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Autore: peluche    02/06/2014    3 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ice on fire

capitolo 14

 

La stanza era molto piccola. La finestra era semichiusa, per una vite mancante e per questo entrava il gelo. Sulla destra c'era un piccola bagno con una doccia e un lavandino. Rimasi perplessa quando mi accorsi che c'era solo un letto.
«Io dormo per terra, - disse a un tratto Harry – tranquilla.»
Mi superò e andò verso la finestra per cercare di coprire in qualche modo la fessura.
«Vuoi lavarti prima tu?» gli chiesi.
«Vai tu.»
Annuii.
Ero molto imbarazzata. Io e Harry avremmo passato la notte nella stessa stanza, da soli. Una notte lunga e gelida. Sentii le guance andarmi a fuoco al pensiero, e per non farmi accorgere da lui mi precipitai dentro il bagno e chiusi la porta. Mi guardai allo specchio e notai i capelli completamente fradici e i vestiti appiccicati al corpo. Mi tolsi gli stivali zuppi e appesi i vestiti sul termosifone. Rimasi sotto l'acqua caldo per almeno mezz'ora. I brividi di freddo erano scomparsi e sentivo i muscoli che piano piano si rilassavano. Mi insaponai la schiena, le spalle, tutto il corpo. Finalmente mi sentivo pulita e mi ero riscaldata abbastanza. Chiusi l'acqua e mi avvolsi nell'asciugamano. Notai il vetro appannato e scherzosamente ci disegnai sopra. Venne fuori un accurato fiocco di neve e sorrisi. Mi tornarono in mente quei momenti quando da piccola disegnavo su i finestrini della macchina e mio padre ripetutamente mi urlava contro. “Rimangono i segni”, mi diceva. Lo guardai per un altro attimo e poi uscii. Trovai Harry sdraiato sul letto, con lo sguardo fisso sul soffitto. Quando si voltò verso di me le guance ripresero ad arrossire. Avevo solo un asciugamano addosso e i capelli bagnati sulle spalle. Harry si alzò, rimase qualche secondo davanti a me e poi mi superò, chiudendosi in bagno. Rimasi a fissare la porta chiusa, fin quando sentii il cellulare vibrare sul tavolo. Quando lessi 'Liam' sul display, entrai nel panico. Avevo ignorato le sue chiamate per tutto il giorno.
«Ehi!»
Hanna! - esclamò, preoccupato – Ma dove sei finita?
«Scusa ma sono stata occupatissima e adesso sono da Aria che si sente poco bene.» mentii.
Non uscite di casa, mi raccomando! Stai bene?
«Si, tranquillo.»
Mi raccomandò dell'altro e mi si spezzava il cuore dovergli mentire. E quando chiuse rimasi a guardare lo schermo del telefono, sentendomi in colpa.
«Problemi?» sussultai.
Harry uscì dal bagno con ai fianchi un asciugamano e i riccioli bagnati appiccicati alla fronte.
«Era Liam, - indicai il telefono – gli ho dovuto inventare una balla.»
«Se fossi rimasta a casa te la saresti risparmiata.»
Lo vidi infilarsi i boxer da sotto l'asciugamano e abbassai lo sguardo, imbarazzata.
«Non ci provare a farmi sentire in colpa, - dissi – non ci riesci.»
Andai verso il bagno e mi infilai anche io la biancheria intima, un pantalone e una maglietta pulita. Grazie al cielo avevo portato qualcosa di ricambio. Harry al contrario
non si era portato nulla e rimase in boxer, con i miei occhi che urlavano e bruciavano allo stesso tempo.

