23.
La sera della Prima.
Per tutta la notte non aveva chiuso occhio e, con il
corpo di Serena stretto al suo, aveva passato l'intera nottata a carezzarle i
capelli e la pelle nuda.
Era la Vigilia di Natale, nessun giorno sarebbe stato
migliore per l'inaugurazione del suo spettacolo, nessuno di loro sarebbe mai
stato più pronto, ma era comunque in ansia.
Non era del tutto certo che la sua commedia sarebbe
stata apprezzata.
Dopotutto, si trattava di un'opera prima di un autore
emergente, del tutto sconosciuto ai più, e che portava in scena una storia di
adolescenti.
Un vero e proprio salto nel vuoto.
Eppure, i pochi giornalisti ammessi alle prove
generali di alcuni giorni prima, erano parsi entusiasti del lavoro.
Questo deponeva a suo favore, ma sarebbe stato il
pubblico a decidere.
E Serena.
A lui, in fin dei conti, interessava solo il suo
parere.
Quando l'alba fece capolino oltre le colline di Los
Angeles, e il sole iniziò a penetrare dagli immensi lucernari del loft di Rena,
dove avevano dormito quella notte, Beau le diede un bacio e si alzò da letto.
In silenzio, si recò in bagno per una breve e
corroborante doccia e, dopo essersi assicurato che tutti i regali si trovassero
nella calza appesa al camino, iniziò a preparare la colazione per entrambi.
Fu l'aroma esotico del caffè a svegliare la donna che,
stiracchiandosi come un gatto nell'immenso letto a tre piazze, si sorprese nel
ritrovarsi da sola.
Incuriosita dai rumori provenienti dabbasso, si levò
in piedi per affacciarsi alla balaustra e, sorridendo, mormorò sonnacchiosa:
“Ehi... buongiorno.”
“Buongiorno a te, Renny. Buona Vigilia di Natale” le
sorrise lui, levando il capo a guardarla.
Era piacevolmente rosea, con i capelli ancora in
disordine dopo il lungo sonno e scandalosamente nuda. Quel particolare gli
piacque molto.
Sorridendo maliziosa nel notare come la stesse
guardando, Rena si allontanò un attimo dopo per raggiungere la sua lunga
vestaglia di raso nero e, dopo averla indossata assieme alle pantofole, scese
dabbasso.
Lì, raggiunse la cucina con agili balzelli e, levatasi
in punta di piedi, attirò verso di sé il suo uomo e gli stampò un bacio con lo schiocco
sulla guancia rasata.
“Sei mattiniero. Ansia da prestazione, per caso?” gli
domandò poi lei, sorridendogli nell'abbracciarlo.
“Centrato in pieno. Non ho chiuso occhio” ghignò lui,
dandole un bacio sui capelli.
“Sono sicura che andrà benissimo” ciangottò Serena,
saltando sul posto prima di scostarsi per accennare qualche passo di danza.
Beau la seguì ammirato con lo sguardo mentre, con
leggiadria, la padrona di casa andava spostandosi verso l'enorme albero
decorato, sistemato accanto alla libreria.
Raggiuntolo, fece tintinnare con un dito alcune delle
campanelle appese ai rami dopodiché, simile a una bambina dispettosa, corse
alle calze e afferrò la sua, stringendosela al petto con amore.
A quel punto l'uomo scoppiò a ridere e lei, esponendo
gloriosa la sua piccola lingua, lo ignorò bellamente e si buttò a gambe
intrecciate sul divano per aprire i suoi regali.
Adorava vederla così beata e limpida come una stella,
e sapeva che in buona parte dipendeva dal tacito accordo che avevano raggiunto
dopo il loro disastroso litigio.
Contrariamente a quanto aveva temuto, farla avvicinare
alla sua realtà non era stato così tremendo e, anzi, si era divertito a vederla
sorreggere pesanti manichette come a indossare le ingombranti giacche
ignifughe.
