mi infilza ed aggiunge “Andiamo, o perderemo il treno delle sei.”

Ci incamminiamo per la stazione. Un denso silenzio farci parlare.
In quei momenti era meglio tacere, Zexion lo sapeva. In quei precisi momenti una sola parola di troppo avrebbe potuto scaraventare via tutto.
In modo tragico.

Irreversibilmente tragico.

Nello stesso modo abbiamo fatto il tragitto in treno.
C’è un’accozzaglia tremenda, insopportabile quanto le ragazzine durante le cerimonie inaugurali del nuovo quadrimestre a cui Riku presenziava.

“Sai che mi hanno aumentato lo stipendio?”
A chi cazzo frega?

“Oggi Toushi mi ha chiesto mi metterci insieme!”
Neppure una settimana e ti mollerà per un’altra.

“Per la festa è meglio il vestito grigio o quello blu?”
Quello grigio. Ho sempre avuto simpatia per gli elefanti.

Bla bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.

Bla bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.

La gente parla, parla sempre, non sta mai zitta. Parla specialmente quando non ha niente da dire.

In loro a divulgarsi è solo l’eco di un vuoto silenzio.

Dovrei essere io ad aprir bocca, ad esplodere delle mie parole. Io ho qualcosa da raccontare.

“Demyx.”

Strappo gli occhi dal tettuccio e li indirizzo a Zexion.
Ha un piccolo sorriso e si sta costringendo a non guardarmi.
Quando fa così è per non farmi sentire in imbarazzo.
E’ da tempo che non mi vergogno per qualcosa, presumibilmente da quella volta.
“Dimmi.”

Fissa con ostinazione le scarpe da tennis, come se volesse slacciarle col pensiero. Con un timbro di voce che non tradisce nessuna emozione, proferisce “Hai paura?”

Arrivo a smarrire un po’ della mia inespressività nell’esiguo, etereo, sobbalzo che faccio. Il muto stupore che avevo dipinto in volto, però, si dissipa così come era apparso. Sospiro, mi stravacco ulteriormente sulla poltroncina per stare più comodo e sporgo le gambe nello stretto corridoio, stimolando gli astanti a proiettarmi occhiate accigliate.
Rispondo piatto “No. Non ho paura.”

Io non ho paura.

Gli altoparlanti annunciano la fermata. La mia.
Mi alzo per scendere e prima che le porte si chiudano, Zexion mi urla dietro.
Se non vorrai restare lì, io ti aspetto a casa...!

Annuisco, sollevando una mano. Poi mi dirigo all’uscita della stazione traboccante di gente che migra in ogni direzione.
La strada da fare è breve, ed eccomi lì di fronte all’abitazione.

La osservo.
Niente è cambiato.

Sarebbe stato bello che a non cambiare non fosse stata solo la casa.

Percorro adagio l’acciottolato e suono il campanello.

Non so come mi sento. O meglio, non so come sentirmi. E’ possibile provare nulla?

Attendo, chiedendomi se stia preparando la cena, sono quasi le sette...

Sussulto quando la porta si dischiude.
Vedendola, l’assopimento del mio cuore si smorza appena.

I capelli, lunghi fasci di seta ambrati come miele, le percorrono morbidamente la schiena. Ravviso i suoi occhi, grandi come finestre affacciate ad una verdeggiante campagna animata dal calore di un sole di primavera. I lineamenti sono fini, immacolati, un leggero rosato tingerle le gote, come ad una gracile bambola di porcellana. L’abito lungo e leggero, di un pallido rosa, l’avvolge delicatamente, difensore di quel corpo affusolato, come petali custodiscono un prezioso pistillo.

Una volta, Zexion mi ha costretto ad accompagnarlo ad una dei quelle mostre d’arte. C’era stato un quadro, uno in particolare, che aveva catturato la mia attenzione. Mi aveva profondamente colpito.

Ho sempre pensato che lei assomigliasse a quel quadro, alla ninfa nel bosco che riempie l’anfora. Era uguale. Così bella nella sua amena e delicata tenacia, bella proprio come una dea, una dea piena di celeste clemenza, che non faceva altro che scagionare e perdonare i peccati di noi altri, i mortali. Una divina visione, che nel buio dell’atrio sfolgora di luce, come riverbero avvolgente di un’alba appassionata, così impalpabile, ma più che mai concreta.

Io, sapevo far franare anche tutto questo, io la mortificavo con la mia vicinanza, con la mia sola presenza, perciò volevo starle lontano, proteggerla dalla mia inesorabile ed asfissiante ombra.

Questo devo fare, lo so bene. Ma alla fine, insulso mortale che sono, tornavo sempre da lei. Ne avevo bisogno.

Ora, posso unicamente sorridere e, a mezza voce, dirle “Ciao, Aerith.”

...Sì, Zexion. Ho paura.

 

*

 

Mancano sette minuti a mezzanotte. Sto facendo jogging.

...

...E allora?

Sì, sì, lo so che è strano, di solito la gente va a fare jogging al mattino o il pomeriggio, non è comune andarci a notte fonda...Però ho i miei buoni motivi!

Dunque, per me correre è una valvola di sfogo alla mia costante ansia(o paranoia, è lo stesso). Ed oggi ero più nervoso del solito(il motivo è noto). Ma dopo un’ora e mezza ininterrotta di corsa, sto meglio.

Mi è sempre piaciuto correre, uno svago che coltivo dai tempi del liceo.

Ad ogni festa dello sport, io, ero come una divinità. Come per magia la coltre d’ignoramento totale si disperdeva, ed io ero Axel Blaze, non ‘il buffo capellone rosso’.
Le ragazze che mi chiedevano di pranzare al loro tavolo, i ragazzi che mi invitavano a giocare a pallone, gl’insegnanti che chiudevano gli occhi e sulle mie verifiche annotavano il punteggio pieno(non che ce ne fosse bisogno, arrivavo sempre primo alla graduatoria)...La mia classe ha vinto per cinque anni consecutivi e il merito era dato a me...Sì, proprio un bel periodo.

Nei due mesi consumati qui a Tokyo, di solito andavo a correre dalle parti del parco dove c’era minore confusione.

I lampioni erano quasi tutti rotti, alcuni tentennavano i loro ultimi istanti di vita, e nel buio ero meno visibile. Ovvero, riuscivo a sfuggire meglio allo sguardo delle altre persone e da quelle parti, a quell’ora, c’erano praticamente solo coppiette, quindi erano troppo indaffarate a farsi i fatti propri. E se comunque venivo osservato, grazie a tutta quell’oscurità potevo non vederli e non accorgermi che mi stavano guardando, di conseguenza non sentirmi in imbarazzo.

Queste sono in assoluto motivazioni valide.

Sfortunatamente, riuscire ad evitare le adocchiate non poteva impedirmi di andare a sbattere contro cestini della spazzatura o a qualche cartello(ma anche per questo il buio mi spalleggiava).

A qualche metro dinnanzi a me avvisto un distributore di bibite, quello del mini market aperto ventiquattr’ore su ventiquattro.
Sono contento di constatare che non c’è anima viva lì intorno(senza contare il cassiere). Scovo una manciata di monetine dalla tasca della tuta e con l’aiuto del bagliore del lampione(questa volta è più utile da funzionante) ne infilo alcuna nella macchinetta. Mi chino a recuperare l’aranciata ed asciugandomi un po’ la fronte col piccolo asciugamano che ho attorno al collo, mi siedo sulla panchina attaccata a lato del distributore. Sorseggio piano la bibita fresca, pensando se già da domani iniziare il secondo argomento nuovo...

...E per vari motivi mi rendo conto che il commesso non è l’unico essere vivente ad essere lì.

Caccio un urlo da far gelare il sangue ad un bue. Scatto in piedi, per poco cadendo all’indietro, e lo addito farfugliando “M...M-Me...Melo-dious!
Non so spiegare effettivamente cosa mi sia preso, una reazione sontuosa, ma so che non sto facendo una bella impressione...
Sento il volto andarmi in fiamme, dannazione, stupido lampione funzionante! Ho ancora il braccio teso nell’atto di indicarlo e in posa da lottatore di sumo, il ché deve darmi un’aria particolarmente ridicola. Non intravedo reazione da parte di Melodious, non mi ha degnato di uno sguardo...

Cerco di darmi un contegno e riacquisto un po’ della mia dignità mettendomi compostamente a sedere. Non ho il coraggio di girarmi a guardarlo, ne’ di proferir parola...Ma perchè devo fare sempre queste figuracce?
Quindi riprendo a centellinare l’aranciata, tentando di tornare con la mente al ‘Periodo Ipotetico’...Ma i miei occhi si muovono alla mia sinistra da soli e finisco per squadrarlo di nascosto.

I capelli gli cadono davanti al viso senza mimica. Se ne sta mollemente seduto a gambe aperte, le braccia abbandonate ai lati, gli occhi fissi sul marciapiede. Ha tutta l’aria di essere molto stanco e di cadere addormentato da un momento all’altro.

Mi chiedo il perchè di questo strano comportamento...

Distolgo lo sguardo, calando le palpebre. Mi sento un tremendo disagio crescere, non riesco a fare a meno di rimuginare su tutte le volte che ho ‘avuto a che fare’ con lui...Meglio se me ne vado adesso. Non vedo l’ora di andare sotto la doccia...

...SPUUUTTZ

Credo che me ne sia finito un po’ anche su per il naso.

Comincio a tossire, tutto il mio corpo è in un immaginario spasimo di morte. Il sorso d’aranciata che stavo bevendo era tornato fuori con uno sputo, fac-simile del getto di un idrante. Pian piano mi riprendo e terrorizzato volgo a rilento lo sguardo a Melodious.

Si era intrufolato con la spalla costringendomi ad alzare il braccio sinistro per riceverlo. La testa è sul mio torace e le gambe si sono messe a sostare sulle mie cosce. La sua mano sinistra è aggrappata al lembo della mia felpa.

Arrotondando la questione: mi è in braccio.

Dio, esiste davvero una tonalità di rosso così?

L’aranciata sbrodolata si sta asciugando, formando una leggera patina appiccicosa sul mio mento e un po’ lungo il collo. Vorrei pulirmi, ma resto fermo, non oso fare il minimo spostamento.

Cosa devo fare? Cosa devo fare?

Deglutisco dolorosamente o lo guardo dall’alto. Ha gli occhi chiusi e un’espressione tranquilla. I capelli, tra i quali sembra appena scoppiato un petardo, mi sfiorano piano la clavicola, muovendosi al ritmo del suo respiro.

Tu tum tu tum tu tum

Il cuore mi martella fracassante nel petto, lui che ha l’orecchio premuto lì può sentirlo. Può sentire anche il caldo in aumento che mi rende la pelle bollente, ma non ne sembra infastidito, ne’ sembra essersene accorto. Oppure, forse non se ne accorge perchè sta dormendo. Pare, che stia dormendo. Ha anche mollato la presa alla felpa, la mano lasciata sulle proprie gambe.

Non lo capisco, non ci riesco, non capisco il suo comportamento...! Ma cosa vuole? Io vorrei solo togliermelo di dosso e scappare a gambe levate, stile Naruto. Ma sono mezzo pietrificato e non so a quale reazione può portare un mio qualsiasi gesto...

Come quella volta.

Era una sera di Dicembre, frequentavo l’ultimo anno di liceo...

...“No, no. E’ sbagliato. E’ y, non x...Mi stai ascoltando, Lucy?”

Lucy era una ragazza del terzo anno. Era molto popolare nella scuola e questo era dovuto, oltre alla sua bellezza e alla spiccata simpatia, al suo ruolo di cheerleader.

Mi trovavo davanti al mio armadietto, quando, a quella fatidica quarta ora, lei era venuta a chiedermi di darle ripetizioni di matematica. Ricordo di essermi guardato intorno, per poi essermi indicato incredulo. Lei aveva annuito sorridendo, ed io mi sono sentito al settimo cielo. La più popolare, la più bella, una cheerleader, aveva chiesto a me -proprio a me!- di darle ripetizioni...! A cos’era dovuta quella indulgenza da parte degli dei? Malauguratamente, solo dopo aver acconsentito, ho rammentato la cosa. Mi ero appena messo ‘in affari’ con la più popolare, la più bella, una cheerleader...Nonché la donna ufficiale della persona più influente dell’istituto.

Lui era il giocatore di football più acclamato, il più amato, il più desiderato, aveva un fascino che suggestionava e stordiva perfino i professori.

Non potevo andare lì da lei e rinnegare l’accordo...Allora mi sono detto che le avrei pregato di raccontare a nessuno di queste lezioni, sperando fortemente che la cosa non venisse a galla...

“Lucy? Mi stai ascoltando o no...?”

Il viso fra le mani, Lucy mi sbatte pomposamente addosso gli occhi dalle lunga ciglia perfettamente truccati, arcuando maggiormente le labbra lucide di gloss in un sorriso zuccherino.

Arrossisco mostruosamente e le rispiego l’esercizio, avvicinandole il libro per farle vedere gli esempi.

O quella ragazza era una vera e propria ciabatta, altrimenti faceva apposta a non capire. Con oggi è la sesta lezione insieme ed eravamo ancora fermi allo stesso, identico, punto.
Sono io qui quello erroneo?

“Te lo richiedo: c’è qualcosa che non hai capito?”

“Sì.”

La guardo, speranzoso. E’ la prima volta che lo dice, forse questa è la svolta...

“Non capisco come mai un ragazzo come te si tratti così male.”

...Ho sperato in un miracolo.

“Cioè, non sei il solito tipo che piace alle ragazze. Fai parte del club di scienze, non vesti alla moda, sei un secchione, non hai carisma, hai la fama di un mezzo-lebbroso.”

Questa...Questa ragazza mi sta uccidendo...

“Eppure attiri l’attenzione degli altri. Forse è per i tuoi capelli. Non sono tinti, vero? Questo è ancora più strambo, un rosso naturale così non è normale. Poi a scuola sei considerato uno sfigato, lo pensano tutti.”

...Se aggiunge qualcos’altro muoio davvero...

“Ma da vicino non sei male. Certo, c’è di meglio...”

...Sono già morto...? Questo è l’inferno, vero?

Mi si fa più vicina, alzando un sopracciglio con sensualità “E scommetto che sei ancora vergine.”

Un’affermazione che mi spiazzò e che portò il livello del mio rossore oltre il limite. E senza che io avessi il tempo di reagire...

...Mi sale sopra, sedendosi sulle mie gambe. Preme la fronte contro la mia e mi attornia il collo con le braccia, sussurrando “Ti piacerebbe perderla con me?”
E mi bacia, letteralmente mi
divora.

In uno stato di disperazione ed eccitazione, la lascio fare.

Era una questione di tempo, perchè la sua mano finisce .

Attacco a dibattermi, volendo allontanarla. La mia opposizione pare divertirla e lei aumenta il ritmo del bacio, riuscendo ad infilare la mano nei boxer per toccarmi...

Tuttora non so dire se fu indispensabile l’arrivo provvidenziale del suo ragazzo...Un attimo. Sto divagando. E non voglio ricordare.

...

Se urlassi AL FUOCO! AL FUOCO!, qualcuno potrebbe venirmi a soccorrere...

...

E...E se quello fosse un trucco? Conosco Melodious abbastanza da confermare che dietro ad ogni suo atteggiamento si cela una perversione. Che fosse come Lucy? Che si divertisse nel vedere le persone nel panico?

Ha! Non cadrò nel suo tranello!

Non muoverò un solo muscolo –anche se cominciano a farmi male a forza di stare così a lungo tesi e rigidi- e non batterò ciglio. Questa volta non gliela darò vinta.

 

*

 

<< Bip bip! Bip bip! >>

Trasalisco, un improvviso e brutale suono liberarmi dal sonno.
Uhm...Mi sono addormentato...

Il mio orologio da polso segna l’una di notte. Da quando l’ho comprato ha la brutta abitudine di risuonare ad ogni ora, ed io non ho ancora trovato il modo di togliere questa opzione. Stupide tecnologie.

Sbadiglio e quando alzo le braccia per sgranchirmi qualcosa me lo impedisce.
Melodious è ancora attraccato a me e dorme profondamente.

In quell’attimo passa un uomo anziano in bici, scampanellando furiosamente “Scostumati! Fare queste porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare, disgraziati! Tsk! Questo Giappone sta andando in malora!” Continua a brontolare inasprito, e viene poi inghiottito dalle tenebre.

Sono diventato paonazzo, ovvio, ma adesso mi preoccupa dell’altro.
E’ tardi, dovrei svegliarlo...
Balbetto indistintamente “Me...Melod-ious?”

