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Autore: Atarassia_    02/06/2014    3 recensioni
to hunt hunted/hunted {v.} 1 cacciare; andare a caccia 2 essere alla ricerca di ; dare la caccia a.
Hunt. Caccia. Ricerca.
Perchè in fondo nella vita siamo tutti alla ricerca di qualcosa. Rincorriamo un oggetto, un sogno, un amore, un desiderio, noi stessi.
Protendiamo tutti verso un qualcosa che potremmo anche non raggiungere mai, ma l'attrazione che tutto ciò comporta è troppo forte per essere soffocata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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The hunt
Capitolo Tre

 
I'm just a broken hearted man.
I know it makes no sense 
but what else can I do? 
How can I move on 
when I'm still in love with you? 
 
 
Sono esattamente quarantatrè ore che non si rinchiude tra le quattro mura del “The Hunt”. Ha la testa confusa e le mani che tremano agitate. Si muove convulsamente e ogni due secondi sposta il peso da una gamba all’altra non riuscendo a stare fermo. Ed gli sta raccontando di una ragazza che poco prima ha incrociato andando a prendere da bere ma, sinceramente, non ha prestato molta attenzione e ora ha perso il filo logico del discorso. Con discrezione, giusto per non offendere l’amico, tenta di guardare l’orologio per poi deprimersi ogni volta. I secondi passano e i minuti aumentano velocemente. Alla velocità della luce, la sua mente fa calcoli e ragionamenti assurdi, supposizioni che non stanno né in cielo né in terra.  Spera che, nell’arco di quelle quarantatré ore, nel caso in cui Frida fosse giunta al “The Hunt”, sia ancora lì al suo arrivo. Forse, pensa, si è addormentata rannicchiata su una panca, oppure ha ordinato qualcosa e ancora sta aspettando che gliela portino. O forse sta andando là ma è in ritardo per aver perso l’auto o per essersi dimenticata come al solito il cellulare a casa.
Harry ha una voglia pazzesca di piantare in asso Ed e lasciare in fretta e furia il locale per andare e attendere il suo arrivo. L’adrenalina sembra diffondersi nelle sue vene e non riesce più a stare calmo tant’è che, come un ossesso, si muove avanti e indietro sulla sedia. Le mani prudono per l’agitazione, per la paura di non fare in tempo e forse anche per rabbia. Quella rabbia repressa nei confronti di Lana e Ed che, coalizzatisi contro di lui, lo hanno tenuto sottocontrollo per tutti e due i giorni. La sera prima hanno trovato la scusa del film e di Lana improvvisamente “distrutta” per la storia finita male con Daniel. Quella stessa storia che, Harry lo sa, la stessa Lana ha voluto troncare perché non provava più niente e si era stancata. Batte ritmicamente il piede a terra facendo tremare tutto il tavolino. Ed si immobilizza e afferra con una presa salda i lembi del tavolo. Si guarda intorno spaventato  e la  sua espressione passa dall’essere terrorizzata, all’essere confusa fino a divenire serena quando, seppur in ritardo, si accorge che non c’è alcun terremoto. Poi china leggermente la testa sulla spalla intuendo che il tremolio era dovuto ad Harry e, per la prima volta da quando sono arrivati al locale, non riesce più a fingere di non essersi accorto dell’espressione contrariata dell’amico.
Sentendosi a disagio sorride timidamente, riprende a girare il cucchiaino nella tazza e a parlare della  ragazza con “l’oceano negli occhi”. Il punto è che aveva finito di bere il tea circa una ventina di minuti prima e quindi stava “girando” l’aria, e aveva già parlato degli occhi della ragazza; infatti un paio di secondi prima si era spinto a riflettere  su un nuovo modello di chitarra che vendevano nel negozio all’angolo della strada. Ed è uno di quei tipi molto distratti, di quelli che basta poco per mandarli in confusione. E Harry ha da subito capito che può usare questa sua debolezza contro di lui e convincerlo a lasciarlo andare. Ma se Ed è quello caratterialmente più debole e Harry quello più furbo, Lana è quella che mette più paura. Esageratamente protettiva quando si tratta dei due amici, non esita a ricorrere a qualche schiaffo o a strigliate in vecchio stile per proteggerli.
Quindi, se da una parte Ed è intimidito dalle occhiate che Harry gli sta rifilando, il ricordo di Lana, che con “toni molto pacati” gli spiega che non deve perdere di vista l’amico, prevale e non si lascia abbindolare.
-Andiamo al vecchio chiosco?- esclama alzandosi e diventando dello stesso colore dei suoi capelli. Harry sbuffa e borbotta qualche mera imprecazione ma, seppur controvoglia, obbedisce a testa bassa. Pagano il conto e si inoltrano nel freddo gelido di Birmingham. Il “vecchio” chiosco è quello a ridosso del parco, quello dove i due si rifugiavano ogni volta con Lana e la loro combriccola all’uscita da scuola, quello dove molto spesso si intrattenevano la sera perché troppo stanchi di stare in casa a fissare i muri. Salutano il vecchio proprietario che rivela di essersi preoccupato non avendoli più visti e  prendono due cartocci unti di Fish&Chips. Harry lascia la parte dei saluti a Ed e, indifferente e apparentemente imperturbato, si allontana lentamente costeggiando il lungo viale alberato che porta alla pista ciclabile.