Aveva tremato nel vederla lanciarsi dalla torre ma
lei, imperterrita, l'aveva fatto senza alcuna paura e, solo dopo essere
atterrata sul materasso, gli aveva confidato di avere fatto parapendio, ai
tempi del college.
Questo l'aveva un po' sorpreso e Serena, tra un
risolino e un sorriso ai pompieri che si complimentavano con lei, gli aveva
raccontato i suoi trascorsi folli all'epoca di Yale.
Scoprire che si era data a tutti i tipi di sport
estremi, compresi il free style con gli sci e le immersioni in apnea, lo
aveva portato a chiedersi i motivi di tali scelte.
La donna, con un candore quasi sconvolgente, si era
limitata a dire di essere sempre stata assetata di adrenalina ma che, stando
con lui, ora ne aveva fin che voleva.
Naturalmente, essendo poco abituata a quel genere di impiego
delle forze, si era più volte sbucciata le mani o indolenzita le braccia fino a
renderle quasi inabili, ma Serena aveva sopportato il tutto con stoicismo.
Anzi, la co-redattrice le aveva proposto di fare un
intero servizio sul suo corso di volontariato, così da stimolare le persone a
fare lo stesso.
Ron si era divertito non poco ad avere fotografi e
modelle in giro per la caserma e, a onor del vero, anche il Corpo aveva
apprezzato la pubblicità.
Certo, Rena non avrebbe mai potuto portare fuori da un
incendio un uomo adulto e svenuto, ma sapere come comportarsi durante un simile
evento, era un fattore positivo.
E, nonostante la paura iniziale, ora gli faceva
piacere che sapesse.
Ma, soprattutto, che apprezzasse ciò che lui amava
fare.
Probabilmente, se tutto fosse andato come sperava, e
il suo nome fosse levitato verso l'alto assieme alla fama del suo primo
musical, avrebbe dovuto diventare a sua volta un volontario, ma poteva andare
bene lo stesso.
Non avrebbe mai abbandonato del tutto il Corpo, ma avrebbe
ridimensionato i suoi impegni.
Dopotutto, Serena aveva imparato quella lezione molti
anni addietro.
Era giunto ormai il momento anche per lui di imparare
a vivere in entrambi i mondi, e senza provare alcun disagio.
Raggiunta Rena al divano con un vassoio colmo di
frittelle dolci, marmellata e spremute, poggiò il tutto sul tavolino dopodiché
afferrò la sua calza e propose: “Le apriamo?”
“Sì” assentì lei, scavando con la mano nella sua, che
era enorme e rosso fuoco.
Beau ridacchiò nel vederla così eccitata e, più
modestamente, scandagliò nella sua, color verde e oro, ma delle esatte
dimensioni di quella della donna al suo fianco.
Eccitata e ridente, Serena estrasse il primo
pacchettino – un cubetto ricoperto di carta dorata – e lo scartò febbrilmente.
Lanciando uno strillo eccitato, aprì la scatoletta con
le insegne del Corpo dei Vigili del Fuoco e ne estrasse una spilla, che la
designava come Volontario e Benefattore Onorario del Fire District 71.
“Wow... è bellissima! C'è anche il mio nome sopra! Dove
la posso mettere? Dove la posso mettere?” si agitò Serena, guardandosi intorno
febbrilmente e facendo scoppiare a ridere di gusto Beau.
“Calmati, scimmietta, o ti esploderà la testa per la
troppa agitazione. Perché, molto semplicemente, non la metti assieme alle altre
spille che hai in camera, visto che le collezioni?” le propose l'uomo,
sorridendole calorosamente.
Era rimasto più che mai sorpreso, alla sua prima
visita nella stanza, nello scoprire un'autentica bacheca dedicata
esclusivamente alle spille commemorative.
Ne aveva centinaia, di ogni genere e forma e, dopo un
attento esame, Beau ne aveva scoperte alcune provenienti dai posti più
impensati, come il Laos o la Cambogia.
