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Autore: darkroxas92    09/06/2014    8 recensioni
E se Harry Potter fosse finito per sbaglio nel mondo di Fairy Tail durante la sua infanzia? E se fosse stato accolto proprio nella gilda numero uno di Fiore? E se un giorno Albus Silente riuscisse a ritracciarlo, chiedendogli di tornare nel suo mondo d’origine? Come si svilupperà la storia del mago più famoso della comunità magica con queste premesse?
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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41: Il nuovo incarico di Dobby! Ritorno a Fiore! Capitolo 41: Il nuovo incarico di Dobby! Ritorno a Fiore!
Per un attimo regnò il silenzio, mentre i membri di Fairy Tail più Allock e Ginny restarono sulla soglia della porta, tutti sporchi e infangati e (come nel caso di Harry) insanguinati. Si udì un grido.
“Ginny!”
Era la signora Weasley, che per tutto quel tempo doveva essere rimasta seduta, in lacrime, davanti al camino. Balzò in piedi, seguita dal marito, e insieme si precipitarono dalla figlia.
Ma Majutsu guardò oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla dell’anziano mago.
“Me l’avete salvata! Me l’avete salvata! Come avete fatto?” Esclamò Molly, guardando i maghi con le lacrime agli occhi.
“Credo… Credo che tutti noi vorremmo saperlo.” Fece la McGranitt con un filo di voce.
Harry annuì, per poi avvicinarsi assieme a Neville alla scrivania, dove posarono il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e quel che rimaneva del diario di Riddle.
Poi cominciò a raccontare. Per circa un quarto d’ora parlò, circondato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea, di come avevano capito che si trattava della voce di un Basilisco, di come avevano seguito i ragni nella foresta; raccontò di Aragog, che gli aveva detto dove era morta l'ultima vittima del Basilisco; di come avevano intuito che la vittima era Mirtilla Malcontenta e che l’ingresso della Camera dei Segreti sarebbe potuto essere nel suo gabinetto...
“Va bene…” Lo incalzò la vicepreside quando lui s’interruppe. “Avete scoperto dov’era l’ingresso... dovrei aggiungere, infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola! Ma come diavolo siete riusciti a venirne fuori vivi, Potter?”
Harry deglutì, per poi sospirare. “Abbiamo combattuto. O meglio, io e Neville abbiamo affrontato il Basilisco, visto che gli altri sono rimasti indietro a causa di Allock.”
“Come avete fatto a tenere testa a un Basilisco?”
Majutsu alzò il braccio, facendo apparire la sua spada. “Sono abituato ad affrontare mostri. È una delle missioni che preferisco.” Rispose, per poi guardare Paciock. “Anche se Neville, nonostante fosse la prima volta che impugnava una spada, non se l’è cavata male.”
“C-Come hai fatto?” Esclamò incredula la signora Weasley, osservandolo far scomparire di nuovo l’arma, voltandosi verso Silente, che era rimasto impassibile, mentre la McGranitt sembrava più che altro rassegnata. “Lo sapevate?”
“Considerando che la prima cosa che ha fatto Harry quando l’ho trovato è stato attaccarmi, assieme ai suoi amici, non la trovo una cosa tanto assurda.” Ridacchiò il vecchio preside. “Anche se sono curioso di sapere come ha fatto Riddle a incantare Ginny, quando, dalle mie fonti, risulta che vive nascosto nelle foreste dell’Albania, incapace di agire.”
“Chi è stato?” Chiese il signor Weasley.
“È stato questo diario.” Spiegò il moro, prendendo in mano il libretto e mostrandolo a Silente. “Riddle l’ha scritto quando aveva sedici anni. Probabilmente l’ha incantato allora.”
Il preside lo prese dalle mani di Harry e, dall’alto del suo lungo naso adunco, ne scrutò le pagine bruciacchiate e zuppe.
“Eccezionale…” Disse piano. “Certo, è stato forse l’allievo più brillante che sia mai passato a Hogwarts…” Poi si girò verso i Weasley, che avevano un’aria assolutamente attonita. “Pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Io stesso sono stato uno dei suoi insegnanti, cinquant’anni fa, qui a Hogwarts. Dopo che ebbe lasciato la scuola scomparve... viaggiò per ogni dove... s’immerse profondamente nelle Arti Oscure, si alleò con i peggiori della nostra specie, subì tali e tante trasformazioni pericolose e magiche, che quando ricomparve come Lord Voldemort era quasi irriconoscibile. Quasi nessuno lo collegò al ragazzo brillante e avvenente che un tempo era stato Caposcuola qui.”
“Tu-Sai-Chi?” Chiese attonita mamma Weasley. “Che cosa c’entra Ginny con... con lui?”
“Il suo d-diario!” Singhiozzò la ragazza, prendendo finalmente parola. “Ho… Ho cominciato a scriverci… poco p-prima dell’inizio anno. Lui… Lui mi rispondeva… e credevo di potermi f-fidare… Poi q-quando è arrivato Tobi… tutto è p-precipitato…”
“Ginny!” Esclamò suo padre esterrefatto. “Ma allora non ti abbiamo insegnato proprio niente? Che cosa ti abbiamo sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesci a capire dove ha il cervello. Perché non hai mostrato il diario a me o a tua madre? Un oggetto tanto sospetto… era chiaro che fosse strapieno di magia nera!”