Si siede su una panchina vuota e canticchia “Demons” degli Immagine Dragons. Lo sguardo si incupisce e la voce gli si fa rauca. Intorno a lui sembra esserci serenità: una giovane coppia, una bambina che va in bicicletta con il padre, un cane che rincorre una palla, Ed che abborda una ragazza. In lui, invece, si scatena una tempesta: la sua parte razionale gli ordina di smetterla, mentre il cuore lo sprona a non arrendersi. Getta il cartoccio vuoto ai suoi piedi e si prende la testa tra le mani tirandosi i capelli. Tenta di concentrarsi su quel lieve dolore fisico pur di non avvertire quello dovuto all’assenza di lei. Ricaccia indietro le lacrime e tenta di farsi forza lottando contro i ricordi che si difendono con gli artigli acuminati per tornare a galla.
Una valigia accanto al divano, l’attaccapanni mezzo vuoto, le ante dell’armadio aperte e dentro più della metà delle stampelle prive di panni. La sedia solitamente ricolma di vestiti ora sembra così spoglia, gli orecchini gettati alla rinfusa sul comodino ora lasciano spazio al legno rigato. Le mura della stanza che gli erano sembrate sempre molto sicure ora sembrano essere sul punto di cadergli sopra. E lei lì, avvolta nel soprabito rosso e gli stivali al ginocchio. I capelli biondi tagliati di recente e il cipiglio ostinato sul suo volto. Stringe un bicchiere d’acqua tra le dita affusolate e lascia che le unghie graffino il vetro scheggiato.
E Harry se ne sta buono sulla soglia della porta, con le immagini che gli scorrono veloci davanti agli occhi e le idee che si rincorrono senza sosta. Trattiene il respiro mentre lei si avvicina, inspira quanto più gli è possibile l’odore della sua pelle, quell’odore oramai familiare e si perde in quella carezza. Ha la gola secca e mille parole che premono per uscire ma che, per un motivo banale, non riesce a tirar fuori. Deglutisce e ripassa a mente le parole, le frasi, il discorso che potrebbe fare a Frida. La paura lo attanaglia ma una parte di lui tenta ancora di convincersi che non è così, che non possono stare così le cose. Insomma, devono ancora visitare New York e i suoi taxi gialli, Venezia e le sue gondole, la Cina e la sua muraglia cinese. Hanno mille viaggi da progettare e due destini da intrecciare; devono nuotare sui fondali marini più cristallini e scalare le vette più alte. Hanno alcuni film da vedere, delle ricette esotiche da provare e una libreria ancora imballata da montare. Ma Frida sta cambiando le regole del gioco e lo spartito del loro amore sembra essere destinato a rimanere incompiuto. Non sarebbe né il primo né l’ultimo, ma ad Harry non piacciono le cose incomplete.
Lo irritano e basta, proprio non riesce a mandarle giù. Detesta quando la corrente salta e lui non può finire di vedere l’ennesimo episodio di Dragon Ball anche se conosce le battute a memoria. Detesta il telefono che si scarica e che non gli fa ascoltare l’ultimo ritornello della canzone, la penna che smette di scrivere mentre disegna i suoi manga, lo strato di muffa sull’ultimo barattolo di marmellata dimenticato sul fondo del frigorifero.
Detesta Frida e i suoi cambi di programma. Lui ha da proporle mille avventure, forse un matrimonio e poi un pargolo dagli occhi verdi, il naso all’insù e i capelli ricci. A dire il vero vuole anche una bambina da proteggere, a cui insegnare ad andare in bicicletta e da consolare quando l’amichetta dell’asilo le dice di essere brutta. Vuole fare a gara con Frida per vedere se i bambini diranno prima “papà” o “mamma”, leggere le favole di “Biancaneve” e “Bambi” la sera prima di dormire, riprendere emozionato con la vecchia telecamera i primi compleanni, i primi passi e le recite con i costumi di cartapesta.
Vuole una vita da vivere con lei e tutte le emozioni da scoprire. Ma ora la detesta. La detesta e la ama. Vorrebbe scoppiare a piangere, urlarle contro, implorarla, baciarla. Vorrebbe strapparle quella maledetta valigia dalle mani, richiudere la porta e stringerla tra le braccia. Vorrebbe insultarla, dirle che quel misero bacio sulle labbra non gli basta e che ha bisogno di lei, solo di lei.
Vorrebbe chiederle “perché”, dirle di svegliarlo da quell’incubo e spiegargli il significato di “Mi dispiace, ma per me finisce qui.”. C’è una telecamera sul muro e Ed e Lana sono appostati dietro il divano, ne è sicuro o la cosa non si spiegherebbe. Ora loro salteranno fuori e si prenderanno gioco di lui e del suo essere il solito credulone. Ma la porta si chiude, il rumore degli pneumatici sul vialetto si fa sempre più lontano e il silenzio cala sulla casa. E lui è lì, con lo sguardo fisso sulla finestra e gli arti bloccati.
Per me finisce qui. L’ultima pazzia di Frida? Il suo senso dell’umorismo senza limiti? Lo sa, Harry lo sa. Se ne è andata con le amiche a fare un viaggio e nel giro di un paio di giorni sarebbe tornata ad invadere i suoi spazi e a seminare le scarpe, i vestiti e la cenere della sigaretta su tutto il pavimento. Doveva solo aspettare ed andare di tanto in tanto a controllare la posta per vedere se tra le bollette ci fosse anche qualche cartolina di una zona tropicale e su di essa la firma sbilenca di Frida. Il telefono alle sue spalle squilla incessantemente ma non si cura di rispondere e ride. Ride e afferra la giacca, ride e esce di casa, ride e raggiunge il “The Hunt”.
Manda giù il primo bicchiere di vodka, il telefono nella tasca dei pantaloni suona e la vibrazione lo fa ridere. Ride e affoga i pensieri nel bicchiere.
Ride e singhiozza.