“Oh, sì, giusto, hai ragione” assentì lei, annuendo
con foga.
“Non ti facevo così nervosa, la mattina della Vigilia”
ridacchiò l'uomo, dandole un buffetto affettuoso sul naso.
“Io? Sempre. Avresti dovuto vedermi al mio ultimo anno
a Yale. Penso di aver esasperato così tanto la mia compagna di stanza, da
averla praticamente sentita intonare un canto di gioia mentale, al pensiero di
avermi tra i piedi solo per alcuni mesi ancora e basta” sghignazzò Serena,
spallucciando.
“Non credo sia possibile. Sei adorabile” replicò lui,
scettico.
“Con te... mai detto di essere così brava anche con le
componenti del mio stesso sesso” ammiccò lei, atteggiandosi a birichina.
“Avrei proprio voluto vederti!” esclamò Beau,
allungandosi per darle un bacio.
Lei lo accettò con piacere prima di dirgli: “Comincia
a scartare i tuoi, dai.”
“Agli ordini” assentì allora lui, dandosi da fare con
il primo che, a quanto pareva, veniva dai coniugi Ingleton.
Apertolo con somma curiosità, vi trovò all'interno un
libretto dall'aspetto decisamente antico e che, a una seconda occhiata, Beau
scoprì essere appartenuto niente meno che a Mozart.
Era un suo memoriale, in cui descriveva le proprie
opere e come fosse giunto a scriverle.
L'uomo lo sfogliò con reverenziale timore, prima di
riporlo delicatamente sul tavolo e mormorare commosso: “Per la miseria... non
oso neppure immaginare quanto abbiamo sgobbato per trovare un simile oggetto.”
“Sanno quanto ci tieni, e volevano che il primo regalo
di Natale da parte loro, fosse speciale”
gli sorrise lei, afferrando il secondo pacchetto. Era di Bethany.
All'interno del pacco sottile e oblungo, Serena trovò
uno schizzo a carboncino del suo ritratto e, in calce, la firma di Colton, il
padre di Beau.
Stringendoselo al petto con un singhiozzo strozzato,
Rena esalò commossa: “Oddio! Non sapevo mi avesse fatto un ritratto!”
“Operava sempre sui bozzetti tracciati a carboncino,
prima di scalpellare il legno. Diceva che visionava meglio l'opera, così” le
spiegò Beau, sorridendole.
“E' stupendo” sussurrò lei, serrando gli occhi per non
piangere. “Lo metterò in ufficio, così potrò vederlo tutti i giorni.”
“Ne sarebbe felice” mormorò l'uomo, reclinando il
capo.
Serena abbandonò la sua calza e si avvicinò per
stringerlo in un caloroso abbraccio. Assieme si raccontarono aneddoti della
loro adolescenza, di come Colton fosse passato da momenti di sconforto totale
alla redenzione completa.
Questo riportò il sorriso sul volto di Beau che, con
rinnovata gioia, pensò a terminare di aprire i regali assieme a Rena.
Sperava soltanto che, il regalo che aveva pensato per
lei – non presente nella calza – le risultasse gradito.
Per quello, però, c'era ancora tempo.
§§§
Il teatro era gremito, non un solo posto risultava
vuoto e Beau, seduto in prima fila, era più che in ansia, stava letteralmente
fibrillando.
Accanto a lui, Rena gli stringeva la mano con l'orgoglio
dipinto a chiare lettere sul viso.
Sull'altro lato, sua madre Bethany si guardava attorno
soddisfatta e vagamente agitata, spesso sostenuta dai sorrisi di Grace, che le
sedeva vicino e le dava coraggio.
Barthemius sedeva al fianco della figlia, invece,
serio e vagamente curioso e, di quando in quando, si scostava dal sedile in
velluto per sorridere a Beau.