“I-Io n-non lo sapevo…” Pianse Ginny. “L’ho trovato dentro uno dei libri che mi ha comprato mamma. Io pe-pensavo che qualcuno ce l’avesse lasciato e poi l’avesse dimenticato...”
Harry ascoltò con attenzione questa rivelazione. Avevano acquistato i libri insieme, e non aveva notato nessuno aggiungere quel piccolo diario nero. L’unica cosa strana che era successa era stato l’incontro con i Malfoy.
“Ma certo…” Mormorò a bassa voce, spalancando gli occhi.
“La signorina Weasley dovrebbe andare immediatamente in infermeria.” Fece Silente con voce ferma. “È stata una prova terribile per lei. Non ci saranno punizioni. Maghi più vecchi e saggi di lei sono stati messi nel sacco da Voldemort.” Avanzò verso la porta e l’aprì. “Riposo a letto e, perché no, una grossa tazza di cioccolata bollente. A me fa tornare sempre il buonumore.” Aggiunse con una garbata strizzatina d'occhi. “Vedrai che Madama Chips è ancora sveglia. Sta distribuendo la pozione di mandragola... Credo che le vittime del Basilisco stiano per svegliarsi da un momento all'altro.”
A quelle parole però Ginny tremò visibilmente.
“Io… Io non posso vederle!” Esclamò con voce terrorizzata. “Mi… Mi odieranno…”
Ma prima che potesse dire altro, Happy la prese per il braccio destro, mentre Luna la afferrò per il sinistro.
“L’infermeria è a circa cinque minuti da qui…” Fece la Corvonero, voltandosi a guardare gli altri. “Credo possa perdersi… dopotutto, gli Opendat attorno a lei sono davvero tanti… la farebbero confondere facilmente.”
“E credo sia meglio che qualcuno la aiuti a spiegare la situazione, aye.” Aggiunse Happy, sorridendo.
Poi, senza lasciare il tempo alla compagna di protestare, la trascinarono fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
“Grazie ancora.” Disse la signora Weasley ai maghi. “Senza di voi… non oso pensare cosa sarebbe successo…”
“Era nostro dovere aiutarla.”
In quel momento la porta si aprì, lasciando entrare Makarov.
“Master!” Esclamarono tutti i giovani maghi, sorpresi di vederlo.
“Master?” Domandò subito Molly, guardando i figli. “Perché lo chiamate così?”
“Oh, non ci faccia troppo caso. Sono solo il capo della loro gilda, Fairy Tail.” Rispose il diretto interessato, ridacchiando. Poi il suo volto si fece serio. “Ho sentito tutto da fuori, ma ho preferito non interrompere. Sono venuto qui quando ho saputo che Erza sarebbe stata curata questa notte, e probabilmente sono arrivato pochi minuti prima che voi scendeste nella Camera, visto che Fanny è sparita subito dopo avermi lasciato. Tuttavia, non mi aspettavo di scoprire una cosa simile. Voldemort è una minaccia sempre maggiore.”
“Stavolta lo abbiamo sconfitto… ma sfortunatamente non era quello vero.” Sospirò Harry.
“Che rabbia però!” Esclamò Natsu, battendo i pugni. “Avrei voluto dargli io stesso un bel pugno sul naso!”
“So per esperienza personale che un pugno sul naso può aiutare, ma nel suo caso dubito avrebbe funzionato.” Disse Silente calmo.
“Erza sta bene allora?” Domandò invece Lucy, ricevendo un assenso.
“Sì. Ha ripreso conoscenza, e non appena ha saputo che non eravate da nessuna parte, ha capito che eravate andati a cercare l’erede. Ci ho messo un po’ a convincerla a non tagliare in due tutta la scuola per raggiungervi.”
“Erza sa sempre come far paura!” Commentarono assieme i gemelli, alzando le spalle.
“Ora però dobbiamo parlare di una questione seria.” Riprese il Master, guardando Silente. “Se non ti dispiace, prenderò io in mano la situazione.”
“Non devi chiedere a me, ma ai genitori della signorina Weasley.”
I diretti interessati lo fissarono.
“Come dicevo prima, io sono Makarov Dreyar, terzo Master della gilda di maghi Fairy Tail della città di Magnolia, nello Stato di Fiore.”
“Fiore? Quindi è così che si chiama il vostro Paese?” Domandò Molly.
“Sì, ma c’è un piccolo particolare: non appartiene a questo mondo. Io, Natsu, Happy, Gray, Erza e Lucy proveniamo da un mondo parallelo a questo.”
A quelle parole i coniugi Weasley spalancarono gli occhi.
“Un… un altro mondo?” Ripeté incredulo Arthur. “Credevo fosse semplicemente un posto nascosto con la magia.”
“Non potevamo dire la verità.” Spiegò Majutsu. “Se questa informazione dovesse cadere nelle mani sbagliate, le conseguenze potrebbero essere spaventose. Da noi, come sapete, non c’è alcuna distinzione tra maghi e non maghi, ma se dovessero sentirsi minacciate, le altre gilde non esiterebbero ad attaccare eventuali invasori.”
“Cosa intendi dire, Potter?” Domandò la McGranitt.
“Che ci sono molti altri maghi potenti quanto e più di noi. E non tutti sono pacifici come noi. Jose ne è un esempio.”
“Jose?” ripeté Molly.
“Oh, nulla di cui preoccuparti mamma.” Rispose Fred. “Era solo un pazzo che ha cercato di ucciderci tutti mandandoci contro tutta la sua gilda. Letteralmente.”