...

Non potevamo stare lì tutta la notte e si stava avviando un vento gelido...
Sto per scuotergli un po’ le spalle, ma immediatamente mi giunge la lampata.

Perchè svegliarlo proprio adesso?

Voglio dire, per una volta che è innocuo, che non può farmi nulla, se lo svegliassi dimostrerei solo di essere masochista. Però...Non posso neppure lasciarlo qui...
Mi decido.
Con tutta la delicatezza che posseggo, faccio passare un braccio sotto le sue gambe e con l’altro gli cingo la schiena, mettendogli una mano sotto l’ascella. Lo stringo forte e mi alzo. E’ piuttosto leggero.

Comminando con cautela, ripercorro il tratto di strada fatto in precedenza e, in quello che mi sembra un battito di ciglia, sono sotto il mio comprensorio. Infilo le chiavi nella toppa del portone e mi avvio all’ascensore. Quinto piano. Le porte si aprono e sono veramente contento di varcare l’uscio di casa. Mi tolgo le scarpe all’ingresso ed accendendo la luce, mi spingo nella mia stanza. Scosto la coperta e lo depongo dolcemente sul letto. Gli sfilo le All Star in pessime condizioni e lo ricopro, guardandolo in volto.
Il respiro è leggero, le labbra lievemente schiuse...Come ad aspettare un bacio...
Stacco gli occhi, sentendo il sangue salirmi in faccia. Prendo le sue scarpe per portarle all’entrata e vado alla ricerca di una coperta e un cuscino per me. Avrei dormito sul divano, no di certo con lui. Butto la roba sul sofà e torno indietro per recuperare il pigiama e la sveglia.

...

...Ah...!
Cosa avrei detto domani a Melodious? “Scusa, ma per evitare che mi maltrattassi ancora, non ti ho svegliato. Ti ho portato a casa mia visto che non so dove abiti.”. Questa era la verità, stava a lui crederci o denunciarmi per tentato sequestro e pedofilia.

Confido nella prima alternativa.

Apro in silenzio la porta della mia camera, inondandola della luce del corridoio.

BLUUUUUUSH

Ok, se prima ho raggiunto una tonalità di rosso che va oltre l’umano, ora sto andando a fuoco.
Deglutisco, trattenendo il respiro.

Melodious è seduto ai piedi del letto...

...Nudo.

Tutto nudo.

Ha le gambe contro il petto e le abbraccia.
Mi mostra un ubbidiente sorriso, non da lui, e mormora...

“...Fammi tuo...”

... << Bip bip! Bip bip! >>

Mi sveglio di soprassalto, senza fiato, spalancando gli occhi.
In un bagno di sudore respiro a fondo, capendo che era stato solo un sogno, soltanto un sogno.
Deve essere stato il ricordo di Lucy ad avermelo fatto sognare...!

Controllo veloce l’orario. L’una. Poi –pensiero che mi fa venire i brividi lungo la schiena- rammento che Melodious è sempre avvinghiato a me...

Scatto atterrito ad un familiare scampanellare di bici “Scostumati! Fare queste porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare, disgraziati! Tsk! Questo Giappone sta andando in malora!” Ma...Quell’uomo..! Quelle parole...!

Oh mio Dio. Oh mio Dio. Un déjà vù! UN DE’JA’ VU’! Ora me lo porterò a casa e...Accadrà?

No! No! Non sono consenziente! NON SONO CONSENZIENTE!

Lo chiamo con forza “Me...Melo-dious...!”

E lui apre piano gli occhi. Se li stropiccia a rilento. Poi si scosta da me, si siede bene e si stira sbadigliando.
Sta a fissare avanti a se’ per qualche secondo, sonnolento. Successivamente, come se non ci fossi mai stato, si rizza in piedi, instradandosi verso la stazione, il passo un po’ malfermo.

Sono stato pienamente ignorato.

Davvero. Io non lo capisco quel ragazzo.

Mi pulisco dall’aranciata ormai asciutta.

...

Affondo il viso nel panno, tanti concetti contraddittori vorticare disorganici nella testa.
Percepisco un lieve dolore là, all’altezza del cuore. Cos’è?

E, vergognandomene da morire, stringo le gambe, accorgendomi che non è solo lì che provo dolore.

 

 

Dò il cambio di lettura e continuo ad osservarlo di nascosto.

Melodious dorme pacificamente sul banco. Come se niente fosse successo.

Nel senso, non che fosse successo qualcosa di rilevante –solo nella mia mente offuscata dalla presenza immateriale di Lucy-, ma non può comunque rimanere impassibile dopo essersi comportato in modo...In modo così...Strano, non c’erano altri aggettivi per definirlo. Tuttavia, spero che questa bonaccia duri a lungo. Per me averlo addormentato è un gran sollievo...

 

 

ETCCHU’...!
Tiro su col naso, seduto sulla mia parte di tavolo in sala insegnanti. Sto ordinando i programmi di ogni classe nelle confacenti cartelline. Un lavoro abbastanza complesso che richiedeva un po’ di concentrazione...Concentrazione che non riesco a raccimolare a sufficienza nel caos che bivacca attorno a me.
Sono qui da quasi più di due settimane, sto imparando ad abituarmi a tutto questo, anche se credo di non riuscire a conviverci interamente.
La sala professori può essere paragonata benissimo ad uno zoo o ad un circo, dipendeva dai giorni. Oggi non saprei cosa optare.
I professori sono molti, ma una parte di essi ha poche ore a settimana e passa saltuariamente qua.

Contrariamente, tra quelli che ci sono ordinariamente, c’è...Allora...Lulu, la docente d’arte. Una dark, una metallara, un’hippy, una Gothic Lolita, una sfattona, una bestia di Satana...Non so cosa sia; una cosa è certa: lei è una delle più strambe lì dentro. Somigliava un po’ a Dorothea, la strega/fata di Ludwig[Kaori Yuki nd. Sorina]. Di solito la si vedeva consultare i tarocchi, guardare nella sfera di cristallo, procurare sevizie con fiammiferi e spilli a bambolotti di cera o paglia(e quest’ultima cosa mi spaventa non poco). Addietro aveva sempre un grosso sacco nero, grande quanto basta per contenere una persona(forse questo mi spaventa di più). Regolarmente leggeva le foglie di the ad un esagitato Steiner, l’insegnante di educazione civica. Lui aveva l’aria molto stressata ed un tic all’occhio destro, ogni frazione di secondo lo strizzava. Per questa sua peculiarità parecchi genitori lo avevano accusato di molestare sessualmente i loro figli. Pareva non fosse molto rispettato dagli studenti, perchè ne aveva paura. Ma c’era un tempo che non era così...Quest’era si vocifera fosse stata estinta da uno scherzo di Melodious...Ora sta punzecchiando una bambola di cera che somiglia impressionantemente alla professoressa di economia domestica, Quina. Una donna corpulenta di origini italiane ed una buona forchetta. Di lei so solo che dovunque andasse, si portava un cesto da pic-nic e mangiava in classe. Pure adesso sta mangiando dei manju che poco fa giuro di aver visto nel bento di Steiner...Tornando a lui, ha smesso di tormentare il fantoccio e fissa inebetito la docente di matematica che sta entrando. Beatrix è una donna veramente bella, professionale ed attenta nel suo lavoro. Emanava una certa aura fredda, da puzza sotto il naso, ma l’apparenza inganna, lei era riconosciuta fra gli studenti per la sua comprensione. Attualmente è rincorsa –o meglio, molestata- da Cid, colui che insegna informatica. Alquanto avanti con gli anni, soleva avere uno stuzzicadenti in bocca. Da tutti era stato denominato ‘l’allupato’, al momento ne sta dando prova. Già dal primo giorno, ogni mattina mi si avvicinava, narrandomi delle sue epiche conquiste amorose ed uscendosene con cose tipo “E’ arrapante la cortezza delle uniformi femminili, vero?” “Ti dico, ai miei tempi non c’erano tette così!” “Hai scopato con qualcuno recentemente?” “Il seno di Garnet sembra così morbido...Quanto vorrei toccarlo!”. Proprio ora sta inseguendo lei, Garnet, la professoressa di lingua giapponese. Era più anziana di me di qualche anno ed era una ragazza deliziosa. Preparava del caffé in un termos, che la mattina portava a scuola e ne offriva a tutti una tazza. Pacata ed educata, mi faceva sentire molto a mio agio.

Dò un sorso alla tazza che mi aveva offerto prima. Ad essere sinceri, non mi piace tanto il caffé. Ha un buon aroma, ma è così amaro per quanto zucchero ci metti...Qui però lo bevono tutti, perchè non dovrei farlo anch’io? Poi se non bevo Garnet potrebbe arrabbiarsi. Anche se non l’ho mai vista arrabbiata...

...

...No, aspetta. La sto vedendo pestare a sangue Cid –che le aveva toccato il sedere- dannandolo con voce cavernosa. Okaaay, lei mi fa ancora più paura di Lulu...No, ho cambiato idea. Ho più paura di colui che mi sta ostruendo la visuale sullo scenario di violenza. Kuya, il maestro di teatro. Nel vestire assomigliava vagamente ad un travestito...Be’, non solo nell’abbigliamento. Mi sento a disagio quando mi parla ammiccando “Buongiorno, caro. Come stai?”

“Bene, grazie...”

“Mi fa piacere...Ma mi farebbe ancora più piacere se tu passassi in teatro. Mentre i ragazzi provano noi potremmo parlare un po’, conoscerci meglio...”

Orrore “Va bene, g-grazie...”

“Ti aspetto sempre, ciao tesoro.”

Mi manda un bacio con la mano, che io accetto con un sorriso agghiacciato.

Devo riprendermi.

...

...

...

Dove sono rimasto? Manca il trio. Iniziamo con Braska, il precettore di religione cattolica. Sì, lui era proprio un brav’uomo. Amava incondizionatamente Dio, la vita, insegnare, gli studenti, la sua famiglia, tutti. Sul tavolo aveva tantissime foto incorniciate della figlia adolescente –che non mancava occasione di mostrare ad ogni transitante-, Yuna, che frequentava un istituto cattolico femminile ad un’ora di treno da qua. Lui faceva da pacere tra gli altri componenti del terzetto. Da subito è entrato in azione appena ha scorto il frangente creatosi: sta cercando di placare i due che si inseguono per la stanza. Jecht, il professore di educazione fisica, ride come un pazzo, al contrario di Auron, il docente di storia, che sbraita esibendo una sgargiante macchia di caffé sulla parte anteriore della camicia candida, e brandisce un tozzo tomo della propria materia “INFAME! MISERABILE! SCELLERATO! TORNA QUIII...!”

Sicuramente gente così che insegna c’è d’aspettarsela, se si tiene conto del genere di persona che è il preside.

“Professor Blaze, scusi.”

Mi giro in direzione della voce alle mie spalle. E’ Imamura.

Zexion Imamura, classe terza, sezione I. Con lui, come con Garnet –prima di scoprire la vera indole di lei-, mi sento sereno, i miei strazi mentali evaporavano in sua presenza.
Era un ottimo studente, in classe era sempre attento e teneva un buon comportamento. Non l’ho mai visto confabulare con un compagno, passare bigliettini, o guardare per aria. Un po’, mi ricordava me quando anch’io ero al liceo(be’, io ero più impacciato...). Come qualsivoglia professore –anche se c’è una negazione perentoria generale-, ho i miei pupilli, e Zexion è uno di questi.

Gli sorrido “Buongiorno, Imamura. Dimmi pure.”

“Buongiorno. L’ultima volta che ha avuto lezione nella mia classe, ha chiesto il programma del precedente insegnante. Mi sono permesso di stamparglielo, ecco qui.”

Mi tende dei fogli “Oh, ti ringrazio davvero, sei stato molto gentile...”

Incurva le labbra “Non c’è problema.”

Allungo la mano, ma, non so come, le pagine cadono sparpagliate a terra.

“Mi perdoni...! Quanto sono maldestro...” Si inginocchia a raccogliere gli stampati.

Mi abbasso anch’io per aiutarlo. Attesto, notando la sterminata quantità dei pezzi di carta “E’ stato un programma piuttosto lungo...”

“Sì...Avrei dovuto metterli in una busta...”

Ci rialziamo, appoggio il programma sul tavolo “Ancora grazie, Imamura.”

Lui annuisce “Di niente. Vado a prepararmi per la seconda ora, arrivederci.”

Mi risiedo, chiudo tutte le cartelline ed infilo nella valigetta quella della terza.

 

*

 

La seconda ora. Entro in aula.

“Buongiorno, professore.”

“Buongiorno.”

L’unico a non essersi mosso di un millimetro è Melodious, che è accasciato sul banco, dormiente per mia felicità(ma quanto dorme quel ragazzo? E’ da giorni che è così...).

Poso la mia ventiquattrore sulla cattedra “Per quest’oggi ho preparato una verific--...”

S’inalbera uno stuolo cupo di Noooo!, spaventandomi.

Riattacco, per placare la repentina rivolta “C-calma, calmatevi...! E’ una prova senza voto, non c’è da preoccuparsi...!” Un sospiro di sollievo all’acquietarsi della massa.
Mi muovo per la classe per distribuire i test “Scrivete nome, cognome e classe in alto, per favore.” Giungo alla quarta fila di banchi e titubante mi fermo al suo, stando alla dovuta distanza.

Gliela dò? Ci rifletto un po’, poi delibero per no. Dorme, ed io non ho intenzione di svegliarlo. Ed anche fosse sveglio, sono certo che compilerebbe gli esercizi con frasi alquanto ambigue. Passo altre, consegnando il foglio al banco a fianco...

...“Che cattivo. Non mi piace essere ignorato in questo modo.”

Guizzo a guardarlo, uno sciocco rossore mostrarsi con sfacciataggine sul mio volto. Ma perchè il mio corpo deve agire sempre di testa propria!?

Ha il gomito sul tavolo, il mento appoggiato sul palmo aperto della mano sinistra. Mi osserva, placido.

Allora gli faccio scivolare la verifica davanti.
Ho come l’impressione che i ruoli si siano scambiati. Io, lo studente insicuro che consegna il compito fatto male al professore severo che mette soggezione, cioè lui. Con Melodious perdo tutto il mio decoro(a patto che ne abbia mai avuto uno), ed acquisto solo ridicolezza(più dell’usuale)...

“La penna.” Fa lui, la mano destra tesa.

Mi contraggo un po’, ma in silenzio prendo la biro dalla tasca del giacchino, ed esitante gliel’allungo.

Senza togliermi gli occhi di dosso, molto piano, le sue dita avvolgono l’oggetto, accarezzando volontariamente la mia pelle.
Mi ritraggo fulmineamente. Tento di assumere un atteggiamento di superiorità, il mio è uno sguardo di sfida.

Ma chi vorrebbe sfidare qualcuno dall’arrabbiatura di un micino spelacchiato?

Odio quando il mio corpo fa quello che gli pare. Odio essere una figura autoritaria e non avere nessun potere. Odio prefiggermi un traguardo e fallire miseramente. Odio crollare emotivamente per qualunque inezia. Odio essere un burattino nelle mani di chiunque. Odio essere un burattino nelle sue mani. Odio tutto questo.

[ Odio me stesso ]

Non sorride, ma i suoi occhi sono socchiusi di piacere.
Lo so, sta ridendo di me, ride della mia tentata prova di forza. Ride perchè io non sono forte.
Ride come tutti gli altri, del resto.

Finisco di distribuire.
Dalla cattedra noto un gettarsi di sguardi smarriti, gli occhi spalancati, volti scarlatti.
“Non agitatevi, non è difficile come sembra. Se c’è qualcosa che non capite, cercherò di aiutarvi io...”

“Le mie lusinghe, prof.. Hai trovato un modo per scoparti gratuitamente giovani liceali. Ma non dovresti abusare così del tuo ruolo, no, no.” Melodious si dondola sulla seggiola, il foglio sollevato all’altezza della faccia. Recita “Domanda sette: ‘Che posizione preferisce il professor Blaze? A, la cavallina; B, il Missionario;’?”

Non capisco perchè dice questo. E mi chiedo come faccia ad uscirsene con certe cose sciorinando una tale innocenza “Cosa...?”

“Ma è una domanda a tranello! Prima di tutto dovremmo sapere se sei ancora vergine...Non sta bene rispondere alla cieca, ci vorrebbe una dimostrazione pratica...” Trattengo il fiato.

