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Autore: LilyLunaWhite    03/06/2014    1 recensioni
Due ragazzi apparentemente diversi, ma con un lato in comune: entrambi, indossano una maschera.
Due famiglie diverse.
L'odio di entrambi verso l'amore.
Però, cosa accadrebbe se i loro cuori cominciassero a battere?
Riusciranno, i due protagonisti, a imparare ad amare?
-Dalla storia.-
"Come ogni volta, quando incontravo il suo sguardo, notavo che erano privi di luce, spenti e questo mi metteva addosso un’inspiegabile tristezza.
Agii d’impulso, mi chinai e posai le mie labbra sulle sue. Constatai che erano fredde ma, allo stesso tempo, dolci.
Fu a quel contatto che riuscii a rispondere alla maggior parte delle mie domande.
"
Storia in fase di modifiche e sistemazioni.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo sette: Un altro rapimento?
 
P.O.V. Jenny
 
Non conoscevo quel ragazzo, eppure quando lo vedevo mi sembrava naturale aprirmi in un sorriso, anche se sapevo bene che realmente sincero non era, dato che avvertivo dentro di me la solita apatia che mi caratterizzava, ma almeno mi sentivo serena.
Lo vidi avanzare verso di me e sedersi al mio fianco, sotto quella quercia che doveva avere sui cinquant’anni di vita, visto il suo tronco robusto.
«Stavi ascoltando la canzone che ti avevo passato?», mi domandò Walter curioso.
Puntai il mio sguardo sul viso tondo del ragazzo che avevo davanti e annuii leggermente.
«Hai preso una decisione?»
Annuii nuovamente incapace di parlare. Improvvisamente, la tranquillità che avevo avvertito precedentemente, era sparita del tutto.
«La paura ci fa fare scelte che apparentemente ci proteggono, ma che in realtà ci rinchiudono e ci priva delle nostre ali.», mi disse con un sorriso leggero.
Ero sorpresa.
«Come hai intuito la mia scelta e i miei pensieri?», diedi voce a quello che avevo in testa.
«Studio psicologia e i tuoi silenzi e il tuo sguardo ancora vuoto e privo di emozioni mi ha parlato.»
Rimasi in silenzio, indecisa.
Se fino a poco fa ero sicura di voler evitare Raffaele, di tenerlo lontano dalla mia vita, ora non ne ero più tanto sicura.
«Volevo allontanarmi da lui perché non lo conosco e ho la strana sensazione che lui possa farmi soffrire e io non voglio questo.»
«Tu vedi solo questa prospettiva negativa, ma se invece lui ti facesse star bene e ti rendesse felice? Se non provi, non lo saprai mai.»
«Credo di preferire il dubbio al dolore. Almeno credo.»
«Perché eviti l’amore e i vari sentimenti?»
A quella domanda, restai nuovamente sorpresa.
Walter riusciva a leggermi dentro, eppure nessuno ne era capace.
«Sicuro che stai studiando ancora psicologia? A me pare che tu sia già uno psicologo.», tentai malamente di sviare il discorso.
Ridacchiò leggermente, «Non cambiare il discorso.»
Sospirai e puntai lo sguardo davanti a me pur di evitare i suoi occhi verde smeraldo che, a differenza delle altre due volte che li avevo visti, oggi erano più chiari e limpidi.
«Preferisco non parlarne. Non voglio riportare a galla il passato. Però ammetto che se prima ero sicura di evitarlo, ora che ti ho parlato, non lo sono più.», dopo aver sospirato nuovamente, volsi lo sguardo verso di lui, «Che cosa devo fare?»
«Questo lo devi capire da sola.», mi rispose, alzandosi in piedi e pulendosi i jeans scuri dall’erba.
«Mi sento più confusa di prima.», ammisi in un sussurro.
«Datti del tempo. Per certe cose, meglio non avere fretta.»
Restai in silenzio e lo vidi indietreggiare leggermente.
«Ora devo andare. Alla prossima Jenny.», mi salutò con un gesto della mano, ma lo fermai prima che potesse andare.
«Walter, aspetta!», esclamai alzandomi subito e raggiungerlo.
«Dimmi.»
«Per caso sai che significa Krieger1
«Come mai questa domanda?»
Nella sua domanda, notai una leggera curiosità e cercai di placarla restando però sul vago. Non volevo raccontargli della mia giornata al mare con Raffaele, anche perché dopo quel giorno non avevo più sorriso con sincerità.
«Ho sentito che chiamano Raffaele con quel nome.»
«È una parola tedesca e vuol dire guerriero. Raffaele porta questo nome dall’inizio delle medie, ma ormai sono in pochi a conoscerlo. Infatti, mi stupisce che tu lo conosca.»
«Perché lo chiamano così?», chiesi ancora più curiosa, sperando di poter conoscere qualcosa in più sul passato di Raffaele.
«Chiedilo a lui.», mi sorrise furbo il biondo, «Alla prossima Jenny!»
Lo vidi andar via, con ancor più domande di prima e la confusione in testa.
Cosa dovevo fare?
Con quella domanda, decisi di tornare a casa e di mettermi a studiare, per portarmi avanti con il programma: non volevo restare indietro e ritrovarmi in altri casini, per di più scolastici.
Quindi, con un sospiro, afferrai il mio skate e tornai a casa dove cominciai i miei studi che, per fortuna, tennero la mia mente impegnata e incapace di pensare al ragazzo che mi stava incasinando i pensieri.
 