“In effetti, non è stato proprio un benvenuto normale per noi.” Continuò George.
“Allora è per questo che eravate feriti?”
“Sfortunatamente, siamo stati colti di sorpresa e non siamo riusciti a fare molto per aiutarli.” Si scusò Makarov. “Però se la sono cavata bene, visto che si sono ritrovati ad affrontare anche un Dragon Slayer.”
“Un Dragon Slayer?” Chiese la vicepreside, per poi vedere Natsu farsi avanti.
“I Dragon Slayer sono ragazzi cresciuti da draghi, che gli hanno passato le conoscenze della loro magia. Letteralmente, significa uccisore di draghi, perché i Dragon Slayer sono maghi in grado di sconfiggerli. In poche parole, maghi come me!” Rivelò lasciandosi avvolgere completamente dalle fiamme. “Mio padre, Igneel, era un drago di fuoco, quindi io sono immune alle fiamme e posso usarle liberamente. Senza contare che sono il mio cibo preferito!” Continuò tranquillo, mentre gli altri ghignazzavano di fronte alle facce stupefatte dei signori Weasley e della McGranitt.
“E… E voi sapevate tutto questo?” Domandò Molly guardando i figli, che annuirono.
“Lo abbiamo scoperto per caso, ma sì.” Rispose Fred. “E non è tutto! Anche noi abbiamo sviluppato una magia tutta nostra!”
E i gemelli si batterono subito i pugni tra di loro, attivando la loro magia, creando un piccolo folletto di fuoco, che scomparve quasi subito.
“Anche se abbiamo bisogno ancora di un po’ di pratica.” Ammisero insieme, mentre Ron creava una sfera di luce per dimostrare che anche lui era in grado di usare la magia.
“E qui giunge il fulcro della questione.” Disse Makarov. “Vorrei prendere vostra figlia Ginny sotto la nostra custodia per le vacanze. L’esperienza che ha vissuto l’ha lasciata senza dubbio segnata e le ci vorrà parecchio per riprendersi, senza contare che potrebbe sviluppare uno shock. Come i vostri figli vi hanno dimostrato, è possibile apprendere una magia qui sconosciuta, unica per ciascuno. Credo che se Ginny riuscisse ad apprenderla, potrebbe riuscire a superare gli eventi di quest’anno.”
“Ma… Ma da quello che avete detto il vostro mondo non è sicuro come questo…” Cercò di protestare la signora Weasley, venendo subito interrotta da Harry.
“È vero. Da noi ci sono pericoli qui inesistenti. Tuttavia, è proprio questo che ci permette di diventare più forti. Quando sono arrivato a Fairy Tail anni fa, non sapevo neppure di essere un mago. Ero un bambino timido e debole, che aveva paura quasi di tutto, ma grazie ai miei compagni di gilda, ho imparato a combattere e sono diventato forte. Molto forte.”
“Perché Ginny?”
“Perché è riuscita a conservare la sua identità nonostante sia stata posseduta per un anno. La paura e il dispiacere che ho visto nei suoi occhi mentre andava in infermeria erano sinceri.” Fece il master. “Ovviamente, non intendo costringere né voi né lei. Sarà una vostra decisione. Proprio com’è stato per tutti gli altri.”
Molly si voltò verso i tre figli. “Immagino che voi non abbiate intenzione di andarvene da questa gilda, vero?”
“No.” Risposero insieme, seri.
“Signora, anch’io all’inizio non ne ero sicura.” Disse Hermione. “Ma poi ho visto il loro mondo… è un mondo fantastico, intriso di magia più di quanto qui potremo anche solo immaginare. Inoltre, abbiamo la rara possibilità di studiare una magia qui sconosciuta. E sì, ogni tanto può capitare di incontrare un demone alto una ventina e passa di metri che in passato ha distrutto intere città, però-”
“Che cosa?!”
“Non si preoccupi, se n’è occupata la mia maestra.” Intervenne Gray. “E poi, sua figlia ha affrontato Voldemort, il mago più pericoloso per voi.”
“Inoltre, le assicuriamo che non permetteremo a Ginny di farsi male in alcun modo.” Continuò Majutsu. “Nessuno di noi lo permetterà!”
I ragazzi concordarono tutti con un cenno della testa.
“In questo caso, se è d’accordo, non vedo perché no.” Disse Arthur, attirando immediatamente l’attenzione della moglie.
“Ma caro-”
“Molly, hai visto anche tu. I voti di Fred e George sono migliorati non poco, come anche quelli di Ron. Senza dubbio questa Fairy Tail per loro è una buona cosa. Sono fiducioso che con loro Ginny potrebbe diventare forte abbastanza da non finire più in una situazione come quella di quest’anno.”
La signora Weasley si morse un labbro, incapace di contestare il marito.
“Va bene… ma solo se Ginny accetterà.” Acconsentì infine. “Però, voglio che voi quattro torniate almeno un mese prima della fine delle vacanze! È possibile, vero?”
“Certo.” Rispose Makarov, sorridendo.
Silente sorrise, per poi guardare la professoressa al suo fianco. “Sai Minerva, credo proprio che dopo tutta questa vicenda ci voglia un bel banchetto. Posso chiederti di scendere ad avvisare le cucine?”
“Senz’altro.” Disse lei, cercando ancora di assimilare le informazioni che aveva appena sentito.