E’...E’ pazzo! Completamente! Che va farneticando...!?

“C’è scritto anche qui in fondo: ‘Qualsiasi dubbio potrà essere colmato con eventuali dimostrazioni pratiche.’.”

...Io...Io non ho scritto nulla di simile nel test! Melodious dovrebbe fare l’attore...

“Avanti, classe. Serve un volontario! Chi si offre?”

Ho gli occhi di tutta la classe puntati su di me, ora. Che si aspettano che faccia...?

“Nessuno? Nessuno si offre? Ma che asociali!” Ferma il cullare della sedia “Vorrà dire che mi offrirò io.”

GASP! Devo fare qualcosa! La prima cosa che mi salta in mente, è quella di avvicinarmi al banco più vicino e di esaminare il foglio.

...

Ho un motivo in più per sparire dalla faccia della terra. Adesso.

Cos...Cosa...Cosa è...COSA E’ QUESTA COSA...!? I...Io...IO NON C’ENTRO NULLA...!

1. ‘Qual’è la marca di vaselina di cui il professor Blaze fa uso?’

2. ‘Qual’è il luogo più recente in cui il professor Blaze ha fatto sesso? A, nel bagno di un fastfood; B, in un ascensore; C, in una vasca alle terme’

3. ‘E’ vero che il professor Blaze preferisce i/le ragazzi/e dai 16 ai 19 anni?’

4. ‘Che preliminari privilegia il professor Blaze? A, un massaggio everywhere con abbondante olio profumato; B, il cospargersi addosso frutta e/o dolci vari, seguita da una grande abbuffata; C, un appassionato ed erotico striptease’

5. ‘Al professor Blaze piace molto il Cosplay. Quale costume predilige? A, erotic-maid/shitsuji; B, sexy-nurse; C, sadistic-police’

6. ‘Quanti giorni al mese il professor Blaze passa al Sexy Shop? A, 5 volte; B, 10 volte; C, ogni giorno’...

Tremo, la stretta al foglio accrescere. Non oso continuare, non voglio.
Come un riflesso incondizionato, volo fra i banchi ritirando quelle cose. Afferro un paio di forbici dall’astuccio e trituro i test, poi ne butto i resti nel cestino della carta.

Perchè? Perchè mi hanno fatto uno scherzo del genere?

 

*

 

Mi appoggio allo schienale della seggiola.

Ne’ nella valigetta, ne’ in sala insegnanti ho trovato la mia verifica. Ma la faccenda non si impunta qui, io mi chiedo come abbiano fatto quei questionari manipolati a finirmi nella borsa, l’ho sempre avuta sott’occhio, e soprattutto vorrei sapere chi è stato. Anche se un’idea ce l’avrei...Non è mia intenzione usare Melodious come capro espiatorio, però...Le domande erano così elaborate, così diabolicamente elaborate, che mi viene da pensare che solo il genio di Melodious possa crearle. Eppure, rimaneva che non sarebbe riuscito a fare lo scambio. La prima ora sono sempre stato in sala professori e non ho visto nessun studente entrare, ad eccezione di Imamura.

La seconda ora ero nella sua classe, e lui era dapprima quietamente appisolato. Aveva chiesto a qualcuno di fargli da ambasciatore segreto? ... Be’, sono contento che lo sconosciuto davanti a me stia interpellando la mia attenzione, interrompendo le mie riflessioni. Ripensare al fatto antecedente mi portava brutte sensazioni ed una vergogna rovente. Chissà se la vicenda aveva già fatto tutto il giro dell’istituto...
L’uomo a cui avevo accennato prima non ha un’aria familiare, non credo di averlo mai visto. Indossa quello che sembra un camice da dottore turchese e largo, con appuntato al petto ha un cartellino con su scritto ‘George Stevens’ e da sotto spuntano le scarpe, delle rilucenti Creeper, che gli regalano qualche centimetro di cui non ha effettivamente bisogno. In testa porta una cuffia di lana con decori floreali e infilati ha un paio di grossi, spessi occhiali tondeggianti. Veste dei guanti da giardinaggio gialli e la sua voce risulta modificata e fosca attraverso la mascherina bianca che gli copre la bocca “Lei è il professor Axel Blaze?”

Che tipo eccentrico “Sì...Ha bisogno di qualcosa...?”

“Io sono un bidello. Ho da darle in consegna questi documenti.” Me li mostra “Deve portarli al professor Braska, nell’aula 14.”
Nella busta trasparente vedo di sfuggita il titolo ‘Peshitta, Vetus latina, Vulgata e Targum
’[sono delle diverse versioni della Bibbia nd. Sorina] 

“D’accordo...Ma perchè proprio io?”

“Perchè oltre ad essere il bidello più applaudito dalle studentesse, io sono anche un formidabile chiaroveggente. Nel sangue della mia famiglia scorre il sangue della nostra più lontana antenata, Deifobe, una famosa Sibilla. Pensi, ha avuto una relazione con un lupo mannaro, infatti io sono mezzo mannaro. Dovevo essere anche mezzo vampiro, la mia prozia defunta ne ha sposato uno, solo che alla terza notte della luna di miele, le è stata fatale voler giocare a Cappuccetto Rosso e al lupo...Ma mio padre, che è il sottosegretario di Bush ha messo tutto a tacere, ma sappia che i vampiri esistono! Anche gli zombi! Mio fratello è uno zombie, dobbiamo sempre tenerlo segregato nella sua stanza, questo dopo che i miei genitori l’hanno visto azzannare il cane. Ora vive di animali di piccola taglia, se li mangia vivi. Poi sa la bambina assatanata dell’Esorcista? L’esorcista è mia mamma! Sì, lo so che nel film si presenta con un nome maschile ed oltretutto sembra un uomo in tutto per tutto, ma mia mamma è una donna dalle mille risorse! Lei si riesce a far crescere la barba a comando! Invero con quei ormoni che emana può permettersi di venderne in bustarelle al mercato nero. Comunque, tornando al punto, io ho letto nei tarocch--...” Si blocca improvvisamente, come ad essersi congelato.

Resto a fissarlo, il suo racconto a tratti mi stava affascinando. Mi sembra troppo strano che quel megane chara così vistoso, non mi fosse saltato all’occhio. Ma era anche vero che non conosco ancora tutti i bidelli...

Ricomincia, simulando dei colpi di tosse “...Cough, cough...Ehm, dicevo che io e gli altri bidelli siamo inabilitati a consegnarlo, perchè abbiamo degli incarichi che richiedono la precedenza. E questa per lei è una delle sue prime ore libere di oggi, le chiedo questo favore.”

“Va bene...Vado subito...”

“Bravo, ha capito tutto!” Batte il zeppa della scarpa sul pavimento, facendo il saluto militare “Aula 14! 14, non sbagli!” Poi corre svelto fuori dalla stanza.

...

Mah.

Mi metto in viaggio, volendo rintracciare questa aula 14.

Sono al piano terra.
Aula 11...12...13...Aula 14. Eccola. Busso ed aspetto qualche secondo prima di aprire la porta, ed introdurmi dentro “Buong--...”

“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”

Mi si sono rizzati i capelli in testa e devo essere di un bel porpora, ne sono sicuro. Per oggi è già la seconda volta che voglio sparire “SC...! SCU-SATE...! N...N-NON LO S...SAPEVO...! PER...P-ERDONATEMI...!”
Improbabile che mi abbiano sentito avendo il volume degli strilli al massimo.
Mi catapulto fuori, sbattendo la porta. Corro a più non posso al mio rifugio, il bagno degl’insegnati.

Raggiunto la meta, mi abbandono contro il muro. Ora oltre ad essere un pervertito, sono anche un guardone! Che ne sapevo che nell’aula 14 ci fossero delle studentesse denudate che si stavano cambiando per l’ora di ed. fisica...? Perchè a me? Perchè solo a me...? Sarò iellato a vita...? Dannazione...! Non...Non è colpa mia! Era l’aula 14, ne sono certo! La 14, il bidello l’ha detto chiaramente e...! ... Già...Me l’ha anche ripetuto più volte...Ma è priva di probabilità l’idea che il professor Braska si trovasse all'interno con le studentesse che si svestivano...

 

*

Sono tornato in aula docenti.

La sorpresa che mi aspetta è niente affatto gradevole.

Fra le risate fragorose di Cid e Jecht, il risentimento lacrimoso di Kuya, il tic di Steiner che incede con più assiduità, la solidarietà di Auron che mi da pacche rispettose sulla spalla, l’agitazione Garnet che insiste ad offrirmi una tazza di caffé pregandomi di stare calmo, costernato stacco l’immagine dalla bacheca.

La terza volta che voglio sparire.

 

*

 

“Zio! C’è qualcuno che attenta alla quiete della mia vita scolastica!”

Xemnas con la mano dispiega l’undicesimo tankobon di Death Note sul tavolo, il mignolo dell’altra mano invece ce l’ha deliziosamente infilato in una narice.

“Ehi, Xemnas...! Zio! Zio Xemnas...! ... Per l’amor del cielo, brutto mangia pane a sbafo, ASCOLTAMI!

“Sì, sì, va bene...! Ti ascolto...!” A malincuore chiude il volumetto e lo lascia da parte.

Gli sbandiero davanti il foglio che ho trovato in bacheca.

Lo prende e lo osserva con attenzione. Corruga la fronte, oltraggiato “Che empietà...! Questa cosa è inconcepibile!

“Già...”

“Io non sto mai sotto!”

Zio...” Mi massaggio le tempie con le dita, sforzandomi di raggranellare qualsiasi pensiero positivo se quegli di fronte a me non fosse all'istante morto dissanguato o in altro modo dolorosissimo.

...

Non ne trovo.

Devo stare calmo, non devo pestarlo a sangue ne’ ucciderlo, non devo, no, devo essere superiore... “...Non credo che tu abbia afferrato la questione. Pare che quell’immagine sia stata appesa nella bacheca di ogni classe. E questo aggrava pesantemente la mia reputazione, tramutandola dall’essere un semplice pervertito guardone, ad essere un pervertito guardone peccaminoso.”

“Ah, sì. Ho saputo del compito a luci rosse e della gradita vista panoramica.” Ridacchia, dimostrando il suo tatto sovrumano.

Esatto. Un’immagine di noi due avvinghiati in chissà quale posizione del Kamasutra non aiuta per niente!”

“Ma, Aku, è solo un fotomontaggio...”

“E menomale che è solo un fotomontaggio...! Ma tutti penseranno che li ho affissi io questi cosi.”

“Tu non lo faresti mai...”

“...Ma un pervertito guardone, sì.”

“Capisco...Allora non ci resta scoprire chi è stato. Hai indizi a proposito?”

Ci penso su “Be’...E’ iniziato tutto stamattina, i giorni addietro sono trascorsi normalmente.”

“Hai fatto arrabbiare qualcuno, Aku?”

“Arrabbiare, no.”

“Hai infastidito Melodious?”

“No. Anzi, in questo periodo è piuttosto calmo...Anche se questo è un motivo in più per sospettarlo...”

“No. Il crimine deve essere spettacolarmente annesso a lui, è legge. Gli piace essere al centro della scena. Aku, proverò a prendere provvedimenti. Torna fra un paio di giorni e--...”

Quello che si era innalzato è un urlo terribile, giunto dalle scale.

Balziamo entrambi su ed allontanandoci da lì, arriviamo al punto in cui derivano i pianti sommessi.

Professori e studenti curiosi circondano l’uggioso e sofferente Steiner riverso sul pavimento. Il prof. Auron gli tiene su la testa, imprecando contro gli allievi spettatori “Andate via, zotici! Sciò!”

Lo zio, un fulmine, sopraggiunge a fianco del dolente “Fate largo! Allargatevi! Fatelo respirare! Ehi, Adalberto! Adalberto, mi senti!? Auron, hai visto cos’è successo?”

L’uomo scuote il capo “No, ma è chiaro che è ruzzolato giù per le scale. Si è rotto la gamba...”

Analizzo l’angolatura impossibile che ha la sua gamba destra, la pelle d'oca che mi sale. E per dirla tutta, non avevo mai visto lo zio così agitato...Non è il preside qualunquista che credevo...

“Merda...Auron, per piacere, va a chiamare un’ambulanza. Lo tengo io.”

“Zio...” Mi avvicino “Posso fare...?”

“No, Axel. Scusate, voi.” Parla ai professori “Riportate gli studenti in aula.”

Quando l’ultimo “Non c’è niente da vedere qui!” riecheggiò, il professor Steiner apre gli occhi lacrimanti e mugugna a voce spezzata “Preside S-Sakamoto...Credo di essermi rotto...Questa g-gamba...” Scorgo un rivolo si sangue discendergli dalla tempia...

“Auron ha chiamato l’ambulanza, arriverà presto. Adalberto, come hai fatto a cadere?”

“Stavo...Stavo per scendere questa rampa di scale...Quando da dietro...Mi hanno s-spinto...”

“Ti hanno spinto...?” Lo zio pare infuocarsi “Adalberto, hai visto chi è stato?”

“Ho...Ho visto qualcosa dopo...Essere caduto...Credevo fosse un’allucinazione...Un angelo...Un angelo che portava un camice turchese da dottore...”

 

*

 

“Io so chi è stato! Il bidello!”

I sanitari avevano messo il professor Steiner su una barella e di gran carriera lo avevano caricato sull’auto dell’ambulanza.
Io e lo zio siamo rientrati nell’ufficio. Gli sto esponendo i mie sospetti.

“Bidello? Li ho commissionati io, uno ad uno...E’ tutta gente fidata, non farebbero mai una cosa del genere...”

“Il suo nome...Era George...! George Stevens!

“George...Stevens? Conosco a memoria tutti i nomi di coloro che lavorano in questa scuola. Nessuno di loro si chiama così.”

Permango meravigliato. Un bidello...Falso?

“Axel, ho un favore da chiederti...”

Lo guardo.
Alla notizia della presenza di qualcuno che si diverte a spingere la gente giù per le scale, il suo volto giovane aveva trovato profonde rughe di dispiacere.

“...So che tu dovresti uscire adesso, ma la classe del professor Steiner è rimasta senza supplente. E’ mancato a molte lezione e se è possibile vorrei evitare che fosse così anche oggi. Gli altri docenti effettivamente disponibili non se ne possono occupare, puoi farlo tu?”

“Sì...Certo. Che classe è?”

“Terza H.”

Umm...Ho un brutto presentimento...

 

*

 

E’ rilassante stare disteso sulle panchine qui fuori, con nessuno in cortile. Non mi era ancora capitato di farlo...
Incrocio le braccia dietro la testa, aspirando col naso un’abbondante boccata d’aria fresca.

Che pace, che silenzio...

“Tesoruccio, sai che sei sexy anche quando dormi?”

Sbarro gli occhi, Kuya chino a qualche centimetro dalla mia faccia. Mi metto a sedere, un’invisibile ventata glaciale colpirmi pesantemente “K-Kuya...Mi hai fatto spaventare...”

“E perchè mai? Io non ho niente di spaventoso.”

Avrei da ridire “...Scusa...Non intendevo...”

“Lo so che non intendevi offendermi, ma sono comunque offeso. Ti perdono tutto se mi dai un bacio. Mmmmmmm...” Si sporge, gli occhi chiusi, protendendo le labbra.

TWITCH “Ku...Kuya...! Che ci sono in quelle buste...??” Uso il pretesto delle buste, che di fatto aveva deposte ai piedi.

“Su, che aspetti, dammi questo bacio. Ti devi far ancora perdonare per essere andato a letto col preside...”

Ma, Kuya, lui è mio zio!

“Non mi interessa il vostro grado di parentela, per quanto lui ti voglia bene, io te ne vorrò sempre di più!” Mi butta le braccia al collo.

“KUYA...!” Gli metto una mano in faccia per tenerlo lontano. Solo allora noto la manica turchese di camice fuoriuscire da una delle due buste...

Scivolo via, lasciando cadere Kuya sulla panchina.

“EHI! Il mio bacio!”

“Un’altra volta, Kuya...” Dico senza riflettere, reperendo il camice. La targhette presenta ‘George Stevens’. Frugando ancora nelle buste, trovo sia dei guanti gialli da giardinaggio, un berretto di lana fiorato, un paio di spesse lenti ed una mascherina.

“Kuya, dove hai preso tutta questa roba?”

“E’ del teatro, la stavo riportando indietro.”

“Ti ricordi chi è stata l’ultima persona ad aver chiesto in prestito questi...?”

“Certo che no! L’unica persona nella mia testa sei tu!”

