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Autore: Swish_    06/06/2014    5 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CONSIGLIO MUSICALE: Per questo capitolo suggerisco VIVAMENTE l'ultimo singolo di Lana del Rey “Ultraviolence”. E' semplicemente magnifico... come del resto ogni altra sua canzone. Voi l'avete già ascoltata? Piaciuta? Ad ogni modo per questo capitolo è perfetta! Buona lettura. <3

 

 

Confusione. Oppressione. Disperazione.
Buio, lotta, paura, tristezza.
Quante parole possono venirci in mente quando ripensiamo a qualche amaro ricordo? Le mie prime sette parole sono state queste, e non mi sembra poi così strano tutto sommato. In questa cella così buia e desolata, è più facile vivere nei ricordi che nella realtà stessa.”

 

INIZIO SECONDA PARTE

 

Cosa diavolo è successo!? - sibilò Ryuzaki.
Sembrava infuriato, e quel suo tono di voce avrei tanto voluto non sentirlo mai, soprattutto se non potevo reagire proprio come in quel momento. Per l'ennesima volta avevo perso totalmente i sensi, e il primo contatto col mondo che riuscii di nuovo ad avere era stato quello: la sua voce.
- Stava combattendo con l'ultimo Spector della zona... - sentii rispondere Mello, con voce affannata.
Con lo scorrere degli attimi cominciavo di nuovo ad avvertire il mio corpo, anche se ancora non ne ero tornata la vera padrona.
Qualcuno mi stava tenendo imbraccio a peso morto, senza tante difficoltà. Il mio capo era poggiato contro un petto duro e caldo... Caldo come il fuoco. E non un fuoco qualunque, ma uno di quelli che ti riscalda e non brucia, lo stesso che avevo riconosciuto in una sola persona: Mello.
- E tu dov'eri!? - ringhiò Ryuzaki.
Sentii le braccia e il petto da cui ero circondata irrigidirsi come pietra.
- Non ti permetto di mettere in discussione le mie capacità in missione... - ringhiò a sua volta Mello, con voce grave e minacciosa.
- ...Ho dato tutto me stesso per proteggerla, o almeno io ci ho provato! - continuò, sempre più fuori controllo.
- Io ero lì, sul campo. Tu e Near dov'eravate? -
- ...Io posso metterti in discussione in qualsiasi momento, Mello. Posso permettermi qualsiasi cosa in questo edificio e se voglio in tutto il resto del mondo. Capito bene, Mihael? -
- Tu dovevi scendere in campo con lei, se davvero ti importava! - sbraitò d'improvviso Mello.
- Sei il solito... - sospirò nervosamente Ryuzaki.
- ...A te non deve interessare se a me importava o meno, chiaro!? Io servivo qui, punto e basta! - continuò, ormai nelle urla.
Quella discussione stava diventando sempre più violenta, e la mia testa ne stava risentendo. Cercai di mantenermi quanto meno cosciente, per sentire cos'altro si sarebbero detti o almeno fin dove sarebbero arrivati.
Avrei tanto voluto fermarli... Al costo di sgridarli come una madre farebbe coi suoi bambini e perché no, mollandogli anche un ceffone se necessario. Avrei voluto urlare anch'io, dirgli che stavo bene e potevano smetterla lì... ma non potevo.
- Credo che discutere in questa situazione, con la signorina ancora in queste condizioni, non sia per nulla producente. - sentii d'un tratto intervenire Smithers, sorprendentemente calmo.
Seguii qualche minuto di silenzio, prima che Mello accennasse ad andarsene con me ancora tra le sue braccia.
- No. - lo interruppe Ryuzaki.
- ...Give me her. - continuò poi, con voce grave.
- Fuck. - rispose l'altro, facendomi sentire che stava ricominciando a camminare.
Dopo qualche secondo però avvertii uno sbando improvviso, che mi fece scivolare la testa via dal suo petto a peso morto.
- Signori! - sentii Smithers.
- Don't you dare challenging me, Mells. She's not yours. - sentii sibilare Ryuzaki, improvvisamente vicinissimo.
- Neither she's yours, and she'll never be. - ringhiò ancora Mello.
- Let's see. - replicò Ryuzaki.
Sentii le dita di Mello stringersi più forte attorno alla mia pelle:
- You just want her to suffer, and I won't allow it. - gli sentii rispondere.
- Give me her. - lo interruppe l'altro, senza tante cerimonie.
Trascorsero degli istanti di silenzio gelido, senza riuscire a sentire nient'altro.
Arrivai addirittura a pensare di aver perso di nuovo completamente i sensi, per qualche momento, visto che la fatica a restare quanto meno cosciente si faceva sempre più insopportabile. Sapevo che da un momento all'altro sarebbe successo, se ancora non era accaduto.
- No. - sentii poi sibilare di nuovo Mello.
Un altro urto più forte si fece sentire sul corpo mio e di Mello; probabilmente Ryuzaki lo aveva colpito... e addirittura era riuscito a smuoverlo! Come poteva la furia di Ryuzaki competere con uno Spector?
- Give me her! - lo sentii sbraitare ancora.
E di nuovo caddi nell'incoscienza.