Avevo trascorso i primi giorni di vacanza tra studio, passeggiate con lo skate e aiutando i miei genitori e mia sorella maggiore nel ristorante di famiglia, servendo i vari tavoli. Il ristorante non era molto grande, ma
era abbastanza conosciuto e apprezzato. Era arredato con semplicità, ma al contempo era moderno e elegante. Era a causa del ristorante che vedevo poco i miei genitori, ma questo non mi rendeva triste anche perché cercavano in ogni modo di non farmi mancare nulla ed erano sempre stati premurosi e attenti ad ogni mia necessità. Infatti, avevano pensato di comprare l'appartamento presente sopra il ristorante visto che i precedenti proprietari avevano traslocato. Da alcuni mesi avevano già avviato le varie pratiche e dall’anno nuovo saremmo potuti andare a vivere nella nuova casa in modo da poterci vedere di più e stare più vicini.
Sorrisi mentalmente all’idea.
Anche se ero cambiata negli ultimi anni, continuavo a voler un gran bene alla mia famiglia e alle volte mi rattristava vederli preoccupati per il mio cambiamento, ma cercavo in ogni modo di mostrarmi tranquilla e serena per non dare preoccupazioni inutili ai miei genitori. Vedevano che in quegl'ultimi tre anni, non invitavo più amici a casa, non uscivo se non da sola, non parlavo molto e sorridevo a fatica. Però, cercai in tutti i modi di tranquillizzarli.
Anche la sera prima della Vigilia di Natale, stavo lavorando nel ristorante, servendo i vari clienti che volevano trascorrere la sera prima della festività in totale serenità. Proprio mentre prendevo le ordinazioni di una coppia, sentii la porta aprirsi e così mi affrettai a segnare le ordinazioni e ad avviarmi verso l’entrata per accogliere i clienti e farli accomodare ad un tavolo. Quando però giunsi all’ingresso del ristorante, rimasi sorpresa.
Raffaele e Walter si trovavano davanti a me: il primo mi guardava con freddezza, senza lasciar trapelare alcuna emozione; mentre, il secondo mi sorrideva divertito, sicuramente sorpreso di trovarmi lì.
 