“Invece è meglio che noi raggiungiamo Erza.” Fece Makarov, rivolgendosi agli altri. “Non vorrei che perdesse davvero la pazienza. Dopotutto, non sa che siete tornati sani e salvi. Beh, quasi almeno.” Ridacchiò, guardando Potter.
“Harry, Neville, vorrei che voi due rimaneste ancora qualche minuto.” Disse il preside, ricevendo due assensi.
Gli altri maghi li salutarono, per poi uscire, lasciandoli con l’anziano mago.
“E così, avete affrontato Tom Riddle da soli e avete liberato Hogwarts dalla minaccia della Camera dei Segreti.” Riassunse, sorridendo. “Riceverete tutti quanti un Encomio Speciale per i servigi resi alla scuola e poi... vediamo un po’... direi che è inutile darvi dei punti e dichiarerò direttamente Grifondoro come Casa vincitrice. Mentre a Corvonero verranno assegnati duecento punti grazie alla signorina Lovegood.”
Neville sembrò voler balbettare qualcosa, ma nessun suonò lasciò la sua bocca.
“Ma c’è uno fra noi che ha le labbra cucite e a quanto pare non vuol parlare del suo ruolo in questa pericolosa avventura.” Soggiunse Silente. “A cosa dobbiamo tanta modestia, Gilderoy?”
I due ragazzi sussultarono: si erano completamente dimenticati di Allock, il quale era rimasto in piedi in un angolo della stanza; sul volto gli aleggiava ancora quel vago sorriso. Quando Silente gli rivolse la parola, lui si guardò alle spalle per vedere con chi stesse parlando.
“Ecco cosa mi ero dimenticato di dire… Sembra che sfortunatamente il nostro professore si sia infortunato… con il suo stesso incantesimo di memoria.” Fece Majutsu, non riuscendo a evitare di ridacchiare.
“Mamma mia!” Esclamò Silente scuotendo il capo e facendo fremere i lunghi baffi d’argento. “È rimasto infilzato sulla sua stessa spada, Gilderoy!”
“Spada?” Fece Allock in tono vago. “Io non ho una spada, però ce l’ha il ragazzo.” E indicò Neville. “Lui ve la potrà senz’altro prestare.”
Silente sospirò, per poi tirare fuori la bacchetta e agitarla. Allock chiuse lentamente gli occhi, per poi scivolare addormentato a terra.
“Credo sia meglio per lui riposare. Dopo vedremo se sarà possibile rimediare. Ora, vorrei scambiare ancora due parole con voi. Sedetevi.”
I ragazzi obbedirono.
“È ironico come il destino a volte giochi degli strani scherzi.” Esordì serio Silente. “Tra tutte le persone che potevano restare bloccate nella Camera, ha scelto proprio voi due.”
“C-Come mai dice questo, preside?” Domandò nervoso Neville.
Silente chiuse gli occhi per qualche secondo. “Non posso ancora dirvi tutta la verità. Per voi è ancora presto, però… posso dirvi che voi due siete legati da un destino molto simile. Se solo qualcosa fosse andato diversamente, adesso potrei avere di fronte un Neville Paciock con una cicatrice a forma di fulmine e un impacciato Harry Potter.”
I due sgranarono gli occhi.
“Che cosa vuole dire, Silente?!” Esclamò incredulo Majutsu.
“Voldemort ti ha scelto per un motivo preciso, Harry. Ma tale motivo era compatibile anche con Neville. I vostri genitori erano tra i più forti nemici di Voldemort, e lui ha scelto basandosi su quelli che reputava più pericolosi. Harry, quella notte Voldemort ti ha designato come suo nemico, anche se ovviamente era ignaro delle conseguenze.”
Il moro si portò una mano sulla cicatrice. “Che cosa mi è successo esattamente quella notte?” Domandò serio.
“È solo un’ipotesi. A meno che io non mi sbagli di grosso, la notte in cui ti ha lasciato quella cicatrice ti ha trasmesso alcuni dei suoi poteri. Anche se di certo non ne aveva intenzione... Ed è per questo che puoi parlare il Serpentese.”
“Ora capisco…” Mormorò lui. “Questo non fa che fortificare le mie intenzioni. Lo sconfiggerò con le mie stesse mani. Non solo per me, ma anche per tutti gli altri che hanno sofferto a causa sua.”
“Ed io ti aiuterò!” Affermò Neville, guardandolo. “Voglio diventare forte quanto te, Harry! Voglio avere il potere di sconfiggerlo! Quello che ho passato quest’anno… quello che è successo ai miei genitori… non voglio viverlo mai più!”
“Ed è per questo che Godric ti ha fatto quel regalo.” Disse Silente, attirando la loro curiosità.
“Godric?” Ripeté Paciock. “Godric Grifondoro? Che cosa-”
“Ti consiglio di dare un’occhiata più da vicino a quella bella spada che tieni tra le mani.”
Il ragazzo obbedì, alzandola verso l’alto e voltandola: i rubini mandavano bagliori luminosi alla luce del fuoco. Fu allora che vide il nome inciso proprio sotto l’elsa: Godric Grifondoro.
“Soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal Cappello.” Spiegò semplicemente il preside.
Per un minuto nessuno parlò, poi Silente aprì uno dei cassetti della scrivania e ne estrasse una penna d’oca e una bottiglia d'inchiostro.
