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Autore: Mary P_Stark    03/06/2014    4 recensioni
Serena Ingleton è l'A.D. di Vanity Fair Los Angeles. Nessuno è in grado di metterle i piedi in testa, o di farla vacillare. Forte e determinata, sa quel che vuole e si impegna al massimo nel suo lavoro come nelle sue amicizie. Ma non è sempre stato così. Una sola persona, nella sua vita, è riuscita a far crollare ogni sua certezza, ogni sua barriera, ogni suo pregiudizio. E questa persona è Beaugirand Shaw, suo vecchio compagno di classe e, tra le altre cose, suo primo amore. Il destino li divise, spezzando dolorosamente ogni legame tra di loro, ma come si sa, al Fato piace giocare. E un incidente li rimette sulla stessa strada, a distanza di vent'anni. Il cuore spezzato di Serena sarà guarito, o rivedere Beau riaprirà antiche ferite? E Beau rimarrà indifferente a lei, dopo tanto tempo? O rimedierà all'errore che li divise tanti anni prima? SEGUITO DI "HONEY"-FA PARTE DELLA SERIE "HONEY'S WORLD"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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rena

23.

 

 

 

 

 

 

La sera della Prima.

Per tutta la notte non aveva chiuso occhio e, con il corpo di Serena stretto al suo, aveva passato l'intera nottata a carezzarle i capelli e la pelle nuda.

Era la Vigilia di Natale, nessun giorno sarebbe stato migliore per l'inaugurazione del suo spettacolo, nessuno di loro sarebbe mai stato più pronto, ma era comunque in ansia.

Non era del tutto certo che la sua commedia sarebbe stata apprezzata.

Dopotutto, si trattava di un'opera prima di un autore emergente, del tutto sconosciuto ai più, e che portava in scena una storia di adolescenti.

Un vero e proprio salto nel vuoto.

Eppure, i pochi giornalisti ammessi alle prove generali di alcuni giorni prima, erano parsi entusiasti del lavoro.

Questo deponeva a suo favore, ma sarebbe stato il pubblico a decidere.

E Serena.

A lui, in fin dei conti, interessava solo il suo parere.

Quando l'alba fece capolino oltre le colline di Los Angeles, e il sole iniziò a penetrare dagli immensi lucernari del loft di Rena, dove avevano dormito quella notte, Beau le diede un bacio e si alzò da letto.

In silenzio, si recò in bagno per una breve e corroborante doccia e, dopo essersi assicurato che tutti i regali si trovassero nella calza appesa al camino, iniziò a preparare la colazione per entrambi.

Fu l'aroma esotico del caffè a svegliare la donna che, stiracchiandosi come un gatto nell'immenso letto a tre piazze, si sorprese nel ritrovarsi da sola.

Incuriosita dai rumori provenienti dabbasso, si levò in piedi per affacciarsi alla balaustra e, sorridendo, mormorò sonnacchiosa: “Ehi... buongiorno.”

“Buongiorno a te, Renny. Buona Vigilia di Natale” le sorrise lui, levando il capo a guardarla.

Era piacevolmente rosea, con i capelli ancora in disordine dopo il lungo sonno e scandalosamente nuda. Quel particolare gli piacque molto.

Sorridendo maliziosa nel notare come la stesse guardando, Rena si allontanò un attimo dopo per raggiungere la sua lunga vestaglia di raso nero e, dopo averla indossata assieme alle pantofole, scese dabbasso.

Lì, raggiunse la cucina con agili balzelli e, levatasi in punta di piedi, attirò verso di sé il suo uomo e gli stampò un bacio con lo schiocco sulla guancia rasata.

“Sei mattiniero. Ansia da prestazione, per caso?” gli domandò poi lei, sorridendogli nell'abbracciarlo.

“Centrato in pieno. Non ho chiuso occhio” ghignò lui, dandole un bacio sui capelli.

“Sono sicura che andrà benissimo” ciangottò Serena, saltando sul posto prima di scostarsi per accennare qualche passo di danza.