Il mio risveglio vero e proprio accadde poco più tardi. Aprii gli occhi senza quasi accorgermene, e ad accogliermi ci fu di nuovo la mia stanza rischiarata dalle luci di un mattino inoltrato. L'aria era sorprendentemente fresca e una brezza leggera mi carezzava la pelle scoperta, mentre che mi accertavo di essere davvero del tutto cosciente avvicinando entrambe le mani ai miei occhi. Restai ad osservare le mie dita sporche di terreno che si muovevano con sguardo accigliato per dei minuti forse, prima che mi accorgessi di non essere sola. Nell'abisso del silenzio di quegli istanti si distinse un flebile sospiro; di quelli che un umano forse non avrebbe mai sentito, a differenza dello Spector che invece ero diventata. Balzai dritta sulla schiena in un secondo, e non ci misi molto ad inquadrare Ryuzaki seduto sul bordo del letto a braccia incrociate, che a sua volta mi fissava con occhi spalancati e con tanto di sopracciglia super-inarcate... Effettivamente i suoi occhi erano così spalancati che quasi mi sembrò che da un momento all'altro potessero cadergli fuori dalle orbite, e le sue labbra erano così ristrette in una sottile linea tagliente da quasi scomparire. Aveva una faccia spaventosa.
Mentre che pensavo confusamente al suo bizzarro modo di svegliarmi, lo guardai dalla testa ai piedi (sempre scalzi) con tanto di bocca spalancata: per il resto era rimasto lo stesso, stessi vestiti, stessa massa scomposta di capelli, stessa gobba... Solo le occhiaie, ora mi accorgevo, erano divenute più profonde.
- Alla buon'ora. - si decise poi a borbottare, capendo che il mio silenzio confuso sarebbe andato ancora per le lunghe.
- C... Che... -
- Sono passate nove ore da quando sei svenuta. - continuò, fulminandomi con lo sguardo.
- Grazie al tuo brillante intervento quelle poche possibilità che avevamo di trarre informazioni su Bustri dalla missione sono andate a prostitute. - disse ancora, con falsa nonchalance.
- Brava. - concluse poi, stringendo ancor di più le braccia incrociate contro il suo petto.
- Io... non capisco. - mi limitai a rispondere, sempre più accigliata.
- Hai mandato in fiamme un quinto del Central Park. - rispose lui, mantenendo letteralmente il broncio (ovviamente in modo alquanto stravagante).
- ...Avrei dovuto occuparmi io di mandare al più presto degli agenti e fare in modo che la cosa rimanesse... come dite voi italiani latinisti? Inter nos. Già. E non ho potuto fare nemmeno quello. Ci ha dovuto pensare Near.
- E perché? - gli chiesi quasi senza pensarci.
Ryuzaki rispose con un'eclatante alzata di sopracciglia.
...Wow. In mimica facciale facciamo progressi, a quanto pare.
- Tu che dici? -
- E che ne so! - risposi io, ormai nella confusione più totale.
Lo vidi sospirare ancora, alzando gli occhi al soffitto:
- Guardati. -
Al suono di quell'invito il mio sguardo e la mia mente raggiunsero il massimo stato di confusione.
“...Che?
Dopo svariati istanti di occhiate strane non corrisposte, mi decisi a fare come mi aveva detto...