«Hai sentito i tuoi?» mi chiese.
«Ho mandato un messaggio a mia mamma, - urlai per sovrastare il rumore del phon – le ho detto che rimango da Aria per via della tempesta.»
Lo sentii ridere. Sicuramente per le balle che continuavo a dire.
Asciugati i capelli tornai da lui e lo trovai sdraiato sul pavimento, sotto la testa la mia borsa e una coperta di lana – di quelle della nonna – addosso. Aveva lasciato a me il cuscino e il piumone.
«Sei sicuro di voler dormire lì? - chiesi – Si gela!»
Mi sedetti sul letto, rimanendo in sospensione per quanto era duro, e mi misi sotto le coperte.
«Non vorrei urtare la tua sensibilità.» scherzò.
«Qui l'urtato sarai tu quando ti verrà la febbre.»
Non mi rispose. Mi dava le spalle e lo vedevo coperto fino alla testa. Io mi accucciai sotto le coperte e fissai la finestra rotta, da cui continuava a entrare freddo, nonostante Harry avesse messo le sue calze a tappare la fessura. Non avevo per niente sonno. L'unico pensiero fisso che avevo era Harry accanto a me, nudo, sdraiato sul pavimento. Lo sentivo girarsi e rigirarsi, cercando di trovare una posizione comoda. Risi a vederlo.
«Problemi?» gli chiesi, ridendo.
«Nessuno!» rispose, rabbrividendo.
«Avanti è ridicolo! - mi sollevai di colpo – Entriamo benissimo entrambi in questo letto.»
Harry rimase immobile per un attimo, poi lo vidi sollevarsi, portandosi la coperta con se. Più si avvicinava e più il mio cuore batteva all'impazzata. Sollevai il piumone e gli feci spazio. Quando le sue gambe sfiorarono le mie rabbrividii. Appoggiò la coperta sul piumone e si sdraiò, a un palmo dal mio naso. Quando il suo petto toccò il mio, provai un brivido di freddo.
«Scusa, - sussurrò – sono gelido.»
Sorrisi. Appoggiai una mano sul suo petto e a un tratto ci fu un tuono così forte che il vetro della finestra tremò e io mi accucciai su di lui, terrorizzata.
«Hai ancora paura dei tuoni?» mi chiese, cingendomi con un braccio.
«Non credo che riuscirò a dormire.» dissi.
«Neanche io, - disse – ma non per i tuoni.»
Sollevai il viso e trovai il suo, bello e pulito. Iniziai a tremare, ma non era il freddo questa volta e al contrario sentii la pelle in fiamme. Mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e rimase, con il polpastrello, ad accarezzarmi la guancia.
«Stai arrossendo..» disse, in un filo di voce.
Sentii le guance arrossire ancora di più e abbassai lo sguardo. Lui con un dito me lo riportò su.
«Ho sempre adorato il modo in cui arrossivi.»
E in quel momento non fu né Liam, né suo padre, neanche il letto minuscolo a impedirci di baciarci. Si avvicinò alle mie labbra come se lo stessero aspettando da una vita. Da quando l'ho visto uscire di casa per la prima volta, da quando ha pronunciato il mio nome, da quando è tornato.. Mi attirò a se mettendomi una mano dietro la schiena, l'altra continuava ad accarezzarmi la guancia mentre le sue labbra continuavano con dolcezza e decisione a baciare le mie. Portai una mano dietro le spalle e sentii i muscoli contrarsi, il suo cuore che batteva alla pari del mio, il suo corpo che cercava il mio. Portò una mano sotto la maglietta e mi accarezzò dolcemente, e per la prima volta nella mia vita mi sentii desiderata, amata e voluta. Con tutte queste emozioni che si intrecciavano, ebbi un attimo di panico e mi allontanai di poco, per guardarlo.
«Io non..» cercai di dire.
«Non vuoi..» mi anticipò lui, tristemente.
«No, - lo fermai – non l'ho mai fatto.»
Rimasi un paio di secondi a guardarmi, a osservare i miei occhi e a sfiorarmi con un dito le labbra.
«Lo vuoi fare con me?» sussurrò dopo.
Lo guardai un attimo anche io e senza rispondere mi avvicinai di nuovo al suo corpo, baciando con forza le sue labbra. Non avevo mai desiderato qualcuno così tanto. E tra le sue braccia forti mi sentivo al sicuro, mi sentivo a casa. Mi sollevò la maglietta, sfilandomela e fece la stessa cosa con i pantaloni. Se lo avessi saputo prima non mi sarei vestita direttamente, pensai ridendo. Harry mi portò con dolcezza sotto di lui e mi accarezzò il viso. Mi lasciò baci umidi su tutto il corpo, fin quando arrivò dove nessuno fin ora era arrivato. Fu una giostra di colori, di emozioni. Mi ero affidata completamente a lui e non eravamo più in quell'hotel diroccato, eravamo su una nuvola, eravamo su una stella, eravamo solo io e lui. E non c'era la finestra rotta, non c'era quel letto piccolo, c'era solo il suo corpo dentro il mio e non avrei potuto desiderare di meglio.


