Capitolo 5
La
mattina dopo quel susseguirsi frenetico di eventi che si era concluso con
l’incontro di Vent e Syon con Roh, il capo dell’Antimateria, la stanza di Rita
era di nuovo affollata di maghi. Mentre preparava lo zaino li vedeva
confabulare vicino alla finestra; Syon era sereno come sempre, Deida aveva la
solita espressione lugubre e Vent un sorriso dolce sulle labbra. Pensò che dopo
i tre attacchi consecutivi sferrati dal misterioso Yuudai, nessuno dei tre si
sarebbe più allontanato da quella casa, e se la cosa da una parte le faceva
piacere, dall’altra la infastidviva per il fatto che i tre erano diventati la
sua ombra. Uno per volta, la seguivano ovunque, anche in bagno, dandosi il
cambio di tanto in tanto.
-Trovare
la casa di Yuudai?- stava dicendo Deida, in tono macabro.-Volete morire così
giovani?-
Syon
si lasciò sfuggire un sorriso divertito:-Beh, vorremmo infiltrarci per indagare
su di lui.-
-Questi
giorni è apparso molte volte- intervenne Vent.-Io e Syon pensiamo che si
nasconda da qualche parte qui intorno...-
Deida
grugnì:-Sì, magari dorme sulle panchine del parco...-
Vent
si stizzì:-Non credo proprio.-
Syon
le lanciò un’occhiataccia, poi spiegò:-Vespasiano ci ha detto che ci sono stati
dei rapimenti ultimamente, e le date coincidono con l’improvvisa ricomparsa di
Yuudai.-
-Credete
sia opera sua?- domandò Deida, annuendo.-Sì, è molto probabile.-
Vent
s’innervosì e gli angoli della sua bocca si piegarono in su, in un sorrisetto
sghembo.-Ma perché siete tutti convinti che lui sia così subdolo?-
-Perché
lui è subdolo.- Mugugnò Deida.-Non
puoi non averlo notato. Incanta le persone, lo stava facendo anche con Rita.-
Le
due donne si scambiarono uno sguardo di fuoco.
Syon
si mise in mezzo e disse:-Calma, ragazze, calma...-
-Qual
è il piano?- domandò Deida, senza perdere tempo.-Dobbiamo scoprire dov’è il
covo, se mai ne avesse uno.-
Vent
fece un sorriso di sfida:-Yuudai e io abitavamo in questa città tre anni fa!-
-Proprio
qui?- domandò Syon, curioso.-Vuoi dire che non si è mai mosso per tre anni?-
-Magari
la sua casa è invisibile...- fece Vent, alzando le spalle.
Deida
per un attimo avvertì una strana sensazione. Yuudai le aveva detto che si erano
già incontrati in passato. Lei sapeva che fino a tre anni fa abitava in quella
città, esattamente come Vent e Yuudai... Ma se lei non ricordava erano i suoi
genitori... Come poteva ritrovare il volto di quell’uomo nei suoi ricordi?
Aveva
troppa paura...
Perché
non riusciva a ricordare nulla dei suoi genitori? Cos’era successo
nell’incidente? Dov’era andato suo padre? Era vivo? Era morto? E sua madre?
Quei
pensieri si accumularono nella sua testa fino a riempirla tanto che Deida
temette di sentirla scoppiare. Allora guardò i due colleghi e disse:-No, io non
vengo. Rita avrà bisogno di qualcuno che la protegga, non si sa mai.-
-Sei
troppo debole.- Sentenziò Vent, tagliente.
Deida
chiuse gli occhi e rispose:-Questo lo dici tu.-
Rita
avvertì che l’aria si era fatta piuttosto pesante ed esclamò:-Andiamo a scuola,
Deida?-
Vent
guardò la ragazzina come se non capisse il motivo di quella domanda. Fino al
giorno prima si odiavano, perché adesso Rita esigeva la compagnia della musona
cronica? Si voltò e vide Deida che si muoveva verso Rita con passi lenti e
misurati. Quando le passò accanto l’afferrò per un braccio e piantò gli occhi
in quelli dell’altra, come se avesse voluto dirle qualcosa.
Deida
si liberò con uno strattone e salutò Syon, poi se ne andò dietro a Rita dopo
essersi resa invisibile.
Vent
strinse i pugni dalla rabbia.
Syon
se ne accorse e cercò di smorzare la tensione con un allegro:-Cominciamo le
ricerche!-
“Però...”,
pensò l’uomo, torturando la stoffa della tunica con le dita, “qui tira aria di
tempesta...”