“Ora, quello di cui avete bisogno è un buon pasto e una buona dormita. Vi consiglio di scendere per il banchetto, mentre io scrivo ad Azkaban: è urgente che il nostro guardiacaccia torni. E poi devo anche buttare giù un’inserzione per la Gazzetta del Profeta.” Aggiunse pensieroso. “Ci servirà un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Poveri noi! Li perdiamo uno dopo l’altro, non vi pare?”
“Basta che il prossimo sia più capace di quello lì. Un altro anno del genere faticherei a reggerlo. Preferirei affrontare un lupo mannaro piuttosto che un altro buffone!” Sentenziò Harry, alzandosi assieme a Neville e dirigendosi verso l’uscita.
Nessuno dei due si accorse della scintilla che brillò negli occhi del vecchio preside.
Majutsu aveva appena allungato la mano verso la porta che quella si spalancò con tale violenza da costringerlo a indietreggiare di colpo. Sulla soglia c’era Lucius Malfoy con la faccia contorta dalla rabbia. E rannicchiato sotto il suo braccio, tutto avvolto in bende, c’era Dobby.
“Buona sera, Lucius.” Lo salutò Silente con tono affabile.
L’uomo si precipitò dentro con Dobby che lo seguiva a passettini, aggrappato all’orlo del suo mantello, con uno sguardo di terrore servile.
“Allora!” Esclamò Lucius Malfoy fissando l’anziano con i suoi occhi gelidi. “È tornato. I consiglieri l’avevano sospeso, e tuttavia lei ha creduto bene di tornare a Hogwarts!”
“Vede, Lucius.” Iniziò Silente con un sorriso che era l’immagine della serenità. “Oggi sono stato contattato dagli altri undici consiglieri. A dire il vero, è stato come essere investiti da una grandinata di gufi. Avevano sentito dire che due studenti erano stati uccisi e hanno voluto che io tornassi immediatamente. Sembravano convinti che io fossi l’uomo più adatto a risolvere la situazione. E mi hanno raccontato anche delle strane storie. Sembra che lei abbia minacciato molti di loro di fare un maleficio sulle loro famiglie se non avessero acconsentito a sospendermi dall’incarico.”
Malfoy diventò più pallido del consueto, ma i suoi occhi erano ancora due fessure cariche d’ira.
“Allora... è riuscito a fermare le aggressioni?” Domandò con un ghigno sarcastico. “Ha preso il colpevole?”
“Certamente.” Affermò l’altro con un sorriso.
“E allora?” Chiese secco Malfoy. “Chi è?”
“Lo stesso dell’altra volta, Lucius.” Rispose il preside. “Ma questa volta Voldemort ha agito attraverso un’altra persona. Servendosi di questo diario.”
Gli porse il libriccino nero forato al centro e rimase a osservare attentamente Malfoy. Harry, invece, osservava Dobby, il quale stava facendo qualcosa di molto strano: fissava Majutsu con i suoi grandi occhi, come se volesse fargli capire qualcosa, poi guardava alternativamente il diario e Malfoy e poi si colpiva violentemente la testa con il pugno.
“Capisco...” Disse il biondo lentamente, rivolgendosi a Silente.
“Un piano ingegnoso.” Proseguì il preside nello stesso tono, continuando a fissarlo dritto negli occhi. “Perché, se Harry e Neville, qui...” E Malfoy scoccò un’occhiata fulminea e penetrante ai due, “…e i loro amici non avessero trovato questo libro... be’ tutta la colpa sarebbe ricaduta su Ginny Weasley. Nessuno avrebbe potuto dimostrare che lei non avesse agito di sua spontanea volontà.”
Malfoy non disse niente. D’un tratto il suo volto divenne una maschera inespressiva.
“E immagini…” Proseguì Silente. “…cosa sarebbe potuto succedere dopo... I Weasley sono una delle nostre famiglie di purosangue più in vista. Immagini le conseguenze per Arthur Weasley e la sua Legge per la Protezione dei Babbani se fosse venuto fuori che sua figlia aggrediva e uccideva i figli dei Babbani. Fortunatamente è stato trovato il diario e i ricordi di Riddle ne sono stati cancellati. Chissà, altrimenti, quali sarebbero state le conseguenze...”
“Una vera fortuna.” Commentò glaciale Malfoy, mentre Harry chiudeva le mani a pugno, guardando l’uomo con puro odio, capendo finalmente il messaggio che l’elfo gli stava inviando a costo di una serie di bernoccoli autoinflitti sulla testa.
Majutsu fece un cenno all’elfo, che andò a rintanarsi in un angolo prendendo a torcersi le orecchie per punirsi.
“Non vuole sapere in che modo Ginny è venuta in possesso del diario, signor Malfoy?” Chiese Potter.
Lucius Malfoy si voltò verso di lui. “Come può interessarmi in che modo è finito in mano a quella stupidella?” Chiese.
“Perché gliel’ha dato lei.” Rispose Harry, guardandolo truce, imitato da Neville, che a quelle parole aveva collegato tutti i punti. “Al Ghirigoro, lei, signor Malfoy, ha preso il suo vecchio libro di Trasfigurazione e ci ha fatto scivolare dentro il diario, non è forse così?”
Videro i pugni cerei di Malfoy chiudersi e aprirsi convulsamente.
“Dimostralo!” Sibilò.
“Oh, nessuno è in grado di farlo.” Intervenne Silente. “Non ora che Riddle è scomparso dal libro. D’altro canto le consiglierei, Lucius, di non andare più in giro a distribuire vecchie cose di scuola di Voldemort. Se un’altra ancora dovesse cadere nelle mani di un innocente penso che Arthur Weasley, tanto per dirne una, farebbe di tutto per risalire a lei...”
