Capitolo 19
ELES
Raggiungemmo i vampiri nella loro casa e ci sedemmo sui
divani, sfiniti.
Teri sembrava turbata da quando Gregor aveva parlato di quei suoi incubi, ma
non ne parlò e io non le feci domande. Ne avrebbe parlato se l’avesse voluto.
Mel mi chiese di cercare in uno di quei tomi che aveva preso dall’hotel di
Seattle qualche malattia o veleno che faceva pensare ad un semidio di aver
vissuto solo pochi anni invece che secoli interi.
«Io cercherò se la Foschia può fare una cosa del genere» disse la figlia di
Atena. Era davvero iperattiva, quella ragazza. Non riusciva a non fare niente e
ad oziare, mentre io ci riuscivo benissimo, ma non glielo dissi e la aiutai
nella sua ricerca. Doveva solo ringraziare che quei libri erano in greco e non
avevo difficoltà a leggerli.
Ovviamente Tyche, la dea della fortuna, non era dalla nostra parte e i libri
erano solo un vicolo cieco.
E poi Teri non parlava come se provenisse da un’altra epoca e aveva
un’espressione adulta ma non centenaria come quella di Chirone. I sintomi per
riconoscere una ragazza che ha vissuto attraverso secoli e secoli non c’erano.
Chiusi il libro, un po’ frustrata per non essere riuscita ad aiutare Mel.
«Mi dispiace, non ho trovato niente che potrebbe aiutarci»
Mel annuì, rassegnata e chiuse il libro, riponendolo nella borsa di Ria che
stava sonnecchiando sul divano.
Esme ci portò degli hamburger e delle lattine di Coca Cola.
«Oh, grazie tante!» esclamò Niall, fiondandosi sulle lattine.
«Aspetta che le finiamo, almeno!» ribattei, afferrando la mia lattina prima che
finisse tra i denti del satiro.
Emmett guardò ammirato Niall divorare lattine di Coca Cola e si sfidarono a chi
ne mangiava di più in meno tempo.
Nonostante la battaglia imminente i Cullen sembravano tranquilli. Forse era
solo la loro capacità di mantenere la calma a darmi quell’impressione, o Jasper
aveva influito su di loro in qualche modo.
Trascorremmo la giornata nell’ozio più totale. Prima di andare a dormire Teri
annunciò che mancavano tre giorni al solstizio d’estate.
Il giorno dopo fu il campanello a svegliarci. Andai al piano inferiore di corsa
per aprire la porta, ma fu Edward ad aprire.
Finnick, il fratello di Percy, Aurora, figlia di Afrodite e Rose, figlia di
Dioniso erano sull’uscio, e non appena videro Edward aggrottarono la fronte.
«Oh, voi siete i rinforzi!» esclamò il vampiro.
Finnick si piazzò davanti alle due ragazze con fare protettivo.
«Tu chi sei?» domandò, sospettoso. Edward trattenne una risata.
«Ragazzi!» esclamai, andando alla porta. «Avete fatto un buon viaggio?»
Edward si fece da parte e fece cenno ai nuovi arrivati di entrare. Finnick
entrò e mi abbracciò.
«Noi stiamo bene. Voi, piuttosto. Vivete con questi cosi?» chiese, preoccupato.
«Loro sono un clan di vampiri...ehm...buoni» spiegai. «Loro vogliono uccidere
l’esercito di neonati che sta causando disagi negli Inferi.»
Finnick guardò sospettoso Edward, poi si strinse nelle spalle. Edward si
allontanò nell’altra camera, ridacchiando.
«Se lo dici tu»
Poco dopo scesero dal piano superiore Teri e Ria.
«Oh, siete arrivati!» esclamò Ria.
«Sei davvero una grande osservatrice, Capitan Ovvio!» rispose Rose, ridendo.
Ria rise e poi le scompigliò i capelli ricci.
«Ti sei tagliata i capelli!» disse la figlia di Nemesi.
«No, li ho mangiati.» ribatté Rose.
«Okay, scusa, ho la sindrome di Capitan Ovvio. Sembri un barboncino, ora. Bau!»
