VI
#Lacrime
“Ho alcuni
giorni liberi, che ne dici di passarli a mare?” mi aveva proposto in un giorno
di Luglio, uno di quelli in cui il caldo era così opprimente da impedirmi di studiare.
Fissavo la stessa pagina da una decina di minuti e la mia concentrazione era
quasi del tutto evaporata.
“Tra due
settimane ho un esame, Harry.”
“Ma se non
riesci a concludere nulla con questa afa! Dai, devi
rilassarti ogni tanto.”
“Non so…”
Aveva
allungato una mano per afferrare la mia e rivolto il suo solito sguardo, quello
che usava per ricattarmi. A breve avrebbe iniziato la sua solita sceneggiata,
impersonando il ruolo di povero orfanello maltrattato dagli zii e usato tutto
il suo potere persuasivo per convincermi ad andare con lui.
“Perché
non vai con Ron?” chiesi, cercando una via di fuga.
“Non può,
ha da fare con Luna.”
“Quindi,
sono la tua ruota di scorta?” avevo chiesto, un tantino
dispiaciuta che avesse domandato prima a Ron piuttosto che a me.
“Guarda
che è quella a salvarti quando buchi! Io non la sottovaluterei…”
Tipico di
lui, rigirare la frittata e buttarla sul ridere. “Perché non chiedi a Neville,
allora!”
“Impegnato
anche lui.”
Chiusi di
scatto il libro, completamente infuriata. “Bene! Vacci
da solo allora.”
“Sei
proprio ingenua, a volte.”
Avrei
potuto scaraventare quel tomo di incantesimi se solo
lui non si fosse avvicinato bruscamente a me, e poggiato le sue labbra sulle
mie. Erano secche e screpolate per il troppo caldo.
“Non riuscirai
ad addolcirmi con i baci, Potter!”
“Io avevo
in mente altro…”
Riemersi dopo poche bracciate. Di fronte a me non c’era più il
mare sconfinato, bensì una zolla di terra con una piccola casa di mattoni.
Sembrava una di quelle che si vedevano nei libri di
favole; con le sue tendine gialle ricamate e la porta dipinta rossa.
Uscii dall’acqua e m’incamminai verso di essa, decisa a porre fino
a questo strano sogno.
Non ebbi difficoltà ad entrare visto che la
porta non era stata chiusa a chiave, come se qualcuno mi stesse aspettando. Chi
avrei incontrato questa volta? Sirius? Remus?
Il pavimento di legno scricchiolava sotto il peso dei miei passi,
eppure nessuno usciva allo scoperto. Era forse disabitata? No, qualcosa mi
suggeriva che presto avrei fatto conoscenza con un’altra persona importante per
Harry, solo che dovevo aspettare il momento giusto.
Raggiunsi la cucina e mi sedetti su una sedia, guardando con
curiosità ciò che mi circondava. Era davvero deliziosa, curata nei piccoli
dettagli e ben arredata. Per un attimo pensai ci potesse abitare una donna, e
la mia mente corse subito a Lily. Forse era lei che stavo aspettando.
Finché non sentì dei passi farsi sempre più vicini, finalmente
qualcuno si sarebbe rivelato e dato indizi per raggiungere il prossimo stadio.
Ero convinta che elencare tutte le possibilità mi avrebbe aiutata a gestire al meglio l’apparizione del personaggio
misterioso, per evitare di cadere vittima delle mie emozioni.
Le avevo pensate tutte, eppure vidi andarmi incontro una bambina
di circa sette, quasi otto anni che assomigliava terribilmente… a me. Ero io e non lo ero. La mia mente
lucida, quella che mi aveva aiutato sempre durante le difficoltà, si arrese
all’evidenza e accettò il fatto come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi trovavo in cucina con una versione più giovane di me stessa,
solo che sembrava diversa, piatta, senza spessore. Come una foto incollata in
un vecchio album di famiglia.
“Ciao.” Cos’altro potevo dire?
“Ciao. Chi sei tu?”
“Passavo di qui e ho visto questa casa…”
“Bugiarda.”
Il tono che aveva usato mi sorprese molto. “Come hai detto, scusa?”
“Stai mentendo. Io lo so.”
Forse, dovevo usare una tecnica diversa e addolcire il suo astio.
“Vuoi giocare con me?”
“Io gioco sempre sola.”
“Per una volta potresti farlo con me.” Stavo cercando in tutti i
modi di entrare nelle sue grazie.
“Non voglio essere presa in giro.”
“Non lo farei mai.” Potevo provare tristezza e anche un po’ di
compassione verso me stessa?
“Non mi piace giocare, io preferisco leggere e scrivere.”