Non è costruttivo parlare con lui “Mh...Se ti viene in mente, dimmelo...”

I cancelli della scuola vengono attraversati da un furgoncino rosso, che frena esattamente di fronte a noi. Un omino basso e tarchiato scende dal mezzo e scarica uno a uno, cinque grossi sacchi, esibendo una forza ed una agilità straordinarie per la sua stazza. Svolto il lavoro, monta sul furgoncino e parte.

...

Ahò! Me date una mano a portà ‘sti sacchi di farina nella scuola??” La prof. Quina corre verso di noi sventagliando il braccio.

Un motivo per allontanarmi da Kuya. E se avesse provato ad aggredirmi avrei sempre potuto lanciargliene uno addosso “Sì!

“Tsk. Questo è un lavoro per uomini, no di certo per una giovane donzella.”

Donzella? Di chi sta parlando?

“E uno sforzo di quel genere rovinerebbe le mie bellissime unghie. Aspetto quel bacio, Axel kun, non te lo scordare.” Mi carezza una spalla e se ne va ancheggiando.

“Ohu, me dai una mano o no??”

“Sì, ci sono...” Mi rimbocco le maniche della camicia e della giacca, poi mi pongo un sacco in spalla “Issa...!” ‘Ccidenti quanto pesa...

Mi sento una vera mammoletta vedendo Quina fiancheggiarmi serenamente con due sacchi sotto le braccia. Io sono già sudato quando torno indietro per recuperare un altro sacco, il penultimo. Trasferisco anche questo in segreteria, vicino agl’altri.

E, se non lo avessi visto non ne avrei notato la presenza, un ragazzone dall’espressione durissima sguscia alle spalle della bidella al bancone, indaffaratissima a firmare le sue scartoffie, e piglia una delle tante chiavi appese al muro. Da bravo ninja, silenziosissimo e da percepire eccezionalmente incorporeo per la sua figura imponente, va fuori.

...

Quina mi aveva raggiunto e prorompe “L’hai preso te l’ultimo sacco?”

“No, ho portato dentro il penultimo.”

“Ma c’erano cinque sacchi, qui ce ne sono quattro...”

 

*

 

Ho accasciato la giacca sulla mia sedia in sala professori. Fa davvero caldo...

Sono in soprappensiero qualora mi viene toccata la spalla.
“Oh...Tsukada...”

Riku Tsukada, studente modello alla pari di Imamura, se non oltre. Non ho mai conosciuto in liceale con una vita scolastica così attiva; fa parte di quasi tutti i club, è sempre disponibile a supportare i professori affastellandosi parte del loro lavoro, ed è stato rappresentante d’istituto per cinque anni. Una gran fetta di medaglie, coppe e riconoscimenti esposti nella teca del piano terra sono attribuiti a suo nome. Ha tutta la mia stima.

“Salve. Mi è stato detto di riferirle che il professor Braska l’attende all’entrata della palestra prima che inizi l’ultima ora. Dovrebbe consegnargli dei documenti -Peshitta, Vetus latina, Vulgata e Targum-, di cui ora è lei in possesso.”

“Oh, sì. Ti ringrazio, Tsukada.”

“Si figuri. Le auguro una buona giornata, professor Blaze.” Mi rivolge un sorriso formale ed in mano uno stereo, ripercorre i propri passi.

Allora dovevo portarglielo davvero quel documento...Il falso bidello non mentiva del tutto...

Manca un quarto d’ora o meno alla fine della penultima ora, sarà meglio che vada immediatamente.

Mi domando perchè il professor Braska si trovi in palestra...
Mi guardo in giro, cercandolo. Mi starà aspettando dentro...?

<< SPLAAAAASH >>

Cos--...!?

Sono accadute due cose a rotazione. La prima, una grande quantità d’acqua mi è stata rovesciata addosso. La seconda, una cascata di, quella che pare farina, mi riveste, impanandomi.

Brutta storia.

Mi pulisco gli occhi dalla fanghiglia bianca e piego rapido il capo a destra e a sinistra, poi rimembro che tutta quella roba era arrivata dall’alto. Guardo in su. Nelle vicinanze della ringhiera non c’è anima viva. Chiunque sia stato, è scappato...

“Prof....” Imamura mi era sbucato da dietro, trascinando una grossa rete contenente dei palloni e in spalla la borsa di ginnastica. Mi studia da capo a piedi con serietà.

“Imamura...Che ci fai qui?” In modo inspiegabile, non provo imbarazzo per questa situazione poco simpatica.

“Sono andato a prendere i palloni nuovi, oggi ho un torneo di pallavolo...Se mi permette, posso domandarle per quale motivo è coperto di farina?”

Ad interrompere la mia risposta è l’udire del chiacchierio di studenti avvicinarsi.

“Stanno arrivando i miei compagni...Venga.” Mi pigia forte con la mano libera in direzione dell’entrata, e all’interno mi guida in uno spogliatoio, quello femminile.

Si chiude la porta alle spalle “Penso che non voglia farsi vedere in queste condizioni da qualcuno. Ci sono le docce dall’altra parte del muro. E prenda...” Apre la sua borsa, porgendomi un asciugamano “...Per asciugarsi.”

“E tu...?”

“Lo chiederò in prestito. Non l’ho portata negli spogliatoi maschili perchè ci sono già i miei compagni. Invece le mie compagne se la prendono sempre comoda, ce la metteranno un po’ ad arrivare. Ci saranno altre classi ad assistere all’evento, è meglio che esca dalla finestra, non è prudente farlo dall’uscita principale. Vado un attimo dal custode della palestra, di certo avrà dei vestiti usabili nello sgabuzzino.”

Sono...Quasi commosso dalla sua gentilezza... “Ti ringrazio...Imamura. Grazie davvero...”

“Non mi ringrazi, professor Blaze...” Si tira sulle labbra un sorriso un po’ sghembo “...Non me lo merito.” Apre la porta per uscire “Si pulisca più in fretta che può, le porterò subito i vestiti.”

Rimasto solo, mi svesto rimanendo in mutande[oggi si è dimenticato di mettere la maglia della salute... nd. Sorina]. Ripiego con cura la camicia e i pantaloni su un lavandino.
In una delle docce –le ho scorse tutte, ce n’è solo una che funziona-, mi piego, in modo che il getto della cipolla mi toccasse solo la testa. Chiudo gli occhi. Ripenso alla strana risposta di Imamura, ‘...Non me lo merito.’. E la sua espressione...Mi è parsa quasi...Mesta...

Odo per due volte lo sbattere della porta. Blocco lo scorrere dell’acqua. Mi friziono la testa con l’asciugamano ed ancora bagnati, mi allaccio i capelli.
“Imamura...? Sei...” Torno dall’altra parte “...Tu...” Nessuno, solo una busta di carta sotto la finestra. L’afferro e mi reco dal lavandino.

“Ma dove...” I miei vestiti sono scomparsi...!
Mi ispeziono attorno, ma non ci sono. Che motivo aveva Imamura per prendermeli? Non me ne sono nemmeno accorto...
Dalla busta di carta faccio riemergere i vestiti che mi ha portato Imamura.

...

Questa è la quarta volta che voglio sparire.

 

*

 

“Professor Blaze, le ho portato i vestiti. E’ una tuta in buone condizioni, le starà un po’ larga. Ho convinto le mie compagne a cambiarsi nell’altro spogliatoio.” Mi porto alla sezione docce.

“Professore...” Visito ogni doccia, perplesso “Professor Blaze? Prof.?
Avrà pensato di rimettersi quei vestiti ed andarsene, essendo troppo rischioso sostare un minuto di troppo qui dentro...

Mi scosto un po’ il ciuffo dall’occhio destro, notando solo in quel momento la busta di carta abbandonata vicino ai lavandini.

Ci guardo dentro.
C’è solo un nastro bianco e celeste quadrettato...

 

~

 

Busso rudemente alla soglia per l’ennesima volta.

Non c’è! Non c’è! Possibile che proprio adesso che ho bisogno, non ci sia!? La porta è chiusa da dentro, accidenti... “Maledetto zio...” Allora decido di spostarmi al bagno insegnanti. Sono sollevato, potrò stare lì finchè non se ne vanno tutti...

...

E’...E’ CHIUSA A CHIAVE! MALEDIZIONE! Lascio stare la maniglia, ragionando velocemente.

Dove posso nascondermi...Dove...AH! La sala insegnanti! Anche se mi vedranno vestito in questo modo non commenteranno(be’, al massimo Jecht e Cid mi rideranno dietro...).Faccio un po’ di scale, guadagnando il piano terra.
Nelle vicinanze dell’angolo a cui devo svoltare, mi immobilizzo. Proprio da quella parte si sta approssimando una gran ressa di voci. Si avvicina sempre più.

Cavolo...Cavolo...Cavolo...Gli studenti che vanno alla partita...Mi vedranno...Mi vedranno!

Mi muovo sul posto, in sbattimento.

Non riuscirei a scappare in tempo, il corridoio è troppo lungo...

Il mio attuale pensiero è immediato. Dunque...Anche se in entrambi i casi lo verranno tutti a sapere, è meglio farmi vedere da una quindicina o più di alunni, che da una quarantina o più.

Serro gli occhi, facendo un grosso respirone e mi butto sulla prima porta alla mia destra...

Questa è decisamente la quinta e definitiva volta che voglio sparire.

 

~

 

Il capellone è in ritardo...Strano, arriva sempre in anticipo.

La porta scorrevole viene veementemente aperta e sbattuta.
Sposto gli occhi dalla vista sul cortile al nuovo arrivato.

...

Mpf. Ma come si è conciato? Pfff, è ridicolo! Non riesco a non ridere, anche gli altri fanno lo stesso.
Di certo sono stati loro a fare questo.

“Professore...” Dico sorridendo, gustandomelo dalla testa ai piedi “...Come sei graziosa.”

L’uniforme femminile, anche se larga, gli stringe le spalle e la vita. Essendo alto, la gonna gli sta corta, ed esibisce le sue nivee gambe.

E la sua espressione umiliata ed addolorata è incomparabile.

I miei complimenti, ragazzi.

 

*

 

“Siete degli scemi! Non capite niente!” Scaglio la busta con la tuta che avevo portato al professore contro Zell e Xigbar.

Chiediamo...C-chiediamo perdono...! Ma...Non serve a nulla piangere sull’arrosto fumato, no, senpai Zexion...??” Ribadisce Zell, che assieme a Xigbar era arretrato sulla panchina.

Sul latte versato, non sull’arrosto fumato, deficiente!”

Capisco che fosse per una buona causa, ma a tutto c’è un limite!
Non è mia intenzione fare la vittima o il santarellino, ho anch’io le mie colpe...

# Inizio flashback #

“Vorrei proprio sapere cos’ha Dem...Ha sempre la testa chissà dove...E ultimamente non viene più qui al campo!” Brontola Xigbar, ripetendo la stessa cosa da quasi mezz’ora.

La schiena stesa sulla panchina, Zell ciondola la testa oltre l’orlo “Il senpai è così da quando ha avuto quella punizione col madrelingua...Secondo me è tutta colpa di quello lì! Deve avergli fatto qualcosa!”

Sospiro, accartocciando nella mano l’involucro spoglio del yakisobapan.
Affatto, non c’entra la punizione col madrelingua. Un semplice castigo, qualunque fosse, non poteva avere effetti simili su Demyx.

Solo una cosa poteva.
“Non dire sciocchezze, il madrelingua non gli ha fatto niente.”

“Allora cos’ha?” Guaisce, triste.

“Non lo so.” Mento.

Quello protende le gambe, sollevandole. Le Creeper nere e bianche scintillano alla luce del sole “Vorrei tanto aiutare il senpai...”

“Mh...” Xigbar si è preso il mento. Sta provando a pensare “Ci vorrebbe...Ci vorrebbe qualcosa...Qualcosa tipo...Tipo un random di scherzi! Al madrelingua!

Zell scatta seduto, emozionato “Voto a favore!”

“Xigbar, cos’hai in mente?” Lo scruto bieco. Quando ha idee lui è sempre qualcosa di pericoloso o improponibile.

“Oh, degli scherzetti innocenti, sta tranquillo, Zexion...!”

Sta mentendo, è ovvio.

Zell incalza “Dai, Zexion! Sarà divertente! Chiederemo anche agl’altri di partecipare! Tu ci devi essere ad ogni costo!”

“Non mi diverto ai discapiti di qualcun’altro.”

“Ma questo è per far tornare il sorriso a Demyx...! Senpai Zexion...Non vuoi rivedere il sorriso di Demyx...?

Sì che voglio, idiota. E’ da più di due anni che voglio rivederlo.
“E ditemi, perchè credete che qualche scherzo sadico possa rallegrarlo?”

“Perchè, diciamocelo...” Fa Xigbar posato “Demyx è sempre stato un po’ sadico, gli piace vedere la gente star male. La gente che non rientra nelle sue grazie, chiaro.” Inserisce dopo.

Su questo non ci piove, non posso che dargli ragione, Demyx ha i suoi svaghi...Be’, loro vogliono solo aiutare un amico, non hanno cattive intenzioni. Se dò una mano anch’io non morirà nessuno.

 

 

[Xigbar POV]

Ah, sapevo che si sarebbe abbassato per aiutare Zexion. Che checca sempliciotta!

E’ un gioco da ragazzi intrufolarmi in sala insegnanti e slittargli alle spalle.
Che fortuna, la cartellina della terza è già aperta! Allora, allora...I test...Sezione H...Sezione H...Sezione H, trovata!
Me la infilo sotto braccio e la sostituisco con la nostra.
Esco di lì in tempo, si stanno rialzando.

Tsk, alla faccia tua, madrelingua inetto!

 

*

 

“Spero che la verifica manipolata abbia divertito abbastanza il senpai...” Filosofa Zell, indossando la mascherina.

“Ma che cazzo ti sei messo?”

“Così non potrà sapere chi sono! Ho l’aria da misterioso, no, senpai Xigbar??”

Hai l’aria da citrullo, pirla! Ora muoviti e va dentro.”

“Sì, sì...” Borbotta quella testa di cazzo, entrando.

Abbiamo tralasciato parte del piano a Zexion(è a conoscenza solo di due passaggi)...Ho paura di morire per mano sua, ma dobbiamo fare tutto il possibile per Demyx(ed intanto che ci siamo, spassarcela anche noi)!

...

Ehi...Zell si sta dilungando...

Allungo l’orecchio.

Ma...Che sta dicendo!? IO L’AMMAZZO! Così si farà scoprire!

Sventolo il braccio per catturare la sua attenzione, tanto l’androgino mi da le spalle.
So che mi sta vedendo. Faccio un gesto con le mani eloquentemente letale.

 

*

 

Qui appostati dietro l’angolo, non può vedere me e Zell.

Ha aperto l’aula 14...
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”

Ahahaha! Ahahaha! Che faccia! Pfff, guarda lì come corre...! Ahahaha! Che sfigato...!

 

*

 

[Zell POV]

Zexion, con estrema riluttanza, ha stampato in tempo tutti i fotomontaggi in aula informatica e sono riuscito ad appenderli in tutta la scuola. Per lui, il piano si è concluso qua...BRR, SPERO NON CI SCOPRA MAI!

E Xigbar si è volatilizzato...Già, tocca sempre a me fare il lavoro sporco!

...

Ah, sta arrivando Steiner finalmente...!
Si avvicina alle scale.

Mi allontano dal ripostiglio dove ero nascosto e facendo piano, lo raggiungo alle spalle.

Sob, speriamo che non ci rimanga secco... “Sorry, prof.!”
Gli dò una spintarella, che basta per fargli perdere del tutto l’equilibrio.

Un po’ mi dispiace vederlo rotolare giù per le scale, ma è per Demyx!

 

*

 

Non mi stupirei di vederlo rompersi a metà...E’ proprio una femminuccia!

Oh! E’ rimasto solo un sacco di farina!
“Xal! E’ il tuo momento! Va e combatti!”

Xaldin fa un sospirone, uscendo dal cespuglio in cui siamo acquattati. Fa presto a caricarsi il sacco e portarlo da me.

E a quest’ora Lex dovrebbe essersi già impossessato della chiave...
“Sei stato bravo Xaldy, tieni, ti dò la caramella...”

SOCK!

“AHU! La mia testa...Ma che ti prende...!? Ehi, dove vai??”

“Io ho fatto il mio dovere, ti ho preso il sacco. Per il resto arrangiati.”

“Xal! XAL! SEI CATTIIIVOOOO...!”

 

*

 

Yuk yuk! Arriva! Yuk yuk!