P.O.V. Raffaele
 
Era l’ora di pranzo e io e Walter decidemmo di dirigerci verso il ristorante vicino alla nostra posizione. Non era la prima volta che finivamo a mangiare in quel luogo, per questo mi sorpresi di trovare Jenny ad accoglierci.
Indossava la classica divisa da cameriere e dovevo ammettere che era davvero carina. Però, cercai di non far trapelare alcuna emozione: mi ero ripromesso di dimenticarla e di andare per la mia strada, anche se, a volte, cedevo e cercavo di avvicinarmi di nascosto a lei, senza però arrivare mai a ad avvicinarmi abbastanza da poterle parlare, da poterla ferire di nuovo.
Non volevo farla soffrire di nuovo e poi quello che volevo lo avevo ricevuto: la vittoria della scommessa con i miei amici. Per me era tutto un gioco, non credevo nei sentimenti e mai lo avrei fatto. Certo, con Jenny mi stavo ricredendo, ma il vederla ferita mi aveva riscosso.
Come mai con Jenny non era un gioco?
La osservai e constatai che il suo fisico passava inosservato visto che rientrava in quello che io consideravo “nella norma”. Avevo incontrato ragazze più belle fisicamente rispetto a Jenny. Quindi, quell’attrazione verso di lei non era fisica, anche perché non avevo mai avuto quei pensieri su di lei.
Quindi compresi che ad attirarmi era il suo carattere, il suo sguardo e il vuoto che ella si portava dentro. Anche Walter mi aveva confermato che quella ragazza stava combattendo da sola una silenziosa battaglia e io, inconsciamente, avevo il desiderio di volerla aiutare. Però, non potevo farlo.
Io non potevo proprio perché avrei finito solo con il ferirla di continuo. Negli anni si cambia, questo è vero, ma il passato non si cancella e io, anche se ero un po’ cambiato, avevo un passato che avrebbe spaventato chiunque. Uno come me non poteva permettersi una relazione. Avrei soltanto distrutto tutto e avrei ferito ancor di più Jenny e io non volevo questo. Nell’ultimo mese avevo sempre quell’irrefrenabile desiderio di proteggerla, ma dopo l’episodio del bacio, compresi che se davvero volevo adempiere al mio compito, dovevo proteggerla solo da me stesso e dal mio mondo.
Distolsi lo sguardo da quello di Jenny e la vidi ricomporsi, per poi accompagnarci ad un tavolo, come se nulla fosse. Anche lei era brava a nascondere i sentimenti, solo che avevamo due modi differenti di farlo: lei lo faceva con il silenzio, io compiendo gesti spericolati e per nulla attenti.
«Raf, mi ascolti?», domandò Walter, ma sentivo la sua voce lontana, sommersa dai miei innumerevoli pensieri e ragionamenti.
«Krieger, prestami attenzione.», sentirmi chiamare in quel modo mi riscosse dai miei pensieri.
Sentire quello che ormai era diventato il mio soprannome, pronunciato da lui, aveva tutt’altro effetto. Quella parola tedesca risultava fredda e dura mentre usciva dalle labbra sorridenti del mio amico.
«Scusami, pensavo.», gli risposi ridacchiando.
«Dire che stavi solo pensando è un eufemismo. Tu stavi navigando tra i pensieri.», rispose lui ridendo.
«Dumm2.», gli risposi scuotendo la testa e ridacchiando, «Che volevi dirmi, comunque?»
«Nulla, ti stavo dicendo che ero sorpreso di vedere qui Jenny.»
«In effetti, hai ragione.», gli sussurrai di rimando, prima che la ragazza in questione tornasse da noi per portarci due menù.
«Ecco i vostri menù. Appena siete pronti per ordinare, chiamatemi pure.»
La ascoltai con attenzione e constatai che ci parlava con voce professionale e distaccata, come se non ci conoscesse. Sapevo che Walter aveva parlato con lei, anche se non ero a conoscenza del motivo, e quindi questo suo atteggiamento mi sorprese. Non è che cambiasse molto dal solito però, il fatto che lei fingeva di non conoscermi, mi alterava non poco, cosa che Walter intuii dal mio sguardo. Ormai eravamo come fratelli, anche se opposti.
«Jenny, con noi puoi mettere da parte la professionalità. In fondo ci conosci.», le rivolse la parola Walter, senza mai smettere di ridere.
«Scusate, colpa dell’abitudine.», sorrise cortesemente per poi voltarsi verso un gruppo di clienti che la stava chiamando, «Torno appena avete scelto cosa ordinare.», disse rivolgendosi di nuovo a noi, per poi dirigersi verso gli altri clienti.
«Krieger, calmati dai.»
«Non fare lo psicologo con me, Walter.», sbuffai leggermente, cominciando a guardare il menù.
Alla fine, decidemmo di prendere il solito e mangiammo parlando del più e del meno, senza mai trattare di Jenny. Walter aveva ormai compreso che quell’argomento mi innervosiva e mi faceva fare gesti che lui considerava sconsiderati. Però, cosa pretendeva? Dopo quell’episodio, lei non gli aveva dato la possibilità di spiegarsi, aveva persino smesso di andare il sabato in biblioteca, cosa che io continuavo a fare. Mi davo dello stupido, ma non riuscivo a non andare in quel luogo, ogni sabato in quei posti che ormai erano diventati i nostri.
Però mi domandavo ancora da quando lei lavorava lì, in quel ristorante. Così dopo aver pranzato con Walter, con una scusa restai solo. Mi sedetti sulla moto e attesi che ella finisse il turno. Ero stufo di aspettare e in quel momento maledissi anche i buoni propositi nel lasciarla fuori dal mio mondo.
A metà pomeriggio, notai una signora che spingeva dolcemente Jenny fuori dal locale, come se volesse lasciarle del tempo libero. Non vi prestai molta attenzione e notai piuttosto che Jenny stringeva tra le mani uno skate e questo mi sorprese, visto che non pensavo che ella amasse quel genere di sport. Non appena la signora rientrò, mi avvicinai rapidamente a lei e dalle sue spalle le tappai la bocca per non farla urlare.
«Vieni con me e non fiatare.», la minacciai parlando freddamente.
Ella annuii leggermente, rilassando i muscoli tesi non appena capii che ero io.
«Ricordati che mi hai promesso di non scappare, quella volta. Quella promessa è ancora valida.», le dissi prima di liberarla e, senza lasciarle il tempo di parlare, le afferrai una mano e la trascinai verso la moto.
«Prendi.», le passai un casco, parlando sempre freddamente.
«Mi stai rapendo di nuovo?», mi chiese lei infuriata.
«Esattamente. E ti conviene mettere quel casco e salire in moto o lo faccio con le cattive.»
Sbuffò sonoramente e trovai quel gesto alquanto tenero. Poggiò a terra lo skate, mise il casco e attese che io salissi in moto per poi seguirmi. Mi cinse il fianco solamente con un braccio visto che, con l’altro, era intenta a reggere lo skate e quando fui sicuro che mi stesse stringendo forte, partii rapidamente.
Avevo bisogno di calmarmi e avevo bisogno che lei fosse sincera con me, quindi decisi di portarla nel luogo del nostro primo appuntamento, se così si può definire il primo “rapimento”.
Una volta giunti al mare, parcheggiai la moto e mi diressi in spiaggia, senza aspettarla.
Ero rigido, teso e freddo, lo sapevo bene, eppure faticavo a calmarmi.
«Ehi, aspettami!», la sentii urlare e corrermi dietro.
Quando Jenny mi raggiunse, ero seduto sulla sabbia fine e asciutta a scrutare il tramonto sul mare: il mio momento preferito della giornata.
«Raffaele, mi spieghi questo tuo comportamento?», chiese stizzita lei, guardandomi in modo truce.
«Siediti.», le ordinai.
«No, non lo faccio.», protestò con veemenza.
Senza troppe cerimonie, la tirai a me per un polso, facendola sedere sulle mie gambe, facendo cadere lo skate accanto a noi.
 
