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Autore: kk549210    05/06/2014    1 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Il guardiamarina Bud Roberts dovette riaversi in breve dal turbamento e dal raccapriccio. Nel giro di una mezzoretta, il molo davanti alla tavola calda fu invaso dagli agenti.
-Guardate dappertutto! Nei cassonetti, in mare… voglio l’arma del delitto! – intimò ai suoi uomini Bryan Tacchino, al comando della Polizia Militare della Seahawk. “Tàcchino” aveva puntualizzato l’arcigno ispettore, per pararsi le spalle da sgradevoli ed ironici errori di pronuncia.
“Anche nel peggio c’è sempre un lato comico” si disse Bud “guarda come ingrossa il collo e i bargigli…”.
In qualità di addetto alle pubbliche relazioni della portaerei, gli toccò accompagnare nella cabina della povera Diane il pennuto in borghese.
-Lei si intende di informatica, Budders? – gli chiese l’investigatore. Il pc della Schonke era protetto da una password.
-Un po’. Ma il mio nome è Roberts, signore – replicò il giovane ufficiale, anche se avrebbe voluto digli sul muso “Signor Tacchìno”. Non gli piaceva il trattamento che quell’uomo gli riservava. Più che un PR, si sentiva usato come un elettrodomestico multifunzione. E poi, vedere l’alloggio della sua amica rivoltato come un calzino gli faceva venire il voltastomaco. Come il pensiero di quella cara e dolce ragazza ridotta ormai solo a un cadavere dentro un sacco con la zip, pronto per essere macellato sul tavolo autoptico.
– Però, signore, con rispetto parlando… non si dovrebbe aspettare l’ufficiale del JAG incaricato delle indagini?
-C’è qualcosa nella cassaforte, Reece? – fece Tacchino a un agente che era alle prese con la combinazione, ignorando deliberatamente l’acuta osservazione di Roberts.
-Lettere. Un fascio di lettere. E anche bello grosso – rispose Reece, tirando fuori un involto di buste, fogli e cartoline.
-Bene. Il capitano Holbarth ci lascia la mensa ufficiali come centro operativo. Si metta subito al lavoro e legga da capo a fondo quelle lettere. Voglio sapere tutto sulla vita privata della vittima.
Reece uscì dall’alloggio, incrociando sulla porta una graziosa biondina con i gradi da sottotenente.
-E allora, Roberts? E’ riuscito ad entrare nel sistema operativo?  - chiese l’ispettore con aria molto seccata.
-Questo è compito mio, se permette – intervenne prontamente la neoarrivata. Bud alzò lo sguardo e si trovò davanti un gran bel pezzo di ragazza in divisa caki. Un sottotenente del JAG. “Un motivo in più per continuare gli studi di legge e per chiedere il cambio di destinazione” pensò, e nello stesso tempo le sue guance si colorarono di un rossore colpevole. Non si sentiva granché fiero di se stesso. Beccato a curiosare tra le prove di un delitto. Da una superiore così carina, per giunta – Sottotenente Meg Austin, Procura Generale della Marina – si presentò l’avvenente sconosciuta.
-Ah, il JAG! Gli investigatori più bravi della Marina! E come mai hanno mandato lei? – fece Tacchino molto sarcastico - Il famoso capitano Rabb è andato a discutere una causa interstellare?
La Austin non raccolse. Quello era il primo caso importante che le veniva affidato. La responsabilità diretta sulle indagini di un caso di omicidio.
-Vediamo un po’ cosa c’è qua dentro – si sedette al pc e cominciò a forzare il sistema operativo.
Tacchino lasciò l’alloggio mugugnando e trascinò con sé un guardiamarina Roberts un po’ dispiaciuto.
-Si tenga a disposizione. Avrò bisogno di interrogarla – e senza nemmeno congedarsi, si attaccò al telefono. 
 