Rose le rivolse uno sguardo scocciato, ma poi rise.
Teri salutò i tre nuovi arrivati e quando abbracciò Aurora, la figlia di
Afrodite esclamò: «Piccolo panda-corno!»
Teri rise e abbracciò Aurora, contenta di vederla. Non sapevo
che fossero amiche.
Mel e Niall ci raggiunsero e salutarono i nuovi arrivati.
«Hey, perché avete tutte la treccia?» chiese Finnick.
«Una vampira ci ha pettinate così, ieri, e si è rivelata comoda come
pettinatura.» spiegai.
«Mi ricordate...Oh, lasciamo perdere. Bene. Ora che ci siamo tutti devo
parlarvi di una cosa» annunciò Finnick.
«Frena» disse Mel. «Vuoi che i vampiri la sappiano?»
«Preferirei di no» replicò il figlio di Poseidone.
«Bene, allora andiamo via di qui. I vampiri hanno orecchie piuttosto potenti.
Stasera rientreremo»
Prendemmo i nostri zaini e ci avviammo fuori. Non c’era bisogno di avvisare i
vampiri. Ci avevano già sentiti.
Una volta lontani abbastanza, ci sedemmo su un marciapiede vuoto.
«Allora?» chiese Teri.
«Abbiamo bisogno di altri due guerrieri. La profezia di Rachel diceva che due
persone presenti e tre future porteranno alla vittoria la battaglia. Aurora e
Rose sono persone presenti, io sono futuro. Ci servono altri due guerrieri
futuri, e sono le mie amiche del futuro, Katniss e Johanna.» spiegò Finnick.
«E come diavolo facciamo a chiamarle? I messaggi Iride non funzionano ed è
impossibile trovare lo stesso punto nel Labirinto di Dedalo» ribattei.
«Non ricordate la vostra profezia?» replicò Rose. «Solo una può la difesa organizzare»
«Una di voi può ritrovare quel punto del Labirinto dove Crono ha lasciato il
suo potere e chiamare Katniss e Johanna dal futuro.» continuò Aurora.
«E come facciamo a sapere chi di noi è?» chiese Ria.
«Lo sapremo non appena arriveremo nel Labirinto. La destinata a organizzare la
difesa saprà dove andare e cosa fare per creare un portale» rispose Mel.
«Ora il problema è trovare uno degli ingressi del Labirinto.» replicò Niall.
«Ci ho già pensato io» intervenne Finnick. «Seguitemi»
Finnick noleggiò due auto con un documento falso. Il noleggiatore sembrava
sospettoso quando vide che eravamo sei ragazze più piccole e due ragazzi di
diciotto e venticinque anni ma non fece storie quando Niall gli diede i soldi.
Andai in macchina con Finnick, Aurora e Rose. Gli altri quattro viaggiavano
nell’altra macchina e ci seguivano.
Finnick guidò fino alla riserva del posto, La Push.
Anche se piovoso, lo stato di Washington era affascinante. Tutto quel verde mi
piaceva e l’Oceano dall’altro lato mi incantava. Sentivo prudere le mani per il
desiderio di sedermi lì, con l’infinito davanti e ritrarlo con i miei pastelli.
Il viaggio durò troppo poco tempo. Finnick parcheggiò e scendemmo dall’automobile.
Gli abitanti del posto sembrarono non fare troppo caso a noi.
Finnick si avviò verso una capanna degli attrezzi abbandonata.
«Sei sicuro?» chiese Niall.
«Sì, me l’ha mostrato Chirone» replicò l’altro.
Entrò nella capanna e si guardò intorno.
«Ci siamo!» esclamò, indicando una parete. Il simbolo del delta era intagliato
nel muro.
Finnick lo sfiorò e il delta si illuminò di una lieve luce dorata. Il pavimento
si piegò in modo strano e si trasformò in una scalinata che scendeva verso il
buio.
«Che figata!» esclamai.
Finnick si tolse lo zaino dalle spalle e lo aprì. Prese il suo tridente senza
manico.
«Ciao» disse Finnick, e il tridente vibrò appena e il manico si allungò.