- Ma che cazz...!? -
Ero quasi del tutto nuda! La divisa era completamente distrutta e quel che ne rimaneva dei brandelli erano le uniche cose che indossavo... e a malapena coprivano le mie nudità.
D'istinto balzai giù dal letto e scaraventai la mia schiena contro il muro al suo fianco, ovviamente tutto nel giro di mezzo secondo. Solo dopo mi preoccupai di coprirmi petto e inguine con le mie braccia, pur sapendo che non sarei mai riuscita a coprire più di quanto non facessero già quegli stessi stracci.
- Come cazzo è successo!? - sbraitai.
- Sei letteralmente andata in fiamme... dalle braccia in giù. - lo sentii rispondere ancora col “broncio”.
- Esci subito fuori! - esclamai, fuori controllo.
- Mh, tutto questo non ti sembra un deja vu? Okay Kanade, calmati... per una volta cerca di non sragionare... e mantieniti lucida! -
- Ma che cazzo dici!? - risposi istericamente.
Vidi l'espressione di Ryuzaki diventare improvvisamente più grave e seria. Si alzò senza dir nulla e con fare deciso mi venne incontro. Una volta di fronte a me alzò entrambe le braccia e mi afferrò le spalle, stringendole con forte pressione. La sua espressione divenne così grave che quasi sembrava sofferente, mentre che mi guardava con occhi indescrivibili.
Quella sua azione fu così improvvisa e inaspettata che a stento riuscii a realizzarla; restai così ferma a fissarlo senza far nulla, aspettando le sue intenzioni. Fin dove sarebbe voluto arrivare?
E passarono dei minuti frattanto, e Ryuzaki ancora non si decideva.
Eppure era a pochi centimetri da me...
- Non preoccuparti, se la tua paura è che io ti baci di nuovo, non lo farò, sta' pure tranquillo. Non mi lascio rifiutare due volte. -
Già. Non l'avrei mai più fatto di mia iniziativa... anche se in quel preciso momento, con le sue mani che stringevano parte della mia pelle nuda e i suoi occhi così vicini ai miei... avrei tanto voluto.
Mi morsi istintivamente il labbro, per sfogare l'esasperazione che cresceva in me a pari passo con i miei pensieri, mentre Ryuzaki finalmente diede di nuovo segni di vita.
Sospirò ancora più forte, e continuando a restare in silenzio mi tirò violentemente contro di lui, stringendomi contro il suo petto in un abbraccio quasi asfissiante. Quella fu una mossa così sorprendente da lasciarmi ancora più esterrefatta: mi stava abbracciando. Wow.
Solo dopo qualche momento riuscii a rialzare le braccia e ricambiare l'abbraccio; sentivo le sue mani ora premere contro la pelle nuda della mia schiena, le sue labbra e il suo mento poggiarsi sulla mia cavità tra il collo e la spalla destra... e persino le punte dei suoi capelli mi solleticavano la pelle all'altezza delle clavicole.
Risentivo il suo odore misto a sapone e caffè... e accompagnato a quella vicinanza fisica dava vita ad un insieme di sensazioni stupende, quasi divine.
- Mi sono reso conto che non sarei riuscito a fare nient'altro se non stare con te, finché non avrei potuto vedere con i miei occhi che ti saresti risvegliata sana e salva. - gli sentii dire appena, in un sussurro soffocato, con le labbra che strofinavano la mia pelle mentre che pronunciavano quelle parole... così surreali, così umane.
- R... Ryuzaki... -
Lo sentii stringermi ancor più forte a sé:
- Non riesco più a capirci niente, con te... Ed è così snervante! -
- Non ci credo.. - sussurrai sconvolta, quasi tra me e me.
Si distaccò appena da me, in modo da potermi di nuovo guardare dritto negli occhi:
- Prima che te ne andassi... ieri notte, ti ho fatto un giuramento. -
Oh mio Dio.” al suono di quelle parole mi si gelò il sangue.
- ...Ho giurato che avrei guardato in faccia la realtà per quella che era... Ebbene, in verità io non ero sinceramente predisposto a farlo, anzi più ci pensavo dopo averlo detto e più mi maledicevo... ma alla fine non ho avuto bisogno di sforzarmi, perché è stata la circostanza ad obbligarmi a farlo. - si fermò per qualche istante, sospirando ancora. Era in evidente difficoltà e i suoi occhi umidi ne erano la conferma schiacciante.
- Vedere ciò che ti stava accadendo e non poter intervenire di persona... è stato insopportabile. Ecco l'ho detto. Non riuscivo a sopportare quella situazione, proprio non ci riuscivo... e più vedevo quell'essere infierire su di te, più la mia rabbia cresceva. Dovevo proibirti di andare, a costo di chiuderti anche per tutta la notte in una stanza sotto chiave, pur di non lasciarti partecipare a quella missione. Eppure non l'ho fatto... Sai Kanade, sto imparando che con te è sempre difficile dire di no. Sarà una colpa mia o tua? -
Entrambi, guardandoci negli occhi, accennammo ad un timido sorriso. Seguì poi un'aria più leggera, più serena, intorno a noi. La sentivo sempre di più ad ogni respiro, con la piena consapevolezza che anche per lui era lo stesso.
Distrattamente alzai una mano e la posai con delicatezza sulla sua guancia, a mo' di carezza. Aveva la pelle fredda e liscia, quasi come quella di una bambola, e il suo pallore era così in contrasto con i suoi occhi color carbone da crearne paradossalmente un'eccentrica sintonia. Per me lui rimaneva bellissimo, anche nei suoi piccoli difetti.
Una sfumatura di paura si fece spazio nel suo sguardo, non appena le mie dita toccarono la pelle morbida della sua guancia, ma non disse nulla e nemmeno si scostò... Anzi, dopo qualche istante di esitamento, alzò anch'egli la sua mano per poi poggiarla sulla mia.
- Inoltre... - continuò, cercando di schiarirsi la voce.
- … Non ho giurato solo quello. Giusto? -
Le parole pronunciate da Ryuzaki qualche ora prima rimbombarono subito nella mia testa...
“-...se tornerai, giuro che farò quello ed altro ancora.-
- Si... - risposi, sempre più disorientata.
Lo vidi socchiudere gli occhi e sospirare brevemente.
- Bene... - si limitò a dire, prima di sporgere impacciatamente il viso verso di me e avvicinare le sue labbra alle mie. Appena si sfiorarono lui si arrestò, ed io non arretrai né mi avvicinai: stavolta no, doveva essere una sua scelta.
In quei secondi di silenzio, sentii i suoi respiri che scivolavano lenti lungo la pelle del mio viso, fino al collo. I suoi occhi, sprofondati nei miei, erano improvvisamente divenuti più neri, come l'ombra di un precipizio.
Dopo pochi istanti, quando quasi ci avevo perso le speranze, lui si decise. Forse per la prima vera volta in tutta la sua vita.
Avanzò quei millimetri che ci dividevano e premette la sua bocca contro la mia. Accadde tutto così improvvisamente da quasi non accorgermene. Realizzai davvero che era successo solo quando d'un tratto sentii le sue mani scorrere lungo la pelle nuda della mia schiena, con lentezza, e ciò diede inizio ad una reazione a catena che ognuno di noi nella sua vita prima o poi si ritroverà sempre a far parte.