Lucius Malfoy rimase immobile per un attimo e Harry vide chiaramente la sua mano destra contrarsi come se volesse agguantare la bacchetta magica. Invece si volse all’elfo e disse: “Ce ne andiamo, Dobby!”
Aprì con malagrazia la porta e quando l’elfo gli si avvicinò correndo, gli assestò un calcio che lo fece volare fuori dalla stanza. Lo sentirono lamentarsi lungo il corridoio. Harry rimase immobile per un attimo, riflettendo intensamente. Poi gli venne un’idea.
“Professor Silente!” Disse in gran fretta. “La prego, posso restituire il diario al signor Malfoy?”
“Certamente, Harry.” Replicò calmo Silente.
“Harry, cosa-” Fece Neville confuso.
“Aspetta e vedrai!” Rispose lui, precipitandosi fuori della stanza.
Si udivano ancora le grida di dolore di Dobby, che si allontanavano lungo il corridoio. Rapido, sperando che il suo piano funzionasse, si tolse una scarpa, si sfilò il calzino sudicio e infangato e ci infilò dentro il diario. Poi spiccò una corsa lungo il corridoio immerso nel buio.
Li raggiunse in cima alle scale.
“Signor Malfoy!” Chiamò, frenando la corsa con uno scivolone. “Ho qui una cosa per lei!”
E gli mise in mano di prepotenza il calzino puzzolente.
“Ma cosa diavolo...?”
Malfoy estrasse il diario dal calzino, che gettò via, poi guardò furibondo il libretto ora tutto stropicciato.
“Uno di questi giorni farai la stessa misera fine dei tuoi genitori, Harry Potter.” Avvertì a bassa voce. “Anche loro erano due stupidi ficcanaso!”
“E lei potrebbe fare la fine del suo padrone. E spero con tutto me stesso di essere io ad avere quel piacere.” Replicò Majutsu, sorridendo. “Chi ferisce i miei amici può solo pentirsene.”
Lucius sbuffò, voltandosi per andarsene. “Vieni, Dobby!” Chiamò, ma l’elfo non si mosse. “Ti ho detto, vieni!” Ordinò nuovamente, guardandolo.
La creatura magica teneva in mano il disgustoso calzino di Harry e lo contemplava come se fosse stato un tesoro inestimabile.
“Il padrone ha dato a Dobby un calzino!” Annunciò l’elfo estasiato. “Il padrone l’ha dato a Dobby!” Ripeté.
“Che cosa ti prende?” Sbottò Malfoy. “Che cosa stai dicendo?”
“Dobby ha un calzino!” Esclamò ancora l’elfo, incredulo. “Il padrone l’ha tirato e Dobby l’ha preso, e così, Dobby... Dobby è libero!”
Lucius Malfoy rimase impietrito, fissando l’elfo. Poi si scagliò contro il ragazzo.
“Per colpa tua ho perso il mio servitore!” Esclamò, tirando fuori la bacchetta.
Ma Dobby si mise in mezzo: “Non farà del male a Harry Potter!”
Si udì uno scoppio fragoroso e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro. Precipitò per le scale, ruzzolando tre gradini alla volta e atterrando come un ammasso informe sul pianerottolo. Si rialzò, livido in volto, vedendo Dobby alzare un lungo dito minaccioso.
“Se ne vada!” Ordinò in tono feroce, puntandogli il dito contro. “Non torcerà neanche un capello a Harry Potter. Se ne vada immediatamente!”
A Malfoy non restava altra scelta. Con un ultimo sguardo furibondo, si avvolse stretto nel mantello e scomparve rapidamente.
“Harry Potter ha liberato Dobby!” Strillava l’elfo levando lo sguardo verso il giovane, mentre la luce della luna, dalla finestra più vicina, si rifletteva nei suoi occhi a palla. “Harry Potter ha liberato Dobby!”
“Ti avevo promesso che ti avrei aiutato.” Rispose Potter sorridendo. “Basta che mi prometti di non cercare mai più di salvare la vita a me o ai miei amici. Almeno, non con i tuoi metodi.”
Il brutto viso marrone dell’elfo si aprì d’un tratto in un ampio sorriso tutto denti. “D’accordo, Harry Potter!”
“Ora… cos’hai intenzione di fare, Dobby?”
“Dobby cercherà un nuovo lavoro. Un lavoro pagato. Dobby non vuole più essere lo schiavo di una famiglia come i Malfoy.”
“Allora forse ho io quello che fa per te.” Affermò Majutsu, per poi portarsi una mano in tasca.
Subito dopo alle sue spalle apparve la sagoma di una persona.
“Dobby, ti andrebbe di unirti alla nostra gilda? Lì tutti ti tratterranno con rispetto e i tuoi poteri di certo aiuteranno Mira a gestire la nostra locanda. E credimi, c’è davvero tanto lavoro da fare, visto che distruggiamo quasi quotidianamente tutto quanto. E ovviamente verrai pagato!”
Gli occhi dell’elfo si sgranarono, per poi inumidirsi. “Harry Potter è molto, molto più grande di quanto sapeva Dobby!” Singhiozzò. “Dobby accetta volentieri, Harry Potter! Dobby sarà onorato di servire la gilda a cui appartiene Harry Potter!”
“Non servire. Ricordati che sarai pagato. Sarai un nostro prezioso alleato.”