Piange ed è all’Inferno.

 
Salve gente! (: 
Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Prima di tutto, vi parlo dell'avviso che vi avevo annunciato prima del capitolo. Per il prossimo aggionamento, dovrete aspettare  fino a Luglio, all'incirca dopo il 7 di Luglio. Il fatto è che tra pochi giorni finisce la scuola, poi avrò una decina di giorni di riposo e alla fine sarò impegnata con la Maturità. Facendo i calcoli con i professori, si è arrivati a pensare che entro il 7 di Luglio avremo finito tutto. Quindi vi chiedo di pazientare!
Tornando al capitolo, nella prima parte ho preferito concentrarmi sulle figure di Ed e Harry, anche se attraverso i loro pensieri sono arrivata ad analizzare i comportamenti di tutti e tre gli amici, anche di Lana, e spero che vi sia piaciuto il modo in cui li ho presentati.
Nella seconda parte, invece, finalmente avete qualche informazioni in più sulla misteriosa Frida. Vi devo confessare che ho ancora dei dubbi su di lei e sul suo rapporto con Harry, ancora devo definire alcune cose. Voi che ne pensate? Rispecchia un po' l'idea che vi eravate fatte di lei o no? Cosa pensate della storia in generale?
Mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più per capire cosa devo aggiustare e cosa valorizzare all'interno della storia. Quindi, fatemi sapere quello che vi passa per la testa, indipendentemente dal fatto che sia un giudizio positivo o uno negativo. Sono pronta a ricevere qualsiasi parere!
Detto questo, ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e quelle anime sante che hanno lasciato delle recensioni nei capitoli precedenti.
Ora vi devo salutare, ci sentiamo tra poco più di un mese. Un grande in bocca a lupo a tutti coloro che, come me, dovranno affrontare qualche esame, mentre a tutte le altre, auguro un'estate indimenticabile e assolutamente rilassante. Se potete, divertitevi anche per me! (:
E se volete farmi davvero felice, per favore passate a leggere anche altre due mie storie:
Annika e Pride. Oh, mi stavo quasi per dimenticare che c'è anche questa os sempre sui ragazzi: Venerdì 17.  E se volete, lasciate una recensione!
Un bacione,
Mel (:

 
 
 
   
 
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