La pioggia continuava a cadere con forza, spazzando via qualsiasi cosa. Il vento faceva la sua parte, insieme alla neve. Guardavo il brutto tempo dalla finestra, con le braccia di Harry che mi avvolgevano e mi tenevano stretta al suo petto. Sentivo il suo respiro sul collo e non facevo altro che sorridere. Sarei rimasta in quel modo per sempre. Anche se la stanza faceva schifo, per me era diventata la stanza d'albergo più bella del mondo. E quando mi voltai, vidi uno dei ragazzi più belli e dolci, con gli occhi chiusi, perfettamente rilassato. Rimasi a guardarlo, definendo i lineamenti del suo viso con un dito. Mi fermai sulle labbra e poco dopo sentii il bisogno di rifarle mie e mi avvicinai piano per baciarle un'altra volta. Fece una smorfia e strizzò gli occhi, per aprirli subito dopo.
«Che fai?» mi chiese, assonnato.
«Ti guardo, - risposi – mi piace guardarti.»
Mi strinse di più a se e mi sfiorò la fronte con le labbra.
«Che hai?» mi chiese, vedendomi pensierosa.
Fissai il suo petto e giocherellai con le dita, disegnandoci dei cerchi.
«Vorrei poter rimanere qui, - dissi – dove tutto è semplice.»
Sospirò e mi accarezzò una guancia.
«Anche io.» sussurrò, baciandomi un'altra volta sulle labbra.
«Che significa il tatuaggio che hai sulla spalla?» gli chiesi, poco dopo.
«Sono la mia iniziale e quella di due ragazzi che ho conosciuto all'orfanotrofio.» rispose, malinconico.
«Che fine hanno fatto loro?» azzardai.
«Bè, - iniziò – sono morti.. erano dei bravi ragazzi, ma la vita è stata bastarda con loro.. mi hanno aiutato in tanti momenti difficili lì dentro.»
Lo vidi azzardare un sorriso, ma nei suoi occhi leggevo la tristezza che provava.
«Avrei voluto saperlo, - dissi – potevamo aiutarti, potevi venire a stare da noi..»
«No, - mi interruppe – dovevi stare lontana da tutto questo.»
Lo guardai, sentendo ancora una volta quella sensazione di protezione.
«Cosa è successo in mia assenza?» mi chiese.
«Io e Louis non abbiamo più parlato, - rabbrividii al pensiero di quei periodi – le ragazze della mia età andavano a farsi la ceretta, si facevano belle e io ingrassavo. - Harry mi guardò con dispiacere – All'inizio non mi importava, ma poi tutti iniziarono a darmi dei soprannomi, nessun ragazzo si avvicinava e così mi sono rifugiata nelle diete, nello studio, sono diventata un'altra.»
«I ragazzi non ti si avvicinavano perchè erano degli idioti.» disse.
«Sei gentile ma, anche se l'avessero fatto gli avrei respinti.. - lo guardai negli occhi sorridendo – ho sempre aspettato te credo.»
Harry sorrise e mi abbracciò più forte, baciandomi con dolcezza.
«Che faremo Harry, - mormorai – che faremo domani, cosa faremo nei prossimi giorni..»
«Ehi.. - mi prese con dolcezza il viso con le mani, vedendo che iniziavo a lacrimare – adesso siamo qui, a domani penseremo.»
Mi feci cullare tra le sue braccia, cercando di pensare solo a quel momento. Cosa avrei detto a Liam? Cosa avrei detto a tutti quanti? Cosa avremmo fatto? Stavamo facendo una cosa pericolosa forse, ma nessuno dei due per il momento sembrava sentirsi in colpa. Domani mattina forse ci saremmo svegliati diversi, con altri pensieri, con altre realtà. Harry pensava solo a inseguire il fantasma di suo padre. A proteggere sua madre, a proteggere me. Non era forse arrivato il momento che qualcuno si prendesse cura di lui? Aveva sofferto abbastanza. Aveva fatto l'adulto per troppo tempo e non aveva mai dedicato un po' di tempo a se stesso. Era stato picchiato, umiliato, trattenuto e gli era stata negata la sua infanzia. Avevo voglia di prendermi cura di lui, di renderlo felice, di regalargli quella spensieratezza che non aveva mai avuto. Ma lui mi avrebbe allontanata, non avrebbe permesso che entrassi del tutto nella sua vita, non mi avrebbe permesso di avvicinarmi del tutto e avremmo sofferto. Sofferto entrambi.

 