A quel punto l’elfo scoppiò a piangere, facendo sorridere Majutsu, che poi si voltò a guardare la figura. “Portalo tu alla gilda e spiega la situazione. Il Master dovrebbe tornare tra poco, se non è già lì. Ho visto Fanny allontanarsi durante il nostro colloquio con il preside.”
“D’accordo. E complimenti per aver vinto ancora una volta.” Detto ciò, la figura si avvicinò a Dobby, offrendogli la mano, che fu subito afferrata, poi entrambi scomparvero.
Harry recuperò il diario e tornò dal preside e da Neville.
“Pare che non lo abbia rivoluto indietro.” Disse, poggiando il vecchio quaderno sulla scrivania e mantenendo il suo sorriso. “Non importa, volevo solo essere educato.”
“Cos’è successo?” Domandò Paciock.
“Diciamo che ho impedito altri tentativi di salvataggio stile bolide.” Rispose lui enigmatico, poi portò la sua attenzione sulla spada di Grifondoro. “Che cosa ne sarà della spada?” Chiese al preside.
“Beh, credo la custodirò nel mio ufficio.” Disse lui. “Così da poter essere presa quando ce ne sarà di nuovo bi-”
Ma il vecchio mago s’interruppe quando la spada, ancora tra le mani di Neville, s’illuminò assieme al segno di Fairy Tail del ragazzo, che brillò da sotto la tunica.
Le due luci cominciarono a lampeggiare alternamente, finché sulla lama della spada, proprio in prossimità del nome inciso, apparve il logo della Gilda. Poi la luce divenne ancora più forte, mentre anche il braccio sinistro del ragazzo sembrava venire coinvolto in quel misterioso evento.
Quando finalmente tornarono a vedere, la spada era scomparsa nel nulla.
Neville sollevò subito la manica sinistra, rivelando così un tatuaggio che raffigurava la spada, circondata da delle spire.
“Che… Che cosa è successo?” Domandò incredulo, guardando il disegno.
“Sembra… che la spada non voglia separarsi da colui che reputa il suo nuovo proprietario.” Azzardò Silente dopo qualche secondo di silenzio. “Sembra sia entrata in simbiosi con la tua magia.”
“Questo significa che probabilmente potrai usarla quando desideri.” Dedusse Harry. “Il che si traduce nel fatto che lascerò a Erza il compito di insegnarti le basi per usarla.” Continuò, osservando la faccia dell’amico diventare bianca. “Ora, direi che c’è un banchetto che ci attende. Inoltre, qualcosa mi dice che ci saranno diverse sorprese.”

Avevano partecipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte.
Harry e Neville si erano riuniti agli altri direttamente nella Sala Grande, ricevendo subito un abbraccio da Erza, la quale aveva preso con entusiasmo la notizia che Neville aveva ottenuto una spada, e che sarebbe toccato a lei addestrarlo (il che costò ad Angelina qualche minuto di svenimento).
A un certo punto Justin si era alzato dal tavolo dei Tassorosso per andare a chiedere scusa a Harry e Natsu per il suo comportamento, e alle tre e mezzo del mattino Hagrid spalancò le porte della Sala, andando subito a dare a tutti loro una pacca sulla spalla così poderosa da mandare alcuni con la faccia dentro al piatto di zuppa inglese.
Silente annunciò che Grifondoro aveva vinto per il secondo anno consecutivo la Coppa della Case, per poi procedere con la notizia dell’annullamento degli esami per festeggiare (“Oh, no! Avevo già studiato tutto!” Esclamò Hermione).
Poi il preside proseguì con l’annuncio che il professor Allock non sarebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente perché doveva andare a recuperare la memoria: non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questa notizia.
Verso l’alba arrivarono anche alcuni giornalisti della Gazzetta del Profeta, che insistettero per fotografare gli studenti che avevano risolto un mistero durato quasi mille anni.
A malincuore i membri di Fairy Tail si misero in posa.
“Crosta, dove vai?” Disse Ron, prendendo tra le mani il suo topo, che stava scappando via. Tenendolo con forza lo mise davanti a sé per evitare che fuggisse via. “È rimasto buono tutto il tempo nella Camera e scappa di fronte a un’innocua foto? È proprio un topo stupido!” Esclamò irritato.

Il resto dell’anno trascorse in un trionfo di sole. Hogwarts era tornata alla normalità con pochi piccoli cambiamenti: le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure erano state annullate e Lucius Malfoy era stato licenziato dal suo incarico di amministratore della scuola.
Ginny Weasley era tornata la ragazzina felice che era sempre stata, con l’aggiunta di un tatuaggio di Fairy Tail, che ora risplendeva con il suo giallo sul palmo sinistro.
Quando giunse l’ultimo giorno, Ron consegnò Crosta a Percy, il quale era stato informato dai genitori che i suoi fratelli sarebbero andati ancora in vacanza con Harry, portandosi dietro anche Ginny. Tutti avevano convenuto che sarebbe stato meglio non rivelargli la verità, almeno, non ancora.
Ron aveva giusto fatto un salto a Diagon Alley, accompagnato dalla McGranitt, per acquistare una nuova bacchetta, che era stata offerta dal Preside come ringraziamento.
“Finalmente si torna a casa!” Esclamò Natsu, una volta che erano tutti riuniti.
“Andrà tutto bene? Ho un po’ di paura… E se c’è quel tipo dei fulmini?” Domandò Ginny.