L'intera prima fila era stata invasa dai suoi amici,
tra cui Beau poté scorgere Nick e Hannah, Sylvia e suo padre, Ron con la
famiglia e alcuni dei suoi commilitoni più intimi.
Poco oltre, sapeva esserci anche Berenike e Tod, che
gli erano stati presentati quella sera ed erano grandi amici di Hannah e Phill,
il compagno di Brandon.
Candice e Coleen, con il marito, erano accanto a Grace
e, poco più in là, sapeva esserci Andrea e i coniugi Petrovitz, i genitori di
Hannah.
Chi vi fosse dietro di loro, Beau non lo sapeva con
precisione, ma il brusio curioso alle sue spalle era sempre più alto e, quando
finalmente le luci calarono, lui ebbe l'impressione di perdere il controllo.
Subito, Serena si portò la sua mano alle labbra e la
baciò, sussurrando subito dopo: “Andrà bene, ne sono sicura.”
Lui annuì e, quando vide la prima ballerina comparire
sulla scena, che ricreava un'idilliaca magione, sorrise.
Con il passare dei minuti, le musiche si diffusero con
sempre maggiore potenza all'interno del teatro, intervallate e spesso
accompagnate dalle danze dei ballerini e dai loro brani recitati ad arte.
Per tutto il tempo, le dita di Beau rimasero
intrecciate a quelle di Rena che, quasi subito, si strinsero con forza sulle
sue e, quando finalmente il primo atto si chiuse e l'applauso giunse furioso,
lei mormorò sconvolta: “Sono... io.”
“Te l'ho detto che doveva essere una sorpresa” replicò
lui, mentre il sipario veniva calato e le luci venivano riaccese sulla platea.
Portandosi una mano alla bocca per soffocare un
singulto strozzato, Serena lo fissò con occhi colmi d'amore e di lacrime
orgogliose e, senza più forze, esalò: “Non … non pensavo mi vedessi così... non ero così... ne sono sicura.”
“Così forte e caparbia, intendi? Così bella e
generosa? Così gentile e premurosa? Io direi proprio di sì, invece” replicò
Beau, deponendole un casto bacio sulla fronte.
Serena fece per ribattere, ma Sylvia si avvicinò a
loro e, afferrato l'uomo ad un braccio, gli disse concitata: “Vieni! I
giornalisti vogliono scambiare due parole con te, tra un atto e l'altro!”
Lui annuì ma, a sorpresa, afferrò Rena e la fece
alzare, dicendo: “Non senza la mia musa.”
Lei scoppiò a ridere e lo seguì e Bart, sorridendo d
entrambi nel vederli allontanarsi, dichiarò soddisfatto: “Quel ragazzo ha
stoffa da vendere, non c'è dubbio.”
§§§
La commedia non solo aveva ricevuto applausi
entusiastici, ma era stata letteralmente subissata di complimenti.
La standing
ovation era durata ben venticinque minuti, minuti in cui l'intero corpo di
ballo era rimasto sul palco in adorazione del pubblico festante.
Beau era salito assieme a loro e al direttore
d'orchestra e, accompagnati da due enormi mazzi di rose, li avevano consegnati
ai due primi ballerini, che si erano inchinati al pubblico osannante.
Ci era voluto parecchio tempo prima che il teatro si
svuotasse e, quando finalmente avevano raggiunto lo Sheraton per i
festeggiamenti, era quasi mezzanotte.
L'intero corpo di ballo appariva euforico, più che
sicuro di essersi guadagnato un posto in teatro per i prossimi sei mesi.
Beau osservava tutti con un sorriso estasiato sulle
labbra e, complici gli invitati alla festa, passò le prime due ore a stringere
mani, ricevere encomi e rilasciare interviste.
Serena rimase sempre in disparte durante tutto il
tempo, compiaciuta e tutta presa ad ammirare l'uomo che amava ricevere il
riconoscimento dovuto.