P.O.V. Jenny
 
Era da quando mi aveva rapita nuovamente che si comportava in quel modo strano. Era freddo e distaccato, ma soprattutto mi stava dando fin troppi ordini, cosa che non tolleravo proprio. Era diverso, mi faceva quasi paura. Quando mi tirò a se e mi fece sedere sulle sue gambe, potei constatare che effettivamente aveva il corpo rigido e i suoi gesti erano meccanici, freddi e privi di emozione. Mi stavo chiedendo cosa gli stesse succedendo. Senza volerlo, gli sfiorai una guancia e i tratti rigidi della mascella.
«Cosa ti sta succedendo?», chiesi timorosa.
Senza rispondere, puntò i suoi occhi su di me e in quel momento tremai di paura. Erano freddi e incutevano timore. L’azzurro che avevo sempre paragonato al cielo o al mare era sparito. Ora erano grigi e cupi. Forse per colpa del cielo annuvolato o forse perché in quel momento stavo scoprendo un lato nascosto di Raffaele. Ero piena di domande e di dubbi a cui non sapevo dare una risposta.
Distolsi lo sguardo dal suo, abbassando la mano con cui avevo sfiorato il suo viso e guardandole sul mio grembo. Mi sentivo a disagio, avevo paura e non ero pronta. Ero sola con lui e questo significava parlare di me, di lui, ma soprattutto di noi, perché sì, dopo quel bacio, sapevamo che un noi c’era. Restava da definire cosa eravamo realmente.
Però in quel momento, una domanda sovrastava tutte le altre: cosa succedeva a Raffaele? Perché non sorrideva come sempre?
Domande, troppe domande, a cui non riuscivo a dare una risposta.
E così attesi che lui rompesse quel silenzio che mi stava riempiendo di ansia.
 
1 Krieger: (ˈkʀiːɡɐ) Parola tedesca che significa “Guerriero”.
2 Dumm: Parola tedesca che significa “Scemo”, “Stupido”.

~Angolo autrice.~
Eccomi qui con questo nuovo capitolo che spero possa piacervi. ♥
Volevo ringraziare tutti coloro che mi seguono su Facebook e chi legge questa mia storia su EFP. Un ringraziamento speciale va ad Alys93 per aver recensito anche il mio capitolo precedente e Dubhe_DB_RedRubin per il commento breve. ♥
Inoltre ringrazio Alys93Dubhe_DB_RedRubin e _TheWall_ per aver messo la mia storia tra le seguite; un grazie va anche a Marty_0202 perché ha messo la mia storia tra le preferite. Infine, come per ogni capitolo, ringrazio Lucia per aver corretto anche questo settimo capitolo. ♥
Spero mi lasciate un commento e che questa storia vi stia piacendo. Per il resto, alla prossima settimana. ♥
Lily.
   
 
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