Addosso sulla ringhiera la vasca piene d’acqua, Xigbar fa lo stesso col sacco aperto di farina.
“Uno...Due...TRE!”

<< SPLAAAAASH >>

WHAHAHAHAHA! YUK YUK! EHEHEHEHE! YUK YUK! YUK YUK YUK! SFIGAAAATOOOOOO!

 

*

 

Cosa ci fa Zexion col madrelingua?? IIIIIH! CI HA VISTO!

“Xigbar, scappiamo...!” Non è stata una buona idea nascondersi dietro il cestone dei palloni...

“FERMI LI’.”

BOHOOOOO! SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE! NON HO NEMMENO ANCORA AVUTO LA RAGAZZA! NON VOGLIO MORIRE VERGINEEEEE! BWAAAAAH...!

Xigbar vuole mantenere un contegno, ma come me trema come una foglia...Forse anche lui sarebbe morto vergine...

“Voi.”

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGHH...!

Zexion ci ha raggiunto dal cestone. Riesco a vedere le gigantesche Flames of Ruin divampare dietro di lui...
“Come sospettavo, il piano non si fermava al fotomontaggio. Sono stato ingenuo a credervi.”

Mando giù, frusciando sgomento “E...E adesso...C-che farai...?”

“Cosa intendi?”

“...A...A n-noi...”

Lui assottiglia lievemente gli occhi “Nulla.”

EH...?

“...Ma ora lasciatelo in pace, ne ha avute abbastanza.”

Da dove mi viene il coraggio di replicare, non lo so “Però...”

Però, niente, Zell!” Sobbalzo terrificato “Gli avete distrutto tutto l’anno scolastico, non ti basta!?” Spartisce un po’ del suo sguardo mortale anche con Xigbar “Adesso, io vado a cercare dei vestiti puliti al madrelingua. Voi, provate, provateci soltanto, a varcare la porta di quello spogliatoio e...”

Io e Xigbar rimaniamo col fiato sospeso.
E? Non sapere cosa conseguisse a quel ‘e’ ha l’effetto terrorismo che piace tanto a Zexion.

Lo conosco da quando sono arrivato in questa scuola.
Lui è un amico esemplare, c’è sempre, gli vogliamo tutti molto bene. Chiunque nel nostro gruppo, e al di fuori, si confida con lui, chiede consiglio. Ed ascoltava soprattutto a me, nessuno lo fa in nessuna occasione(chissà perchè). Io non ho mai conosciuto una persona come lui, con così tanto carattere, così assennato. Sì, è proprio eccezionale.
Mi sono ritrovato più volte ad essere geloso di Demyx, del loro legame. Pensa che bello, avere un posto speciale nel suo cuore!
Per colmo di sventura, è anche un seguace convinto di cose come la ‘giustizia’ e della ‘umanità’, virtù che spesso finivano per essere solo d’impiccio. In casi del genere, non era saggio contraddirlo. Meglio contestare mille volte Xigbar, che una sola volta Zexion. Emanava la medesima aura di Demyx, non sembrava, ma quei due si assomigliano.
Erano capaci, con uno sguardo, esanime e pesante, di penetrare una persona, plagiarla...Uno sguardo così nullo, che non li faceva sembrare più loro...

Ho detto di voler bene a Zexion, ma ne voglio moltissimo anche a Demyx.

Non ci fermeremo qui. Dobbiamo farlo! E se poi proverà ad ucciderci, ci faremo difendere da Demyx! Già, solo lui può tenergli testa...

Allontanatosi, io e Xig ci lanciamo uno di quegli sguardi che fanno tutto da soli.

Rischieremo la vita!

 

*

 

Il piano originale prevedeva che il madrelingua venisse accompagnato da uno di noi due nello spogliatoio, poi, dopo avergli promesso di portargli qualcosa di pulito, gli avremmo detto di aspettare lì(di nascosto gli avrei rubato i vestiti). Sarebbero arrivate le studentesse per cambiarsi, e vedendolo mezzo nudo avrebbero urlato come pazze. Spaventatosi, il madrelingua sarebbe fuggito da là, uscendo al centro della palestra, dove centinai e centinai di studenti erano venuti ad assistere all’evento...Aah, peccato che Riku abbia sbagliato a fare i propri conti(sì, dal primo fino all’ultimo, è stato Riku a realizzare gli scherzi)! Si è dimenticato che c’era anche Zexion a giocare...Ma conoscendolo, probabile che lo sapesse. Ha detto “E va bene, vi aiuterò. Ma sarete voi due ad accalcarvi il peso delle conseguenze. Io ho una reputazione da difendere, a differenza di voi due.” –aizzando le ire di Xigbar-, non gliene frega una mazza se noi veniamo ammazzati da Zexion...

Ogni piano che si rispetti, ne ha uno di riserva. Riku ha fatto anche il piano B!

Abbiamo in precedenza manomesso ciascuna doccia, tranne quella più lontana dai lavandini. Riku sapeva che proprio lì sopra il madrelingua avrebbe posato i suoi vestiti infarinati. Mentre quello si lava, io mi intrufolerò dalla finestra –Zexion ha detto di non varcare la porta, no?- e ruberò i suoi abiti, lasciando l’uniforme femminile da quelle parti. Appena avrò fatto, uscirò da dove sono entrato e farò uno squillo al cellulare di Xigbar, che come da piano, farà sbattere due volte la porta, dando l’impressione che qualcuno sia entrato e poi andato fuori, il fittizio Zexion.

Yuk Yuk, geniale.

 

*

 

[Riku POV]

Il madrelingua ha paura delle persone, delle grandi folle. Ho sovrapposto più registrazioni in cui gli studenti hanno la ricreazione su un cd. Così facendo, ho realizzato l’effetto ‘Il centro di Shibuya il weekend’.

Pigio il tasto play dello stereo, io nascosto dietro l’angolo a cui è diretto.

Ho previsto tutto: che avrebbe dapprima cercato rifugio dal preside, ma lo zio, troppo angustiato, era già corso al capezzale di Steiner. Lexeaus mi ha procurato la chiave del bagno docenti, e ho bloccato così la sua seconda meta. Infine, il suo traguardo sarebbe stata la sala insegnanti.

Una persona tristemente prevedibile, ma dopotutto se è nipote del preside, non può avere quella gran mente.

Alzo il volume.

<< SBAM! >>

Buon divertimento, Demyx.

# Fine flashback #

“Ma...M-ma basta che sia piaciuto a Demyx, giusto...? Tranquillo, ho umiliato il madrelingua più che volentieri...!”

Non resisto.
Faccio incontrare con violenza le mie nocche col muso di Zell.

Cascato dalla panchina, mi fissa terrorizzato, non azzardandosi a fiatare e a muoversi.

Guardo l'uno e l'altro, Xigbar aveva mosso qualche passo all’indietro, in posizione di fuga “Ascoltatemi. E’ per Demyx e questo mi va bene...Ma anche il madrelingua è un essere umano, trattatelo come tale.”

 

 

“Aku, prendi un biscotto, sei pallido...”
Gli avvicino di più il cestino dei biscotti. Non li avevi ancora toccati, come la tazza di the verde che gli ho versato prima.

Da quando è entrato qui in presidenza, è stato in quella ubicazione ingobbita a studiare assorbito le intagliature artistiche del poggia bracci della sua sedia. Non pensavo che gli ci volesse così poco per sollazzarsi. O forse dovrei impensierirmi...Non saprei, Axel è così strano, non capisco mai cosa gli passa per la testa.

Ha delle occhiaie sofferte, una leggera peluria sul mento. Ciocche di capelli gli spuntano scomposte dall’elastico, di solito impeccabilmente raccolte nella loro coda bassa. La lente sinistra degli occhiali ha una crepa, chissà se ci vede bene. Diverse macchie di ignote sostanze gli campeggiano dovunque sulla giacca. La cravatta abituaria è assente, come lui in questo momento.

...

...

...

E’ stanco...
Decido di insistere coi biscotti “Dai, Aku, prendi un biscotto.”

Rigidamente, si allunga per prenderne uno. Lo fissa.

Mi fa un po’ paura.

Il suo sguardo ha la stessa espressività di L/Ryuzaki di Death Note... “Aku, su...Mettitelo in bocca, è buono...Mandalo giù, non muori...”

S’infila per intero il biscotto in bocca e...UAAAH! SE LO STO INGOIANDO SENZA AVER MASTICATO!

Faccio il giro della scrivania e gli salto addosso.

Era caduto in ginocchio sul pavimento, tenendosi la gola. Ha il volto ormai violaceo, gli occhi fuori dalle orbite.

Oddio.

“AKU! TIRATI SU!” Gli allaccio da dietro il busto con le mie braccia “AL TRE TI FACCIO LA MANOVRA! UNO! DUE! TRE!” Lo scuoto forte, su è giù, disperato.
Attimi di panico, poi traggo un sospiro di sollievo vedendolo sputare il biscotto sul tappeto.

Lo lascio cadere a terra, a raspare col respiro.

Mi siedo a gambe incrociate al suo fianco.
Mmm. Axel non sta bene.

Da quando Adalberto ha avuto quell’incidente, una settimana fa, ho visto Aku sciuparsi sempre più ogni giorno che passava. Probabilmente sarà a causa di quegli scherzi, anche ieri è venuto a parlarne...Già, sarà questo.
“Aku...” Il mio caro nipotino fissa un punto nel vuoto avanti a se’ “Aku...Tu sei un po’ stressato. Non è il caso, ma da partire da oggi ti dò dei giorni di vacanza...”

I suoi occhioni verdi scattano su di me.

“...Torna appena ti sarai ristabilito.”

Le sue pupille luccicano di lacrime, le labbra che vanno a modellare un sorriso tremolante.

Fa un po’ pena, devo dire “Io mi impegnerò a scovare il colpevole.”

Quella che pare una fatica colossale, si rimette in piedi. Mi sorride ancora, ora la versione non traviata dell’espressione di Light Yagami sull’elicottero dopo aver preso in mano il Death Note nel settimo tankobon.

No. Axel non sta per niente bene.

Traballante, perviene alla porta e spaesato, esce.

Heee, povero Aku...

...

“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!” Urli femminili al di là della porta.

...

Forse avrei dovuto dirgli che era senza pantaloni...

 

 

“Sono...1.824 Yen, signore.”

“Prego.” Le porgo le banconote.

La cassiera mi dà il resto “Grazie e torni a trovarci.”

“Arrivederci.”

Esco dal minimarket, sul marciapiede, la busta della spesa in mano.

E’ da una settimana e mezzo che sono in ferie, non vorrei più tornare a scuola.
Ho fatto a meno di ripensarci, ma quando mi tornava in mente la settimana di scuola passata, non c’è aggettivo come atroce che la descrivesse meglio.

Sale nel caffé, cuscinetti di gomma che fanno pernacchie sulle seggiole, gavettoni pieni di strane sostanze, sgambetti per i corridoi...Ed altro che ho spedito nel mio inconscio, al sicuro e lontano dalla mia stabilità psichica.

La cosa aveva animato le studentesse, che avevano organizzato dei cambi per seguirmi ovunque, l’intento di proteggermi. Ottenevano l’effetto contrario, perchè è avvistabile una persona recinta da un drappello di studentesse chiassose, riconoscibili dalle fasce che avevano legate un po’ dappertutto ‘Federazione incaricata della pace e del benessere del professor Axel Blaze’; pareva non ci fosse nulla che riuscisse ad arrestare quegl’attacchi, non aveva nemmeno senso che mi nascondessi, che era impossibile tra l’altro.

Il mio principale indiziato è sempre stato, fino all’ultimo, Melodious; anche se lo zio ha detto che ‘il crimine deve essere spettacolarmente annesso a lui’...Quando Melodious aveva occasione di assistere ai miei mirabolanti patimenti, aveva sempre quell’espressione soddisfatta...

In questo lasso di assenze, credo di aver recuperato tutte le mie facoltà mentali, pertanto domani torno a scuola. Ho chiamato lo zio per dirglielo, non voglio causargli ulteriori grattacapi, già alle prese con le ore di Steiner da colmare.

Domani ricomincio da capo.

Controllo l’orario al mio orologio. Sono le nove passate e dovrei ancora cenare...Devo sbrigarmi a prendere il treno...

KYAAAH! PROFESSOR BLAZE! E PROPRIO LEI...!

Credo che oggi perderò il treno.

Larxene Kazumi, la studentessa più insistente ed appiccicosa dell’istituto. La sua devozione era lusinghiera, ma per lunghe era solo opprimente. Ho imparato a riconoscerla dai suoi ‘Kyah’ rintronanti...

“KYAH! PROFIIIIII...!

D’aspettarselo, quella ventosa umana mi si aggrappa al braccio, seguita da tre sue amiche, pretendenti a qualsiasi parte del mio corpo libera a cui attaccarsi.

Sospiro. Come non sorridere a tanto affetto? “Buonasera ragazze, andate a divertirvi?”

“Sì, al karaoke...Si può sapere perchè è mancato per più di una settimana??”

“Un motivo banale, ero solo un po’ stanco...”

“E’ per via degli scherzi, vero? Qui presenti ci sono solo quattro dei membri del suo fecondo fan club.”

Fecondo fan club?

“...Noi sappiamo tutto, sappiamo di quella verifica manipolata e dei fotomontaggi! Sappiamo che c’è qualcuno che trama alle sue spalle! Lei è troppo raffinato e delicato per comportarsi in questo modo!”

E’ rincuorante, apprendere che c’è qualcuno che la pensa così... “Mi rende felice saperlo...”

Kazumi si copre la bocca con la mano, gl’occhi adoranti “Ragazze, avete sentito!? Ho reso felice il professor Blaze!”

KYAAAAAAH...!” In coro.

Che mal di testa.

“Vi lascio ai vostri impegni...Torno a scuola domani, dovrò svegliarmi presto, quindi...Anche voi, mi raccomando, non tardate stasera...”

“Se ho capito bene, lei stasera non ha impegni, giusto??”

“Giusto, ma...”

“Allora venga con noi al karaoke!”

“Kazumi, ti ho appena detto che...”

“Non si faccia problemi, non disturba!”

Invece io me ne faccio!

“...Vero, ragazze??”

KYAAAAAAH...!

“Non posso far tardi però...”

“Basta che resti un po’, poi potrà andarsene quando vuole!”

Io veramente vorrei andarmene adesso.

Schiamazzando, mi trainano sulle strisce pedonali in strada, la gente che ci guarda incuriosita.

Il karaoke non è lontano, è a cinque passi dal parco(mmh...). All’intermo, giriamo un po’ per i corridoi, finchè non troviamo “La stanza che ha prenotato un amico del mio ragazzo.. La saletta è grande quanto basta per contenere una decina di persone.

Glom

Le disgrazie non vengono mai da sole.

~

 

Annunciata dalla sua vocetta sgradevolmente stridula, Larxene fa il suo ingresso.
“Eccoci qua! Ci avete aspettato, vero? Ho incontrato qualcuno per strada!”

Seduto sul divanetto a U, guardo il capellone da sopra il mio bicchiere.
Lui?” Faccio, spostando lo sguardo su di lei.

“Sì, Demyx! E anche se non vuoi, lui resta!”

“Ho detto qualcosa?”

Quella smorfiosa sbuffa stizzita e fa accomodare il professore tra Zell e Zexion, andandosi poi a sedere a fianco di Xaldin.
Le sue amiche erano corse a fare le moine a Riku, e naturalmente Xigbar rosica.

“Lex, me ne versi ancora? Ce l’hai lì...” Chiedo al mio vicino.

 

~

 

Tsukada...Imamura...Chi avrebbe mai detto che erano amici di quel tale...

Tre di loro non credo di conoscerli, ma il ragazzo che sta riempiendo il bicchiere a Melodious –di quello che, sono certo, sia alcolico-, è colui che ha preso la chiave in segreteria quel giorno...

“Sono quello che ho prenotato la stanza. Professore, come sta? E’ da un po’ che non si fa vedere.” Mi fa il tizio biondo situatomi vicino.

“Sto bene...Scusa, ma non mi ricordo di averti mai visto a lezione o a scuola....”

“Perchè scarto regolarmente le lezioni che non mi interessano.”

“...”

“Perchè è mancato?”

...

Lo sto squadrando con sorpresa, squadro tutti sorpreso.

Come? Mi chiede il perchè?

Anche se in quella settimana questo ragazzo avesse vissuto in una dimensione parallela, sarebbe comunque venuto a saperlo. Figurarsi se Melodious non è il solito bulletto ti turno che va a vantarsi delle proprie malefatte con gli amici...