Beau la seguì ammirato con lo sguardo mentre, con leggiadria, la padrona di casa andava spostandosi verso l'enorme albero decorato, sistemato accanto alla libreria.

Raggiuntolo, fece tintinnare con un dito alcune delle campanelle appese ai rami dopodiché, simile a una bambina dispettosa, corse alle calze e afferrò la sua, stringendosela al petto con amore.

A quel punto l'uomo scoppiò a ridere e lei, esponendo gloriosa la sua piccola lingua, lo ignorò bellamente e si buttò a gambe intrecciate sul divano per aprire i suoi regali.

Adorava vederla così beata e limpida come una stella, e sapeva che in buona parte dipendeva dal tacito accordo che avevano raggiunto dopo il loro disastroso litigio.

Contrariamente a quanto aveva temuto, farla avvicinare alla sua realtà non era stato così tremendo e, anzi, si era divertito a vederla sorreggere pesanti manichette come a indossare le ingombranti giacche ignifughe.

Aveva tremato nel vederla lanciarsi dalla torre ma lei, imperterrita, l'aveva fatto senza alcuna paura e, solo dopo essere atterrata sul materasso, gli aveva confidato di avere fatto parapendio, ai tempi del college.

Questo l'aveva un po' sorpreso e Serena, tra un risolino e un sorriso ai pompieri che si complimentavano con lei, gli aveva raccontato i suoi trascorsi folli all'epoca di Yale.

Scoprire che si era data a tutti i tipi di sport estremi, compresi il free style con gli sci e le immersioni in apnea, lo aveva portato a chiedersi i motivi di tali scelte.

La donna, con un candore quasi sconvolgente, si era limitata a dire di essere sempre stata assetata di adrenalina ma che, stando con lui, ora ne aveva fin che voleva.

Naturalmente, essendo poco abituata a quel genere di impiego delle forze, si era più volte sbucciata le mani o indolenzita le braccia fino a renderle quasi inabili, ma Serena aveva sopportato il tutto con stoicismo.

Anzi, la co-redattrice le aveva proposto di fare un intero servizio sul suo corso di volontariato, così da stimolare le persone a fare lo stesso.

Ron si era divertito non poco ad avere fotografi e modelle in giro per la caserma e, a onor del vero, anche il Corpo aveva apprezzato la pubblicità.

Certo, Rena non avrebbe mai potuto portare fuori da un incendio un uomo adulto e svenuto, ma sapere come comportarsi durante un simile evento, era un fattore positivo.

E, nonostante la paura iniziale, ora gli faceva piacere che sapesse.

Ma, soprattutto, che apprezzasse ciò che lui amava fare.

Probabilmente, se tutto fosse andato come sperava, e il suo nome fosse levitato verso l'alto assieme alla fama del suo primo musical, avrebbe dovuto diventare a sua volta un volontario, ma poteva andare bene lo stesso.

Non avrebbe mai abbandonato del tutto il Corpo, ma avrebbe ridimensionato i suoi impegni.

Dopotutto, Serena aveva imparato quella lezione molti anni addietro.

Era giunto ormai il momento anche per lui di imparare a vivere in entrambi i mondi, e senza provare alcun disagio.

Raggiunta Rena al divano con un vassoio colmo di frittelle dolci, marmellata e spremute, poggiò il tutto sul tavolino dopodiché afferrò la sua calza e propose: “Le apriamo?”

“Sì” assentì lei, scavando con la mano nella sua, che era enorme e rosso fuoco.

Beau ridacchiò nel vederla così eccitata e, più modestamente, scandagliò nella sua, color verde e oro, ma delle esatte dimensioni di quella della donna al suo fianco.

Eccitata e ridente, Serena estrasse il primo pacchettino – un cubetto ricoperto di carta dorata – e lo scartò febbrilmente.

Lanciando uno strillo eccitato, aprì la scatoletta con le insegne del Corpo dei Vigili del Fuoco e ne estrasse una spilla, che la designava come Volontario e Benefattore Onorario del Fire District 71.