Le avevo sorriso dolcemente. “Ah sì? E cosa scrivi?”
“Parlo di lui nel mio diario.”
“Lui
chi?” avevo domandato con una punta di curiosità.
Si
era avvicinata ad una delle sedie e vi si era seduta,
cominciando a pettinare una bambola che si trovava sul tavolo. “La persona con
cui parlo spesso e che mi dà sempre consigli.”
“Un
tuo amico?” chiesi ancora.
“Non
ho amici io. Lui sta sempre con me ogni pomeriggio e non mi prende in giro
quando gli racconto quello che mi succede a scuola o casa. Lui
sa cosa provo.”
Con
molta calma si era alzata e aveva preso un libro, o qualcosa cui assomigliava e
si era avvicinata a me. “Gli scrivo tutti i giorni, poi vado da lui e gli leggo
ogni cosa.”
Non
sapevo cosa dire, la mia testa sembrava sul punto di scoppiare. Perché in
questo limbo, se limbo era, c’era la mia versione ed
era così reale? Non avevo mai raccontato a Harry della mia infanzia, né tanto
meno gli avevo mostrato il mio vecchio diario.
Nessuno
l’aveva letto, neanche mia madre visto che l’avevo
custodito gelosamente fino ad mio ingresso nel mondo magico, e poi protetto con
un incantesimo per evitare che qualcuno potesse aprirlo e quindi leggerlo.
Perché
mi trovavo con una giovane Hermione? Silente mi aveva detto che dovevo capire e
che solo allora avrei trovato ciò che cercavo. Guardavo me stessa e mille idee
giravano vorticosamente nella mia testa, senza però trovare una soluzione
all’enigma.
“Hai
mai provato a confidarti con tua madre?”
“Lei non capirebbe, è diversa. Lui sa, mi conosce
e, a volte, non ho bisogno di parole. È come se lui fosse dentro di me e
sapesse ogni cosa. Lui mi guarda e mi ascolta in silenzio, e ho capito.” Aveva terminato di parlare, rivolgendomi un timido dolce
sorriso.
“Capito cosa?” era stata la mia domanda, più che legittima.
“Non
sono sola. Lui ci sarà sempre per me. Sempre.”
Guardavo
me stessa bambina e potevo sentire l'enorme fiducia che provava verso Dio,
quegli stessi sentimenti che avevano fatto parte della mia vita per molto
tempo, prima dell'arrivo di quel giorno e della caduta di ogni mia
speranza nel rivedere Harry al mio fianco. Anche se i dottori continuavano a
ripetere che c'era ancora possibilità di recupero, anche se minime, io non
riuscivo più a credere alle loro parole, non volevo illudermi per poi
svegliarmi un giorno sapendo che non avrei più sgridato quel testone del mio
ragazzo.
Mi
sentivo completamente sola, come se Lui avesse messo i paraorecchie e si fosse stancato
di quella strana bambina divenuta ora una donna vuota, priva di fede e
speranza.
“Neanche
tu lo sei,” mi aveva detto, leggendomi nei pensieri.
“Scusa?”
dissi incerta, curiosa di conoscere la sua risposta.
“Non
sei sola, il mio amico mi ha detto di dirti di non
arrenderti e che presto tornerai a sognare.”
Il
suo amico? No, io ero quella razionale, non potevo farmi trascinare
dalle emozioni e ascoltare una mia versione giovane quando mi ritrovavo in una
specie di limbo. Dovevo rilassarmi e pensare a ciò che era reale e tangibile.
Aprii
gli occhi e rividi lo stesso ambiente di prima, una casa che non esisteva su
una spiaggia in cui avevo incontrato poco prima il mio ex
Professore di Pozioni deceduto.
“Smettila
di pensare. Se aprirai quella porta troverai ciò che
cerchi.” disse, indicando quello che doveva essere l'ingresso in una delle
stanze. “Va' da lui e riportalo a casa.”
Come
una marionetta, seguii i suoi consigli: abbassai la maniglia ed entrai.
E
caddi nel vuoto.
NdA:
Questa volta niente spritz e niente passeggiate in
riva al mare, anzi molta introspezione di Hermione per capire meglio il
personaggio. Ho voluto inserire una Hermione piccina per spiegare meglio cosa doveva capire prima di andare a recuperare Harry.
Spero di non avervi confuso le idee ma era necessario questo colloquio tra le due Hermione e bisognava riprendere il
diario e spiegarlo, altrimenti la sua introduzione nel capitolo con Silly sarebbe stata inutile e confusionaria.
Ora che siete arrivati vicini vicini ad Harry, siete ancora convinti che sia solo
un sogno?
Ci si legge come sempre giovedì prossimo!