Vent
riprese il controllo e scagliò un pugno in aria con brio.-Andiamo da
Vespasiano! Lui sa tutto della città!-
-Sarà
difficile farlo parlare...- sospirò Syon.
***
-No,
no e poi no.- Sibilò il bibliotecario.-Syon, te l’ho già detto quanto stai bene
vestito da persona normale? Senza quella ridicola tunica bianca sembri perfino
uno affidabile...-
Vespasiano
volò tra gli scaffali, allungando le mani per prendere o mettere a posto i suoi
libri con amore, mentre con gli occhi guardava i due giovani che gli correvano
dietro schivando le palline di carta che gli venivano lanciate di tanto in tanto
dal bibliotecario.
Syon
si fermò e si sistemò il giacchino di jeans con orgoglio:-Me li ha prestati
Curter... Mi stanno un po’ grandi, ma posso accontentarmi...-
Vent
gli pistò il piede.-Concentrati!- sbottò.
-Sì,
hai ragione!- si scusò Syon.
Vespasiano
era già scomparso tra gli scaffali più lontani, ma Syon gli corse dietro e gli
si avvicinò con occhi imploranti:-Tu sai qualcosa, vero? Tu sai sempre tutto,
sei uno studioso...-
-Senti
amico- disse il vampiro, puntando un libro sul petto del mago:-Il fatto che tra
noi ci sia un patto che mi proibisce di saltarti addosso non significa che non
lo farei...-
L’altro
non si fece intimidire e si fece serio quando disse:-Uccideresti me pur di non
parlarmi di Yuudai? Ne hai così tanta paura?-
Vespasiano
sbuffò:-Quello è un ragazzino.-
-Lo
conosci, dunque.-
Il
vampiro si guardò intorno, sconsolato:-Se n’è stato rintanato per ben tre anni
senza farsi mai vedere... Adesso mi hanno detto che se ne va in giro a
combinare guai con quell’aria da gran fighetto... L’ho visto qua davanti
l’altra volta- piagnucolò.-Guardava attraverso quel vetro- , indicò una grande
vetrata che gettava luce su una buona parte della sala,- immobile come una
statua. Mi sono nascosto. Mi fa paura. Questi miei occhi hanno visto il peggio
del peggio, e ti assicuro che niente... Niente, è peggio di quell’uomo.-
Syon
si assicurò che Vent fosse a svariati metri di distanza, poi afferrò il vampiro
per la collottola e lo inchiodò alla libreria più vicina.
Vespasiano
emise un grido strozzato.
-Ebbene...-
sibilò Syon.-Questo non è un avvertimento: è una minaccia. Non so se ti
convenga avere più paura di un uomo che adesso è lontano o di me, che sono qui
e sto per farti a brandelli.-
-Il
codice etico...- esordì Vespasiano.
-Io
ho abbandonato l’etica appena ho messo piede nell’Antimateria.- Ringhiò
Syon.-Se tu non mi dici immediatamente cosa sai su Yuudai, e su dove passa i
suoi giorni... Io ti ammazzo.-
Vespasiano
fece una faccia talmente contorta che le rughe sul suo volto si moltiplicarono,
diventando solchi nella pelle scura.-Pensavo che almeno tu fossi una persona
con cui stare tranquilli...-
Syon
aumentò la presa sulla sua collottola.
-E
va bene, va bene!- gridò Vespasiano.
-Bravo!-
esclamò Syon, lasciandolo.-Mi sei sempre più simpatico!-
L’altro
mise il broncio e si grattò la testa, sospirando:-Mi hai praticamente
costretto... Ma va bene... Cominciamo.-
***
La
mappa della città fu distesa sul tavolo dalle mani sicure di Vespasiano, poi il
vampiro si posizionò gli occhialetti rotondi sul viso e assunse un’aria
professionale mentre puntava il dito sulla carta.-Questa è la biblioteca.-
Vent
aveva un pennarello in mano e lo usò per tracciare un cerchio attorno al punto
indicato da Vespasiano.
-E
qui...- proseguì il vampiro,- c’è un vecchio cantiere caduto in disuso anni fa.
Lì c’è il palazzo che Frost ha fatto costruire per Yuudai.-
-Allora
è vero, Yuudai è un membro della Tramontana...- mormorò Vent.