 
 
-Dov’è la piccola Rabb? – chiese un’arzilla vecchietta facendo capolino nella stanza d’ospedale.
-Nonna Sarah! – esclamò Harm con un sorriso, fagocitandola in un forte abbraccio.
Anche i neononni non stavano nella pelle.
-E’ bellissima! – disse di slancio Frank, avvicinandosi a Julia che sbadigliava beata tra le braccia della madre.
-Come stai, cara? – chiese con premura Trish, carezzando la fronte della nuora.
-Benone… grazie- fece Livia con un sorriso soddisfatto, distogliendo per un attimo gli occhi da quel piccolo miracolo.
-Che bella la nostra piccolina! Io sono nonna… e il mio ragazzone è diventato papà! – disse la signora Burnett. “Il passaggio di grado fa perdere la testa” pensò, per autogiustificarsi di quelle parole un po’ sciocche e banali. Harm premiò anche lei con un bell’abbraccio, stringendola forte a sé. 
La gioia nella stanza era alle stelle.
-Voglio fare una foto alle quattro donne della mia vita! – propose il neopadre al colmo dell’entusiasmo.       
 
 
 
 
L’ammiraglio Chegwidden era molto contrariato, quella mattina. Un tenente trovato morto sulla banchina del porto di Norfolk. Il capitano Rabb ancora in convalescenza, che a breve si sarebbe trasformata in congedo parentale. E così, in assenza di personale di fiducia libero da altri casi, si era dovuto rassegnare a mandare da sola la Austin. Brava come assistente, ma ancora poco autonoma nelle indagini.
E ora per giunta, tornando dall’aula dove era andato a seguire un importante dibattimento, si ritrovava la Krennick che si gingillava nel suo ufficio di mogano. Sulla sua poltrona, per giunta.
“Maledetto il giorno che l’ho scelta come mia aiutante! Questa qua, poco ci manca che mi salti addosso per fare carriera!”
-Ho scoperto che la vittima era un’amica del capitano Rabb… – lo informò lei con tono molto malizioso.
-E quella è la mia poltrona… - fece lei invitandola con un cenno ad alzarsi.
-Ah! - la Krennick obbedì scuotendo la testa con fare civettuolo – Non pensa che sia meglio che mi occupi io delle indagini al posto della Austin?
-Non ne vedo il motivo… - osservò Chegwidden – il tenente si sta facendo le ossa, ma ha buone qualità. E ad essere sincero, capitano, lei non ha grandi capacità investigative…
-Ma ho straordinarie qualità diplomatiche. Sono un’ottima mediatrice… – ammiccò la Krennick sedendosi e accavallando le gambe.
“Con questi argomenti, anche quell’osso duro dell’ispettore Tacchìno collaborerà più volentieri. Tacchino? Ma che razza di nome è? E io che pensavo che Chegwidden fosse ridicolo”.
 
 
 
 
-Ispettore, queste sono tutte lettere d’amore. Di un certo Harm. Harmon Rabb jr, a quanto risulta dalle buste. L’ultima, una cartolina, è datata 27 marzo 1994. Poco più di due anni fa - dopo due ore, Reece aveva terminato il suo lavoro.
-Rabb? –chiese Tacchino stupefatto.
-Sì. Dall’NCIS mi hanno mandato la sua scheda personale. È un capitano di corvetta - disse l’agente porgendo l’incartamento al suo superiore.
-Il mondo è proprio piccolo… - fece l’ispettore aprendo la cartella – la supernova del JAG amante di una vittima di stupro e di omicidio? 
-Eh già… il capitano è sposato, ma qui non dice da quanto… - osservò l’altro.
Il cellulare di Tacchino interruppe lo scambio di idee.
-Sì? Può farmi inviare i tabulati? La ringrazio molto, agente. A presto.
Reece guardò il suo capo con aria interrogativa.
-Indovini di chi è l’ultimo numero chiamato dalla vittima…
-Rabb? – propose l’agente.
- Abbiamo il nostro uomo. Non ci resta che andarlo a prendere. E so già anche il movente. Nella vita di Rabb c’era una donna di troppo.
 
 
  
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