“Wow... è bellissima! C'è anche il mio nome sopra! Dove la posso mettere? Dove la posso mettere?” si agitò Serena, guardandosi intorno febbrilmente e facendo scoppiare a ridere di gusto Beau.

“Calmati, scimmietta, o ti esploderà la testa per la troppa agitazione. Perché, molto semplicemente, non la metti assieme alle altre spille che hai in camera, visto che le collezioni?” le propose l'uomo, sorridendole calorosamente.

Era rimasto più che mai sorpreso, alla sua prima visita nella stanza, nello scoprire un'autentica bacheca dedicata esclusivamente alle spille commemorative.

Ne aveva centinaia, di ogni genere e forma e, dopo un attento esame, Beau ne aveva scoperte alcune provenienti dai posti più impensati, come il Laos o la Cambogia.

“Oh, sì, giusto, hai ragione” assentì lei, annuendo con foga.

“Non ti facevo così nervosa, la mattina della Vigilia” ridacchiò l'uomo, dandole un buffetto affettuoso sul naso.

“Io? Sempre. Avresti dovuto vedermi al mio ultimo anno a Yale. Penso di aver esasperato così tanto la mia compagna di stanza, da averla praticamente sentita intonare un canto di gioia mentale, al pensiero di avermi tra i piedi solo per alcuni mesi ancora e basta” sghignazzò Serena, spallucciando.

“Non credo sia possibile. Sei adorabile” replicò lui, scettico.

“Con te... mai detto di essere così brava anche con le componenti del mio stesso sesso” ammiccò lei, atteggiandosi a birichina.

“Avrei proprio voluto vederti!” esclamò Beau, allungandosi per darle un bacio.

Lei lo accettò con piacere prima di dirgli: “Comincia a scartare i tuoi, dai.”

“Agli ordini” assentì allora lui, dandosi da fare con il primo che, a quanto pareva, veniva dai coniugi Ingleton.

Apertolo con somma curiosità, vi trovò all'interno un libretto dall'aspetto decisamente antico e che, a una seconda occhiata, Beau scoprì essere appartenuto niente meno che a Mozart.

Era un suo memoriale, in cui descriveva le proprie opere e come fosse giunto a scriverle.

L'uomo lo sfogliò con reverenziale timore, prima di riporlo delicatamente sul tavolo e mormorare commosso: “Per la miseria... non oso neppure immaginare quanto abbiamo sgobbato per trovare un simile oggetto.”

“Sanno quanto ci tieni, e volevano che il primo regalo  di Natale da parte loro, fosse speciale” gli sorrise lei, afferrando il secondo pacchetto. Era di Bethany.

All'interno del pacco sottile e oblungo, Serena trovò uno schizzo a carboncino del suo ritratto e, in calce, la firma di Colton, il padre di Beau.

Stringendoselo al petto con un singhiozzo strozzato, Rena esalò commossa: “Oddio! Non sapevo mi avesse fatto un ritratto!”

“Operava sempre sui bozzetti tracciati a carboncino, prima di scalpellare il legno. Diceva che visionava meglio l'opera, così” le spiegò Beau, sorridendole.

“E' stupendo” sussurrò lei, serrando gli occhi per non piangere. “Lo metterò in ufficio, così potrò vederlo tutti i giorni.”

“Ne sarebbe felice” mormorò l'uomo, reclinando il capo.

Serena abbandonò la sua calza e si avvicinò per stringerlo in un caloroso abbraccio. Assieme si raccontarono aneddoti della loro adolescenza, di come Colton fosse passato da momenti di sconforto totale alla redenzione completa.

Questo riportò il sorriso sul volto di Beau che, con rinnovata gioia, pensò a terminare di aprire i regali assieme a Rena.

Sperava soltanto che, il regalo che aveva pensato per lei – non presente nella calza – le risultasse gradito.

Per quello, però, c'era ancora tempo.