Le dita della mia mano poggiate sul suo viso scesero lentamente sul collo, mentre che con l'altro braccio mi stringevo più forte a lui. Schiusi le labbra, e ormai completamente abbandonata a lui, lasciai che fossero i miei istinti a comandare.
Mi lasciai trasportare dalle sue labbra stavolta, assecondavo tutto quello che lui faceva senza più forzature. Ryuzaki era cambiato da quel primo bacio; quasi sembrava un'altra persona. Un po' di impaccio era rimasto e lo si vedeva dalla lentezza con cui si muoveva, ma col passare degli attimi anche quella andò scemando, dando spazio all'uomo che si era sempre nascosto dietro enigmi e jeans schiariti. Le mie mani scivolarono lungo il suo petto, e poi giù fino alla cintura dei jeans, soffermandosi appena, poi risalirono lungo il suo busto, sotto la maglietta di cotone che gli avevo sempre visto indossare sin dalla prima volta... mentre che sentivo le sue mani carezzare la mia schiena con una certa nota di impazienza, d'un tratto le sentii accelerare, fino a ritrovarsi sui miei fianchi. Le nostre labbra continuarono a toccarsi, seguendo una passionale danza che prendeva un ritmo sempre più veloce e istintivo, mentre che le nostre lingue ci esploravano. Lui mi tirò con i fianchi contro il suo corpo, e di risposta gli morsi un labbro. Lo sentii mugolare, forse per la sorpresa, ma non ebbi il tempo di preoccuparmene che sorprendentemente sorrise di gusto. Facemmo qualche passo, insieme, attaccati, fino ad arrivare al letto dove ci lasciammo cadere senza mai separare le nostre labbra. Le sue dita divennero più coraggiose e intrepide, così che arrivarono all'altezza del mio ventre, afferrando quei pochi brandelli rimasti per farli scivolare via. Sentirlo così vicino a me mi diede alla testa, e quel suo ultimo gesto fu quello che mi fece definitivamente diventare sua. Passai dalle sue labbra al suo collo, mordendolo con delicatezza e passione al tempo stesso. Afferrai la sua maglia e la tirai via, mentre che la sua bocca seguiva il mio esempio ed esplorava posti del mio corpo che non aveva mai sentito, scivolando verso il collo, e poi ancora il mio seno, scoprendo anche quello.
Non rimaneva molto della nostra vita reale, lì, su quel letto. Tutto ciò che era mio al di fuori del mio corpo fu completamente abbandonato, e lo feci con una nuova gioia nel cuore.
I nostri respiri divenivano sempre più veloci, i gemiti più frequenti... La pelle pallida e nuda del suo busto al contatto con la mia sembrava ghiaccio; era freddo, ma non mi dispiaceva riscaldarlo.
- Oh, Ryuzaki... Non lasciarmi mai. - sussurrai senza alcuna cognizione di causa.
- C... Cosa? - gli sentii dire, con voce improvvisamente strana.
Si fermò, sopra di me, allontanò il viso e tornò a guardarmi con occhi sgranati. Sembrava scioccato.
Mi diedi mentalmente tremila ceffoni, prima di formulare una risposta decente da dargli.
- S... scusa. Ho parlato senza rendermene conto... -
- Mi hai detto... - si bloccò, con aria sempre più sorpresa.
- Cosa diavolo sto facendo...!? - borbottò fra sé solo qualche istante dopo, mentre che si rialzava.
Certo, non è che dire quelle cose sia stata una buona mossa da parte mia... ma quella reazione mi sembrava un po' esagerata.
- Non lo so. - risposi in tono serio, mentre che lo vedevo gironzolare per la stanza alla ricerca della sua maglietta.
- … Cosa stai facendo? - gli chiesi, proprio quando lui l'aveva appena trovata dietro il comodino di legno di fianco il letto, e l'aveva appena afferrata.
Al suono delle mie parole si bloccò, ancora con la maglia in mano, tenendo lo sguardo basso.
- Non doveva succedere niente di tutto questo. -
Quella frase fu peggio di una pugnalata in pieno petto. Fu così forte il dolore che istintivamente mi portai davvero una mano al petto, ora nudo, guardandolo accigliata.
- Come...? - mormorai, con voce tramante.
Lo vidi infilarsi la maglietta con fare svelto, tenendo sempre lo sguardo sul pavimento.
- Ti odio quando fai così... - borbottò con tono grave, dandomi le spalle mentre che avanzava di qualche passo verso la porta.
- Cosa? Tu mi odi? - esclamai dal canto mio.
- Non puoi fingere di non capire! Perché continui a sedurmi!? -
- Ma stai scherzando! - esplosi io, inorridita dalle sue parole.
- … Io seduco te!? Stavolta non puoi incolparmi di niente! Sei stato tu ad avvicinarti! -
Non rispose. Se ne restò lì, a metà strada tra il letto e la porta, con lo sguardo nascosto dalla massa di capelli che gli ricopriva quasi tutto il volto.
- … Non mi sono spogliata da sola. Questo non puoi negarlo. - continuai.
Lo vidi finalmente reagire, anche se non nel modo che desideravo. Sprofondò entrambe le mani nelle tasche dei jeans, a pugni chiusi, avanzando verso la porta senza degnarmi di un altro solo sguardo. Probabilmente non lo faceva perché ero ormai nuda, e la cosa poteva infastidirlo... ma come poteva, se fino solo a qualche minuto prima era stato proprio lui a spogliarmi?
Non ci stavo capendo più niente... Era già tutto così confuso, al di fuori di quell'amore malsano.
- E' stato uno sbaglio che non dovrò più ripetere. Non dovevo giurarti un bel niente... - sibilò poi, poco prima di varcare la soglia ed andarsene.
E così mi lasciò sola. Di nuovo. Abbandonata al mio malessere. Ma non piansi quella volta; ero stanca di tutta quella sofferenza, di tutti quei problemi e quelle difficoltà... di tutto quel mondo così assurdo e così lontano dalla vita che facevo io. Ero esausta, non volevo più piangere, né sprecare energie per qualcosa che non avrei avuto mai. L'avevo capito: non ero abbastanza.
Non ero abbastanza da convincerlo a cambiare, a fare in modo che la sua vita cambiasse. Preferiva se stesso agli altri, e lo stavo capendo bene. Per questo scelsi di non piangere più.
Eccola, l'ultima lacrima, pungente come uno spillo e fredda come il vento invernale. Sarebbe stata l'ultima, me lo giurai.