La mattina spazzò via il mal tempo, la pioggia, il vento, la neve. Gli uccelli erano tornati a cinguettare, il sole a riscaldare le strade e le case, ma nessuno aveva dimenticato la scorsa notte. Le strade erano distrutte e gli alberi si erano staccati dalle loro radici. Io sentivo il calore dei raggi solari sul viso e strizzai gli occhi prima di aprirli. La stanza sembrava diversa. Era illuminata e non sembrava poi così male come l'avevamo giudicata. Mi rigirai nel letto e mi ritrovai sola, in tutta la stanza.
«Harry?» lo chiamai, senza ricevere risposta.
Mi alzai dal letto e mi infilai la felpa, controllando la stanza e poi soffermandomi a guardare fuori dalla finestra. Come ieri, nessuno girava per le strade, ma era come se ci fosse più calore. Sorrisi. Ero così felice che niente mi avrebbe fatto rattristare, solo la paura di non poter stare insieme come avevamo fatto quella notte.
«Buongiorno!»
Mi voltai di scatto e vidi Harry entrare nella stanza, sorridendo. Si avvicinò a me e mi baciò dolcemente sulla fronte.
«Pensavo fossi scappato via.» dissi, ridendo.
«Oh ci avevo pensato, - scherzò – poi però pensandoci mi ha fatto troppa pena lasciarti qui.»
«Ehi!» lo colpii scherzosamente sulla spalla e lui scoppiò a ridere.
Mi buttò sul letto e iniziò a farmi il solletico, impedendomi quasi di respirare. Aveva ancora lo stesso profumo di stanotte. Che poi profumo non era. Era proprio il suo odore. Odorava di buono, come un qualcosa di dolce, come di casa.
«Dovremmo tornare.» disse a un tratto, tornando serio.
«Lo so.»
Ci guardammo per un attimo e poi ci alzammo, raccogliemmo le nostre cose e lasciammo quella stanza. Quella stanza che avrei ricordato per il resto della mia vita.
«Ho già pagato la stanza, - iniziò lui – vedo di recuperare la moto, aspettami qui ok?»
Annuii e mi scoccò un veloce bacio in guancia. Avevo paura di tornare perchè ero sicura che si sarebbe rotta tutta la magia. Sarebbe finito tutto. Una volta tornati a casa avevo paura che saremo tornati Hanna e Harry. Due nomi, due destini differenti. E io invece di destino ne volevo solo uno. Ne volevo solo uno con lui.
«Tonate a casa?» mi interpellò Erik, seduto all'ingresso dietro il bancone.
«Eh si.»
«Per essere fratelli, - disse – sembrate davvero molto legati.»
«In che senso?»
«Da come ti guarda, - continuò – come se il resto non contasse.»
Sorrisi all'idea.
Se lo aveva notato uno sconosciuto, era davvero così evidente no? Ringraziai Erik per la gentilezza che mi aveva sempre rivolto dal primo giorno e andai a prendere un po' d'aria fuori. Le strade erano piene di erbacce, sporcizia varia. Il temporale aveva sicuramente portato tutto questo. Calciai un rametto, senza nessunissima forza. Presi il telefono dalla tasca e guardai il display. Due chiamate perse. Liam. Avrei dovuto chiamarlo, avrei dovuto dirgli qualcosa ma.. cosa? Non sapevo neanche io cosa sarebbe successo a questo punto. Avrei dovuto dirgli la verità ma, quale verità? Che sono stata sempre innamorata dello stesso ragazzo ma che non possiamo stare insieme perchè il padre pazzoide potrebbe farmi del male? Che assurdità era questa? No, niente era chiaro.
«Ahi!»
Senza rendermene conto andai a sbattere contro qualcuno, sbattendo testa con testa.
«Oddio mi scusi!» dissi, guardando una figura alta e un po' panciuta davanti a me.
«Ma si figuri, - il tipo alzò lo sguardo e mi fissò – sta bene signorina?»
«Ero solo distratta, - mi scusai – troppi pensieri.»
«Una ragazza della sua età dovrebbe solo godersi la vita.»
Aveva una barba più o meno folta, camicia a quadri e canottiera bianca. Un tipico operaio, sembrava.
«Io sono David comunque, - aggiunse vedendomi imbarazzata – e anche io mi ero distratto.»
«Io sono Hanna.» gli strinsi la mano.
«Hanna?» ripetè, come se non avesse sentito.
Annuii.
«Gran bel nome, - aggiunse, sorridendo – non sembri essere di qui.»
Le nostre mani si sciolsero e io mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Sono di Bristol, ora però meglio che vada.» dissi, per tagliare.
«Certo, è stato un piacere.. - si fermò per un attimo a guardarmi – Hanna.»
Lo salutai e lui mi superò, sparendo poco dopo dietro l'angolo.
«Hanna!»
Mi voltai di scatto e vidi Harry trasportare la moto verso di me.
«Ha resistito!» Notai con piacere.
«Ha qualche ammaccatura ma si, ha resistito.»

Mi passò il casco e montammo in sella, tornando alla realtà, al presente.

 

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Spero che questo capitolo vi piaccia:) io,personalmente, mi sono divertita molto a scriverlo:)
Una cosa importante che volevo fare era ringraziarvi! Per le parole che mi avete rivolto, siete dolcissime!
Avevo proprio bisogno di una spinta come questa e spero di non deludervi:)

 
  
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