§§§

Il teatro era gremito, non un solo posto risultava vuoto e Beau, seduto in prima fila, era più che in ansia, stava letteralmente fibrillando.

Accanto a lui, Rena gli stringeva la mano con l'orgoglio dipinto a chiare lettere sul viso.

Sull'altro lato, sua madre Bethany si guardava attorno soddisfatta e vagamente agitata, spesso sostenuta dai sorrisi di Grace, che le sedeva vicino e le dava coraggio.

Barthemius sedeva al fianco della figlia, invece, serio e vagamente curioso e, di quando in quando, si scostava dal sedile in velluto per sorridere a Beau.

L'intera prima fila era stata invasa dai suoi amici, tra cui Beau poté scorgere Nick e Hannah, Sylvia e suo padre, Ron con la famiglia e alcuni dei suoi commilitoni più intimi.

Poco oltre, sapeva esserci anche Berenike e Tod, che gli erano stati presentati quella sera ed erano grandi amici di Hannah e Phill, il compagno di Brandon.

Candice e Coleen, con il marito, erano accanto a Grace e, poco più in là, sapeva esserci Andrea e i coniugi Petrovitz, i genitori di Hannah.

Chi vi fosse dietro di loro, Beau non lo sapeva con precisione, ma il brusio curioso alle sue spalle era sempre più alto e, quando finalmente le luci calarono, lui ebbe l'impressione di perdere il controllo.

Subito, Serena si portò la sua mano alle labbra e la baciò, sussurrando subito dopo: “Andrà bene, ne sono sicura.”

Lui annuì e, quando vide la prima ballerina comparire sulla scena, che ricreava un'idilliaca magione, sorrise.

Con il passare dei minuti, le musiche si diffusero con sempre maggiore potenza all'interno del teatro, intervallate e spesso accompagnate dalle danze dei ballerini e dai loro brani recitati ad arte.

Per tutto il tempo, le dita di Beau rimasero intrecciate a quelle di Rena che, quasi subito, si strinsero con forza sulle sue e, quando finalmente il primo atto si chiuse e l'applauso giunse furioso, lei mormorò sconvolta: “Sono... io.”

“Te l'ho detto che doveva essere una sorpresa” replicò lui, mentre il sipario veniva calato e le luci venivano riaccese sulla platea.

Portandosi una mano alla bocca per soffocare un singulto strozzato, Serena lo fissò con occhi colmi d'amore e di lacrime orgogliose e, senza più forze, esalò: “Non … non pensavo mi vedessi così... non ero così... ne sono sicura.”

“Così forte e caparbia, intendi? Così bella e generosa? Così gentile e premurosa? Io direi proprio di sì, invece” replicò Beau, deponendole un casto bacio sulla fronte.

Serena fece per ribattere, ma Sylvia si avvicinò a loro e, afferrato l'uomo ad un braccio, gli disse concitata: “Vieni! I giornalisti vogliono scambiare due parole con te, tra un atto e l'altro!”

Lui annuì ma, a sorpresa, afferrò Rena e la fece alzare, dicendo: “Non senza la mia musa.”

Lei scoppiò a ridere e lo seguì e Bart, sorridendo d entrambi nel vederli allontanarsi, dichiarò soddisfatto: “Quel ragazzo ha stoffa da vendere, non c'è dubbio.”

§§§

La commedia non solo aveva ricevuto applausi entusiastici, ma era stata letteralmente subissata di complimenti.

La standing ovation era durata ben venticinque minuti, minuti in cui l'intero corpo di ballo era rimasto sul palco in adorazione del pubblico festante.

Beau era salito assieme a loro e al direttore d'orchestra e, accompagnati da due enormi mazzi di rose, li avevano consegnati ai due primi ballerini, che si erano inchinati al pubblico osannante.

Ci era voluto parecchio tempo prima che il teatro si svuotasse e, quando finalmente avevano raggiunto lo Sheraton per i festeggiamenti, era quasi mezzanotte.