Feci una via dritta verso il bagno. Mi ci chiusi a chiave e col cuore ormai diventato un grosso pezzo di ghiaccio mi feci una doccia altrettanto fredda. Dovevo risvegliarmi definitivamente, dovevo riprendermi e trovare un modo per andarmene.
Avevo ben capito che non sarei potuta comunque scappare da Bustri, né da quello che stava facendo... dovevo scoprire cosa aveva intenzione di fare in futuro, capire fin dove sarebbe arrivato e quanto pericoloso stesse diventando. Non potevo più ignorare il fatto che ormai c'ero dentro, e questo di certo non era colpa di L, o Ryuzaki o degli altri investigatori. Ormai era chiaro: era stato Bustri a scegliermi una vita che non volevo, e l'avrebbe pagata cara per questo.
Quindi, pensando a lungo durante la doccia, mi decisi che in segreto sarei scappata, avrei trovato un modo per sistemarmi (non mi serviva molto, visto che la temperatura, la fame, il sonno ed altri bisogni umani non mi appartenevano più) e poi avrei continuato ad investigare da sola. Non c'era altra scelta, non potevo più restare con Ryuzaki. Quell'amore malsano che ci univa mi avrebbe portato alla follia.
Ma come scappare?
Ci misi un po' per raggiungere una buona risposta, ma alla fine ci riuscii, come con un fulmine in pieno cielo sereno: Mello!
Quella strana chiavetta blu che mi aveva mostrato il giorno prima in ascensore... Sarebbe stata la mia via d'uscita. Dovevo solo persuadere Mello a darmela... o magari procurarmela senza che lui ne sapesse niente. Facile.
-Quindi scusa, se ti amo. - ...” la voce di Mello invase i miei pensieri, mentre che uscivo dalla doccia per poi coprirmi con un'asciugamano.
Mi amava... Mello, mi amava. Forse il suo poteva davvero essere un amore diverso da quello che Ryuzaki era disposto a darmi? Se quello poteva definirsi amore? Ma anche lui non aveva mai amato prima d'allora, e anche lui aveva sempre vissuto in un mondo cinico ed enigmatico... Quanto poteva essere diverso da Ryuzaki?
Eppure lo era, diverso. Il suo era un amore più schiavo degli istinti, più caldo, confortante... Seppur inesperto. Ma io? Lo amavo a tal modo a mia volta?
No. Lo sapevo bene. L'amore che sentivo per Ryuzaki non me l'avrebbe mai permesso... ma da qui a dire che non lo amavo, comunque ce n'era di strada.
E quindi qual era la mia vera posizione?
E chi lo sapeva. In bilico, forse, sulla fune tra due torri che Nietzsche nominava nel suo Zarathustra, a combattere tra ciò che ero prima di salire su quella fune e quello che mi aspettava dall'altra parte. Il dubbio, il dolore di quel momento, erano tutti lì: nell'abisso che mi accoglieva di sotto. Nietzsche diceva che per diventare un oltreuomo bisognava staccarsi completamente da tutto ciò che si era in passato, abbandonare la morale, la vita quotidiana, uccidere il proprio Dio e farsi forza da solo... e questo avrebbe fatto la differenza: se raggiungere la fine della fune e diventare il proprio Dio, oppure cadere di sotto e lasciarsi morire. Io quella fine della fune l'avrei raggiunta, mi sarei superata, e avrei finalmente accettato la mia nuova persona... ma sarà scelta da me, e da nessun altro. Vivrò la vita che mi sceglierò, e non avrei voluto saperne più niente di nessuno. Era questo il mio nuovo obiettivo.
E così, a metà strada tra Ryuzaki e Mello, il mio cuore scelse me.