Al suo fianco, ad alternarsi nel tenerle compagnia in
attesa del ritorno di Beau, passarono in rassegna i genitori ed i suoi amici
più cari finché, alla fine, non comparve anche Ron.
Lei salutò il pompiere e la sua famiglia con un
sorriso e un abbraccio e, nel tornare ad osservare Beau, in quel momento
impegnato con i suoi inviati di Vanity Fair, mormorò soddisfatta:
“Penso proprio che la critica non potrà dire nulla di sconveniente, su di lui.
E' stato uno spettacolo perfetto.”
“Di sicuro, è uno dei pochi che ho capito” sghignazzò
Ron, facendo ridere Serena. “Il ragazzo, comunque, ha talento da vendere, e
cercherò di convincerlo a mollare un po' la presa dai Vigili del Fuoco. E'
evidente anche a me che non me ne intendo, che il suo futuro è questo. Quando
c'è stoffa da vendere, la vedo.”
“A Beau piace fare il pompiere, però” replicò Rena,
dubbiosa.
“Potrà fare il volontario, se vorrà, ma penso debba
dedicarsi a tempo pieno a questo. Ce lo vedo a creare altre cento di queste
commedie” dichiarò Ron, annuendo con veemenza.
La figlia si dichiarò d'accordo col padre e, con sguardo
adorante, punto gli occhi su Beau e asserì: “Sono sicura che diventerà più
famoso di James Cameron. E poi è tanto più bello!”
Rena e gli altri scoppiarono a ridere e, annuendo
convinta, assentì pienamente. “Hai perfettamente ragione, Becky.”
Lei la guardò con aria dubbiosa e, storcendo un po' la
bocca, disse: “So che sta con te, adesso ma, quando sarò grande, sposerà me.
Spero tu non l'abbia troppo a male.”
“Ho sempre saputo che Beau ha buon gusto... perciò no,
non ci rimarrò male” dichiarò Serena con perfetto aplomb, ma ridendo di gusto
dentro di sé di fronte alla sfrontatezza adolescenziale di quella bambina
undicenne.
“Bene. Ho sempre apprezzato le donne di classe”
sentenziò Becky, facendo arrossire la madre e ridere il padre e Serena.
Beau scelse quel momento per tornare da Serena e, nel
darle un bacio leggero sulle labbra, si volse poi per ringraziare Ron e sua
moglie per la loro presenza.
Da ultima lasciò Becky, che abbracciò e a cui dispensò
un bacetto sulla fronte, prima di prenderla da parte per scambiare due parole.
Vagamente sorpresa, Serena fece spallucce e celiò:
“Chissà cosa starà tramando?”
Dallo sguardo serio di Becky, e quello morigerato di
Beau, Rena dovette ipotizzare fosse qualcosa di tutt'altro che sciocco e,
quando vide la bambina annuire solennemente, si chiese cosa si fossero detti.
A quel punto, l'uomo le diede un rapido abbraccio, e
si allontanò per raggiungere il palco dove si trovava un microfono.
Dopo avervi picchiettato sopra per attirare
l'attenzione di tutti, esordì dicendo: “Innanzitutto, voglio augurare Buon
Natale a tutti, visto che sono quasi le tre del mattino, e ci siamo ormai
entrati di diritto.”
I presenti applaudirono e Bethany, raggiunto Beau sul
palco, gli sorrise e lo abbracciò con calore.
Lui ricambiò con affetto e, all'orecchio, le sussurrò:
“L'hai trovato?”
“Sì, è qui” assentì lei, allungando una mano senza
farsi notare dai presenti.
Il figlio la ringraziò con un caloroso sorriso e, nel
riprendere la parola, disse: “Ora vorrei ringraziare la persona che ha ispirato
tutto questo e che, senza il suo prezioso intervento, non mi avrebbe mai dato
la forza per portare a termine Sogni d'estate, la mia prima commedia
musicale.”