L'intero corpo di ballo appariva euforico, più che sicuro di essersi guadagnato un posto in teatro per i prossimi sei mesi.

Beau osservava tutti con un sorriso estasiato sulle labbra e, complici gli invitati alla festa, passò le prime due ore a stringere mani, ricevere encomi e rilasciare interviste.

Serena rimase sempre in disparte durante tutto il tempo, compiaciuta e tutta presa ad ammirare l'uomo che amava ricevere il riconoscimento dovuto.

Al suo fianco, ad alternarsi nel tenerle compagnia in attesa del ritorno di Beau, passarono in rassegna i genitori ed i suoi amici più cari finché, alla fine, non comparve anche Ron.

Lei salutò il pompiere e la sua famiglia con un sorriso e un abbraccio e, nel tornare ad osservare Beau, in quel momento impegnato con i suoi inviati di Vanity Fair, mormorò soddisfatta: “Penso proprio che la critica non potrà dire nulla di sconveniente, su di lui. E' stato uno spettacolo perfetto.”

“Di sicuro, è uno dei pochi che ho capito” sghignazzò Ron, facendo ridere Serena. “Il ragazzo, comunque, ha talento da vendere, e cercherò di convincerlo a mollare un po' la presa dai Vigili del Fuoco. E' evidente anche a me che non me ne intendo, che il suo futuro è questo. Quando c'è stoffa da vendere, la vedo.”

“A Beau piace fare il pompiere, però” replicò Rena, dubbiosa.

“Potrà fare il volontario, se vorrà, ma penso debba dedicarsi a tempo pieno a questo. Ce lo vedo a creare altre cento di queste commedie” dichiarò Ron, annuendo con veemenza.

La figlia si dichiarò d'accordo col padre e, con sguardo adorante, punto gli occhi su Beau e asserì: “Sono sicura che diventerà più famoso di James Cameron. E poi è tanto più bello!”

Rena e gli altri scoppiarono a ridere e, annuendo convinta, assentì pienamente. “Hai perfettamente ragione, Becky.”

Lei la guardò con aria dubbiosa e, storcendo un po' la bocca, disse: “So che sta con te, adesso ma, quando sarò grande, sposerà me. Spero tu non l'abbia troppo a male.”

“Ho sempre saputo che Beau ha buon gusto... perciò no, non ci rimarrò male” dichiarò Serena con perfetto aplomb, ma ridendo di gusto dentro di sé di fronte alla sfrontatezza adolescenziale di quella bambina undicenne.

“Bene. Ho sempre apprezzato le donne di classe” sentenziò Becky, facendo arrossire la madre e ridere il padre e Serena.

Beau scelse quel momento per tornare da Serena e, nel darle un bacio leggero sulle labbra, si volse poi per ringraziare Ron e sua moglie per la loro presenza.

Da ultima lasciò Becky, che abbracciò e a cui dispensò un bacetto sulla fronte, prima di prenderla da parte per scambiare due parole.

Vagamente sorpresa, Serena fece spallucce e celiò: “Chissà cosa starà tramando?”

Dallo sguardo serio di Becky, e quello morigerato di Beau, Rena dovette ipotizzare fosse qualcosa di tutt'altro che sciocco e, quando vide la bambina annuire solennemente, si chiese cosa si fossero detti.

A quel punto, l'uomo le diede un rapido abbraccio, e si allontanò per raggiungere il palco dove si trovava un microfono.

Dopo avervi picchiettato sopra per attirare l'attenzione di tutti, esordì dicendo: “Innanzitutto, voglio augurare Buon Natale a tutti, visto che sono quasi le tre del mattino, e ci siamo ormai entrati di diritto.”

I presenti applaudirono e Bethany, raggiunto Beau sul palco, gli sorrise e lo abbracciò con calore.

Lui ricambiò con affetto e, all'orecchio, le sussurrò: “L'hai trovato?”

“Sì, è qui” assentì lei, allungando una mano senza farsi notare dai presenti.