Mi vestii velocemente e mi diedi una nuova sistemata. Scelsi un paio di sneackers chiare, jeans blu e canotta bianca. Tornai ad indossare il polsino di Sarah, e dopo un'ultima occhiata allo specchio (ero cresciuta minimo un altro paio di centimetri dalla sera prima!) mi decisi a raggiungere l'ascensore. Prima di entrare diedi un'occhiata al paesaggio urbano dietro la grande vetrata del salone. Le tonalità della luce suggerivano che le prima ore del pomeriggio erano appena inoltrate, frattanto che mi sistemassi; il giallo dorato dei raggi del sole si riflettevano sui vetri scuri dei grattacieli di fronte a me, creando una sorta di aura nella stanza che ricordava i riflessi dorati dei capelli di Mello alla luce del tramonto.
Mi avrebbe mai perdonata per tutto quello che avevo fatto, e che avrei fatto ancora in futuro? Sarebbe stato capace di vedere oltre le barriere del mio istinto?
Lo speravo davvero.
Forse proprio perché sapevo che in fondo Mello aveva ragione a dire che noi due eravamo simili... Forse per questo ci speravo. Forse poteva capirmi, almeno lui.
Dopo un lungo e forte sospiro, distolsi lo sguardo dalla stanza e varcai la soglia dell'ascensore, lasciando che le porte metalliche si chiudessero alle mie spalle dopo che premetti di nuovo il fatidico pulsante, l'unico con il quale avevo preso confidenza: il numero 30. Trentesimo piano.