Rena perse un battito e, quando vide Beau scendere dal
palco per raggiungerla, ebbe l'impressione di perdere il contatto con la
realtà.
L'uomo le sorrise e, nel prenderle la mano – ora
gelida – la accompagnò sul palco che lui aveva appena abbandonato, per
aggiungere: “Molti di voi la conoscono già ma, per chi non lo sapesse, lei è
Serena Ingleton, la direttrice di Vanity Fair Los Angeles e, tra le
altre cose, musa ispiratrice della mia opera prima.”
Serena divenne paonazza in viso, quando un applauso
sentito si levò tra i presenti e Beau, ringalluzzito da quella reazione, la
fece voltare completamente verso di sé e disse commosso: “Niente di tutto
questo sarebbe nato, se io non ti avessi conosciuta. Il mio mondo ha preso
vita, quando sei comparsa nella mia vita e, quando il Fato mi ha costretto a
separarmi da te, ho mantenuto nel mio cuore tutto l'amore che tu avevi saputo
generare, risparmiandolo per il momento in cui ti avrei rivista.”
La donna prese un gran respiro, non sapendo bene che
dire, ma Beau la anticipò, aggiungendo: “So benissimo che questo nostro nuovo
incontro è avvenuto pochi mesi fa, e che ci sono tante cose che ancora voglio
scoprire di te, e che voglio farti scoprire di me, ma... desidero che il tempo
passato assieme duri per sempre.”
A quel punto, Serena si portò una mano al cuore,
indecisa se svenire subito o abbracciarlo con foga.
Optando per rimanere in silenzio, avvertì solo
parzialmente i sospiri deliziati dei presenti e, gli occhi negli occhi con
l'uomo della sua vita, lo osservò inginocchiarsi ed estrarre dalla tasca una
scatoletta di velluto blu.
Quando la aprì, le donne in sala esalarono un
immediato sospiro di deliquio e Beau, conscio solo di Serena e del suo amore
per lei, aprì la scatoletta e mormorò: “E' l'anello appartenuto a mia nonna
paterna. Lo portò con sé, quando fuggì da Praga assieme alla sua famiglia, poco
prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. E' un cimelio di famiglia
che conserviamo da anni, e vorrei donarlo a te, con la promessa di amarti ogni
giorno di più e di non permettere a niente e nessuno, neppure al Fato stesso,
di dividerci nuovamente.”
Un singhiozzo scivolò fuori dalle labbra tremanti di
Serena, quando Beau aggiunse: “Vuoi diventare mia moglie, Renny?”
Lei annuì e, allungata una mano per carezzare il suo
viso, asserì con tono commosso: “Non potrei mai sposare nessun altro, visto che
ti ho voluto dal primo istante in cui ti ho visto.”
Un coro di risate si levò tra i presenti e, quando
Beau le infilò l'anello in stile liberty al dito, gli applausi li avvolsero
come un abbraccio collettivo, abbraccio in cui loro si crogiolarono, grati e
felici.
Ammirando l'anello d'oro, in cui splendeva un unico
zaffiro tondo e levigato, Serena abbracciò con forza Beau e sussurrò contro il
suo petto: “Ora non avrai più scuse! Sarai mio!”
“L'idea è quella” ridacchiò lui, baciandola con ardore
prima di essere raggiunti dalla famiglia e dagli amici per le congratulazioni.
Mai, nella sua vita, Natale fu più bello.
§§§
Seduto al bancone del piano bar, mentre Serena era impegnata
a mostrare a tutti il suo anello, e a ricevere i complimenti di tutte le donne
presenti, Beau la ammirò pacato e felice, finalmente in pace con se stesso.
Aveva ottenuto tutto ciò che voleva, la donna della
sua vita aveva detto sì alla sua richiesta e la commedia prometteva di
diventare un colossal teatrale.
Se solo suo padre avesse potuto vederlo, sarebbe stato
orgoglioso di lui.