Il figlio la ringraziò con un caloroso sorriso e, nel riprendere la parola, disse: “Ora vorrei ringraziare la persona che ha ispirato tutto questo e che, senza il suo prezioso intervento, non mi avrebbe mai dato la forza per portare a termine Sogni d'estate, la mia prima commedia musicale.”

Rena perse un battito e, quando vide Beau scendere dal palco per raggiungerla, ebbe l'impressione di perdere il contatto con la realtà.

L'uomo le sorrise e, nel prenderle la mano – ora gelida – la accompagnò sul palco che lui aveva appena abbandonato, per aggiungere: “Molti di voi la conoscono già ma, per chi non lo sapesse, lei è Serena Ingleton, la direttrice di Vanity Fair Los Angeles e, tra le altre cose, musa ispiratrice della mia opera prima.”

Serena divenne paonazza in viso, quando un applauso sentito si levò tra i presenti e Beau, ringalluzzito da quella reazione, la fece voltare completamente verso di sé e disse commosso: “Niente di tutto questo sarebbe nato, se io non ti avessi conosciuta. Il mio mondo ha preso vita, quando sei comparsa nella mia vita e, quando il Fato mi ha costretto a separarmi da te, ho mantenuto nel mio cuore tutto l'amore che tu avevi saputo generare, risparmiandolo per il momento in cui ti avrei rivista.”

La donna prese un gran respiro, non sapendo bene che dire, ma Beau la anticipò, aggiungendo: “So benissimo che questo nostro nuovo incontro è avvenuto pochi mesi fa, e che ci sono tante cose che ancora voglio scoprire di te, e che voglio farti scoprire di me, ma... desidero che il tempo passato assieme duri per sempre.”

A quel punto, Serena si portò una mano al cuore, indecisa se svenire subito o abbracciarlo con foga.

Optando per rimanere in silenzio, avvertì solo parzialmente i sospiri deliziati dei presenti e, gli occhi negli occhi con l'uomo della sua vita, lo osservò inginocchiarsi ed estrarre dalla tasca una scatoletta di velluto blu.

Quando la aprì, le donne in sala esalarono un immediato sospiro di deliquio e Beau, conscio solo di Serena e del suo amore per lei, aprì la scatoletta e mormorò: “E' l'anello appartenuto a mia nonna paterna. Lo portò con sé, quando fuggì da Praga assieme alla sua famiglia, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. E' un cimelio di famiglia che conserviamo da anni, e vorrei donarlo a te, con la promessa di amarti ogni giorno di più e di non permettere a niente e nessuno, neppure al Fato stesso, di dividerci nuovamente.”

Un singhiozzo scivolò fuori dalle labbra tremanti di Serena, quando Beau aggiunse: “Vuoi diventare mia moglie, Renny?”

Lei annuì e, allungata una mano per carezzare il suo viso, asserì con tono commosso: “Non potrei mai sposare nessun altro, visto che ti ho voluto dal primo istante in cui ti ho visto.”

Un coro di risate si levò tra i presenti e, quando Beau le infilò l'anello in stile liberty al dito, gli applausi li avvolsero come un abbraccio collettivo, abbraccio in cui loro si crogiolarono, grati e felici.

Ammirando l'anello d'oro, in cui splendeva un unico zaffiro tondo e levigato, Serena abbracciò con forza Beau e sussurrò contro il suo petto: “Ora non avrai più scuse! Sarai mio!”

“L'idea è quella” ridacchiò lui, baciandola con ardore prima di essere raggiunti dalla famiglia e dagli amici per le congratulazioni.

Mai, nella sua vita, Natale fu più bello.

§§§

Seduto al bancone del piano bar, mentre Serena era impegnata a mostrare a tutti il suo anello, e a ricevere i complimenti di tutte le donne presenti, Beau la ammirò pacato e felice, finalmente in pace con se stesso.

Aveva ottenuto tutto ciò che voleva, la donna della sua vita aveva detto sì alla sua richiesta e la commedia prometteva di diventare un colossal teatrale.