Ritorno al biondo sconosciuto, che ha una strana espression--... “AHAHAHA...!

Sta ridendo...

“Dovrebbe vedersi la faccia!”

“La faccia...?”

“Si è per caso domandato chi sia stato ad ideare tutti quegli scherzi?”

... “Chi...?”

Lui mi fa un sorriso complice “...Noi!”

Noi?

“I qui...Presenti? Tutti loro...?”

“Siamo io, Xigbar e...Ehm...Basta.”

“Perciò...Ed io che...Pensavo fosse Melodious...” Penso ad alta voce.

“Io?” Trasalisco, le sue gemme acquamarina incastonarsi su di me “Pensavi fossi io? Di grazia, potrei sapere il perchè?”

“E-ehm...”

“Demyx, se fossi stato al suo posto anch’io avrei sospettato di te. Chiunque l’avrebbe fatto.” Era intervenuto Imamura, come al solito calmo.

“Se lo dici tu.” Accorda Melodious, ridacchiando.

...Che risposta...Gentile. Mi sarei aspettato un battibecco...

“E non sono stati solo Zell e Xigbar.” Riprende Imamura “Parte del suo rammarico, è dovuto a me. Sono stato anch’io complice.”

“Eh...?” L’immagine che avevo di Zexion Imamura mi si sgretola davanti agli occhi...

“Per quanto le motivazioni fossero buone...” Motivazioni buone per permettervi di torturarmi in pace? “...Non avrei dovuto...Non avremo dovuto. Quindi è libero di punirci come crede.” Lancia un rapido sguardo a quelli che dovrebbero essere Xigbar e Zell. Quelli annuiscono vigorosamente, e il primo aggiunge “Però è stato divertente...”

“Se Zexion dice la verità, lo farò anch’io.”

T...Tsukada...?

“Non se lo aspettava, immagino.” Il fior fiore degli studenti mi sorride leggero “Sono stato proprio io a realizzare quegli scherzi.”

Tremble

“Anc...Anche il professor S-Steiner...Voi...?”

“Oh, sì! Sono il bidello-dottore! L’ho spinto io! Da vedere, sembrava un pupazzo mentre ruzzolava giù!”

Sono impallidito.

Pa...Pazzi! Sono tutti pazzi! Tutti...!
Come fanno a guardarmi e sorridere...E a ridere...Così tranquillamente...!?
Il professor Steiner...Poteva...Morire, in quella caduta..! Non lo capiscono...? Se ne stanno qui, a divertirsi...

Zell mi cinge il collo con un braccio, sogghignando “Non deve preoccuparsi per la nostra coscienza, l’importante è che ci siamo divertiti. Ora le racconto tutto per filo e per segno. Mi stia bene a sentire...”

E così, sto ad ascoltarlo, impietrito e...Scioccato.
La verifica, il pretesto dei documenti di Braska, i fotomontaggi, le studentesse che si cambiavano, la farina, l’uniforme, lo stereo...

Gira tutto, e quelli ridono, si divertono, per loro è trascurabile il fatto che potevano uccidere una persona...

Sono io, qui, quello sbagliato, quello nel torto...Se non fossi venuto in questa scuola, non sarebbe successo...Non sarebbe mai successo...E’ colpa mia...

[ E’ colpa mia ]

“Cos’è quell’espressione stupefatta?? Sorrida un po’! Prenda.” Versa del liquido color caramello in un bicchiere e me lo mette in mano. Abbassa la voce per non farsi sentire “Facciamo un patto: noi la smetteremo di renderle la vita un inferno, ma lei dovrà tenere la bocca cucita su quello che ha appena appreso, quindi niente punizione. Ok?”

Gira tutto...Gira tutto...

Osservo il liquido semitrasparente nel bicchiere.

Gira tutto...Gira tutto...

 

*

 

Sapevo che non avrebbe retto.
Un’ora fa ha iniziato con due bicchieri ed è subito sbroccato. Poi con Xigbar che continuava a farlo bere, chissà quanto si sarà scolato.

Non nego che sia divertente osservarlo danzare ridicolamente sul basso tavolo, al ritmo di ‘Zakurogata no yuuutsu’ dei The GazettE, cantata dal devastante Zell; ma provo una certa pietà per l’ubriaco madrelingua che sta mandando a farsi fottere le ultime briciole della sua rispettabilità.

Lexeaus se n’è tornato a casa da un pezzo; Riku, con due amiche di Larxene, è scomparso, probabilmente al vicino Love Hotel.
Larxene, è salita sul tavolo ed anche lei balla, strusciandosi sul professore...Bella mossa, davvero, fare la troia davanti al proprio ragazzo è un modo per farsi adorare di più. Scommetto che Xaldin ti adora da morire.
Xigbar ride sguaiatamente allo spettacolino ed era riuscito ad accaparrarsi una delle ragazze di Riku. Non gratis.
Poi, Zexion...Zexion scruta il tutto, contrariato. Non è contento di quello che vede, e pensare che è così divertente...Ma lui è fatto così, qualunque cosa che prevede la distruzione dell’immagine e psicologica di una persona non gli piace.

...

ORA...!” Urla il capellone, finita la canzone, la bottiglia d’alcolico in mano. Alza le braccia in modo solenne, le pupille ridotte a fessure velate “Shentitemi beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più uooooomo...TIRATE TUTTI FUORI I PISELLIIIIIIIIIII...!

Oh, è così divertente, che non vorrei fare quello che sto per fare.
Mi alzo in piedi, facendo un cenno a Zell “Abbassa il volume.”, poi tendo una mano al madrelingua che armeggia con la propria cintura “Fermati, non mostrerai niente a nessuno.”

Lui mi sgrana gli occhi torbidi addosso “Shei il sholito guasta feste, Merlooooooooooock...! Ma lasciami un po’ in paaaace...!” Si abbassa la cerniera dei pantaloni.

“Professore...” Riprovo, con più risolutezza “Io, per prima cosa, non mi chiamo Merlock. Secondo, nessuno dei presenti vuole vedere il tuo pisello.” Avverto un movimento brusco si Larxene, che però ha la decenza di non ribattere.

“COOOOOOSHA...!? TU HAI SHOLO PAUUUURA...! SHAI CHE CE L’HO PIU’ LUNGO IOOOOO...!”

“E’ ora di tornare a casa, sei solo pericoloso in queste condizioni.”

“CEEERTO, PARLA L’AGNELLIIIIIIINO...!

“Ahaha! Dai, Dem, fallo restare un altro po’!” Si sganascia Xigbar “E’ uno spasso! Lasciagli cantare l’ultima canzone!”

“No.” Taglio corto.

“EEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH...!? DUBITI FORSE DELLE MIE DOTI CANORE...!? ITOOOOSHIIIII HIIIITOOOOO ANAAAATA NOOOOO AMENA LOOOOVE SHINELU CHANA KUTTEEEE ANAAATA NOOO TAME--...!” [So che avrei dovuto tradurla, ma ho preferito lasciarla così. E’ ‘Itoshii Hito’ di Miyavi nd. Sorina]

“Xal,” Dico, strappando a quell’altro la bottiglia dalla mano, prima che potesse scaraventarla contro di me “aiutami a tirarlo giù.”

Non ho mai udito qualcosa di così logorante come sentirlo cantare. E’ una cosa che ti uccide da dentro.

Si dibatte nella stretta presa delle braccia di Xaldin “NOOOOOO...! NON VOGLIO...! NON VOGLIOOO...! E’ UN RAPIMENTOOO...! E’ UN RAPIMENTOOOOO...! POLIZIAAAA...! POLIZIAAAAAAAAAA...!

“Zell, dammi i soldi per il taxi.”

“Eh...? Ah, certo...”

Prendo la banconota da cinquemila Yen e ringrazio.[Zell è un ricco figlio di papà nd. Sorina]

Il prof. smette di dibattersi, ora strepita cose senza senso contro di me e riguardo al suo pene.

“Non riuscirebbe a tornare a casa da solo, lo accompagno io.” Dichiaro fra gli sguardi sbalorditi dei vigenti.

Un atto di magnanimità per questo qui, il mio? La risposta indubbiamente è no. Lo sto facendo per Zexion, non gli piacciono queste cose, e non poteva renderlo meno felice la vista dei genitali del suo prof..

“Xal, per favore, portalo fuori di qui.”

Sorrido a Zexion e mi chino per parlargli “Dopo averlo riaccompagnato, pensavo di tornare subito a casa. Tu che intenzione hai di fare? Se vuoi posso ritornare e poi andare insieme...”

“No, io ti precedo a casa. Me ne vado fra qualche minuto.” Accosta le labbra al mio orecchio “Grazie, Demyx.”

Ottimo intuito, Zeku. Ma credo sia palese che lo faccio per te e non per il prof..
Gli scocco un bacio sulla fronte “Farò presto.”

Fuori dal karaoke.

ELLASCIAMI, BASETTONE PELOSO CHE NON SEI ALTRO...! FIGLIO DI QWELLA DONNHA DI TUO PADRE...! SHOLO PERCHE’ SHEI GRANDE E GROSSO NON PUOI PRENDERTELA COI PIU’ PICCOLI...! TI DENUUUUNCIO...!

“Fa un po’ di silenzio, siamo in pubblico. Xaldin, mollalo, ci penso io adesso.”

“ME NE FREEEGO...! IO URLO QUAAANTO E DOOOVE MI PAAARE...! E NON PARLARE DI ME COME SE NON CI FOSSI...! GUARDO CHE DENUNCIO ANCHE TEEE...!”

Lo spintono sul marciapiede “Come sei rumoroso. Andiamo a prendere il taxi, avanti.”

“E NON MI TOCCARE...! SO BENISSHIMO CAMMINARE DA SOLO...!”

“La mia non è una richiesta, è un ordine. Smettila di urlare.”

TSK...! PERCHE’ SHENNO’ CHE MI FAI...!?”

“Vuoi proprio saperlo?”

Sotto le luci colorate dei negozi, lo vedo dedicarmi una guardatina di sbieco, ma continua a zizzagare vacillante, facendo finta di niente.

Più avanti, un taxi sta accostando il marciapiede.
Ce lo faccio salire.

Ti ho detto di non toccarmi...!

Adesso non urli più, eh.
“Sei una noia. Dove abiti?”

Non shono...Affari tuoi...! Non ti dirò mai e poi mai dowe abito...! Tu mi wuoi stuprare...! Per poi trucidarmi nel sonno...! Sei un perwertito sesshuale...!

Reclino il capo per osservarlo. Sto seriamente perdendo la pazienza, non c’è nulla che mi impedisce di sferrargli un pugno in piena faccia, di fargli male. So che è sbronzo, ma non ho mai conosciuto uno sbronzo molesto quanto lui. Formulo solo, con voluta lentezza “Ti assicuro che vorrei essere in tutt’altro posto, no di certo con te. Ti sto accompagnando perchè Zexion crede sia giusto e perchè sapeva che sarebbe stato rischioso lasciarti andare solo. Non mi interessa affatto se finisci sotto un’auto, o se qualcuno ti prende a sprangate per scipparti, non è affar mio. Tu non sei nessuno, specialmente per me. Mettitelo in testa, e non permetterti di dirmi certe cazzate.”

...

“...Rooonnf...”

 

*

 

...

...

...

“Ehi, sveglia. Sei arrivato. Devo accompagnarti anche alla soglia di casa?”

...Ugh...Che mal di...Stomaco...Adesso...Scendo da...Un taxi...? Mboh...C’è...C’è il mio letto...Caldo e soffice che mi aspetta...Voglio dormiiire e baaasta...Ma c’è...Un terremoto...Che mi fa camminare stooorto...

“Devo accompagnarti anche alla soglia di casa.” ...Parla qualcuno...Chi è che mi sta...Prendendo il braccio e se lo porta attorno...Al collo...?

“Mi...Mi stai aiutando a...Camminare...Vero...?”

“Sì.” Risponde lui...E’...Biondo...

“Ma io...So chi seiiiiiii...!

“Dovrei esserne onorato?”

“Sei la mia rovina...!”

“Ok, ne sono onorato.”

“Mi hai...Drogato...Verho? Gwuarda...Non riesco nemmeno a reggermi...In piedi...!”

“Ti sei tracannato quasi un’intera bottiglia di alcolico, non ti ho drogato.”

“Ma non lo saiiii che iooo son’ astemioooo...?”

“Hai fatto tutto da solo, non dare la colpa a me.”

“Invece te la dòòò...! Dovevi...Fermaaarmi...!”
Siamo sotto il mio...Appartamento...

“Dammi una motivazione valida perchè avrei dovuto farlo.”

“Perchèèè...Perchè tuuu...Mi vuoi bene...!
Il portone è già...Aperto...Che male...Allo stomaco...

“No, che non te ne voglio.”

L’ascensore va...Su...Sto iniziando...Ad avere caldo...Tanto...Uhm...Che buon profumo hanno i capelli...Di questo ragazzo...Sanno quasi...Quasi di...Giglio...

Tlin

“E’ quella...La mia porta...” Casa, dolce, casa... “Ma...Ma sei un prestigiatore...! Come l’hai fatta comparire...La chiave...?”

“Te l’ho presa prima in taxi, assieme all’abbonamento del treno per sapere dove abiti.”

Dentro... Sembra...Buttare...la chiave sul divano...Mi faccio lasciare dal ragazzo...E mi sorreggo...Al mio bel muro...Bianco...E fresco...Del mio corridoio...E’ buio ma...Io so dove andare...Io sono come un...Un gatto...Un gatto notturno...

 

~

 

Aveva dato una spallata alla porta semiaperta della camera e aveva buttato a terra la giacca e la maglia. A torso nudo si è steso a pancia in giù sul letto ad una piazza e mezza.

Apro la finestra, a fianco dello schienale. Mi siedo sul piccolo davanzale e mi accendo una sigaretta, lasciando il pacchetto di Strike sul tavolo della scrivania.
Aspiro, il fumo che mi sale al cervello, così benevolo.
Zexion una volta riprendeva sempre il mio vizio, ma anche se volessi, non smetterei. I miei polmoni saranno ridotti a due carboni e continuerò ad intossicare chi mi starà intorno, ma io, per ora, sto bene. Anche se temporaneamente, non posso impedirmi di stare bene. E sarebbero gli altri ad essere degli individualisti a volermelo vietare. Poi se sto sempre a pensare agl’altri è certo che sarò io il primo a schiattare.

Guardo il cielo.

...C’è la luna piena stanotte.

 

~

 

Sposto piano alla mia destra il viso che avevo sprofondato nel cuscino.
Il fumo della sua sigaretta vola...In alto...Formando figure grottesche...Oh...Quella assomiglia allo zio...
“Ti...Chiami...Denny, vero...?”

“Demyx.”

Aghi grossi come matite mi perforano il cranio... “Tu...Demyx...Non volevi andartene...?”

“Fumo questa e vado.”

Sgrunt

Vorrei sapere...Cosa sta guardando fuori dalla finestra...Ha lo sguardo lontano...Però...Tanto non mi interessa...Sono così stanco...Ma non riesco a dormire...E colpa di Demyx...Non può stare in camera mia...Non voglio vedere il suo profilo...Indifferente...Impallidito dalla luna...E la sigaretta abbracciata dalle sue labbra...Così bello...Bello...Bello...? Mh...No...No...No, non è bello...E’ una cosa troppo...Troppo...Gay da pensare...Non sono mica gay...Ma Demyx...Demyx...Forse...Lo è...Gay...

“...Grazie...”

Quello, butta giù dalla finestra la paglia e mi guarda.

I suoi...Occhi...I suoi occhi...Sono freddi...Vacui...Sono privi di...Dolcezza...Di vita...Morti...Non mi piacciono...I suoi occhi...

China il capo e si muove in direzione della porta.

Se ne sta andando.

Tight
L’ho afferrato per un polso.

Io...Non voglio che se ne vada...Non so il perchè, non voglio e basta...

Mi sento improvvisamente lucido...Il mio istinto...Il mio istinto mi guida, me lo fa buttare sul letto ed io salirgli sopra.
La mia vista è un po’ appannata, ma lo vedo...Restare a fissarmi, quasi disinteressato, come se quello che potrebbe accadere...Non lo riguardasse...Non sorride...Non si ribella...Aspetta la mia prossima mossa...