ANGOLO AUTRICE:
Okaaaaay, ora posso essere insultata e minacciata quanto vorrete! XD
Lo so, mi son fatta attendere e anche troppo... So bene che io al posto vostro non l'avrei sopportato! XD
Mi scuso ufficialmente! Spero almeno che questo capitolo abbia mantenuto le vostre aspettative, e quindi ne sia valsa la pena per voi di aspettare... Confesso che io ne sono particolarmente fiera! XD
Ad ogni modo, volevo dirvi che forse per il prossimo ci sarà ancora da aspettare, perché ho la maturità e programmi interi da recuperare nonché la tesina da finire. Quindi ho pensato una cosa! Se qualcuno di voi è stufo di adocchiare ogni tanto per poi vedere che non è stato pubblicato ancora nulla, se volete, potete anche farmelo sapere e vi avviserò io con un messaggio in posta che il capitolo è pubblicato! Oddio spero non vi sembri troppo invadente. °w°'
Insomma io lo dico solo per essere d'aiuto eh! Giusto per chiarire xD
Okay detto questo, ringrazio ancora chi ha recensito e spero continueranno a farlo... Fatemi sapere tutti cosa ne pensate! Per me, ma soprattutto per la storia, è molto importante! Grazie ancora. Baci. <3

   
 
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