Se solo suo padre avesse potuto vederlo, sarebbe stato orgoglioso di lui.

Sollevò il bicchiere di champagne verso l'alto e, in un muto saluto, lo ringraziò per tutto.

Quando terminò di bere il liquido frizzante e ambrato, si ritrovò a fronteggiare Nick che, sedutosi al suo fianco, osservò l'amica e chiosò: “A quanto pare, ha capitolato.”

“Era tempo” asserì pacato Beau, poggiando i gomiti sul bancone in marmo nero.

Nickolas lo imitò e, annuendo, dichiarò: “Sono lieto sia tu. Almeno, so che sei alla sua altezza. Mi aveva terrorizzato a morte, alcuni anni fa, quando era uscita per un po' con un tizio di San Francisco. Lo detestavo.”

“Felice di rientrare nelle tue grazie, allora” ironizzò Beau.

“Ho sempre visto qualcosa di speciale, in te, e mi piaceva come trattavi Rena. Quel che facesti per lei mi dimostrò una volta di più quanto fossi giusto per lei, e sono stato contento che vi siate ritrovati” gli spiegò Nick, estremamente serio in viso.

“Ci è voluto un po', ma è arrivato anche il nostro tempo” sorrise Beau.

“Ti capisco. Quando conobbi Hannah, non avevo idea che sarebbe diventata una parte così importante della mia vita, ma ringrazio ogni giorno l'intuizione che ebbe mia madre, anche se poi si è macchiata di crimini così orrendi” sospirò Nick, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

“Immagino non sia facile da mandare giù. Deve essere stato un bel colpo, per te e la tua famiglia.”

Il giovane magnate annuì e Beau, nel dargli una pacca sul braccio, asserì: “Hannah è splendida, e così i vostri bambini. E credo che Phill sia un ottimo ragazzo, e Brandon mi pare felice, con lui. Direi che, nonostante tutto, è andata bene.”

“Vorrei che fosse così anche per mio padre ma, già il vederlo assieme ai gemelli, mi rincuora” mormorò Nick, ritrovando in parte il sorriso.

“Sono sicuro che troverà la serenità. Io non dispererei. Come hai ben visto, il tempo non è un impedimento” ironizzò Beau, ammiccando al suo indirizzo.

“Già” assentì Nick.

Nel tornare ad osservare Serena, che colse un momento di pausa tra una domanda e l'altra per lanciare loro un sorriso e un bacio, Beau domandò a Nickolas: “E' vero che hai preso lezioni di surf?”

“Eccome, e oso dire di essere piuttosto bravo. Perché?” si informò il magnate, ghignante.

“Se trovi un buco nella tua agenda, vorrei sfidarti” gli propose Beau, lanciandogli un'occhiata maliziosa.

“Uhm... io ho qualcosa di meglio. Ho un'isola accanto alla Nuova Zelanda, ed è il paradiso dei surfisti. Che ne dici di andarci con Rena, Hannah e i bambini, non appena incastreremo i rispettivi impegni?” ribatté per contro Nick, sorprendendolo.

“Hai... un'isola?” gracchiò l'uomo, fissando l'amico senza parole.

“Hai idea di dove ti sei infilato, amico?” ridacchiò divertito Nickolas.

“Aaah, più o meno. Okay, ho digerito il fatto che hai un'isola. Spero ci sia anche una casa... o faremo campeggio?” mugugnò Beau, grattandosi il capo.

“C'è una villa, tranquillo, e vorrei davvero che voi due ci veniste” insisté il magnate, tornando serio.

“Contaci, amico. Sarà un piacere” assentì Beau, stringendogli la mano.

“Benvenuto in famiglia, allora” dichiarò Nickolas, mettendo in quella stretta tutto l'affetto che provava per Rena e che, col tempo, avrebbe riversato anche su Beau.

Sì, Natale migliore non c'era mai stato.

 

 

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N.d.A.: ormai siamo alla fine… pensieri? Osservazioni?

 

  
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