 

~

 

E adesso? Che vorresti farmi?
Penso che voglia scoparmi. Non male, il madrelingua.
Mi ha incuriosito, voglio vedere fin dove si spinge.
Le gocce di sudore che gli tempestano la fronte, le gote e la punta del naso già rosse per la sbornia, si sono ravvivate ulteriormente e traspare tutta la sua insicurezza dall’espressione decisa. E’ cosciente, quanto lo è la sua eccitazione contro la mia coscia.

La sua bocca incontra la mia.

Mi accarezza con la lingua, la sento cercarmi, inesperta, ed io l’accontento. Reagisco al suo tocco con forza, mordendogli le labbra e le catturo succhiandole, le lecco per umettarle. Mi addentro, poi, nel suo umido antro e gioco con la sua lingua, rendo il contatto più massacrante e...Asfissiante.

Voglio strappargli fino all’ultima stilla d’ossigeno.

 

~

 

A differenza di lui, sono rimasto con gli occhi aperti.

Le sua mano destra è sul mio collo, che mi spinge verso di lui, impedendo di staccarmi e prendere aria. La sinistra, invece, era sgusciata sulla mia natica, calca forte le dita nella carne.

Emetto il primo gemito nella sua bocca, che sradica via il drappo del silenzio. Gemo ancora, più forte, al tocco della sua mano sinistra all’interno della mia coscia, rasente alla mia virilità.

Mi maledico, me e il mio carente autocontrollo...Non è il caso di far sapere a tutto l’attico che me la stavo facendo con un mio studente...

Il mio respiro reclama ossigeno, è arrivato al limite.
Nebbia...Fitta nebbia...Nella testa...Oblio piacevole e doloroso...

 

~

 

Gli tolgo la mano dal collo.

Si scolla, riprende faticosamente a respirare a grandi boccate, regolarmente, rauco.

Sorrido compiaciuto di aver ottenuto l’esito che volevo. Anche se anch’io mi ritrovo con mezza bustina di ossigeno...Ma questo è irrilevante.

Mi guarda negl’occhi.
...E nello stesso istante si copre la bocca con le mani, smonta goffamente da me, inciampando, e corre nella direzione, che penso sia, quella del bagno.

Mi metto a sedere.

Per essere fastidioso, è piuttosto interessante il madrelingua.

 

*

 

“...Sbleargh...Urgh...Ugh...”
No...Non ho fatto molto bene a bere stasera...

Tiro lo sciacquone, rialzandomi cauto dal fianco del water, dove mi ero messo in ginocchio.
Mi pulisco il viso nel lavandino, il persistente mal di pancia che mi attanaglia le viscere.

Arranco fino in camera, quello che desidero ora è dormire, ho bisogno di una bella dormita...

Concepisco la presenza di Demyx...Ora seduto ancora sul davanzale a fumarsi la seconda sigaretta...Ma non voglio pensarci...Mi butto in silenzio sul letto...

Uhm...Come si sta bene...

“Prof., ha spezzato il romanticume scappando in bagno.”

La sua voce è un po’ attutita dai cuscinetti del mio sonno. Mugugno qualcosa che penso sia sensato “Non ero...In...Me...”

“Già.”

Sbaglio, o...C’è del sarcasmo nel suo ‘già’?

Il torpore si fa’ più pesante... “Comunque...Non sarei riuscito...Ad andare...Avanti...”

“Ah, no?”

“...No...”

Passo in uno stato di strano dormiveglia...In cui mi sembra di dormire...Eppure continuo a parlare...A parlare...A parlare...Incessantemente...A parlare di tante cose...Con...Demyx...

 

 

-Dì-dì-dì dì-dì-dì dì-dì-dì-

...Taci...Dannata...

Dò un pugno alla sveglia, che vola lontano.

...Ahi...Mi...Scoppia...La testa...La sveglia...Non sono stato io a...Caricarla ieri...Deve esser stato...Demyx...Ricordo vagamente che mi abbia anche...Avvertito...E...OH NO, PORC...!

Una contrazione allo stomaco e il riaffiorare della nausea mi fa filare al bagno a vomitare l’anima.

 

*

 

“Ahi, ahi, Aku. Hai una bruttissima cera stamattina. Ieri pomeriggio non avevi detto di esserti rimesso?”

“L’ho detto.” Due parole, due fitte.
Accetto volentieri la tazza di caffé che mi offre lo zio, che poi si riaccomoda sulla sua poltroncina.

“Sarà, ma hai la stessa faccia di quando ci siamo visti due settimane e mezzo fa.”

Prova te a scolarti quasi un’intera bottiglia d’alcolico di chissà quanti gradi anche se sei astemio, ballare in modo scatenato per un’ora sul tavolo del karaoke, poi parlare sbronzo fino all’osso con uno studente, in questo caso il più problematico dell’istituto, per tutta la notte, e vediamo che faccia hai.
Ma annego la risposta cattiva ed imbarazzante con una sorsata di caffé.

“In tua assenza ho provato a fare delle indagini, ma nessuno sembra sapere niente. Oltre a Melodious, sospetti di qualcun’altro?”

“...No.”

“Io, però, ho diffidenza nei confronti dei suoi scagnozzi. E’ molto probabile che siano loro...”

Bevo di nuovo.

“Ascolta, la seconda e la terza ora, tutte le classi prime, seconde, terze, verranno riunite in palestra. Anche tu dovrai recarti là.”

“Per cosa?”

“Dei rappresentati di una nota associazione verranno ad intervenire a favore dell’importanza del volontariato.”

 

*

 

“Zeku, mi hai tenuto il posto?”
Gli cenno la seggiola a fianco, che dà allo stretto corridoio centrale.

Gli altri studenti continuano a muoversi avanti e indietro, in cerca di una sedia libera.

“Grazieee...”
Si accoccola contro di me, sistemando la testa nell’incavo della mia spalla.

“Sei stanco?”

“Un po’.”

“Ieri notte sei tornato tardi. E’ capitato qualcosa al professore?”

“No, ha solo iniziato a parlare e non si fermava più. Ho pensato che sarebbe stato educato starlo a sentire.”

“SENPAI DEMYYYYX!”

Zell si fa strada fra la calca e ci raggiunge “E’ tutto pronto!”

“Bene.”

Sento puzza di bruciato... “Cos’è che è pronto?”

Il sorriso di Demyx s’ingrandisce.

 

~

 

Quanto rumore...

Porto le mie povere membra indolenzite a sedersi su una delle seggiole riservate agli insegnanti, fiancheggianti il palchetto improvvisato.
Kuya vola sulla sedia accanto, e mi si aggrappa “Axeeel...! Sei tornato, che bello! Mi sei mancaaato!
“Buongiorno, Kuya.”

Per due ore, potrò sonnecchiare un po’...Ho visto che hanno portato un proiettore...Spero non mettano il volume troppo alto...Ah, il fischio del microfono mi trapana il cervello...

...Onore essere qui. Il mio nome è Matsuda Ishida, opero in questo campo da undici anni. Quest’oggi, io e i miei collaboratori, siamo venuti a parlarvi di un nuovo progetto che...

A quale ora mi sarò addormentato ieri notte? Mi pare di aver riposato poco più di qualche ora...Ricordo anche di aver sognato...Un sogno...Molto vivido...Ma ad essere sincero, tutta la serata del karaoke mi appare come un ricordo lontano, mi sembra di aver sognato tutto. Sono sicuro, però, di aver davvero sognato quel bacio...Il bacio con De--...Melodious...Per quanto potessi essere brillo, non avrei mai potuto fare una cosa del genere. E’ sempre stato a causa del fantasma di Lucy che l’ho sognato...

“...Portato un video. Mostra alcuni dei nostri ragazzi in missione in Africa. Sono partiti l’anno scorso, ce l’hanno inviato questo mese.”

Il muro latteo della palestra si accende di immagini.
...Ma mostra tutt’altro che persone che fanno del bene.

ORA...!

Oh, no.

Oh, no.

OH, NO.

“Tesorino...Ma sei tu? Wha, hai fatto persino volontariato in Africa!”

Le altre facce sono contraffatte, resto io, sul tavolo del karaoke, ad urlare quella stupida frase.
Shentitemi beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più uooooomo...TIRATE TUTTI FUORI I PISELLIIIIIIIIIII...!

E la perplessità generale, muta in un’unitaria e risonante risata.
Ridono, ridono tutti, gli insegnati, gli studenti, quei rappresentanti...

Non riesco a fare niente, se non chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie con le mani.

Non voglio sapere cosa sta succedendo.
Non voglio vederli ridere.
Non voglio sentirli ridere.
Non voglio vedermi in quel video.
Non voglio vedere quanto sono ripugnante.
Non voglio essere qui.
...Non volevo essere Axel Blaze.

 

*

 

“Aku...Ti prego, ripensaci...”

“No, zio. Ormai ho deciso. Non torno indietro.” Gli sbatto sul tavolo il foglio e me ne vado, non gli dò il tempo di dire qualcosa.

 

~

 

Oh...! Mi scusi...”
Di fronte alla porta della presidenza, cozzo contro il madrelingua.

Lui annuisce e corre giù per le scale.

...

Si sarà offeso per il video?

“Buongiorno, preside.”

Xemnas mi accoglie con una faccia da funerale “Tsukada. Cosa c’è?”

“Le ho portato il percorso della recita scolastica invernale.”

“Prepari sempre tutto con largo anticipo, eh?”

“Odio fare tutto all’ultimo momento.”

Mentre analizza il documento che gli ho portato, dò una breve occhiata involontaria alla scrivania. C’è un foglio che è rovesciato nella mia direzione, per cui posso leggere chiaramente. Letto a chi è attestato, controllo la scritta in grassetto.

Dimissioni.

 

*

 

Ho preso tutto.

Sollevo lo scatolone in cui ho riposto le cartelline e il portamatite.
E’ un po’ triste che abbia così poche cose da metterci, ma non ho avuto neanche il tempo di ambientarmi, figurarsi esporre foto incorniciate come il professor Braska.

Esco dalla sala insegnati, spegnendo la luce.

Sono quasi le sei, ed alcuni club sono ancora attivi. Camminando nei corridoi sento parlare gli studenti nelle classi. Più lontane, nel campo d’atletica, sento le grida infervorate del capitano del club di kendo, rivolte ai compagni in corsa.

Gli addii sono tristi, ma il mio cuore non può che gioirne.
Questo posto non mi mancherà.

Giungo al piano del mio bagno. So che non mi mancherà neppure questo posto, il rifugio di tante fughe, ma decido comunque di darci un ultimo sguardo.
Accendo la luce.
Non vengo qui dal giorno della genesi della mia sventura.

Lascio il mio scatolone a terra, vicino alla porta. Mi porto all’unica finestra e la apro. Mi appoggio al davanzaletto e sto a godermi l’arietta fresca che tira.

Anche questa volta...Ho fallito. Sono venuto in questa scuola con tutti i buoni propositi di questo mondo, ed invece non duro nemmeno un mese.

Fuggo con la coda fra le gambe.
Fuggo come sempre.

Sono un vigliacco.
Una verità che ho continuamente voluto rinnegare. La verità che mi farà sempre da ombra...

<< Clack >>

“Oh, un regalo per me?”

Il cuore mi balza in gola per la paura e la sorpresa.

Demyx Melodious si è appropriato della mia consapevolezza in modo fazioso, per cui ogni volta che sento la sua voce so di dover stare all’erta.

Lui se ne sta lì, dalla porta che aveva chiuso, ad esaminare il contenuto della scatola, aprendo una cartellina.
Sorride, rimettendola dentro.
Adesso mi guarda. Mi punge, con le sue grezze pietre cerulee.

Non ti smentisci mai, eh, Melodious? Vuoi disintegrarmi anche questi ultimi attimi di stasi?

“Piaciuto il video?”

Rivolgo lo sguardo al suolo.
Questa volta è stato lui...
Lo capisco dalla sua aria saccente, la stessa aria che aveva il mio secondo giorno quando ci siamo scontrati fuori dalla sala insegnanti...

“Cosa vuoi...?”

“Parlarti.”

“Di cosa...? Sono di fretta...”

 

~

 

“Oh, è una questione di pochi secondi...”
Mi guarda, un po’ di paura negl’occhi.

“...Chissà, forse di più...”
Lo vedo irrigidirsi.

“...Dipende da te.”
M’infilo le mani in tasca ed inclino appena la testa “Allora...Non hai qualcosa da dirmi?”

“Dire...Cosa?
Il suo tono è imbarazzato, inquieto.

Mi batto un paio di volte il mento con un dito, fingendo di essere meditabondo “Uhm...Non saprei...Che forse hai intenzione di andartene da questa scuola?”

 

~

 

Non capisco dove voglia andare a parare...
“E perchè dovrei dirtelo!?” Risposta troppo diretta. Appena mi rendo conto di quello che ho detto, mi copro veloce la bocca con le mani.

Lui accenna ad una risatina. Tranquillamente si avvicina a me, sorridendo “Sei carino, sai? Mi piaci, mio caro madrelingua.”

“Co...Eh...?” Non riesco a parlare.

Indietreggio.
Ho una paura terribile.

“I giochi sono solo appena iniziati, un pezzo di carta non potrà salvarti.”

Avanza ed io, tremando, procedo sempre più all’uscita.
“Melodious...”
Sento la superficie lignea della porta dietro la mia schiena.
Mi ci appiattisco contro.

So di essere arrossito e devo avere uno sguardo veramente spaventato, antitetico al suo, sempre più divertito.
Che cosa vuole fare?

La mia mano aveva iniziato a trafficare con la porta, cercando di aprirla, di fuggire.
...! Non si apre! Provo e riprovo ad abbassare la maniglia, ma niente.
E' chiusa.

“Forse hai bisogna di questa per uscire.”

Mi volto di scatto, il terrore dipinto sul mio volto.
Fra il pollice e l'indice, Melodious fa dondolare una chiave, un sorrisetto inequivocabilmente compiaciuto.

“E’ destino che Lexeaus si sia dimenticato di riportarla indietro. Dove avevi intenzione di andare? Non ti piace la mia compagnia?”

“C-che...Cosa v-vuoi fa--...?”

E’ vicino “Dipende. Tu cosa hai voglia di fare?”
Si sporge ulteriormente.

Sono nel panico più totale.
Ritiro quanto posso la testa all'indietro e la giro di lato, senza però staccare gli occhi dal lui.

Il suo fiato soffuso mi lambisce l'orecchio quando sussurra “Vuoi giocare un po' con me...Professor Blaze?”

Sbarro gli occhi sgomento “Co--... “
Le parole mi muoiono col bacio che mi sta dando.

Morbido.
Sensuale.

Lo allontano bruscamente, ora puro terrore e subbuglio dimorare in me.
Parlo, la mia voce è stridula “C-c...C-che cosa...S...Stai f-facendo...!?”

“Che domande. Ti stavo baciando. Come hai fatto tu ieri.”

Sussulto, colpito, paventando che quello che credevo fosse solo un sogno, in realtà fosse stato concreto... “Io...Cosa ho f-fatto...?”

“Ma come, te lo sei dimenticato? La sera del karaoke ti ho accompagnato a casa e...Be’, mi hai coinvolto in qualcosa di abbastanza piacevole. Avresti potuto anche andare oltre se non fossi corso a vomitare.”

“Non...Non è v-vero...! E'...E' una bugia...!”

La sua mano scivola fredda dietro la mia nuca, incrementando i brividi sulla mia schiena.
Un bisbiglio malizioso il suo “Io non dico bugie.”

Calca ancora le sue labbra sulle mie, ma lo respingo.

 

~

 

Si dibatte e mi spinge, facendomi cadere. Ma io lo trascino con me sul piano freddo del pavimento.
Sotto di me, precisiamo.

Fermo il suo scalciare bloccandogli le gambe con le mie.
“Ehi, ehi. Non si alzano le mani sui propri alunni, sai? Nientedimeno su un minore...”

“T-ti prego, las--...!”

“Prima dimmi questo: hai davvero intenzione di lasciare questa scuola?”

“...”
Non dà risposta.

Allora palpo il suo collo con lievi baci.
Lui spasima piano.

Lo carezzo quindi con la lingua.
Voglio sentire il sapore della sua pelle.

“B-basta...Smet...S-mettila...!”

“Allora? Rispondi.”

“I-io...S...Sì...S-sì, me ne v-vado...!”

Le mie dita iniziano a sbottonargli la camicia, fino all'ultimo bottone.
Lo sento tremare sotto il mio corpo.
Ha paura.
“E perchè mai? Non ti piace qui?”

“La...Lasciami a-andare...Per f-favore...Per...”