«Vi conviene fare lo stesso con le vostre armi» ci suggerì.
Presi dalla faretra il cilindro che era il mio arco e gli ordinai di aprirsi.
Ria sfoderò il coltello, Niall trasformò le stampelle, Mel tirò il cappio
ritrovandosi Oxypetes tra le mani,
Teri sguainò la sua sciabola.
«Sembrate così fighi quando prendete le vostre armi!» esclamò Rose, prendendo
l’elsa dorata di una spada dallo zaino. La agitò appena e ne sbucò fuori una
lama dello stesso colore.
«Ma solo io ho una spada che non si apre in modo così figo?» chiese Aurora,
prendendo una spada simile a quella di Rose dalla sua fodera.
«Anch’io ho una normalissima fodera» disse Ria, ridendo.
«Ah, menomale. Pensavo di essere una sfigata anche nella mia nuova vita»
«Una figlia di Afrodite non può essere una sfigata!» esclamai.
«Io lo ero!» replicò Aurora. «Sono sempre stata troppo alta per qualsiasi
ragazzo. È frustrante.»
Effettivamente Aurora era alta quanto Finnick, ma aveva un bel viso, niente aria
da sfigata. Aveva i capelli castani con le punte verde acqua, gli occhi grandi
e scuri e una spruzzata di lentiggini che la rendevano dolce come i panda che
tanto amava. Il suo viso era delicato e gentile. Aurora scherzava sempre e a
volte era un po’ infantile per i suoi diciassette anni, ma non appena prese la
sua spada e entrò nel Labirinto assunse un’aria seria e determinata.
«Qualcuna di voi sa dove andare?» chiese Rose.
«Non ancora» risposi.
«Peggio che andar di notte» replicò Teri.
«Niente da fare» aggiunse Ria. Mel scosse la testa.
Percorremmo un corridoio lungo trenta metri e svoltammo a sinistra.
Camminammo per altri venti metri guardandoci intorno quando sentimmo un sibilo
nell’oscurità.
Niall si tappò il naso.
«Qui la puzza di mostri si fa molto più forte» disse.
«Oh, andiamo bene!» esclamò Finnick. «Venite fuori e facciamola finita!».
I mostri di solito non tendono ad ubbidire ai semidei. Ma evidentemente il fascino
di Finnick aveva influenza anche su di loro. Fummo circondati da più di dieci
basilischi, strani serpenti con una corona a circondare la loro testolina.
Uno di loro sibilò contro di me e gli scoccai una freccia in gola, facendolo
sparire in una nuvoletta di polvere.
Finnick ne infilzò due con il suo tridente, Teri ne mozzò tre con un solo
fendente. La spada di Aurora ne trapassò un altro.
In otto fu facile ucciderli subito.
«Ben fatto!» esclamò Niall. Ma lo disse troppo presto. I basilischi cominciarono
a piovere dal soffitto.
E non erano un gruppetto da dieci. Ci spostavamo come potevamo, ma il corridoio
era troppo angusto e i basilischi ci sbarravano la strada sia da destra che da
sinistra.
«Sono troppi!» disse Ria, proteggendosi la testa con il suo scudo. Un basilisco
mi cadde sulla spalla e il tessuto arancione della maglietta fumò e la pelle
sfrigolò. Una fitta lancinante mi prese la spalla e sentii le lacrime riempirmi
gli occhi e i conficcai i denti nella lingua per non urlare. Niall trafisse due
basilischi contemporaneamente con i suoi xiphos
e Finnick lo aiutava con il tridente, ma non serviva a molto. Più basilischi
uccidevano più ne cadevano dal soffitto.
Aurora mi porse veloce un cubetto di ambrosia. Lo ingoiai. Aveva il sapore
delle focaccine farcite di mia madre e il dolore alla spalla si affievolì. Non
feci in tempo a sorridere per il sollievo che un altro basilisco mi cadde sulla
gamba. Lanciai un urlo. Rose si proteggeva il viso, Ria cercava ancora di ucciderli
ma era stanca. I serpenti continuavano a cadere e a ferirci.
«Basta!» gridò Teri. «Andate via, basta!»