“Luxus? Non preoccuparti.” La tranquillizzò Erza, evocando una spada. “Deve solo provarci a farti qualcosa e potrebbe dare il via a una bella lotta!”
“Sarà lungo il viaggio?” Chiese invece Neville.
“Non credo. Altrimenti non saremo così in piedi, no?” Replicò Luna, guardando la fenice sulla spalla del preside.
“Infatti. Ci vorranno solo pochi secondi.” Informò Harry, per poi guardare la ragazza. “Sicura che tuo padre è d’accordo?”
“Gli ho detto che andavo a studiare i Nargilli. Non ha avuto nulla da obiettare.” Rispose lei.
“Noi torneremo verso fine luglio, sperando di non perdere la cognizione del tempo.” Disse Hermione al preside. “Credo tornerò a casa mia per stare con i miei, non sarà un problema per la lettera con i nuovi libri, vero?”
“Il nostro programma di posta è molto aggiornato, signorina Granger, non ha nulla da temere. Piuttosto, è sicura di voler davvero frequentare tutti i corsi?”
“Assolutamente! Voglio imparare più cose possibili!”
“Allora vedrò di far sistemare il suo orario per permetterle di seguire questo suo desiderio. Detto ciò, auguro a tutti voi una buona estate. E se possibile, evitate di affrontare un altro demone distruttore. Vorrei rivedervi tutti interi.”
“Faremo il possibile, professore!” Esclamarono i gemelli, ridacchiando. “Ma non possiamo garantirlo!”
Pochi secondi dopo, le fiamme di Fanny li avvolsero, per poi scomparire assieme a loro.
“E ora vediamo se quest’anno sarò più fortunato con lui.” Mormorò Silente, tirando fuori da una tasca una lettera.


~~~~~~~~~~~~~


“Ministro… posso avere quella copia?” Chiese Sirius Black, fermando Caramell, il quale era ad Azkaban per convalidare la scarcerazione di Hagrid.
Aveva saputo solo quella mattina tutto ciò che era accaduto, e si era diretto subito alla prigione per rassicurare i suoi guardiani che era tutto nella norma.
“C-Certo… Non vedo cosa ci sia di male. Vedrai solo l’ennesima sconfitta del tuo vecchio padrone.” Borbottò, passandogli la copia della Gazzetta del Profeta che teneva sotto il braccio.
Il prigioniero guardò subito la grande foto in prima pagina, dove c’erano tutti i membri di Fairy Tail.
Ma ad un certo punto i suoi occhi si spalancarono.
Poi, spaventando il Ministro, cominciò a ridere. Rise come un pazzo, lasciando cadere a terra il giornale.
“È a Hogwarts! È ancora a Hogwarts dopo tutti questi anni!” Esclamò sotto lo sguardo terrorizzato di Cornelius.


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Un gufo sbatté il becco contro il vetro di una finestra, per poi lasciare sul davanzale una lettera e volando via.
Una mano aprì le ante, prendendo la posta e chiudendo subito dopo.
“Di nuovo?” Bofonchiò il suo proprietario, sbuffando mentre osservava il marchio di Hogwarts stampato sulla busta. “Come devo dirlo che non sono interessato?”
Si diresse verso un comodino e prese un accendino dal primo cassetto. Lo accese subito, permettendo alla fiamma di lambire un bordo della busta.
In pochi secondi la lettera fu completamente avvolta dal fuoco, che la consumò inesorabilmente, mentre il ragazzo la lasciava andare per non scottarsi.
“Non voglio averci niente a che fare. Né ora, né mai!” Dichiarò, osservando le ceneri cadere sul pavimento.


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“Sembra che sia tornata.”
“Oh, quindi finalmente è giunto il nostro momento, miao?” Intervenne una voce femminile.
“Sarà una riunione dandy!” Aggiunse una seconda voce, questa volta maschile.
“Quindi la nostra sorellina passa il tempo con i suoi nuovi amici, eh?” Disse una terza persona, per poi guardare Klaun. “Per un momento ho temuto che il tuo piano interferisse con il nostro.”
“Quel risvolto non era previsto.” Rispose Draco Malfoy, con il sorriso nascosto dalla sua maschera, mostrando una serie di biglietti tra le dita. “Però ci è tornato utile. Adesso dobbiamo solo attirarli nella trappola… e il gioco sarà fatto.”
“Già… Erza tornerà da noi e finalmente… il Paradiso sarà nostro.” Annunciò un’ultima figura, ricevendo degli assensi da tutti gli altri.



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Ed eccomi qui con il capitolo conclusivo del secondo libro e della saga "Tom Orvoloson Riddle"!
E così, Fairy Tail ha guadagnato un nuovo membro e un nuovo collaboratore, e Harry è riuscito a evitare un altro bolide sul braccio in futuro XD.
Come avete letto, più eventi si stanno preparando per il futuro... ma per due di questi, dovrete aspettare la fine della prossima saga (che durerà nove capitoli, rendendola così al momento la più lunga). Ovviamente voglio sapere che cosa che ne pensate dell'evento di cui non avete la più pallida idea XD.
E per piacere, chi sa che cosa succederà nella prossima saga, eviti di spoilerare. Ci sono lettori che leggono i commenti e non hanno letto Fairy Tail, e non voglio rovinare loro la sorpresa ù.ù.
Detto ciò, vi saluto! Al prossimo capitolo!
   
 
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