-Puoi
giurarci, bambina.- Disse Vespasiano, strappandole il pennarello di mano e
cerchiando il punto dove si trovava il cantiere.-Ma non l’hai visto? Fa venire
i brividi.-
-Tu
sei un caso patologico- commentò Syon, sarcastico.
Vespasiano
gli lanciò un’occhiata in tralice e sbottò:-Invece tu sei davvero un tipo
strano.-
Syon
non riuscì a trattenere una risata, ma prima gli lanciò
un’occhiataccia.-Diciamo che ho molte risorse.-
-Di
che state parlando?- chiese Vent, spostando lo sguardo da Syon a Vespasiano e
viceversa.
Il
vampiro si sistemò gli occhiali sul naso e sbottò:-Ho fatto una semplice osservazione.-
Syon
scosse la testa e tornò a guardare la cartina:-Va bene, adesso sappiamo dov’è
il palazzo di Yuudai, però scommetto che è invisibile.-
-Ovviamente
sì.- Disse Vespasiano.
Vent
guardò Syon, confusa:-E allora come facciamo? Ci servirà una guida...-
-Ah,
non guardate me!- esclamò Vespasiano.-Io non ho nulla in mano che mi permetta
di vederlo. So dove si trova perché me l’ha detto un informatore.-
-Quindi
esiste qualcuno che conosci in grado di vedere il palazzo...- dedusse Syon.
-Sì,
ma è scomparso pochi giorni fa.- Disse Vespasiano, scoraggiato.-Mi spiace
ragazzi, ma non c’è verso di entrare in quel castello...-
Syon
sospirò:-Maledizione, non possiamo metterci a tastare l’aria finchè non
troviamo la porta principale... Si accorgerà di noi ancora prima di riuscire a
dire “a”...-
Già...
Yuudai doveva avere mille occhi attorno al suo palazzo, non fosse per il fatto
che la polizia magica da la caccia a tutti i membri delle organizzazioni
ribelli. Doveva essersi messo in condizione di poter visualizzare chiunque si
fosse avvicinato nel raggio di cinquanta metri. Inoltre, lui stesso era un uomo
dai poteri sconosciuti, e ancora non conoscevano quale fosse il repertorio
delle sue magie.
Vespasiano
scosse la testa:-Abbandonate quest’idea delle indagini.-
-Faccio
io da esca- disse Vent, con decisione.
Syon
la guardò sgranando gli occhi:-Che follia è questa?!- esclamò, battendo le mani
sul tavolo e facendo trasalire Vespasiano, che tirò fuori un fazzoletto e si
asciugò la fronte. Era davvero troppo per uno che desiderava solo vivere con i
suoi libri, la vita avventurosa non lo aveva mai allettato, preferiva leggere
la storia, più che farne parte.
-Se
io mi faccio catturare, potrei scoprire dov’è il palazzo, e magari...-
-Non
se ne parla nemmeno!- gridò Syon, assumendo di nuovo un’aria austera e severa.
Vent
abbassò lo sguardo e mormorò:-Io...-
-Tu
sei ossessionata da lui, Vent!- esclamò Syon, stringendo un pugno con
rabbia.-Tu lo stai proteggendo da settimane! Perché, Vent, perché lo fai?
Questa tua ostinazione nei suoi confronti ci porterà solo guai!-
Gli
occhi della giovane si fecero lucidi.-Perdonami...-
Vespasiano
fece qualche passo indietro e tentò di andarsene, ma Syon lo afferrò di nuovo
per il bavero della camicia e lo guardò negli occhi:-Da questo momento in poi,
voglio che usi tutti i tuoi trucchi da vampiro per scoprire qualsiasi passaggio
possa condurre nel palazzo di Yuudai.-
-Ma...-
-Sei
un vampiro- ribadì Syon, mentre i suoi occhi chiari si facevano di ghiaccio e
la sua presa sempre più stretta, tanto che Vespasiano ricominciò a sudare
freddo.-Hai tremila e passa anni di età ed esperienza sulle spalle. Voglio...
Esigo... Che ci aiuti.-
Vent
fece il giro del tavolo e posò una mano sul braccio di Syon. Sentiva i muscoli
contratti nello sforzo di trattenere l’uomo, e per un attimo si chiese se
quello fosse davvero il suo amico mago.
-Syon!-
Il
mago abbassò lo sguardo su Vent e le sorrise.-Stai tranquilla.-
-Non
vuoi farmi del male, vero?- ansimò Vespasiano, sull’orlo dello svenimento.
-Solo
se non mi costringerai a farlo.- Ringhiò Syon.