I serpenti sibilarono qualcosa all’unisono.
«Bonjour finesse!» esclamò Teri, alzando gli occhi al cielo.
«I basilischi ti parlano? E ti dicono parolacce?» chiese Finnick.
Teri ignorò la domanda e si rivolse di nuovo ai serpenti.
«Continuate a ostacolarci e dirò a mio padre di trasformarvi in scarpe per
Caronte»
I basilischi sembrarono disgustati all’idea e strisciarono via, smettendo anche
di piovere dal soffitto.
Aurora e Ria diedero un cubetto di ambrosia a tutti.
Aurora me ne diede un altro spezzato a metà.
«Non dovremmo esagerare, ma prendilo. Non puoi andare in giro con quella gamba»
Ringraziai la figlia di Afrodite e ingoiai la metà del cubetto. La ferita
guarì, ma i jeans restarono bruciacchiati.
Quando mi rialzai fui investita da una strana sensazione.
«Seguitemi. So dove andare» dissi. Ebbi la consapevolezza che fossi io a dover
organizzare la difesa e a sapere dove si trovasse la parte del Labirinto in cui
Crono aveva lasciato parte del suo potere.
Mi sentii fiera e contemporaneamente troppo debole per una responsabilità così
grande.
Niall camminò accanto a me e mi sorrise. Non mi disse niente, ma mi sentii
rassicurata dalla sua presenza.
Quando ero in quella scuola era l’unico che mi parlava come se fossi una
persona normale, non una popolare a cui leccare i piedi. La maggior parte dei
ragazzi tentava di iniziare una conversazione facendomi i complimenti, Niall
no. Mi accorsi subito che sarebbe stato una persona importante per me, ma non
in quel senso. Sarebbe stato importante come amico, quasi come un fratello.
Mentre camminavo e mi avvicinavo al posto in cui avremmo fatto un portale, mi
resi conto di non ricordare più nemmeno uno dei nomi delle amiche che mi
circondavano quando frequentavo quella scuola. In due settimane avevo
dimenticato i loro nomi. Forse due mesi dopo avrei dimenticato anche i loro
volti. Mi sentii un po’ cattiva nei loro confronti, ma non potevo farci niente
se le loro personalità e le cose che dicevano erano sempre le stesse e le
rendevano così banali e facili da dimenticare.
Il Labirinto si faceva sempre più freddo e puzzolente. Sembrava
di stare in una fogna. Gocce di umidità ci cadevano addosso e facevano
rimbombare un fastidioso ticchettio nei corridoi.
«Eles, sei sicura?» mi chiese Rose. «Non ci stiamo perdendo, vero?»
«No. Sono sicura che sia per di qui.» replicai. Era difficile da spiegare.
Sapevo quale corridoio prendere, quale direzione seguire come se avessi fatto
quel percorso già più volte.
Mezz’ora dopo mi fermai ad un incrocio.
«È qui» annunciai.
Finnick si guardò intorno.
«Sì, riconosco questo posto ma non sarei stato capace di ritornarci»
«Bene» disse Teri «Ora come si evoca un portale temporale?»
«Ho letto da qualche parte che ci vuole stabilità e forza emotiva per farlo»
rispose Mel.
«Bè, allora io mi tiro fuori!» esclamò Finnick.
«Eles, tu devi farlo» affermò Niall. «Tu sei quella di cui parla la profezia e
tu devi aprire il portale»
Annuii senza dire altro.
«Sai come fare?» chiese Aurora, sorpresa.
Non le risposi. Mi concentrai sulla parete, poi chiusi gli occhi.
Sentii il vento muoversi dalle fessure del muro e una luce accendersi,
accecante. Poi caddi all’indietro.
Spazio autrice
Salve! Mi sento leggermente più soddisfatta dei capitoli, probabilmente
perché l’azione comincia a muoversi.
Che ne pensate di questo crossover? Mi piacerebbe una recensione.
Ringrazio Kalyma P
Jackson per le sue recensioni sempre gentili, e come sempre, invito a
passare a leggere la sua fan fiction.
Un bacione e buone vacanze!