“Te lo chiedo di nuovo: non ti piace qui? Su, rispondi.”

“N-no...No...O-ora lasciami...”

“Ed io? Non ti piaccio?”

Aveva chiuso gl’occhi, i lineamenti contorti in una smorfia supplichevole. Fa un lungo respiro e dice a mezza voce “...No...”

“Ora sei tu che dici bugie.”

 

~

 

La sua mano si muove sul mio ventre teso e fremente.
No...”

Ripercorre la via fatta, tornando su con la mano e io non riesco a non sospirare.

“Lascia--...Ahh...!
Mi aveva pizzicato un capezzolo, facendomi male.
Provo a sfuggirgli, ma mi ghermisce solidamente un polso e il mento.
“...No...! M-mollami...!”

Passa la lingua sulle mie labbra, volendo invogliarmi a dischiuderle, ma io le tengo sigillate.
Repentinamente, mi divide le gambe premendo con un ginocchio sul mio inguine, rubandomi un piccolo urlo di dolore, sufficiente da farmi aprire la bocca quanto basta da introdurvi la lingua.
Cerca il contatto con la mia, ma la tiro il più indietro possibile. Non voglio che mi tocchi, non voglio...

...O sì?

[ F-fermati! Questo è sbagliato...! ]

La sensazione che provo è così diversa, simile ad un qualcosa di ghiacciato che cola nell'esofago, giù, fino allo stomaco, dove miriadi di farfalle sbattono burrascose le ali.
Forse questo è piacere, ma non dovrebbe fare male, no...

[ No, non è sbagliato, Axel ]

Mi prende anche l'altro polso e li afferra entrambi con una mano, tenendomeli sollevati sopra la testa.
La forza della sua stretta mi stupisce, è anormale, non riesco a liberarmene.
Prende a sfiorarmi gli addominali.
“Unh...”

“Da bravo...Lasciati andare al piacere...”

“M-Melodious...Nh...B-basta…”
Emetto un gemito strozzato quando la sua lingua scende dal mio torace fino al mio ventre.
“...Mpf...M-Mel...Aaah...”

“Vuoi che continui? Eh, prof....?

Serro gli occhi, agitandomi “No, no...! No...”
Il calore che mi brucia dentro quando la sua lingua, umida, è sul mio petto, è implacabile.
Non riesco più a respirare, annaspo alla ricerca di aria.

“Anf...Mel...Melod...! ...Nh...Anf...”
No...Non voglio...Non voglio...

“La...L-lasciami...An-dare…Lascia...Mi...”
I polsi cominciano a bruciarmi, ho perso sensibilità alle gambe.
“Melodious...! A-ah...No...Ahh...”

“Stai fermo, ti stai facendo solo male.” Soffia nel mio orecchio.

Racimolo quanto fiato posso nei polmoni e tento di gridare “...A...A-iuto...! A-AIUTO...! AIU...to...”

Lui, impassibile, seguita col la lingua a sfiorarmi...

“...Nh...Ngh...No...Q-qualcuno...Mi...Aiuti...”
...Non ce la faccio più...

“...Aiuta...Te...Mi...”
...Sento che scende ancora giù...

“...A-ah...Ah...”
...Non ce la faccio davvero più...

“...Uh...Nh...N-o...”
...E arriva a quel limite, mollandomi le braccia.
Allora provo ad usarle, anche se ormai non le sento più, per allontanarlo, ma non ci riesco, perchè mi tiene giù per i fianchi.
“No...No! Ba-sta....Fe...Ferma-ti...Ti p-prego...Ti...”

“Dimmi: vuoi ancora andartene dopo tutto l'affetto che ti sto mostrando? Mi vuoi proprio spezzare il cuore.”

“...Ti pre...go...! L-lasciami...!”

“Ti lascio solo se mi dici che non te ne andrai. Su, dillo.”
Continua con la sua lenta ed inesorabile sevizia.

“...Nnh...Aah...”

“Dai, non andartene. Ci sono tante cose che potremmo fare insieme...Su, cos'altro devo fare per convincerti? Ed io che pensavo di essere una persona così persuasiva...”
E succhia la pelle del mio ventre, la lecca, iniziando con le dita a discendere i miei boxer.

Mi sento così debole...Non ho più forza...Non riesco più a fare niente...Neanche a ribellarmi...Ne' a rispondere...

E' così, allora...A senso unico...Deve finire così...

[ Non c'è alternativa... ]

 

~

 

“Non è difficile. Non-me-ne-va-do.”
Torno su, per guardarlo in faccia.

          ...Tu tum

Sta piangendo.

Lacrime copiose che gli inturgidiscono gli occhi...
...I suoi...I suoi bellissimi...Occhi...

No.  [ Perchè? Perchè mi rifiuti!? ]

                  No...  [ ...Sto provando a non avere paura, ma non ci riesco... ]

                                                                                                                     No...  [ ...Perdonami... ]

NO...!

Ricordi dolorosi che riafforono con ferocia.

 

~

 

Senza che me ne fossi accorto avevo cominciato a piangere.
I miei occhi, un po’ offuscati, lo vedono guardarmi.
Non so se sorprendermi nel vedere i suoi occhi lievemente spalancati, quasi intimoriti.
Ma credo di essermelo immaginato, perchè, in un mio battito di ciglia, ha il suo sorriso.

“Ah, non so resistere alle lacrime.” Assente sospirando.

Ed arretro scompostamente, strisciando sulle gambe, quando mi molla alzandosi da me.

Mi volta le spalle e si appoggia con una spalla al muro, abbassando il capo. Poi, con forza, ci tira un pugno contro.
Lo guardo col cuore a mille.

Rialza la testa e dalla tasca dei jeans prende la chiave.
Sblocca la porta del bagno.

Le lacrime hanno smesso di zampillarmi. Sto rannicchiato contro il muro, sperando solo che se ne vada, solo questo...

Mi parla e trasalisco “Ti consiglio di tenere conto del mio consiglio. Sennò, dovrò trovare altri modi per farti restare...Come far saper semplicemente a tutto l’istituto della tua...Ehm, impotenza sessuale.”

Sono sbiancato a quelle due parole.
Lui...Sa? Come...?

“Ti starai chiedendo come faccio a saperlo. E’ stato sempre alla sera del karaoke, a casa tua. Dopo esserci baciati, mi hai raccontato del ballo, della fuga dalla finestra, Lucy...” Elenca noncurante sulle dita “...Ed altro che non ricordo, ma che posso benissimo farmi venire in mente.” Mi guarda, dedicandomi un sorriso mielato “Tu non vuoi che si sappia in giro, dico bene? Non vuoi essere deriso ancora, vero? E la cosa non resterebbe fra le mura di questa scuola, perchè le voci girano, in qualsiasi altra scuola che andrai verrai beffeggiato...Perciò...Mi dispiacerebbe proprio tanto farmi sfuggire per caso qualcosa di...Inopportuno.” Apre la porta. Si blocca a metà, volgendo la testa. Un sorriso dissoluto “Ti consiglio anche di masturbarti, altrimenti ti farà molto male. Credo che tu non l'abbia mai fatto, eh, madrelingua?” E senza aggiungere altro se ne va.

Mi accascio a terra, privo di energie.

[ ...Non c’è...Alternativa...? ]

 

*

 

         ...Potrei...

                                                                   ...Affogarmi...

                                   ...Qui...

                                                                                                                                  ...Dentro...

...Forse...

                                 ...Così...

                             ...Dopo...                                                

                           ...Potrò...

                                                ...Stare...

                                                                                              ...Finalmente...

                    ...Bene...

I miei occhi vedono sprazzi bianchi e neri, come tanti piccoli fuochi d’artificio...I miei polmoni scapitano per il mancato ossigeno, la testa mi si fa leggera...

Riemergo.

Prendo una grande sorsata d’aria, passandomi le mani sulla faccia.
“...Anf...Anf...Anf...

Resto seduto nella vasca da bagno, il mento appoggiato sulle ginocchia, il silenzio rotto dallo sgocciolare dei miei capelli.

Pure adesso, ho dimostrato la mia vigliaccheria.
Ho provato a fuggire...E non ci sono riuscito. Non ho il coraggio di farla finita...Di morire...

...Le persone possono suicidarsi per così poco?

Sono...Davvero...Patetico.

Solo io posso disperarmi a tal punto...Uno studente minaccia di rivelare la mia più grande falla, ed io tento il suicidio.

Troppo sensibile...
Un conformista scrupoloso...
Cronicamente fragile...
Infantile...
Isterico ed insicuro...

...Un effeminato, quello che sono.

Ma perchè mi sono messo in testa di fare l’insegnate...?
So a malapena gestire la mia giornata, ed mi sono messo sulle spalle il futuro di altri individui.

Che ci faccio qui?
Io...Sono un perditempo e basta. Non faccio altro che causare problemi.
Io non sono nessuno.

Mi alzo, mettendo piano i piedi fuori dalla vasca. Indosso l’accappatoio e cammino per raggiungere la mia stanza.
Nel corridoio incontro la scatola che ho portato da scuola.
La fisso, chiedendomi cosa fare.
Mi siedo a terra e la apro. Scorro il contenuto, l’acqua che dalla testa continua a sgocciolare.

[ No, zio. Ormai ho deciso. Non torno indietro ]

E così, anche questa volta, mi rimangerò la mia decisione.
Scappo.
Sono fortunato a non avere un orgoglio, così non posso stare troppo male.

[ I giochi sono solo appena iniziati, un pezzo di carta non potrà salvarti ]

Un gioco...Per lui è un gioco molto divertente, ed io la sua buffa marionetta che fa da protagonista al suo personale teatrino di tormento.

[ Vuoi giocare un po’ con me...Professor Blaze? ]

Incrocio le braccia sullo stomaco, raggomitolandomi un poco.
Perchè...Ce l’ha con me? Perchè mi odia così tanto? Cosa gli ho fatto...?

                       [ Da bravo...

                                                          ...Lasciati andare al piacere... ]

Stringo velocemente le gambe.
Non ho mai sentito sul serio il bisogno di permettermi l’autoerotismo, però ora...Mi fa davvero male, lo vorrei fare, ne sono molto tentato...Ma al solo pensiero ne sono nauseato.
Potrei anche accettare il fatto di essere omosessuale, ma un’altra cosa sarebbe toccarmi, perchè penserei inevitabilmente a lui, e sarebbe dichiarare che mi è piaciuto...E non mi è piaciuto. Mi ha fatto solo...Schifo.
Mi ha fatto schifo che mi baciasse, che il mio corpo reagisse alle sue attenzioni, che mi toccasse, che la sua lingua sfiorasse sulla mia pelle, che mi fissasse in quel modo...

Mi fa schifo Demyx Melodious.

 

 

Metto giù la scatola vuota, i registri e il portamatite al loro posto sul tavolo.

Questa mattina, alla mia comparsa in sala, con mia sorpresa, sono stato accolto dagl’altri insegnati con una smisurata solidarietà...O commiserazione, dipende dai punti di vista.

Braska seguitava a ripetermi di non preoccuparmi, che le vie del Signore erano infinite; Garnet mi ha offerto ben tre tazze di caffé; Jecht lottava con se stesso, proibendosi di ridere davanti a me, e questo era già tanto; Kuya, in qualche modo, mi era ancora più incollato di prima, infatuatosi del mio lato ‘selvaggio’; Lulu mi aveva letto nella sfera di cristallo, prevedendomi un futuro florido, pieno di felicità e fortuna; Quina, gelosissima del suo cibo, mi ha proposto una coscia di pollo, che io ho gentilmente rifiutato; Beatrix mi ha dato il proprio numero di cellulare, dicendomi di telefonarle in qualsiasi momento, per parlare o per qualunque cosa io avessi bisogno; Cid mi aveva narrato di una sua vicissitudine, quando lui e dei compagni di liceo si erano sbronzati e lui aveva corso nudo per tutta la città, con scritto sul sedere ‘Manzo di prima qualità’. Morale celata, ‘C’è chi sta peggio di te’; Auron aveva parole più sagge, “Sei giovane, hai una vita intera davanti, è impossibile non imbattersi in degli ostacoli. Non fermarti alla prima difficoltà, lotta, cammina a testa alta. Fallo per te stesso, ignora chi non ti supporta. Sei tu a scrivere la tua storia e nessun’altro.”.

Guardo l’orologio. Manca poco agli inizi delle lezioni.
Corro a perdifiato fino alla presidenza, di fronte a cui permango.

Non ho un orgoglio, però un certo imbarazzo lo sento. Se non ci fosse lo zio, e qualcun’altro al suo posto, verrei sicuramente sbattuto fuori a calci. Dopotutto, io non sono altro che un raccomandato...

Knock knock

Infilo la testa dentro e mi blocco sulla soglia, vedendo lo zio in compagnia di, sì, sono il solito fortunello, Melodious.

“Buongiorno, professore.” Flauta atono quest’ultimo.

“Aku...? Entra, Aku...! Hai...Hai davvero cambiato idea...?”

Ecco...Addirittura lo zio aveva previsto il mio ritorno...
Mi azzardo a fare qualche passo nella stanza. Lo zio deve aver notato che il mio attuale nervosismo deriva da Melodious, perchè esclama tutto d’un tratto “A proposito, Melodious si è recato stamani nel mio ufficio per riferirmi che tu avevi cambiato idea e non te ne saresti andato. Gli stavo appunto chiedendo come facesse a saperlo...”

“Sì, vede signor direttore, è la prima volta che affermo una cosa del genere, una cosa che ha stupefatto persino me. Io credo che il professor Blaze sia un ottimo professore, se non il migliore. Non ho mai trovato mai nessuna materia scolastica così interessante, mi ha fatto desiderare d’impegnarmi seriamente nello studio. Ho cercato di persuaderlo dalla sua decisione, perchè le sue dimissioni mi avrebbero causato un gran dispiacere.”

“Quindi, Aku...Resterai?”

No, Axel. Diglielo, digli di no. No, N e O, NO. Diglielo, avanti. Dì no! Dì no! Dì no! Dì no! DI NO!

...NO! “...Sì...

“Oh, ne sono estremamente sollevato. Col cuore in pace, tolgo il disturbo. Buona giornata, preside. Professor Blaze...Ci vediamo a lezione.”
Quello che vede lo zio è un sorriso cordiale, ma con gli occhi di qualcuno che lo conosce, di qualcuno come me, che ha dovuto divenire smaliziato per prevederne le mosse, è un sorriso che non definirei lindo, ma lascivo.

Chino il capo e porto istintivamente le bracce al petto.

Passandomi di fianco, percepisco il suo sussurro, inudibile al preside.
Presto, molto presto, giocheremo ancora insieme.”

<< Sbam >>

Stringo più forte le braccia al corpo, un inopinato dolore, quasi fisico, intorpidirmi i punti che lui aveva lambito...

“Incredibile! Demyx Melodious che prega un professore di non dimettersi...! E ha detto che non ha mai trovato nessuna materia scolastica così interessante...! Questo miracolo è stato possibile, perchè sei amato, Aku! Andartene sarebbe stato un errore! ... Aku? Cos’hai? Stai male...? Hai il volto molto arrossato...”

[ Non c’è alternativa...

                                                                                                                ...Axel ]

 

 

 

 

 

 

 

Commenti dell’autrice:

 Con mio sommo dispiacere, ho dovuto accorciare questo capitolo. Ve ne sarete accorti che in alcune parti sembri ci sia una spezzatura...Sennò non avrei aggiornato più ed io volevo aggiornare il più presto possibile! >_< Spero di non essere stata confusa nei flashback...Se non avete capito qualcosa, chiedete pure!
Volevo che il linguaggio di Zell fosse meno comprensibile, di una lingua tutta sua, ma alla fina l’ho fatto parlare alla corretta! Dopotutto, è sempre un figlio di papà di un nobile casato![moooolto super very rich] E Larxene...Diciamo che ha preso un po’ il posto di kairi di ITtF! Ma questo solo perchè ho in serbo dell’altro per lei, quindi quella povera donna di Larxene dovrà interpretare questo ruolo...
Cosa ne pensate della storia narrata in prima persona? Era meglio in terza? Ditemi qualcosa a proposito, per favore, così so come regolarmi! La prima persona può essere molto comoda, ma non è tanto bello far sapere per filo e per segno che pensa il personaggio...Mi sono scucita troppo, ci vuole un alone di mistero! AI VOTI!

Grazie di aver letto tutto il capitolo! (__  __)
Mi farebbe troppo contenta sapere che vi è piaciuto!

 

Sempre vostra,
 Sorina
~

 

  
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