Sollevò il bicchiere di champagne verso l'alto e, in
un muto saluto, lo ringraziò per tutto.
Quando terminò di bere il liquido frizzante e ambrato,
si ritrovò a fronteggiare Nick che, sedutosi al suo fianco, osservò l'amica e
chiosò: “A quanto pare, ha capitolato.”
“Era tempo” asserì pacato Beau, poggiando i gomiti sul
bancone in marmo nero.
Nickolas lo imitò e, annuendo, dichiarò: “Sono lieto
sia tu. Almeno, so che sei alla sua altezza. Mi aveva terrorizzato a morte,
alcuni anni fa, quando era uscita per un po' con un tizio di San Francisco. Lo
detestavo.”
“Felice di rientrare nelle tue grazie, allora”
ironizzò Beau.
“Ho sempre visto qualcosa di speciale, in te, e mi
piaceva come trattavi Rena. Quel che facesti per lei mi dimostrò una volta di
più quanto fossi giusto per lei, e sono stato contento che vi siate ritrovati”
gli spiegò Nick, estremamente serio in viso.
“Ci è voluto un po', ma è arrivato anche il nostro
tempo” sorrise Beau.
“Ti capisco. Quando conobbi Hannah, non avevo idea che
sarebbe diventata una parte così importante della mia vita, ma ringrazio ogni
giorno l'intuizione che ebbe mia madre, anche se poi si è macchiata di crimini
così orrendi” sospirò Nick, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Immagino non sia facile da mandare giù. Deve essere
stato un bel colpo, per te e la tua famiglia.”
Il giovane magnate annuì e Beau, nel dargli una pacca
sul braccio, asserì: “Hannah è splendida, e così i vostri bambini. E credo che
Phill sia un ottimo ragazzo, e Brandon mi pare felice, con lui. Direi che,
nonostante tutto, è andata bene.”
“Vorrei che fosse così anche per mio padre ma, già il
vederlo assieme ai gemelli, mi rincuora” mormorò Nick, ritrovando in parte il
sorriso.
“Sono sicuro che troverà la serenità. Io non
dispererei. Come hai ben visto, il tempo non è un impedimento” ironizzò Beau,
ammiccando al suo indirizzo.
“Già” assentì Nick.
Nel tornare ad osservare Serena, che colse un momento
di pausa tra una domanda e l'altra per lanciare loro un sorriso e un bacio,
Beau domandò a Nickolas: “E' vero che hai preso lezioni di surf?”
“Eccome, e oso dire di essere piuttosto bravo.
Perché?” si informò il magnate, ghignante.
“Se trovi un buco nella tua agenda, vorrei sfidarti”
gli propose Beau, lanciandogli un'occhiata maliziosa.
“Uhm... io ho qualcosa di meglio. Ho un'isola accanto
alla Nuova Zelanda, ed è il paradiso dei surfisti. Che ne dici di andarci con
Rena, Hannah e i bambini, non appena incastreremo i rispettivi impegni?”
ribatté per contro Nick, sorprendendolo.
“Hai... un'isola?” gracchiò l'uomo, fissando l'amico
senza parole.
“Hai idea di dove ti sei infilato, amico?” ridacchiò
divertito Nickolas.
“Aaah, più o meno. Okay, ho digerito il fatto che hai
un'isola. Spero ci sia anche una casa... o faremo campeggio?” mugugnò Beau,
grattandosi il capo.
“C'è una villa, tranquillo, e vorrei davvero che voi
due ci veniste” insisté il magnate, tornando serio.
“Contaci, amico. Sarà un piacere” assentì Beau,
stringendogli la mano.
“Benvenuto in famiglia, allora” dichiarò Nickolas,
mettendo in quella stretta tutto l'affetto che provava per Rena e che, col
tempo, avrebbe riversato anche su Beau.
Sì, Natale migliore non c'era mai stato.
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N.d.A.: ormai siamo alla fine… pensieri? Osservazioni?