-E
va bene, ti aiuterò!- esclamò Vespasiano, quasi piangendo.-Mi sono cacciato in
un bel guaio! Altrochè!-
Syon
lo lasciò e tornò a sorridere come sempre:-Perfetto.-
-Mi
rimbocco subito le maniche e inizio il mio lavoro...-
Vent
distolse lo sguardo da Syon e lo fissò su uno dei quadri alle pareti. Avrebbe
voluto essere più decisa, più forte. Si sentiva una persona meschina per il
fatto di desiderare così ardentemente che Yuudai la catturasse, che la portasse
nel suo castello e la costringesse a rimanerci. In tal modo si sarebbe
risparmiata la fatica di dover dare una delusione ai suoi amici e avrebbe
ottenuto ciò che sognava: stare insieme a lui, per sempre.
Vent
non si accorse dello sguardo penetrante di Syon, né del fatto che lui si era
voltato e se ne stava andando senza dirle niente.
***
Deida si era messa seduta sui gradini
della scuola e guardava il pavimento con occhi vitrei. Quella piazza che si
trovava davanti alla scuola era il primo luogo in cui aveva incontrato Yuudai,
il primo luogo in cui si era resa conto di essere inferiore non solo a Vent, ma
anche ad un’altra persona.
Yuudai, triste e furioso con il mondo...
Avvolto dall’oscurità dentro e fuori.
Lei... Era sempre triste. Sempre.
Tormentata per il fatto di non riuscire a piacere agli altri, per il fatto di
non essere capace di diventare la migliore, per il fatto di avere paura a
ricordare, Deida era si sentiva sempre più sola, sempre meno umana.
-Hai paura, vero?-
Deida sollevò lo sguardo e impallidì.
No... Sembrava che pensare a lui lo evocasse...
Yuudai le posò una mano sulla testa e
ruppe l’incantesimo d’invisibilità, poi la guardò con i suoi occhi freddi e,
per la prima volta, malinconici, e s’inginocchiò per arrivare all’altezza della
ragazza.
-Cosa vuoi da me...?- mormorò Deida,
scuotendo il capo.-Perché non mi lasci in pace...? Perché ogni volta che ti
penso tu arrivi a tormentarmi?-
-Perché voglio che ti ricordi di me...-
bisbigliò l’uomo, avvicinando il viso a quello di Deida.
Lei allungò una mano per respingerlo, ma
quando essa toccò il petto dell’uomo vi passò attraverso come se stesse
colpendo l’aria. Confusa, strinse il pugno e chiuse gli occhi. Quando li
riaprì, sembrava tutto normale: Yuudai era scomparso e l’incantesimo di
invisibilità era ancora attivo sulla sua pelle, infatti il suo corpo non
proiettava alcuna ombra.
Si guardò i palmi delle mani e poi vi
nascose il volto. Lui l’avrebbe tormentata finchè non avesse recuperato ogni
minima particella di memoria persa, e questo era una fatto inneggabile. Però,
lei aveva troppa paura. Non si sentiva pronta per scoprire quella parte della
sua vita. Non sapeva cosa sarebbe cambiato, ricordando, se sarebbe stata la
stessa, se avesse potuto continuare vivere come prima.
E se ricordando avesse perso la voglia
di fare magia? Quale sarebbe stato il suo scopo di vita? lei aveva un maledetto
bisogno di uno scopo, altrimenti sarebbe impazzita. Si sentiva troppo persa,
troppo disorientata in quel mondo così grande. Aveva bisogno di avere qualcosa
in cui credere, anche una bugia.
Prima poteva stare alla luce del sole
senza incantesimi di invisibilità a proteggerla, invece ora era costretta a
vivere come una reietta, tormentata daYuudai.
Qual era stata la sua colpa?
Un brivido le percorse la schiena.
Forse la sua colpa era nascosta tra i
ricordi sepolti nella sua mente.
Nascose il viso nelle ginocchia e iniziò
a respirare affannosamente, terrorizzata da quel pensiero.
-Non voglio ricordare... Non voglio
ricordare...- sussurrò.
Una voce suadente si infilò prepotentemente
nel suo orecchio, seguita da una risatina.-Tu devi ricordare...-
-STAI ZITTO!- gridò Deida, sferrando un
pugno ad uno Yuudai inesistente.
La ragazza scosse la testa e si alzò
come se i gradini scottassero, poi guardò l’entrata della scuola con aria stordita
ed entrò, rassegnata.
Ogni volta era sempre peggio.